prima cordonatura obbligata sul margine del disegno
Occhio alla trama Profili. Guarda che tipi Dico la mia Paroleparole
FABBRI Quella volta che a casa mia scomparve la nutella
La vita scorre tranquilla al Villaggio Magnolia, finché un giorno scompare un barattolo di Nutella in casa di Jessica. Il fratello Arno lo aveva regalato alla vicina di casa per evitare la tentazione di mangiarne troppa, ma la fervida fantasia di Jessica va oltre e immagina che suo fratello si sia innamorato e che per questo non voglia avere i brufoli. Tanto basta perché la ragazza voglia a tutti i costi scoprire chi è l’intrusa che tenta di abbindolare suo fratello. Così, tra inseguimenti, appostamenti, telefonate e messaggi in codice, l’“operazione Arno” prende avvio. Il racconto denso di trovate narrative e di colpi di scena ci introduce nel mondo degli adolescenti, ne imita il linguaggio schioppettante e ne rappresenta i pensieri schietti e talvolta irriverenti. Ci parla delle paure e delle passioni forti e acerbe che attraversano le loro giornate apparentemente stanche e indifferenti. Narra della loro spensierata ingenuità che talvolta incrocia i drammi degli adulti e ne rimane schiacciata, proprio come è successo a Jessica che a partire da un barattolo di cioccolata inizia un percorso che la conduce a scoprire il mondo con le sue leggi spietate.
Mary Jacqueline Fabbri
Quella volta che a casa mia scomparve la Nutella
www.cosmoiannone.it
iannone
A… MI SA CA 2-2 E A 15 CH 6-0 E TA 1 OL 8-5 ON A V 8-8 NN ELL 97 IA QU
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Cosmo Iannone Editore
Quella volta che a casa mia scomparve la Nutella
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Capitolo 1 Scheda p. 105
Vi assicuro che non avevo nessuna intenzione di arrivare a questo punto. I minuti passano e io non so assolutamente cosa fare. Il mio cervello è tutta una serie di bip!, mentre precipito nell’ansia e mi aggiro in soffitta, come una bestia in gabbia, alla ricerca di una soluzione. Vorrei che tutto si animasse come in Toy story e i miei vecchi pupazzi mi dessero una mano, oppure che da questo vecchio quadro che nessuno ha voluto e che perciò si trova in soffitta, una veduta marina, l’acqua prendesse a sgorgare trascinandomi con sé verso la libertà, tipo Le cronache di Narnia Tre. Invece non accade proprio niente. Poso uno sguardo malinconico oltre la finestra e mi dico che ormai non c’è nessuna speranza di fermare il meccanismo che io stessa ho messo in moto e, di colpo, mi prende il terrore. Eppure tutto è cominciato in modo molto innocente, un tranquillo venerdì, uno di quei primi, classici giorni di scuola in cui, anche se le lezioni sono riprese, tu non te ne rendi ancora conto e navighi sulla scia delle vacanze. Praticamente, sei in trance. Vaghi tra certezza e illusioni, in uno stato temporaneo che ho sempre chiamato il ritorno alla realtà. A questa fase appartiene anche il mio alzarmi in perfetto orario concedendo il giusto tempo alla colazione, che, generalmente, trangugio in tutta fretta davanti al nostro giardino, men-
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tre aspetto lo scuolabus, quando la fase del ritorno alla realtà si è esaurito. «Peccato che questa buona abitudine tu non la mantenga tutto l’anno, Jessica», mi fa mia madre. Ma lei che ne sa, di quel senso di fiacca che ti subentra subito dopo l’entusiasmo iniziale, che ne sa, di quell’invincibile sonno in cui sprofondi dopo che è venuta a tirarti giù dal letto, che ne sa della lotta quotidiana tra il tuo senso del dovere che ti dice “svegliati”, e la pesantezza delle tue palpebre che ti dicono «non riusciamo a stare aperte, Jessica?» Insomma era il primo venerdì della prima settimana di scuola, ore sette di mattina, e io mi sentivo bene, un vero fringuello. Il sole splendeva e avevo ancora tutto il mio guardaroba estivo da sfoggiare, quello che generalmente i tuoi compagni di classe non vedono mai, adorabili magliette, sandali dorati, un berretto più originale di quelli di Lady Gaga. Perciò ero scesa dalle scale di ottimo umore, mi ero già lavata (mi mancavano solo i denti), e mi apprestavo ad accomodarmi al tavolo della cucina per godermi la colazione assieme a mio fratello. Tirai fuori dal pacchetto cinque o sei biscotti, con l’idea di ricoprirli di Nutella. Spalancai l’armadietto delle marmellate, zuccheri & affini, e la mia mano tastò automaticamente il lato sinistro alla ricerca non del modesto bicchiere di cui si accontentano i magri, gli inappetenti, i figli unici: no. A casa nostra, la seconda villetta del viale di destra del villaggio Magnolia, la Nutella è sempre in versione large o extralarge, insomma un rotondo, panciuto, rassicurante vasettone di vetro che accontenta i due consumatori abituali (mio fratello Arno e me), e in più, di tanto in tanto, i consumatori occasionali come mia madre, nel caso si faccia prendere dalla gola oppure, come sostiene lei per scusarsi, perché il cioccolato fa bene alla circolazione («Ma per
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ottenere questo effetto non ci vorrebbe il cioccolato fondente?», le ha fatto notare Arno, un po’ dubbioso, e lei: «Ho letto che più o meno fa lo stesso»). La mia mano, tuttavia, trovò il vuoto. «Chi ha preso la Nutella?», domandai a mio fratello. I miei genitori, come sempre, erano già andati al lavoro e la cucina era tutta per noi. «Non c’è più», mi rispose lui, sibillino. Arno in realtà si chiama Arnoldo come mio nonno, un nome che lui detesta (e forse anche i miei avevano un po’ di rimorso, tant’è vero che non l’hanno mai chiamato così, per intero). Ha diciotto anni, è alto, ha i capelli ricci castano chiaro e porta gli occhiali. Ha il fisico del nuotatore e va ancora tre volte alla settimana in piscina, anche se ha smesso l’agonismo da quando frequenta il Liceo scientifico. È un bel ragazzo e io lo adoro, tranne quando litighiamo, si capisce. «Come sarebbe a dire, non c’è più?», ruggii, mettendomi le mani sui fianchi. «Ieri pomeriggio c’era. L’ho vista. E ne ho anche preso un po’ e il cucchiaino ci affondava dentro!» «L’ho buttata», disse con indifferenza Arno, soffiando sul latte che, in qualunque stagione, fa diventare bollente perché se lo scorda sul fuoco. Sacrilegio! «L’hai buttata?», replicai, sempre più esterrefatta. «A dire il vero l’ho regalata alla signora Tina, la nostra vicina, che ci ha fatto un dolce per il parroco. Avevo pensato di darla al cane, ma poi mi sono ricordato che per i cani il cioccolato è un veleno. Stavo per darla al gatto, ma ho letto su Internet che è un veleno anche per i gatti, sai, contiene la teobromina, che dal loro organismo non viene metabolizzata. Perciò non restava che la signora Tina».
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Non avevo nessuna intenzione di lanciarmi in una pseudodiscussione scientifica sulla teobromina. Il tempo stringeva, dovevo ancora lavarmi i denti e pettinarmi, inoltre quella roba mi puzzava di depistaggio. «Non m’importa a chi l’hai data, Arno! Quella Nutella era anche mia”, lo accusai, sedendomi davanti a lui e inzuppando nella tazza i miei biscotti, nudi e crudi, con una mossa rabbiosa. “E non mi hai ancora spiegato perché!» «Perché mi fa venire i foruncoli», mi spiegò, flemmatico in modo esasperante. «Ti ha sempre fatto venire i foruncoli, ma tu non l’hai mai data via. E poi non te ne è mai importato». «E adesso me ne importa, e allora?» Esitò brevemente. «Me ne importa», riprese di fretta, forse per non farmi insospettire, «perché, da quando mi faccio la barba e uso la lametta, i foruncoli mi sanguinano». Barba, poi. Quei quattro peli in croce. Ma poiché, a differenza di Arno, io rispetto la sensibilità altrui, non volli infilare il dito nella piaga ricordandogli che quel che lui chiama barba non è che una semplice peluria amorosamente tagliata per rafforzarla, non già per eliminarla, e che, sicuramente, la mia prof di Matematica, la Giglioli, ne ha parecchio più di lui. Oh, santo cielo. Sospirai, mi alzai dalla sedia e fui colta dall’intuizione che dovevo, assolutamente dovevo, per poter funzionare, far sputare cacao alla cucina. Ne avevo un bisogno immediato, come mai avevo avuto bisogno di qualcosa in vita mia. Rovistai in frigo: nessuna traccia di cibi con più di cinquanta calorie a porzione, né cremine né merendine. Rapido ricorso ai cassetti del mobile: niente che potesse assomigliare
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a un surrogato se non una misera barretta energetica, di quelle che mio padre usa per affrontare i suoi dieci chilometri scarsi di bicicletta nel fine settimana. AllorchÊ risalii al piano superiore della nostra villetta a schiera, dopo aver divorato la barretta, minacciai Arno che, se si fosse permesso di accomunarmi nuovamente nella sua lotta all’acne, e soprattutto senza il mio permesso, gliel’avrei fatta pagare molto, molto cara.
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Schede didattiche
Il testo è corredato da un apparato didattico composto dalle seguenti sezioni:
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Occhio alla trama: contiene esercizi di comprensione della trama e di analisi dei passaggi più importanti del racconto.
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Profili. Guarda che tipi! comprende esercizi di analisi dei personaggi, per indagarne la psicologia, i comportamenti, la mentalità. Attraverso comparazioni e analogie, scopriamo il mondo dei ragazzi, anche in relazione/contrasto con quello degli adulti.
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Dico la mia: il lettore è sollecitato, attraverso riflessioni personali, ricerche, indagini, a esprimere il proprio punto di vista sulle tematiche più importanti che emergono durante la lettura del libro. Si tratta di esercizi di scrittura di varia tipologia, proposti come un allenamento costante alla ideazione/produzione di testi scritti.
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Paroleparole: analisi e approfondimento lessicale come esercizio per una migliore comprensione del testo e per la formazione di una cassetta degli attrezzi linguistica indispensabile per una buona competenza nella produzione scritta e orale.
CAPITOLO 3
In questo capitolo conosciamo meglio il padre di Jessica, il suo modo di lavorare e di rapportarsi alla famiglia. Si definisce meglio anche la figura della signora Tina, il gazzettino del villaggio Magnolia, che avrà un ruolo importante nello sviluppo della vicenda. Intanto, episodi piÚ o meno insignificanti della vita di Arno affiorano nella mente della ragazza, alimentando i sospetti e Jessica non trova di meglio che affidarsi ai pettegolezzi della signora Tina, una fonte informativa ricca, attendibile e ciarliera. Molto diversa è la signora Martino, donna solitaria, schiva, inavvicinabile, misteriosa e scontrosa, odiata dalle ragazze del Magnolia.
occhio alla trama Secondo Jessica, perchĂŠ suo fratello vuole utilizzare le lenti a contatto?
Arno vuole utilizzare le lenti a contatto e tanto basta per alimentare i sospetti di Jessica sulla vita privata del fratello. Alcuni episodi banali acquistano agli occhi della ragazza un nuovo significato. Di quali episodi si tratta?
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È una donna infida con due mani da serpe, fredde e flaccide. A chi sono rivolte queste parole? Dopo aver cercato il significato di infida e flaccide, spiega quale caratteristica della donna esse mettono in evidenza.
Nel recarsi dalla signora Tina, Jessica ci informa che è vedova. Circa la morte del marito, la ragazza avanza l’ipotesi che sia morto sepolto da confetti, liquirizie, profumo di violetta e pasticcini. Che cosa intende dire con questa battuta ironica?
Profili. Guarda che tipi! Il padre di Jessica La presentazione del padre di Jessica è ora più articolata e offre un’immagine di lui piuttosto precisa. La descrizione è fatta dal punto di vista della ragazza. Pertanto, mentre conosciamo le qualità dell’uomo, contemporaneamente impariamo anche che cosa pensa la figlia di lui. Naturalmente, lo sguardo ironico di Jessica non risparmia neanche il padre.
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Per ogni elemento della personalità del padre scrivi il passo testuale dal quale hai ricavato l’informazione e trascrivilo negli spazi vuoti. Riporta anche gli eventuali commenti velenosi di Jessica. Elementi caratteriali del padre di Jessica
Passi dai quali hai ricavato le informazioni
I commenti velenosi di Jessica
Ăˆ onesto nel lavoro.
Tiene molto alla formazione dei suoi apprendisti.
Ha un pessimo rapporto con la tecnologia informatica.
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La signora Tina e la signora Martino: due mondi lontanissimi Nel felice mondo del Magnolia Land, abitano due anziane donne dal carattere molto diverso. Vicine di casa, ma espressione di mondi diversi e incomunicabili. La signora Tina, col suo vizietto di spiare tutto e tutti, è una simpatica pettegola accettata e forse amata da tutti; a lei i ragazzi si rivolgono volentieri. Tra di loro si stabilisce una certa complicità. La vecchietta si nutre della vita degli altri, forse perché non ne ha una propria, poiché è vedova e sola e le sue giornate traggono stimolo dal mondo di fuori. La signora Martino, invece, è fredda, scostante e inavvicinabile. Non intrattiene rapporti con nessuno del vicinato ed è sempre pronta a rimproverare i ragazzi. Metti a confronto i due personaggi, analizzandone alcuni aspetti. 99 Descrizione fisica. 99 Descrizione della casa (interni/esterni). 99 Come si comportano con i ragazzi. Per svolgere questo lavoro, costruisci una tabella sul tuo quaderno e completala con le informazioni ricavate dal testo. Esempio: signora Tina Descrizione fisica.
Descrizione della casa.
Rapporti con gli altri e in particolar modo con i ragazzi.
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signora Martino
CAPITOLO 4
Al mistero di Arno si aggiunge quello della signora Martino. In casa sua ospita un ragazzo, forse un parente, di cui nessuno aveva mai saputo nulla e che non si era mai visto in giro. Le Twinkle sono in subbuglio: l’unico maschio della loro età al villaggio è un evento imperdibile. Due misteri da risolvere al Magnolia non sono pochi!
Occhio alla trama Perché l’arrivo di un ragazzo nel quartiere Magnolia suscita tanto interesse nelle tre ragazze?
Il fatto che questo misterioso ragazzo abiti dalla signora Martino desta qualche preoccupazione. Quale?
Nel discutere animatamente, le ragazze si infilano in una questione complicata che riguarda la genetica. A che proposito?
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A che cosa attribuisce Jessica l’umore nero di Arno?
Profili. Guarda che tipi! Jessica e Arno sono fratelli, vivono nello stesso ambito famigliare e sono molto vicini d’età. Eppure tra loro sono distanti anni luce. A chi ti senti più vicino? A chi pensi di assomigliare? Che cosa condividi con loro? Prova a tracciare il tuo identikit, attraverso il confronto con Jessica. Quanto mi sento vicino/a a Jessica Da 1 a 5 (1= per niente: 5= molto) misura il tuo livello di adesione al modo di essere di Jessica prima e di Arno poi. Mi piace la Nutella
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Amo i tattoo e i piercing
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Amo la musica
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Amo i film vampireschi
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Non amo la matematica
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Non amo seguire la moda
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Quanto mi sento vicino/a ad Arno (Ripeti lo stesso esercizio sul quaderno).
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Dico la mia Esprimi il tuo punto di vista Condividi il comportamento di Jessica nei confronti di Arno? Avresti fatto anche tu la stessa cosa? Come avresti reagito se tu fossi stato/a oggetto di una così grande attenzione da parte di un fratello/ sorella? È una violazione della privacy?
La “gelosia” che anima i comportamenti di Jessica e che innesca l’azione di spionaggio è dettata dall’affetto nei confronti del fratello, ma anche da una certa idea di proprietà. Amare non vuol dire possedere. Che ne pensi?
Spesso siamo gelosi del/della nostro/a amico/a, ci offendiamo se preferisce uscire con altre persone oppure se non sceglie noi per confidarsi. Ti è mai capitato di vivere questa esperienza di gelosia nei confronti del/della tuo/tua amico/a? Come l’hai risolta? Parlane.
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Paroleparole Caccia al significato Scrivi il significato accanto a ciascun termine in elenco. Dissimulare
Fremito
Soppiatto
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Schede di approfondimento
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Scheda № 1 PROVE DI SCRITTURA NARRATIVA Ipotesi narrative: metti in circolo la tua inventiva. Partendo da ipotesi narrative diverse, riscrivi alcuni passaggi della storia che hai appena letto. Quelle indicate sotto sono solo alcune proposte, tu puoi naturalmente formularne altre. 99 Prova a riformulare la scaletta degli eventi. Puoi partire, per esempio, dall’incontro di Jessica e Giò sull’autobus. Come continueresti con gli altri eventi? Riscrivi la scaletta. (Elabora una scaletta). 99 Immagina che l’appalto non venga assegnato al padre di Jessica. Che cosa succederà alla famiglia? Come potrebbe concludersi questa storia? (Inventa un finale). 99 Un’altra ipotesi potrebbe essere questa: Arno non è il ragazzo buono e affettuoso che abbiamo imparato a conoscere, ma… Jessica, con appostamenti, pedinamenti e con l’aiuto delle inseparabili Twinkle, come un vero detective scopre la vita parallela del fratello. Qual è il segreto di Arno? Come le Twinkle riescono a scoprirlo? (Inventa un movente)
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Scheda № 2 ELEMENTI DI NARRATOLOGIA Sul piano delle tecniche narrative, il racconto è costruito secondo: 99 la fabula 99 l’intreccio 99 fabula e intreccio Motiva la scelta:
Nel racconto le sequenze sono: 99 prevalentemente narrative 99 prevalentemente dialogate 99 narrative e dialogate Motiva la scelta:
Il punto di vista è: 99 interno 99 esterno 99 misto Motiva la scelta:
Lo stile dello scrittore è: 99 complesso e con lessico difficile 99 umoristico e pungente 99 lento e noioso Motiva la scelta:
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prima cordonatura obbligata sul margine del disegno
Occhio alla trama Profili. Guarda che tipi Dico la mia Paroleparole
FABBRI Quella volta che a casa mia scomparve la nutella
La vita scorre tranquilla al Villaggio Magnolia, finché un giorno scompare un barattolo di Nutella in casa di Jessica. Il fratello Arno lo aveva regalato alla vicina di casa per evitare la tentazione di mangiarne troppa, ma la fervida fantasia di Jessica va oltre e immagina che suo fratello si sia innamorato e che per questo non voglia avere i brufoli. Tanto basta perché la ragazza voglia a tutti i costi scoprire chi è l’intrusa che tenta di abbindolare suo fratello. Così, tra inseguimenti, appostamenti, telefonate e messaggi in codice, l’“operazione Arno” prende avvio. Il racconto denso di trovate narrative e di colpi di scena ci introduce nel mondo degli adolescenti, ne imita il linguaggio schioppettante e ne rappresenta i pensieri schietti e talvolta irriverenti. Ci parla delle paure e delle passioni forti e acerbe che attraversano le loro giornate apparentemente stanche e indifferenti. Narra della loro spensierata ingenuità che talvolta incrocia i drammi degli adulti e ne rimane schiacciata, proprio come è successo a Jessica che a partire da un barattolo di cioccolata inizia un percorso che la conduce a scoprire il mondo con le sue leggi spietate.
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