iBoo Magazine - Giugno 2014

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n째 33 Giugno 2014 periodico free press

FASHION BLOGGER

Interviste a Fabrizia Spinelli e Valentina Marzullo

SPORT

Matteo Manassero il principe del golf

FASHION & PEOPLE Elio Fiorucci tra moda e love therapy

TRAVEL

Sidi Bou Said bianca e azzurra

Benedetta Bruzziches


Azienda Agricola F.lli Biagi - C.da Civita, 93 - Colonnella (TE) - Tel. 0861 714066


vinibiagi.com

www.aziendaagricolabiagi.com


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INDICE

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Il LIBEROSTILE DI DAVIDE VERCELLI “COSA MI METTO?” IL BLOG DI FABRIZIA SPINELLI DIECI MINUTI CON CHIARA GAMBERALE I CONSIGLI DI TESSA GELISIO LA STORIA DI ELIO FIORUCCI BENEDETTA BRUZZICHES E LE BORSE MAGICHE DOVE CADONO I FULMINI DI ERICA MOU VALENTINA MARZULLO E “THE CHIC ATTITUDE” MATTEO MANASSERO, IL PRINCIPE DEL GOLF ELISA D’OSPINA E LA SUA VITA TUTTA CURVY ARTE & CULTURA L’ARTE DI STRADA DI FABIO PETANI I TRUCCHI PER L’ESTATE IL MONDO IN PILLOLE CAMBIO VITA, CAMBIO CAPELLI L’AFFASCINANTE SIDI BOU SAID


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IBOOmagazine

EDITORIALE

VIRGINIA CIMINA’

Tempo di vacanze

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rmai la nostra vita è organizzata in tutto e per tutto, come un meccanismo che scandisce i nostri impegni, il lavoro, la famiglia, i più svariati hobby da incastrare come in un magico puzzle nei ritagli di tempo fino al ritorno a casa, per poi ripetere il solito tram tram quotidiano giorno dopo giorno. Sembra tutto perfettamente rodato e funzionante. Fin quando non arriva l’estate con le vacanze alternative, delle mete fuori porta, delle vacanze in montagna, dei primi assaggi di mare e delle gite in campagna, il tutto condito da ghiaccioli alla frutta e stelle cadenti. È tempo di vacanza, di staccare la spina e di godersi un po’ di sano e meritato riposo!

DIRETTORE RESPONSABILE Virginia Ciminà HANNO COLLABORATO Martina Di Donato Chiara Gallo Francesca Lori Virginia Maloni Elio Morandin Morenita Ruggi Riccardo Sada EDITORE Diamond Media Group s.r.l. Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE) Tel. 0861 887405 redazione@diamondgroup.it IBOO MAGAZINE È una testata registrata presso il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005 GRAFICA Diamond Media Group s.r.l. STAMPA Arti Grafiche Picene s.r.l. PUBBLICITA’ info@diamondgroup.it SITO WEB www.iboomagazine.com FACEBOOK Iboo Magazine Italia RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Dlgs 196/03 Virginia Ciminà Riservato ogni diritto e uso. Vietata la riproduzione anche parziale



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DESIGN

L’Uomo Fluttuante: Installazione a Marmomacc 2013. Produttore: Marmo Elite

DAVIDE VERCELLI DESIGNER Fonda nel 2010 il brand di arredamento Liberostile FRANCESCA LORI


DESIGN

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rande appassionato della cultura del progetto, Davide studia nei minimi particolari come mescolare la concezione tecnologica e produttiva del prodotto. Questa particolare ricetta ha fatto si che il designer potesse stringere importanti collaborazioni con aziende di illuminazione, di accessori per la casa, ma anche ditte di rivestimenti e di arredamenti per bagni. Quando hai capito che volevi fare il designer? Un po’ tardi forse…o meglio ho sempre avuto radicata in me la necessità di creare o modificare gli oggetti con cui avevo a che fare con la presunzione di pensare che fossero perfettibili, ma non sapevo che quello poteva essere uno degli aspetti del lavoro di designer. Poi mi iscrissi ad ingegneria..... non ho mai desiderato fare l’ingegnere nel senso classico ma

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Flower: serie di rubinetti in vetro. Produttore: Hego Waterdesign

mi attraeva l’idea di poter “possedere” gli oggetti e le idee che li avevano animati e armonizzare la creatività che sentivo innata incanalandola nella tecnologia. Ho lottato molto per innestare e sovrapporre al lavoro che avevo iniziato a fare (che era più da ingegnere che da designer) quello attuale, e un po’ per volta sono arrivati i risultati, i riscontri, le aziende, le commesse e le soddisfazioni. Nella tua biografia dici che preferisci far parlare direttamente le immagini dei progetti. Siamo in un’era in cui l’informazione transita per lo più attraverso la visione di immagini, web e media ci hanno oramai disabituato alla lettura e la fruizione dei prodotti è sempre più virtuale. Io mi sono semplicemente adeguato. La maggior parte dei miei progetti tende a smuovere emozioni, a far scattare quella molla di empatia mnemonica che è una della chiavi di accesso al cuore del cliente. Per questo penso

che più di ogni spiegazione contino, in prima battuta, le immagini di ciò che ho concepito. Hai ricevuto premi e riconoscimenti internazionali: cinque selezioni per l’Adi Design Index, due al compasso D’oro, due premi a Young e Design, Design Plus un primo premio all’ Ida (International Design Awards) ed un Good Design Award. Come ci si sente? Sempre meravigliosamente. È la riprova che stai lavorando bene. Ci si affeziona sempre alle proprie idee e talvolta si rischia di non essere adeguatamente obiettivi. Dobbiamo essere antenne aperte e sensibili ad ogni stimolo, per essere innovativi ed anticipare. E non sempre è semplice. I premi sono il riconoscimento che una commissione di esperti ti conferisce, senza conoscerti solo perché le tue idee hanno avuto il loro pieno consenso. Nel 2010 hai fondato il brand di arredamento Liberostile. Parlacene


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DESIGN

Un esploso di marmi ed onici: installazione a Marmomacc 2012. Produttore: Marmo Elite Liberostile è ed è stato la più libera espressione della mia personale creatività. A dispetto di ciò che si pensa il nostro lavoro è spesso condizionato da un notevole quantità di fattori esterni. Le aziende e le loro dinamiche, i mercati, le normative impongono limiti e binari. Liberostile a partire dal nome e dal logo (una stilizzazione alla Saul Bass di un braccio che spezza una catena) è la reazione a tutto ciò. Un grande contenitore in cui infilare tutto ciò che amo e che volta per volta mi appassiona, senza limitazioni di categoria e di stile. Una fucina in cui sperimentare e produrre lavorando a fianco di una ristretta scelta di artigiani i miei sogni, senza la necessità di dover necessariamente affrontare i mercati con l’ansia dei numeri o le imposizioni del marketing. Un’autoproduzione trasversale che partita dai tavoli, approda poi alle vasche da bagno o a sofisticati sistemi di riproduzione sonora. Sei stato docente alla facoltà di design al Politecnico di Milano, cosa ti colpisce dei giovani di oggi e cosa consiglieresti per il loro futuro? In un territorio ed un’epoca in cui la grande attività produttiva non è più in nostro possesso e quella

serie di relazioni azienda, imprenditore, designer ed indotto, che ha fatto grande il design italiano, sembra scomparsa l’aspetto che più mi colpisce dei miei studenti è la loro determinazione. Complice forse l’entusiasmo giovanile affrontano il loro percorso con forza e passione, con la coscienza che il loro percorso non sarà così semplice. Per loro è necessario fare esperienza, consiglierei loro di uscire dall’Europa, a rinnovare il loro pensiero. Parlaci del tuo primo progetto? Fu un rubinetto, Dumbo, disegnato a sei mani con due amici architetti per Ritmonio.

Rappresentò una grande sfida fruitiva, tecnologica e materica. Finimmo sulla copertina del magazine ufficiale di Dupont per l’utilizzo innovativo che facemmo di un loro materiale e l’anno successivo fu candidato per il Compasso d’Oro. Fu strapubblicato e diede l’abbrivio alla creazione di un’azienda che negli anni seppe distinguersi per qualità progettuale ed innovazione. Insomma un inizio promettente. Progetti futuri? Molti, il più significativo ora è un evento-mostra di cui stiamo terminando progettazione, nato e svi-luppato in collaborazione con Cersaie. Si chiamerà CERSEA, si terrà a Bologna il prossimo settembre in occasione di Cersaie. È un’ indagine sulla possibile evoluzione delle spiagge e delle marine. Coinvolgerà una quarantina di aziende sponsor i cui prodotti saranno inseriti nell’allestimento. Sarà una grande kermesse di 1200 m2, in cui avverranno nell’arco della giornata convegni, riunioni, eventi commerciali, e party serali; una grande vetrina in cui le aziende presenteranno contestualizzati in un progetto unitario i loro prodotti. Rappresenta credo l’evento più grande ed importante che abbia mai concepito e realizzato.



COSA MI METTO?

La fatidica domanda che ogni donna si pone ogni mattina davanti allo specchio. “Cosa mi metto”, un blog che tratta di moda, tendenze e viaggi

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FRANCESCA LORI

abrizia Spinelli ha 27 anni, abita a Napoli ed è da poco diventata mamma di una splendida bambina di 8 mesi. Fashion blogger ama la musica, lo sport ma anche viaggiare. Parlaci un po’ di te.. Sono una ragazza romantica e sognatrice, sono cresciuta a Roma ma adesso vivo a Napoli dove mi sono trasferita per amore. Ho una bimba di 8 mesi e insieme a lei e mio marito vivo la mia personalissima favola che mi regala un lieto fine diverso ogni giorno. Quando hai capito che fare blogger era molto più che una semplice passione? Si dice “Fai ciò che ti piace, e non ti sembrerà di lavorare mai, nemmeno per un giorno”: premesso quindi che curare il mio blog per me non è mai un lavoro, ma sarà sempre una passione, un divertimento; ho iniziato a capirlo quando i numeri di “Cosa Mi Metto???” crescevano sempre di più e le richieste di collaborazioni diventavano sempre più numerose. Le giuste regole per essere una fashion blogger di qualità? Proporre contenuti sempre freschi e nuovi: in un mondo in cui la massa tende ad omologarsi, l’originalità viene sempre premiata. Non cedere a compromessi per guadagnare qualcosa in più, ma

collaborare solo con brand che davvero apprezzate: se sponsorizzerete qualcosa che non vi piace, il vostro pubblico, che vi segue perché ha dei gusti simili ai vostri, se ne accorgerà e non apprezzerà, e rischierete di perdere i vostri lettori. Cercare il dialogo con i propri lettori e porsi sul loro stesso piano, mai ad uno superiore. Perché curare il proprio stile è così importante? E’ triste ammetterlo, ma purtroppo la verità è che in una società in cui l’aspetto esteriore conta più di ogni altra cosa, e si viene giudicati in base all’apparenza, è fondamentale apparire sempre al meglio. Consigli di look per l’estate L’estate è sempre sinonimo di: shorts, miniabitini colorati e a stampa floreale, e pizzo. Oltre a questi trend che restano un must di anno in anno, si aggiungono la stampa a palme, i costumi da pin up con slip a vita alta, e la gonna a ruota fino a sotto al ginocchio. Come accessori quest’anno accanto alla corona di fiori che già spopolava l’anno scorso, troviamo la tiara; e le tanto discusse Birkentok, minibag da portare a tracolla Quanto conta oggi e come è considerata la professione della blogger? Ci sono pareri abbastanza discordi sulla figura della blogger oggi,


VITA DA BLOGGER 13

c’è chi le osanna e punta tutto su di loro, convinto che possano condizionare il loro pubblico, e c’è chi non le apprezza, considerandole un mucchio di ragazze che poco capiscono di moda. A mio parere dopo l’esplosione di questo fenomeno, cha ha fatto crescere esponenzialmente il numero delle blogger, bisogna saper distinguere da chi davvero ha qualcosa da dire e pubblica i suoi pensieri e i suoi outfit con passione, e da chi si è lanciato in quest’avventura senza saper bene cosa dire agli internauti; ad ogni modo il web ci mette ben poco a far emergere chi merita e a dimenticare gli altri. Il tuo primo articolo che hai pubblicato su “Cosa mi metto?” Un look con pantaloni fucsia e maglietta di pizzo nera che avevo indossato per andare a cena a casa di un’amica in occasione del suo addio al nubilato; scattai le foto così per gioco sul mio terrazzo.. Oltre alla moda, hai altre passioni? Amo tantissimo viaggiare, anche se ultimamente è abbastanza difficile organizzarmi con una bimba così piccola! Amo la musica, lo sport e vado pazza per le serie tv americane! Fare la blogger è una fase transi-

toria o è un punto di arrivo? Non mi piace pensare a soli 27 anni di essere già ad un punto di arrivo, preferisco credere che il lavoro di blogger si evolverà in qualcos’altro e che mi continuerà ad aprire porte come ha fatto in questi anni. Com’è cambiata la tua vita con la maternità? La mia bimba ha portato nuova gioia in una vita già piena d’amore e felicità, il suo arrivo è stato uno degli eventi più belli della mia vita e l’ha rivoluzionata completamente: adesso il mio primo pensiero va costantemente a lei, che dipende in tutto e per tutto da me. Fortunatamente quello di blogger e quello di giornalista sono due lavori che posso svolgere tranquillamente da casa, e quindi ho l’enorme fortuna di potermi prendere cura di Camilla, e allo stesso tempo di non dover lasciare tutto ciò che ho costruito. Certo a volte è dura riuscire a trovare tempo per tutto: penso a quelle mamme che pur non

volendo sono costrette a tornare a lavorare e magari si perdono attimi importanti e momenti speciali della vita dei loro bambini, o nella situazione opposta a quelle che rimangono a casa e si sentono frustrate perchè non hanno un loro spazio, e hanno rinunciato alla loro carriera, e so che ho avuto una grande chance a non dover rinunciare a nulla. Ti capita di essere riconosciuta per strada? Se si che effetto ti fa? Si mi capita, e la cosa mi fa sorridere, mi fa sempre piacere perché con ogni probabilità chi mi riconosce è qualcuno che mi segue, e che quindi apprezza ciò che faccio.


CULTURA

LE LUCI NEI CUORI DEGLI ALTRI

© Nicoletta Valdisteno

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Vincitrice di molti premi, tra cui il “Campiello” e il “Premio Selezione Bancarella”, Chiara Gamberale è una giovane e tenace sostenitrice del cambiamento personale a fin di bene. Scrittrice per esigenza d’espressione, eterna entusiasta e vicina al cuore di tutti. MARTINA DI DONATO

CULTURA 15

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onorè de Balzac diceva: “gli incompresi si dividono in due categorie: le donne e gli scrittori” ma il caro Balzac, pur essendo padre della commedia umana, viveva in una società pressoché maschilista e poco illuminata sotto questo di vista. Oggi si ricrederebbe se vedesse che si può essere donne e scrittrici e per giunta anche molto amate. Esattamente come la nostra Chiara Gamberale, che abbiamo intervistata, non con poca fatica! Figlia di padre ingegnere e madre ragioniera, Chiara ha sviluppato il suo amore per la scrittura sin da piccola. Ci confessa che la scrittura le ha reso infinitamente più sopportabile e accessibile la vita reale”, forse per questo ha fatto di questa passione una professione. Il primo romanzo dal titolo “Una vita sottile” lo ha scritto quando era una ventiduenne, ed era il 1999. Da allora tanti altri successi si sono susseguiti. Per Chiara scrivere un libro vuol dire “ parlare di se attraverso un processo di auto fiction, - confessariesco a parlare molto di me e delle cose che più sento vicine, anche quando questi fatti con la mia vita non c’entrano molto. Dichiara “quando scrivo parto da un’urgenza, non penso al libro finale o a chi leggerà: sento la necessità di scrivere ed è quella che seguo”. Eppure i suoi libri sembrano essere scritti dopo aver spiato nell’animo di chi soffre in silenzio la propria battaglia, di chi prova a risollevarsi dalla solitudine, di chi si ritrova costretto ad abbandonare un pezzo di vita o di chi è stato lasciato dalla persone che amava. Quando ti accorgi che le tue sensazioni hanno preso voce capisci come questa scrittrice possa arrivarti al

cuore e spesso anche alla mente. Poggi il libro sul tavolo con la copertina rivolta sul retro e rifletti… poi riprendi la lettura con la voglia di sapere come si evolverà la storia di quella ragazza o di quella donna che sbircia nel carrello di un’altra e ne immagina l’esistenza. Questi personaggi stupiscono noi come stupiscono anche lei, infatti ammette “Costruisco i miei personaggi partendo da un’idea e poi sono loro a stupirmi, sempre”. Chiara è brava a creare mondi che forse un po’ le appartengono, gioca con quelle parole che fanno male e che ci costringono ad accettare il loro significato, ma anche “quelle cose che non vogliono e non potranno mai dirci”. Come se una brutta verità valga più di quanto si pensa. Esattamente come un cerotto da staccare con freddezza getta parole e sincerità. E forse risiede proprio in questo il suo talento: nell’essere vicina al lettore, portandolo alla prossimità della sua zona cieca, anche se crede “sia importante far pace con il fatto che non potremmo mai scoprirla fino in fondo”. Allora le chiedo cosa voglia dire uscire fuori dagli schemi mentali radicati in ognuno di noi e che spesso ci portano a non vivere cose che un giorno avranno l’amaro sapore del ripianto,risponde dicendo che: “vuol dire aprirsi a nuove possibilità essendo anche pronti a mollare l’idea che abbiamo di noi stessi”, cogliendo così l’occasione anche per innamorarsi per la seconda volta della stessa persona comprendendo che infondo “può essere l’occasione per amarla la prima volta, ma se prendiamo la vita come un percorso e non la confondiamo con la fatale ruota del criceto”, mi dice lasciandomi quel bisogno di flessione che sa scatenare meravigliosamente!.


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PEOPLE

M.D.D.

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essa Gelisio è una delle donne più seguite ed amate della tv. Ha molto talento e si cimenta in vari campi. È presidente dell’Associazione Ambientalista forPlant Onlus, e anche autrice di libri legati al mondo green e sostenitrice della cultura bio. Con simpatia e gentilezza si racconta ai nostri lettori. Sei nata ad Alghero, ma sei cresciuta in Toscana, senti comunque un legame particolare con la splendida terra di Sardegna? “Si, sono molto legata alla Sardegna, non solo perché è la mia terra natale, ma anche perché parte della mia famiglia vive lì e ci vado spesso e poi anche perché il mio fidanzato è Sardo. Quindi è un legame che non si è mai spezzato”. Hai debuttato in televisione con il programma Blu&Blu, sull’emittente televisiva che allora portava il nome di Telemontecarlo (oggi la 7), da allora hai proseguito con la conduzione di programmi a tema ambientale, tutto’oggi conduci il programma Pianeta Mare, su rete 4. Sei presidentessa dell’Associazione ambientalista forPlanet Onlus, ma come è nato l’amore nei confronti della natura? “Si può dire che l’amore nei confronti della natura è nato con me. Sin da piccola, come tutti i bambini, avevo una passione particolare nei confronti della natura, che grazie anche all’educazione ambientale ricevuta

L’ “ECOCENTRICA” TESSA GELISIO


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dai miei genitori e al fatto che ho viaggiato molto, mi ha portato a questo grande amore”. Con i programmi a tema ambientale hai girato l’Italia in lungo e in largo e anche gran parte del pianeta, qual è il posto che ti è rimasto nel cuore? E ce n’è stato qualcuno che ha fatto trasparire una realtà sgradevole? “Amo in particolar modo le zone incontaminate come le foreste Tropicali, l’Amazzonia brasiliana. Tutte quelle zone che mantengono il loro status naturale. Un posto che mi ha lasciato una grande delusione è il Vietnam. Nonostante io ami molto il sud est asiatico, devo dire che il Vietnam è un posto distrutto, dove l’acqua è inquinata, così come l’aria e di questo ne siamo un po’ tutti complici, avendo delocalizzato tantissime attività industriali molto inquinanti”. Sei vicina ai movimenti ambientalisti che sono nati negli ultimi anni? “Più che in quelli nati nel corso degli ultimi anni, sono vicina a quelli che sono presenti da molti anni. In particolare a Legambiente”. Cosa vuol dire ridurre l’impatto ambientale? Secondo te c’è un modo per farlo nel migliore dei modi? “Per ridurre l’impatto ambientale il primo passo importante è quello dell’informazione, è molto importante informarsi ed essere consapevoli di come e quanto il nostro comportamento può essere impattante per il nostro ambiente. Questo è quello che ho cercato di fare nel libro “Ecocentrica”. Secondo te c’è qualcosa che ognuno di noi può fare nel quotidiano per ridurre l’impatto ambientale? Magari in cucina? “Nell’ambito culinario, sicuramente è molto importante seguire un regime alimentare corretto. Consumando cibi biologici, riducendo la quantità di carne assunta, scegliendo di consumare cibi di stagione e che arrivano

dal nostro territorio. Credo che se ognuno di noi seguisse piccole regole come queste il pianeta e noi stesso ne guadagneremmo in salute e benessere”. Dalla natura alla cucina naturale, cosa hai pensato quando ti hanno proposto di condurre “Cotto e mangiato”? Prima della prima edizione di Cotto e mangiato, avevo già in mente un programma che si occupasse di sensibilizzazione degli italiani in fatto di alimentazione sana, infatti in ogni ricetta cerco di inserire consigli e suggerimenti”. La tua ricetta del cuore? “Sicuramente le melanzane alla parmigiana nella ricetta di mia nonna. Mi piacciono anche molto le vellutate”. Dal 26 febbraio di quest’anno hai iniziato il coordinamento didattico della scuola di Cotto & Mangiato. La scuola propone lezioni tenute da chef professionisti, come ti trova nel ruolo di capo chef? “Bene, lo trovo un ruolo molto divertente. Con questa esperienza mi sto rendendo conto che ci sono molte persone che hanno voglia di imparare a cucinare nella giusta maniera”. Lo scorso anno hai condotto per La5 un documentario intitolato “ Follow me- Viaggio tra le donne che fanno la differenza”, in cui raccontavi il viaggio nelle terre della Bosnia Erzegovina per Oxfam Italia. Che tipo di situazione hai trovato? Cosa ti hanno lasciato quelle donne che combattono ogni giorno per ricostruire il loro paese? E’ stata un’esperienza che in qualche modo ti ha cambiata? “E’ stata un’esperienza che mi ha lasciato molto, in particolare queste donne mi hanno fatto comprendere che non bisogna mai mollare, davanti a niente. Loro sono state toccate della guerra e nonostante ciò si sono rialzate e hanno lottato per le proprie famiglie, per loro e per la loro terra”.

Conduttrice del programma “Cotto e Mangiato” su Italia1, si occupa anche di programmi che trattano problematiche ambientali.



Courtesy of TOP STUDIO I Parrucchieri Nereto


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FASHION & PEOPLE

ELIO FIORUCCI QUANDO UN CAPO HA UN CUORE

Moda. Ma anche e soprattutto politica, religione, industria e sostenibilità. L’Elio Fiorucci che (non) ti aspetti di leggere e incontrare. Per capire che a volte basta poco per rendere sereno il mondo RICCARDO SADA


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ncontrare Elio Fiorucci è sempre una grande esperienza e una piacevole sensazione. Mette a proprio agio, risveglia la coscienza, illumina un percorso. Ci si ritrova a parlare dell’argomento del giorno o di quella campagna nata dalla collaborazione tra l‘Associazione Amici dei Bambini e Chicco e dallo stesso Elio Fiorucci supportata. “Le sensibilizzazioni sono importanti: quando sono positive, le cose devono essere divulgate. L’uomo cresce con conoscenza e condivisione di idee. Se ti danno una buona idea, è giusto diffonderla”. Oggi tuttavia è arduo destreggiarsi tra i furbetti della beneficenza facile, nascosti dietro l’angolo. “Bisogna ragionare, maturare un convincimento, evitare di farsi coinvolgere dagli eventi. La vita è piena di episodi di questo tipo. Parlando di animali, conosco bene Animal Amnesty, una meravigliosa iniziativa che conta oltre due milioni di sostenitori che risiedono in più di 150 nazioni e che prima di tutto comunica le immagini della realtà che ci circonda. Tante cose devono essere fatte con senso civico. Ben vengano le associazioni”. Invece, dove nasce il progetto Love Therapy? “L’idea c’è sempre stata. Ma quando devi fare una cosa, devi fare degli approfondimenti. Non siamo una azienda globale, dove c’è una produzione. Con laboratori esterni, io non me la sentirei di sottoscrivere un’etica e una sostenibilità. Con Animal Amnesty, che è una associazione animalista, vado invece sul sicuro. Chi produce dei beni in questo mondo globalizzato è meglio che faccia un’attenta scelta. Love Therapy appartiene a una mia idea: la gente ha bisogno di gentilezza, amore. Il mio Love Therapy dice che la gentilezza e l’ottimismo sono mete raggiungibili. Se non si ha paura, si può avere fiducia negli altri. Il gesto deve essere doveroso nei confronti della gente”.


Oscar Farinetti, fondatore di Eataly, parla di amore e mai di marketing. “Sta cambiando il bisogno della gente, che vuole partecipare al percorso e alla vita di un prodotto. L’azienda che avvelena, l’azienda che distrugge, è destinata a scomparire. E questo cambiamento è merito della Rete. Internet permette di fare un profondo lavoro. Quando c’è un prodotto artigianale o dove una persona ci mette la faccia, è un bene. Anche i mercatini: non sono una moda ma un modo. Non va dimenticato che il grande professore Veronesi, presidente del più grande Istituto per la Lotta ai Tumori, non si fa intimorire dalle aziende che vendono cibi pericolosi per la salute. La gente ha iniziato a pensare. Io sono vegetariano, purtroppo non vegano, e già mi sento bene, sono meno aggressivo: in questo modo ho un senso di pace con la natura. Gli animali hanno un’anima perché hanno sentimenti e affettività come noi. Questa è la vera crudeltà della religione. Se questo Papa si è nominato (San) Francesco, allora dia un segnale forte. Strano che non dica nulla a riguardo: avrebbe milioni e milioni di persone che lo seguirebbero. Non si deve perdere di vista l’argomento. Gesù non ha mai detto: il cane non ha un’anima”. La religione è in defiance? “Allora diventi panteista (una realtà completa). Tutti gli esseri viventi sono da rispettare. Uccidere (e far nascere) sistematicamente animali per l’alimentazione dell’uomo è una cosa che deve far riflettere. Non penso rientri nella religione”. La politica? “Quando si parla di democrazia, mi va bene la destra e la sinistra. Quando la democrazia viene a mancare e i carri armati circolano per la strade, allora non mi va bene nulla”. È la società dei paradossi? “Oggi viviamo un equivoco. Il nostro modo di governare non è ancora totalmente democrati-


FASHION & PEOPLE 23

co. È come paragonare una forte influenza con la quale si può anche morire, con la peste che sicuramente ti fa morire”. Parliamo di moda e qualcosa di più frivolo. Stanno tornando gli anni Ottanta, con tutto questo fluo? “Tra i giovani sì. Ma non siano nostalgici di quel periodo perché è stato anche triste. Il momento attuale, invece, è davvero fondamentale. Oggi si possono fare cose incredibili, con viaggi low-cost, weekend a Londra, turismo in Cina. Ormai un paio di jeans costa pochissimo. Anche il cibo. C’è una iper produzione che meriterebbe pagine e pagine di giornali per essere trattata con le dovute maniere. Ci sono persone che stanno meglio ma anche che stanno peggio: mi chiedo se ci sia la possibilità di risolvere questi problemi o aspettare che le cose si riequilibrino. La globalizzazione è un progetto per la pace tra gli uomini, forse senza saperlo abbiamo imboccato la via giusta, attraverso le merci viaggia la cultura e a volte la speculazione. Ma noi siamo ottimisti, non abbiamo altra strada o la guerra o il commercio. Ci sono sempre state le guerre ma la gente ha capito che se ne avvantaggia la pazzia. Il commercio è sempre esistito, fa crescere il lavoro e la pace. Abbiamo aspettato migliaia di anni con le guerre, dobbiamo avere pazienza la pace, l’amore e il commercio vinceranno”. L’innovazione ha i suoi alti e bassi. “C’è una spalmatura di tutto, oggi. Per esempio, dire che ci sarà un prodotto rivoluzionario non me la sento”. Abbiamo perso la guida? “Dire che stiamo soffrendo è troppo facile: bisogna semplicemente capire in che direzione stiamo andando. Siamo degli animali intelligenti ma anche crudeli (e lo si vede come trattiamo i nostri fratelli animali)”. Divagando con i pensieri, par-


lando ancora di costume: il club Plastic ha scritto la storia del clubbing mondiale e non solo italiano. Per i 40 anni del locale è stato realizzato un documentario con la sua testimonianza. “Tra tutte le discoteche che ho frequentato al mondo, dallo Studio 54 alle bettole parigine, posso dire che il Plastic è stato il migliore. Lucio Nisi ebbe la fortuna d’incontrare Nicola Guiducci, un disc jockey senza precedenti a livello di conoscenza. Lucio e Nicola erano complementari: senza gelosie, è avvenuto il miracolo. Lucio ha capito il valore di Nicola e viceversa. Così è nato un successo mondiale”. Il marchio Fiorucci rivoluzionò il mondo. “Fiorucci è nato in un periodo in cui l’innovazione radicale provocò un crollo a catena di tutte le sicurezze dell’uomo: è bastato dire che il corpo non è colpevole, che ci si può vestire con le gonne corte, con i pantaloni stretti, e andare al mare in topless, che hai cambiato il mondo. L’abbigliamento è scrittura della nostra cultura. Nei momenti più oscurantisti, l’abito è stato una specie di obbligo: sottostava a regole dettate da una ipocrisia terrificante. Tutto ciò che l’arte aveva proposto nei secoli, era venuto a meno. Se si pensa ai monumenti e alla pittura sacra rinascimentale, quando si dipingeva la bellezza del corpo, la società prima era vittima del medioevo. Oggi l’importante è

che a nessuno venga impedito di portare un abito lungo sino ai piedi. Tuttavia, se una ragazza vuole camminare con degli short nessuno si scandalizza. Nessuno pensa male”. Qual è stato l’input che ha fatto partire tutto il mondo Fiorucci? “Abbiamo iniziato dopo la rivoluzione culturale che arrivava dal Nord America e dalla California, dai movimenti peace & love, quelli dei ‘Mettete Dei Fiori Nei Vostri Cannoni’. Capimmo subito che non c’era motivo di fare delle guerre, di erigere muri, di censurare libri o altri mezzi di comunicazione. Chi lo faceva, dichiarava da solo la propria fragilità. Le rivoluzioni non le fanno quelli che stanno bene: caso mai questi fanno dell’oscurantismo. Chi sta male fa le rivoluzioni”. La nuova linea: icone grafiche Elio Fiorucci vuole puntare sulla natura e sui suoi cuccioli. “Voglio sensibilizzare il rapporto dell’uomo con la natura”, dice. Di seguito, le immagini della sua nuova collezione. L’iniziativa con Chicco “La felicità è… stare vicini”. È questa la frase che compare sulle t-shirt e le borse pensate da Elio Fiorucci per l’edizione 2014 di “Chicco di Felicità”, iniziativa nata dalla collaborazione tra l‘Associazione Amici dei Bambini e Chicco per aiutare i bambini abbandonati con bisogni speciali, i cosiddetti “special needs”.

Un colorato uccellino che agita le sue piccole ali in attesa che la sua mamma faccia ritorno al nido. E la mamma porta da mangiare al suo piccolo che la aspetta al nido. Una frase e un disegno che vogliono ricordare a tutti l’importanza di aiutare i bambini che aspettano ancora di essere accolti in una famiglia. T-shirt (12,90 euro per i grandi e 9,90 per i piccoli) e borsa (5 euro) saranno vendute nei negozi Chicco per sostenere l’Associazione Amici dei Bambini nel suo progetto a supporto delle adozioni bambini “special needs” garantendo supporto psicologico, medico e legale prima e durante l’assegnazione familiare.



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IMPRENDITORIA


BENEDETTA BRUZZICHES UNA FIABA A LIETO FINE IMPRENDITORIA 27

Un accessorio di lusso e un modello di produzione che punta alla rinascita e alla riqualificazione dell’artigianato con una visione alternativa della moda. VIRIGINIA CIMINÀ

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uesta è Benedetta Bruzziches, stilista 28enne di Caprarola (Viterbo), ormai affermata designer di borse realizzate a mano in un laboratorio nella provincia di Viterbo. Partita da zero è riuscita ben presto a farsi un nome e ad oggi le sue creazioni sono esportate in tutto il mondo. Sei una designer di borse di successo. Hai viaggiato molto: da Roma a Milano, dalla Bolivia alla Cina al brasile. A 23 anni sei andata in india per imparare a disegnare borse. Come mai la scelta di tornare nella tua città di origine, Caprarola? Il Viaggio è una vocazione. Ho scelto di tornare a Caprarola ma riesco a viaggiare anche da qui. Viaggio alla scoperta di nuove storie, delle genti della tuscia, delle sue tradizioni e delle sue ricchezze e scopro sempre qualcosa di speciale ed emozionante che racconto attraverso le mie borse. Non solo nell’estetica dei modelli ma anche nel come vengono fatte, nelle frasi che ci sono dentro e nelle atmosfere che gli faccio respirare prima di spedirle. Non a caso i ragazzi che lavorano con me si chiamano Artigianauti. Ci siamo imbarcati in un’avventura mitica, pari a quel-

la degli Argonauti, alla riscoperta del patrimonio artigianale da salvaguardare. Perché l’artigianato è molto di più che un lavoro, ma è una vera e propria filosofia di vita. Come mai questa passione per le borse? Se dicessi di essere un’ appassionata di borse sarei una bugiarda. Mi piace raccontare storie e lo faccio attraverso le borse, mi affascinano perché sono esse stesse una storia, racchiudono l’intimità delle donne. Non disegni i modelli delle tue creazioni, ma le descrivi, le racconti ... a cosa ti ispiri? E come mai questa singolare scelta di scrivere piuttosto che disegnare? Raccontando la loro storia, è come se scrivessi il loro dna. Il magic Mirror, l’imperscrutabile specchio della matrigna di biancaneve, è una riflessione sulla bellezza, quella bellezza che cerchiamo solo nello specchio. Io penso che la bellezza sia una decisione, un atteggiamento, il riflesso di quello che siamo in profondità, per questo quando lo apri nella cornice interna dello Specchio Magico trovi scritti “ricorda di far brillare i tuoi pensieri” un animo bello e brillante è affascinante più di una pelle perfetta o di un corpo mozzafiato.Prenditi cura di te, la collezione a/w 2012


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IMPRENDITORIA

è nata, invece per raccontare come superare la fine di un amore e ogni borsa raccontava una fase della fine di un amore; Carmen è nata proprio li, volevo che fosse affettuosa e accogliente, un’ amica delle donne. Raccontaci della tua nuova collezione primavera-estate 2014. Quali sono i temi e i colori dominanti? La Principessa che credeva nelle favole è un concentrato di magia! Le borse, al servizio delle donne, si trasformano in talismani del pensiero positivo capaci di far riflettere ed emozionare e riportarci da eroine in quelle favole che ci hanno colorato l’ infanzia ed emozionato il cuore. Io dentro ci metto già tutto quello che ho, fantasia, rispetto, musica e poesia – quel tanto che serve per vivere al meglio la favola di ogni giorno. Negli ultimi anni molti giovani hanno scelto di avvicinarsi all’artigianato, data la tua esperienza quale consiglio ti sentiresti di dare ai giovani come te? Cercate i Maestri e dedicate loro anima e cuore, scoprirete un mondo in cui le mani sono solo una delle tante abilità che svilupperete , portate il vostro contributo, mantenendo un occhio ben aperto sul mondo, applicando le nuove tecnologie alle vecchie tecniche, fate vivere le arti nel presente come qualcosa di vivo e in continuo divenire e creiamo delle reti per condividere tutto questo, dando vita ad un nuovo umanesimo artigianale in cui l’artigiano non sia più solo ma collabori con i designer con i comunicatori con i venditori e con tutti quelli che potranno portare un contributo. La mia missione è fare una sorta di rivoluzione culturale che contribuisca a cambiare la sensibilità e a ricostruire attraverso la moda l’identità artigianale italiana. Voglio raccontare il potere delle mani e voglio fare in modo che tante artigianalità non muoiano, anzi si rinnovino. Quando dici “entrare nel mio stu-


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dio è come partecipare ad una favola”, cosa intendi? Intendo dire che sono un’ accumulatrice seriale! La mia casa assomiglia più alla scenografia di un film surrealista, scrivo sui muri, gli elettrodomestici mi stanno antipatici e l’unica televisione che c’è la uso come sgabello, da vera “bisbetica domata”.

ta a lei, è così emozionante sapere che una donna come Rita Levi Montalcini abbia posseduto una delle mie borse. Giuseppina Tripodi, che l’ha accompagnata in gran parte del suo percorso di ricerca, ha voluto ricambiare il mio pensiero con due libri che raccontano la sua opera e che custodisco gelosamente.

Nel libro “L’Impresa Impossibile” di Corrado Formigli si parla della tua storia e della tua azienda, inserita tra quelle che restano in piedi a dispetto della crisi economica. Che effetto ti ha fatto? Quando Corrado Formigli mi ha chiamato per dirmi che voleva dedicare un capitolo del suo libro a me, alla mia azienda e alle mie idee ho pensato che stessi sognando. A distanza di sei mesi dall’uscita del libro e dopo numerose presentazioni fatte in giro per l’Italia, non solo con Corrado ma anche con personaggi mitici come Veltroni o Oliviero Toscani, ancora non mi abituo all’idea che sia veramente vero, ho la sindrome della sognatrice!! Ché dire, la mia storia in un vero libro? Una figata! “Impresa Impossibile” si è rivelato uno strumento importantissimo per far conoscere meglio quello che facciamo e la nostra filosofia. Corrado ha raccontato una realtà imprenditoriale (anzi ne ha raccontate otto per essere precisi) italiana che è riuscita ad emergere grazie alla creatività e allo spirito di comunità, dimostrando a chiare lettere che sogni e desideri sono uno strumento indispensabile per ottenere risultati (im)possibili!

Se tu non fossi stata una designer di borse cosa avresti fatto? Cosa farò intendi? La cantante di strada e il ministro della pubblica istruzione.

Un tuo desiderio è che “tutte le donne abbiano le tue borse” ed in particolare Rita Levi Montalcini a cui per il suo 103esimo compleanno hai regalato una borsa libro. Come è stato accolto il tuo regalo? Le mie borse non sono per tutte le donne, solo per quelle che ne riconoscono il valore aggiunto e che condividono questa filosofia, quelle donne sanno che si tratta molto più di una borsa. La Borsa libro è proprio dedica-




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MUSIC

ERICA MOU

ANDARE CONTRO LE ONDE E PRENDERE IN MANO IL PROPRIO DESTINO Erica Musci, alias Erica Mou, cantautrice rivelazione del Festival di Sanremo 2012 ci racconta della sua carriera e dei suoi progetti futuri. MARTINA DI DONATO


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cchi grandi e sguardo dolce. Una voce delicata che sa arrivarti dentro, questa e non solo è Erica Mou. Giovane ma decisa. Erica ha 24 anni, è già al suo terzo album e sembra le piaccia collezionare premi importanti. Dopo il premio della critica Mia Martini e il Premio Sala Stampa Radio Tv ricevuti a Sanremo 2012, la sua canzone “Dove cadono i fulmini” è stata scelta come colonna sonora del film di Rocco Papaleo e candidata ai David di

foto di Flavio&Frank

Donatello come “miglior colonna sonora”. Nel suo cuore sono racchiusi la sua terra natale, la Puglia e il suo mare che con le sue onde rappresenta la battaglia da combattere giorno dopo giorno per riuscire a navigare. Esattamente come dice il titolo del suo ultimo album “Contro le onde”, prodotto da Davide Di Leo. Erica, sei una giovane cantautrice. Come hai iniziato il tuo percorso? “Ho cominciato a studiare musica da bambina e ho sempre amato scrivere. Le due passioni si

sono poi incontrate con naturalezza e comporre canzoni è ciò che più amo. A diciassette anni ho iniziato a partecipare a vari concorsi, a suonare nei posti più diversi e a lavorare alla registrazione dei brani che avevo scritto e quel momento direi che è stato l’inizio del mio percorso “professionale”. Cosa si prova quando ti dicono che la tua canzone è stata candidata ai David di Donatello? “La prima reazione è stata urlare al telefono! Sono stata troppo felice. Aver potuto prestare la mia canzone “Dove cadono


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MUSIC

i fulmini” al film di Rocco Papaleo “Una piccola impresa meridionale” è una delle esperienze più belle che io abbia mai fatto. E la candidatura al David è stato un grande riconoscimento, una soddisfazione incredibile per me e credo per tutta la squadra del film”. E a proposito di film, i tuoi video sono un po’ come dei film. In molti ne sei protagonista. Ti piace questo aspetto? E cosa hai provato la prima volta che hai recitato davanti ad una telecamera? “Amo il cinema e devo dire che amo girare i videoclip! Il lavoro di musicista è meraviglioso anche per tutte le varie sfaccettature che ha attorno, anche per tutte le “attività collaterali”. Inizialmente la telecamera fa paura ma ho avuto la fortuna di lavorare sempre con registi eccezionali che mi hanno fatta sentire a mio agio e che si sono messi al servizio della musica. L’ultimo videoclip girato è stato proprio quello di “Dove cadono i fulmini” di cui lo stesso Papaleo ha firmato la regia. Lavorare con una troupe del cinema è stato un sogno e si è creata una atmosfera professionale e familiare che credo sia stata la chiave del successo di quel video”. C’è un/a cantante che ha segnato la tua vita e che tutt’oggi ami ascoltare? “Ce ne sono tantissimi. Battiato è sicuramente uno di questi, dall’infanzia ad oggi”. C’è un aspetto di questo mestiere che non ti aspettavi e che non ti piace molto? “Non amo particolarmente le attese, dover rispettare delle tempistiche che a volte sono più dilatate di quelle che hai dentro. Così credo che si perdano spesso spontaneità ed entusiasmo”. Come o dove trovi l’ispirazione per i tuoi testi? “Nella vita quotidiana, nella natura, nei pensieri in solitudine o nelle conversazioni con le persone che mi circondano. Scrivere un testo per me vuol dire raccon-

tarsi e raccontare con sincerità. Ogni piccolo dettaglio può lasciare segni importantissimi dentro di noi”. Nel testo “Infiltrazioni” canti: “Nonostante la mia giovane età mi sento come il tronco di un albero per la sua immobilità..”. Cosa vuol dire sentirsi immobili? “Nel caso di questa canzone vuol dire soprattutto sentirsi impotenti, spettatori della propria vita. Tutto il disco “Contro le onde” è un invito a muoversi, a prendere in mano il proprio destino, a rischiare”. Ricollegandomi alla frase precedente e decontestualizzandola ti chiedo se la tua giovane età abbia mai rappresentato un limite nel mondo del lavoro. “Sicuramente più si è piccoli più si fa fatica a farsi prendere sul serio. Ma questo può anche rappresentare un vantaggio se ben sfruttato, si ha la capacità di stupire maggiormente. Per esempio la bonus track del mio ultimo disco si chiama “Fili” ed è un brano che ho scritto a diciassette anni. Ho dovuto aspettare tanto per pubblicarla perché ho sempre pensato avesse molto da dire e volevo fosse presa sul serio, che io stessa avessi la capacità di comunicare e difendere quel messaggio al meglio”. Credi che il tempo che passa è portatore di cambiamenti in noi? Tu ti senti cambiata rispetto agli esordi? “Certo, il tempo ci cambia non per lo scorrere delle ore ma per tutto ciò che in quelle ore accade. Questi anni sono stati intensi… se penso a tutto ciò che è successo nella mia vita musicale e personale, mi sento cambiata. Però è anche vero che tante cose, soprattutto i miei sentimenti nei confronti di luoghi e persone, sono sempre gli stessi e mi fanno sentire a casa”. Per te qual è il posto “dove cadono i fulmini”? “I fulmini cadono sulle cose che sporgono, che sono più alte ri-

spetto al resto. Il posto dove cadono i fulmini per me è il luogo in cui vogliamo arrivare, che ci eleva. Nella canzone quel luogo è il mare”. Domanda di rito, quali sono i tuoi progetti? “Quest’estate sarò in tour alternando concerti acustici a elettrici con la mia fantastica band. Le date, in continuo aggiornamento, si possono trovare su www. ericamou.com In autunno poi faremo un po’ di concerti all’estero e comincerò a lavorare al nuovo album, a cui sto già pensando intensamente”.




VITA DA BLOGGER 37

THE CHIC ATTITUDE

La blogger Valentina Marzullo ci spiega come è nata la sua passione per la moda che l’ha portata ad essere tra le blogger più seguite ed amate del web. MARTINA DI DONATO

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alentina Marzullo è bella, è giovane ed è un’esperta di moda. Laureata alla Sapienza di Roma con un curriculum in Scienza della Moda e del Costume, è riuscita a fare della sua grande passione la sua professione. Iniziando quasi per gioco, dall’amore di indossare abiti e condividerli attraverso il social. Il suo canone corrisponde ad una bellezza pure ed elegante, come quella di Angelina Jolie. La moda è per lei “sogno ad occhi aperti” e ci dispensa consigli su come essere chic! Hai dichiarato di aver sempre avuto la passione per la moda, sin da quando era una bambina ed indossavi i vestiti di tua madre. Come ci si sente quando si realizza un sogno? E’ come ti aspettavi o ci sono aspetti negativi? Entrambe le cose. Sicuramente non è tutto semplice come può

sembrare dall’esterno. E’ una continua lotta, un continuo resistere e mai mollare, un continuo portare avanti e sostenere le proprie idee, un continuo mettersi in gioco. Io mi sento sempre come se non fossi mai arrivata, è un po’ nel mio carattere e in un certo senso ne sono contenta. Nella vita è fondamentale avere quel continuo stimolo a “salire” per raggiungere i propri obiettivi. Perché hai deciso di aprire un blog di moda? Non è stato niente di studiato a tavolino. E’ nato per gioco 4 anni fa, dalla voglia di condividere sul web una passione che è gran parte della mia vita. Non avrei mai immaginato che aprendo uno spazio virtuale tutto mio mi avrebbe portato alla popolarità ed anche a del lavoro.. Evidentemente costanza, passione e voglia di fare hanno portato i suoi frutti. Cosa vuol dire per te la moda? E’ un sogno ad occhi aperti e

senza tempo. La moda era per pochi e adesso è per tutti. E’ l’abito oltre la firma. Tutte da bambine sognano di essere come una diva del cinema, una cantante, una modella, c’è qualcuno che secondo te rappresenta l’icona di bellezza e stile, una che abbia la “Chic Attitude”? Senza pensarci troppo ti dico Angelina Jolie. Una bellezza pura, elegante e raffinata. Come definiresti il tuo stile? Prettamente casual-chic con un tocco rock. Cosa pensi di chi sostiene che la moda sia solo per le donne? Non sono per niente d’accordo. La moda è di tutti quelli che vogliono appropriarsene, senza distinzioni di sesso.




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SPORT

IL “PICCOLO” PRINCIPE DEL GOLF

Pur essendo molto giovane, Manessero riesce ad incantare il grande pubblico di competizioni mondiali come il British Amateur Championship e con lo sguardo fisso punta al suo primo obiettivo: la vittoria

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MARTINA DI DONATO

tre anni e mezzo impugnavi già un bastone da golf, ma come ti sei avvicinato a questo sport? Tutto è iniziato quando per gioco i miei genitori mi hanno comprato una piccola sacca con le attrezzature da golf. Da quel momento non me ne sono più separato. Mia mamma racconta sempre che un giorno da scuola è stata chiamata dalle maestre perché a tavola usavo la forchetta come una mazza e volevano sapere se fosse normale, lei ha risposto “Forse non lo è, ma lasciatelo fare!”. L’avvicinamento al golf è stata una diretta conseguenza, la passione è nata ben presto!

berto Binaghi e il mio preparatore atletico Massimo Messina. Quest’anno mi piacerebbe vincere l’Open di Francia, è la gara del Tour Europeo che preferisco, mi piacciono molto il campo e l’atmosfera.

Il successo è arrivato presto, infatti a 16 anni hai vinto il British Amateur Championship, stabilendo un record: il più giovane vincitore del torneo. Cosa si prova a trionfare da giovanissimi? È stata un’emozione indescrivibile e indimenticabile, che mi ha fortificato molto e mi ha dato una grande fiducia e importanti motivazioni per la carriera futura.

Quanto sacrificio c’è dietro questo sport? I sacrifici e le rinunce sono tante. La mia vita è cambiata, essendo sempre in giro per il mondo, però non mi lamento, anzi sono molto felice e continuo a divertirmi torneo dopo torneo.

Ora hai 21 anni e sei già fra i professionisti più apprezzati al mondo. Sei soddisfatto del tuo percorso o c’è qualcosa che cambieresti? Sono molto soddisfatto di quello che sono riuscito ad esprimere finora, ma voglio migliorare ancora, lavorando giorno dopo giorno con il mio allenatore Al-

foto di Claudio Scaccini

Cosa provi prima di una gara importante? E come ti prepari per essa? Il periodo prima di una gara è sempre molto duro e la tensione c’è sempre. Ogni gara richiede impegno e un elevato livello di concentrazione. Le aspettative è normale che ci siano, ma bisogna trovare la serenità giusta nel gioco. In particolare quando si gioca un Major (l’equivalente dei tornei del grande slam per il tennis, ndr) è naturale avere addosso una pressione speciale!

Hai un mito a cui ti ispiri? Il mio idolo rimane Seve Ballesteros. E’ inimitabile. Gli americani cercano il suo erede ma io credo che lui sia stato davvero unico: un autentico genio nel suo modo di giocare. Qual è il tuo sogno? L’obiettivo principale di quest’anno resta quello di portare a casa almeno una vittoria. Ci sono riuscito ogni anno da quando sono

passato professionista e voglio continuare con questa bellissima tradizione. La qualificazione alla Ryder Cup è il mio secondo obiettivo stagionale, anche se so che non sarà facile e che la concorrenza sarà agguerrita. Certo, ci sono anche l’Open di Spagna e l’Open d’Italia. Quest’ultimo si giocherà proprio a ridosso della Ryder Cup; mi piacerebbe mettere in difficoltà il Capitano Paul McGinley, qualora non fossi ancora qualificato.



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PEOPLE

“LA VITA TUTTA CURVE” DI ELISA D’OSPINA

Elisa D’Opsina è una giovane top model attiva nel sociale, da sempre lotta accanto alle persone con disturbi alimentari, cercando di abbattere tutte le barriere delle concezioni mentali secondo cui troppo magri o troppi abbondanti non sia giusto. M.D.D.


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arylin Monroe aveva una taglia 46 e con la sua bellezza e le sue forme è diventata la diva di Hollywood per eccellenza. Con il suo fascino da “svampita” divenne un vero sex symbol. Quelli erano gli anni cinquanta – sessanta, gli anni in cui le forme erano ancora simbolo di fertilità, di armonia, gli anni delle pin up in America e delle massaie procaci in Italia. Il sinuoso era bello. Successivamente l’idea di bellezza e perfezione si è via via spostato a favore di altri canoni, ed ecco allora che figure come Rita Hayworth, Sophia Loren, e la stessa Marilyn Monroe, rimangono icone da poster di quegli anni e alla morbidezza si preferisce la silhouette snella e filiforme. Imposti dalla società e dall’alta moda i canoni che oggi vanno per la maggiore sono quelli delle donne a cui “sta bene tutto” e cosa fare allora se non si rispecchiano questi canoni? Non è un tabù pronunciare parole come bulimia o anoressia, disturbi alimentari che colpiscono sempre più ragazze e ragazzi in giovane età che non hanno la forza o il coraggio di accettare il loro modo di essere. Non come Elisa D’Ospina, la top model più richiesta sulle passerelle internazionali,

perché come dice lei è “tanta roba”! Elisa è bella nella sua taglia 48 che di certo non la vincola. Anzi è fiera della sua sinuosità, come racconta nel suo primo libro dal titolo una “Una vita tutte curve”. In questo libro narra la sua storia e il suo percorso. Elisa confessa: “da adolescente cercavo di camuffare il mio corpo con abiti larghi che nascondevano il mio corpo perché non accettavo che crescesse. Poi negli anni ho capito che chi abbiamo attorno non si ferma solo all’esteriorità per fortuna, ci sono tante componenti che possono rendere una persona interessante”. Da quel periodo in cui Elisa nascondeva il proprio corpo è cambiato tutto, perché il caso ha voluto che proprio il suo corpo e il suo impegno contro le discriminazioni sociali e contro i disturbi alimentari, la portassero alla ribalta. Confessa potendo permettersi un sorriso: “ho incontrato la moda a 15 anni quando mi è stato detto che dovevo perdere 30 chili altrimenti avrei potuto pulire solo cessi, in questo mondo. Poi l’ho rincontrata di nuovo quando avevo 25 anni e lì ho scoperto il mondo curvy. E’successo tutto casualmente, oramai avevo preso la mia strada, sognavo di fare la giornalista, cosa che non ho mai smesso di fare. La scrittura è una passione che non abban-

donerò!”. E sui disturbi alimentari dice: ”sono vicina a chi ha disturbi alimentari, è una battaglia che porto avanti perché voglio far capire alle ragazze che chiedere aiuto non è sinonimo di debolezza, ma sinonimo forza. La forza di lottare per la vita”. Tutti definiscono Elisa una modella plus-size, termine che lei non ama, ma”nella cultura europeadice- c’è bisogno di etichettare tutto, ci si conosce per titoli, professioni. E anche nella moda c’è bisogno di un’etichetta. Avrei voluto farvi vedere le espressioni delle persone quando inizialmente mi chiedevano che lavoro facessi e rispondevo che ero una modella”. Perché il falso moralismo è quello che spinge le persone a sentirsi diverse e a non accettarsi. Il consiglio che sente di dare Elisa a tutte le persone che non riescono, per un motivo o per un altro, ad accettare il proprio corpo è “vivere felici con se stessi. Tutto parte dall’amore- afferma- iniziamo a circondarci di persone che ci amano per quello che siamo, perché quando riceviamo amore iniziamo darne a noi stessi!”. E forse con un po’ più d’amore verso l’essere e non l’apparire riusciremmo a togliere ogni etichetta superflua e a chiamare le cose con il giusto nome.


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ARTE

“YANN ARTHUS-BERTRAND: LA TERRA VISTA DAL CIELO” Dal 24 giugno al 19 ottobre 2014 presso il Museo di Storia Naturale si terrà la mostra dedicata al fotografo e ambientalista francese Yann Arthus-Bertrand. 103 scatti della Terra vista dall’alto, suggestionanti paesaggi dei luoghi più emozionanti del pianeta: dalla savana africana ai ghiacciai dell’Antartico, dagli oceani alle montagne più alte. La mostra si compone anche di oggetti di collezioni provenienti dal Museo di Storia naturale, come crani, uccelli tassidermizzati, minerali, fossili, insetti rari e quant’altro. sorgente Calda del grand Prismatic, Parco Nazionale di Yellowstone Inoltre sarà possibile il film “Home” 44° 31’ n - 110° 50’ o © YAnn ArthUs-BertrAnd la pellicola che segna l’esordio di Bertrand come regista. La pellicola è doppiata da Isabella Rossellini e realizzata in collaborazione con Luc Besson e François- Henri Pinault. “UN SECOLO DI GRANDE FOTOGRAFIA” La mostra è prodotta dal comune di Milano-Cultura, Museo di Storia NatuDal 2 maggio al 13 luglio, presso il Palazrale di Milano in collaborazione con zo Magnani di Reggio Emilia si terrà la Silvana Editore, e in coproduzione mostra dedicata alla fotografia d’autocon Yann Arthus- Bertrand e l’Assore dalla seconda metà dell’Ottocento ciazione Forte di Bard. L’esposizone fino alla metà del Novecento, dal titolo è curata da Gabriele Accornero e “Un secolo di grande fotografia”. CenCatherine Arthus-Bertrand. tro anni racchiusi in 150 scatti appartenenti a grandi come Man Ray, esponente della corrente culturale dadaista; lo statunitense Paul Strand; Edward Weston, convinto sostenitore del pensiero “il fotografo deve visualizzare la foto dentro di sé ancora prima di scattarla”; Nadar; Bresson e tanti altri ancora. La mostra è stata curata da Margit Zuckriegl e Walter Guadagnini, organizzata dalla UniCredit Art Collection, Sammlung FOTOGRAFIS Bank Austra UnicreditGroup eMuseum der Moderne VALIE EXPORT Salzburg e promossa dal Museo d’Arte Einkreisung, 1976 Moderna di Salisburgo e dalla FondaSilver gelatin print, overpainted zione Palazzo Magnani con la parteciVALIE EXPORT© by SIAE 2014. Courtesy Museum der pazione del Palazzo di Reggio Emilia, la Moderne Salzburg Camera di Commercio di Reggio Emilia e la Fondazione Cassa di Risparmio Maurice Tabard Reggio Emilia Pietro Manodori. Untitled,1929 Silver gelatin print Courtesy Museum der Moderne Salzburg


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“ALIBIS: SIGMAR POLKE 1963-2010” Al MoMa di New York dal 19 aprile al 3 agosto si terrà la prima retrospettiva su Sigmar Ploke. Tutta l’opera del pittore, fotografo, disegnatore, regista e scultore tedesco esposta in un percorso che evidenza lo scetticismo nei confronti della società. Polke utilizzava elementi, stili, tematiche e materiali differenti, a testimonianza di un rifiuto della categorizzazione della sua arte. Presso il secondo piano del MoMa di New York sono esposte più di 250 opere che seguono il percorso cronologico della storia dell’artista. Vincitore di vari premi, tra cui il Preamium Imperiale consegnatogli in Giappone nel 2010, anno della sua scomparsa.

“VAN GOGH/ARTAUD. IL SUICIDATO DELLA SOCIETA’” Al Musée d’Orsay di Paraigi dal 11 marzo al 6 luglio sarà possibile visitare un percorso su Van Gogh creato da Artaud, convinto sostenitore della lucidità spiazzante del pittore olandese. Secondo Artaud, infatti, Van Gogh non era affatto il folle che tutti credevano, semplicemente le sue verità erano scomode ai più e cercano di azzittirlo additandolo pazzo. Secondo Artaud fu la società a spingerlo al suicidio all’età di 37 anni, egli dichiarò infatti: ” Ed è così che Van Gogh è morto suicida, perché l’accordo dell’intera coscienza non ha potuto sopportarlo”. L’esposizione si compone di quaranta opere tra disegni e lettere del grande pittore olandese

A R T E MARTINA DI DONATO

“PASOLINI ROMA”

Pier Paolo Pasolini sul set di Teorema 1968 ©Angelo Novi / Cineteca di Bologna

Pasolini in mostra al Palazzo delle Esposizioni di Roma fino al 20 luglio. Roma, in contemporanea con Barcellona, Parigi e Berlino, celebra il mito di Pier Paolo Pasolini in una mostra composta in sei sezioni ordinate cronologicamente dal 1950 fino al 1975, anno della sua scomparsa. Sarà ripercorsa tutta la sua storia: dai luoghi in cui ha vissuto, in cui ha ambientato i suoi film e ancora poesie, lettere, dipinti, autoritratti e molto ancora


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ARTE

“KLIMT: ALLE ORIGINI DI UN MITO” Fino al 13 luglio a Palazzo Reale di Milano saranno esposte le opere del pittore austriaco. In occasione del 150° anniversario sarà possibile ammirare i retroscena della vita dell’artista divenuto mito. Dalle vicende familiari, agli approcci con l’arte durante il periodo della Scuola di Arti Applicate di Vienna, fino alla sua grande passione per la musica.

“JAKE WHITE AMERICAN ROOTS”

“A HISTORY OF LINGERIE”

Dal 19 giugno fino al 13 settembre, l’ONO di Bologna organizza una mostra su Jhon Anthony Gillis alias Jake White, cantante del duo The White Stripes. Nel 1997 Jake fonda la band insieme a sua moglie Meg White dando vita ad un duo fuori dal comune con influenze musicali varie ed elementi visivi impattanti. La mostra è composta da 45 scatti di fotografi come Cambridge Jones, Patrick Pantano, Ewen Spencer, Erik Ian Schaetze, Michael Yurick e altri ancora.

le foto sono state gentilmente concesse dal “Museum at Fit”’

Fino al 3 novembre al FIT di New York si terrà una mostra che ripercorre tutte le tappe della storie degli indumenti intimi. Un viaggio che prende vita con i corpetti del diciottesimo secolo fino alla lingerie moderna. L’evoluzione dell’intimo rispecchia l’evoluzione dell’idea del corpo che si è avuta nel corso dei secoli nelle società: non più qualcosa da coprire ma qualcosa da mostrare.

©Andy Willsher, tHe White Stripes, Berkely,California at the Greek Theatre on August 12th 2005


“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.” Winston Churchill

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A D A R T S A F I S TORINO


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Intervista a Fabio Petani sullo sviluppo dell’arte di strada nel capoluogo sabaudo. CHIARA GALLO

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egli ultimi anni il fenomeno della Street Art si è andato affermando in numerose città italiane quali Roma, Milano, Firenze. Anche Torino fa la sua parte con l’apertura di gallerie dedicate, associazioni e nuovi progetti. L’ultima iniziativa promossa da writer di livello nazionale ed internazionale risale al maggio scorso con l’apertura dello spazio SAMO in zona Vanchiglietta. Abbiamo quindi chiesto a Fabio Petani, giovane artista torinese, di farci un quadro più preciso del panorama Street Art, codividendo anche la sua esperienza personale. Prima di tutto cosa ne pensi dello sviluppo dell’”arte di strada” nella tua città? Sicuramente Torino si trova ai primi posti nella graduatoria della Street Art non solo italiana ma anche europea. I progetti culturali e le associazioni che promuovono quest’arte sono molteplici. Il Cerchio e le Gocce guidato da artisti come Mr.Fijodor e Corn79, lo Street Alps Tour ideato da Riccardo Colombo e centri come

SAMO, SQUARE23 e la GALO ART GALLERY, i quali si dedicano a valorizzare quest’arte nata dalla strada e che sta destando sempre più interesse da parte del pubblico. L’elenco di artisti torinesi di rilievo è lungo: dai già citati Galo, MrFijodor, Corn79 a nomi quali Reser, Vesod Brero, Pixel Pancho, i ragazzi di Truly Design, Pier Deep, Alessandro Caligaris, Orma il Viandante, Jair Martinez, Seacreative, il toscano Etnik e la laziale Alice Pasquini. Il nuovo progetto SAMO. Puoi spiegarcelo più nello specifico? SAMO é il terzo step del percorso di rigenerazione urbana intrapreso, nel maggio 2012, con il progetto SAM Torino e proseguito nel giugno 2013 con il progetto BAM Bergolo-Levice. Dal 2012, SAM ha coinvolto oltre 70 street artist e numerosi cittadini in un’azione collettiva autofinanziata di rigenerazione urbana dell’ex zoo comunale di Torino e di alcune aree dei comuni di Bergolo e Levice. Si tratta di un circolo Arci dedicato prevalentemente al cibo e all’arte, vere punte di diamante della tradizione italiana. Costruito all’interno di un ex magazzino il SAMO è uno spazio di 400 mq aperto alle menti aperte, un contenitore all’interno del quale le idee di chi partecipa si incontrano e si scontrano, sviluppando nuove idee artistiche legate alla tematica urbana. Personalmente trovo l’atmosfera straordinaria; un luogo dove l’arte è ovunque in un clima di amicizia e colloquialità. Credi che in futuro ci sarà più collaborazione tra la street art e le figure professionali quali critici e gallerie del territorio? Nel mondo dell’arte la figura dei critici ha sempre avuto la meglio sulle sorti degli artisti. Il bello dell’arte di strada è che i critici sono il pubblico, la gente comune che si imbatte nei murales, gli artisti stessi. Non ci sono figure pagate per giudicare, fattore più che positivo poichè si impedisce all’elemento economico di influenzare il giudizio. Ad essere onesto spero che la street art non

diventi un fenomeno di massa in grado di attirare troppo l’attenzione dei mercati d’arte, almeno per quanto riguarda le piccole realtà. Parlaci un po’ di te e della tua esperienza artistica. Dipingo e disegno fin da bambino, ma è solo una volta finito il liceo e messo da parte qualche soldo per comprare colori, tele e materiale che iniziano le prime mostre e esposizioni a Torino. A quel tempo lo stile e l’approccio erano ancora decisamente ingenui cosa che mi ha permesso di andare oltre al mero giudizio. Col tempo sono aumentate le mostre, cosi come le commissioni e le vendite di opere. Negli ultimi mesi ho mutato molto il mio stile, passando dal concettuale quasi minimal ad una pittura più elaborata e ricercata la quale sta riscontrando un ottimo successo. Il passaggio alla street art è ancora lontano e non è detto che arrivi, sicuramente mi affascinano le potenzialità e l’impatto visivo che possono avere i grossi muri sul fruitore. Se dovessi scegliere una tua opera che ti rappresenti quale sceglieresti? Probabilmente per ogni artista l’opera più rappresentativa è sempre l’ultima, poichè racchiude in sé tutte le conoscenze e le esperienze maturate nel tempo. Gli ultimi lavori realizzati con l’inserimento della maschera antigas sono quelli in cui mi riconosco di più, in particolare “La morte di Marat”. Ho sempre apprezzato il lavoro di David e da tempo volevo riproporre uno dei suoi lavori in chiave alternativa e ironica. Progetti imminenti? Più che progetti parlerei di propositi, primo fra tutti quello di conoscere sempre meglio il mondo dell’arte urbana e dei suoi artisti. Grazie alle loro opinioni e i loro consigli potrò sviluppare e migliorare il mio lavoro.


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IL MONDO IN PILLOLE

MARTINA DI DONATO

IL MONDO

L’ APP CHE SPOPOLA Si chiama Yo ed è tra le app più scaricate. Creata da un giovane israeliano, questa applicazione permette di inviare un messaggio istantaneo e linguisticamente economico a qualsiasi altro utente che la utilizzi. Si possono, infatti, inviare solo due lettere: YO, per indicare approvazione. Nonostante ci siano alcune discussioni sulla sicurezza, Yo ha ricevuto dei proficui finanziamenti.

IL DRONE EXPRESS E sempre in campo tecnologico c’è un altro stano oggetto che sta facendo innamorare tutti, si tratta del drone. In Russia un ristorante ha persino iniziato a fare consegne a domicilio utilizzando il velivolo telecomandato: il proprietario del ristorante che telecomanda il drone una volta essersi accertato che l’abitazione indicata sia stata raggiunta fa scendere la pizza tramite l’utilizzo di un cavo. TURTURRO ANCORA NEI PANNI DI JESUS? John Turturro, ospite al Taormina Film Festival, ha annunciato che vorrebbe realizzare un progetto basato sul personaggio di Jesus Quintana, il mitico personaggio presente nel film “Il grande Lebowsky” di Joel ed Ethan Coen. Non si tratterebbe di uno spin off ma di una vera e propria storia interamente incentrata sul personaggio spagnolo. “Sempre che i fratelli Coen mi diano il permesso” dice Turturro!

ANCHE BANSKY DIVENTA LEGO La trasformazione in Lego non ha risparmiato neanche le straordinarie opere di Bansky. Il fotografo canadese Jeff Friesen, infatti, si è divertito a mutare 10 opere dell’artista britannico. La ragazza con il palloncino, i protagonisti di Pulp Fiction con la banana al posto della pistola sono riprodotti utilizzando i pezzi appartenenti al mondo dei “piccoli omini gialli”. La serie si chiama Bricksy. GLI SCATTI DI MARILYN ALL’ASTA In Polonia, presso la casa d’aste Desa Unicum saranno battute degli scatti realizzati a Marilyn Monroe dal fotografo americano Milton H. Green, grande amico dell’attrice. Gli scatti saranno venduti al miglior offerente partendo da una base di 1,2 milioni di euro. Un vero tesoro composto da oltre 500 scatti che ritraggono la diva, peccato però che l’acquirente potrà averne solo 100, come da clausola.


O IN PILLOLE

IL MONDO IN PILLOLE 55

TORNA SUL GRANDE SCHERMO LA CITTA’ INCANTATA In uscita il 25 giugno torna sul grande schermo il capolavoro di Hayao Miyazaki. E’ la storia di Chihiro, una bambina capricciosa e testarda che insieme ai suoi genitori si ritrova catapultata nella dimensione di una città particolare, una città fantasma. Il film uscito nel 2003 e già vincitore del Premio Oscar come miglior film di animazione nel 2003, sarà riproposto con un nuovo adattamento. MASTERS OF SEX E’ arrivata anche in Italia la serie tv che ha fatto scalpore: Masters of sex. La serie, trasmessa negli Stati Uniti lo scorso anno, è ambientata negli anni ’60 e racconta la storia del ginecologo William Masters , della psicologa Virginia Johnson e della loro attività di ricerca nel campo della sessualità e della psicologia sessuale . Strepitosa interpretazione di Michael Sheen. Tratta da una storia vera.

PER CHI NE AVESSE BISOGNO Con l’utilizzo dei vari social siamo tutti abituati ad utilizzare le emoticon per esprime più velocemente quello che vogliamo comunicare. Una faccina triste, una allegra, un bacio, un simpatico animaletto e da oggi anche il dito medio. L’Unicode Consortium è pronto ad inserire 250 nuovi caratteri che permetteranno la realizzazione di faccine e simboli mai visti, tra cui anche il dito medio appunto! MADRID ECOLOGIA Il Bike sharing, ovvero la condivisione delle biciclette, è il modo più ecologico per spostarsi inventato per le grandi città ed ora anche comodo. A Madrid, infatti, sono state create 100 stazioni con circa 1600 biciclette elettriche. La realizzazione è costata all’incirca 25 milioni di euro ma in compenso il tasso di inquinamento potrebbe essere abbassato di molto se tutti iniziassero a pedalare!

IL SEXY GALEOTTO Su Facebook sta facendo il giro la foto di un galeotto di nome Jeremy Meeks. Segni particolari: bellissimo! Il giovane trentenne è stato arrestato a Stockton, in California ed appena la polizia ha pubblicato la foto sulla propria pagina Facebook per segnalarne l’arresto i “like” sono saliti alle stelle e i suoi occhi ghiaccio hanno fatto il giro del mondo. Sono arrivate anche richieste di scarcerazione.


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DIALOGO 57

“CHE DICI MI TAGLIO I CAPELLI?” Come e quando cambiamo la nostra acconciatura o scegliamo di tagliarci i capelli?

VIRGINIA MALONI *

C

i sono dei momenti della nostra vita, un’occasione particolare, un appuntamento importante in cui si sceglie di tagliarsi i capelli o di farsi un colore diverso perché si ha l’esigenza di cambiare qualcosa o rinnovare la propria immagine. Le occasioni possono essere piacevoli (come per esempio un primo appuntamento, un convegno importante, un matrimonio) ma non sempre il desiderio di una diversa pettinatura coincide con un bel momento, come per esempio tagliarsi i capelli o cambiare colore dopo una relazione finita o dopo un brutto periodo depressivo in cui la persona vuole porre fine con i ricordi del passato iniziando dalla propria “testa”. Da sempre e anche oggi soprattutto nell’era post-moderna, in cui prevale la voglia di apparire e di essere ad ogni costo, con i capelli si lanciano dei messaggi del proprio IO ed il desiderio di stupire noi e gli altri diventa più incisivo. Le donne ma anche gli uomini negli ultimi tempi usano la propria capigliatura ed il proprio look come un raccoglitore delle proprie emozioni con il desiderio, per le donne, di apparire forti, seducenti e naturali come “Belen” oppure, per gli uomini, dannati, forti e famosi come “Balottelli”. Alcuni desideri di cambiamento spesso riflettono una fantasia di chiudere un capitolo che rappresenta una fase della vita a cui non si sente più di appartenere e di aprirne uno tutto nuovo, autonomo, indipendente. Queste aspirazioni vengono messe in atto proprio cominciando a tagliare capelli, modificandone l’acconciatura o il colore. Ognuno di noi ha un umore partico-

lare quando decide di farsi una pettinatura e anche quando pensa di non saperlo (“non so come voglio farmeli ma voglio cambiare”) già ha nella mente un desiderio di trasformazione della propria immagine, che viene messo in atto nel momento in cui ci si confronta con il parrucchiere di fiducia, che spesso diventa uno Psicologo che agevola la persona a capire e decidere qual è l’immagine in cui ci si ritrova di più. Infatti spesso l’insicurezza o la paura del giudizio degli altri può mettere in difficoltà la scelta del proprio look: ciò che piace a me o ciò che piace agli altri? Un taglio particolare, un colore, oltre alla voglia di apparire “insoliti”, esprimono anche l’appartenenza ad un clan, ad un gruppo sociale. Allora ecco che chi si sente felice e spensierato vuole i capelli ricci e tanti morbidi boccoli; ecco che i capelli diventano stirati per chi vuole ordine e sensualità; ecco che i capelli si sciolgono per le persone fantasiose e romantiche, ed ecco che chi vuole sedurre e sottolineare la propria femminilità sceglie di farsi qualche “ciocca” bionda e chi invece preferisce rimanere mora, ama sottolineare l’immagine della donna amante, madre, casalinga, insomma “da sposare”………. E per gli uomini? Il simbolismo psicologico legato al taglio di capelli ha un significato estetico e umorale anche per loro: maschi che tagliano i capelli ‘a zero’ o che si fanno crescere le basette in modo esagerato sono tutte dimostrazioni che anche loro stanno vivendo una fase di seduzione o di transizione. E voi che fase state attraversando?

Psicoterapueta*


SIDI BOU SAID … IL PAESE BIANCO E AZZURRO ELIO MORANDIN MORENITA RUGGI

Situata nel nord della Tunisia, a circa 20 km dalla capitale Tunisi, la città è meta di attrazione turistica, conosciuta per l’intenso utilizzo dei colori bianco e blu foto di Elio Morandin


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S

iamo a Sidi Bou Said, antico borgo a strapiombo sul mare nel nord della Tunisia piccolo affascinante paradiso dal sapore mediterraneo da sempre una delle mete più amate dai turisti che arrivano ogni anno qui da tutto il mondo. Grazie al suo patrimonio e al fascino che emana, nel 1979 SIDI BOU SAID venne classificato patrimonio mondiale dall’U.N.E.S.C.O. Dall’alto del villaggio si ammirano case bianche, portoni azzurri, giardini, buganville e un mare cristallino di colore blu intenso. Sidi Bou Said, deve la sua affascinante architettura, caratterizzata dal tema bianco-blu, al pittore francese Rodolphe d’Erlanger che nei primi anni del Novecento decise di applicarlo in tutta la città. Camminiamo tra stradine costeggiate da negozietti di souvenir; intorno un gran vociare di persone che parlano arabo, francese, qualcuno si rivolge a noi con frasi in italiano. Necessito di un po’ di relax; il posto migliore dove assaporare un po’ di atmosfera è sicuramente il Cafè des Nattes, il locale preferito da Jean-Paul Sartre e Simone


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VIAGGI

de Beauvoir. Sidi Bou Said è stata ed è tuttora una città molto amata dagli artisti soprattutto pittori che hanno immortalato i suoi bei paesaggi. Gli abitanti con orgoglio elencano i nomi di artisti famosi che qui hanno vissuto o soggiornato: Paul Klee, Gustave-Henri Jossot, August Macke e Louis Moilliet. Oggi, ancora soggiorna qui Saro Lo Turco, pittore italiano che ha scelto Sidi Bou Said come sua residenza e non è raro incontrarlo tra i vicoletti o seduto in questo caffè. Anche noi sediamo ad uno dei graziosi tavoli e ordiniamo il tipico tè alla menta con pinoli. Il

luogo è affascinante, l’atmosfera è rilassante e amichevole. Prima di lasciare il bar, diamo un’ occhiata al retro del locale, per vedere il famoso marabutto (costruzione a forma di cono) eretto sulla tomba di Bou Said Khalaf el Beji che qui morì e fu sepolto nel 1231. Da lui prese il nome questo luogo da quando qui si ritirò in preghiera intorno al 1200 e vi costruì un santuario. Prima del suo arrivo la città era chiamata Jabal el-Menar che significa “montagna del faro”. Proseguiamo la passeggiata lungo le stradine del centro dove il colore bianco delle case si al-


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terna ai colori blu dei portali damascati finemente dipinti e lavorati. Mi incanta la bellezza delle bouganville fiorite e mi stordisce il forte e penetrante profumo dei gelsomini che rendono elegante l’ambiente. Proseguiamo fino ad arrivare all’antico palazzo da “Mille e Una Notte” del Barone Rodolfe d’Erlanger oggi trasformato nella sede del Museo della Musica Mediterranea che andiamo a visitare. Dalla balconata l’occhio spazia sulla selvaggia costa di Corallo a pochi chilometri di distanza e sulle sue rocce a strapiombo sul mare e il paesaggio è di una bellezza da mozzare il fiato. Da qui riprendiamo la passeggiata salendo per le stradine tra le case bianche dove ai piani superiori sporgono graziose verande in legno lavorato, che un tempo consentivano alle donne di osservare il mondo esterno senza essere viste. Continuiamo fino ad arrivare al nostro albergo posto in una posizione splendida che domina il golfo. Dalle grandi vetrate delle terrazze dell’hotel godiamo di un magnifico panorama su Tunisi e i suoi dintorni. Lo splendido spettacolo incanta lo sguardo al tramonto quando il sole ancora una volta scompare all’orizzonte e il cielo si tinge di fuoco. Quello è il momento di abbandonarsi ai sogni.





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