Iboo Magazine - edizione marzo 2015

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foto di Marco Onofri

n째40 Marzo 2015 periodico free press


L’UNIONE FA IMPRESA Ecco il nuovo piano di rilancio del Val Vibrata Village

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l difficile momento dell’economia e della finanza ha portato molte attività commerciali in una situazione di forte sofferenza. Il flusso dei potenziali clienti si sta concentrando in aree commerciali aggregate dedicate allo shopping e al tempo libero. In questa situazione, comune a molte zone d’Italia, è stato necessario creare una nuova opportunità che si affiancasse ai tradizionali centri commerciali e che potesse fornire un valore aggiunto al cliente, ormai assuefatto dalle offerte di sconti e sempre più in difficoltà nella selezione e nella valutazione della qualità del prodotto. Design, Turismo, Cultura, Artigianato, Enogastronomia, Intrattenimento, Arte e naturalmente Shopping sono le parole chiave intorno alle quali è stato sviluppato il rilancio del nuovo Val Vibrata Village. DOVE SI TROVA IL VAL VIBRATA VILLAGE? Il Val Vibrata Village si trova in posizione strategica, al centro di un’area commerciale molto importante, a soli 500 m dall’uscita A14 Val Vibrata e ad un crocevia di strade che portano verso gli importanti comuni del territorio sia montano che costiero. E’ circondato da attraenti destina-

zioni commerciali come il Centro Commerciale Val Vibrata (IPER), Brico, Pittarello e da innumerevoli outlet e spacci di piccole imprese locali. I dati indicano oltre 1,5 Milioni di abitanti nell’arco di 60 minuti di auto con circa 700.000 famiglie. Questi numeri non tengono conto del turismo stagionale che raddoppia le presenze sul territorio ed infatti la rotonda di accesso al Val Vibrata Village viene percorsa da circa 4 milioni di auto l’anno. LA STRUTTURA Il Val Vibrata Village ha una superficie di vendita di 10.000 mq e 6.250,00 mq di para-commerciale e magazzini. La struttura propone un’area parcheggi di 28.458 mq con oltre 1000 parcheggi al coperto. Strutturato in 44 esercizi commerciali offre tutte le facilities necessarie a farne un luogo ideale per questo tipo di attività. LA PECULIARITÀ La peculiarità di un Centro Commerciale nasce dalla proposta di prodotti e servizi. Nel caso di Val Vibrata Village le priorità sono legate al rapporto qualità/prezzo con una forte focalizzazione sul design, sull’artigianalità e sull’innovazione. Nel momento di

massimo sviluppo dell’economia globale, il Centro rappresenta un modo per coniugare le tradizioni all’innovazione nel settore retail. Val Vibrata Village apre le sua attività in relazione a 5 diverse tematiche di interesse: • DESIGN: arredi e complementi d’arredo delle migliori marche per la casa • MODA/FASHION: Capi di abbigliamento ed accessori delle migliori marche del made in Italy ma non solo • ENOGASTRONOMIA: l’eccellenza del territorio • RISTORAZIONE: ristoranti multietnici e intrattenimenti vari • TURISMO: accoglienza dedicata al cliente/turista a supporto della destagionalizzazione I NEGOZI PRESENTI Oggi sono già presenti alcune attività commerciali che hanno creduto nel progetto e si sono proposte per far tornare a vivere un luogo straordinario, capace di essere trasformato in una “destination” per tutta l’area adriatica per la qualità del prodotto e l’ unicità dei negozi. Val Vibrata Village propone una formula innovativa che raduna oggi importanti eccellenze italiane nel settore dell’Arredamento e del Complemento di Arredo. Con più di 70 marchi si può tro-


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CREARE LE CONDIZIONI PER IL RILANCIO DI INIZIATIVE LOCALI E REGIONALI È ARGOMENTO DI DISCUSSIONE DEL QUOTIDIANO. vare tutto il meglio del design italiano con prezzi ridotti, con ulteriori riduzioni durante i saldi estivi e invernali. Val Vibrata Village si inserisce all’interno di format distributivi evoluti, che arricchisce il tempo dedicato all’acquisto con esperienze coinvolgenti e servizi accurati. Una struttura articolata con negozi multisettoriali per offrire ai clienti un percorso emozionale di grande impatto. Importantissime le nuove aperture dei punti Ristoro e Divertimento quali KING – struttura di eccellenza che propone il modello sushi-wok e THEPLACE, la

innovativa area discoteca dedicata a balli latino-americani ma non solo. LO SPAZIO AI PRODUTTORI LOCALI La sfida è anche quella di promuovere il territorio con l’offerta di prodotti innovativi, di tradizione e di qualità nel segmento dell’arredamento, della moda e dell’ enogastronomia. Saranno create iniziative commerciali importanti che, inserite in percorsi turistici, potranno dare il giusto elemento di attrazione di un flusso potenziale assolutamente rilevante.

Un particolare attenzione viene data al Km ZERO su più fronti, alla disintermediazione (dal produttore al consumatore), alla comunicazione basata su strumenti innovativi e alla valorizzazione del rapporto speciale e personale con il cliente. Collaborazione con le istituzioni per la promozione del turismo Val Vibrata Village, nell’estate 2015, offrirà un Infopoint che si porrà come ufficio turistico del territorio in piena collaborazione con le istituzioni, con le DMC e con le associazioni locali.

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I MILLE PROGETTI DI LUIGI MASTRANGELO LA BUONA USCITA DEEJAY TV CHIAMA VALENTINA PEGORER IL PAPILLON DI PIERLUGI MUSCO BEAUTY MANIA IL MONDO IN PILLOLE

COSA VEDERE A TOKYO LA SARDEGNA CHE NON CONOSCI UN VIAGGIO TRA ART DECÒ E MODA ARTE IN MOSTRA LO STILE DI MODIGLIANI PANICO DA GUARDAROBA


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IBOOmagazine

EDITORIALE

VIRGINIA CIMINA’

CI SARÁ PACE IN QUESTO MONDO DI TERRORE

Ancora un’altra strage. Assassini che uccidono innocenti e intere popolazioni. Come l’attentato dell’Isis al museo del Bardo a Tunisi, accaduto lo scorso 18 marzo, costato la vita a 22 persone, tra cui 4 italiani e l’ultimo disastro aereo Germanwings, provocato volontariamente dal copilota Andreas Lubitz che ha attivato le procedure di discesa dell’aeroplano, conducendolo contro le montagne. Nell’incidente sono morte 150 persone. Conflitti terribili e crudeli che affliggono il mondo intero che possono tranquillamente risolversi con il dialogo, la cultura e l’educazione.

DIRETTORE RESPONSABILE Virginia Ciminà HANNO COLLABORATO Lorena Cacace Chiara Gallo Francesca Lori Virginia Maloni Riccardo Sada EDITORE Diamond Media Group s.r.l. Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE) Tel. 0861 887405 redazione@diamondgroup.it IBOO MAGAZINE È una testata registrata presso il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005 GRAFICA Diamond Media Group s.r.l. STAMPA Arti Grafiche Picene s.r.l. PUBBLICITA’ info@diamondgroup.it SITO WEB www.iboomagazine.com FACEBOOK Iboo Magazine Italia RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Dlgs 196/03 Virginia Ciminà Riservato ogni diritto e uso. Vietata la riproduzione anche parziale



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SPORT

LUIGI MASTRANGELO

dopo il volley c’è di più

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foto di Ugo Zamborlinii

a prima volta che ho visto giocare dal vivo il “Mastro” era con la maglia della Nazionale, ai Mondiali 2010 di Milano. Impossibile rimanere indifferente, non solo per la qualità del gioco ma per la grinta, la capacità di trascinare la squadra, l’essere leader, con quel sorriso sempre sulle labbra. Luigi Mastrangelo ha passato una vita sotto rete: nel ruolo di centrale ha schiacciato, murato, raccolto palloni che sembravano ormai a terra. Ha vinto tutto (o quasi) un atleta possa desiderare. Come altri grandi della pallavolo maschile prima e insieme a lui, è sempre stato più di un campione in campo. Merito di quel fisico scultoreo, da statua greca, quei 202 cm di muscoli scolpiti da anni e anni di allenamento. Aggiungete uno sguardo magnetico e un sorriso che illumina e vi sarà chiaro perché è ammirato da schiere di donne e una delle icone gay nostrane. Esempio per tanti, tantissimi giocatori in erba, trascinatore in campo, oggi a quasi 40 anni (li compirà ad agosto), ha dato l’addio alla pallavolo per iniziare un nuovo capitolo della sua vita, lontano dallo sport che lo ha reso grande e a cui ha dato tutto. Marito e padre


Una vita passata sotto rete, a murare, schiacciare, ricevere palle che sembrano cannonate: medaglie olimpiche, trofei nazionali e internazionali con i club e con la maglia della Nazionale. Poi l’addio ai palazzetti e allo sport che lo ha reso famoso, un idolo per centinaia di ragazzi/e e una nuova vita tutta da reinventare. Perché “Mastro” è un campione nato, dentro e fuori dal campo. LORENA CACACE

amorevole (ha due figli dalla moglie Vera), Gigi è pronto a lanciarsi nel mondo dello spettacolo. Dopo l’esperienza di Ballando con le Stelle, è approdato a Detto Fatto su Rai Due con i tutorial di pallavolo e ha in cantiere mille progetti. Una vita passata a giocare a pallavolo, sotto rete, a murare, schiacciare: come è iniziata la tua carriera? E quanto hai capito che la pallavolo era il tuo destino? Posso dire che è inizia quasi per caso o forse per destino. Io arrivo dal calcio, ho sempre amato giocare a pallone e militavo in una squadra del mio paese, Mottola. Già allora ero molto alto ed ero l’invidia dei ragazzi che giocavano a pallavolo. Mi dicevano che ero troppo alto per il calcio, anche perché non ero neanche un portiere, come mio padre: a me piaceva fare gol, giocavo, dove mi mettevano, come stopper, al centro della difesa, ovunque. Alla fine questi ragazzi mi convinsero a provare la pallavolo e un giorno presi la decisione. Non fu semplice a dire il vero: il calcio è sempre stato la mia passione, ma loro furono bravi a farmi piacere da subito la pallavolo, nonostante all’inizio lo considerassi uno sport “da femminucce”. Fui fortunato a trovare una squadra e un allenatore che credeva in me, che aveva più pazienza di quanta ne avessi io, tanto che alle prime volte, me ne andavo

un po’ stizzito dal palazzetto. Il tecnico di allora mi insegnò tutto, anche a smussare i lati spigolosi del mio carattere e ad ammorbidire alcuni atteggiamenti. Dopo un po’ ho capito che questo sport mi piaceva, era adatto a me e ho fatto dei provini per i settori giovanili più importanti di allora. Quando andavo nei palazzetti vedevo dal vivi atleti che avevo visto solo in tv: mi ricordo di Lucchetta, Papi e tutti gli altri. Capii allora che la pallavolo poteva diventare la mia vita. Alla fine mi prese il Volley Milano: lasciai la Puglia, la scuola (ero al terso anno geometra) e mi trasferii per iniziare la mia carriera. Alla fine avevano ragione quei ragazzi di Mottola, visti i premi che hai vinto nel corso della tua carriera da professionista: quale ricordi con più piacere? Dal punto di vista professionale devo dire che sono state le Olimpiadi i momenti più belli e in particolare la finale contro il Brasile ad Atene 2004: nonostante la sconfitta in finale contro la Selecao, per me fu un momento bellissimo. Quell’argento fu quasi un oro bianco. Dal punto di vista anche umane fu però la vittoria all’Europeo di Roma del 2005 il successo più bello: vincere davanti al tuo pubblico, in un palazzetto gremito, al termine di un torneo seguitissimo anche da casa fu davvero emozionante e speciale.

In tutti questi anni da professionista, qual è la cosa che ti ha lasciato lo sport? Lo sport, e il volley nel mio caso, come tutte le discipline sportive, ti dà dei veri insegnamenti di vita. Io arrivano dalla strada: giocavo a pallone per le vie con gli amici, usando i garage a mo’ di porte e combinando anche qualche guaio. A quei tempi ci accontentavano di poco per divertirci. Quando ho iniziato a giovare a pallavolo da professionista, la vita è cambiata. Facendo sport, cresci in un certo modo; quando poi giochi con un gruppo, impari che ci sono delle regole da rispettare, compagni, gli orari, l’allenatore. Questo ti porta ad avere una certa predisposizione ad aprirsi nei confronti degli altri, a essere rispettoso di tutti, regole comprese, anche se sei una testa calda come lo ero io. Lo sport ti aiuta a rispettare i compagni come gli avversari e certe regole, alla fine, te le porti anche fuori dal campo. Il mondo sportivo italiano spesso però è segnato da episodi davvero brutti, specie nel calcio. Penso all’ultimo caso dei tifosi olandesi che hanno rovinato la Barcaccia a Roma, o alla terribile morte di Ciro Esposito, tifoso del Napoli ucciso prima della finale di Coppa Italia a Roma. Nei palazzetti di volley tutto questo non succede: com’è possibile? La pallavolo, come il basket, può


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SPORT

insegnare tanto al calcio. Non sono certo sport minori come invece vengono definiti dai più. Vedere le famiglie alle partite con i bimbi è una cosa bellissima ed è così che deve essere. Io stesso ho portato alle mie partite i miei bimbi ed è bello essere sereni che nulla gli possa accadere: il peggio che possa capitarti è che scivolino dalle scale e si sbuccino un ginocchio. Così bisogna vivere lo sport, da appassionato. Purtroppo nel calcio questo non accade. Credo che dovrebbero adottare davvero delle punizioni severe: chi ha sbagliato deve esser punito, va messo anche in carcere. Il calcio deve seguire regole ben precise e, quando si punisce qualcuno per il tifo violento, questa cosa deve essere ben pubblicizzata, per far passare anche un messaggio agli altri. Dopo oltre 20 anni di carriera, hai chiuso la carriera da professionista e ora il futuro è lontano dai campi di volley: quali sono i tuoi progetti? Mi piacerebbe fare l’attore. So che non è facile: vedo attori bravi che hanno studiato e sono preparati che non hanno lavoro. Anche in questo campo lo sport ha molto da insegnare. Nel mondo dello spettacolo ci dovrebbe essere più meritocrazia, come avviene in campo sportivo dove solo se sei bravo vai avanti. In ogni caso, è un mio sogno: credo di avere la faccia giusta per farlo. Mi hanno sempre detto che sarei stato perfetto nella parte del “cattivo”, forse per via della mia fisicità, ma anche per il carisma che ho sempre avuto nella gestione del gruppo. Essere un trascinatore ti porta a pensare. Ho sempre avuto tante facce in campo, ma ho sempre mostrato tutta la grinta e la capacità di non arrendermi mai. Recitare poi mi piace molto e mi viene facile. Mi sono avvicinato al mondo della tv e ora ho uno spazio con i tutorial sul volley; una cosa simpatica, nata quasi per caso ma che mi piace. Ho anche fatto una piccola parte in Centovetrine, vedremo come andrà.

Hai partecipato a Ballando con le Stelle nel 2013, i tutorial di volley per Detto Fatto: come è stato l’approccio con il mondo della tv? Devo dire che ogni volta che vado, cerco di essere me stesso, non fingo mai. Faccio quello che devo fare senza mai nascondermi o cambiarmi. Non voglio apparire diverso da come sono. Anche lo spazio che ho ora con i tutorial, è nato tutto quasi per caso: ero stato ospite della trasmissione, mi sono divertito molto, sono piaciuto agli autori e mi hanno preso. Non potrei mai fingere: chi mi conosce sa come sono fatto. La vita dello sportivo è dura, con molti sacrifici ma, nel tuo caso, con moltissime soddisfazioni: ti manca? Dopo 20 anni no. Diciamo che in buona parte ancora oggi la continuo: faccio sport e mi alleno in palestra tutti i giorni. Mi piace curare l’aspetto fisico ed è una cosa che farò per sempre. Non mi ci vedo grasso o trasandato. Credo sia importante piacersi o almeno lo è per me: è bello prendersi cura di se stessi. Se c’è una cosa che mi manca è il contatto con la palla e la maglia della Nazionale, ma credo che ci sia un tempo per tutte le cose. Ad agosto compio 40 anni e, bravo o non bravo, è giusto lasciare spazio ai più giovani. Sei sempre stato considerato un sex symbol sia dalle donne che dagli uomini: come vivi questa cosa? Ci sono etichette che fanno piacere. Piacere a donne e uomini significa che piaci anche come persona, per come sei fuori dal campo. A parte l’essere visto come un sex symbol, la cosa più bella di tutti questi anni da pallavolista è essere stato per tanti anni un esempio per i giovani. Aver trasmesso a tutti quei ragazzi i valori dello sport, il rispetto e i sacrifici che si devono fare in campo, come in tutti i lavori. Credo che quello sia la cosa più bella: essere considerato un esempio.

Alla fine della carriera da giocatore, molti sportivi si dedicano al ruolo di allenatore: come mai per te non è stato lo stesso? Sarei andato a fare la stessa vita che facevo da atleta ed è stata dura già farla per 20 anni. Non mi lamento, sia chiaro: sono stato fortunato e un privilegiato a poter giocare a così alti livelli per tanto tempo. In ogni caso, non avrei potuto fare l’allenatore perché non ho tanta pazienza e non credo di essere adatto. Ne ho avuti tanti nel corso della mia carriera: oltre al lato tecnico, devi essere anche uno psicologo e saper gestire un gruppo, renderlo armonico. Ho passato una vita in questo mondo e credo che, se ne avessi voglia, potrei anche farlo, ma non sarei me stesso ed è quella la cosa che conta di più Sport e spettacolo: c’è qualcosa che li accomuna? Lo sport è anche spettacolo. La gente che veniva a vedermi giocare si divertiva anche perché in campo davo spettacolo. I muri, le schiacciate, i recuperi impossibili: la pallavolo è uno sport molto scenografico e divertente da vedere. Il mondo dello spettacolo è invece diverso da quello che vediamo fuori. Molte cose sono costruite, mentre lo sport è più vero. Non puoi costruire nulla prima: si lavora tanto per poter raccogliere dei risultati. Per gli sportivi è una cosa difficile da accettare: essere se stessi in quel settore, può essere controproducente. Oltre al volley, ci sono altre passioni che vorresti coltivare? Ho sempre amato le auto: se non avessi giocato a pallavolo, forse sarei diventato un pilota o un poliziotto. Questa era la mia strada prima di incontrare il volley: lo farei anche adesso, per aiutare il mio Paese e ripulirlo da quelle erbacce che lo stanno rovinando. In ogni caso, sono pronto a cambiare vita, con la pallavolo sempre nel cuore.



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MUSIC

LA BUONA USCITA: SEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE E LIBRARIE RICCARDO SADA

I DISCHI

“The Divergent Series: “Froot” Marina And Insurgent” The Diamonds AA.VV. Universal Music (Warner Music) La colonna sonora del nuovo film “The Divergent Series: Insurgent” è figlia del romanzo di fantascienza distopica per giovani adulti di Veronica Roth. Il secondo episodio cinematografico vanta la supervisore musicale di Randall Poster. All’interno del film c’è una collezione di brani di grande varietà e potenza, come “Holes in the Sky” di M83 (con Haim), “Blood Hands” di Royal Blood, “Never Let You Down” di Woodkid (con Lykke Li), “The Heart of You” di Anna Calvi, “Sacrifice” di Zella Day, “Carry Me Home” di Sohn, “Warriors” di Imagine Dragons e “Convergence”, composta da Joseph Trapanese.

Il nuovo album di Marina And The Diamonds sta già facendo parlare di sé da ottobre dello scorso anno, quando Marina ha iniziato a rendere disponibile il nuovo materiale, risultato di un proprio cambiamento radicale. Procedendo in avanti a grandi balzi, Marina si lancia in brani ballabili, in melodie sognanti ed un’effervescenza mai vista prima. Così il sogno passa dalla spensieratezza del testo di “Happy” alla title track “Froot”. E non solo: anche in brani come “Forget”, “Gold”, “Solitaire” e “Weeds” si respira un aria speciale.

“Rock International” AA.VV. (Smilax Publishing) “Rock International” è la prima compilation firmata Smilax Publishing dedicata a tutti gli amanti del genere. Una selezione di sedici tracce che portano il suono verso il mondo degli Shapeshifted (“If You Got A Problem”) e poi verso quello dei Coldplay (“A Sky Full Of Stars”). Ma lo spazio è per The Goodnight (con “Back To Life”), Free Spirit (“Hysteria”), Paper Wolves (“Normal After All”) e tutto il movimento contemporaneo e non, come quello di Sweet Tequila (“Rough & You Like It”), The Royal (“Don’t Leave Yet”), Francess (“In My Veins”) e tantissimi altri.


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“Just Nation Vol. 1 (A

Great Collection Of House Music)” AA.VV. (Just

“Fight Your Fears” Dennis Sheperd (A Tribute To Life)

“Agua do Mar” AA. VV. (Smilax Publishing)

Una compilation nata dall’esigenza di riscoprire alcuni artisti che negli anni hanno ispirato il nostro sound, primo fra tutti Mark Knight. Gabry Sangineto e Sergio Matina ne sono convinti. E oltre al boss della Toolroom ci sono anche Umek, Prok & Fitch, The Cube Guys, Muzzaik, Phunk Investigation, Matt Smallwood, Matteo DiMarr, David Penn, Marco Lys e molti altri. In questo primo volume la coppia ha messo insieme le quindici tracce house più forti in circolazione e appartenenti al mondo dell’etichetta di Sergio Cerruti.

Grazie a PledgeMusic e a un crowdfunding costante, e dopo tre anni di lavoro in studio di registrazione a perfezionare i propri suoni, il dj e produttore tedesco Dennis Sheperd annuncia il suo secondo album, che include collaborazioni importanti come quelle con le cantanti Christina Novelli, JES, Ana Criado, Molly Bancroft e Katty Heath. Sono i fan dell’artista teutonico che hanno reso possibile l’uscita. In fondo, l’artista berlinese ha davvero messo il meglio in questo progetto, andando a scomodare il gotha del genere trance.

Programma radiofonico selezionato e mixato da Jean Paul Maynard con brani di musica lounge, chill-out, ethno beat, new jazz e bossa nova, “Agua do Mar” punta su un’atmosfera raffinata e di alto livello. Tra candele, profumi e luci soffuse, o semplicemente ascoltato in auto nelle ore notturne, il progetto si appresta a diventare il compagno di viaggio musicale per gli spiriti più glamour ed esigenti. Il coinvolgente e rilassante ritmo downbeat che lo contraddistingue lo ha fatto diventare una vera e propria colonna sonora nel settore della musica più fashion.

Entertainment)

IL LIBRO

“Lenny Kravitz: God Is Love - La vita, la musica, l’arte e la spiritualità” Davide Caprelli - (Vololibero Edizioni) “God Is Love” ripercorre, fino agli inizi del 2015, le tappe fondamentali della vita e dell’opera artistica di Lenny Kravitz, che spazia dalla musica al design, dal cinema alla fotografia. Il libro è arricchito da diversi scatti del fotografo e art designer Mathieu Bitton, da alcune immagini a colori inedite del fotografo David Hindley (corredate da un’intervista originale allo stesso Hindley) e da un’intervista al batterista Zoro. L’introduzione all’opera di Davide Caprelli è di Ernesto Olivero (candidato al Premio Nobel per la Pace e fondatore del Sermig di Torino), la prefazione è di Massimo Poggini, giornalista musicale. L’autore devolverà i proventi derivanti dalla vendita di questo libro al Sermig di Torino.


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PEOPLE

Valentina Pegorer Foto di Olaf Pignataro


Seguitissima a livello social, grazie alla sua partecipazione alla trasmissione di Deejay TV “Occupy Deejay�, Valentina non riesce proprio a stare con le mani in mano CHIARA GALLO


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PEOPLE

alla city di Londra allo studio di Deejay tv. Il percorso di Valentina Pegorer si è fin da subito alternato in modo dinamico tra dirette tv, presentazioni on the road e interviste a personaggi dello show biz. Rappresentata da Stars on Field, ora è cresciuta e pronta per nuove attività e progetti, soprattutto grazie a collaborazioni con brand sportivi come Nike. In un mondo in cui l’apparenza conta, ma non sempre è tutto, Valentina ha trovato il giusto equilibrio tra semplicità e ottima comunicazione. Il mondo dei social media è dalla sua, il pubblico risponde molto bene ai suoi interventi sul web, permettendole di descrivere la realtà che la circonda in maniera genuina e molto diretta. Ragazza solare, positiva e con le idee ben chiare, oggi ha voluto raccontarci la sua storia e il suo segreto per guardare alla vita quotidiana. Notizia fresca di stampa Valentina sarà la testimonial su cui punta lo street brand inglese “Two of a kind”, distribuito in esclusiva da Aw Lab, per sfondare sul mercato italiano. Prima di tutto, raccontaci chi è Valentina Pegorer e come nasce l’idea del blog VGP che sta riscontrando così tanto successo? Valentina è proprio come la vedete in tv e sui canali social: una ragazza alla mano, esuberante e osservatrice. Diciamo pure che ho iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo sfruttando la mia immagine per poi capire che ciò che conta veramente è il

Foto di Olaf Pignataro

Foto di Edoardo Cafasso

potere comunicativo. Contrariamente a quello che si può pensare, sono da un lato sono espansiva ed egocentrica, ma dall’altro mi piace starmene in disparte e fare sentire la mia voce solo quando lo sento necessario. L’idea di aprire un mio spazio personale nasce proprio dall’esigenza di raccontare una parte di me, il mondo che frequento e ciò che mi appassiona nella speranza di suscitare un ottimo interesse da parte di chi mi segue. Hai vissuto a Londra per un po’ di tempo, una città multietnica e stimolante, cosa ti manca più di quel periodo e cosa invece preferisci del vivere in Italia?

Foto di Emanuele Ferrari


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Foto di Edoardo Cafasso

Non sono affatto il tipo di persona che ama vivere nei ricordi. I due anni trascorsi a Londra mi hanno regalato tanto. Un’esperienza da cui ho imparato a conoscermi, dove sono cresciuta e che mi ha aiutata a formarmi, lì sono diventata la persona che conoscete oggi. Poi si sa.. quando una città inizia ad essere casa tua, nel senso che diventa la quotidianità, per quanto grande e ricca possa essere come Londra, o piccola e familiare come Milano, dopo un po’ ti va stretta e senti la necessità di cambiare. Una cosa è certa: ho ancora tanta voglia di esplorare il mondo con le sue numerose e diverse realtà.

Ogni mattina entravo nella sede di Deejay e cominciava la mia palestra quotidiana di vita. Non si trattava solamente di gestire una diretta e tutti i suoi retroscena, con ospiti non sempre dell’umore giusto, con un pubblico numeroso e con alte aspettative, Occupy ha anche fatto parte della mia crescita e, giorno dopo giorno, e mi ha permesso di lavorare su me stessa, da piccolo bruco mi ha aiutata a trasformarmi in farfalla. Ecco, diciamo che, tuttavia, spero di avere vita lavorativa più lunga di una farfalla!

Come ti trovi a lavorare nel contesto radiofonico? La tua esperienza su Deejay Tv, Occupy Deejay, in cui hai avuto l’occasione di intervistare numerosi personaggi dell’ambiente musicale e non solo, come è stata e cosa ti ha trasmesso? Occupy Dejay è terminato lo scorso dicembre e non ripartirà purtroppo con la nuova stagione.

Parlando sempre nel contesto di Occupy, c’è stato un ospite o più ospiti che ti hanno colpita maggiormente e di cui conservi un bel ricordo? Ogni tanto in redazione scattava il “foto-toto-scommesse” per vedere se il mio collega ed io ci ricordassimo di tutti gli ospiti passati in studio, attraverso alcune foto che scattavamo post puntata. Ho una terribile memoria ed è ancora peggio quando devo associare un volto ad un nome. Sono passati tantissimi artisti che è davvero difficile scegliere! Tra gli ultimi di cui porto un ricordo più vivido, Maria Teresa Furnari, che aveva presentato il progetto Ecomostri. Non vi dico altro se non di andare direttamente a guardare la puntata!

Foto di Emanuele Ferrari

Il tuo è uno stile abbastanza singolare, diciamo che lo sport ce l’hai nel sangue. Come mai questa passione? Sarà perché lo sport non lo prendo troppo sul serio, lo associo al divertimento e alla collaborazione. Ho praticato per tanti anni danza di ogni tipo, mi sono fermata e ho ripreso da un paio di anni ad allenarmi. Grazie ad una serie di eventi e a gruppi legati ad un famoso brand sportivo, ho ritrovato la passione per lo sport. Mi lascio condizionare facilmente dal meteo, dall’umore, ma fare attività fisica è un momento che dedico a me stessa, mentre sono concentrata su ciò che faccio, scaccio via tutti i pensieri negativi. Credo che sia una sensazione un po’ comune a tutti. Andare a correre con le amiche, per esempio, mi da modo di prendermi del tempo per me stessa e godere di una compagnia a me cara.


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PEOPLE

Cosa ne pensi di questa tendenza sport chic che ha invaso il mondo della moda e delle celebrità? Non ne sono particolarmente interessata. Io ne parlo perché sono genuina, le sneakers le indosso tutti i giorni, anche per uscire la sera. Se ci sono celebrità che vestono Prada e per fingere di seguire le mode, mettendosi delle scarpe che non le fanno sentire a proprio agio, posso garantire che si vede. Nel 2014 sei stata presentatrice di We Own the Night, la corsa tutta al femminile organizzata da Nike. Cosa ti è rimasto di questa esperienza? Mamma mia che agitazione! Quella serata coincideva con la chiusura della mia seconda stagione a Occupy Deejay, quindi in un giorno ho salutato il mio pubblico quotidiano e gli ho dato un arrivederci a Settembre, poche ore dopo mi trovavo su un palco con 7mila donne davanti. L’impatto è stato fortissimo. Avere un pubblico difronte che reagisce alle tue parole è tutta un’altra esperienza, ma è stato proprio questo a mettermi a mio agio e a portarmi a preferirlo addirittura allo studio televisivo. Con Nike si è creata una grande unione e un’ottima sintonia, sia a livello di brand che di rapporti personali, specialmente con chi ha creduto in me, ritenendomi all’altezza di affrontare la situazione. Ora non ci resta altro che farti confessare: qual è il segreto per rimanere sempre attive, dinamiche e sportive come lo sei tu? Semplice. Seguite su Instagram tutte le modelle di Victoria’s Secret e troverete tutti i giorni un motivo per alzarvi e fare squat! (n.d.r. Top!)

Foto di Emanuele Ferrari



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VITA DA BLOGGER

La comunitĂ degli esperti di moda online si allarga al mondo maschile FRANCESCA LORI


FASHION BLOGGER AL MASCHILE e classe, ma nello stesso tempo simpatico e a volte un po’ eccentrico come me. Ami la musica e la moda. Possono essere combinate? C’è qualcosa che le unisce? “Beh, amo la musica, da quando ero piccolo ho sempre canticchiato, ora ho anche un gruppo che si chiama “4forcase” , mi piace trasmettere delle emozioni quando canto, ed è la stessa cosa che cerco di fare con la moda, seguo il mio stile, continuo per la mia strada e spero di piacere per quello che sono e quello che faccio!”

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chi l’ha detto che il fenomeno del Fashion blogging è solo femminile? Ormai sono tanti gli uomini che prendono piede e non perdono occasione per farsi conoscere e farsi piacere a suon di like. Tra i migliori fashion blogger italiani, citiamo Papillon di Pierluigi Musco che propone outfit di ogni genere. Quando hai sentito l’esigenza di aprire il blog Papillon? Come mai questo nome? Ho deciso di aprire il mio blog in seguito al consiglio di mia sorella Sabrina Musco, che aveva intrapreso precedentemente questa strada! Sapendo della mia passione per la moda mi ha spronato ed incoraggiato a fare lo stesso. Il nome “ Papillon” perché è un accessorio sinonimo di eleganza

Quanto conta l’aspetto fisico nella vita e nel mondo lavoro? “Penso che nel fenomeno del Fashion blogging, l’aspetto fisico conta ma non è la cosa principale! Vedere un fisico scolpito ovviamente fa like, ma la cosa importante è come ti vesti e cosa trasmetti, conosco “Curvy Blogger” che svolgono benissimo il loro lavoro e hanno anche un gran seguito! “ Come sei riuscito, nonostante i tuoi 20 anni, a farti spazio come fashion blogger uomo? “Sono partito nel momento in cui non c’era ancora l’inflazione dei blogger, soprattutto al maschile! Quindi mi sono buttato, ma più che altro l’ho fatto per passione. Su facebook ho sempre postato shooting in generale e quando ho capito che poteva trasformarsi in un lavoro ho semplicemente abbinato un po’ di studio e tanto impegno e pazienza!” Il giusto outfit per un uomo… “Un outfit giusto diciamo che non esiste, dipende dall’evento e dal contesto, più classico, sportivo, da sera ecc.. Quindi se dovessi consigliare un outfit sicuramente opterei per un jeans, boots, magliettina scollata e una giac-

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ca classica, allo stesso tempo fashion ed elegante ma anche abbastanza sportivo, insomma, d’effetto!” E per la donna invece? “Vale la stessa cosa del contesto, ma ad ogni modo: tacchi jeans leggermente largo e strappato, una bella maglia particolare, un cappotto lungo e un bel cappello stile borsalino!” Studi “Comunicazione Tecnologie e culture digitali” a Roma. Quanto è utile per il tuo lavoro da fashion blogger? “Penso sia una delle cose più importanti, lo studio abbinato al lavoro per poterlo perfezionare! E la cosa di cui mi pento è che ultimamente sto un po’ trascurando gli studi per motivi di tempo!” Quali sono gli stilisti che ammiri maggiormente? “Ne potrei elencare tanti ma sicuramente partirei da Dsquared2 per la stravaganza e la particolarità” Come descriveresti il tuo stile? “Vorrei vedermi nello stile “hipster”, mi affascina molto, ma non è precisamente quello il mio! Sono camaleontico, mi piace molto cambiare e adattarmi alle situazioni!” C’è un’epoca della moda che ti ispira molto? “Trovo molta ispirazione dagli anni precedenti, sono un appassionato del vintage, magari anni 70’ 80’ !” Com’è cambiata la tua vita? “Pregi e difetti: Adoro quello che faccio, ma non mi stacco più da iphone computer e tutto ciò che uso per lavorare, viaggio molto, e diventa difficile non trascurare altre cose come lo studio! Ma tutto sommato non mi lamento! Amo quello che faccio”


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IL MONDO IN PILLOLE

FACEBOOK LANCIA I PAGAMENTI VIA MESSENGER Facebook lancia la sfida ai servizi di pagamenti online. Il più grande social network permetterà ai propri utenti di trasferire denaro agli amici usando l’app di Messenger.

LA TORRE EIFFEL COMPIE 126 ANNI E’ stata inaugurata con una solenne festa il 31 marzo 1889. Sono passati ormai 126 anni da quando fu costruita per l’esposizione universale del 1889, che si tenne a Parigi per celebrare il centenario della Rivoluzione francese. La struttura con i suoi 1665 scalini è oggi attrattiva turistica e simbolo di Parigi.

BUON COMPLEANNO ERIC CLAPTON 70 anni fa nasceva il famoso chitarrista rock inglese. Lo Slowhand per festeggiare i suoi 70 anni si è regalato una compilation “definitiva”,Forever man, una raccolta di 51 canzoni che coprono 30 anni di carriera.


IL MONDO IN PILLOLE 29

C’È CHI NON DORME MAI Ebbene si esiste per davvero. Lui è Thai Ngoc, un contadino vietnamita di 70 anni che dal 1973, quando all’età di 31 anni è stato colpito da una febbre misteriosa, non è mai più riuscito a prender sonno. L’uomo si è sottoposto a diverse analisi mediche ma tutte con risultato negativo. L’unica spiegazione scientifica è che l’uomo riesca a fare nell’arco della giornata dei microsonni di pochi minuti impercettibili come se fossero dei brevi blackout che aiutano il cervello a recuperare energia.

IL MONDO IN PILLOLE

RIAPRE IL NUOVO MUSEO EGIZIO Dopo tre anni e mezzo di lavori e un investimento di 50 milioni di euro, riapre a Torino il museo egizio con un restyling tutto nuovo con spazi raddoppiati, scale mobili che richiamano un ideale percorso di risalita del Nilo e la possibilità di girare con un tablet o smartphone per le sale del museo per tradurre in tempo reale i geroglifici.


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VIAGGI

A SPASSO PER

TOKYO Fonte: Jnto

L

’area metropolitana di Tokyo ospita un quarto della popolazione giapponese, 12 milioni di anime che vivono ai confini della città. Il Palazzo Imperiale, che una volta era il Castello di Edo, è ancora protetto dai profondi fossati scavati originariamente. Delle splendide porte e delle an-

photo: Jnto

tiche torri di guardia punteggiano le mura a intervalli regolari. Il Nijubashi, un elegante ponte a due archi, conduce all’ingresso principale, aperto al pubblico in alcune occasioni. Il Giardino Orientale (Higashi Gyoen) era, una volta, occupato dal mastio originale. I fiori e le fioriture abbelliscono il giardino in ogni stagione, rendendolo un luogo di relax

ideale. Il Marunouchi Building, un punto di riferimento storico più comunemente soprannominato “Maru Biru” domina l’uscita della stazione di Tokyo e si affaccia sul quartiere di Marunouchi. Costruito nel 1923, l’edificio ha riaperto nel settembre 2002, offrendo su 36 piani, un complesso di ristoranti, negozi e uffici.


Una passeggiata di una decina di minuti vi condurrà a Ginza, famosa in tutto il mondo per l’eleganza dei suoi negozi e per le luci multicolori delle sue insegne al neon. Il Teatro di Kabuki-za è a pochi passi. Allontanandovi dalla vivacità di Ginza e di Yuraku-cho, dirigetevi verso lo spazioso quartiere di Ueno, dove vi attende il Parco di Ueno, il più grande della capitale. Dall’inizio del mese di aprile, il giardino si trasforma in un paradiso di ciliegi in fiore, che inonda la vegetazione con un delicato rosa pallido e attira una folla di escursionisti e gitanti. Il parco, disseminato di numerosi musei di diverso tipo, costituisce un ampio centro artistico e culturale. Se avete voglia di una fuga nel passato di Tokyo, non c’è nulla che possa competere con il quartiere di Asakusa. Le numerose strade isolate e strette, sono fiancheggiate da vecchie case e botteghe che vendono og-

getti tradizionali, dai kimono ai pettini fatti a mano. IlTempio di Kannon d’Asakusa, il cui perimetro brulica di commercianti, è il luogo ideale per fare provvista di souvenir. Shinjuku, nella parte ovest e alla moda della città, combina bar popolari e discoteche rumorose con grandi magazzini e negozi che vi proporranno uno shopping raffinato e sofisticato. In questo quartiere affaccendato, il Parco Nazionale di Shinjuku Gyoen vi sembrerà un’oasi di pace. Nelle vicinanze, nel quartiere di Hatsudai, sorge il complesso del Tokyo Opera City, che ospita tra le sue mura un’opera di grande imponenza. Shibuya, vicino al tranquillo Santuario Meijijingu e a Harajuku e Aoyama, i quartieri alla moda, è il luogo sognato da coloro che desiderano fare acquisti e distrarsi. Molto frequentato, soprattutto dai giovani alla moda della capitale, Shibuya è il cen-

tro dove transitano tutte le innovazioni tokyote in base alle quali si diffonde stabilmente la “cultura giovanile”. Sempre qui si sono stabilite l’avanguardia della moda e dell’arte internazionale, facendone la loro vetrina. Sedersi in un caffè all’aperto e sorseggiare un drink assistendo all’insolita sfilata dei passanti, è un piacere al quale vi sarà difficile resistere. Odaiba, costruita su un terreno bonificato nel porto di Tokyo, è uno dei punti nevralgici della capitale. Un centro commerciale sempre in fermento e il parco divertimenti di Joypolis attirano una folla di visitatori, alcuni dei quali vengono anche per fare un giro sulla ruota panoramica. Si tratta della ruota più alta del mondo, è l’emblema del luogo ed è particolarmente apprezzata dalle giovani coppie. Sedute nelle loro navicelle chiuse, quando cala la sera, hanno una visione magica della città illuminata.



Courtesy of TOP STUDIO I Parrucchieri Nereto


SARDEGNA 36

VIAGGI

ALLA SCOPERTA DI STINTINO Sabbia bianchissima e un mare dai mille colori Questa è Stintino una delle spiagge più belle della Sardegna

LA STORIA

Stintino è un paese di circa 1400 abitanti, nato in epoca piuttosto recente. Fu fondato nel 1885 dai pescatori originari di Camogli che vivevano sull’isola dell’Asinara e che furono da qui sfrattati quando sull’isola vennero istituiti un lazzaretto ed una colonia penale. Nel 1885, infatti a causa di una grave crisi di colera, il Governo decise di istituire un lazzaretto a Cala Reale e una colonia agricola penale a Cala d’Oliva. La Legge n.3183 del 28 giugno 1885 autorizzava quindi l’espropriazione dell’Asinara. Mentre i pastori che abitavano l’isola ed i residenti di Cala Reale furono trasferiti con la forza in diverse aree della Sardegna, le 45 fami-

Franco Desiderio www.stintino.net

glie di pescatori residenti a Cala d’Oliva ottennero invece il territorio di fronte all’Asinara dove fondarono il paese di Stintino. La particolare conformazione del territorio caratterizzato da due profonde insenature e conosciuto col nome di “Isthintini” (intestino in sardo) diede poi il nome al paese. Ancora oggi accanto al nome italiano di Stintino viene riportato, anche il nome sardo Isthintini.

STINTINO OGGI

Il paese si sviluppa intorno a due insenature che ospitano altrettanti porticcioli per barche da pesca e da diporto. Al porto vecchio chiamato “Minori” (piccolo) è stato affiancato il porto

nuovo detto “Mannu” (grande). Il grande sviluppo turistico degli ultimi decenni ha poi portato ad un ampliamento dell’estensione del porto nuovo, tanto che non è infrequente sentir parlare di tre porti. L’economia ruota intorno ai due porti ed ovviamente al turismo; in estate il paese si popola di turisti che possono trovare a Stintino i servizi necessari, ma anche una semplice passeggiata in un paese che ha saputo mantenere il fascino del vecchio borgo marinaro, coniugandolo con le strutture essenziali necessarie all’alto flusso turistico. Durante la stagione estiva vi sono anche frequenti iniziative di intrattenimento per i turisti e per i residenti. Tra le manifesta-


VIAGGI 37

zioni organizzate annualmente, importante è la regata velica di fine Agosto denominata ‘Regata della vela latina’ che nel 2015 vedrà la sua 33^ edizione. L’8 Settembre in occasione della ricorrenza della Beata Vergine della Difesa, santo patrono del paese, viene organizzata una cerimonia molto sentita e suggestiva.

IL TERRITORIO: LA PELOSA E CAPO FALCONE

La grande notorietà di questo paese è certamente dovuta alla spiaggia della Pelosa, situata a 3 km. a nord del paese di Stintino. Il colore turchese dell’acqua della Pelosa e le sue trasparenze, nonché la finissima sabbia bianca la fanno somigliare ad una spiaggia tropicale più che ad una mediterranea. Questa caratteristica rende la spiaggia della Pelosa una delle spiaggie più belle in assoluto in Italia. Oltre all’assenza dei pesci tropicali, è la vegetazione a ricordarci che siamo in Sardegna; non palme, ma macchia mediterra-

nea ai limiti e perfino sulla stessa spiaggia. Nel corso degli anni, la noncuranza, se non maleducazione dei villeggianti ha messo a rischio la vegetazione ai bordi e sulla spiaggia stessa, vegetazione che peraltro è essenziale per la sua funzione di trattenere la sabbia, per cui negli ultimi anni si è provveduto a transennare e porre divieti per difendere tale vegetazione. Di fronte alla spiaggia si trova l’isolotto (chiamato appunto della Pelosa) con la caratteristica torre

aragonese edificata nel 1578 a difesa del litorale, che dà il nome alla spiaggia. L’isolotto della Pelosa è raggiungibile a piedi dalla costa seguendo un guado naturale in un punto all’estremità nord della spiaggia della Pelosa. Poco oltre si nota l’isola Piana usata in passato come pascolo per il bestiame sulla quale si trova un’altra torre chiamata Torre della Finanza. Nella stessa direzione oltre l’isola Piana si scorge il profilo delle rocce maestose dell’Asinara. Queste tre isole ed il promontorio di Capo Falcone costituiscono una difesa naturale della spiaggia dal maestrale, frequente in queste zone, facendo si che il mare che si affaccia sulla spiaggia sia sempre calmo. Alle spalle della spiaggia della Pelosa si trova il promontorio di Capo Falcone che è la punta estrema a Nord-Ovest della Sardegna. Il promontorio prende il nome da una torre saracena chiamata appunto Torre del Falcone, antico baluardo difensivo che sovrasta il colle. La roccia è granitica; il suo aspetto particolare l’ha resa famosa come “Pietra di Stintino”. Con essa i muri esterni di molte abitazioni del luogo sono tipicamente ricoperti per motivi estetici, ma anche a protezione dal salino e dal vento. Ma una caratteristica non a tutti nota, che rende unico questo posto è la convivenza a distanza di pochi metri di due paesaggi naturali estremamente diver


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VIAGGI

si. Se, infatti sul lato Nord-Est, di fronte all’Asinara si può trovare la distesa di sabbia bianca della spiaggia della Pelosa, con acqua trasparente e bassa per un centinaio di metri, sul lato a Nord-Ovest, girato l’angolo del promontorio la costa diventa rocciosa ed impervia con strapiombi di circa 150 metri sul mare blu e profondo. Per gli amanti delle scogliere e della tranquillità è possibile raggiungere il mare in più punti pur se con un po’ di difficoltà. La zona che domina questa scogliera è chiamata la Valle della Luna.

FESTA PATRONALE

La festa patronale di Stintino, intitolata alla Beata Vergine della Difesa si celebra il giorno 8 Settembre. L’origine della festa risale al 1° Gennaio 1865 quando fu fondata la confraternita religiosa “Beata Vergine della Difesa” da parte

degli abitanti dell’Asinara prima dell’abbandono forzato dell’isola. A tale confraternita, tuttora attiva, sono iscritti tutti gli stintinesi che abbiano compiuto 12 anni. Ogni anno viene eletto un priore (od obriere) che ha il compito di organizzare la festa della Santa patrona e di presenziare con un numero minimo di confratelli alle principali manifestazioni religiose; in queste occasioni vestono l’abito tipico composto da gonna lunga e camicia bianca, con una mantellina blu ed un cordone dello stesso colore. La festa si svolge nell’arco di una settimana e si articola in diverse manifestazioni ed attività. Molto suggestiva è la processione che si svolge l’8 di Settembre

nel pomeriggio e che parte dalla Chiesa di Stintino, dopo la messa celebrativa, fino al mare, dove il simulacro della Vergine viene portato sulle barche dei pescatori, così da ricordare ogni anno la traversata fatta nel 1885 con la Vergine dall’Asinara a Stintino. Partecipano alla processione oltre ai rappresentanti della confraternita ed alle autorità locali, anche rappresentanti di altri comuni della Sardegna e gruppi folcloristici sardi e pure stranieri. Le barche che costituiscono la processione a mare sono quella su cui è stata caricata la statua della madonna, che guiderà la processione, quella con i rappresentanti della confraternita

ed altre autorità, mentre in coda alla processione sono ammesse le barche di privati che vogliono partecipare. Dopo un breve giro nel mare di Stintino viene gettata in mare una corona a ricordo dei caduti del mare di Stintino. In chiusura di giornata l’obriere offre un rinfresco prima del tradizionale spettacolo pirotecnico musicale alla diga foranea del Porto Mannu. In conclusione della settimana di celebrazioni, manifestazioni sportive e la tradizionale Sagra del Pesce, si svolgono le elezioni del nuovo obriere ed un nuovo rinfresco offerto in questo caso dal nuovo obriere.


ARTE 39

Tamara De Lempicka un viaggio tra Art Decò e Moda anni ’30

E

ntrare nelle sale di Palazzo Chiablese per ammirare le circa 80 opere di Madame La Baroness, come soleva farsi chiamare Tamara de Lempicka, significa tuffarsi completamente in un mondo multisfaccettato, fatto di grandi party hollywoodiani e arte mistica, in un alternarsi continuo tra sacro e profano. La mostra, che resterà aperta al pubblico fino al 30 agosto 2015, si compone di sette sezioni, dando vita ad un percorso completo sull’artista innovativa e la donna di mondo. Il talento della Lempicka emerge fin dalla prima giovinezza, riportati sono infatti alcuni dei suoi acquerelli di inizio ‘900 che ritraggono paesaggi e nature morte. Vi è già presente una ricerca stilistica e una precisione per i dettagli che caratterizzarono sempre la sua arte, identificandosi come suo tratto distintivo. Nella prima sezione è esposto un gran numero di fotografie di luoghi e ambienti frequentati da Tamara in un arco di tempo che va dal 1916 al 1980, nello spazio di due o tre sale possiamo quindi scorgere tutta la vita, le passioni, i cambiamenti che affrontò questa donna così forte, ma al tempo stesso così sola, in un mondo ancora dominato dagli uomini. L’arte che si intravede nei lavori degli anni ’40, presenta ancora una vasta gamma di nature morte e vedute dallo studio parigino in cui viveva Tamara in quegli anni. In questa seconda sezione non affiora ancora l’ottima capacità tonale che rappresentò la grande innovazione stilistica dell’artista. Spostandoci nelle sale di Palazzo Chiablese, troviamo un’interessante analisi del rapporto che la legò alla figlia, Kizette, rappresentata più volte con diverse ambientazioni, ma sempre con la medesima espressione dualistica, in bilico tra purezza e malizia, elemento contraddittorio che per certi versi identifica la natura femminile. Si prosegue con uno scorcio di religiosità, di “arte sacrale” se vogliamo, molto più intima e inedita della Lempicka, a cui il pubblico forse non è abituato. Pur mantenendo uno stile proprio, l’artista evoca sulla tela la sua interiorità e il suo modo di interpretare la religione cristiana. In questa sezione, alcuni lavori si ispirano liberamente all’arte rinascimentale italiana, altri si compongono di elementi più originali, ma non per questo meno eleganti e ricchi di devozione e purezza, come ad esempio nell’opera La Vierge bleue del 1934. Si apre poi la quarta sezione, dedicata alle donne immortalate dalla Lempicka. Donne in piena evoluzione, sicure di sè, affascinanti e quasi androgine, immortalate in abiti alla moda, che segnarono l’icona femminile di un’epoca. Ecco allora capolavori come

CHIARA GALLO

20_Tamara de Lempicka “Perspective” ou “Les deux amies”, 1923 Olio su tela, 130,00x160,00x0,00 cm Association des Amis du Petit Palais, Genève © Association des Amis du Petit Palais, Genève © Tamara Art Heritage. Licensed by MMI NYC/ ADAGP Paris/ SIAE Roma 2015

Le confidenze, La sciarpa blu, per giungere allo straordinario Ritratto di Madame Perrot. Si accompagnano a questa sezione alcune creazioni che vennero richieste a Tamara direttamente dalle case di moda, come Lucien Lelong, Marcel Rochas e Maison Blanche Lebouvier. Nella sesta sezione rivolgiamo l’attenzione sulla visioni per così dire “scandalose”, provocatorie e forse anche più intense della Lempicka, una Lempicka ritenuta eccessiva per l’epoca, che analizza i rapporti e le relazioni di coppia, in particolare tra donne. Notevole il capolavoro del 1923, La Prospettiva, in cui si fa strada la lezione cubista e delle avanguardie francesi, dove in primo piano appare evidente la sensualità e la complicità della sfera femminile. Si chiude l’esposizione con un’ultima sezione dedicata agli amori, uomini e donne, della sua vita. Nudi e ritratti che mostrano l’intimità dei sentimenti che l’artista voleva rappresentare, lasciandosi andare e facendosi guidare da un istinto che spesso in altri lavori non compare. Una retrospettiva importante quella voluta dal Polo Reale di Torino, che si dimostra all’altezza di celebrare l’eleganza, la trasgressione, l’indipendenza e la passione artistica della signora indiscussa dell’Art Decò. Tamara de Lempicka Palazzo Chiablese Piazzetta Reale - Torino Fino al 30 agosto 2015 Info: www.mostratamara.it


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ARTE

“Piero Della Francesca. Il disegno tra arte e scienza - Reggio Emilia” Ci fu Giotto e ci fu Masaccio, poi venne Piero della Francesca. Matematico, grafico, scrittore, artista, questo è molto altro è raccontato fino al 14 giugno nelle sale di Palazzo Magnani. Un percorso realizzato grazie alla curatela di Filippo Camerota, Francesco Paolo Di Teodoro, Luigi Grasselli. Cento le opere in esposizione che vedranno accanto al Maestro del San Sepolcro i grandi artisti della prospettiva che operarono nei secoli a cavallo tra ‘400 e ‘500, tra cui: Lorenzo Ghiberti, Leon Battista Alberti, Ercole de’ Roberti, Domenico Ghirlandaio, Giovanni Bellini, Francesco di Giorgio, Albrecht Dürer, Antonio da Sangallo il Giovane, Baldassarre Peruzzi, Amico Aspertini, Michelangelo, e molti altri. Piero della Francesca fu un innovatore sotto differenti punti di vista. Fu uno dei primi a sperimentare in modo concreto l’insegnamento della prospettiva avviato da Giotto circa un secolo prima. Circondato da un alone di mistero e leggenda, questo artista lasciò in eredità ai posteri una serie di opere di raffinato valore oltre a numerosi scritti che testimoniano il suo lungo lavoro. La mostra si pone come obiettivo finale proprio quello di raccontare questo lato meno noto dell’artista, attraverso un corpus grafico e teorico: i sette esemplari, tra latini e volgari, del De Prospectiva Pingendi (conservati a Bordeaux, Londra, Milano, Parigi, Parma, Reggio Emilia) i due codici dell’Abaco (Firenze), il Libellus de quinque corporibus regularibus (Città del Vaticano) e l’Archimede (Firenze). Un’interessante viaggio tra arte, matematica e innovazione. Piero Della Francesca. Il disegno tra arte e scienza Palazzo Magnani Corso Giuseppe Garibaldi, 29 Fino al 14 giugno 2015 Info: www.palazzomagnani.it

“San Sebastiano curato dalle pie donne” Simon Vouel 1662, olio su tela, Roma. Collezione Mario Condorelli

“Il Barocco a Roma. La meraviglia delle arti - Roma”

Dal 1 aprile al 26 luglio 2015 la Fondazione Roma Museo-Palazzo Cipolla presenta un’ambiziosa operazione culturale che ha il suo principale centro propulsore nella mostra Barocco a Roma. L’evento espositivo si colloca nel mezzo di un originale progetto volto a mettere in luce alcuni dei principali centri barocchi della città. ,L’operazione nasce dalla volontà del Presidente della Fondazione Roma, Emmanuele Francesco Maria Emanuele. Il percorso si sviluppa con una serie di eventi satellite correlati e presenta alcune preziose opere inedite come il disegno riferibile a Ciro Ferri tratto dagli affreschi di Pietro da Cortona, il Contro-progetto per il colonnato di piazza San Pietro di Gian Lorenzo Bernini ed altri ancora. Si possono ammirare anche i bozzetti del Bernini per le statue di ponte Sant’Angelo e per l’Estasi di Santa Teresa, il prezioso arazzo Mosè fanciullo che calpesta la corona del faraone su cartone di Nicolas Poussin nonché disegni progettuali di Francesco Borromini e Pietro da Cortona. Un’iniziativa interessante curata da Maria Grazia Bernardini e Marco Bussagli, che insieme agli eventi satellite, offre al pubblico la possibilità di rivivere l’esperienza estetica ed artistica del Barocco in quello splendido e più che adatto scenario che è Roma. Il Barocco a Roma. La meraviglia delle arti - Roma Palazzo Cipolla Via del Corso, 320 Dal 1 aprile al 25 luglio 2015 Info: www.mostrabaroccoroma.it


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“Italia: fascino e mito. Dal Cinquecento al Contemporaneo - Monza” Cominciano ad affollarsi gli eventi in corrispondenza dell’EXPO 2015 che vedrà Milano più che mai al centro della scena. In tal occasione, il Ministero dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, con il sostegno di Regione Lombardia, ha voluto realizzare una mostra in grande stile che celebra il mito del Bel Paese nell’immaginario collettivo europeo attraverso i secoli. L’evento inaugurerà il 23 aprile e si concluderà il 6 settembre 2015, con un allestimento che invaderà gli spazi della Villa Reale di Monza. Un’Italia simbolo di gusto, raffinatezza, eleganza, tutto codificato sotto l’insegna del “bello ideale”, che avrà diverse manifestazioni nella storia della pittura, della scultura, delle arti decorative e dell’architettura internazionali. Un’iniziativa che permetterà ai visitatori di avere una visione completa di quella che è stata ed è tutt’ora una cultura multietnica e condivisa in gradi di creare ispirazione e pensiero. Italia: fascino e mito. Dal Cinquecento al Contemporaneo Milano Palazzo Reale di Monza Viale Brianza, 1 Dal 23 aprile al 2 settmbre 2015 Info: www.fascinoemito.it

“Picasso. L’eclettismo di un genio - Catania”

Una mostra che grazie ad un grande nome promette di aprire le porte ad un vasto pubblico per il Museo Civico Castello Ursino. Un’esposizione che si terrà dal 15 aprile al 20 maggio. Un periodo relativamente breve per un artista di questa portata, ma che illustra attraverso più di 170 opere tra oli, ceramiche, disegni, serigrafie, fotografie e incisioni, la poliedricità e la varietà stilistica di uno dei più dei maggiori geni del ‘900, Maestro e iniziatore della corrente artistica che pervase ogni forma culturale dell’epoca: il cubismo. Si tratta di un excursus completo dove sono presenti anche le rarissime opere del periodo blu e venticinque ceramiche a testimonianza dei vertici che Picasso ha saputo raggiungere nel corso del tempo in tutte le arti. Picasso. L’eclettismo di un genio - Catania Museo Civico Castello Ursino Piazza Federico II di Svevia, 3 Dal 15 aprile al 20 maggio 2015 Info: info@moveonpromotion.com

A R T E CHIARA GALLO


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“Leonardo da Vinci: 1452 - 1519 - Milano” La storia dell’arte è fatta da pietre miliari come Leonardo Da Vinci e Milano come allestire una mostra in suo onore. Dal 15 aprile al 19 luglio a Palazzo Reale, in concomitanza con lo svolgimento di Expo 2015, saranno presentate alcune delle opere che il Maestro realizzò durante il soggiorno lombardo alla corte di Ludovico il Moro, protrattosi dal 1482 fino al 1499. Creando un ideale collegamento con il capolavoro del Cenacolo di Brera, la mostra sfoggia lavori inestimabili come Il Ritratto di Musico della Pinacoteca Ambrosiana, il San Gerolamo dei Musei Vaticani, la Scapigliata della Galleria Nazionale di Parma e la Madonna Dreyfuss dela National Gallery di Washington. Accanto a queste ed altre importanti opere, il percorso ideato si arricchisce di oltre 100 disegni autografi del maestro toscano, di alcuni modelli storici di sue invenzioni e dalla possibilità di confronto con opere dei grandi maestri del Rinascimento italiano e internazionale, come Sandro Botticelli, Donato Bramante, Antonello da Messina, Filippo Lippi, Girlandaio, Paolo Uccello, Jan Van Eyck e Verrocchio. Dodici sezioni in grado di illustrare l’eccezionalità della vita e del talento di questo artista-genio capace di spaziare in molteplici ambiti dall’ingegneria, alla scenografia, dalla pittura alla scienza. Leonardo da Vinci: 1452 - 1519 Palazzo Reale Piazza del Duomo, 12 Dal 15 aprile al 19 luglio 2015 Info: nfo@milanoguida.com

“100 Scialoja. Azione e Pensiero Roma” In occasione del centenario dalla nascita di uno dei maggiori interpreti dell’arte italiana di metà novecento, Toti Scaloja, il MACRO di Roma ha inaugurato un’interessante retrospettiva che si prolungherà fino al 6 settembre 2015. In esposizione alcune opere dei primi anni Quaranta, accompagnate dagli gli ultimi grandi lavori inediti della fine degli anni Novanta, chiudendo poi con la serie delle “Impronte” realizzate durante gli anni Cinquanta, momento in cui l’artista comincerà il suo percorso verso l’astrattismo e l’espressionismo americano. Una mostra che si pone come obiettivo anche quello di riportare in luce le meravigliose scenografie ad opera di Scaloja: per la prima volta esposta al pubblico, la “Macchina a pettine”, una delle cinque originali macchine sceniche create per l’opera di Rosso di San Secondo, Il ratto di Proserpina. 100 Scialoja. Azione e Pensiero MACRO Via Nizza Fino al 6 settembre 2015 Info: info@fondazionetotiscialoja.it


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La bohème di Parigi o Modigliani? CHIARA GALLO

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l sistema del grande nome per attirare il grande pubblico sembra funzionare sempre più spesso per le mostre di ampio respiro come quella inaugurata il 14 marzo presso la Gam di Torino. Diciamo che sembra quasi una prassi ormai aprire le porte a mostre preconfezionate con un contenuto non così importante, in attesa di mostre di alto livello come quelle di Renoir o Degas. Protagonista dell’esposizione di questi giorni, in teoria, quel genio toscano di Amedeo Modigliani che, nella Parigi bohèmienne degli anni ’20, celebrò il suo stile essenziale, schematico e lineare fino all’estremo, dissociandosi da qualsiasi movimento a lui contemporaneo. La mostra, realizzata in collaborazione con Skira e il Centre Pompidou, più che “Modigliani e la bohème di Parigi” dovrebbe essere “La bohème di Parigi e Modigliani”. Il percorso, infatti, si snoda intorno a tutta la cosiddetta “Scuola di Parigi”, che si sviluppò nell’immediato dopoguerra tra le strade di Montmartre e Montparnasse. I rappresentanti di questa corrente rifiutavano ogni etichetta, ponevano al centro l’animo umano, prediligendo la raffigurazione all’astrattismo che imperversava nei Salon dell’epoca sotto l’influsso di Picasso e dei suoi seguaci. Si trattava per lo più di artisti isolati dalla società, che avevano fatto della bohème il loro stile di vita e di pittura. Quasi come se l’arte da sola bastasse per vivere, si concentravano

sull’essenza del figurativo pittori quali Maurice Utrillo, Marc Chagall, Suzanne Valadon, Chaim Soutine, Kees Van Dongen, tutti presenti e suddivisi nelle cinque sezioni della mostra torinese. Un focus interessante è quello dedicato al rapporto tra Modì e lo scultore di origini rumene Con-

stantin Brancusi: entrambi si dedicarono con passione alle forme ancestrali della scultura, ispirandosi alle maschere africane e alle opere dell’antico Egitto. Non si deve dimenticare che per un certo periodo di tempo Modigliani sperimentò incessantemente il taglio della pietra, attraverso la quale poteva esprimere linee e forme ieratiche, altere ed essenziali. A differenza dei suoi amici questo artista “maudit” ritraeva

senza concentrare l’attenzione sull’ambiente o sulla persona stessa, ciò che gli interessava in primis era cogliere l’anima, il colore che possedeva e riuscire a imprimerla sulla tela, in quegli occhi inespressivi. Tra i quadri di Modigliani esposti alla Gam ritroviamo numerosi ritratti tra cui quello realizzato per la sua compagna Jeanne Hébuterne, tristemente vedova prima e suicida poi, l’amico e collega Chaim Soutine, l’amante Lolotte e due tra la sue opere forse più celebri: Il Giovane ragazzo rosso e il Ritratto di Dédie. In tutti traspare quello “stile Modigliani” che cerca di immortalare l’essenza della vita, senza aggiungere altro. I personaggi sono riconoscibili solo grazie a semplici dettagli che man mano vanno scomparendo. I colori sono leggeri o forti quasi a voler identificare le personalità di ognuno. L’artista, come altri giovani della sua epoca che condividevano le stesse precarie condizioni fisiche ed economiche, si spense presto, lasciando un’eredità più grande di quanto potesse immaginare. L’esposizione, che si protrarrà fino al 19 luglio, è una bella panoramica di quello che è stato un periodo artisticamente prolifico, ma al contempo terribile e difficile per coloro che ne furono i protagonisti. Peccato solo per il corpus di opere firmate Modigliani non molto esaustivo. La mostra promette di essere, in ogni caso, un successo in grado di attirare pubblico e ricordare una cultura forse un po’ dimenticata.


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DIALOGO

SIAMO TUTTI AFFETTI DAL “PANICO DA GUARDAROBA?”

O

ggi più che mai è importante essere fashion, sempre alla moda, sempre brillanti e seducenti, so-prattutto in un’epoca che va cosi veloce e in cui aumenta lo stress cosi rapidamente che la nostra immagine deve essere sempre al “top” e mai oscurata da negatività umorali. L’energia che il nostro tempo richiede risiede anche nei colori che indossiamo. Non riuscire a decidere quale abito indos-sare è un tipico stress femminile. A volte (diciamo cosi per non dire spesso) alla maggior parte delle donne, adolescenti e anche adulte, capita di stare diversi minuti a fissare l’interno del proprio arma-dio, magari la sera prima di uscire, oppure prima di andare a dormire, per decidere cosa indossare, che colori abbinare, se quell’abito è adeguato o meno e se l’ho già indossato. Insomma un vero e proprio dilemma, che ha capacità di condizionare il nostro umore e anche il nostro comportamento. Qualcuno si identifica in questa breve descrizione? Si tratta di un esemplare atteggiamento femmi-nile ma dietro cosa si nasconde? Sicuramente non siamo nel campo della patologia o di disagi gravi, ma simpaticamente a volte tale condotta può diventare una vera e propria ossessione, poiché na-sconde complessità e insicu-

VIRGINIA MALONI * rezze che creano disagio. La tipica frase che ripetiamo ai nostri partner, ai nostri genitori o alle nostre amiche più strette è: “Non ho nulla da indossare, non posso uscire”, oppure “devo comprarmi qualcosa poiché l’armadio è vuoto”. In realtà abbiamo armadi con vestiti che hanno ancora l’etichetta ma che ancora non riusciamo a trovare la serata giusta per indossarli, oppure si tratta di quel tipico periodo femminile in cui nulla ci sta bene e nessun abito che abbiamo riesce a rappresentarci. Credo che i maschietti in questo non ci invidino per nulla! Alcune donne devono anche adeguare il proprio abbigliamento ai diversi ruoli che ricoprono e quindi scegliere un abito che vada bene allo stesso modo, al lavoro, a cambiare nel frattempo i figli piccoli e che sia anche comodo per sbrigare le esigenze quotidiane. Le ragazze più giovani, invece, devono portarsi il cambio se per caso da scuola dormono da un’amica e poi vanno a ballare in qualche locale. In questa vita frenetica, non c’è più tempo per indossare ciò che vogliamo e in cui siamo comode? Di certo la comodità non è un pensiero che ci sfiora quando decidiamo di abbinare nostri abiti e anche il clima non è una condizione predominante. L’importante è che ci sentiamo a nostro agio con ciò che vogliamo essere e con ciò che rappresenta al meglio la nostra

identità, la nostra femminilità e che valorizzi la nostra immagine psico-corporea. Affermare questo mi porta a dire che purtroppo tante volte non ci vestiamo, ma copriamo il nostro corpo perché invece di valorizzarlo, lo pensiamo solo caratterizzato da difetti e questo condiziona il nostro stare bene. Come? Alcune immagini sono quelle di chi resta sola in un angolo durante una Festa perché si sente inadeguata e il suo umore le ha fatto indossare abiti che confermano la sua inadeguatezza; oppure donne che ostentano una femminilità marcata, indossando abiti di taglie inadatte, poiché escludono che una bella donna non è affascinante e apprezzata solo per il vestito ma da come lo indossa e dalla propria personalità. Credo che molte donne si siano simpaticamente riviste nel panico da guardaroba, che è un atteggiamento molto diffuso e che ironicamente ci rappresenta. Non siamo nel campo della patologia ma una riflessione in più su come ci sentiamo realmente e su quanto siamo condizionate dall’esterno dovrebbe orientarci maggiormente nel nostro essere quotidiano che è fatto anche dei vestiti che indossiamo. E… voi stasera cosa vi mettete?

*psicoterapeuta


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