Iboo Magazine- febbraio 2015

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foto di Igor Gentili

n째 39 Febbraio 2015 periodico free press


L’UNIONE FA IMPRESA Ecco il nuovo piano di rilancio del Val Vibrata Village

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l difficile momento dell’economia e della finanza ha portato molte attività commerciali in una situazione di forte sofferenza. Il flusso dei potenziali clienti si sta concentrando in aree commerciali aggregate dedicate allo shopping e al tempo libero. In questa situazione, comune a molte zone d’Italia, è stato necessario creare una nuova opportunità che si affiancasse ai tradizionali centri commerciali e che potesse fornire un valore aggiunto al cliente, ormai assuefatto dalle offerte di sconti e sempre più in difficoltà nella selezione e nella valutazione della qualità del prodotto. Design, Turismo, Cultura, Artigianato, Enogastronomia, Intrattenimento, Arte e naturalmente Shopping sono le parole chiave intorno alle quali è stato sviluppato il rilancio del nuovo Val Vibrata Village. DOVE SI TROVA IL VAL VIBRATA VILLAGE? Il Val Vibrata Village si trova in posizione strategica, al centro di un’area commerciale molto importante, a soli 500 m dall’uscita A14 Val Vibrata e ad un crocevia di strade che portano verso gli importanti comuni del territorio sia montano che costiero. E’ circondato da attraenti destina-

zioni commerciali come il Centro Commerciale Val Vibrata (IPER), Brico, Pittarello e da innumerevoli outlet e spacci di piccole imprese locali. I dati indicano oltre 1,5 Milioni di abitanti nell’arco di 60 minuti di auto con circa 700.000 famiglie. Questi numeri non tengono conto del turismo stagionale che raddoppia le presenze sul territorio ed infatti la rotonda di accesso al Val Vibrata Village viene percorsa da circa 4 milioni di auto l’anno. LA STRUTTURA Il Val Vibrata Village ha una superficie di vendita di 10.000 mq e 6.250,00 mq di para-commerciale e magazzini. La struttura propone un’area parcheggi di 28.458 mq con oltre 1000 parcheggi al coperto. Strutturato in 44 esercizi commerciali offre tutte le facilities necessarie a farne un luogo ideale per questo tipo di attività. LA PECULIARITÀ La peculiarità di un Centro Commerciale nasce dalla proposta di prodotti e servizi. Nel caso di Val Vibrata Village le priorità sono legate al rapporto qualità/prezzo con una forte focalizzazione sul design, sull’artigianalità e sull’innovazione. Nel momento di

massimo sviluppo dell’economia globale, il Centro rappresenta un modo per coniugare le tradizioni all’innovazione nel settore retail. Val Vibrata Village apre le sua attività in relazione a 5 diverse tematiche di interesse: • DESIGN: arredi e complementi d’arredo delle migliori marche per la casa • MODA/FASHION: Capi di abbigliamento ed accessori delle migliori marche del made in Italy ma non solo • ENOGASTRONOMIA: l’eccellenza del territorio • RISTORAZIONE: ristoranti multietnici e intrattenimenti vari • TURISMO: accoglienza dedicata al cliente/turista a supporto della destagionalizzazione I NEGOZI PRESENTI Oggi sono già presenti alcune attività commerciali che hanno creduto nel progetto e si sono proposte per far tornare a vivere un luogo straordinario, capace di essere trasformato in una “destination” per tutta l’area adriatica per la qualità del prodotto e l’ unicità dei negozi. Val Vibrata Village propone una formula innovativa che raduna oggi importanti eccellenze italiane nel settore dell’Arredamento e del Complemento di Arredo. Con più di 70 marchi si può tro-


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CREARE LE CONDIZIONI PER IL RILANCIO DI INIZIATIVE LOCALI E REGIONALI È ARGOMENTO DI DISCUSSIONE DEL QUOTIDIANO. vare tutto il meglio del design italiano con prezzi ridotti, con ulteriori riduzioni durante i saldi estivi e invernali. Val Vibrata Village si inserisce all’interno di format distributivi evoluti, che arricchisce il tempo dedicato all’acquisto con esperienze coinvolgenti e servizi accurati. Una struttura articolata con negozi multisettoriali per offrire ai clienti un percorso emozionale di grande impatto. Importantissime le nuove aperture dei punti Ristoro e Divertimento quali KING – struttura di eccellenza che propone il modello sushi-wok e THEPLACE, la

innovativa area discoteca dedicata a balli latino-americani ma non solo. LO SPAZIO AI PRODUTTORI LOCALI La sfida è anche quella di promuovere il territorio con l’offerta di prodotti innovativi, di tradizione e di qualità nel segmento dell’arredamento, della moda e dell’ enogastronomia. Saranno create iniziative commerciali importanti che, inserite in percorsi turistici, potranno dare il giusto elemento di attrazione di un flusso potenziale assolutamente rilevante.

Un particolare attenzione viene data al Km ZERO su più fronti, alla disintermediazione (dal produttore al consumatore), alla comunicazione basata su strumenti innovativi e alla valorizzazione del rapporto speciale e personale con il cliente. Collaborazione con le istituzioni per la promozione del turismo Val Vibrata Village, nell’estate 2015, offrirà un Infopoint che si porrà come ufficio turistico del territorio in piena collaborazione con le istituzioni, con le DMC e con le associazioni locali.

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VIP: PERCHÈ TANTA ATTENZIONE IN ITALIA GIACOMO URTIS, IL CHIRURGO ESTETICO DEI VIP LA COACH STYLE CARLA GOZZI VALERIO PINO DALL’ITALIA ALL’ESTERO L’ACCAREZZATRICE, L’ULTIMO LIBRO DI GIORGIA WURTH THE ATELIER BY PATRICIA E GIOTTO

LA POLIEDRICA DANIELA VIRGILIO LA BUONA USCITA ENRICA FERRERO E IL SUO BLOG DELLA CULTURA NOVITÀ BEAUTY IL MONDO IN PILLOLE IL CAMPIONE DI MMA ALESSIO SAKARA FASCINO E BELLEZZA DELLE FIANDRE UN GIRO IN AUSTRIA ARTE IN MOSTRA


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IBOOmagazine

EDITORIALE

VIRGINIA CIMINA’

A PROPOSITO DI RISPETTO

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ono sempre più convinta che il rispetto debba essere un comandamento, un valore di vita. Non possiamo pretendere rispetto da parte di chi non rispettiamo. Il rispetto è un riconoscimento, cioè la capacità di osservare e conoscere l’altro nei suoi pregi e nei suoi difetti. Il rispetto non ha religione. Sono cattolica e sono sostenitrice della teoria delle 3 “R” del Dalai Lama: Rispetto per te stesso, Rispetto per gli altri, Responsabilità per le tue azioni. Peccato che questa teoria non venga applicata nel mondo. Basta guardare i tifosi ultrà che devastano un centro storico, i gruppi estremisti che ammazzano in nome di un Dio che non gli appartiene e infine i politici che tradiscono il popolo.

DIRETTORE RESPONSABILE Virginia Ciminà HANNO COLLABORATO Lorena Cacace Martina Di Donato Chiara Gallo Francesca Lori Riccardo Sada EDITORE Diamond Media Group s.r.l. Via C. Levi, 1 Sant’Omero (TE) Tel. 0861 887405 redazione@diamondgroup.it IBOO MAGAZINE È una testata registrata presso il Tribunale di Teramo al n.546 del 08/11/2005 GRAFICA Diamond Media Group s.r.l. STAMPA Arti Grafiche Picene s.r.l. PUBBLICITA’ info@diamondgroup.it SITO WEB www.iboomagazine.com FACEBOOK Iboo Magazine Italia RESPONSABILE TRATTAMENTO DATI Dlgs 196/03 Virginia Ciminà Riservato ogni diritto e uso. Vietata la riproduzione anche parziale



Dove vanno

I VIP Sta cambiando tutto, nel mondo dei very important person. Negli ultimi anni i social network hanno triturato i vip a una velocità incredibile che ormai è quasi impossibile metabolizzare gossip, chiacchiericci e rumors che li riguardano e anche immagini che li ritraggono. La gente dimentica in fretta. In media, non si va oltre un selfie. I dati dell’Osservatorio Social Vip (esiste e il link per raggiungerlo è semplice: www.pubblicodelirio.it/osservatorio-social-vip/) segnalano che i personaggi più famosi d’Italia rientravano, circa un anno fa, in una media di 37mila nuovi follower al mese; tuttavia nei dati di fine 2014 si è registrato un pesante e brusco calo: i nuovi supporter dei vip erano solo 8000. Fiorello, al secondo posto della graduatoria, ha abbandonato Twitter regalando un vuoto infinito dietro a Jovanotti, dominatore incontrastato. Sono “briciole” quelle che raccolgono quindi i vari Gerry Scotti e Michelle Hunziker. Facebook ha un borsino in rialzo e

resta una seconda casa per i vip nostrani, soprattutto per Vasco Rossi che con i suoi oltre 100mila nuovi fan sulla sua pagina ufficiale impera con disinvoltura. Paradosso totale, i vip scappano pur cercando visibilità. Se i social network sono le nuove ma virtuali abitazioni dei vip, i luoghi reali vacillano. Courmayeur e Sankt Moritz soprattutto. I conti Marzotto e gente come Gigi Rizzi, ma anche volti come Jerry Calà e Umberto Smaila, sono solo un ricordo e le paparazzate in Via Veneto sono finite in soffitta impolverate come “La Dolce Vita”. Oggi si punta al vip straniero che sbarca in Italia perché il Tronista o la Velina, o reduci di reality e talent show, tirano poco e infatti le agenzie specializzate nella “vendita” di personaggi televisivi sono in affanno. Soprattutto dopo la scomparsa di agenti come Lele Mora o di fotografi accaniti come Fabrizio Corona. Se poi un marchio Billionaire, nato dalla mente di Flavio Briatore nel

Sta cambiando tutto e alla velocità della luce. I locali si adeguano, la massa insegue a singhiozzo ma il divario tra poveri e ricchi inizia a non esser più digerito dalla maggioranza. E i vip che fanno? Vanno e vengono dai social network. Con la speranza di essere ancora idolatrati RICCARDO SADA ‘98 a Porto Cervo, in Sardegna, dopo essere stato frequentato da molti super vip del mondo dell’industria e della finanza italiana, il 13 giugno del 2012 è stato ceduto alla società Bay Capital (che fa capo alla Far East Leisure con sede in Singapore) un motivo ci sarà. Tuttavia, tiene (e anche molto bene) il Just Cavalli di Milano, che, al limite della capienza, ha ospitato Paris Hilton,


modella, attrice e dj già esibitasi in serate all’Amnesia di Ibiza e in tantissimi altri party in giro per il mondo. Martina Citterio, socia con Massimo Bala e Jady Moraes del ristorante brasiliano Lapa, spiega che le tante amicizie possono portare all’arrivo di un vip nel proprio locale. È successo con Cristiano Malgioglio. “Ha mangiato picanhas e pesce, ha cantato con il nostro chitarrista e ha reso la serata frizzante, con tanta gente che scattava foto e chiedeva autografi e selfie. I vip di norma sono tutti alla mano. Da noi è venuto anche Paolo Berlusconi e ha consumato molto champagne con gli amici”. Lello Carvelli, pierre e organizzatore di eventi, gongola ancora per il party organizzato a Roma in onore di Anastacia: “Con Anastacia ci sono state difficoltà con il manager e il timing dell’evento ma alla fine siamo contenti del risultato e soprattutto dell’impegno e della professionalità dell’Exedra Boscolo Hotel di Roma”. Il vip stile “cafonal” non tira più. O meglio, vive di sussulti, di alti e bassi. La gente si stanca facilmente di tutto ma spesso è motivata da qualche notizia che va oltre l’ordinario diventato straordinaria. Lo sa bene il giornalista

Roberto D’Agostino che con il suo blog Dagospia da anni monitora il trend italiano pubblicando scandalose rassegne stampa e indicibili retroscena su politica, economia, società e costume. Con uno stile di comunicazione volutamente e scandalistico, D’Agostino snocciola post sul suo sito che è passato dalle 12mila visite quotidiane (del 2000) a una media di 600mila pagine consultate in un solo giorno (nel 2010). Lui è il responsabile del termine “Cafonal”, tra l’altro titolo di un proprio libro che ha riscosso un notevole successo. All’estero cosa succede? Il VIP Room è una famosa discoteca situata accanto al nuovo porto di Saint Tropez. Si tratta di uno dei club più importanti della Costa Azzurra. Entrare in questo scrigno significa valere, secondo il proprietario di muri e marchio Jean Roch. Spesso frequentato da star del calibro di Madonna, Beyonce, Rihanna, David Guetta (qui il dj conobbe la ex moglie Cathy), il locale nel 2002 è stato totalmente rivisto dal designer Ora-ïto: trendy, glamour e chic, permette ai vip, scesi dai loro yacht, di fare festa sino alle prime luci del mattino. Lo sa bene Deniz Selin, fashion victim di Los

Angeles, esperta anche di vip, quasi a ispirare l’ultimo film di Sofia Coppola, “The Bling Ring”, commedia che racconta i colpi nelle ville dei vip della banda più famosa di Hollywood. Quando i vip stranieri visitano il nostro paese, rischiano di esserne coinvolti emotivamente. Se Carole Bouquet a Pantelleria si diletta a produrre un passito doc “Sangue d’oro”, se Mick Hucknall dei Simple Red produce un fantastico Nero d’Avola e Sting provoca i fan facendoli pagare per una prestazione nei suoi trecento ettari di Figline Valdarno, in Toscana, presso l’azienda agricola Il Palagio, altri sono pronti a sbarcare in Italia acquistando noti marchi. Il magnate russo Tariko Roustam, boss della vodka, si è comprato la Gancia, e James B. Sherwood, fondatore del gruppo Orient Express Hotel, ora imbottiglia del Chianti Igt. Senza contare gente come Meryl Streep, Francis Ford Coppola, Mickey Rourke, John Malkovich o Helen Mirren che ha messo le mani su parecchie masserie.


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L’ ALTRO VOLTO DELLA

CHIRURGIA ESTETICA Giacomo Urtis è il noto chirurgo estetico dei vip. Grazie alla sua bravura e alla preparazione nel campo della medicina è riuscito a raggiungere importanti traguardi CHIARA GALLO

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e ne parla e se ne riparla, in qualche modo la chirurgia e la medicina estetica sono sempre al centro dei rotocalchi rosa e, soprattutto, delle critiche. In quanti possono tranquillamente ammettere in tutta onestà di non averci mai neanche fatto un pensierino? La verità è che spesso ci scopriamo un po’ più ipocriti di quanto crediamo. Cerchiamo, quindi, senza tanti pregiudizi, di capire meglio che cosa significa chirurgia estetica e quali ragioni spingono personaggi dello show biz, ma anche gente comune, a bussare allo studio di uno dei più importanti e conosciuti medici di questo settore clinico: Giacomo Urtis. Parlaci un po’ di te: Come mai

questa scelta verso la chirurgia e la medicina estetica? Fin da piccolo ho sempre avuto la passione per l’estetica e per tutto ciò che è bello e piacevole alla vista. Crescendo poi, questa passione l’ho trasformata in un lavoro vero e proprio, così ho deciso di iscrivermi alla facoltà di medicina, ma con le idee già molto chiare su quale sarebbe stato il mio futuro e il mio percorso. Quali sono le cure che più ti vengono richieste? Una volta il cavallo di battaglia del chirurgo era la rinoplastica, ma ora il primato è insidiato dalla mastoplastica additiva e dal lifting. Anche la liposuzione e la blefaroplastica sono sempre molto richieste. Per quanto riguarda la medicina estetica, in-


vece, il botulino è senza dubbio il trattamento che più soddisfa le mie pazienti. La tua clinica presenta un certo tipo di filosofia, certo stare bene con sé stessi è importante, ma c’è un limite? Certo che sì! Deve sempre esserci un limite in questo settore altrimenti invece di migliorarsi il rischio è quello di abusare. La

conseguenza è che invece di migliorarsi si rischia di rovinare il proprio aspetto. La professionalità di un chirurgo sta proprio nel sapere dire basta o dire no quando non c’è bisogno. Quanto è importante oggi l’estetica? Dipende più da come ci vediamo o da come ci vedono gli altri? Sicuramente è molto importante, ma solo nel caso in cui il problema sia davvero reale o comunque crei delle problematiche a livello sociale. Mettendo il camice da parte un attimo, personalmente cosa ne pensi degli interventi sulle ragazze più giovani? Domanda un po’ scomoda, ma cerco di essere il più sincero possibile. Ovviamente, facendo il mio lavoro sono tante le ragazze giovani che si rivolgono a me, anche se appena maggiorenni. A livello personale non sono d’accordo, ma certe volte mi rendo conto che sono qui proprio per fornire loro un servizio e quindi non posso sempre rifiutarmi. Il tuo rapporto con le celebrità: tra i tuoi clienti si contano numerosi volti dello spettacolo con alcuni di loro hai stretto anche rapporti di amicizia oltre che professionali? Sono un essere umano anche io, quindi la mia risposta è sì! Con alcuni di loro sono anche diventato molto amico e confidente. Sfortunatamente, sebbene in maniera marginale, sei rimasto anche tu toccato dal processo “Olgettine”, a distanza di tempo cosa pensi di tutta la faccenda? Non voglio entrare in merito alla faccenda giudiziaria perché non mi compete, penso solo che come tutti i periodi storici quello

rappresenti la fine di un’epoca. Il mondo è cambiato e dobbiamo prenderne atto. Certo, non rinnego nulla perché grazie a tutto quell’indotto anch’io ho avuto una grande popolarità per quanto concerne il mio lavoro. Sarei un ipocrita se affermassi il contrario. In conclusione, un tuo semplice consiglio per sentirsi meglio con noi stessi? Accettarsi per come si è e non voler per forza raggiungere un ideale di bellezza perfetta e assoluta. La chirurgia estetica aiuta, ma non trasforma, tenersi giovane e invecchiare bene sì, ma voler sembrare giovane a tutti a costi no!


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e l i t s o l l e d a La signor

stesrsi cura di se glia di prende te a o nd sì? Seco . È davvero co a? se od a m un e r m pe ndo ono co ? utti la conosc iniziato lavora cosa è dovuto orni stile” e Ho na di fama a di tutti i gi llo ilia tic de em ne ra a fre no nd ig ta ie vi az la “s La ta ità, no od vo m la la co è davvele linee e rta a preferire Carla Gozzi lo diale: seguivo po prion e la m ti fila ilis oin st i pr si e di spesso ci ente con gl to m es tta qu re r ro. Coach styl di pe vo o. a man In i anni di passione, ra ile. Dopo tant sa che capita st co o a ci fessione e per i ffi m l’u al so ci essere comod ato del po, ho de ni caso si può volto noto e am Time, formazione sul cam n og co , e e po al m te nd al stesso altà azie canale tv Re ma stilosi allo lasciare la re sceità seguenrmat di di tiv fo rtezze: basta ea al co cr ac di tto i e tu ol rm at cc pr pa pi so cu ie oc us , az gr giuncessorio cire ilisti. come ti vesti, re un giusto ac ttamente gli st ie re gl di un do successo Ma tri ut filo di tacco e stagione, cond sempre con un lo So o to all’ottava a? gn nz lega con il “compa filo di trucco! ’è davvero l’e ce da sola o look o c’è iccio, di Cos M di zo ne En tio a” es qu ll’imdi avventur ti alla una a società de mi tv dedica altro? Viviamo in un ll’ riore de te an es . altri program va to ce a tri et in cui l’asp è innata, m ante, scrit e gn za in se an ag in m eg el , a, L’ mod mito dell’eche usto look rtante e vige il i gli impegni ervata: un gi im po es iss im pr nt è e ta i, ch nt pa Ta e tutti , tanto che an troppo ap sua agenda rna giovinezza inile ma non te m he m tic fe as an pl riempiono la a de a m , orrono ty curato una sola gran che le star ric Cosa riscente, beau accomunati da e porsi con e lte eccessivi. at vo uc a a. i ed ch od re m oc se rit la es : e a? e ne io ch ss as pa nsizione. irurgia pl tic lavoro e ai co no in ogni situa pensi della ch eg ne ni nt og co re a Grazie al suo ve vi ai vrebbe salvato centin E come si do uad ni “c og e gli di stile, ha da er a av o) od a lla m à senz qualche uom el mondo de - fase dell’et di donne (e ndo una N nuova tenden da a un ili, ”? e ib ile sc st on na di op onia li te look impr solo giorno vissuta in arm regole universa ne di fiducia Ogni età va ci sono delle ia: ch za ec ? e nuova iniezio nv ai pr l’i m m o o, n passan d’abito. Se oprio corp no o pr e il bi ch n m co ile ca tust un na di di con erell corso evitare , da una pass to fa parte de parte bisogna a en m io un a nn D ace sb i in movimento de are . Ogni lla misura tv fino a solc le delle cose r ssare capi de ra pe do in e ria nt op li, la allo studio rta pr na po adatti alla a fase im teatri nazio n un di no a ci e gn ni se ta a. ce st ia os vi gl liere palc sua nto di tra invece sceg a da ogni pu avanti per la fisicità, dall’al etrie la donn d stanno e Carla Gozzi va i rim oo ut lo w ss lly co te Ho e di i andola valorizzant olte star di M pi ca . , a no bone strada, lastric ta io gn vi stra carnag la moda è una campa no o hé la nd rc al ce pe te i fa or at ss ad acce e si può esseza. mostrando ch di an x, eg a to el ed oile pr st à anche senz era, tra belle a ogni et rso della carri co re el e N nz rie do . on espe irurgia scorsa nel m mi televisivi ed ricorrere alla ch Una vita tra molte perpiù note gram o st n vi so i ai ra m av lle tive, dello stile, da per- lavora stiario che po adatti, come te carriera di un capo di ve ’è con look non C ne so vo o a a una folgoran m , ù tempo e molto altro n avessero pi sonal stylist per la se no ne io ss pa la come è nata

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onta e svela c c a r i s ia al t ’I d iù famosa rsi bene ti en s e i t La coach style p an g e el e essere sempr er p o et r g e nata, ma s e in e ch ot d qual a un ì s è a ché l’eleganz er P di chi . e li ss e ig t s s on e c s i o d con en u g ni giorno se g o a at ur c e a at ol va cocc sangue. ha il fashion nel AC LORENA C

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per irrinunciabile tresti definire o? E per l’uom ogni donna? nero, ente il tubino am ur Per lei sic ne e bianca di coto una camicia Per ri. ut i colori ne un cardigan da orsp s an je paio di lui il blazer, un n. tivi e un papillo ed le icone di stile i Se si pensa al te en m in o ngon n eleganza, ve ur pb Audrey He r “soliti” nomi, da passando pe , lly Ke a Grace e: ro on M n ily ar e M Sophia Loren e di ndo te le icon co se no so chi oggi? solo e in mente un A oggi mi vien Palermo. nome: Olivia con moda a teatro Hai portato la ha ti li teatrali: cosa i tuoi spettaco tto re di nel contatto colpito di più tori? con gli spetta che lore umano ca il o ur Di sic me co platea, così arriva dalla di ia gl vo la anche l’energia, ma o! mettersi in gioc ici: , famiglia, am Lavoro, casa ille m e pr m se sono ogni giorno ci sti rre le consiglio vo impegni. Qua donne? dare a tutte le orni i stesse tutti i gi vo a e Dedicat unov x la re di i inut almeno 10 m la e ar ic . Per ricar que voi siate zpe ul “s e irsi sempr mente e sent zo”!


Valerio Pino: danza, Agatha e vita all’estero 16

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hi come la sottoscritta è cresciuta con in sottofondo la sigla di Amici qualcosa ricorda del ballerino Valerio Pino, sicuramente il fatto che sia ovviamente bellissimo. Ma il suo nome si è perso come altri nel continuo marasma di nuove stelle della danza lanciate dal talent più famoso d’Italia. Da qualche anno a questa parte il trentatreenne vive e lavora all’estero: prima in Spagna e ora in Inghilterra. Ad Iboo Magazine ha rivelato la sua nuova passione per gli animali e qualche piccolo sfogo sullo showbiz italiano. Come hai iniziato ad avvicinarti al mondo della danza? Diciamo che possiamo “incolpare” mia madre di questo: a lei è sempre piaciuto ballare ma da giovane non ha mai avuto la possibilità di studiare. A quei tempi, parliamo di più di 50 anni fa, a Cosenza non esistevano le scuole di danza. Iniziai ad 8 anni a frequentare dei corsi di balli da sala, chiamati ballo liscio e balli latino-americani, insieme a corsi di rock and roll, Boogie Woogie e Twist. Partecipavo alle competizioni in tutta Italia, gare organizzate da una federazione chiamata F.I.S.D.I. In tre anni ho vinto più di quaranta trofei. Ad 11 anni iniziai a studiare danza clas-

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sica e moderna in Calabria, fino a quando, sempre con il consenso e l’aiuto di mia madre, andai a fare le selezioni a Roma presso la Scuola del Teatro dell’Opera e dell’Accademia Nazionale di Danza. Fui ammesso in entrambe, ma scelsi comunque l’Accademia, dove studia per un anno. La tua carriera possiamo dire che ha preso il volo dall’esperienza di Amici. A distanza di tempo quali credi che siano stati gli aspetti migliori? Prima di approdare ad Amici, lavoravo già da cinque anni, tutti i giorni, senza fermarmi mai: incredibile ripensare a tutte le audizioni che affrontavo e superavo. Terminato un contratto, ne iniziavo subito uno nuovo, passando da un canale all’altro. Ho un ricordo bellissimo di quei primi anni. Di Amici, in particolare, mi rimarranno sempre nel cuore il calore e l’affetto del pubblico, le lettere delle fan, le urla, i cartelloni…Ricordi indelebili! Ultimamente sei spesso impegnato all’estero. Come ti trovi rispetto all’Italia? Quest’anno sono dieci anni che vivo all’estero. Nel 2005 ho deciso di trasferirmi in Spagna per imparare lo spagnolo e conoscere una nuova cultura. Mi sono adattato facilmente, sicuramente sarà stato il fatto che è un paese mediterraneo, quindi l’acco-

glienza è stata ottima, mi sono sentito subito come a casa. Ma anche a Miami dove ho vissuto un anno mi sono trovato benissimo; per non parlare del Messico, dove ho vissuto otto mesi. Solo adesso ho deciso di trasferirmi per un periodo a Londra: i paesi dell’Europa meridionale sono belli, ma le cose, in generale, molto spesso non funzionano, oppure sono di una lentezza mortale. Quando non lavori ci sono altre passioni a cui ti dedichi? Oltre a viaggiare, amo gli animali a tal punto, da aver cambiato radicalmente la mia vita. Da quando c’è la mia cagnolina Agatha è iniziata una trasformazione ed un’evoluzione straordinaria. Mi piace dedicare il mio tempo alle cause contro il maltrattamento e l’abbandono degli animali e contro ogni forma di violenza e di sfruttamento. Ho visitato molti canili e associazioni, cercando nel mio piccolo di sensibilizzare le persone che mi seguono ad adottare. Ho avuto la possibilità di conoscere dei volontari e degli attivisti con un grande cuore, persone meravigliose che ammiro e stimo. Ho scelto di diventare vegetariano. Il pensiero di uccidere assassinare un animale per poi mangiarlo per me è semplicemente diventato terribile. Senza contare che ho scoperto quali danni può portare il consu-


“Il ballerino rivela la sua nuova passione per gli animali e qualche piccolo sfogo sullo showbiz italiano” mo di carne sulla salute di una persona. Spero in futuro di diventare vegano! Parliamo di moda. In passato hai sfilato sulle passerelle di numerosi stilisti, quale stile apprezzi di più e qual è il look che meglio ti identifica? Direi che ho uno stile classico, sportivo qualche volta, ma sempre con un tocco classico elegante, un look semplice. Mi piace indossare la giacca con una camicia: lo trovo molto sexy! Anche per quanto riguarda il mondo della moda, comunque, è cambiata la visione che avevo in passato; purtroppo non ci rendiamo conto che tutti gli stilisti e le case di mode ci vendono e ci propongono degli accessori e dei vestiti, definiti di lusso, che hanno prezzi esorbitanti, spesso confezionati senza tenere conto della sofferenza degli animali. Non riesco a capire come sia possibile che a nessuno di questi stilisti importi del dolore e dell’orrore che genera questo triste meccanismo. Io non compro assolutamente più nulla che sia di pelle. Qui a Londra ci sono dei negozi vegetariani/vegani bellissimi, ma anche su internet troviamo una vasta scelta. Hai anche aperto una scuola di danza il “Cosenza Dance Center”. Com’è nato questo progetto

e quali sono i corsi che tenete? Il progetto nasce grazie alla mia famiglia. Erano diversi anni che mi chiedevano di aprire una scuola, dicendomi che loro mi avrebbero aiutato nella gestione, anche perché due miei nipoti sono entrambi insegnanti in diverse discipline. Un giorno mio fratello mi ha detto: “Senti adesso hai 30 anni, hai fatto il festival di Sanremo, io voglio che apriamo una scuola”. Così finalmente mi sono convinto. I nostri corsi sono Danza Classica, Modern-Jazz, Hip-Hop, Breakdance, Reggaeton, balli caraibici ed anche un corso fitness.

altri stili, dal moderno allo stesso contemporaneo, sono molto interpretativi, e per questo trovano sempre meno spazio.

Da quando hai iniziato, credi che il mondo della danza sia cambiato? Io sono stato un ballerino prettamente televisivo, sì posso fare riferimento alla danza in tv. Purtroppo, si vuole studiare sempre di meno! Rispetto a venticinque anni fa, i ragazzi non capiscono che bisogna studiare moltissimo per ottenere dei buoni risultati. Il problema è che c’è sempre meno spazio per la danza in generale rispetto a prima, soprattutto nei programmi di intrattenimento, per non parlare del varietà oramai sparito. Forse in teatro il balletto classico riuscirà a conservarsi per sempre, perché offre un repertorio oramai consolidato da anni. Ma gli

Ci sono progetti per il futuro in Italia? E all’estero? Dal punto di vista televisivo in Italia no, non perché io non voglia , ma per incompatibilità con numerosi coreografi. Diversi agenti dello spettacolo fanno di tutto in ogni progetto per tagliare fuori il mio nome…Ci sono degli autori che hanno addirittura promesso di non farmi lavorare. In Italia oramai torno solo prima dell’estate per preparare lo spettacolo finale della mia scuola di danza e gli esami di tutti i corsi, così ne approfitto per trascorrere un po’ di tempo con la tutta la famiglia. Mentre all’estero diciamo che c’è speranza!

Se non avessi intrapreso questa carriera quale altro lavoro avresti voluto scegliere? In passato, dieci anni fa, ti avrei detto il dentista! Mi appassiona vedere le trasformazioni estetiche, tutto il lavoro complesso dell’odontoiatria, anche, forse, perché ho portato l’apparecchio da piccolo. Oggi direi che mi piacerebbe fare il veterinario e dedicare tutto me stesso, tutto il mio tempo agli animali!

Photo credit Eleonora Carluccio




Giorgia Wurth “Un libro può cambiare la vita”

Attrice di teatro, televisione e cinema, ma soprattutto scrittrice. Con il suo ultimo romanzo, L’accarezzatrice, Giorgia Wurth affronta il tema del sesso nei disabili con grazia e delicatezza ma anche con forza e racconta storie vere che sarà difficile dimenticare.

foto di Igor Gentili

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n romanzo per raccontare un tema delicato come quello del sesso per i disabili. È “L’accarezzatrice”, secondo libro di Giorgia Würth, attrice, conduttrice tv ma anche e soprattutto scrittrice. Protagonista è Gioia, un’infermiera trentenne che perde il lavoro a causa della crisi, vive una situazione personale intricata e pesante, ma trova una via d’uscita e la rinascita con una nuova professione, quella dell’assistente sessuale per disabili. Al centro, le storie di chi vive sulla propria pelle il dolore di un desiderio normale, come è il sesso, intrappolato in un corpo che non risponde più ai comandi, di chi non sa più come rompere il silenzio e di chi invece aiuta malati e famiglie a vivere tutto questo con una nuova dignità, quella del sentimento. Sesso e disabilità sono due temi che incontrano molte resistenze nella società italiana, ma Giorgia ha voluto guardare in faccia la realtà, con tutte le sue ombre, senza nascondere nulla. Lei che il grande pubblico conosce come attrice - la vedremo presto ancora nei panni di Tessa Taviani nella terza serie delle Tre rose di Eva su Canale 5 ha trovato nella scrittura un mezzo per esprimersi al meglio e affrontare un tema così delicato. Dopo il successo di Tutta da rifare, pubblicato nel 2010, una nuova avventura editoriale con il secondo romanzo. La prima cosa che colpisce è il titolo del libro, L’accarezzatrice: cosa significa? L’accarezzatrice è un modo poetico per definire l’assistente sessuale. Ho dovuto lottare per tenerlo, ma per me era importante perché dà molto l’idea di quello che succede in questi incontri, con le carezze e il calore umano al centro. Come nasce il romanzo? L’idea nasce cinque anni fa. Io sono mezza svizzera (il padre è elvetico, la madre ligure ndr) e lì lessi un articolo sull’assistenza sessuale. In Svizzera è regolamentata, ma non ne avevo mai sentito parlare prima. Mi è scattato qualcosa anche perché in Italia non esiste. Ho fatto una lunga ricerca in Svizzera: non essendo medico o saggista, ho scelto la forma più consona del romanzo, inserendo la trama su storie vere, documentate, sull’assistenza sessuale. L’idea della sessualità nei casi di handicap tocca due temi su cui ci sono ancora molti pregiudizi. Sì, da una parte c’è il sesso, dall’altra la disabilità, due tabù molto forti che, se associati, lo sono ancora di più. Penso ai disabili. In Italia non ce ne occupiamo, siamo un Paese pieno di barriere e non solo architettoniche ma anche psico-sociologiche. Il sesso invece è vissuto in maniera ambivalente: è un tabù, ma, per come viene usato dai media, viene ostentato. Se però riguarda i disabili è scandaloso: è una vera ipocrisia, come se loro non avessero normali pulsioni o i loro diritti.


Nel libro si raccontano le storie di ragazzi, di donne, di omosessuali che la protagonista incontra nella nuova professione di assistente sessuale. Sono tematiche molto scottanti. Sì e non nascondo la mia idea: sono assolutamente favorevole alla regolamentazione degli assistenti sessuali e anzi la ritengono fondamentale per almeno due motivi. Facendo le ricerche per il libro ho saputo di genitori, di madri, che masturbano figli perché non hanno alternative e io trovo che sia una cosa contro natura. Questo genitori vedono i figli che impazziscono, che non sanno gestire gli impulsi e che arrivano anche a compiere episodi di violenza, di masochismo. Il vero problema è padri e madri sono costretti a farlo per non fare impazzire i propri figli e non sanno a chi rivolgersi. Sono costretti perché non c’è nessuno che lo fa. Le prostitute non lo fanno, perché schifate o perché non sanno come toccarli. C’è anche questo aspetto: molti non sanno come rapportarsi con questi corpi fragili e delicati o come spiegare il sesso a persone con disturbi mentali. L’assistente sessuale non è una prostituta. Servono competenze mediche e psicologiche: se ci fossero anche in Italia, cambierebbe la vita ai figli e ai genitori. Il sesso nei disabili è un tabù molto forte nel nostro Paese. Negli istituti spesso i disabili sono vittime di abusi sessuali, ma capita che gli stessi malati li accettino e li subiscano perché non hanno alternative per lo sfogo sessuale. Ecco perché l’assistente sessuale è una figura fondamentale per chi non si può toccare da solo, perché impedito sia fisicamente sia mentalmente. È una guida che ti aiuta a esplorare il corpo. In altri Paesi del Nord Europa è una professione accettata e regolamentata. Quali differenze hai trovato in confronto all’Italia? In Svizzera è regolamentata da molti anni, come in molti Paesi del Nord Europa. Ho fatto un tour lunghissimo per presentare il libro in Italia e soprattutto al Sud, dove

magari te lo aspetti di meno, ho trovato una grandissima apertura mentale. Tante persone non sanno di cosa si tratta, hanno dei pregiudizi, ma dopo aver ascoltato, capito il problema e chi sono gli assistenti, il 95% cambia idea. Chi non ha un caso di handicap in famiglia e non conosce la situazione non ci pensa. In molti mi hanno detto: “Ma sai che non ci avevo mai pensato”. Dopo però capisci la rilevanza della questione: ho conosciuto molti operatori del settore, medici, infermieri, assistenti sociali e tutti sono concordi nel sentire questa esigenza. Cosa fa nello specifico un assistente sessuale? Spesso si confonde l’assistenza con la prostituzione, ma è una questione più complessa: è sessuale ma soprattutto sensuale, l’atto è solo la ciliegina sulla torta e spesso non c’è neanche. Quello che c’è sempre invece è il calore umano su corpi che vengono sempre toccati ma solo dal punto di vista medico. Quando senti che ripudiano il tuo corpo, sei portato a odiarlo e perdi autostima. Se c’è qualcuno, invece che ti abbraccia, di dà calore, ti accarezza tutto cambia. Gli incontri molto lunghi, possono durare anche due ore. Possono esserci anche solo lunghi abbracci e assicuro che sono molto emozionanti, talmente sono importanti per chi li riceve. Con il romanzo hai sdoganato il tema e ora se ne parla di più: cosa si sta facendo ora in Italia? So che la proposta di legge è in stallo (si tratta del disegno di legge n° 1442, Disposizioni in materia di sessualità assistita per persone con disabilità proposto al Senato dal deputato PD Sergio Lo Giudice, ndr). Purtroppo non è una priorità della politica ma è già un passo avanti. Ho lavorato a stretto contatto con Lorenzo Fumagalli, assistente sessuale svizzero, e Max Ulivieri, ideatore di loveability.it e responsabile del “Comitato per la promozione dell’assistenza sessuale”. Il loro lavoro è grandioso, forse però


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PEOPLE

a livello reè più semplice agire le. In Italia na zio na gionale che e delicata, on azi situ a un viviamo amente in con il Vaticano pratic molto ipomo sia casa. Noi stessi persone di ti rna ve go criti: siamo zolano raz che predicano bene e disabili i de ga male. Chi se ne fre ciamo las à, ssit ce ne e delle loro n ne no e, igli fam alle so pe tutto il cia. fac la mo parliamo e ci salvia ioraz ne ge io mb ca Speriamo nel ie. cris ipo più za nale, sen

schiaffo in È come ricevere uno problemi o son faccia: quando ci anto sia qu di nto co veri ti rendi , il vedere importante la mente spettiva. pro le cose nella giusta a digniun e ità an Ho visto un’um ella di qu me co , bile rra tà inena o per tan lot alcuni genitori che ha il dre ma ale i propri figli. Qu rba il stu ma e ch e dir di coraggio figlio?

a scrivere Quanto ti ha cambiat delicato? sì co a tem un un libro su vato la sal Devo dire che mi ha uto un viss ho vita. L’anno scorso lla mia de to lica de lto periodo mo legani eg imp ti tan i za sen vita e lto mo ta sta ti al romanzo sarei tri on inc to ala reg peggio. Mi ha pica no fan ti e ch , osi meravigli dietro. Ho re quanta forza ci stia abili con dis e nn conosciuto do voglia di a un e ilità min una fem quanto ci vivere incredibile; capis reagino pia sap queste persone re la de ren no pia sap re e agire, za. for di loro debolezza il punto

giornalista. In realtà nasco come te l’univerHo cominciato duran diventata o son po sità e solo do di scrivea fat stu o son Mi attrice. o scrivo ess re su commissione, ad blog e un n co o per me: ho iniziat il prito iva arr è i po nti, dei racco rno gio o Un mo libro e ora questo. la ma , ce ttri l’a smetterò di fare . pre sem à scrittura ci sar

i punti di Ci sono, se ci sono, de la protacontatto tra te e Gioia, zo? gonista del roman sempre Quando scrivo, cerco e dalla ion finz la re zia en di differ rò la pe so realtà. In questo ca ia, Gio to: du ce pre fantasia mi ha molnto me mo un a ev viv all’inizio , senza lato basso della sua vita successo è i Po o. voro e fidanzat ostradim è si lei ma , anche a me raf sop fare ta forte. Io mi lascio onista è tag pro dalle cose: la mia gire. rea a va bra più stata molto scrittura: Dalla recitazione alla o pasest qu to nu come è avve saggio?

getti per il Quasi sono i tuoi pro futuro? preferisco Mi terrorizza pensarci e à. Fino a sar non vedere come vo mamde ve mi pochi mesi fa isco vifer Pre . più n no ma, ora breve A . vere giorno per giorno pà, pa mio n co farò un viaggio li sug o ov nu di à sar ra in primave ho e sa Tes schermi nei panni di nuovo liiniziato a pensare a un una prio sol c’è ora bro, ma per i genitori: ma idea. Mi godrò i mie n il conco mi identifico ancora durino il e ch ro spe cetto di figlia, dermeli go glio vo e ile più possib finché posso.


“Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista vede l'opportunità in ogni difficoltà.” Winston Churchill

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VITA DA BLOGGER

Blog in L ve!

CHIARA GALLO

Insieme nella vita e nel lavoro…. e che lavoro!

A

mmettiamolo il mondo dei blogger appassiona tutti e, che ci piaccia o no, c’è chi ha le capacità per renderlo un vero e proprio business. A tal proposito abbiamo voluto intervistare Patricia Mansfield e Giotto Calendoli i quali, da qualche anno a questa parte, si occupano dello spazio online “The Atelier”. Tra uno shooting, una sfilata e qualche roadtrip, il blog gli ha permesso di farsi conoscere, lasciando un segno con il loro stile sul web e non solo. Di che cosa si occupano? Come funziona il loro lavoro? Ecco le loro risposte! Di chi è stata l’idea iniziale di aprire The Atelier, di Patricia o di Giotto? L’idea iniziale è nata da entrambi, Patricia era un po’ titubante, ma credendo nel potenziale del progetto, un giorno le ho fatto una sorpresa acquistando il dominio del sito e da lì è cominciato tutto. Come funziona il vostro blog? Vi alternate nella stesura dei pezzi o ve li dividete a seconda del tema che volete affrontare? Come in ogni team, ci dividiamo il lavoro e la maggior parte delle volte ci scambiamo i ruoli. Se ho bisogno di foto per un post da pubblicare Patricia scatta e viceversa. Per la stesura


dei pezzi, invece, interpretiamo i progetti in maniera diversa, quindi scriviamo entrambi a seconda delle tematiche da affrontare. Quando siete invitati alle sfilate, qual è il vostro ruolo? Alle sfilate siamo invitati in qualità di Opinion-leader. Le sfilate racchiudono in quei 7 minuti il messaggio di una determinata collezione e noi lo comunichiamo a nostra volta al pubblico che ci segue, esprimendo opinioni a riguardo. Avete raggiunto un certo livello di notorietà grazie alla vostra presenza durante gli eventi di moda? Sicuramente lo street style durante la settimana della moda ci ha aiutati inizialmente nel farci conoscere maggiormente nel settore. Ma la cosa più importante per la nostra riuscita secondo me e’ stata l’attenzione accurata dei contenuti che condividevamo e che continuiamo a condividere giorno per giorno. Una domanda molto diretta: il vostro blog vi permette di guadagnare un’entrata consistente? Potete vivere solo di questo o dovete integrare con un altro la-

voro? Il nostro blog è la nostra occupazione full-time. Come ogni lavoro, richiede tanto impegno che per nostra fortuna ha permesso al progetto di crescere e di diventare anche primaria fonte di guadagno col tempo. Cosa vuol dire esattamente essere un lifestyle blogger? In realtà è molto soggettivo, è una definizione generica perché ogni blogger ha un proprio modo di interpretarlo. Si raccontano le proprie passioni, opinioni ed esperienze con gli utenti online. È una sorta di casa virtuale in cui si racchiudono i sogni e vi partecipano altre migliaia di persone. Quali collaborazioni state portando avanti con il mondo della moda e come funzionano? Ci sono tanti progetti e tante collaborazioni in corso che usciranno a breve. Non voglio svelarvi nulla! Credo che con l’avvento dei blog e dei social network, i brand siano sempre attenti nel cercare persone con un certo potenziale e riscontro sul web, che possano insomma risultare affini alla loro brand identity. Con le case di moda si studiano poi dei progetti speciali su cui sia uti-

Chi non sognerebbe di gestire con il proprio partner un blog di lifestyle, moda, viaggi e chi più ne ha più ne metta?

le e produttivo lavorare insieme, creando una realtà d’incontro tra azienda e cliente finale. Qual e’ la cosa che vi da più soddisfazione del gestire un blog di questo genere? La soddisfazione più grande è sicuramente vedere crescere un progetto nato dal nulla, ma sopratutto avere la fortuna di condividerlo con la persona che si ama. In che modo coordinate l’utilizzo dei social con il blog? Quando facciamo uscire un post online usiamo i nostri canali social (IG e pagina ufficiale di facebook e twitter) per promuoverlo al meglio. Per quanto riguarda invece le foto che lanciamo su IG, la maggior parte di queste sono ritratti di semplice vita quotidiana. Ci sono progetti per il 2015 che vorreste realizzare in particolar modo? I progetti del 2015 sono tanti fortunatamente, quelli che vorrei realizzare al momento li lascio al destino per scaramanzia!



Courtesy of TOP STUDIO I Parrucchieri Nereto


O I L I G R I V A DANIEL F F I L C H T A E H E M O C ’ UN PO


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L

’attrice romana Daniela Virgilio è conosciuta dal grande pubblico per aver interpretato diversi ruoli dalla femme fatale (Romanzo Criminale) alla lesbica (nella serie Intelligence) alla ragazza innamorata nel video “Parole di Ghiaccio” del rapper Emis Killa. Sempre impegnata tra un set e l’altro, Daniela si è lasciata intervistare e ci ha svelato cose che nessuno sa. Da piccola sognavi di fare l’attrice? Si, sotto sotto anche se non lo ammettevo per timidezza ho sempre avuto questa idea. E infatti ho cominciato prestissimo a fare laboratori e corsi di recitazione.

ché all’ inizio sembrava non fosse previsto....poi quando ho visto Tea diventare Gesù ho deciso che non potevo non far parte anche io del quadretto familiare più famoso del mondo. C’è un film che ti è piaciuto di più di tutti? Non ancora...sono legatissima a tutte le esperienze lavorative che ho fatto ma ora vorrei di più… un bel ruolo drammatico o tragicomico con cui misurarmi!

Ci sono film o libri che ti hanno particolarmente segnato? Ce ne sono molti...un libro o un film per ogni fase della mia vita. Ne parlavo con una mia amica qualche settimana fa: questo periodo mi sento “HeaNel 2008 hai debuttato nella serie te- thcliff” di Cime Tempestose, quindi una levisiva, diretta da Stefano Sollima, bella dose di rabbia e passione. Romanzo criminale nel ruolo di Patrizia, una prostituta legata al boss della Una cosa a cui non rinunceresti mai banda della Magliana. Qual è stato il Per fortuna e purtroppo potrei rinunpercorso per arrivare al debutto cine- ciare a tutto. Ma non voglio. Quindi matografico? dico: la pizza, la musica, il mio senso di Ho fatto tanti provini ed ho avuto tan- giustizia, il rispetto, l indipendenza! ta fortuna, per “ Workers-Pronti a tutto” ad esempio fu il mio collega Dario Una cosa di te che nessuno sa Bandiera a volermi dopo avermi vista Non so fischiare né sputare. Una volta su Romanzo. mi sono imbucata ad una serata del tribeca film festival a New York e ho Il 19 marzo torni al cinema con il film stretto la mano a De Niro, Tom Hanks, di Mandelli “La Solita Commedia: In- Danny Boyle e Rosario Dawson ferno” in cui interpreti il ruolo della Madonna. Com’è stato girare questo Tre cose fondamentali che dovrebbe ruolo? Come ti sei preparata? avere una brava attrice In realtà non faccio solo la Madonna Autoironia, umiltà e fascino ma intervengo in più momenti con piccoli personaggi ognuno dei quali La tua carriera è in ascesa: aspiri all’ecaratterizzato da un look differente e stero? diversi accenti....quindi gran parte del Certo! Chi non vorrebbe? Però voglio lavoro è stato fatto con i reparti di co- anche avere le mie soddisfazioni qui stume e di trucco e parrucco. È stato nel mio paese, e contribuire nel fare divertentissimo! E ho dovuto insistere prodotti cinematografici sempre miun po’ per il ruolo della Madonna per- gliori.

Pronti s r e k r o W “ riminale” e C o z n a a il 19 m o m e R n i c ” e l m a o c a n molti film irgilio tor i V d a l a e t i s i n n a o g D a Inferno” Prot ttrice a : a a i c d i t e n m o e m l o a cam Solita C a L “ LORI i l l a tutto “, la e d n a ANCESCA M R F i d m l fi marzo con il




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MUSIC

LA BUONA USCITA SEGNALAZIONI DISCOGRAFICHE E LIBRARIE RICCARDO SADA

I DISCHI

“The Wanderings Of “Toolroom Knights The Avener” Radio” AA.VV. The Avener Universal Just Entertainment

“Fifty Shades Of Grey”

L’amore di questo produttore per la deep house e la musica elettronica con influenze r’n’b e soul è infinito. Così il suo viaggio melodico e sensuale tra i club e le radio diventa contagioso ma anche di gran classe. Blues con del jazz, folk con influenze funk, deep e strumenti elettronici, è quasi impossibile etichettare questo genere comunque da ballo e sicuramente da ascolto. L’album in uscita è un sofisticato manifesto che trova le sue radici tra lo spirito di St. Germain e i suoi boulevard e il nu-jazz riconciliandosi con lo stile di Moby e di Wankelmut, di King Britt e di Cassius.

La colonna sonora originale di “Cinquanta Sfumature di Grigio”, atteso film tratto dalla trilogia firmata da E. L. James, include 16 brani tra cui classici delle leggende e superstar come i Rolling Stones, Frank Sinatra, Beyoncé e Annie Lennox oltre a brani inediti della migliore musica internazionale di oggi come The Weeknd, Ellie Goulding, Skylar Grey, Jessie Ware e molti altri. Dall’album è stato tratto il primo singolo ufficiale “Earned It (Fifty Shades of Grey)” dei The Weeknd, nel video del quale è protagonista Dakota Johnson, attrice del lungometraggio.

L’etichetta di Mark Knight è davvero una furia nel settore della house music e grazie all’accordo con l’italiana Just Entertainment sgancia sul mercato una bella pioggia di bombe che partono da Mike Mago (“The Gift” Mark Knight Remix, tanto per non smentirsi) e arrivano a Erik Hagleton (“Reaching Out”, dalla Yellow Productions di Bob Sinclar). E non finisce qui perchè il boss della Toolroom infila anche siluri come quelli di Hauswerks & Tapesh (“Shadow Boxing”) e DJ Fronter & Diry (“Moderfoker”). Senza contare tutte le altre hit esplosive.

AA.VV. Universal


MUSIC 35

“100 Grandi Canzoni “Supalova&Friends” Joe T Vannelli Italiane” AA.VV. (Sony Music)

(Level 2 / Smilax)

L’esclusivo cofanetto firmato Radio Capital e Sony Music si intitola “100 Grandi Canzoni Italiane”. Al suo interno sei imperdibili cd con il meglio della musica italiana (Fabrizio De Andrè, Daniele Silvestri, Rino Gaetano, Lucio Dalla, Premiata Forneria Marconi, Fiorella Mannoia, Edoardo Bennato, Claudio Baglioni e tanti altri). Il cofanetto, disponibile esclusivamente negli Autogrill, fa parte del catalogo “Viva L’Italia” ed è in vendita a un prezzo speciale proprio per andare incontro a un numero infinito di acquirenti.

La nuova compilation di Joe T Vannelli per la prima volta interamente unmixed. Le singole tracce sono ascoltabili con una naturale successione come se componessero un unico mix ma essendo perfettamente skippate possono essere usate anche dai dj nei loro set. La saga di Joe T Vannelli prosegue con i groove dei Dynamic Duo, il nuovo alias dei figli Vannelli Bross, e poi i suoni di Nicolas Meyer, Ala Berth e Ania J ma anche di Daniele Petronelli, Criss Korey, Andrea Marchesini e Alex Barattini. Un cd perfetto per tutti gli appassionati di house music.

IL LIBRO

“The Best Of”

Cerrone (Warner) La raccolta dei più grandi successi del mitico produttore francese finalmente in un doppio cd. Anticipata dalla vendita delle nuova versione di “Supernature” interpretata da Beth Ditto, l’uscita conta su 34 brani (dall’originale di “Supernature” passando per “Love in C Minor”, “Cerrone’s Paradise” e tantissimi altri; e con vinile a tiratura limitata) inclusi i lavori con Köngäs, Brigade Mondaine e i remix di dj come Dimitri From Paris, A-Track e Alan Braxe. È il produttore da cui tutti i dj attingono e campionano. Come non avere questo forziere ricco di perle sonore?

“Abolire la SIAE. Verso la fine del monopolio sui diritti d’autore” Salvatore Primiceri - Primiceri Editore

Finalmente un libro utile per comprendere quanto sia ormai necessaria e inevitabile una vera rivoluzione nella gestione dei diritti d’autore in Italia. Salvatore Primiceri nel 2009 fu il primo a pubblicare un saggio in cui manifestava apertamente come fosse giunto il momento di svestire la SIAE dal proprio monopolio. Il testo affronta il tema sotto i recenti profili giuridici sia interni che comunitari e si correda di un’aggiornata appendice normativa giurisprudenziale risultando di facile consultazione anche per gli operatori che ruotano attorno al mondo della creatività e delle opere dell’ingegno: dagli autori ai musicisti, dagli organizzatori di eventi agli utilizzatori in genere. La SIAE così finisce sotto osservazione dall’autore che ne analizza comportamenti, bilanci e funzioni, evidenziandone le varie inefficienze a cui bisogna porre fine al più presto.


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VITA DA BLOGGER

I BLOG DELLA CULTURA

I

l mondo dei blogger e della comunicazione online sta ormai lentamente ma inesorabilmente mettendo un po’ da parte i media tradizionali. Il settore della moda e della tecnologia sono stati fra i primi pionieri di questo nuovo genere di divulgazione pubblicitaria e di contenuti. Ora anche la cultura passa attraverso i social e il web marketing. A tal proposito abbiamo voluto intervistare Enrica Ferrero, blogger e consulente per la comunicazione visiva, affinché ci dia qualche indicazione in più riguardo al coinvolgimento anche istituzionale delle realtà culturali.

enricaferrero.it è un blog diverso dal solito. Si parla di lavoro culturale sul web e sui social media e di strategie di comunicazione per il patrimonio culturale CHIARA GALLO

Parlaci del tuo blog, di che cosa tratta e come lo gestisci? Sul mio spazio racconto il lavoro culturale sul web e sui social media. Parlo di strategia di comuni-cazione e marketing per il patrimonio culturale, di servizi al pubblico e livelli di qualità nei musei, di eventi e occasioni di confronto per gli operatori della cultura. Cerco di alternare gli argomenti, pub-blicando un post alla settimana, salvo qualche eccezione. La tua collaborazione con il Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino come funziona? Ho iniziato a collaborare con il Museo nel maggio 2013. Mi sono candidata spontaneamente per rilanciare la loro presenza sui social, già esistente, ma congelata per esigenze amministrative in-terne. L’allora direttore accettò la mia proposta con entusiasmo e ora faccio parte dello staff Co-municazione. Parliamo di comunicazione sostenibile, seconde te quale sarà il prossimo step delle istitu-zioni culturali in questa direzione? La soluzione più logica sarebbe quella di fare rete mantenendo alto il valore di pro-


fessionalità e strumenti. Riguardo alle grandi istituzioni culturali, direi che occorre pensare a tutto ciò che per-mette di sperimentare la realtà aumentata, l’utilizzo di tecnologie per la fruizione virtuale degli alle-stimenti e dei depositi. La gran parte dei musei italiani è di medie o piccole dimensioni, sprovvista dei fondi necessari per dotarsi di un sito web e del personale formato per aggiornarlo, nonché di una presenza reale sui maggiori social network. Qual è il modo migliore per sfruttare la comunicazione sui social? L’obiettivo finale della comunicazione sui social dovrebbe essere quello di convertire gli utenti vir-tuali in utenti reali, persone vere che interagiscono attivamente con le strutture. Gli strumenti da utilizzare sono diversi. Credo sia necessario stimolare una socializzazione del patrimonio nell’ottica dell’impegno attivo e dell’abbassamento delle barriere socio-culturali. Per quanto riguarda il settore culturale qual è quello più sfruttato? L’esperienza maturata come social media manager mi ha insegnato che l’utenza virtuale dei social network è composto da persone che non necessariamente si trasformano in pubblico effettivo e reale. Quando però lo fanno, parlano di noi e ci danno delle recensioni. Occorre quindi prestare molta attenzione. Per iniziare è bene puntare al bacino più ricco e inevitabilmente affollato: la pre-senza social di un’istituzione culturale dovrebbe prevedere almeno una fan page Facebook e un account Twitter. Non trascurerei di monitorarne anche la descrizione su Wikipedia e su portali come Trip Advisor. La figura del blogger sta cambiando? Penso di sì, almeno in termini numerici e rispetto alla qualità dei contenuti condivisi. C’è un gran fiorire di personaggi pubblici e famosi che aprono un blog e

cominciano a scrivere della propria vita quotidiana. Sembrano tutti presi dalla frenesia di dire la propria, comunque e qualunque cosa capiti pur di non restarne fuori. Credi che un giorno si potrà parlare di sostituzione al giornalismo? Un buon blogger descrive gli eventi principalmente dal proprio punto di vista. Tolti i corsi brevi, co-nosco un solo master in blogging e a distanza, mentre ne esistono ancora parecchi in giornalismo. Personalmente non penso ai giornalisti come antagonisti e in fondo hanno iniziato loro a fare del blog un mezzo di comunicazione. Al contrario, Twitter è già un news media. I blogger come te che si occupano di cultura sono invitati a partecipare ad eventi come ad esempio fiere, mostre ed esposizioni? Non siamo in tanti ad occuparci di cultura, quindi spesso ci ritroviamo tutti agli stessi eventi! Per-sonalmente partecipo a quelli che mi interessano davvero e che riesco a far combacia-

re con gli altri impegni di lavoro. La nostra è una nicchia, normalmente si tratta di eventi riservati a pochi par-tecipanti: presentazione di nuove tecnologie applicate alla cultura, riallestimenti, appuntamenti per la stampa di settore. Quali progetti sul piano della comunicazione sostenibile ti piacerebbe affrontare nel pros-simo futuro? Sicuramente qualcosa sugli open data. Ho conosciuto lo staff del Google Cultural Institute che cura Art Project e un giorno spero di portarli al Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino. Mi in-teressano i rapporti con il pubblico e gli aspetti legati alla catalogazione digitale. Se parliamo di promozione vi segnalo un progetto: Tuo Museo, una piattaforma di smart tourism. Infine mi piace-rebbe fare un passo indietro riscoprendo la grafica di pubblica utilità e alla progettazione visiva.


Beauty TRASPARENZE OMBRETTO EFFETTO SETA Potere e colore. Che avvolge i quattro pack sferici degli ombretti e dona forte personalità alle polveri per uno straordinario effetto 3D. Polveri satinate da usare sole o mixate per vestire in modo ogni volta diverso lo sguardo. Disponibile nelle tonalità Fl/y, Jelly Charles Ghost, Frilly.

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IL MONDO IN PILLOLE

IL DESIGN CHE NON TI ASPETTI Se vi dovesse capitare di vedere un mucchio di denti che cammina su quattro ruote state tranquilli, non state sognando né siete vittime di uno scherzo, ma vi trovate davanti a Rex Rosenberg,un uomo con una vera passione per i denti, così appassionato da aver deciso di ricoprire la sua auto di calchi di denti, dentiere e dentifrici. Sicuramente l’auto sarà un repellente per le multe!

BARACK OBAMA VITTIMA DEL “DUBS” Dopo il grande successo di Dubsmash, l’applicazione che vi ha fatto perdere ogni fiducia nei vostri amici, pareti e miti sportivi, cinematografici e musicali, arriva il canale Youtube che fa cantare Barack Obama. Il meccanismo consiste nello scomporre il discorso del presidente degli Stai Uniti,in modo da ricreare i testi delle canzoni più famose. Il canale, Baracksdubs, è nato da pochi giorni ma conta già milioni di visualizzazioni, in fondo vedere il Presidente Obama cantare una canzone di Ariana Grande o Bruno Mars è un’esperienza unica.

GOMEZ-REYON TRIONFA AL SUNDANCE FILM FESTIVAL “Me and Earl and the dying girl” del regista Alfonso Gomez-Reyon trionfa al Sundance Film Festival, il festival del cinema indipendente creato da Robert Redford che si svolge ogni anno a Park City. La pellicola racconta una storia dell’amicizia, della morte, dell’elaborazione del lutto e si è aggiudicata il premio della giuria e anche quello del pubblico.


IL MONDO IN PILLOLE 41

IL VERO SENSO DEL RIUTILIZZO Si parla spesso di dare una nuova vita e una nuova forma ai rifiuti e nell’epoca del risparmio c’è chi lo fa realmente, magari trasformando vecchi oggetti in creativi complementi di arredo oppure in vestiti o in borsette, ma c’è chi riutilizza i rifiuti per realizzare delle vere opere d’arte a disposizione dei meno abbienti. Gregory Kloehn utilizza i materiali riciclati per creare case per i senza tetto, ogni oggetto può diventare un pezzo importante per queste abitazioni mobili.

IL MONDO IN PILLOLE MARTINA DI DONATO

SHORTS FOR MEN Gli shorts diventano colorati, anzi, coloratissimi e soprattutto per uomini. L’ultima trovata della moda, infatti è stata ideata da Schuyler Ellers, gestore di un negozio online e creatore di fantastici e shorts ricavati dalle coperte di origine afgana realizzate all’uncinetto. Un vero tocco di virilità!


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ella vita c’è chi combatte per amore, chi combatte per fede e chi per passione. Parlando con Alessio Sakara si rimane piacevolmente colpiti nel sapere che il Legionario, campione delle MMA(Mixed Martial Arts), ha nel cuore tanta gentilezza, bontà e soprattutto la sua famiglia e la sua città, la magnifica capitale. Sakara tra le altre cose conta la cintura nera nel Jiu Jitsu Brasiliano, ma anche partecipazioni televisive nel programma “Pechino Express”, nel 2013, e in alcuni documentari dedicati alla sua vita e alle MMA. In questa intervista ci spiega come si può essere un campione mondiale senza però dimenticare le regole fondamentali dentro e fuori dal ring, anche se in questo caso è più corretto dire fuori e dentro dalla gabbia.

Alessio Sakara è stato il primo lottatore di MMA italiano a competere nella promozione statunitense UFC ed è cintura nera di jiu jitsu brasiliano

Ci racconti i tuoi esordi? Hai iniziato con la box, perché hai deciso di passare alle MMA? La Boxe è stata la mia prima passione e il mio primo istruttore Silvano è stato un padre per me, ho lasciato la boxe perchè le borse che al momento percepivo non mi permettevano di pagare nemmeno l’affitto della casa in cui avevo iniziato ad abitare da giovanissimo a Roma, poi appena vidi la prima cassetta sulle MMA rimasi folgorato da questo sport e dentro di me pensai: “questo sport fa proprio per me”. Le MMA ultimamente sta prendendo piede anche in Italia, ma non è ancora molto conosciuta. Per chi ne fosse a digiuno, ci spieghi in cosa consiste esattamente? Mixed Martial Arts (M.M.A.) o in italiano Arti Marziali Miste sono uno sport di combattimento a

Photo credit Duilio Gradanti’

MARTINA DI DONATO


LEGIONARIUS

SAKARA

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smette mai di imparare in questi sport. Ultimamente, per esempio, mi sono innamorato della lotta olimpica Sei soprannominato il Legionario, come mai? In Brasile mi chiamavano Gladiatore, io appassionato di storia, gli spiegai che i gladiatori erano schiavi invece i Legionari erano dei soldati liberi che combattevano per l’Impero Romano. Io mi sono sempre sentito Libero e da lì mi hanno iniziato a chiamare il Legionario. Qual è la cosa che in assoluto fa arrabbiare Alessio Sakara? Fino a qualche tempo fa odiavo tutte le ingiustizie rivolte ai più deboli, ma la psicologia e le buone letture mi hanno aiutato a maturare come uomo e come atleta. Mi sento un guerriero zen ed è molto difficile che mi arrabbi.

contatto pieno nel quale i partecipanti possono utilizzare una varietà di forme di lotta che includono jiu-jitsu, judo, karate, pugilato, kickboxing, wrestling e altre. In poco tempo negli Stati Uniti, e non solo, ha soppiantato sport radicati nel tempo come la boxe, è uno sport in fortissima ascesa. E’uno sport prettamente maschile? Assolutamente no, la lega più importante del mondo ormai organizza sempre più riunioni in cui le protagoniste sono le donne. Si sta diffondendo sempre di più nell’universo femminile e anche in Italia ho visto un forte presenza femminile. Nel 2008 sei stato scelto per entrare a far parte dell’American Top Team, che è uno dei team di MMA più importanti al mondo. Come ci si sente a rappresentare l’Italia in mezzo ad un gruppo di atleti provenienti da tutto il mon-

do? Aver portato il tricolore al UFC è stata un esperienza impagabile. Sono fiero di rappresentare il mio paese, è un grande onore come per qualsiasi altro sportivo professionista. Cosa non deve mai mancare a chi vuole praticare uno sport da combattimento? La dedizione al sacrificio, grinta e l’educazione in generale. Come si impara a gestire la rabbia sul ring? Non parlerei di rabbia siamo atleti professionisti non c’è una sfida e nessuno odia nessuno parliamo solo di sana rivalità agonistica. E comunque ovviamente con l’esperienza. Quando ripensi ai primi match, come ti rivedi? Un ragazzo che aveva un sogno e alla fine è riuscito a coronarlo. Ora sono un atleta più completo rispetto agli inizi, ma nonostante tutto ancora oggi studio, non si

Ti è mai capitato di finire a terra e pensare di arrenderti? Il mio motto è “usque ad finem”, ovvero “fino alla fine”. Cerco di tirar fuori il massimo da me stesso e dal mio corpo, infatti mi è capitato di andare avanti nel combattimento con una costola rotta o con un piede infortunato, ma ovviamente ci sono alcuni colpi da ko non ti puoi rialzare. Chi chiami subito dopo una sconfitta o una vittoria? Mia madre, sono abituato cosi da i primi match e poi lei di seguito chiama gli altri. Lei mi ha sempre appoggiato, è la figura cardine della mia carriera. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Diversi, per ora voglio dedicarmi alla carriera agonistica; sono in un età perfetta per arrivare a togliermi diverse soddisfazioni, poi il resto verrà di conseguenza, ma ovviamente lo sport rimarrà al centro della mia vita Di recente hai subito un brutto infortunio. Come procede la guarigione? Sto avendo un ottimo di recupero, tra poco mi vedrete di nuovo a combattere. Non vedo l’ora.


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VIAGGI

LE FIANDRE

UNA PICCOLA REGIONE DI GRANDI STORIE

C

’è una regione nel Nord del Belgio che conserva i suoi tesori dentro lo scrigno della modestia dei suoi abitanti, dove la definizione di bello sembra riduttiva agli occhi degli scopritori. È la storia di città vicine, uguali ma diverse, dove lo splendore arriva dall’acqua, dagli artisti, dalle passioni e dalle tradizioni, come quella del cioccolato e della birra, ma anche delle due ruote. E non c’è mezzo migliore per curiosare dentro questo scrigno, pedalando tra centri storici e patrimoni Unesco, ad Anversa, Bruxelles, Bruges, Gent, Lovanio e Mechelen. Questa storia si chiama Fiandre, dove anche tu puoi creare la tua. Benvenuto!

si raggiungono le Galeries St Hubert per far shopping tra praline, borse e libri. Risalendo la scalinata di Mont Des Arts è bene voltarsi per ammirare il panorama, con la torre del municipio e l’Atomium che dominano la città. Giunti in cima, il Palazzo Reale è dietro l’angolo, ma prima è d’obbligo una visita ai ricchi Musei Reali di Belle Arti, o al Musée Magritte Museum. Il Surrealismo è di casa a Bruxelles, e ancora si respira l’atmosfera nei cafè. Riscendendo verso la città vecchia, i murales giganti ricordano che è anche la città del fumetto, dei Puffi, di Tin Tin e Lucky Luke. Città cosmopolita, è la capitale d’Europa, e dai palazzi del parlamento e del quartiere Europeo è possibile imbattersi in edifici Art Nouveau, come la Maison Horta, padre di questo tipico stile dai motivi floreali.

BRUXELLES Centro d’Europa e delle Arti Le facciate dorate risplendono al sole, mettendo in risalto i decori dei palazzi che abbracciano uno dei più begli edifici in stile gotico, il Municipio: siamo nella Grand’ Place, centro della città, patrimonio Unesco per ricchezza e bellezza. È qui dove ogni due anni si stende il tappeto di fiori, 1800m2 di begonie posate a mano. Imboccando una viuzza laterale,

ANVERSA Un diamante dalle mille sfaccettature È proprio la brillantezza delle vetrine colme di diamanti (l’80% dei grezzi mondiali viene lavorato qui) che colpisce all’arrivo nella galleria della Stazione Centrale di Anversa, magnifica porta della città. Ma lo splendore di Anversa è anche quello dei quadri seicenteschi di Rubens: camminando lungo il Meir, la via dello shopping, sulla sinistra fa capolino la sua casa con

le sue opere, ospitate anche nella Cattedrale di Nostra Signora, una delle più imponenti del Belgio. Due passi nel quartiere della moda, accanto all’Accademia dove nascono le avanguardie e si sono diplomati i più grandi stilisti, prima di godersi un caffè lungo la Schelda, il fiume senza ponti che rende Anversa uno dei principali porti europei. L’area del vecchio porto è la nuova zona trendy della città, con due nuovissimi musei: il MAS, o Museo sull’Acqua, con una terrazza panoramica sulla città, e il Red Star Line, la storia dell’emigrazione nei vecchi magazzini della compagnia di navigazione, ultimo progetto di una città la cui architettura è in continua evoluzione. BRUGES Il fascino medioevale che si fa romantico Il rumore dei passi sui ciottoli di un ponticello, due cigni si adagiano sul canale mentre un’antica facciata racconta di quando quel ponte era varcato da mercanti o artisti come Van Eyck. Dal silenzio del beghinaggio perfettamente conservato, patrimonio Unesco come il centro città, ci si immerge nell’armonia del Minnewater, il lago dell’amore. Dopo una tappa al tradizionale birrificio, l’indecisione è tra le boutique di cioccolato e quelle di merletti, le due tradizioni della città: nei retrobottega si scorgono le donne che lavorano i fili col tombolo, mentre le praline riempiono le vetrine verso il centro; i maître chocolatier qui sono i veri re della città. Dopo l’antico ospedale, oggi Museo Memling, e le brillanti opere dei Primitivi Fiamminghi al Groeninge Museum, si passa il vecchio mercato del pesce, ed ecco il Burg e il Markt, le due piazze centrali, dove ogni edificio racconta la storia di una gilda o di qualche evento cittadino. Tra barche e carrozze,


ci si tuffa nella Bruges del 1400 all’Historium Museum, e nella storia delle praline al Choco-Story Museum. GENT La città delle luci Il segreto meglio conservato d’Europa, secondo Lonely Planet, protetto dai profili gotici del belfort, della Cattedrale di San Bavone, che conserva il polittico dei Van Eyck, capolavoro della pittura fiamminga, delle chiese di San Nicola e di San Michele fino al Castello dei Conti, che scruta i vicoli del Patershol, antico quartiere medievale ora ricco di ristoranti e graziosi negozi. Una skyline medievale godibile dalle rive Graslei e Korenlei, il cuore della città alla confluenza del Leie e del Lieve, dove le secolari facciate delle gilde si susseguono, noncuranti dei numerosi giovani che popolano le rive giorno e notte, con un libro o con una birra in mano. Al buio poi, Gent mostra il suo splendore: l’accurato piano di illuminazione crea un percorso mozzafiato tra i ponti, l’antica pietra e il riflesso dei caratteristici edifici nell’acqua. Ma la città è illuminata anche culturalmente: oltre al Museo del Design e l’Università, Gent è “Città Creativa della Musica” per l’Unesco: Classica, Jazz, Elettronica, Techno, World, i festival si susseguono tutto l’anno con artisti di fama mondiale, raggiungendo il massimo alle Feste di Gent, 10 giorni a luglio. Perché il divertimento qui è serio! MECHELEN La città dei Carillon È passeggiando a pelo d’acqua lungo il Dijle, il fiume che attraversa la città, o sorseggiando un caffè al Vismarkt, antico mercato del pesce oggi ritrovo dei giovani, che si è avvolti dal melodioso suono delle campane, a centinaia, in tutta la città. Raggiungendo la cattedrale di St. Rumbout si scopre l’origine di questo suono: in cima ai 514 gradini della torre, decine di campane sono mosse da un carillon gigante. Vedere l’ingranaggio in funzione è emozionante, ma lo è ancor di più quando

il carillon viene suonato a mano. Abili suonatori e abili tessitori: le manifatture Reali De Wit, visitabili, nei secoli hanno prodotto arazzi per nobili e re. Abili anche nella produzione della birra, antica tradizione delle Fiandre che a Mechelen risale al 1369: la pluripremiata birra Carolus è prodotta nel birrificio (e anche hotel) Het Anker, proprio dietro il beghinaggio. La melodia delle campane accompagna anche il ricordo di chi, durante la seconda guerra mondiale, partiva dalla caserma di Mechelen per i campi di concentramento: qui sorge il Kazerne Dossin, memoriale e museo sull’Olocausto e i Diritti Umani. LOVANIO The place to Be(er) Leuven, ovvero la casa della birra. Non solo perché qui c’è il pub più lungo del mondo, come viene chiamata la piazza dell’Oude Markt, dove i tavolini si susseguono lungo tutto il perimetro creando un infinito tavolo per gustarsi la propria bertje, ma anche perché qui hanno sede la Stella Artois e il Domus. Lo stabilimento della Stella, visitabile appena fuori dal centro, è del colosso InBev e rifornisce i frigoriferi di tutto il mondo. Il Domus invece si trova in pieno centro, all’ombra dello splendido municipio gotico dagli infiniti dettagli: piccolo birrificio della città, la produzione è visitabile proprio vicino ai tavolini dove si sorseggia in compagnia. E di compagnia ce n’è tanta, visto che a Leuven si trova la più antica Università Cattolica del Belgio, richiamo per molti studenti internazionali. La torre dell’antica biblioteca apre ai visitatori, ma la poesia è spingersi verso il beghinaggio: un’oasi di pace dal fascino inalterato. A fare da contorno a questa vivace città ci sono le splendide abbazie nel verde dei parchi circostanti: niente di meglio che una gita in bicicletta tra una e l’altra. L’INSOLITO MARE…DEL NORD In viaggio sul tram che costeggia il profilo del mare per scoprire le sorprese dei polder, il tipico paesaggio dove infinte distese di fine sabbia sono costellate qua e là da picco


pavè: è tra Bruges e Oudenaarde infatti che il Giro delle Fiandre ogni anno anima gambe di atleti e animi dei fiamminghi, per cui il ciclismo è passione e tradizione, anzi, una religione.

le collinette e ciuffi di erba. Può capitare, infatti, di incontrare uomini a cavallo che escono dal mare lungo la costa nella tenue luce del nord. Non è un sogno, ma un’antica tradizione: è così infatti che a Oostduinkerke si pescano i gamberetti grigi, prodotto tipico da gustare con le patate in qualche brasserie in città. Oppure può capitare di imbattersi in originali sculture e installazioni, che sorgono dalla sabbia tra un’onda e una duna: è dunque tempo di Beaufort, la triennale di arte moderna della costa fiamminga, che richiama artisti da tutto il mondo, o del Festival delle Sculture di Sabbia, che si tiene ogni anno a Blankenberge. E ancora, proseguendo, ci si ritrova nella riserva naturale dello Zwin, per immergersi nella natura tra mare, cielo fauna locale. È la costa del nord, tutta da assaporare come le deliziose ostriche di Ostenda. SENSO DI LIBERTÁ…A DUE RUOTE Distese verdi interrotte solo dai

canali o dalle piste ciclabili, scenari pianeggianti dove le tipiche casette fanno da sfondo ai cavalli che si godono lo spazio e il silenzio: questa è la campagna fiamminga. Ma c’è una parte di campagna, chiamata Flanders Fields, che narra la storia di battaglie e soldati, spesso stranieri, costretti a combattere contro il nemico e contro il fango e il freddo, nelle trincee al fronte: è la storia della Prima Guerra Mondiale, combattuta a Ieper e nei territori circostanti, il cui simbolo è il papavero rosso. Il moderno Museo della Guerra di Ieper, dentro l’imponente edificio gotico della città, racconta i fatti attraverso oggetti e filmati; a Passchendaele si rivive l’esperienza in trincea; al Tyne Cot e al Lijssenthoek l’occhio si perde tra il verde del prato e le bianche lapidi. Una storia che è ancora viva, e i Flanders Fields la narrano anche attraverso gli itinerari ciclabili. D’altronde, a pochi kilometri, il ciclista più allenato si trova a pedalare sulle strade del mito, su muri e

MODA Se anche voi pensate che gli “Antwerp Six” abbiano rivoluzionato il mondo della moda negli anni ’80 e vi chiedete come abbiano fatto, non potete non fare tappa ad Anversa: al Modepaleis respirerete l’ aria creativa dell’Accademia e del Museo della Moda. Se poi volete intravedere le tendenze del domani già per le strade e nelle vetrine dei creativi, percorrete Nationalestraat , esploratene i dintorni. Oppure fate tappa a Bruxelles: nella capitale a dettare tendenza è rue Dansaert, dove si susseguono show room di stilisti d’avanguardia , negozi vintage e gallerie di design. GASTRONOMIA Un viaggio nelle Fiandre è un tragitto che parte dalle origini e arriva fino alla new wave della migliore gastronomia europea. Quella dei Kitchen Rebels, la nuova generazione di giovani chef sull’orlo di una svolta internazionale. È un percorso che affonda le radici nella tradizione, la mastica e la rielabora, la fonde con la sensibilità del momento e la offre, con determinata modestia, al pubblico foodie di tutto il mondo. Che apprezza, come fanno d’altronde i critici: le stelle Michelin pro capite sono tra le più numerose al mondo e si concentrano attorno a città gourmande come Bruges.

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UN GIRO ATTRAVERSO L’AUSTRIA

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acanza in Austria significa immergersi in paesaggi d’incredibile bellezza, vivere momenti di pace perfetta e fare il pieno di nuove energie. Vacanza in Austria significa anche seguire le tracce di grandi artisti o percorrere itinerari gastronomici alla ricerca di nuovi sapori. Un giro turistico in Austria vi permette di scoprire montagne maestose, campagne a perdita d’occhio, fiumi e specchi d’acqua limpidissimi. Oppure potete immergervi nella vita pulsante delle città e lasciarvi sedurre dalla loro arte e dalla loro cultura. Se poi volete concedervi una pausa e sfuggire per un attimo ai ritmi frenetici quotidiani, niente di meglio che soffermarsi a degustare le specialità culinarie regionali.

PASSEGGIATE IN CITTÀ

Ben tre dei nove capoluoghi di regione austriaci sono stati dichiarati dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. Gironzolare per le strade pittoresche di queste antiche città è come fare un tuffo nella storia e nelle storie dei secoli passati. Sfarzosi edifici di epoca gotica, rinascimentale e barocca fiancheggiano stradine lastricate e piazze medioevali. Imponenti castelli e parchi sconfinati ricordano lo sfarzo della monarchia passata. Ma fra le antiche mura, le città pulsano di vita, i monumenti dell’architettura moderna si inseriscono armoniosamente nell’immagine urbana, lussuose strade commerciali, caffè tipici e manifestazioni culturali di altissimo livello invitano ad immergersi nell’atmosfera tipica cittadina.

VIAGGI 49

UDIENZA IMPERIALE

L’Austria è disseminata di splendidi manieri e castelli, imponenti testimonianze di epoche passate. Una figura alta e slanciata si aggira fra gli alberi. I lunghi capelli scuri intrecciati come una corona naturale, gli esili piedi calzati da stivaletti stringati si affrettano lungo i sentieri di ciottoli nel parco del castello di Schönbrunn. Corre l’anno 1860 e già ci vediamo seguire le orme della giovane imperatrice Elisabetta I, la mitica Sissi, consorte dell’imperatore Francesco Giuseppe. E se invece ci spostassimo ancora più indietro con la nostra macchina del tempo? Magari affrontando un viaggio nel profondo medioevo, quando in tutto il paese si erigevano poderosi manieri, baluardi di pietra come protezione contro i nemici. Qui basta un pizzico di fantasia...

RITORNO ALLA NATURA

Sette parchi nazionali riconosciuti a livello internazionale e numerosi parchi naturali proteggono la splendida natura dell’Austria. Un’aquila fende l’aria con le sue possenti ali volteggiando sopra le cime dei tremila. A perdita d’occhio non si vede altro che pendii montuosi coperti da fitti boschi e panorami rocciosi dai quali si ergono maestose le cime ammantate di ghiaccio. Tra gli uni e gli altri distese di pascoli verdeggianti, cascate impetuose che si gettano da dirupi rocciosi e torrenti che scorrono tra gole pittoresche. A memoria d’uomo, la natura nei parchi nazionali e nei parchi naturali austriaci si può dire sia rimasta intatta. Milioni di anni hanno creato un paesaggio multiforme, assolutamente inconfondibile. Un paesaggio che non è solo habitat naturale per numerose specie di animali e piante in parte divenute rare, ma che accoglie nel suo abbraccio anche tutti gli escursionisti che arrivano qui in cerca di relax.


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DIALOGO

CHE COSA NASCONDE QUELL A FASTIDIOSA EMICRANIA?

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li inglesi lo chiamano “terrible headache”, quel dolore lancinante alla testa che ci blocca ogni attività, che frena la nostra concentrazione, che è capace di farci innervosire e farci stare dentro il letto all’oscuro senza voler vedere nessuno. Quel mal di testa che ci toglie la forza di parlare, e che nonostante l’antidolorifico continua a sussistere! Perché? Le cause scatenanti possono essere veramente diverse (tensione fisica, affaticamento, essere affamati, irregolarità del ciclo sonno-veglia, fastidi oculari, stress accumulato etc…), alcune organiche/biologiche, altre no. Il mal di testa è una vera e propria patologia, che riguarda milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto di sesso femminile e che risulta essere cosi invalidante da condizionare la propria quotidianità, il proprio ambito lavorativo e le relazioni sociali. Dobbiamo però fare una differenziazione tra cefalee primarie, scatenate da processi in parte sconosciuti e quindi che ci rimandano a motivazioni di tipo psicosomatico e psicologico, e secondarie, che invece sono provocate da cause ben identificabili (lesioni, traumi, infezioni). I fattori psicologici e il nostro modo di gestire lo stress risultano importanti per capire le origini del mal di testa, anche perché tali fattori appartengono ad un soggetto con determinati tratti e caratteristiche di personalità. Alcuni soggetti, infatti, gestiscono lo stress e la propria quotidianità in maniera disfunzionale: solitamente abbiamo a che fare con soggetti ambiziosi, perfezio-

VIRGINIA MALONI * nisti e competitivi, che tendono a caricarsi di mille impegni, non ascoltando regolarmente i bisogni di riposo e ripresa psicofisica di ognuno di noi. Tali soggetti, tendenzialmente, sono sensibili al giudizio altrui, vivono le critiche in maniera non costruttiva ma come fonte di fallimento e reprimono le proprie emozioni, in particolare il sentimento della rabbia. Oltre a queste caratteristiche, un’altra spiegazione alla base del mal di testa, riguarda la persona colpita da ansia cronica, soprattutto nelle emicranie dovute alla contrazione dei muscoli della nuca, del cranio e delle spalle. Certamente avere determinati tratti di personalità costituisce soltanto una predisposizione alla sofferenza da mal di testa, che tenderà a manifestarsi quindi in contemporaneità ad alcune cause stressanti di vario genere natura (preoccupazioni lavorative, disagi affettivi, difficoltà durante il sonno…). Ma perché se siamo stressati, soffriamo di mal di testa? Qual è il meccanismo che si innesca? Quando il corpo si protegge da emozioni inaccettabili, esplicita il proprio malessere su alcune parti del corpo, chiamati organi bersaglio. L’ansia, l’afflizione, le emozioni negative trovano una via tempestiva di scarico nel corpo, canalizzandosi in uno o più sintomi. È il meccanismo di azione dei disturbi psicosomatici.Vista nell’ottica psicosomatica, la cefalea può indicare il bisogno di allentare l’eccessivo controllo razionale, e quindi il desiderio di lasciare più spazio all’intuizione. Di solito, infatti, chi soffre di mal di testa sente il bisogno di mantenere tutto sotto controllo, rigidamente concentrate su aspetti razionali che le portano a non

lasciarsi andare quasi mai ed accumulare tensione. Il mal di testa, in sintesi, può essere un importante campanello d’allarme che il corpo ci invia, invitandoci a riflettere sul nostro stile o momento di vita per cercare di modificarlo: potrebbe essere utile imparare ad essere meno esigenti verso gli altri e soprattutto verso se stessi, ponendosi obiettivi più realistici. Ovviamente, bisogna prima di tutto escludere qualsiasi possibile causa organica, sottoponendosi agli opportuni esami clinici; ma, in assenza di altre patologie, risulta necessario riflettere sulle possibili “cause” riconoscibili nella propria vita. Molte persone hanno trovato sollievo al loro male dopo aver riconosciuto nella cefalea un ordine tassativo di trasformare il loro modo di vivere. Questo significa che a volte dobbiamo limitare lo spreco di energie fisiche e mentali. Come? Ecco alcuni esempi: 1. E’ importante essere esigenti e ambiziosi ma non troppo severi con se stessi, quindi riconoscere i propri limiti e concentrarsi sulle cose davvero importanti e realisticamente raggiungibili; 2. Siamo persone umane, per cui ci saranno giorni in cui saremo stanche e nervose. In quei giorni, non siamo pieni di energia come al solito e quindi non possiamo sforzarci di fare quello che facciamo normalmente nella nostra quotidianità. 3. E’ importante porsi degli obiettivi e raggiungerli uno per volta, canalizzando bene le nostre energie. E’ importantissimo essere appagati di ciò che si può realmente avere e di ciò che si può realmente fare con ciò che si ha. Comunque, l’anamnesi o il racconto preciso da parte della persona che soffre di emicrania, può già portare all’eziologia del disturbo ed alla diagnosi più giusta, che implica il trattamento più adeguato. A livello psicologico è importante fare la cosa che c’è gradita, nel limite del possibile. Se ascoltiamo di più le nostre esigenze e le nostre emozioni il corpo, ne sentirà i benefici.

*psicoterapeuta


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“TAMARA DE LEMPICKA A TORINO” Le opere di Tamara De Lempicka saranno esposte a Palazzo Chiablese di Torino dal 19 marzo fino al 25 agosto 2015. Le cento opere esposte formeranno un percorso formato da varie sezioni: I mondi di Tamara, Natura morta, Devozione, Ritratti, Nudo, Moda. Tamara De Lempicka, pittrice polacca, è stata una dei personaggi più discussi dell’arte del Novecento a causa della sua vita sregolata e libertina.

“I COSTUMI DELLA SETTIMA ARTE” Fino al 22 marzo 2015, presso il Palazzo Braschi di Roma si terrà la straordinaria mostra dedicata ai costumi del cinema. Un percorso composto da 103 abiti per ripercorrere un secolo di grande cinema, dai costumi dei film muti in bianco e nero a quelli utilizzati in capolavori come “Il Satyricon” di Fellini fino, alle sgargianti giacche indossate dallo scatenatissimo Jep Gambardella interpretato da Tony Servillo nel film di Sorrentino “La grande bellezza”. La mostra è organizzata dalla Fondazione Cineteca di Bologna.

“LO STILE NAIF DI HENRI ROUSSEAU” Dal 6 marzo fino al 6 luglio, presso il Palazzo Ducale di Venezia di terrà la mostra dedicata al genio ribelle e naif di Henri Rousseau, meglio noto come il doganiere. Nelle sue opere colori e corpi imperfetti si mescolano donando un mondo esotico che fu tanto apprezzato dai simbolisti francesi. La mostra è realizzata con la speciale collaborazione del Museo d’Orsay di Parigi.

“La guerra”, Henri Rousseau. 1894, olio su tela 114 x 195 cm. Musée d’Orsay. Parigi

A R T E

MARTINA DI DONATO


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ARTE

“ROMA - Giorgio Morandi 1890-1964” La mostra curata da Maria Cristina Bandera si aprirà il 27 febbraio e rimarrà visitabile fino al 23 giugno 2015. Si compone di un insieme di opere di alto valore tra cui acquerelli, oli e incisioni. Essa documenta la vicenda artistica del pittore bolognese attraverso un percorso tematico e cronologico cercando di far emergere così il lato professionale e al contempo emotivo dell’artista. Alcune opere provengono da importanti istituzioni pubbliche e da prestigiose collezioni private, inclusi alcuni capolavori meno noti al grande pubblico concessi eccezionalmente in prestito e accostati in modo inedito secondo un progetto mirato. Un’occasione per scoprire e riscoprire un grande nome del Novecento. Complesso del Vittoriano Via Di San Pietro in Carcere Info: 066780664

“VENEZIA - Alchimia di Jackson Pollock. Viaggio all’interno della materia” A partire dal 14 febbraio fino al 6 aprile 2015 si apre una mostra che già dal titolo prevede grandi numeri. Un’esposizione incentrata sul lavoro materico e tridimensionale dell’artista americano. All’interno delle sale del Peggy Guggenheim Collection si sviluppa per il fruitore un percorso molto interattivo che vuole portare alla scoperta di una delle opere più importanti dell’espressionismo astratto: il murales Alchimia. Dopo un anno circa di lavori eseguiti presso l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, questo capolavoro torna per svelare tutte le sue sfaccettatura ed esplosioni di colori. Un’opera, che verrà eccezionalmente esposta senza teca protettiva in modo da garantire l’esatta lettura della sua complessa superficie. Viaggio all’interno della materia è il primo di tre appuntamenti in programma al Guggenheim di Venezia, che per la stagione 2015, in concomitanza di Expo, intende porre al centro uno dei più grandi artisti che Peggy riuscì a scoprire. Collezione Peggy Guggenheim Palazzo Venier dei Leoni - Dorsoduro 701 Info: 041.2405.411


ARTE 53

“TORINO - Wunderkammer. Sergio Stano” La Gam di Torino ricomincia la sua stagione di eventi aprendo le porte della Wunderkammer, dal 19 febbraio fino al 6 aprile 2015, al noto disegnatore satirico Sergio Staino. Questo spazio solitamente dedicato alla valorizzazione dei fondi grafici del museo, ospita la mostra incentrata sul personaggio più famoso di Staino: Bobo, alter ego del disegnatore, apparso per la prima volta sulle pagine di Linus negli anni Settanta. Un personaggio che ritrae in maniera ironica e scanzonata l’autore, portando con sé le caratteristiche dell’italiano medio borghese di sinistra, simbolo di una generazione passata, a volte nostalgico e utopista, che osserva le trasformazioni della società con leggero sarcasmo, ma senza risparmiare critiche importanti. Nella sale della GAM in particolare ci raccontano il viaggio di Bobo a Berlino, dove egli si trova a girovagare tra contraddizioni e fascino. Uno sguardo ad una Germania neanche poi troppo lontana immersa nel cambiamento e nell’evoluzione. GAM - Galleria d’arte moderna Via Magenta 31 Info: 0114429518

“BOLOGNA - Da Cimabue a Morandi. Felina Pittrice”

Una mostra molto travagliata quella curata da Vittorio Sgarbi presso Palazzo Fava che ha inaugurato il 13 febbraio e che chiuderà il 7 maggio 2015. Essa si pone come obiettivo quello di far convergere in una unica sede espositiva quanto di più significativo, artisticamente parlando, la città di Bologna ha saputo realizzare grazie ai suoi artisti, in un’estensione temporale di sette secoli circa. Da Cimabue a Morandi consentirà di rispondere alla questione del perché la città diventò uno dei poli culturali più importanti della storia dell’arte italiana ed europea. Come emerge dal titolo la mostra è anche un omaggio alla pittrice Felsina, una delle fonti più importanti e autorevoli per la storia della conoscenza della pittura bolognese dal Medioevo all’età barocca. Palazzo Fava Via Alessandro Manzoni 2 Info: 05119936305

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