L' acqua, un bene prezioso!

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Lavoro realizzato dalla classe 1a F dell ’ I.C.’G. Salvemini’ di Taranto – A.S. 2018 - 2019


Scuola Secondaria di Primo Grado I.C.’G. Salvemini’


L‟acqua è un bene prezioso, ma fino a che punto ne siete consapevoli? In casa avete acqua dolce per bere, cucinare, lavare e annaffiare le piante e vi sembra normale che ce ne debba essere sempre, pulita e abbondante. Invece, sulla Terra la maggior parte dell‟acqua è inutilizzabile, perché salata oppure ghiacciata, e solo una piccola percentuale è acqua dolce. Sapere quanti tipi di acqua esistono e come sono ripartiti nell‟idrosfera può aiutarvi a comprendere meglio perché l‟acqua dolce è davvero un bene da conservare. Ma saperlo non è sufficiente, è importante anche cambiare abitudini e comportamenti: tanti piccoli gesti, come chiudere il rubinetto quando vi lavate i denti o raccogliere l‟acqua piovana per annaffiare le piante, possono servire per non sprecare l‟acqua e non inquinarla. Far scorrere l‟acqua da un rubinetto è gesto semplice. Vi siete mai chiesti cosa si nasconde dietro quel semplice gesto? Quello che non sapete, e non tutti sanno, è che in Puglia l‟acqua è anche sacrificio dell‟uomo. In una terra priva di fiumi significativi e di laghi, portare acqua salubre nelle case di tutti i cittadini è stata un‟opera immane che ha richiesto il duro lavoro di migliaia di persone. In questo nostro lavoro, noi ragazzi della I F dell‟ I.C. „G. Salvemini‟ di Taranto, abbiamo deciso di prendere in esame il tema dell‟acqua da diversi punti di vista:  scientifico: l‟acqua e le sue proprietà;  storico-sociale: storia delle fontanelle in Puglia e dell‟Acquedotto Pugliese;


 letterario: filastrocche e versi „rubati‟ ai poeti. La scoperta della storia delle fontanelle in Puglia e della nascita dell‟Acquedotto Pugliese, è avvenuta attraverso letture e interviste fatte ai nostri nonni, tra queste anche l‟intervista fatta al Sig. Vito Palumbo, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Acquedotto Pugliese. Ci auguriamo che, grazie alle informazioni contenute in questo nostro lavoro, ci sia maggiore maturazione di un senso di rispetto nei confronti di questo bene prezioso, che è l‟acqua, e conseguente attuazione di comportamenti che possano concretamente garantirne la salvaguardia. Vi salutiamo cordialmente.

Gli alunni della I F


La sfida educativa, indubbiamente non facile, è quella di monitorare il cambiamento non solo delle conoscenze, ma anche di tutti quei valori, comportamenti ed atteggiamenti che concorrono a formare i nostri RAGAZZI di oggi, o meglio, gli ADULTI di domani


L’acqua e le sue proprietà


Acqua in movimento La Terra è un pianeta azzurro

Vista dallo spazio, la Terra appare come un pianeta prevalentemente blu; il colore è determinato dall‟abbondanza di acqua liquida, che copre circa il 70% della superficie terrestre. Sulla Terra l‟acqua è presente contemporaneamente allo stato solido (nei ghiacciai e nelle calotte glaciali), liquido (negli oceani, nei mari, nei fiumi, nei laghi e nelle falde acquifere sotterranee) e aeriforme (nell‟atmosfera, sotto forma di vapore acqueo). Il 97% delle acque è contenuto nei mari e negli oceani, mentre il restante 3% forma le acque continentali, chiamate in questo modo perché si trovano sulle terre emerse. Di queste, ben il 69% forma i ghiacciai, il 30% è nelle falde acquifere e solo l‟ 1% è nei fiumi e nei laghi.


Acqua in circolo tra cielo e terra

Quando una parte dei ghiacciai fonde a causa dell‟irraggiamento solare, l'acqua si infiltra nel suolo, formando le falde acquifere, oppure alimenta ruscelli, fiumi e laghi, che arrivano al mare. Sempre a causa dei raggi solari, l‟acqua dei mari, dei fiumi e dei laghi evapora e passa nell‟atmosfera sotto forma di vapore acqueo. Quando incontra aria fredda, il vapore acqueo si condensa in minuscole goccioline che formano le nubi. In determinate condizioni, l‟acqua contenuta nelle nubi ricade sulla superficie terrestre sotto forma di precipitazioni, che possono essere piovose o nevose, a seconda dell‟altitudine e della temperatura.


Le proprietà dell’acqua La capillarità

L'acqua è una sostanza speciale: le sue proprietà le consentono di svolgere un ruolo centrale in tutte le dinamiche terrestri. Uno dei processi in cui riveste il ruolo fondamentale è la sopravvivenza delle piante: infatti, l'acqua viene assorbita dal terreno grazie alle radici; i vasi conduttori la fanno arrivare fino alle foglie, dove avviene la fotosintesi. Quale forza spinge l‟acqua a muoversi verso l‟alto? Oltre al richiamo dovuto alla traspirazione fogliare, l‟acqua ha un‟altra proprietà: la capillarità. La capillarità è la capacità dell'acqua e delle sue soluzioni di risalire spontaneamente lungo le pareti di tubicini di sezione molto piccola. Quanto più sottile è il tubo, tanto più in alto arriva il livello dell‟acqua.


Ciò che accade nelle piante possiamo osservarlo anche in altre situazioni della nostra esperienza quotidiana: una zolletta di zucchero e una spugna hanno al loro interno sottilissimi canali, che possono essere paragonati a tubicini dalla sezione molto piccola.


Esperimento: i fiori colorati Materiale:  un fiore bianco  acqua  un coltello  due bicchieri  due coloranti alimentari, uno rosso e uno blu. Procedimento:  versare dell‟acqua nei due bicchieri e colorarla con i coloranti alimentari;  tagliare lo stelo a metà e immergere ciascuna parte nell‟acqua colorata;  lasciare passare alcuni giorni e osservare la colorazione del fiore. Osservazione:  nelle sezioni dello stelo del fiore si notano dei puntini colorati;  il fiore dopo alcuni giorni assume una colorazione rosso/blu. Conclusione: abbiamo assistito al fenomeno della capillarità. Nel fusto delle piante ci sono dei sottilissimi vasi capillari che servono per il trasporto dell'acqua


dalle radici alle foglie; l'acqua e le sostanze in essa disciolte arrivano fino ai fiori e li colorano.

Prima ‌

‌ e dopo!


La tensione superficiale

Numerosi organismi vivono sul pelo dell'acqua: per esempio, i gerridi o insetti pattinatori scivolano sulla superficie dell‟acqua. Anche un ago metallico riesce a galleggiare sul pelo dell‟acqua. Lo stesso fenomeno è responsabile della forma delle gocce d‟acqua, che assomigliano a piccoli palloncini: esse sembrano rivestite da una pellicola invisibile, come quella che permette ai gerridi di muoversi sul pelo dell‟acqua. Questi fenomeni sono dovuti alla presenza delle forze di coesione, che legano tra loto le particelle di acqua creando una specie di rete sulla superficie. Le forze di coesione sono alla base di una proprietà caratteristica dei liquidi, detta tensione superficiale, che per l‟acqua ha un valore molto elevato.


Esperimento: la graffetta che galleggia Materiale:  una graffetta  acqua  un bicchiere  detersivo. Procedimento:  riempire un bicchiere di acqua fino all‟orlo;  appoggiare delicatamente la graffetta sulla superficie dell‟acqua, oppure appoggiare sull'acqua una strisciolina di carta velina, adagiare su di essa la graffetta e far affondare la carta con una spatola. Osservazione:  la graffetta resta appoggiata sulla superficie dell‟acqua;  se si immerge nell'acqua uno stuzzicadenti intinto di detersivo, l‟oggetto affonda immediatamente. Conclusione: grazie alla tensione superficiale gli oggetti rimangono appoggiati sulla superficie dell'acqua.


I detersivi contengono i tensioattivi, sostanze che riducono la tensione superficiale dell‟acqua.

Prima del tensioattivo …

… dopo il tensioattivo!


La densità dell’acqua

L‟acqua raggiunge la massima densità alla temperatura di circa 4° C, cioè quando si trova allo stato liquido. A differenza della maggior parte delle sostanze che diventano più dense quando solidificano, l‟acqua, quando diventa ghiaccio, aumenta di volume e diventa meno densa; di conseguenza il ghiaccio galleggia sull‟acqua. L‟acqua solida (ghiaccio) è meno densa dell‟acqua liquida. Un‟importante conseguenza di questo fatto è che il ghiaccio galleggia sull‟acqua, permettendo la vita degli organismi acquatici nelle zone fredde. Se il ghiaccio affondasse, i mari polari solidificherebbero completamente intrappolando i pesci e altri organismi. Invece il ghiaccio che galleggia in superficie funziona da isolante e impedisce all‟acqua sottostante di congelare.


Perché il ghiaccio galleggia sull‟acqua solida? Dipende dalle forze di coesione tra le particelle. Nei solidi le particelle assumono generalmente una struttura ordinata, chiamata reticolo cristallino, e le forze di coesione sono maggiori rispetto al liquido; questo comporta che le particelle si avvicinino tra loro. Invece nel caso dell'acqua, già sotto i 4° C e durante la solidificazione, le particelle si legano in modo ordinato, lasciando in mezzo degli spazi vuoti. E una fase importante soprattutto per la vita degli esseri viventi che occupano zone più fredde del nostro pianeta.


Esperimento: l‟uovo galleggia e non galleggia? Materiale:  due uova fresche  due bicchieri  sale  acqua  cucchiaio. Procedimento:  riempire un primo bicchiere di acqua e immergervi il primo uovo;  riempire un secondo bicchiere di acqua, sciogliervi del sale fino a rendere la soluzione satura e immergere il secondo uovo. Osservazione: se l'uovo è fresco, in acqua semplice affonda, mentre nella soluzione di acqua e sale galleggia. Conclusione:  in acqua semplice: l'uovo fresco affonda perché la sua densità media è superiore a quella dell'acqua;


 nella soluzione di acqua e sale: il galleggiamento dell'uovo è dovuto al fatto che l'acqua salata, essendo più densa dell'acqua semplice, esercita sull'uovo una spinta verso l'alto superiore a quella esercitata dall'acqua da sola. In altri termini qui l'uovo galleggia perché è meno denso del liquido in cui è immerso (l'uovo è sempre lo stesso, ma è cambiato il liquido).


La capacità termica

L'acqua possiede un‟elevata capacità termica: essa può scambiare grandi quantità di calore con l'ambiente, aumentando o diminuendo di poco la sua temperatura. La capacità termica di un materiale descrive la sua attitudine ad accumulare calore, che può essere ceduto in seguito. Il calore proveniente dl Sole riscalda l‟aria molto più di quanto riscaldi l‟acqua: per questo in estate l‟acqua dei laghi e del mare è più fredda dell‟aria; invece in inverno l'aria si raffredda molto più dell‟acqua, quindi laghi e mari cedono parte del loro calore all'ambiente circostante.

Questa proprietà è molto importante sia per l‟ambiente sia per gli organismi che lo popolano, i quali sono composti in gran parte di acqua: l‟alta capacità termica dell‟acqua consente agli organismi viventi di limitare le variazioni di


temperatura, quando il corpo scambia calore con lâ€&#x;esterno. Quindi è fondamentale nel meccanismo fisiologico della termoregolazione, che consente a un organismo di mantenere costante la sua temperatura.


Esperimento: l‟azione termoregolatrice dell‟acqua Materiale:  una vaschetta con acqua, a temperatura ambiente  una vaschetta con uguale volume di sabbia, a temperatura ambiente  una lampada  un orologio  due termometri. Procedimento:  avvicinare le vaschette e puntare la lampada sulle vaschette per dieci minuti, misurare la temperatura dell‟acqua e della sabbia;  spegnere la lampada e dopo cinque minuti misurare di nuovo la temperatura di acqua e sabbia. Osservazione:  dopo la prima prova la temperatura della sabbia è maggiore di quella del‟acqua;  dopo la seconda prova la temperatura dell‟acqua è diminuita meno di quella della sabbia.


Conclusione:  la sabbia si riscalda più velocemente dell‟acqua;  l‟acqua scaldandosi e raffreddandosi più lentamente del suolo mitiga il clima delle zone costiere.


Il potere solvente

L'acqua ha un elevato potere solvente, cioè è in grado di sciogliere un gran numero di sostanze (i soluti): è per questo che generalmente i liquidi presenti nell‟ambiente e negli organismi viventi sono soluzioni acquose. L'acqua è il solvente più diffuso: essa è presente all‟interno delle cellule, nel sangue e nei liquidi corporei degli animali e nella linfa delle piante. L'acqua è capace di sciogliere anche molti gas: per esempio, l‟ossigeno e il diossido di carbonio. L‟ossigeno disciolto nell‟acqua viene usato dai pesci per respirare.


Esperimento: acqua e zucchero Materiale:  un bicchiere trasparente  acqua  zucchero  un cucchiaino. Procedimento: versare dello zucchero in un bicchiere trasparente, poi aggiungere dell‟acqua e mescolare con un cucchiaino. Osservazione: i granelli di zucchero sul fondo del bicchiere non ci sono più. Lo zucchero si è sciolto nell‟acqua. Conclusione: la soluzione è un miscuglio omogeneo che si ottiene quando si uniscono due sostanze che sono perfettamente mescolabili tra di loro. La sostanza più abbondante è il solvente (acqua), quella meno abbondante è il soluto (zucchero).


I nostri plastici sul Ciclo dell’acqua



Storia dell’Acquedotto Pugliese


Vi vogliamo raccontare una storia bella …

Far scorrere acqua da un rubinetto è un gesto semplice. Quello che non tutti sanno è che in Puglia l‟acqua è anche sacrificio dell‟uomo. In una terra priva di fiumi significativi e di laghi, portare acqua salubre nelle case di tutti i cittadini è stata un‟opera immane che ha richiesto il duro lavoro di migliaia di persone. Raccontare questa storia aiuterà tutti, grandi e piccoli, a dare maggiore valore all‟acqua, bene comune.


La Puglia è una regione priva di fiumi e laghi significativi. La natura carsica del suolo non consente accumuli o riserve d‟acqua in superficie, lasciandola scendere a grandi profondità. Non solo attraverso le rocce l‟acqua penetra nel sottosuolo, ma anche attraverso sprofondamenti del terreno che prendono il nome di voragini, grave, inghiottitoi, attraverso i quali il prezioso liquido precipita nel sottosuolo, dando origine a veri e propri corsi d‟acqua sotterranei. Il terreno viene quindi eroso in profondità, dando origine a gallerie e grotte di diversa forma e grandezza. Un esempio tra i più spettacolari di questa azione erosiva è dato dalle Grotte di Castellana, espressione millenaria del volto nascosto della Puglia.


Per secoli i pugliesi hanno sopperito alla mancanza di acqua salubre in superficie con rudimentali sistemi di grondaie, caditoie, scorrimenti, acquedotti senza canali che facevano arrivare l‟acqua dove occorreva. E anche dalle cummerse, i tetti appuntiti di Locorotondo, e dai trulli, l‟acqua purissima scivolava per essere raccolta. L‟acqua viene prelevata anche dai pozzi che attingono dalla falda. Non mancano acquedotti locali, per lo più comunali, realizzati in epoca romana di cui ancora sono visibili tracce, come nel caso dell‟Acquedotto del Triglio, le cui possenti mura si estendono lungo la Statte-Taranto.

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Prima dell‟Acquedotto in casa l‟acqua viene conservata in grossi orci panciuti di terracotta dalla bocca molto larga, dove si immerge l‟inconfondibile mestolo di rame per attingere con parsimonia e non sprecare il liquido prezioso.

Ci si lava in poca acqua nel bacile di rame o di ferro smaltato e avere in casa il gabinetto con pozzo nero è lusso di pochi. Le malattie gastro-intestinali e in particolar modo le febbri tifoidee, causano ogni anno numerose vittime, specialmente nella stagione estiva. La presenza delle cisterne e dei pozzi privati, con le loro acque stagnanti, rappresenta il substrato ideale per lo sviluppo della zanzara Anofele, causa del diffondersi della malaria, una delle principali cause di morte. L‟idea di un acquedotto che trasporti l‟acqua delle sorgenti Sanità di Caposele, nell‟alta Irpinia fino alla Puglia nasce nella seconda metà del


1860, dall‟intuizione di un Ingegnere del Genio Civile di Bari, Camillo Rosalba. Il 26 giugno 1902 il Parlamento italiano approva la legge per la costruzione dell‟Acquedotto Pugliese. Un bando di gara dà inizio nel 1906 ai lavori per la costruzione del canale che dalle sorgenti del fiume Sele, attraversa l‟Appennino Campano e porta l‟acqua in Puglia. Genova si aggiudica i lavori.

Oltre

20.000

operai

sono

impegnati

nella

costruzione

dell‟Acquedotto; maschere di fango e sudore che avanzano senza sosta per superare difficoltà d‟ogni genere, tra i timori di un‟illusione e speranze di prosperità.


Il 24 aprile del 1915 l‟acqua corrente giunge per la prima volta a Bari. Una grande festa. “All‟acqua, all‟acqua, alla fontana nova, ci no tiene la zita

(fidanzata) se la trova ” si canta nei paesi benedetti dalla nuova acqua.

L‟acqua corrente raggiunge Foggia nel 1924, Lecce nel 1927, grazie al completamento di un‟altra grande opera: il Sifone leccese. In seguito, con i lavori di fognatura e il completamento degli allacci idrici, vengono installati i gabinetti nelle case. A distanza di 100 anni dal primo colpo di piccone, per estensione e capacità, l‟Acquedotto Pugliese è ancora oggi fra le più imponenti ed


esemplari opere di ingegneria idraulica realizzata al mondo. Un sistema di acquedotti interconnessi che si estendono per oltre 21.000 chilometri, convogliando ottima acqua da bere nelle case di 4.000.000 di persone. Al capillare sistema di distribuzione dellâ€&#x;acqua potabile, corrisponde una rete per lâ€&#x;allontanamento e il trattamento delle acque reflue. Oltre 10.000 chilometri di reti fognarie e impianti di depurazione dislocati su tutto il territorio servito che restituiscono acque chiare e trasparenti contribuendo alla difesa dellâ€&#x;ambiente.

... e vissero tutti felici e contenti!


Quel ponte unì l’Italia, il nuovo libro di Vito Palumbo

Il libro „Quel ponte unì l‟Italia‟ è stato scritto da Vito Palumbo, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Acquedotto Pugliese e Direttore della rivista trimestrale della stessa azienda „La voce dell‟acqua‟. La storia è ambientata nei primi anni del novecento, nelle campagne di un piccolo borgo del Potentino. Ciccì, un bambino con le mani di adulto, e un


geometra di Genova lavorano alla costruzione di un ponte canale dell‟Acquedotto Pugliese, il più grande acquedotto del mondo. Condividono polvere, puzzo e pietre, molte pietre, infinite pietre grezze da sgrezzare. Trascorrono tanto di quel tempo, insieme, che alla fine il tempo finisce per incollarli in un rapporto che, giorno dopo giorno, si fa sempre più intenso, sempre più intimo. L‟amicizia è un sentimento strano. A volte non ha bisogno di nulla. Spesso si ciba di privazioni e di fame, per crescere bene. È nelle avversità, che l‟amicizia esprime il meglio di sé. Il ponte che hanno contribuito a realizzare è stato da poco terminato. Si staglia, bello e austero, sullo sfondo del loro rapporto, come una quinta dell‟esistenza. Stanno per separarsi. Sopra di tutto, l‟acqua, elemento immanente da cui tutto trae principio e ragione, deus ex machina dei destini loro e di un‟Italia che stenta ancora a riconoscersi Unita. “Sai cosa penso Ciccì? Che in cielo ci sta una grande bilancia. Da una parte le cose che ci servono, dall‟altra le cose che dobbiamo dare, per averle. Ognuno paga come può e con le cose che ha, perché tutto sia sempre in equilibrio. La morte dei muli è il prezzo che il Signore ci chiede per avere l‟acqua. Così penso io, anche per dare un senso a questa storia”. Come presto capirà Ciccì. Un racconto stravagante e onirico, una storia che fa commuovere, sorridere talvolta, soprattutto riflettere sulle nostre radici di italiani.


Il libro trae spunto da un fatto di cronaca reale, la morte di un giovane operaio, Giuseppe Lopomo, purtroppo non l‟unico durante la realizzazione del canale principale dell‟Acquedotto Pugliese, a cui è dedicato un monumento funebre eretto lungo la stradina di servizio dell‟opera.


Intervista fatta al Sig. Vito Palumbo, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Acquedotto Pugliese

Clicca sull‟immagine per vedere l‟intervista fatta al dott. Vito Palumbo, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Acquedotto Pugliese

Salvatore: “Chi ha progettato l‟acquedotto pugliese?“ Sig. Palumbo: “La Puglia era una regione priva di fiumi e laghi significativi. La natura carsica del suolo non consentiva accumuli o riserve d‟acqua in superficie, lasciandola scendere a grandi profondità. L‟idea di un acquedotto che trasportasse l‟acqua dalle sorgenti Sanità di Caposele fino alla Puglia, nacque nella seconda metà del 1860, dall‟intuizione di un Ingegnere Civile di Bari, Camillo Rosalba”.


Federica: "Sappiamo che nell'acqua potabile c'è una certa percentuale di cloro, chi controlla che il cloro sia dosato in quantità giusta ?" Sig. Palumbo: “Non solo attualmente abbiamo un sistema di telecontrollo e di gestione del cloro nella rete, ma, attraverso i campionamenti che noi facciamo ogni giorno su tutta la rete, siamo in grado di poter assicurare sempre un‟acqua potabile, conforme alla normativa e purissima da bere”.

Serena: "Prima della realizzazione dell'acquedotto, i cittadini come si procuravano l'acqua?" Sig. Palumbo: “Nel 1850 i cittadini prendevano l‟acqua dai pozzi, oppure raccoglievano l‟acqua piovana in grandi cisterne. All‟epoca c‟erano gli acquaioli, venditori ambulanti di acqua potabile, che raccoglievano dai fiumi o dalle sorgenti e trasportavano in città, su un carretto, per venderla alla cittadinanza. Immagina ora come fosse scomoda e difficile la vita in queste condizioni, senza acqua corrente. Oggi ti fai la doccia senza alcun problema, ma questa opportunità non l‟avresti mai avuta nel 1850. Nel 1850 tutti si lavavano nella stessa acqua, la stessa acqua che poi sarebbe stata riutilizzata per lavare i panni. Per fortuna noi oggi abbiamo l‟Acquedotto Pugliese che ci consente, aprendo il rubinetto, di approvvigionarci di tutta l‟acqua che vogliamo”.


Michele: "Per i cittadini più poveri c'è la possibilità di poter usufruire di un bonus idrico?". Sig. Palumbo: “ Esiste un bonus idrico per quei cittadini che non hanno la possibilità di contribuire a questo servizio di distribuzione dell‟acqua. Il bonus idrico consiste in degli sconti in bolletta che Acquedotto Pugliese applica a quelle famiglie che non possono permettersi di pagare la bolletta, ed è realizzato con il contributo di un‟importante autorità, l‟Autorità Idrica Pugliese, che non è altro che un‟associazione di tutti i comuni pugliesi”.


Testimonianze del passato I nonni, si sa, la sanno lunga su tante cose: conoscono la vita e sanno distinguere ciò che è prezioso da ciò che non lo è. E diteci un po', cosa c'è di più prezioso dell'acqua? Ecco perché abbiamo deciso di porre ai nonni alcune domande sull'argomento. Andiamo a sentire quello che ci hanno detto circa l‟utilizzo dell‟acqua nel passato.

Intervista fatta alla nonna di Christian G. Christian: “Come si prendeva l‟acqua in passato?”. Nonna: “Con un secchio prendevamo l‟acqua dal pozzo“. Christian: “L‟acqua arrivava direttamente ai lavandini di casa?“. Nonna: “No, che io ricordi no. Fino al 1967 l‟unica possibilità era l‟acqua dal pozzo. Vi era anche quella delle fontanelle, ma non le sfruttavamo poichè avevamo il nostro pozzo“. Christian: “Come erano i servizi igienici?“. Nonna: “Ci si doveva accontentare di un bagno situato all‟esterno della casa e, di notte, si era dunque obbligati a fare i bisogni al freddo“.


Christian: “Come vi lavavate?“. Nonna: “Per lavarci la faccia usavamo un catino o bacinella, mentre per fare il bagno usavamo un catino grandissimo al cui interno versavamo l‟acqua scaldata sul fuoco. In ogni caso usavamo sempre l‟acqua del pozzo“. Christian: “Come lavavate i panni?“. Nonna: “Versavamo l‟acqua del pozzo, scaldata sul fuoco, all‟interno di vasche grandissime, dove lavavamo i panni con il sapone Marsiglia“. Christian: “Quando avete iniziato ad aver l‟acqua ai rubinetti?“. Nonna: “Inizi anni „70“. Christian: “Da allora avete continuato a bere l‟acqua dal pozzo?“. Nonna: “Sì, senza fare controlli, l‟acqua era fresca e buona. Abbiamo sempre bevuto l‟acqua dai pozzi e mai dai rubinetti“. Christian: “Avete mai usato l‟acqua dalle fontanelle?“. Nonna: “Si usava, ma non ne avevamo bisogno perché avevamo i pozzi nella campagna“.


Christian: “Ti ricordi di qualche aneddoto legato alle fontane?“. Nonna: “Ricordo soltanto che c‟era tanta gente che faceva la fila, sicuramente facevamo comunella“.


Intervista fatta alla nonna di Serena M. Serena: “Come avveniva l‟utilizzo dell‟acqua in passato?“. Nonna: “L‟acqua era molto importante perché non c‟erano ancora i rubinetti“. Serena: “Da dove si prelevava prima l‟acqua?“. Nonna: “L‟acqua la si prelevava dai fiumi o dalle fontanelle del paese“. Serena: “In passato, i servizi igienici erano come quelli di oggi? Se la risposta è no, come erano?“. Nonna: “I servizi igienici dell‟epoca non erano come quelli di oggi. Prima si lavavano le figlie femmine, poi la stessa acqua era riutilizzata per i maschi e, se rimaneva pulita, veniva infine usata per le pulizie di casa“. Serena: “Dove e come ci si lavava? Dove si lavavano i panni?“. Nonna: “Ci si lavava in casa con l‟acqua raccolta dai fiumi; i panni si lavavano alle fontane“. Serena: “In passato, erano importanti i fiumi? Per cosa si sfruttava la loro acqua?“. Nonna: “Sì, erano importantissimi. La loro acqua serviva per lavarci“.


Serena: “Ci si poteva lavare nei fiumi? E pescare?“. Nonna: “Sì, ci si poteva lavare perché l‟acqua non era inquinata come oggi e si poteva anche pescare“. Serena: “Come ci si procurava prima il ghiaccio? E dove lo si conservava?“. Nonna: “Il ghiaccio lo si comprava direttamente alle fabbriche (ghiacciaie), oppure passava un uomo col carretto che distribuiva le stecche di ghiaccio (anche mezza o un quarto)“. Serena: “Che importanza aveva per voi l‟acqua?“. Nonna: “L‟acqua era importantissima e dovevamo stare attenti a non sprecarla“.


Intervista fatta allo zio di Grazia C. Grazia: “Come avveniva l‟utilizzo dell‟acqua in passato?“. Zio: “In passato c‟erano delle coperture nei vicoli di Città Vecchia (Taranto Vecchia) con dell‟acqua corrente e qui le donne andavano a lavare i panni con una tavoletta di legno con delle scanalature (lu sticatur) e la cenere“.

Grazia: “Da dove si prelevava prima l‟acqua?“. Zio: “L‟acqua la si prelevava dal fiume Galeso“. Grazia: “In passato, i servizi igienici erano come quelli di oggi? Se la risposta è no, come erano?“. Zio: “I servizi igienici non erano come quelli di oggi. Prima si usava il vaso da notte (bugliolo), grande per le famiglie numerose e piccolo per le famiglie piccole. In tarantino l‟ pris “. Grazia: “Dove si lavavano i panni?“. Zio: “I panni si lavavano in una grande vasca di legno“. Grazia: “Si poteva fare il bagno nei fiumi? E pescare?“. Zio: “Sì, noi facevamo il bagno sia nel fiume Galeso e sia nel fiume Tara. Si


poteva pescare perché l‟acqua era pulitissima“. Grazia: “Erano importanti i fiumi? Per cosa si sfruttava la loro acqua?“. Zio: “Erano importanti per l‟irrigazione. All‟epoca c‟era un terreno molto fertile vicino alla stazione Cagioni di Taranto“. Grazia: “Come ci si procurava prima il ghiaccio? E dove lo si conservava?“. Zio: “Il ghiaccio lo prendevamo da una piccola fabbrica situata all‟epoca in Città Vecchia, vicino a Piazza Fontana, e lo conservavamo in delle vasche di legno“.


Intervista fatta alla nonna di Samuele L. Samuele: “Come avveniva l‟utilizzo dell‟acqua in passato?“. Nonna: “L‟utilizzo dell‟acqua in passato era molto parsimoniosa, nel senso che c‟erano poche risorse. L‟acqua veniva raccolta dalle fontanelle, oppure dalle cisterne con l‟acqua piovana; invece al nord si aspettava che la neve si sciogliesse per poter poi usufruire dell‟acqua“. Samuele: “Da dove si prelevava principalmente l‟acqua?“. Nonna: “L‟acqua la si prelevava dalle fontanelle e chi andava a prenderla erano le donne“. Samuele: “Dove si lavavano i panni?“. Nonna: “I panni si lavavano in dei catini pieni di acqua ed era un lavoro molto faticoso per noi donne“. Samuele: “In passato, i servizi igienici erano come quelli di oggi? Se la risposta è no, come erano?“. Nonna: “I servizi igienici di allora non erano per niente come quelli di oggi. I propri bisogni naturali si facevano in dei vasi (le capase) che venivano poi svuotati in appositi carretti (le carrizze) “.


Samuele: “In passato, erano importanti i fiumi? Per cosa si sfruttava la loro acqua?“. Nonna: “Sì, erano importantissimi. L‟acqua dei fiumi serviva per lavarci, per bere, per pescare. Tutto era pulito“. Samuele: “Come ci si procurava prima il ghiaccio? E dove lo si conservava?“. Nonna: “Il ghiaccio veniva raccolto dalle nevi, cioè quando nevicava si raccoglieva la neve, la si metteva in delle stanze (le ghiacciaie) e poi, dopo averla pigiata, la si copriva con della paglia. In questa maniera la neve si solidificava ed era pronta per essere usata in estate“. Samuele: “Che importanza aveva per voi l‟acqua?“. Nonna: “L‟acqua era ed è vita e dovevamo stare attenti a non sprecarla“.

Clicca sull‟immagine per vedere l‟intervista fatta da Samuele


Intervista fatta alla nonna di Alessandro M. Alessandro: “Come avveniva l‟utilizzo dell‟acqua in passato?“. Nonna: “L‟utilizzo dell‟acqua in passato non era così facile come oggi perché non c‟era l‟acqua corrente nelle case, si era più sensibili allo spreco“. Alessandro: “Da dove si prelevava l‟acqua?“. Nonna: “L‟acqua la si prelevava dai fiumi, dai pozzi o dalle fontanelle che si trovavano in paese e si utilizzavano dei secchi di ferro“. Alessandro: “In passato, i servizi igienici erano come quelli di oggi? Se così non è, come erano?“. Nonna: “Le case non erano dotate di servizi igienici, ma si utilizzavano dei vasi in cui fare i propri bisogni, che, in paese, venivano svuotati in degli appositi carretti, mentre nelle case di campagna in dei pozzi“. Alessandro: “Dove si lavavano i panni?“. Nonna: “I panni si lavavano o al fiume o in casa, in una grasta di coccio in cui si mettevano a strati la cenere e l‟acqua bollente, acqua presa sempre dalle fontanelle o dal pozzo“. Alessandro: “In passato, erano importanti i fiumi? Per cosa si sfruttava la loro acqua?“.


Nonna: “Sì, erano importanti. Noi utilizzavamo l‟acqua dei fiumi per lavarci, per cucinare e per far bere gli animali“. Alessandro: “Come ci si procurava prima il ghiaccio? Dove lo si conservava?“. Nonna: “Si aspettava la neve, la si raccoglieva e la si conservava in delle specie di celle frigorifere (ghiacciaie). Le persone andavano nelle ghiacciaie a comprare le stecche di ghiaccio e le usavano per conservare i cibi e rinfrescare le bevande in dei grossi catini“. Alessandro: “Che importanza aveva per voi l‟acqua?“. Nonna: “L‟acqua per noi era vita“.

Clicca sull‟immagine per vedere l‟intervista fatta da Alessandro


Intervista fatta alla nonna di Federica e Stefano A. Federica e Stefano: “Da dove si prelevava prima l‟acqua?“. Nonna: “Prima le donne, con i bambini, andavano a prendere l‟acqua dalle fontanelle del paese“. Federica e Stefano: “In passato, i servizi igienici erano come quelli di oggi?“. Nonna: “No, i servizi igienici non erano come quelli di oggi“. Federica e Stefano: “Dove e come ci si lavava?“. Nonna: “Ci si lavava in casa con l‟acqua presa dalle fontanelle“. Federica e Stefano: “In passato, erano importanti i fiumi? Per cosa si sfruttava la loro acqua?“. Nonna: “Sì, erano importanti. La loro acqua serviva per far bere gli animali“. Federica e Stefano: “Ci si poteva lavare nei fiumi? E pescare?“. Nonna: “Sì, ci si poteva lavare e si poteva anche pescare“. Federica e Stefano: “Come ci si procurava prima il ghiaccio? E dove lo si conservava?“.


Nonna: “Il ghiaccio si comprava e si metteva in una grande vasca di legno per rinfrescare cibo e bevande“.

Eh sì, i nonni la sanno proprio lunga e le loro risposte ci hanno fatto pensare soprattutto a due cose: l'acqua non va sprecata e un suo consumo consapevole farà sì che non manchi mai. Un pensiero, per concludere, va a quelle persone che ne soffrono la mancanza: l'acqua è di tutti e tutti hanno il diritto di bere, lavarsi, conservare i propri cibi, annaffiare le loro piante, rendere fertili le loro terre.


Le fontanelle


Le fontanelle in ghisa dell‟acquedotto hanno avuto in Puglia un ruolo sociale fondamentale per gran parte del XX sec. Un detto degli anni 20 dice, infatti, “All‟acqua, all‟acqua, alla fendana nova, ci nu tene la zita

(fidanzata) se la trova”. Suddetta frase sintetizza come le fontanelle fossero un punto di ritrovo dove fare nuove amicizie e rafforzare i legami sociali. Fulcro della vita quotidiana delle famiglie in questo tacco d‟Italia da sempre povero di acqua, l‟arrivo di queste sorgenti, portatrici di freschissima pura trasparente linfa, significò non solo semplificarsi buona parte della consueta routine giornaliera, ma anche imparare a essere comunità. Le fontane non furono solo occasioni di innamoramenti casuali, ma scuse per incontrare l‟amata, per giurarle fedeltà eterna e per rubarle un bacio, sperando che i fratelli fossero lontani alla vista e le vicine affaccendate in altro. A loro modo divennero l‟agorà delle donne, cui la frequentazione della piazza era invece vietata. Divennero ritrovo di chiacchiere, di sfoghi, di risate, di confronto, di confidenze dalla voce bassa e le gote rosse. Divennero una novità bella e fresca come il fiotto che veniva fuori da quel rubinetto. Furono il parco giochi di generazioni di bambini, l‟alba di solide amicizie e indissolubili complicità, in qualche caso il centro di potere dei bulletti del quartiere. Dietro ad ogni fontanella si nascondono tanti pezzi di storia di ciascuna famiglia, di ciascun paese, di migranti, di matrimoni combinati, di fuitine da protesta e paura, di successi, di tragedie d‟amore, di morte e di vita.


Ci si impegna oggi a un restauro completo di questo eccezionale patrimonio. Malaticcio, al momento. Proprio come lo raccontava Aldo Palazzeschi: “Cloffete, cloppete,

clocchete... Mia povera fontana, il male che hai il cuore mi preme. Dio santo! Quel suo eterno tossire mi fa morire. Un poco, va bene. Ma tanto, che lagno! […] Andate, mettete qualcosa per farla finire”. Torneranno, ce lo auguriamo tutti, ad un‟immagine più lieta, come quella decantata da Umberto Saba: “Fontanella è cara a tutti, al vecchio curvo

come al giovane. Offre un sorso di vita ad ogni vita, che in sé grata l‟accoglie, poi l‟oblia, per proseguire ignara al suo destino”.


Foto tratte dal libro ‘La

terra delle fontane‘ di Vito Palumbo


Certe volte mi viene da pensare che la vita sia una partita a scopa contro il tempo, dove è lui che dà le carte, sempre. E non sempre le carte buone arrivano quando vuoi tu.


L’acqua, quella salubre, si sa, non ha odore. O meglio porta con sé l’odore delle cose semplici e buone.


L’acqua è come la mamma, principio di tutte le cose.


Ogni cosa dentro di sÊ custodisce amorevolmente il suo posto. L’acqua si prende cura della sete, per esempio. Questo ci insegnano le fontane di Puglia, che venivano e vengono realizzate in ghisa e forgiate nel fuoco.


Un popolo si raccoglie nelle piazze per fare la rivoluzione, per protestare, per pregare, per tanti motivi. Il popolo della Puglia si raccoglieva per vivere. Mi sembra, in fondo, una buona ragione, no?


Lo chiamano progresso, e forse è cosĂŹ. Eppure, certe volte ho l’impressione che sia solo un modo per dimenticare il passato, senza passare dalla nostalgia.


L’acqua non ha colore. E’ come la vita (banale, lo so), ma quella alta, che sta dentro la caverna e d cui scorgiamo solo le ombre. A noi ci è concesso solo di immaginarla, ma non sempre basta per indossarla con dignità.


I viaggi, quelli che ti portavano veramente lontano, una volta venivano fatti sull’acqua. L’acqua era sostanza del viaggio. La colla della vita.


L’acqua è … … poesia


Fontana malata A. Palazzeschi

Clof, clop, cloch, cloffete, cloppete, chchch... La tisi l'uccide.

Clof, clop, cloch,

Dio santo, quel suo

cloffete, cloppete,

eterno tossire mi fa morire,

clocchette,chchch...

un poco va bene,

È giù, nel cortile,

ma tanto... Che lagno!

la povera fontana

Ma Habel! Vittoria! Andate,

malata; che spasimo!

correte, chiudete

sentirla tossire.

la fonte, mi uccide

Tossisce, tossisce,

quel suo eterno tossire!

un poco si tace...di nuovo. tossisce.

Andate, mettete qualcosa per farla

Mia povera fontana,

finire, magari...

il male che hai

magari morire.

il cuore mi preme.

Madonna! Gesù!

Si tace, non getta

Non più! Non più.

più nulla. Si tace,

Mia povera fontana,

non s'ode rumore

col male che hai,

di sorta che forse...

finisci vedrai, che uccidi

che forse sia morta?

me pure.

Orrore Ah! no.

Clof, clop, cloch,

Rieccola, ancora

cloffete, cloppete,

tossisce,

clocchete, chchch...


Filastrocca dell’acqua B. Tognolini

Acqua fuggita dalla sorgente Chiudo le dita e non stringo niente Acqua canzone fata di fresco Voglio cantarti ma non ci riesco Acqua leggera, vento da bere Stai prigioniera nel mio bicchiere Scivola in gola Sei filastrocca ma senza parola Scivola giù per le gole segrete Non c‟è più acqua, ma non c‟è più sete.


Acqua G. D’Annunzio

Acqua di monte Acqua di fonte Acqua piovana Acqua sovrana Acqua che odo Acqua che lodo Acqua che squilli Acqua che brilli Acqua che canti e piangi Acqua che ridi e muggi. Tu sei la vita E sempre fuggi


Acquazzone C. Govoni

Di nubi grigie a un tratto il ciel fu

Si vider donne lottare in un prato

sporco;

Con gli angeli impauriti del

e il tuono brontolò con voce

bucato.

d‟orco.

Poi seminò la pioggia a piene

Si caccio avanti, lungo lo

mani

stradone,

Tetti e vie di danzanti tulipani

carta foglie uccelli il polverone.

Tagliò il paesaggio, illividì ogni

Si udirono richiami disperati,

cosa

tonfi d‟imposte e d‟usci

In un polverio d‟acqua luminosa.

sbatacchiati.

Quando si stava inebetiti e fissi

Come sull‟orlo d‟infuocati abissi

Non rimaneva dell‟orrendo

Dove il mondo pareva

schsianto

sommerso…

Che il giocare di musicale

… il cielo sulle case

pianto

era già tesoro, e nei vetri appannati dal tinello

Della gronda, già buono già tranquillo Lo raccolse morente il bruno

risorrise il paese ad acquerello:

grillo.

sulla campagna dolcemente crespa

Coi tamburini gracili di pelle

ronzò la chiesa d‟oro come vespa.

Le rane lo portarono alle stelle.


La via dell’acqua M. Albrito Scorre limpida nel ruscello Emanando un gran bagliore, Sentimento dolce e bello Che ti arriva dritto al cuore.

Rinfrescando la giornata Arriva fresca e pulita, La natura l‟ha portata È la fonte della vita.


Le docenti :

Gli alunni della I F :

Prof.ssa M. FANIGLIULO

Abbate Federica

(Docente di Italiano)

Abbate Stefano

Prof.ssa A. QUARANTA (Docente di Matematica e Scienze)

Attolino Michele Buongiorno Francesco Caraccio Grazia Cava Camillo De Filippis Maria Patrizia Di Bello Luciano Gelsomino Christian Liuzzi Samuele Marotta Alessandro Mundi Serena Palazzo Daniel Palumbo Davide Reo Jennifer Scialpi Gabriele Tarata Mateo Alexandru Tardiota Soamy Turco Cristian


http://www.icsalveminitaranto.gov.it/

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