Lavoro realizzato dalla classe 2a A dell‟ I.C. “G. Salvemini” di Taranto – A.S. 2017 - 2018
Scuola Secondaria di Primo Grado I.C. “G.Salvemini“
Obiettivo di questo lavoro è quello di promuovere fra i giovani cittadini di Taranto un‟ attività di educazione ambientale volta a tutelare il patrimonio marino e costiero ionico, facendo crescere e maturare in loro la sensibilità necessaria per leggere, interpretare e conoscere l‟intero ambiente marino. Si vuole raggiungere la consapevolezza che il mare, oltre ad essere un elemento vitale dal quale l‟uomo dipende, è culla di vita, fonte di biodiversità,
patrimonio
universale
e
promettente
opportunità
professionale per il futuro. E‟ stato preso in esame l‟ecosistema marino ionico da diversi punti di vista: naturale: osservazione della flora e della fauna, soprattutto dei Cetacei, mammiferi marini che popolano le acque del mare di Taranto e che potremmo considerare il nostro alter ego in acqua; scientifico: classificazione del materiale raccolto; ecologico: maturazione, da parte degli alunni, di un senso di rispetto nei confronti di questo ambiente e conseguente attuazione di comportamenti che possano concretamente garantirne la salvaguardia; sociale: conoscenza delle tradizioni tarantine legate al mare.
La scoperta del mondo della pesca e degli equilibri che la regolano nell‟ottica di uno sviluppo sostenibile, è avvenuta attraverso video e interviste fatte ai pescatori tarantini, tra questi anche l‟intervista fatta al Sig. Carmelo Fanizza della Jonian Dolphin Conservation, un'associazione di ricerca scientifica finalizzata allo studio dei cetacei del Golfo di Taranto nel Mar Ionio Settentrionale, e al Sig. Fabio Millarte, presidente del WWF di Taranto. Il lavoro nasce nell‟ambito del percorso interdisciplinare di Scienze e Matematica, Storia e Geografia, Inglese, Francese, Tecnologia e Scienze Motorie, finalizzato allo sviluppo del compito di realtà:
Taranto e il suo Piccolo Grande Mare! Ci siamo organizzati in gruppi di tre o quattro compagni per realizzare un prodotto multimediale di classe, finalizzato a rendere noto ai giovani cittadini tarantini di quali ricchezze gode il piccolo grande mare di Taranto. Gli argomenti presi in esame da ciascun gruppo sono: mare e gabbiani; sabbia e vita; mitili e crostacei; molluschi e pesci; delfini e tartarughe.
Ci auguriamo che, grazie alle informazioni contenute in questo nostro lavoro, ci sia maggiore maturazione di un senso di rispetto nei confronti del nostro mare e conseguente attuazione di comportamenti che possano concretamente garantirne la salvaguardia. Vi salutiamo cordialmente.
Gli alunni della II A
La sfida educativa, indubbiamente non facile, è quella di monitorare il cambiamento non solo delle conoscenze, ma anche di tutti quei valori, comportamenti ed atteggiamenti che concorrono a formare i nostri RAGAZZI di oggi, o meglio, gli ADULTI di domani
Taranto
Taranto Taranto è un comune italiano di circa 200.000 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia, in Puglia. Antica colonia magno-greca, è il secondo comune della regione per popolazione, il sedicesimo nazionale ed è conosciuta come la Città dei
due mari per la sua posizione geografica a cavallo di Mar Grande e Mar Piccolo, e la Terra dei delfini per lo storico insediamento di un gruppo di cetacei oltre gli isolotti di San Pietro e San Paolo. Taranto è anche città spartana essendo stata fondata dagli Spartani (Parteni) e risultando l'unica colonia di Sparta al di fuori del territorio della Grecia. Il clima è particolarmente dolce e le correnti fredde provenienti da nord mitigano l'aria calda proveniente dal Mediterraneo, mentre le colline circostanti riescono spesso a bloccare le perturbazioni rigide garantendo un clima mite tutto l'anno. In città ha sede l'Arsenale marittimo della Marina Militare, l'Ilva, uno tra i maggiori complessi industriale d'Europa per la lavorazione dell'acciaio, e il Museo archeologico nazionale di Taranto (MARTA), tra i musei più importanti d'Italia
Il Mar Grande bagna la costa esterna, racchiusa nella baia delimitata a nord-ovest da Punta Rondinella e a sud da Capo San Vito. L'arco ideale creato dalla baia naturale si chiude con le Isole Cheradi.
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Questo mare si congiunge col Mar Piccolo in soli due punti, rappresentati dal canale naturale di Porta Napoli e dal canale artificiale navigabile che separa lo storico insediamento urbano dalla parte più estesa della città. Il Mar Piccolo, considerabile dunque un mare interno, è costituito da due seni idealmente divisi dal Ponte Punta Penna Pizzone, che congiunge la Punta Penna con la Punta Pizzone: il primo seno ha la forma di un triangolo grossolano, i cui vertici meridionali sono rappresentati dall'apertura ad est sul secondo seno, e da quella ad ovest sul Mar
Grande; il secondo seno ha invece la forma di un'ellisse, il cui asse maggiore misura quasi 5 km.
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Sia i venti che le maree, insieme alle sorgenti sottomarine con diversa salinitĂ , condizionano l'andamento delle correnti di tipo superficiale e di tipo profondo tra i due mari. Sia i due seni del Mar Piccolo, che il Mar Grande potrebbero avere antichissime origini vulcaniche. Nel Mar Grande e nella parte settentrionale di entrambi i seni del Mar Piccolo sono localizzate alcune sorgenti come quella del Tara (a nord del Mar Grande), del Galeso (primo seno del Mar Piccolo), Riso e del Cervaro o Battemdieri (secondo seno Mar Piccolo nei pressi della Palude La Vela) e sottomarine chiamate citri, che apportano acqua dolce non potabile mista ad acqua salmastra, creando una condizione idrobiologica ideale per la coltivazione dei mitili, comunemente chiamati cozze.
Taranto e i suoi mari Taranto è conosciuta come „La Città dei Due Mari‟ per la sua posizione geografica, situata tra il Mar Piccolo e il Mar Grande. E‟ definita „La Terra dei Delfini‟ per il loro insediamento nelle isole di San Pietro e San Paolo. Si pensa che entrambe possano avere antiche origini vulcaniche. Il Mar Grande bagna la costa esterna e si congiunge con il Mar Piccolo in soli due punti, questo viene considerato, invece, un mare interno, diviso dal Ponte Punta Penna Pizzone. Appare come un otto rovesciato, il segno dell‟infinito. L‟acqua del Mar Piccolo è molto salata e questo lo rende particolare; sono presenti anche dei citri, sorgenti di acqua dolce e ghiacciata che sboccano dalla crosta sottomarina. Il Mar Piccolo è suddiviso in due seni di forma ellittica: uno è più interno e l‟altro è poco più piccolo del primo e si congiunge con il Mar Grande; questo è conosciuto anche come rada di Mar Grande in quanto attraccano le navi in attesa di entrare in Mar Piccolo. E‟ circondato dalla terra ferma, dal Ponte Girevole e dal Ponte di Porta Napoli; comunica con il Mar Ionio attraverso due aperture, una di queste è chiamata Bocca del Diavolo. Questi due mari, però, hanno un problema: purtroppo sono molto inquinati a causa delle industrie, come l‟ILVA che si occupa principalmente della produzione e trasformazione dell‟acciaio ed è stata
una delle maggiori aziende siderurgiche del XX secolo. Essa era stata creata per realizzare il polo siderurgico di Bagnoli. Oggi è al centro di un grande conflitto per il suo impatto ambientale.
Alla scoperta de „Le Baie di Taranto‟ con il SUP Finalmente è possibile coniugare sport, benessere e conoscenza del territorio nella famosa Città dei Due Mari, Taranto, nel cuore de Le Terre dei Delfini con le esclusive escursioni in SUP.
Il SUP, acronimo di Stand Up Paddle Surfing, è uno sport praticato tramite un longboard (una tavola da surf di grandi dimensioni) e una pagaia. L‟obiettivo è quello di stare in piedi sulla tavola e pagaiare, nelle diverse condizioni del mare; è uno sport trasversale, molto efficace sotto il profilo atletico, non necessita di condizioni di mare particolari, poiché può essere praticato sia in presenza di vento e onde che in assenza di queste, cioè con mare piatto. Il SUP è uno sport estremamente completo, consente di allenare in maniera sinergica tutti i muscoli del corpo senza tralasciare l‟aspetto cardiovascolare. Durante il lavoro sulla tavola, vengono sollecitati in maniera robusta i muscoli di gambe, braccia e
dorso. Il mantenimento continuo della condizione di equilibrio sulla tavola stimola in maniera persistente tutti i principali muscoli stabilizzatori (addominali, lombari, erettori spinali) che hanno la funzione di mantenere il corpo in bilanciamento. Non c‟è limite di età, è uno sport ideale per tutti, con una eccezionale funzione riabilitativa.!
Mare e gabbiani
In questo capitolo abbiamo descritto, attraverso documentazioni e lavori scritti, il mare, i suoi ambienti e alcuni animali che ne sono correlati. Per far capire l'attuale situazione dei nostri mari, abbiamo intervistato un pescatore allo scopo di rendere pubblici questi dati molto importanti nella speranza che possa cambiare il comportamento sia dei cittadini verso il mare sia di alcuni pescatori che, come si dirĂ nell'intervista, non dovrebbero utilizzare la rete a maglia stretta che non permette di far passare i pesci piccoli, causandone la riduzione. Parlando degli ambienti, abbiamo rappresentato in un plastico un ambiente marino, allo scopo di abbellire il nostro angolo della cultura e mostrare la bellezza del mare e dei suoi fondali. Presente anche un lavoro realizzato con la professoresse di inglese e francese sui gabbiani. Speriamo che questo lavoro vi piaccia e possa far capire che bisogna tutelare il nostro mare, rispettare l'ambiente e le sue bellezze.
Il nostro gruppo di lavoro:
Basile Luca Catalanotti Vera Eletti Francesco Renna Giulia Tacente Sara
Il Mare Il mare è una vasta distesa di acqua salata, idrograficamente connessa con un oceano, che lambisce le coste di isole e terre continentali. Lo stesso termine è alle volte usato per indicare laghi, normalmente salati o molto voluminosi, che non hanno sbocchi sull'oceano come ad esempio il Mar Caspio, il Mar Morto ed il Mar di Galilea. Il termine mare è usato anche come sinonimo di oceano quando esprime un concetto generico, per esempio quando si parla dei mari tropicali o dell'acqua marina riferendosi, invece, a quella oceanica in generale.
La Luna La Luna è caratterizzata da varie configurazioni morfologiche chiamate
mari. Sono stati chiamati mari perché il colore più scuro faceva presupporre la presenza di acqua, nonostante si tratti in verità di pianure basaltiche. Sulla Luna è presente dell'acqua sotto forma di ghiaccio; l'origine di tale ghiaccio dovrebbe essere dovuta a comete che si sono scontrate con il satellite in posizioni poco o per nulla irradiate dai raggi del Sole. Acqua liquida potrebbe essere presente sulla superficie o nel sottosuolo di molti satelliti, tra cui ricordiamo principalmente Europa, una delle lune di Giove. Si pensa che Europa ospiti al suo interno un vero e proprio oceano sotto la superficie ghiacciata, circondante tutto il satellite.
Lo Studio del Mare Lo studio del comportamento del mare e dei suoi fenomeni, tradizionalmente collegato con la navigazione, è stato spesso lasciato alle considerazioni empiriche basate sull'esperienza dei marinai. Il suo studio scientifico non è mai stato sviluppato finchÊ non vi è stato l'interesse. Una prima grande campagna di ricerca venne fatta per poter prevedere le migliori condizioni per lo sbarco in Normandia della seconda guerra mondiale, altri fondi di ricerca furono stanziati dalle multinazionali nelle campagne di trivellazione delle piattaforme petrolifere dagli anni cinquanta ad oggi. Ancora oggi, gran parte delle ricerche si basano su considerazioni sperimentali e probabilistiche. Il movimento delle onde del mare si definisce come moto ondoso e con le dovute approssimazioni il suo studio ha suddiviso le onde in diversi tipi, che si possono definire regolari.
La Costa La costa o litorale è la linea di confine tra la terra e l'acqua di un oceano, golfo, mare o grande lago. Comprende sia la spiaggia sommersa che quella emersa e termina quando cambia l'assetto vegetativo o fisiologico. Le onde marine, il moto ondoso, le maree sviluppano fenomeni di trasporto dei sedimenti, che può essere longitudinale o trasversale alla linea di riva. Sotto il profilo della pendenza di una spiaggia, essa può essere divisa in dissipativa, intermedia o riflettente.
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L‟inquinamento Marino Il mare sta soffocando: in media 8 milioni di tonnellate di plastica finiscono ogni anno nei mari di tutto il mondo. Produciamo sempre più plastica usa e getta, molta più del necessario e riciclarla non basta. L'80% dell'inquinamento marino è fatto di plastica. Quest'invasione sta rapidamente trasformando i nostri mari nella più grande discarica del mondo. NON lasciamo che tutta questa plastica soffochi i nostri mari: uccide la fauna marina, contamina la catena alimentare e persiste nell'ambiente per centinaia di anni. Nel Mediterraneo, residui di plastica sono stati trovati nello stomaco di pesci, uccelli marini, tartarughe e cetacei. Bisogna cambiare rotta e il momento per farlo è ORA.
Gli Ambienti Sommersi Tra i tanti fattori che condizionano la vita degli organismi negli ambienti sommersi ce n‟è uno che non richiede particolari strumenti per essere valutato e che riveste un‟importanza fondamentale. E‟ la luce! La luce non è solo il motore dei processi di fotosintesi che consentono la crescita dei vegetali e quindi la base per lo sviluppo delle reti alimentari. Fortemente modificata quando entra nell‟acqua, essa diventa causa diretta della distribuzione degli organismi nella massa d‟acqua e sui fondali. Il dato più facilmente comprensibile è che dove non c‟è luce è preclusa l‟esistenza dei vegetali, così oltre i 100 m di profondità o nelle zone più interne delle grotte, la componente vegetale scompare e rimane solo quella animale, ma anche gli animali risentono del tipo della qualità di luce disponibile. Nel Mediterraneo si assiste ad un‟inversione di quanto avviene nei mari tropicali. Mentre ai tropici sono le zone in luce a mostrare un‟impressionante esplosione di colori, legata alla efficientissima collaborazione tra coralli ed alghe simbionti, nel Mediterraneo i colori stanno nell‟ombra, nelle zone più vicine alla superficie, oppure a profondità notevoli.
Catene Alimentari In ogni ambiente un essere vivente trova il suo habitat, cioè le condizioni di vita che gli servono e ogni organismo deve mangiare.
Vicino alla superficie del mare, dove arriva molta luce e ci sono molte sostanze nutritive, galleggiano piccolissimi esseri viventi, trasportati dalle correnti: sono delle alghe, oppure delle larve di pesci o di crostacei, oppure altri organismi microscopici. Tutti insieme si chiamano plancton. Il plancton è famoso per essere il cibo delle balene e non solo. Il fitoplancton è composto da tantissime alghe microscopiche che galleggiano negli oceani e che nella catena alimentare sono dei produttori (come le alghe piÚ grandi e ben visibili). Il fitoplancton serve come nutrimento per i piccoli animali chiamati zooplancton.
Tutto il plancton è il cibo di piccoli crostacei (ad esempio i gamberetti) o di piccoli pesci, che, se mangiano del plancton vegetale, sono dei consumatori primari. Ma anche i gamberetti possono essere mangiati da un pesce come lo sgombro, che è il consumatore secondario; questo, a sua volta, può essere mangiato da uno squalo, che in questo caso è il consumatore terziario. Anche l'uomo è un consumatore della catena alimentare marina: non vive nell'oceano, ma ne sfrutta le sue specie attraverso la pesca. Il Plancton Il plancton (dal greco πλαγκτόν, ossia vagabondo) è la categoria ecologica che comprende il complesso di organismi acquatici galleggianti che, non essendo in grado di dirigere attivamente il loro movimento (almeno in senso orizzontale), vengono trasportati passivamente dalle correnti e dal moto ondoso.
Il plancton comprende sia organismi vegetali (fitoplancton) che animali (zooplancton) di varie dimensioni; microorganismi (alghe unicellulari, protozoi, etc.), larve, piccoli animali (come i crostacei), ma anche organismi di una certa mole come meduse e alghe pluricellulari. Il Necton Il necton o nekton (dal greco νηκτόν nēktón, ciò che nuota) è la categoria ecologica che comprende gli organismi acquatici che nuotano attivamente. Fra i vertebrati si trovano ovviamente i pesci, sia ossei che cartilaginei, ma anche rettili come le tartarughe marine, mammiferi come i cetacei e i pinnipedi ed anche uccelli adattati al nuoto come i pinguini. Fra
gli
invertebrati,
organismi
nectonici
d'elezione
sono
alcuni molluschi appartenenti alla classe dei cefalopodi: seppie e calamari.
Il Benthos C‟è poi il regno dei fondali, il cosiddetto dominio bentonico, dove per
benthos si intende l‟insieme degli organismi vegetali ed animali che vive attaccato al fondo o in stretto contatto con esso. Sul fondo del mare si distinguono ambienti diversi, innanzitutto in ragione della sua natura. Il fondo roccioso favorisce l‟insediamento degli organismi e accoglie diversi tipi di comunità in relazione anche ad altri fattori di condizionamento. I fondi mobili, detriti, sabbie, fanghi sono invece costantemente rimaneggiati dai movimenti del mare e perciò l‟insediamento dei vegetali è sfavorito ed anche gli animali sono costretti a strategie adatte.
Ma è ancora la luce a dettare le sue condizioni. Sui fondi rocciosi ben illuminati si formano ambienti ricchi di alghe fotofile che in molti casi ricoprono internamente la roccia. Sulla capacità di crescita delle alghe intervengono poi altri fattori come l‟idrodinamismo, oppure come
brucatori, che in assenza di predatori posso portare a nudo la roccia. Ma anche in questi ambienti ricchi di luce basta un cambio di orientamento del fondo o una rientranza per osservare un immediato calo della componente vegetale ed una predominanza di organismi animali. CosĂŹ come le rocce ben illuminate sono caratterizzate dalla predominanza delle alghe, nel Mediterraneo gli ambienti bentonici vengono suddivisi in base al complesso di organismi vegetali ed animali che li colonizzano.
La nostra Intervista fatta ad un Pescatore Tarantino
1) Qual è il problema principale che causa l'inquinamento? Il problema principale è l'ILVA, così come l'ENI, che prende l'acqua sfruttandola per poi scaricarla in mare con prodotti di scarto.
2) Ci sono specie a rischio per l'inquinamento? Si, alcune specie che peschiamo nel Mar Piccolo come le orate, le spigole e i cefali sono specie a rischio perché vivono nelle zone degli scarichi dell'ILVA.
3) Quali sono le specie di pesci più numerose nei nostri mari? Le specie di pesci più numerose sono le sardine, le alici, le salpe, i cefali, le vope (boghe, pesce azzurro), gli sbirri presenti in maggiore quantità nel Mar Piccolo e nel Mar Grande.
4) In questi anni, svolgendo il lavoro da pescatore, ha notato un calo di prodotti ittici? Si, questo è dato dal fatto che molti pescatori utilizzano una rete a maglia stretta che non permette di far passare i pesci piccoli, causandone la riduzione.
5) Qual è il mare più inquinato di Taranto? Al momento il mare più inquinato è il Mar Piccolo; si sta cercando di mantenere vivi molluschi come le cozze, lasciandole in dei bidoni attaccati a dei pali ed in questi bidoni l'acqua viene filtrata in modo da mantenere pulito il loro habitat.
6) Che tecnica di pesca utilizza? Noi peschiamo specie diverse che si trovano maggiormente in alcune stagioni, in particolare, in questo periodo, andiamo in alto mare per raccogliere principalmente i saraghi ed altre specie.
7) Ha un orario preciso in cui va a pescare? Si, vado a pescare principalmente la mattina presto dalle 5:00 alle 7:00, quando i pesci hanno più fame. Dopo queste ore incominciano a mangiare lentamente e, man mano che si alza il sole, i pesci perdono l'appetito, ma si possono trovare dei luoghi dove ad un ora precisa i pesci sono stranamente molto più affamati; quando i pescatori li individuano, segnano il giorno e l'ora in modo che l'anno seguente possono controllare se era una casualità o se quello è un luogo in cui si pesca maggiormente.
8) Secondo lei queste nostre interviste possono essere utili per far capire ai cittadini l'attuale situazione dei nostri mari, così da far diminuire la quantità di rifiuti in essi? Si, queste interviste possono servire per far capire ai pescatori di non pescare troppi pesci, perché non danno loro la possibilità di riprodursi abbastanza per garantire alle future generazioni di pescatori una pescosità adeguata, rischiando un periodo di povertà.
Guardate la nostra intervista:
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I Gabbiani I gabbiani sono uccelli di taglia medio-grande, con dimensioni che vanno dai 29 cm di lunghezza e 120 g di peso della piccola gabbianella, ai 75 cm di lunghezza e 1,75–2 kg di peso del grande mugnaiaccio. Il becco è lungo e robusto e le zampe palmate. Le ali sono solitamente di colore bianco, grigio o nero e nei giovani anche marrone. A seconda della specie i giovani impiegano da due a quattro anni prima di raggiungere la livrea d'adulto. In questa fase cambiano sia i colori delle penne che quelli del becco, delle zampe e degli occhi.
Alcune specie cambiano il colore del piumaggio a seconda della stagione, ma non c'è differenziazione di piumaggio tra i sessi. Solitamente vivono in colonie, nidificano lungo le coste o in zone umide e acque interne. Si nutrono di pesci, uova, piccole carogne, avanzi (anche rifiuti prodotti dall'uomo, raccolti nelle discariche). Non disdegnano
insetti grandi (come le libellule) o piccoli (come sciami di formiche volanti) o vermi (spesso a seguito delle arature). Negli anni molte colonie di gabbiani si sono trasferite in zone urbane, anche lontane dalla costa, dove si nutrono di scarti alimentari cacciano uccelli piĂš piccoli, ratti ed in alcuni casi attaccano anche l'uomo per rubargli cibo.
Il Gabbiano Jonathan Livingston di R.Bach
To the real J.L.who lives within us all Al vero Jonathan che vive dentro di noi
Il gabbiano Jonathan Livingston (Jonathan Livingston Seagull, 1970) è un celebre romanzo breve di Richard Bach. E‟ essenzialmente una fiaba a contenuto morale e spirituale. La metafora principale del libro è il percorso di autoperfezionamento del gabbiano che impara a volare/vivere con il proprio spirito. Bach ha dichiarato che l‟idea del gabbiano fu ispirata dalla storia di un pilota acrobatico statunitense di nome John Livingston. Il libro racconta di un gabbiano che ha la passione per il volo ma non per il cibo.
I gabbiani anziani che fanno parte dello stormo Buon Appetito lo mandano via e lui può volare tutto il tempo che vuole fra le scogliere lontane. Un giorno due gabbiani luminosi lo conducono in un altro mondo dove incontra altri gabbiani a cui piace volare.
In questo luogo lui incontra anche Sullivan che gli insegna a volare sempre meglio e Chiang il gabbiano più saggio che gli insegna a muoversi alla velocità del pensiero. Dopo aver raggiunto la perfezione Jonathan decide di ritornare sulla terra dove incontra Fletcher che diventa il suo primo studente e Maynard un gabbiano che ha un‟ala spezzata e che grazie al suo aiuto riesce a volare di nuovo. Al termine della storia il corpo di Jonathan inizia ad ondeggiare nell‟aria e a diventare trasparente.
Il volo è l‟espressione della libertà di ogni gabbiano e serve a diventare migliori per aspirare alla perfezione che consiste nel comprendere il segreto della bontà e dell‟amore.
Il piccolo e anticonformista gabbiano Jonathan riesce ad intravedere una nuova via da poter seguire, una via che allontana dalla banalitĂ e dal vuoto del suo precedente stile di vita, e comprende che oltre che del cibo un gabbiano vive della luce e del calore del sole, vive del soffio del vento, delle onde spumeggianti e della libertĂ .
Estratto dal Libro Most seagulls do not take the trouble to learn anything more than the primary knowledge of the flight: for them it is enough to arrive from the coast where the food is and then return home. For most seagulls, flying does not matter, what matters is eating. For that seagull, instead, to get food did not matter so much as to fly. Jonathan Livingston liked gliding in the sky more than anything else in the world.
La maggior parte dei gabbiani non si dà la pena di apprendere altro che le nozioni elementari del volo: gli basta arrivare dalla costa al punto dov‟è il cibo e poi tornare a casa. Per la maggior parte dei gabbiani, volare non conta, conta mangiare. A quel gabbiano, invece, non importava tanto procurarsi il cibo, quanto volare. Più d‟ogni cosa al mondo, a Jonathan Livingston piaceva librarsi nel cielo.
Donâ€&#x;t believe what your eyes are telling you. All they show is a limitation. Look with your under standing.
Heaven is not a place and it is not a time. Heaven is being perfect.
. You are always free to change your mind and choose a different future, or a different past. Weâ€&#x;re free to go where we wish and to be what we are.
The only true law is that which leads to freedom, Jonathan said. There is no other.
You will begin to touch heaven, Jonathan, in the moment that you touch perfect speed.
For most gulls, it is not flying that matters but eating. For this gull, though, it was not eating that mattered, but flying.
We can lift ourselves out of ignorance. We can find ourselves as creatures of excellence and intelligence and skill. You don't love hatred and evil, of course. You have to practice and see the real gull, the good in every one of them, and to help them see it in themselves. That's what I mean by love.
Non credere a ciò che i tuoi occhi ti stanno dicendo. Tutto ciò che mostrano è un limite. Guarda con la tua comprensione.
Il paradiso non è un posto e non è un tempo. Il paradiso è essere perfetti.
. Sei sempre libero di cambiare idea e scegliere un futuro diverso o un passato diverso. Siamo liberi di andare dove vogliamo e di essere ciò che siamo.
L'unica vera legge è quella che porta alla libertà, ha detto Jonathan. Non c'è altro
Inizierai a toccare il cielo, Jonathan, nel momento in cui tocchi la velocità perfetta.
Per la maggior parte dei gabbiani, non è importante volare, ma mangiare. Per questo gabbiano, però, non era importante mangiare, ma volare.
Possiamo uscire dall'ignoranza. Possiamo considerarci come creature di eccellenza, intelligenza e abilità. Non ami l'odio e il male, naturalmente. Devi allenarti e vedere il vero gabbiano, il bene in ognuno di loro, e aiutarli a vederlo in se stessi. Questo è ciò che intendo per amore.
Il Gabbiano
Bianco gabbiano,voli lassù: dimmi, del cielo,cosa sai tu? Sollevi e spieghi le grandi ali Con snello volo rapido voli. Bianco gabbiano, scendi repente la preda cogli l‟onda rasente col becco affondi nell‟acqua blu dimmi, del mare, cosa sai tu? (R. Tunisini) The Seagull White seagull which fly up there: tell me, what do you know about the sky? You raise and spread your large wings with an agile flight you fly fast. White seagull which descend suddenly you catch your prey close to the wave with your beak dip into the blue water tell me what do you know about the sea?
And here is our Jonathan Ed ecco il nostro Jonathan
Guardate il video delle colonna sonora di Jonathan Livingston cliccate
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La mouette Jonathan Livingston. Ce livre raconte l‟histoire d‟une mouette passionnée pour le vol et qui n‟aime pas trop la nourriture. Les vieilles mouettes de sa voleé la renvoient et elle peut alors s‟envoler tout le temps comme elle veut à travers des falaises lointaines. Un jour,deux mouettes lumineuses l‟amènent dans un monde étranger où elle rencontre d‟autres mouettes qui aiment s‟envoler. Ici, elle rencontre aussi Sullivan, qui lui apprend à voler toujours mieux, et Chiang, la mouette la plus sage, qui lui apprend à se déplacer en grande vitesse. Jonathan prend la décision de revenir sur la terre où elle rencontre Fletcher, qui devient son premier élève, et Maynard, une mouette à l‟aile cassée,qui, grâce à son aide, arrive à voler encore; à la fin de cette histoire, le corps de Jonathan commence à flotter dans le vent, tandis qu‟il devient transparent.
Il nostro „Piccolo Ambiente Marino‟ …
… il mare
… il polpo
… il fondale marino
… il riccio
… Francesco, Giulia, Luca, Sara e Vera!
Sabbia e vita
La sabbia è un elemento naturale che calpestiamo e attraversiamo quotidianamente. Perché studiarla? Prima di tutto perché è una sostanza piena di particolarità ... essa infatti è un insieme di tante parti: ciottoli, cioè sassi di grandi dimensioni che molto spesso vengono classificati nel phylum della sabbia anche se non ci appartengono; ghiaia che è molto simile alla sabbia anche se più fine. La ghiaia appartiene al phylum della sabbia. La sabbia si può tranquillamente trovare nelle spiagge in abbondanza come ben sappiamo. Ci siamo mai chiesti perché la sabbia si trova in abbondanza nelle
spiagge? Essa si trova in questi posti in particolar modo per la presenza del mare che corrode le rocce e di conseguenza di queste rimarrà una specie di polverina chiamata sabbia. Da moltissimi scienziati la sabbia viene considerata la vera e propria vita, c‟è sempre stata e ci sarà per sempre. Altri fattori che determinano la corrosione della roccia sono gli agenti atmosferici: vento, pioggia, neve Per concludere la sabbia è tutto un mondo da esplorare.
Il nostro gruppo di lavoro:
Gallitelli Dennis Greco Gabriele Pacifico Gabriele Pietromica Alessio
La Sabbia La sabbia, detta anche rena, è una roccia sedimentaria clastica sciolta, proveniente dall‟erosione di altre rocce tra le quali l‟arenaria (roccia sedimentaria). La sabbia è formata da granelli di dimensioni comprese tra i 2 e gli 0,063 millimetri. La sabbia è il classico esempio di materiale granulare: ogni singola particella che la compone è chiamata „granello di sabbia‟. Quando si deposita la sabbia dà luogo a tipiche forme, quali la duna, se trasportata dal vento o la barra se trasportata dalla corrente marina e la spiaggia se l‟agente di trasporto è il moto ondoso.
Tipi di Sabbie
Sabbia silicea : la silice cristallina è il costituente principale di diverse rocce sedimentarie (ad es. sabbia, radiolariti, quarzareniti e pelle di leopardo).
Sabbia calcarea : pura, prodotta dalla frantumazione di roccia calcarea, priva di sostanze organiche e sali.
Sabbia micacea : è un tipo di sabbia che proviene dalla mica, minerale isolante
Sabbia glauconitica : deriva da un minerale del gruppo delle miche ed è l‟equivalente ferrico dell‟illite.
Composizione della Sabbia In sedimentologia e in geologia il termine sabbia viene usato per indicare una precisa classe granulometrica e pertanto può essere usato come termine per definire una dimensione. Particelle piĂš piccole della sabbia rientrano nella categoria del limo o dellâ€&#x;argilla, mentre particelle piĂš grandi sono definite ciottoli o blocchi.
Usi della sabbia Sabbie salicatiche (cioè composte da silicati), ben selezionate, prive di argilla, sono usate per la produzione del cemento. Esiste inoltre un impiego industriale da parte delle aziende che si occupano della lavorazione dei metalli: gli stampi utilizzati per le operazioni di fusione possono infatti essere resine.
realizzati con sabbie prerivestite di apposite
Sabbia, brulicante di Vita Per quanto possa sembrare priva di vita, nella sabbia vivono molte creature. Di giorno volpi, serpenti e scorpioni scavano la tana nella sabbia del deserto. Dormono nelle ore calde per uscire di notte e andare a caccia di cibo. In Namibia, nell‟Africa sud-occidentale, gli elefanti vagano per le vaste dune della Costa degli Scheletri. Sembrano divertirsi sui rilievi ripidi e sabbiosi, scivolando e trascinando le zampe posteriori. La „nave del deserto‟, ovvero il cammello, attraversa i mari di sabbia dell‟Asia e dell‟Africa. Certi animali escono dal mare per servirsi della sabbia. Quando il loro orologio biologico indica che è arrivato il momento, limuli, tartarughe
marine e piccoli pesciolini detti latterini si lasciano trasportare fino a riva. Là depongono le uova, che rimarranno in incubazione nella soffice sabbia. Per alcuni fiori una duna è comoda quanto una fioriera. Cakile, Ipomoea
imperati e Lathyrus maritimus fioriscono nella sabbia e vi fanno capolino anche quando sono stati sepolti da una duna. Le lunghe radici assorbono acqua e sostanze nutritive per sostenere i delicati fiori, che sono come lievi pennellate di colore sulla tela monocroma della sabbia.
La Sabbia del tempo Come scorrea la calda sabbia lieve per entro il cavo della mano in ozio il cor sentì che il giorno era più breve. E un‟ansia repentina il cor m‟assale per l‟appressar dell‟umido equinozio che offusca l‟oro delle piagge salse. Alla sabbia del tempo urna la mano era, clessidra il cor mio palpitante, l‟ombra crescente d‟ogni stelo vano. Quasi ombra d‟ago in tacito quadrante. (Gabriele D‟Annunzio)
Il nostro Pannello di Sabbia in 3D
… sabbia è vita
… conchiglie
… stella marina
… mitili
… pesci
… Gabriele, Alessio, Gabriele, Dennis!
Mitili e crostacei
Le acque marine, ricoprono più del 70% del globo terrestre, rappresentano gli ambienti più estesi del pianeta e racchiudono una grandissima varietà di habitat e organismi che le popolano. Cerchiamo di conoscere
meglio
i
mitili,
molluschi
bivalvi
e
i
crostacei,
abbondantemente presenti in tutto il bacino del Mediterraneo. Molto spesso li portiamo sulle nostre tavole senza minimamente chiederci della loro origine, come sono fatti e da dove provengano, se sono prodotti inquinati e via dicendo. In questo capitolo potrete scoprire molte caratteristiche dei molluschi e dei crostacei che probabilmente neanche pensavate esistessero. Grazie alle immagini, ricette culinarie e piccole interviste ai commercianti del settore, scoprirete un mondo ricco di diversità di crostacei e molluschi. Insieme faremo questo breve viaggio alla scoperta di questi esseri invertebrati marini e potrete navigare con link
che vi porteranno in
siti in cui potrete eseguire ricerche e
approfondimenti sugli argomenti presentati in questo lavoro. A voi auguriamo una buona lettura! Il nostro gruppo di lavoro:
D‟Elia Alessia De Giovanni Luna Giusa Luana Lo Perfido Giulia Stola Giada
Le Vongole Vongola è il nome comune utilizzato per identificare svariate specie di
molluschi bivalvi della famiglia dei Veneridae. Il termine, sebbene diffuso tra tutti gli italofoni, è di origine napoletana e deriva dal latino volgare conchŭla, diminutivo di cŏncha, ossia conchiglia. I nomi dialettali usati in letteratura per indicare questa specie sono: Perrazza (Abruzzo); Lupino (Campania); Bibarazza, Liberazza, (Friuli Venezia Giulia); Concola, Porrazza (Marche); Cocciola, Nuce de mare (Puglia); Cocciula, Cuppe (Sicilia); Cocciula lisa (Sardegna); Pietruzza, Cappa gallina (Toscana); Biberassa, Beverassa (Veneto).
Meretrix lyrata
Di seguito alcune tra le vongole più diffuse: arctica islandica, vongola artica austrovenus stutchbury, vongola australiana chamelea gallina, vongola comune o vongala gallina dosinia exoleta, lupino o vongola meretrix lyrata, vongola del Pacifico meretrix meretrix, vongola del Pacifico paphia textile, vongola del Pacifico paratapes undulatus, vongola del pacifico pitar rostrata, vongola uruguaiana protothaca staminea, vongola canadese tivela mactroides, vongola venezuelana venerupis aurea, vongola o longone.
Come riconoscerle La vongola è un mollusco con la conchiglia esterna formata da due parti distinte ed uguali, dette valve. La conchiglia è di carbonato di calcio, estratto dall' acqua di mare. Le valve sono tenute insieme da una cerniera, costituita da incastri con 3 denti cardine in ciascuna valva e legamenti. La valva è triangolare, arrotondata e più corta nella parte anteriore e tondeggiante posteriormente ed è formata esternamente da numerose piccole costole
concentriche, incrociate da strie radiali sottili ed irregolari, che terminano in un piccolo ispessimento (umbone). Internamente, la valva è liscia con una stria interna che forma un'ansa con angolo orientato verso l'alto ed impronte tondeggianti, dove si attaccano i muscoli adduttori. Il margine interno della conchiglia è seghettato finemente.
All'interno della conchiglia, il mantello racchiude gli organi interni (branchie, sifone inalante ed esalante, cuore, centri nervosi, muscoli adduttori, organi riproduttivi, palpi labiali, stomaco, intestino, ecc.). La colorazione esterna della conchiglia è grigia o bruno chiara, con raggi punteggiati, striati, o composti da linee spezzate o a zig-zag, scuri o violacei; la colorazione interna è bianca o giallastra, con sfumature violacee nella parte superiore e posteriore. La specie può raggiungere una dimensione massima di circa 5 cm, mentre è comune a 2.5 a 3 cm.
Come distinguerla dalle specie simili Le caratteristiche che distinguono le vongole sono le dimensioni e le caratteristiche esterne ed interne della conchiglia. Le più commerciali tra le specie simili, sono la Vongola verace (Tapes decussatus), la Vongola verace filippina (Tapes philippinarum) e la Vongola, Longone o Lupino (Tapes aureus). La Chamelea gallina è riconoscibile dalle prime due (Tapes decussatus e Tapes philippinarum), oltre che per la forma meno allungata, per le minori dimensioni e per i cerchi meno serrati della superficie esterna delle valve e in quella interna per un'ansa più arrotondata, mentre può essere distinta dalla terza (Tapes aureus), per strie meno sottili e più marcate della valva esterna rispetto al Longone.
Tapes decussatus
Tapes philippinarum
Tapes aureus
Chamelea gallina
I mitili Le cozze (o mitili) sono molluschi bivalvi appartenenti all'ordine delle
Mytiloida e alla famiglia delle Mytilidae; il termine „cozzeâ€&#x; si riferisce esclusivamente al genere Mytilus, che però comprende due specie abbastanza simili: la galloprovincialis (autoctona del mar Mediterraneo e molto presente in Italia) e la edulis (tipica dell'oceano Atlantico). Il termine binomiale delle cozze mediterranee (nostrane) corrisponde a
Mytilus galloprovincialis, quello delle cozze atlantiche a Mytilus edulis.
Le cozze sono creature ampiamente diffuse in tutta la penisola italiana, con maggior presenza (sia allo stato selvatico che di acqua-coltura) in prossimitĂ del litorale Adriatico; non sono pesci ma rientrano comunque nel gruppo dei prodotti della pesca e, anche grazie al costo moderato, il loro consumo rappresenta una delle principali fonti di sostentamento del commercio ittico nostrano.
Descrizione e biologia delle cozze Il mollusco delle cozze è debitamente protetto da due conchiglie ovali, allungate, triangolari e ricurve in prossimità dell'apice; il margine delle conchiglie ha una protuberanza abbastanza pronunciata. Esternamente, le cozze sono nere tendenti al viola scuro e con riflessi marroni e presentano dei sottili cerchi di accrescimento (anche se la colorazione, come altri aspetti morfologici, varia da zona a zona). La faccia interna delle cozze è azzurrognola e brillante, più o meno madreperlata (soprattutto nei Moscioli, varietà catturata nella zona di Portonovo di Ancona, davanti al monte Conero). Le due conchiglie delle cozze sono tenute assieme da una cerniera dentellata che si trova all'estremità più sottile. Il colore del mollusco varia dall'arancione quasi rosso (nelle femmine sessualmente mature) al giallo (nei maschi sessualmente maturi) con i bordi delle lamelle branchiali di un nero intenso e sfumature chiare e brune sugli organi digestivi.
Le lamelle branchiali delle cozze sono essenziali per trattenere l'ossigeno e captare il cibo. Contrariamente alle vongole, i mitili non stazionano sotto la sabbia e non sono provvisti di organi o appendici propulsive per lo spostamento nel fluido o sul fondo; le cozze sono fisse e ben vincolate a strutture di vario genere per mezzo di un intreccio di fibre molto resistenti (il bisso - da eliminare con la pulizia dell'animale prima della cottura).
Bisso marino
Le „cozze tarantine‟ La città di Taranto un tempo era la maggior produttrice di cozze e ostriche al mondo con i suoi immensi giardini in Mar Piccolo e Mar Grande. L‟attività di mitilicoltura sembra sia iniziata attorno all‟anno mille e da allora è stata una delle maggiori risorse economiche della città. L‟allevamento della cozza tarantina ha vissuto in questi ultimi anni numerose vicissitudini a causa dell‟inquinamento ambientale provocato dall‟ILVA, ma in realtà oggi è certamente la più sicura d‟Italia per i numerosi e frequenti controlli a cui è sottoposta.
Come afferma il presidente dei mitilicoltori i prelievi e la classificazione delle acque vengono effettuati per ogni singolo produttore, quindi si analizza più volte lo stesso specchio d‟acqua proprio per poter sfatare la negativa denominazione di „cozze alla diossina‟. Il divieto di prelievo e vendita ha interessato solo i prodotti cresciuti nel primo seno del Mar
Piccolo, mentre quelli del secondo seno sono indubbiamente di ottima qualità sotto tutti i punti di vista. L‟allevamento dei mitili è costituito da lunghi pali di legno di castagno, oggi spesso sostituiti da pali di ferro, infissi nel fondo marino per due o tre metri e che fuoriescono dalla superficie per circa un metro; fra i pali sono tese funi di fibra vegetale. A queste funi vengono appese le „reste‟ che sono calze di rete in polipropilene all‟interno delle quali viene deposto il novellame, cozze di 1-2 cm.
La produzione della cozza richiede circa 14 mesi di lavorazione, inizia a novembre con la preparazione dei cosiddetti letti, ossia delle griglie di corda. Si sceglie questo periodo perchè da novembre a gennaio la cozza produce il latte. Nel mese di marzo i letti vengono staccati e le cozze ripulite da tutti i parassiti e microbi che si sono attaccati, si lasciano fuori dall‟acqua per un periodo che varia a seconda della temperatura, dalle tre quattro ore se fa caldo, ad una giornata se fa freddo, dopo di che si
ributtano a mare. Ora la cozza, il novellame, respira perchè si è liberata di tutti i parassiti. Alla fine di marzo con i primi di aprile si comincia a sciorinare, vengono cioè stese al sole per eliminare eventuali microbi e si fa il primo innesto. Man mano che la cozza cresce si cambia la rete con delle maglie più grandi altrimenti non fuoriesce. In tutto il ciclo produttivo l‟innesto avviene 4-5 volte. Per maggio giugno sono quasi adulte e quindi pronte per la vendita.
I
motivi
che
rendono
le
cozze
allevate
nel
Mar
Piccolo
particolarmente gustose, piene e profumate sono essenzialmente due. Nel Mar Grande e nel Mar Piccolo, a 60 metri di profondità, vi sono 34 sorgenti di acqua dolce di origine carsica chiamate citri che immettono in continuazione acqua dolce. Questa condizione di bassa salinità dona una condizione idrobiologica ideale per il metabolismo e l‟accrescimento dei mitili. Inoltre, per la sua configurazione, nel Mar Piccolo sono assenti
correnti sottomarine, ed il mare calmo è un altro dei presupposti per una buona produzione di cozze. Il sapore della cozza tarantina è inconfondibile, si presenta grossa, biancorosata, con profumo di iodio e di mare cristallino, dal gusto pieno e dolce.
La lavorazione del bisso marino Un tempo, a Taranto, esisteva un raro e costoso materiale tessile simile alla seta: il bisso marino. I tessuti di bisso marino, talmente lussuosi e costosi che erano spesso oggetto di doni ai Papi, a Re e Capi di Stato, derivavano dalla Pinna
Nobilis, un grande mollusco bivalve che vive in diverse zone del Mar Mediterraneo ed in particolare in alcuni tratti del Golfo di Taranto (ma anche della Campania, Calabria, Sicilia, Grecia e lungo le coste dellâ€&#x;isola di Malta).
Pinna Nobilis
La Pinna Nobilis produce dei filamenti (5-20 cm) mediante i quali si ancora ai fondali del mare. Mediante un procedimento paziente, i filamenti di bisso venivano staccati dalla Pinna, lavati, cardati e filati. Il prodotto che se ne otteneva veniva usato per confezionare guanti, calze, cravatte, sciarpe, scialli.
Lavorazione del bisso marino
A Taranto il bisso marino è noto come lanapinna o lanapesce. La prima testimonianza della lavorazione del bisso marino a Taranto risale addirittura al XVI secolo in occasione della visita del mons. Brancaccio nella cappella del SS. Sacramento all‟interno della cattedrale. Le monache dei monasteri di S. Chiara e S. Giovanni Battista sapevano eseguire pregevoli lavori in bisso. Nel 1778, il mons. Capecelatro, arcivescovo di Taranto, commissionò molti manufatti in bisso per donarli ad illustri personaggi di mezza Europa e allo scopo di renderne nota la bellezza dei manufatti in lanapinna. Ciò produsse una buona richiesta da parte di chi se lo poteva permettere. Nel XIX secolo, i lavori tarantini in bisso furono presentati in diverse mostre nazionali e internazionali, ricevendone premi e riconoscimenti ufficiali. Eppure quest‟attività non diventò mai industria a Taranto. Si trattò di una lavorazione artigianale. Oggi la Pinna Nobilis è considerata una specie a rischio e tra i fattori che hanno contribuito alla sua rarefazione vi sono la pesca con le reti a strascico e soprattutto la nascita delle industrie in prossimità delle coste (Ilva, Eni, ecc) a causa del loro irresponsabile scarico a mare di agenti fortemente inquinanti che ne impediscono la riproduzione.
I crostacei
Classificazione e descrizione I crostacei sono creature acquatiche invertebrate appartenenti al gruppo degli Artropodi; sono muniti di appendici articolate deputate al movimento, mentre il corpo è provvisto di un involucro resistente composto da una matrice a base di sali calcarei ed è chiamato carapace. Il carapace, nei crostacei piÚ grossi, costituisce una vera e propria corazza che protegge il capo (capotorace) ed in parte il torace (cefalotorace).
La presenza di 10 zampe toraciche distingue un gruppo di crostacei anche definito Decapodi; di questi, molti si caratterizzano per un paio di zampe anteriori trasformate in pinze, le chele, mentre frontalmente si distinguono due paia di appendici: le antenne e le antennule.
Generalmente i crostacei vivono immersi nell'acqua, su vari fondali ed a varie batimetriche, anche se una parte di essi, i Brachiuri, possiedono la capacitĂ di restare all'asciutto per un periodo limitato di tempo (caratteristica anfibia).
Suddivisione dei crostacei Decapodi I crostacei Decapodi commestibili possono essere suddivisi nel seguente modo: ďƒź
macruri: addome lungo, disteso con pinna codale a forma di ventaglio (es. aragosta, astice, gambero ecc.)
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brachiuri: addome breve senza ventaglio, ripiegato sotto il capotorace (es. granchio)
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stomatopodi: provvisti di due appendici boccali con chele rapitrici annesse formate da un articolo mobile dentato che si ripiega sul segmento stesso (es. canocchia ecc.)
Ricette tarantine
Riso patate e cozze Ingredienti:
400 g riso
5 patate
1 kg di cozze tarantine
3 cipolle
1 spicchio di aglio
prezzemolo
pepe
formaggio pecorino grattugiato o parmigiano
pane grattugiato
olio extravergine d‟oliva
Preparazione: Lavate
ben
bene
le
cozze
ed
apritele
a
mezzo
guscio.
Pulite le patate e tagliatele a fette spesse, sbucciate ed affettate le cipolle, tritate il prezzemolo con l'aglio. Ungete con l'olio una teglia con bordi alti dal diametro di 30 cm circa. Realizzate degli strati nella teglia iniziando con uno di cipolle, continuando con uno strato di patate, distribuite quindi il trito di prezzemolo ed aglio, uno strato di riso e le cozze con il mollusco rivolto verso il basso. Distribuite sullo strato di
cozze abbondante pecorino, sale e pepe; ripetete l'operazione fino a riempire la teglia. Create l'ultimo strato con le patate affettate. A questo punto riempite la teglia di acqua, distribuite in superficie abbondante pecorino, sale, pepe ed olio. Infornate la teglia per 40 minuti a 180°C. Verificate durante la cottura che l'acqua sia sufficiente, in caso contrario aggiungetene la quantità necessaria per terminare la cottura.
Tubetti con le cozze Ingredienti:
400 g di tubettini rigati
1 kg di cozze
sale
2 pomodori
prezzemolo
1 spicchio di aglio
olio d'oliva extravergine
Preparazione: Pulite e fate aprire le cozze in una pentola senza condimento. In una padella con un po' d'olio, fate soffriggere l'aglio, aggiungete i pomodori a pezzi, le cozze e lasciate insaporire per circa 10 minuti. Nel frattempo lessate la pasta in abbondante acqua salata, scolatela e trasferitela nella padella con il sugo. Lasciate insaporire per un paio di minuti, quindi servite spolverando il piatto con del prezzemolo tritato.
Spaghetti con le vongole Ingredienti:
400 g di spaghetti
1 kg di vongole
sale
peperoncino
prezzemolo
3 spicchi di aglio
olio d'oliva extravergine
Preparazione: Preparate un trito fine con l'aglio ed il prezzemolo. Scaldate un abbondante giro d'olio in una padella, quindi unitevi il trito di aromi e lasciate soffriggere a fuoco moderato. Aggiungete un peperoncino. Sciacquate le vongole che avrete lasciato in ammollo in acqua per diverse ore e unitele alla padella con il soffritto, mescolate e lasciatele prendere calore a padella coperta. Prima che le vongole si aprano completamente, sfumatele con mezzo bicchiere di vino bianco, coprite nuovamente la padella e lasciate che si aprano. Nel frattempo cuocete la pasta in abbondante acqua salata, scolatela al dente e trasferitela direttamente nella padella con il sugo, mescolate e
lasciate cuocere per qualche minuto affinchĂŠ gli spaghetti possano assorbire il sapore del fondo di cottura dei mitili.
Le nostre Interviste fatte a dei Pescatori Tarantini 1° Pescatore
1) I crostacei e mitili come vengono conservati? Vengono conservati in maniera accurata e controllata con il ghiaccio.
2) Quali sono i mitili e i crostacei più venduti? Per quanto riguarda i crostacei sono: i gamberi, gli scampi e le cicale. Invece tra i mitili sono le cozze e le vongole.
3) Quante volte avviene lo scarico della merce? Lo scarico avviene cinque giorni a settimana.
4) I prodotti sono dei nostri mari oppure sono importati? C‟è sia il prodotto importato che quello locale.
Ascoltate la nostra intervista: cliccate
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2° Pescatore
1) Quali tipi di crostacei e mitili vengono pescati nei nostri mari? Per quanto riguarda i crostacei: gamberi, scampi, cicale e aragoste. Invece per i mitili la cozza.
2) Quante volte avviene lo scarico della merce? Lo scarico avviene ogni giorno.
3) Come possono essere cucinati sia i mitili che i crostacei? Possono essere cucinati sia con la pasta che fritti.
4) Il prodotto è dei nostri mari oppure è importato? Il prodotto è dei nostri mari.
5) I prodotti come vengono conservati? I prodotti vengono conservati in delle celle frigorifere.
6) Qual è il prezzo al kg delle cozze? Il prezzo varia da 1,50 € a 2,00 €.
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3° Pescatore
1) I mitili come vengono pescati? Si pescano a strascico, cioè con l‟aiuto delle reti.
2) Una volta pescati come vengono lavorati? Non c‟è nessun trattamento in particolare, vengono semplicemente pescati e dopo di che venduti.
3) C‟e‟ una vendita diretta di questi prodotti? No, dopo averli pescati vengono venduti alle diverse pescherie che li acquistano per poi venderli al pubblico.
4) Qui a Taranto che tipi di crostacei e mitili troviamo? Per quanto riguarda i crostacei troviamo: gamberi, scampi, gamberoni, aragoste. Invece tra i mitili le cozze.
5) Quante volte avviene lo scarico della merce? Tutti i giorni tranne il sabato e la domenica.
6) Come possono essere cucinati i mitili e i crostacei? Possono essere entrambi cucinati sia con la pasta che arrostiti.
7) I crostacei e i mitili come vengono conservati? Vengono conservati nelle celle frigorifere.
8) Qual e‟ il prezzo a kg di questi prodotti? Il prezzo varia in base al crostaceo o al mitilo.
9) Quali crostacei e mitili sono più richiesti? Per i crostacei sono i gamberi e per i mitili le cozze.
10) Tutta la merce che viene venduta è dei nostri mari oppure è importata? E‟ tutta merce dei nostri mari.
Ascoltate la nostra intervista: cliccate
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Il nostro Cartellone in 3D
‌ tecnica dellâ€&#x;origami
… tecnica dell‟origami
… Luana, Luna, Giulia, Giada, Alessia!
Molluschi e Pesci
Siamo un gruppo di studenti della 2a A della scuola secondaria di primo grado „I.C. Gaetano Salveminiâ€&#x;, che attraverso questo lavoro vuol far conoscere la bellezza delle creature che vivono nei nostri mari, specialmente pesci e molluschi. Per spiegarvi meglio di cosa stiamo parlando vi proporremo una serie di ricerche e interviste fatte a dei pescatori tarantini, ed infine vi mostreremo un plastico in 3D realizzato da noi e che rappresenta alcune specie di pesci e molluschi menzionate nelle nostre ricerche.
Il nostro gruppo di lavoro:
Cacciatore Manuel Conte Giulio De Giorgio Matteo De Sole Ylenia Masullo Roberta Paradiso Fabrizio
I PESCI I pesci appartengono alla grande classe dei vertebrati e sono animali eterotermi in altre parole animali a sangue freddo vale a dire che la temperatura corporea è regolata dalla temperatura esterna. Essi da soli costituiscono piÚ della metà di tutto il resto dei vertebrati messi assieme (mammiferi, uccelli, rettili ed anfibi).
L„ anatomia di un pesce
La pelle Ogni specie ittica presenta una „pelle‟ formata da tre strati: l‟epidermide, il derma e l‟ipodermide. Il derma contiene, per la gran parte delle specie, le squame che sono a lui fissate ma si sviluppano, crescendo, al di fuori del derma. L‟epidermide, invece, si trova al di sopra del derma e copre completamente tutte le squame ed i cromatofori, delle particolari cellule che contengono numerosi granuli di pigmento che, a seconda della specie, ne caratterizzano il colore. L‟epidermide è composta da numerosi strati nel quale sono presenti delle cellule ghiandolari in grado di produrre e secernere il tanto famoso muco. Appena sotto questi tre strati sono presenti dei piccoli canali che forniscono al pesce la capacità di captare vibrazioni in acqua che vengono direttamente trasmesse al cervello.
Branchie, apparato respiratorio L‟organo che i pesci utilizzano per respirare sott‟acqua è costituito in primis dalle branchie. La maggior parte delle specie ne sono provviste anche se forma e dimensione possono variare; si possono, infatti, notare branchie più o meno grandi, opercoli branchiali più o meno robusti oppure possono essere presenti altri organi respiratori, quali labirinti utili per integrare la respirazione in acqua con quella atmosferica.
In generale, le branchie, sono composte da cinque archi. Gli archi delle branchie contengono dei filamenti bianchi al cui interno è posta l‟arteria branchiale. La posizione di questa arteria ed il suo alloggiamento permette al sangue di passare in stretto contatto con l‟ossigeno presente nell‟acqua. Proprio in questa fase, attraverso scambi gassosi, il pesce estrapola l‟ossigeno dall‟acqua; la fase gassosa è più o meno simile al processo che regola la respirazione umana.
I reni L‟organo preposto per eccellenza alla formazione di nuovi globuli rossi è la milza ma, almeno nei pesci ossei, anche i reni svolgono questo importante ruolo. Sono posti solitamente nella parte alta del corpo e di colore rosso (in un pesce sano). A differenza dei mammiferi, non è possibile distinguere alcuna parte esterna o interna.
La vescica natatoria Questo specifico organo consente al pesce di rimanere in sospensione a diverse profondità fluttuando nell‟acqua. In un pesce sano è elastica e di colore bianco. La vescica natatoria effettua una serie di scambi gassosi con il sangue, tramite un‟area ovale situata nella parte anteriore ventrale della stessa. La cessione di questi gas è regolata da un muscolo anulare detto sfintere. L‟accumulo di gas all‟interno della vescica natatoria è possibile grazie ad una ghiandola detta ghiandola di gas. Se un pesce nuota faticosamente per andare verso il fondo con conseguente ritorno involontario verso la superficie è probabile che ci possa essere una mancanza di estroflessione dello sfintere con conseguente fallimento nel cedere il gas al sangue. Sostanzialmente il muscolo rimane chiuso sbarrando la porta ai gas. Può verificarsi anche la situazione contraria in cui il pesce fatica a tornare in superficie ed è
dovuto al fatto che il gas contenuto nella vescica natatoria viene ceduto per intero al sangue impedendo la chiusura dello sfintere.
Apparato digerente Come per l‟essere umano, l‟apparato digerente dei pesci inizia con l‟apertura orale (bocca) e termina con l‟ano. Appena dopo la bocca è presente l‟esofago, di seguito la sacca gastrica (stomaco). A seconda della specie può risultare ben definito mentre in altre
specie
sembra
un
prolungamento
dell‟esofago
stesso.
Appena dopo lo stomaco è presente l‟intestino che è rivestito da una particolare mucosa volta a massimizzare le eventuali sostanze nutritive assunte. L‟intestino termina all‟ano. All‟apparato digerente sono collegati molti organi importanti, quali il pancreas e fegato, utili alla digestione.
Sistema nervoso La parete centrale di questo sistema è l‟encefalo. Dall‟encefalo partono tutte le diramazioni nervose. Al microscopio appare come una massa bianca uniforme in cui si trovano vasi sanguigni di diverse dimensioni.
I pesci cartilaginei e ossei La prima differenza sta nel nome: i pesci cartilaginei (Condroitti) hanno un apparato scheletrico costituito da cartilagine che lo rende più flessibile, mentre i pesci ossei (Osteitti) possiedono un apparato
scheletrico osseo. Ma le differenze non si fermano qui. Continuiamo a descrivere le divergenze tra Condroitti e Osteitti: i Condroitti hanno la bocca in posizione ventrale, gli Osteitti in posizione terminale; presenza nei pesci ossei di una vescica natatoria che permette di spostarsi verticalmente nella massa d‟acqua, i pesci cartilaginei ne sono sprovvisti; gli squali possiedono le ampolle di Lorenzini per captare i campi elettrici delle prede, i pesci ossei non hanno questa struttura, ma entrambi hanno il sistema della linea laterale che percepisce variazioni di pressione nella massa d‟acqua; gli Osteitti si riproducono tramite fecondazione esterna; gli squali utilizzano la fecondazione interna; i pesci cartilaginei hanno denti non infissi nelle arcate mandibolari, ma attaccati alle gengive; i pesci ossei hanno denti di varia foggia e attaccati alle arcate mandibolari.
VarietĂ dei pesci ossei:
pesce spada
merluzzo
acciuga
luccio
VarietĂ pesci cartilaginei:
batoidei, pesci aventi il corpo a forma discoidale o rombica
squaliformi
dasiatidi,
pesci aventi il corpo
rombico e coda sottile a frusta
I Molluschi I molluschi sono un raggruppamento di numerose specie di animali detto Phylum, il secondo piĂš grande della terra per numero dopo gli artropodi (tra cui gli insetti). Il loro nome deriva dal latino mollis, ovvero molle, flaccido, in quanto non hanno alcuno scheletro interno a sorreggerli ma solo, in certi casi, una conchiglia. La maggior parte delle specie dei molluschi vive in mare, ma alcuni di essi si sono adattati anche alle acque dolci e alla terra. La classificazione zoologica suddivide i molluschi in undici classi, di cui tre sono ormai estinte e, tra le altre otto, solo tre vengono comunemente consumate:
i
molluschi gasteropodi,
i
molluschi cefalopodi e
i
molluschi bivalvi. I molluschi bivalvi, detti anche molluschi lamellibranchi, sono riconoscibili dal fatto di avere due valve, due conchiglie, che si articolano tra loro tramite una struttura calcarea detta cerniera tenuta insieme da un legamento proteico. Le valve possono aprirsi e rivelare gli organi interni del mollusco, che è la parte che si mangia. I molluschi bivalvi nascono senza guscio, che poi si forma nel corso della vita dellâ€&#x;animale. Le valve sono un meccanismo di protezione per questi animali. Tra i molluschi bivalvi normalmente consumati troviamo:
La Tellina (Donax trunculus) è un piccolo mollusco bivalve molto comune sulle spiagge italiane. Piuttosto piccolo, vive nei pressi della riva del mare, su fondali sabbiosi che non superano i due metri di profondità, per cui può essere agevolmente raccolto anche a mani nude. Si sposta grazie ad un organo muscolare, il piede, che esce dalle valve e permette all‟animale di muoversi. Il Cannolicchio (Solen marginatus, Ensis siliqua) è un mollusco bivalve dalla forma particolare, allungata e cilindrica come il tronco di una canna, da qui il nome. Al suo interno è presente un grande muscolo detto piede, che utilizza per spostarsi e che si ritrae nelle valve quando avverte un pericolo, dopo essersi spinto in basso nel fondale sabbioso, pertanto è piuttosto difficile da pescare. La Vongola (Chamelea gallina) è un mollusco bivalve molto diffuso nei mari italiani e vive nei fondali sabbiosi fino a 12 metri di profondità. Il suo corpo è prevalentemente muscolare e fuoriesce dalle conchiglie come un piede, permettendo all‟animale di spostarsi; le conchiglie sono biancogiallastre e lisce. Si pesca “grattando” i fondali sabbiosi con una specie di rastrello che sprofonda nella sabbia per
circa 10 cm. Il Fasolaro (Callista chione) è un mollusco bivalve simile come comportamento alla vongola, sebbene possa raggiungere dimensioni più grandi. Il suo colore è bruno-roseo, e vive nei fondali sabbiosi; è molto diffuso nel mar Adriatico. Di solito vengono preferiti nella cucina i fasolari più piccoli, perché quelli più grandi sono generalmente duri. Il Tartufo di mare (Venus verrucosa) è un altro mollusco bivalve dal comportamento simile a quello delle vongole, come loro vive sui fondali sabbiosi e si sposta con il suo piede. A differenza delle vongole il colore è grigiastro e le valve non sono lisce ma ruvide e percorse da molte striature. È uno dei molluschi più apprezzati gastronomicamente, specie in alcune zone dove, tradizionalmente, si consumano crudi. La Cappasanta (Pecten jacobaeus) è uno dei molluschi più caratteristici e conosciuti; può raggiungere un diametro di 15 centimetri e di solito, dopo essere stata consumata, se ne conservano le valve per essere usate come piatti nei ristoranti. Vive sui fondali sabbiosi ma non si sposta con il piede, bensì aprendo le valve e
chiudendole molto velocemente, facendo uscire l‟acqua per darsi la spinta. Si nutre filtrando il plancton ed è ermafrodita, sia maschio che femmina. La parte biancastra del corpo è l‟organo riproduttore maschile, quella arancione l‟organo femminile. L'Ostrica (Ostrea edulis) è tra i molluschi bivalvi più pregiati. Caratterizzata da una forma delle valve molto irregolare, vive attaccata alle rocce marine e si sposta pochissimo nel corso della sua vita; se si individuano i flussi di spostamento delle ostriche giovani, ancora senza guscio, si possono mettere dei supporti fissi in mare cui si attaccheranno: così vengono allevate. Le famose perle sono il loro meccanismo di difesa, messo in atto quando qualcosa si infila tra la valva e la “pelle” che la ricopre nella parte interna. L‟intruso, anche un semplice granello di sabbia, viene rinchiuso in un nodulo calcareo. La Cozza (Mitilus galloprovincialis) è tra i più diffusi molluschi bivalvi consumati. Come le ostriche, le cozze vivono attaccate alle rocce marine e si nutrono filtrando il plancton; si muovono pochissimo nel corso della vita e si possono allevare trovando le correnti che trasportano le esemplari giovani ed inducendole ad attaccarsi al
supporto artificiale. Ci sono cozze maschio e cozze femmina: le prime sono all‟interno di colore giallastro, le seconde di colore arancione acceso; nella stagione riproduttiva il mantello e ciò che contiene, che è la parte che si mangia, è più grande del solito.
I molluschi gasteropodi sono quei molluschi che hanno una sola valva anziché due. Avendone solo una non si articolano (la valva ha la funzione di semplice guscio protettivo). Le chiocciole di qualsiasi tipo sono molluschi gasteropodi perché usano il loro stomaco (gaster, in latino, ma si intende la pancia) per muoversi (ovvero come piede, per questo gastero-podi) Non ci sono molti molluschi gasteropodi marini normalmente consumati, ma possiamo trovare:
La Patella (Patella vulgata) è un mollusco gasteropode molto simile ad una conchiglia. Viene consumato solo se raccolto amatorialmente, perché non può essere pescato. Vive adeso agli scogli ed è molto comune a riva, grazie al suo piede che si comporta come una ventosa, talmente resistente che si può staccare solo con l‟aiuto di un coltello
o simili. In base alle maree, può vivere per diverse ore fuori dall‟acqua. La Lumachina di mare (Nassarius mutabilis) è una chiocciola molto simile a quelle terrestri come struttura, caratterizzata da un guscio molto duro e a forma di spirale. Si muove con il proprio corpo e vive nei fondali sabbiosi; viene pescata con delle reti al cui interno vengono messe delle esche, quindi vengono vendute in grande quantità necessariamente vive.
L‟ultimo gruppo di molluschi che viene consumato comunemente è quello dei cefalopodi. Il termine cefalo sta per „testa‟, podi è „piede‟, per cui si indicano con questo termine i molluschi che si muovono con la testa, ovvero hanno lì la parte di apparato muscolare preposta al movimento. Al contrario degli altri molluschi la loro conchiglia è di dimensioni molto ridotte ed è interna, non esterna al corpo (si pensi all‟osso di seppia) o, in alcuni casi, praticamente assente (si pensi al polpo). Sono comunque molluschi, caratterizzati dall‟assenza di uno scheletro, anche se può essere difficile immaginarli nello stesso gruppo zoologico delle vongole.
Tra i più comuni troviamo: Il Moscardino (Eledone moscata) è un ottopode, infatti ha otto piccoli tentacoli muniti di ventose; è più piccolo di un polpo ma gli assomiglia molto visivamente. Il nome deriva dal fatto che appena pescato odora di muschio; vive nei fondali sabbiosi e viene venduto fresco oppure surgelato, per il consumo. Il Polpo (Octopus vulgaris), nella sua forma comune, è un mollusco molto diffuso nell‟alimentazione umana. A forma di sacco, ha otto tentacoli con ventose (di cui uno è l‟organo copulatore) e vive sul fondale, dove si nutre di piccoli molluschi e crostacei che trova tra le rocce. Viene venduto sia fresco che congelato. Il Totano (Illex coindetii) è un animale molto simile al calamaro che vive sui fondali al largo delle coste. È composto da un corpo a forma di sacco, quattro braccia piccole e due tentacoli più lunghi muniti di ventose. Il Calamaro (Loligo vulgaris) è un mollusco cefalopode molto comune nelle acque italiane. Vive sopra ai fondali sabbiosi e somiglia visivamente al totano anche se è più pregiato e di colore più scuro, giallastro, ha una
conchiglia interna e una sacca di secreto nero che rilascia in situazioni in cui si sente minacciato, per impedire la vista ai predatori. La Seppia (Sepia officinalis) è un mollusco cefalopode molto più grande rispetto ad altri cefalopodi come i totani e i calamari, anche se ne condivide le caratteristiche strutturali. Ha otto braccia e due appendici retrattili e dotate di ventose, occhi molto sviluppati, una conchiglia interna che è l‟”osso di seppia” e un sacchetto di “nero di seppia”, che secerne se si sente minacciata.
Le nostre Interviste fatte a dei Pescatori Tarantini 1° Pescatore
1) Che cosa usate per pescare? Per pescare ci sono tanti tipi di esche; l‟esca più semplice è la cozza per chi pesca a bolentino con la canna, poi ci sono anche degli artificiali per chi fa la traina.
2) Quale tecnica usate per pescare? Le tecniche sono: a bolentino, spinning o traina; sono tre tipi di pesca totalmente diversi. A bolentino si pesca da fermi, quindi si getta l‟ancora in acqua , ci si ferma e si pesca tranquillamente con la canna. A spinning invece la barca è sempre ferma ma senza l‟ancora e si lancia un artificiale e lo si fa muovere in un modo veloce tale che il pesciolino viene attirato da altri predatori e di conseguenza si cattura il pesce. L‟ultima tecnica è quella a traina: la barca è in movimento con un motorino acceso non troppo grande e si va a una velocità di due tre nodi in base al pesce che si vuole pescare per questo ci vogliono degli artificiali adatti.
3) Lo fate per passione o per lavoro? No, questa è una passione che mi ha tramandato mio nonno e di conseguenza l‟ho trasmessa ai miei figli; è un hobby, un piacere stare a contatto con la natura, con i pesci, è una sensazione stupenda che ti fa dimenticare problemi che non vuoi avere.
4) Avete dei limiti sui pesci che potete prendere? Si, ci sono dei limiti. Quando si va a pescare per hobby il limite è di cinque chili per barca. Ci sono degli altri limiti per quanto riguarda la pesca: non si può pescare il tonno rosso e il pesce spada perché sono in via di estinzione e di conseguenza sono delle specie protette che nessuno può assolutamente prendere e se qualcuno dovesse catturarli, è obbligato al rilascio.
5) Quale è stato il pesce più grosso che ha mai preso? Il pesce realmente più grosso che ho preso in barca e che ho potuto portare a casa, è stata una cernia più o meno di quindici chili ; un‟altra volta, purtroppo è una specie protetta, era un tonno rosso e quello poteva andare una cinquantina di chili ma l‟abbiamo dovuto rilasciare.
6) Quali specie si possono pescare in queste zone? La nostra zona, anche se molto sfruttata, è quella dove abbiamo diversi tipi di pesce: i saraghi e se andiamo in acque più profonde abbiamo la possibilità di pescare cernie o altri tipi di pesci e nel periodo invernale il mare è ricco di calamari, totani e polipi.
7) Qual è il miglior tempo per andare a pesca? Sicuramente quando c‟è un pò di vento, in modo da creare movimento nel fondale e di sicuro il momento migliore è l‟alba quando sta per sorgere il sole, o al tramonto quando ci sono altri tipi di pesce che amano il caldo come le orate e i dentici. 2° Pescatore
1) Che cosa usate per pescare? In questo momento sto usando dell‟esca viva, cioè dei vermi che si agganciano all‟amo in modo da attirare qualche pesce.
2) Quale tecnica usate per pescare? Ci sono tante tecniche: questa tecnica che viene praticata sulla spiaggia con questo tipo di canne, si chiama surf-casting e si possono pescare le spigole, le mormore e un po‟ quello che capita.
3) Fate questo per lavoro o per passione? Questa è una passione che mi rilassa perché il mare mi allontana dai problemi.
4) Qual è il tempo migliore per la pesca? Il tempo migliore per la pesca è quando il mare è abbastanza mosso, per esempio adesso che è così calmo di pesce ce ne sarà pochissimo.
5) Che specie di pesci si possono trovare in questo mare? Ci sono varie specie di pesci. A me è capitato di pescare qualche sarago,
qualche mormora, qualche triglia e donzelle.
6) Si possono trovare dei molluschi in questa zona di mare? In questa zona di mare è molto raro che si possano trovare dei molluschi, ma qui a Taranto, se andiamo dall‟altra parte, verso Mar Piccolo, ci sono coltivazioni di cozze e si può trovare qualche noce di mare e altri tipi di molluschi.
7) Come e‟ nata la passione per la pesca? Io andavo a pescare da piccolo con mio padre, quindi poi da ragazzo ho continuato a coltivare questo hobby e da adulto continuo a farlo.
Ascoltate la nostra intervista: cliccate
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Il nostro „Mare‟
‌ Giulio, Manuel, Matteo, Fabrizio, Ylenia, Roberta!
Delfini e Tartarughe
Abbiamo scelto questo argomento perché a noi molto familiare, dato che abbiamo molte leggende sui delfini, tra cui quella di Taras. In questo lavoro vogliamo parlare sia dei delfini, animali carismatici, sia delle tartarughe, animali centenari presenti qui a Taranto. A Taranto c‟è un unica associazione, la Jonian Dolphin Conservation, che protegge tutte le specie di cetacei marini presenti nel golfo di Taranto. Questa associazione, oltre a svolgere attività di ricerca scientifica e di tutela dei cetacei nel Golfo di Taranto, svolge anche un‟ attività turistica funzionale al reperimento delle risorse finanziarie necessarie a sostenere le attività di ricerca ed è parte integrante di un più ampio progetto di citizen
science, ovvero, di partecipazione del pubblico nella ricerca scientifica promuovendo allo stesso tempo attività di educazione ambientale volte a tutelare il patrimonio marino e costiero ionico. L‟Associazione JDC ha saputo coniugare ricerca scientifica ed attività turistica regalando a turisti nazionali e internazionali un‟esperienza unica alla scoperta dei delfini, peraltro simbolo della città di Taranto, nel loro ambiente naturale, grazie alla guida esperta di ricercatori specializzati nello studio dei cetacei del Golfo di Taranto. Per quel che riguarda le tartarughe marine presenti nei nostri mari, queste sono protette dal WWF ed ospitate nelle loro oasi. Alcune di queste tartarughe rischiano purtroppo l‟estinzione a causa dei pescatori che, pur esistendo delle reti e dei ganci speciali, adatti a salvare le tartarughe,
continuano ad usare le tradizionali reti. La maggior specie sottoposta allâ€&#x;estinzione è quella Caretta Caretta che si nutre principalmente di meduse. Buona lettura!
Il nostro gruppo di lavoro:
Alagni Mario De Pace Anna Giove Lorenzo Granvilla Vincenzo Palagiano Pamela Zigrino Maristella
Il delfino, simbolo di Taranto Vi siete mai chiesti perché il delfino è il simbolo di Taranto? Se la risposta è sì e fremete dal desiderio di conoscere la verità, violeremo tutte le leggi della suspence e della tensione narrativa fornendovi sin dal principio tutte le risposte a questa domanda. Nelle leggende che si raccontano su Taranto compare sempre un delfino. Cosa hanno in comune Taras, Falanto e Arione? Questi tre personaggi sono accomunati dal fatto di essersi imbattuti in un delfino nel corso delle loro avventure. Appare un delfino mentre Taras fa sacrifici presso un fiume in onore del padre Nettuno. Ce un delfino che giunge in soccorso di Falanto durante un naufragio. E quando, nella traversata da Taranto a Corinto, Arione si tuffa in alto mare per sfuggire ai suoi aguzzini, indovinate chi conduce il citarista sano e salvo a riva? Un delfino.
Secondo le tradizioni elleniche, vedere un delfino era segno di buon augurio. Il delfino rappresentava la manifestazione della volontà di Apollo, il dio degli oracoli (il celebre oracolo di Delfi, da cui delfino, appunto) e il protettore dei naviganti. Una delle leggende tramandateci da Omero racconta infatti che Apollo abbia scelto proprio le sembianze di un delfino per salvare dalla tempesta una nave di mercanti cretesi, dirottandola nel luogo in cui si trovava il tempio di Delfi. Nominò poi i membri dell‟equipaggio custodi del santuario e interpreti dei suoi oracoli.
E poiché mi avete visto pel tempestoso mare prendere le forme di un delfino per slanciarmi sulla vostra nave, invocatemi sotto il nome di Delfico, e il tempio di Delfo sarà celebre. Anche Nettuno veniva rappresentato sotto forma di delfino dai greci e, anzi, questo animale faceva coppia fissa con il tridente nell‟iconografia del dio del mare. Il delfino incarnava Nettuno, era il re delle creature marine come il leone lo era di quelle terrestri.
La leggenda di Taras Taras era figlio della ninfa Satyria e di Nettuno, dio del mare. Era a capo di una flotta che sbarcò alla foce di un fiume che più tardi prese il suo nome. Sulle rive del corso d‟acqua cominciò a fare sacrifici per ringraziare
il padre del buon viaggio intrapreso e propiziare l‟edificazione di una nuova città in quel luogo. A quei tempi sacrificare animali era di buon auspicio. Taras stava appunto compiendo questa primordiale azione quando all‟improvviso vide saltare un delfino nelle acque del fiume. Il giovane interpretò questa come il segno del favore di Nettuno, del suo incoraggiamento apparizione a fondare la città. La chiamò Saturo, località che ancora oggi porta questo nome. Un giorno, mentre era intento a fare sacrifici, cadde nelle acque del fiume e, nonostante le ricerche di coloro che assistevano al rituale, il suo corpo non venne mai trovato. Tutti si convinsero allora che era stato il padre Nettuno a portarlo con sé per accoglierlo nel novero degli eroi. Gli fu dunque dedicato un tempio in cui venne venerato come un dio dagli abitanti della città. Sulle antiche monete di Taranto è raffigurato Taras a cavallo di un delfino che impugna nella mano sinistra un tridente (simbolo di Nettuno) e nella mano destra un vaso da sacrificio che rimanda ai rituali propiziatori che il giovane era solito fare al dio del mare.
La leggenda di Falanto Falanto era un valoroso guerriero che aveva condotto gli Spartani alla vittoria contro i Messeni. Dopo quella guerra, però, ci furono a Sparta vivaci agitazioni interne. I Parteni, a cui Falanto apparteneva, reclamavano il riconoscimento dei diritti civili, ma venivano osteggiati; per questo preferirono trasferirsi altrove. A capo di questo gruppo di fuoriusciti vi era proprio Falanto, pronto a cominciare una nuova vita con i suoi compagni. Prima dell‟allontanamento dalla Madre Patria, Falanto volle consultare l‟Oracolo di Delfi per sapere cosa lo attendesse in futuro. La profezia venne pronunciata dalla sacerdotessa, ma le sue parole erano diretta espressione del sapere del dio Apollo. Questo fu il responso che Falanto sentì pronunciare:
Quando vedrai piovere dal ciel sereno, conquisterai territorio e città… Falanto si fece coraggio e si preparò a intraprendere il viaggio insieme agli altri Parteni. La traversata in mare fu piena di avversità. Venti contrari li spinsero verso il mare Egeo e qui la nave fece naufragio. Ma ecco che un delfino giunse in soccorso di Falanto e lo portò a riva. Per molto tempo i Parteni navigarono senza meta, e Falanto fu persino tormentato dal dubbio che la profezia non dovesse mai avverarsi. Finché un giorno, stremato, si addormentò sulle ginocchia della moglie Etra, il cui nome significa „cielo sereno‟. La donna, pensando alle sventure vissute dal marito, cominciò a piangere. Le sue lacrime destarono Falanto.
Vista frontale della lastra in ceramica presente sul lungomare di Taranto, raffigurante Falanto tra le braccia della moglie Etra - fonte: Google Maps (
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Le parole oscure dell‟oracolo furono finalmente interpretate: aveva
piovuto dal cielo sereno. Falanto e i suoi compagni si trovavano in quel momento nel golfo di Saturo, alla foce del fiume Tara, ed è qui che fondarono una nuova città sottraendo le terre agli Japigi. La chiamarono Taranto in onore di Taras, l‟eroe che secoli prima era giunto in quegli stessi luoghi. Prima di morire, Falanto si ricordò che l‟oracolo aveva predetto che Taranto sarebbe rimasta inviolata se le sue ceneri fossero state sparse entro le mura della città. Si raccomandò dunque che le sue reliquie venissero polverizzate e distribuite di nascosto nel foro di Taranto per assicurare il possesso della città ai Parteni. In omaggio a questo gesto, i cittadini riservarono a Falanto onori divini e la sua figura venne rappresentata (così come avvenne per Taras) a cavallo di un delfino su medaglie e monete.
Jonian Dolphin Conservation La Jonian Dolphin Conservation è un'associazione di ricerca scientifica finalizzata allo studio dei cetacei del Golfo di Taranto nel Mar Ionio Settentrionale. Profondi conoscitori dell'ambiente marino nei suoi aspetti più disparati, i componenti di questo gruppo di lavoro mettono le loro esperienze ed attitudini a disposizione della ricerca intesa nel senso più profondo del termine. L'obiettivo di tutelare i cetacei del golfo di Taranto può essere raggiunto solamente creando consapevolezza nella popolazione che i cetacei esistono ancora nel nostro mare. Tale consapevolezza può essere raggiunta solamente creando conoscenza.
Visita il sito web della Jonian Dolphin Conservation (
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L‟attività turistica svolta dalla JDC è funzionale al reperimento delle risorse finanziarie necessarie a sostenere le attività di ricerca ed è parte integrante di un più ampio progetto di citizen science, ovvero, di
partecipazione del pubblico nella ricerca scientifica promuovendo allo stesso tempo attività di educazione ambientale volte a tutelare il patrimonio marino e costiero ionico. Si vuole raggiungere la consapevolezza che il mare, oltre ad essere un elemento vitale dal quale l‟uomo dipende, è culla di vita, fonte di biodiversità, patrimonio universale e promettente opportunità professionale per il futuro. Con i ragazzi della JDC si ha l‟opportunità di analizzare, dopo aver preso in esame l‟ecosistema marino, l‟interazione uomo-ambiente, approfondire la conoscenza degli organismi che popolano i nostri mari, ed infine focalizzare l‟attenzione sui Cetacei, mammiferi marini che potremmo considerare il nostro alter ego in acqua.
Video: Taranto, la città dei Delfini - fonte: JDC (
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ESPLORARE, con RISPETTO per COMPRENDERE. Questo il motto, che piace tanto ai più PICCOLI, gli ADULTI di domani
Taranto, la nascita delle tartarughe: 16 caretta caretta raggiungono il mare Guidate da una bellissima luna che ne ha illuminato la via, 16 tartarughine della specie Caretta caretta nate dopo 52 giorni di incubazione hanno subito lasciato il nido nella sabbia di Castellaneta Marina, nel Tarantino, e hanno preso il mare, affidandosi alle onde e alle correnti. Le uova, ben 86, erano state deposte in prossimitĂ del lido „La Barchettaâ€&#x; e gli esperti Wwf dell'Oasi di Policoro avevano subito provveduto a fine luglio a 'traslocarle' in una zona sicura della spiaggia, creando una sorta di recinzione guardata a vista, mentre di giorno scorreva e scorre regolarmente la vita di spiaggia dei bagnanti. Il nido era sorvegliato ventiquattro ore su ventiquattro dai volontari Wwf, dai ragazzi di Greenrope e dalle Guardie Ecozoofile di A.n.p.a.n.a onlus.
E durante la notte, tra le 23.30 e le 00.30, hanno fatto capolino dalla sabbia le prime 16 tartarughine di questa nidiata che, accompagnate dai volontari e dagli operatori Wwf, si sono subito dirette verso il mare. Il lavoro di questi 52 giorni è stato aiutato dal Comune di Castellaneta che si è impegnato nella protezione del nido e degli arenili circostanti emettendo, primo Comune della Puglia, un'ordinanza restrittiva. Sia il nido di Castellaneta Marina che quello di Villapiana, entrambi controllati dal Wwf dell'Oasi di Policoro, fanno parte dei nidi che quest'anno sono stati scoperti grazie al Progetto Life Euroturtles „Azioni collettive per il miglioramento dello status delle tartarughe marine della comunità europea‟ di cui Wwf Italia è partner. E dall'associazione arrivano suggerimenti su come comportarsi. Agosto è tempo di schiuse dei nidi di tartaruga marina.
Ognuna di esse naturalmente richiama l'interesse del pubblico: sono tantissimi i turisti in vacanza che non vogliono perdersi lo spettacolo dei
piccoli tartarughini, di appena 2-3 centimetri, che escono dalla sabbia per raggiungere, il prima possibile per evitare possibili predatori, il mare. E dunque è necessario seguire alcune semplici regole per non rischiare di disturbare i nascituri in un momento così delicato, rischiando di compromettere un evento così importante. Ad esempio è bene non avvicinarsi ma mantenere le distanze di sicurezza indicate, sono bandite luci dirette (compresa quella dei cellulari) e flash, ma anche rumori bruschi e schiamazzi. In genere le schiuse avvengono di notte, ma può capitare che le tartarughine facciano capolino da sotto la sabbia anche in pieno giorno, come è avvenuto a Menfi, in Sicilia, tra gli ombrelloni di vacanzieri che non credevano ai loro occhi. Il nido infatti non era stato identificato e dunque non era presente nessun recinto nè tantomeno alcun avviso.
Video: Taranto, la nascita delle tartarughe - fonte: Reptv (
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La nostra Intervista fatta al Sig. Carmelo Fanizza della JDC
1) Come nasce la vostra passione per i delfini? Prima di diventare passione per i delfini, nasce come passione per il mare in tutti i suoi aspetti e per il nostro territorio. Il delfino rappresenta il simbolo attraverso il quale noi proteggiamo l‟ambiente; sono animali che vengono definiti carismatici , sono quelli che la gente quando li vede, si emoziona e per questo rappresentano il simbolo da utilizzare per poter tutelare il mare. Quindi nasce uno studio a 360° del nostro gruppo per proteggere il mare: il delfino, i cetacei.
2) Perché avete scelto di chiamarvi Jonian Dolphin Conservation? Jonian Dolphin Conservation: Jonian, Ionio è il mare nel quale operiamo e, in maniera più precisa, operiamo nel Golfo di Taranto che molti immaginano come un‟area solamente della città di Taranto, invece non è per niente così perché è un‟area che abbraccia tre regioni: La Puglia, la Basilicata e la Calabria e sessanta sono i comuni che si affacciano su questo golfo fra i quali Gallipoli, Santa Maria di Leuca, Corigliano, Policoro, Amendolara, che sono comuni anche importanti dal punto di vista turistico. Taranto ha il privilegio di dare il nome a questa baia che si trova nel mar Ionio. Ricapitolando il nostro nome è composto da tre parole: Jonian, Ionio; dolphin, delfino; conservation, conservazione e
protezione ed è scritta in inglese perché il nostro pubblico non è solamente locale ma è anche europeo e internazionale e anche le pubblicazioni scientifiche vengono scritte in inglese, quindi c‟è la necessità di rivolgersi ad un pubblico più ampio.
3) Come vengono aiutatati i delfini feriti? E‟ abbastanza complessa come situazione, di solito non vengono feriti ma può capitare, raramente, che degli animali che non sono in buono stato di salute, si adagino sulle spiagge ancora vivi. Attualmente in Italia non esiste un centro che possa fornire delle cure di primo soccorso per questi animali; sono animali molto complessi da trattare e sono mammiferi come noi, devono ed hanno bisogno di respirare, hanno delle dinamiche molto complesse. Sarebbe bellissimo per la nostra città, il cui logo è un delfino, poter pensare di realizzare una struttura per la tutela e la protezione di questi animali; magari proprio all‟isola di San Paolo che è ferma da sessanta anni incustodita e magari sarete proprio voi che siete i testimoni e il futuro di questa Terra a vedere questa condizione realizzata.
4) In quale stagione i delfini vengono nelle nostre coste? Perché? Non esiste una stagione ben precisa, esistono però delle specie tra le quali il Capodoglio, il predatore più grande attualmente sulla terra, che vengono nel golfo di Taranto in determinati periodi e poi vanno via. Alcune specie, invece, sono stanziali cioè vivono qui tutti i mesi dell‟anno.
Tutto l‟anno è buono per fare attività di „dolphin watching‟ cioè l‟attività con cui noi finanziamo la nostra ricerca.
5) Quali specie di delfini sono presenti qui a Taranto? Le specie che avvistiamo con maggior frequenza sono: la Stenella Striata, un delfino che arriva fino ai due metri di lunghezza e i cento chili di peso; il Tursiope, il classico delfino dei delfinari che sono rinchiusi e utilizzati per fare gli show, noi invece a Taranto abbiamo la fortuna di poterli avvistare liberi; il Capodoglio che viene avvistato con una buona frequenza; il Grampo dal caratteristico cranio arrotondato e senza il rostro, cioè il muso come il classico delfino.
6) Di cosa si nutrono i delfini qui a Taranto? Ogni specie ha le sue abitudini alimentari. La Balenottera comune mangia il plancton, quanto di più piccolo trova in mare; il Tursiope è un delfino costiero e mangia pesci come il cefalo; i Grampi mangiano prevalentemente molluschi come il polpo e il calamaro. Ogni animale ha una dieta differente dagli altri e qui nel Golfo di Taranto ci sono condizioni molto particolari come il fondale molto profondo e correnti marine che generano tanto cibo facendo si che predatori così grandi siano presenti nella nostra area.
7) Dato che il nostro mare è inquinato, quanto possono vivere in media i delfini? Non tutto il nostro mare è inquinato, la presenza dei delfini nel nostro mare ci fa capire che ci sono ancora delle aree sane e non inquinate che dobbiamo tutelare. Parte di esso è inquinato perchè siamo in una zona industriale (in altre parti d‟Italia ci sono zone industriali inquinate). La vita media dei delfini non è strettamente correlata con il fattore inquinamento: ad esempio la Sterella e il Tursiope hanno una aspettativa di vita media intorno ai 45/50 anni quindi sono animali abbastanza longevi.
8) Come riuscite a registrare la voce dei delfini sott‟acqua? Esistono dei particolari strumenti chiamati idrofoni in grado, una volta immersi in acqua, di registrare i suoni emessi da questi animali. Una volta registrati abbiamo piacere ad ascoltarli e in collaborazione con diverse università cerchiamo di capire ed interpretare questi suoni.
9) La voce cambia a seconda della specie? Cambia tutto anche all‟interno della stessa specie, come ad esempio le frequenze fra gli stessi esemplari della stessa specie; è un linguaggio molto complesso di animali molto particolari e soprattutto intelligenti.
10) Come si riproducono i delfini? I delfini essendo mammiferi si riproducono pressappoco come noi, c‟è un importante fase di corteggiamento fatta di coccole e baci, dopodiché c‟è l‟accoppiamento come la maggior parte dei mammiferi e poi avviene la gravidanza. Nella Sterella questa dura 12 mesi e il parto è podalico, ciò significa che esce prima la coda e poi la testa e può durare anche oltre tre ore, di conseguenza se uscisse prima la testa i piccoli potrebbero morire annegati. Sono gli animali più simili a noi che possiamo trovare in mare.
11) Di cosa si nutrono i cuccioli di delfino? I cuccioli sono allattati dalla madre con un latte molto denso come uno yogurt che serve a far crescerli rapidamente.
12) I cuccioli di delfino rimangono con i propri genitori o diventano autonomi? E‟ un percorso molto lungo; vengono svezzati, abituati a cacciare e poi in base alla specie cambiano le dinamiche dal punto di vista comportamentale, ad esempio le femmine della Sterella Striata rimangono per tutta la vita con le loro mamme.
13) Come reagite alla pesca dei delfini? E come agite? Ormai dalle nostre parti questo fenomeno si è notevolmente ridotto, ci può essere qualche cattura accidentale ma non c‟è la pesca dei delfini. In altri paesi, invece, come il Giappone ci sono delle grosse problematiche legate all‟utilizzo di questa carne; per fermarla basta creare conoscenza. Questi animali sono definiti „top predator‟, cioè sono i predatori all‟apice della catena alimentare e la loro carne è la più inquinata a causa del fenomeno della „biomagnificazione‟ degli inquinanti, cioè il pesce piccolo viene mangiato da quello più grande e accumula gli inquinanti che questi ha mangiato e così via e in questa catena il grande predatore e quindi il delfino, è il più inquinato di tutti. Quindi basta dimostrare questo e la gente in autonomia dovrebbe capire che mangiare la carne di delfino non è un fenomeno da portare avanti anche perchè non sono pesci bensì mammiferi.
14) Come si distinguono i delfini maschi dai delfini femmine? Da quando si sono evoluti, per poter essere più idrodinamici in mare, hanno tutti gli organi genitali all‟interno, a differenza dei mammiferi terrestri che li hanno all‟esterno. Alcune specie, invece, come ad esempio le Orche sono caratterizzate dal dimorfismo sessuale, i maschi hanno la pinna dorsale alta e triangolare mentre nelle femmine è piccola e arcuata quindi entrambi facilmente riconoscibili. I delfini, invece, hanno le fessure genitali e anali molto ravvicinate nelle femmine e distanti nei maschi,
entrambi hanno poi lâ€&#x;ombelico, sono quindi riconoscibili attraverso il ventre.
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La nostra Intervista fatta al Sig. Fabio Millarte del WWF di Taranto
1) Come è nata la vostra passione per le tartarughe? Prima di tutto mi presento, sono Fabio Millarte del WWF di Taranto. Noi seguiamo le tartarughe da tantissimi anni, quasi da 50 anni. Le tartarughe sono una specie che, purtroppo, si sta estinguendo. Quest‟anno, pensate, sono morte 40.000 tartarughe, un numero molto alto. Noi siamo fortunati di aver visto la loro schiusa; per 4 volte sono uscite dall‟ acqua per deporre le loro uova e noi siamo stati lì finchè le uova non si sono schiuse. Quando abbiamo visto uscire queste piccole tartarughe per noi è stata un emozione molto forte, e da lì abbiamo deciso di aiutarle per salvarle almeno nel nostro territorio, perché abbiamo visto quanto sono belle e importanti.
2) Qual è la specie maggiormente in estinzione? Nel mediterraneo ci sono molte specie, le più comuni sono la tartaruga Caretta Caretta, la tartaruga Verde e infine la tartaruga Liuto. Tra queste la più soggetta a rischio di estinzione è la Caretta Caretta. Le principali cause della sua estinzione sono: l'occupazione delle spiagge dove la tartarughe nidificano, la presenza di cemento e poi il traffico marino, poichè loro, essendo rettili, hanno bisogno di respirare. Dopo essere state in profondità hanno bisogno di riemergere in superficie e se trovano delle
navi/barche possono ferirsi con le eliche. Inoltre, quando sono ferite noi le prendiamo e le portiamo al centro più vicino del WWF (nel nostro caso a Policoro).
3) Di cosa si nutrono le tartarughe qui a Taranto? Le tartarughe si nutrono di meduse, infatti se ci vogliamo fare il bagno in mare senza meduse devono essere presenti le tartarughe. Le tartarughe anche se mangiano meduse velenose non si avvelenano poiché il loro apparato digerente incomincia dalla lingua. Infatti, loro iniziano la digestione già durante la masticazione; una volta arrivate nello stomaco non sono più velenose e quindi non succede nulla al loro apparato. Mangiano anche pesci, alghe, e tutti i mitili e, poiché le tartarughe sono più lente, riescono a mangiare tutti quei pesci malati, quindi contribuiscono a migliorare la fauna marina.
4) Dato che il nostro mare è inquinato quanto possono vivere in media le tartarughe? Le tartarughe marine sono una specie migratoria, un giorno sono a Taranto, dove il mare è in parte inquinato, il giorno dopo si troveranno in un altro mare dove l‟acqua può essere molto più pulita di quella nostra. Le tartarughe marine possono vivere in media 100/120 anni: per questo si dice che sono animali longevi, cioè che possono vivere a lungo.
5) Come sono riusciti a riprodursi così tanto da „conquistare il mondo marino‟? Le tartarughe hanno un metodo molto efficace per riprodursi: quando inizia la stagione estiva loro ritornano nei luoghi dove sono nati (hanno come un GPS che si chiama organo di Jogobson), si riproducono e scavano una buca covando le uova (120/180); dopo una settimana ritornano nello stesso luogo deponendo altre uova e continuano così fino al mese di agosto fino a raggiungere più di mille uova.
6) Come si distinguono le tartarughe femmine da quelli maschi? Se nascono a 20° sono femmine, a 18° sono maschi; inoltre i maschi hanno una coda più lunga e delle unghie più lunghe e forti (sperone) perché nella riproduzione i maschi devono tenersi molto bene al guscio delle femmine.
7) Di cosa si nutrono i cuccioli di tartaruga appena nati? Le tartarughe quando nascono sono ceche e per questo mangiano tutto ciò che trovano, dalle alghe fino alla carne. Esse non hanno una struttura oculare tattica; essendo degli animali che sono entrati in acqua ma non sono nati nel mare, spesso scambiano le buste di plastica con delle meduse e, sfortunatamente, muoiono.
8) Quali sono i nemici delle tartarughe? Quando sono piccole qualunque pesce le può mangiare, perché il guscio è ancora morbido; mentre, quando sono adulte, il guscio è molto duro e possono essere mangiate solo quando muoiono e vanno a fondo. La tartaruga è simbolo di fortezza e invincibilità; inoltre, in alcune civiltà, come quella dei Maya, viene raffigurata come l'universo: il guscio è il cielo e il corpo è la terra. Unico suo nemico è l'uomo e, proprio grazie a queste conoscenze e interesse che voi ragazzi state dimostrando, dovete imparare a proteggerle il più possibile.
9) Come reagite alla pesca delle tartarughe? E come agite? Le tartarughe non vengono pescate intenzionalmente, per sbaglio si trovano nelle reti o intrappolate con un amo. Proprio per questo motivo sono stati inventati degli ami per proteggerle, detti „ami circolari‟ che, per la loro forma, non possono essere ingoiati. Oltre agli ami esistono delle particolari reti che intrappolano i pesci ma permettono alle tartarughe di uscire, perché, essendo più forti, riescono a spingere la rete liberandosi.
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Il nostro Mondo Marino
‌ Lorenzo, Vincenzo, Giulio, Maristella, Pamela, Anna!
Ed eccoli, i veri PROTAGONISTI. Loro, i nostri RAGAZZI di oggi e futuri ADULTI di domani!
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Le docenti :
Gli alunni della II A :
Prof. A. ANTONELLI (Docente di Tecnologia)
Alagni Mario Basile Luca Cacciatore Manuel Catalanotti Vera Conte Giulio Dâ€&#x; Elia Alessia De Giorgio Matteo De Giovanni Luna De Pace Anna De Sole Ylenia Eletti Francesco Gallitelli Dennis Giove Lorenzo Giusa Luana Granvilla Vincenzo Greco Gabriele Loperfido Giulia Masullo Roberta Palagiano Pamela Paradiso Fabrizio Pacifico Gabriele Pietromica Alessio Renna Giulia Stola Giada Tacente Sara Zigrino Maristella
Prof.ssa C. BANDITELLI (Docente di Matematica e Scienze) Prof.ssa A. CIRACI (Docente di Lingua Francese) Prof.ssa M. FANIGLIULO (Docente di Italiano) Prof.ssa S. LODESERTO (Docente di Sc. Motorie) Prof.ssa A. QUARANTA (Docente di Sostegno / Matematica e Scienze) Prof.ssa C. RANIERI (Docente di Lingua Inglese)
http://www.icsalveminitaranto.gov.it/
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