Roma Capitale Agricola

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IED 3 Roma Capitale Agricola Roma Capitale Agricola Progetto di Tesi Interdisciplinare Partner: Roma Capitale AA 2020/2021 Scuola di Design Corso di Interior Design Design 4 Prof. Marco Provinciali
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Sommario

01. Agro Romano 02. Orti, Giardini produttivi 03. Frutteti, Recinti produttivi 04. Agtech 05. Architettura Rurale in Italia 06. Edifici per animali 07. Edifici per cibo 08. Edifici per piante

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Agro Romano

Cicchetti Michela Anna Acanfora

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Agro Romano

L’Agro romano è una vasta area rurale ,in parte pianeggiante e in parte collinare che si estende attorno alla città di Roma. Il termine veniva utilizzato per indicare l’area della campagna romana nel distretto municipale di Roma. La realtà dell’agro romano nel 19esimo secolo si configura coma una vasta estensione di terre, un paesaggio deserto, con uno scarso numero di proprietari ed una produzione caratterizzata da una grande divisione di rapporti di lavoro. La totale mancanza di popolazione stabile dava vita ad una struttura produttiva basata essenzialmente sull’utilizzo di forza-lavoro nomade proveniente dall’esterno dell’agro. Lungo il periodo del lavoro nei campi ,scendevano dalle montagne schiere di guitti,ossia persone che vivevano nella miseria ,venivano arruolati nei loro paesi d’origine dai caporali che per incarico dei mercanti di campagna formavano le “compagnie “e stipulavano contratti. Nella seconda metà dell’ottocento un gruppo di famiglie, abitudinarie della transumanza ,prese sede stabilmente nell’agro e vi costruì dei villaggi. Da qui iniziarono a sorgerne altri. Tutti questi avevano stipulato contratti trentennali con degli affittuari secondo i quali, in cambio della pulizia dei terreni e dell’obbligo di piantare castagni, avevano diritto a coltivare negli spazi liberi grano e granturco.

Ai proprietari doveva essere corrisposto un terzo del prodotto, quantità che comunque tra tasse ed interessi alla fine raddoppiava. Inoltre ogni 5-6anni i contadini si trovavano costretti a dover cambiare zona, poiché i castagni ormai cresciuti impedivano loro le proprie coltivazioni.

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Agro Romano

Le compagnie dei guitti durante i periodi che trascorrevano nell’agro romano vivevano nelle capanne, poiché i proprietari per contrastare la possibilità di questi,di una stabilizzazione più duratura, impedivano le costruzioni di dimore che non avessero un carattere inequivocabilmente provvisorio. Solitamente le capanne venivano posizionate su dei pendii collinari per far si che ci fosse lo scolo dell’acqua piovana. Avevano una forma circolare o ovoidale con una struttura molto semplice, un’intelaiatura composta da pali di legno infissi verticalmente nella terra, sostenuti da pali più leggeri che andavano a formare l’ossatura del tetto.

L’imbottitura delle pareti del tetto era fatta di paglia e di gambi di granturco. L’altezza delle capanne variava dagli 8 ai 15m, all’interno delle capanne vi erano una sorta di cuccette fatte di sacconi di paglia su intelaiatura di legno ,e nel centro vi era quasi sempre sistemato un focolaio intorno ad alcune pietre. Non erano dotate di alcuna finestra,solo di una piccola entrata. In queste capanne vivevano dalle tre alle quattro famiglie.

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Esempio capanna Agro Romano

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Prospetto

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Sezione capanna Agro Romano

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Capitale
Roma
Agricola
capanna Agro Romano PRODUCED BY AN AUTODESK STUDENT VERSION
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Capanna-scuola

la capanna a scuola era usata come vera e propria aula scolastica, costituiva un esempio di adattamento della struttura della capanna alle esigenze della scuola.

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Prospetto frontale capanna-scuola Agro Romano

Prospetto laterale capanna-scuola Agro Romano

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La mostra dell’agro romano svoltasi a Roma durante l’esposizione internazionale del 1911, fu voluta dal comitato delle scuole per i contadini dell’agro romano ed era un’iniziativa a carattere umanitario, l’intento era quello di risolvere i problemi dell’istruzione nel territorio intorno a Roma. L’allestimento della mostra fu realizzato in poco tempo l’inaugurazione si tenne il 16 giugno. La finalità non fu solo quella di rendere nota l’opera delle scuole ma soprattutto di sensibilizzare l’opinione pubblica ai problemi dell’agro, chi andava a visitare l’esposizione ritrovava in essa una parte di agro romano Ricrearono abitazioni originali,capanne in cui erano esposti manufatti, arnesi e oggetti della popolazione. Accanto a questa vi era una produzione artistica di diversi autori ispirata ai motivi dell’agro, il corpo centrale della mostra era costituito da una grande capanna progettata da Duilio Cambellotti. Fuso nella struttura il motivo della capanna rettangolare a due spioventi con quello a forma rotonda con tetto conico. La collaborazione tra artista e guitti era evidente ma non si sviluppa su un piano di completa parità,La capanna risulta più luminosa grazie a due lucernari sul tetto quindi si trasforma da buia e misera abitazione ad una struttura espositiva, all’ingresso e vi erano decorazioni riprese da motivi originari dell’agro ,due aratri ,campanacci. La capanna così realizzata diventa il luogo ideale dove due mondi quello dell’agro e quello civile si incontrano. Il suo interno diventa il cuore della mostra il luogo destinato ad accogliere tutte quelle manifestazioni che servivano ad illustrare i problemi del territorio intorno alla capitale. Vi erano esposti una serie di opere degli artisti legate all’iniziativa delle scuole, alcuni mobili rustici costruiti ed intagliati dei contadini. Accanto alla capanna centrale erano poste due costruzioni una capanna scuola è una baracca a scuola.

Spiccava tra gli arredamenti interni,la cattedra armadio, anche essa creata da Marcucci. La documentazione della vita nella campagna romana era completata da un carro capanna cioè un’abitazione dei pastori nomadi e da una serie di arnesi per la lavorazione della terra, oltre che da una piccola capanna che serviva ad abitazione stessa ai due contadini guardiani della mostra. L’iniziativa costituì il primo tentativo di documentare attraverso degli oggetti le condizioni di vita e lavoro nell’agro,la mostra era completata da un’esposizione di libri opuscoli sull’agro romano e da un padiglione allestito dal ministero dell’agricoltura in cui attraverso grafici e foto si mostrava la condizione della campagna romana e i progressi fino allora ottenuti con la bonifica.

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Manifesto della mostra dell’ Agro Romano Esposizione Internazionale, 1911
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Carro capanna Agro Romano

Orti, Giardini Produttivi

Aurora Basso Erminia Francesca Calabrese Claudia Colucci

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Antichità e Medioevo: Orti Monasteri

Nel mondo cristiano medioevale l’orto e il giardino rivestono un ruolo fondamentale: sono associati al Paradiso inteso come luogo di delizie e tendono a imitare i modelli dettati dalle Sacre Scritture. Racchiude una serie di simbologie: -il muro, protezione dal peccato -la croce che forma i sentieri e i 4 quadrati -un pozzo di acqua e una fontana come “fonte di vita” che soddisfa anche usi pratici il rosaio che rappresenta la Madonna -l’ulivo e il cedro se il clima lo rendeva possibile -un chiostro (porticato) come luogo di meditazione

Ritroviamo due tipologie di orti:

-Hortus Conclusus -Hortus simplicium

HORTUS CONCLUSUS

Hortus conclusus – letteralmente giardino recintato – è il tipico giardino medievale annesso a conventi, castelli o più raramente palazzi gentilizi di città.

Si tratta di una zona verde, in genere di piccole dimensioni, circondata da alte mura, dove i monaci coltivavano essenzialmente piante e alberi per scopi alimentari e medicinali.

L’hortus conclusus era quasi sempre diviso in tre o quattro zone ben distinte ma comunicanti tra loro:

– l’orto vero e proprio in cui si coltivavano le verdure destinate alla mensa; – l’orto dei semplici, una o più aiuole o vasi di erbe aromatiche e officinali per insaporire le vivande e preparare rimedi curativi; – il frutteto;

– il verziere o giardino delle delizie.

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ORTI MONASTERI

HORTUS CONCLUSUS

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Hortus Simplicium

L’Hortus simplicium sorse presso i monasteri e i conventi.

Il giardino dei semplici, dunque, è un orto per la coltivazione delle erbe e delle piante medicinali, parte integrante del monastero, spesso posto nei pressi dell’infermeria.

La parola semplici deriva dal latino medioevale ossia medicamentum o medicina simplex, usata per definire le erbe medicinali. Tali erbe dalle proprietà terapeutiche diedero il nome al luogo dove venivano coltivate: hortus simplicium.

Il primo orto botanico del mondo occidentale sorse a Salerno, ad opera di Matteo Silvatico, celebre medico della Scuola salernitana.Nei Giardini di Salerno vennero, per la prima volta, coltivate e classificate una grande quantità di piante ed erbe, per studiarne le proprietà.Le dimensioni dell’horto possono variare da monastero a monastero; il disegno delle aiuole ricorda quello dell’horto conclusus, di piccole dimensioni, circondate da alte mura, dove si coltivavano piante e alberi.

I giardini erano a pianta rettangolare ed erano strutturati in diverse aree: -coltivazione delle piante medicinali -coltivazione di specie orticole e aromatiche -coltivazione di alberi da frutta

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HORTUS SEMPLICIUM

I giardini romani erano ispirati ai giardini greci ed erano solitamente situati nel peristilio all’interno delle ville romane. Il giardino era un posto di pace e di tranquillità, un rifugio dalla vita cittadina, un luogo pieno di significati religiosi e simbolici. Il giardino romano si articolava per cadenze geometriche con recinti di incannucciata e legno, con una organizzazione che converge verso il centro, dove troneggiava una statua o una fontana.Importante e particolarmente curata era l’estetica di questi giardini, che venivano decorati con numerosissime statue, tavoli di marmo, pavimenti a mosaico, altari scolpiti e affreschi lungo le pareti dei porticati. Diverse erano le tipologie di giardino che venivano realizzate: -Giardino pubblico, Giardino privato, Ninfeo e Viridarium

Giardini Dei Semplici

Il giardino dei semplici, ha un origine puramente utilitaristica, qui si coltivano piante alimentari e piante medicinali, oltre ad assumere un valore religioso: il giardino simbolo del paradiso e privo di peccato, contrapposto al bosco, popolato dalle fiere selvatiche , simbolo di peccato. Il giardino diventa anche hortum deliciarium, al suo interno si coltivano i fiori e i frutti per la casa e la cucina ma anche l’amore della letteratura del tempo.

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DOMUS ROMANE

Pisa

L’Orto Botanico dell’Università di Pisa nacque nel 1543 per iniziativa di Luca Ghini. Nato con l’intento di permettere lo studio dal vivo delle piante medicamentose, allora chiamate “semplici”, è l’Orto Botanico universitario più antico del mondo per fondazione. L’Orto Botanico ha cambiato sede due volte, giungendo a quella attuale nel 1591, sotto la direzione di Giuseppe Casabona.

La disposizione delle piante all’interno dell’Orto era ispirata ai canoni stilistici comuni a molti giardini dell’epoca con allusione ai quattro elementi: il quadrato per quelli terrestri, il cerchio per quelli celesti, il triangolo per il fuoco e le vasche per il riferimento diretto all’acqua. Le specie erano infatti collocate in otto grandi aiuole quadrate, a loro volta suddivise in porzioni più piccole di forma geometrica definita, simmetricamente disposte intorno a otto fontane con vasca.

Padova

L’orto botanico di Padova, istituito nel 1545, nasce anch’esso per la coltivazione delle piante medicinali, accoglie 6000 specie diverse. Nel corso dei secoli, l’Orto botanico di Padova è situato al centro di una fittissima rete di relazioni internazionali, esercitando un ruolo preponderante nell’ambiente della ricerca nello scambio di idee, di coscienze e di piante. Per tali motivazioni nel 1997 è stato inserito nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

Da settembre 2014, a seguito dell’acquisizione di una nuova area a sud dell’Orto botanico antico, sono aperte al pubblico le nuove serre del Giardino della biodiversità, un simbolico microcosmo che permette al visitatore di sperimentare le diverse condizioni climatiche e di vegetazione presenti sulla Terra.

Firenze

A Firenze e dopo il giardino botanico di Pisa e di Padova è considerato il terzo orto botanico più antico del mondo. Cosimo I che dato il particolare interesse per lo studio del mondo naturale propose la sua costruzione nel XVI secolo. Nasce come luogo pubblico dove si potessero coltivare piante native di varie parti del mondo, per offrire agli studenti più giovani l’opportunità di riconoscere ogni pianta, come lo stesso ideatore Luca Ghini indicò.

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ORTO BOTANICO DI PISA ORTO BOTANICO DI PADOVA

ORTI FRANCESI

POTAGER DU ROI

Il potager du Roi a Versaille, produceva frutta e verdura fresca per la tavola della corte di Luigi XIV.

Il cuore del ‘‘potager’’ è la Grand Carrè di 3 ettari, suddivisa in 16 piccoli quadrati circondati da sostegni per alberi di pere di 50 specie diverse. Tutt’intorno vi era una terrazza dalla quale il Re poteva scrutare tutto il giardino. 30 giardini erano organizzati attorno al Grand Carrè, delimitati da mura che fungevano da sostegni naturali per 20.000 alberi da frutto e da ‘‘isolanti’’ delle varie aree.

Era presente per i fichi una figuerie: completamente isolata dagli agenti esterni che forniva già ad inizio giugno frutti dolci e maturi. Altri giardini erano dedicati a fragole,ciliegie e a 20 specie di mele. E nella Melonniere e le Jardin Biais si coltivavano,tra gli altri, piselli asparagi e 16 diversi tipi di lattughe. Il potager era anche un laboratorio agronomico in cui si tentavano gli acclimatamenti di piante come le melanzane e il caffè.

LA ROCHE- GUYON

Il castello nacque nel XII secolo come fortezza per controllare la Senna, via fluviale per la Normandia. Aveva un ruolo militare di difesa del confine. Il primo giardino, era alla francese, protetto dalle inondazioni da un muro in mattoni e pietra che formava una diga. Occupa un terreno pianeggiante di tre ettari recintato da mura. Dal disegno interamente geometrico, si compone di quattro quadrati che le navate laterali insieme alle diagonali e alle mediane dividono in 32 aiuole triangolari. Al centro di ogni piazza c’è un bacino di irrigazione. Questa disposizione geometrica fu voluta dai La Rochefoucauld , che volevano dare all’orto un carattere scientifico e sperimentale piuttosto che renderlo un giardino di delizie. Il giardino è incorniciato da due boschetti a est e ovest. Piantumato con 675 alberi da frutto . Dal 2006 il progetto di ricoltivazione dell’orto coniuga ecologia, radici sociali e patrimonio.

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POTAGER DU ROI

LA ROCHE- GUYON

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VILLANDRY

Il castello che oggi si vede è stato edificato sulle fondamenta di una fortezza feudale, che lo stesso Breton fece demolire, con l’eccezione del torrione sud-ovest. Ma nonostante gli interessanti spunti architettonici della costruzione, Villandry resta celebre maggiormente per i suoi giardini terrazzati, situati su tre diversi piani, e che occupano un’area di quasi 5 ettari. Partendo dal livello superiore si incontrano per primi i giardini d’amore, per scendere poi all’orto ornamentale, vera peculiarità di Villandry.

L’ORTO ORNAMENTALE

Di grande interesse per la sua particolare organizzazione, l’orto ornamentale si presenta strutturato in 9 riquadri di ugual misura, ma disegnati con fogge diverse l’uno dall’altro. E il giardino delle piante commestibili, un vero e proprio lussureggiare di basilico, cavoletti di Bruxelles, zucchine, cicoria, carote e decine di altre specie.

Ogni anno, tra novembre e dicembre viene deciso lo schema da seguire nell’allestimento del giardino l’anno seguente.

Per la configurazione primaverile si scelgono di solito lenticchie, lattuga, fragole, carciofi e santoreggia, allietate da file di viole del pensiero, margherite e non ti scordar di me. In estate cambiano le piante prescelte, e prevalgono pomodori, pimento, melanzane, sedani, oltre alle già citate zucchine.

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IED 33 Roma Capitale Agricola VILLANDRY ORTO ORNAMENTALE DI VILLANDRY

PRINZESSINNENGARTEN

Il Prinzessinnengarten è un orto urbano di circa 6.000 metri quadrati in pieno centro a Berlino, nel cuore di Kreuzberg (a Moritz Platz), nato nel 2009 dal progetto dell’associazione Nomadisch Grün (Verde Nomade) che ha riconvertito un luogo abbandonato in un polmone verde all’interno della città.

Le piante ornamentali, gli ortaggi e le erbe aromatiche vengono coltivati in cassette di plastica, in cartoni del latte o in sacchi di riso in modo tale che tutto sia facilmente trasportabile in altri angoli della città. In questo modo da un primo orto urbano si possono creare altre aree di coltivazione urbana.

L’obiettivo dell’associazione era quello di creare un luogo di scambio e di apprendimento sui temi della coltivazione locale e biologica degli alimenti, sulla biodiversitàW, sul consumo sostenibile e sullo sviluppo urbano.

L’idea del giardino si è espansa diventando qualcosa di più complesso: all’interno di questo ampio giardino sono stati aperti infatti una caffetteria che propone bevande biologiche e un ristorante dove alla base delle ricette ci sono i prodotti freschi coltivati nell’orto stesso. Ci sono inoltre un’area per le api, una zona gioco sugli alberi, un piccolo circo, un mercatino delle pulci (Kreuzboerg Flowmarkt) e una biblioteca sulla sostenibilità ricavata all’interno di un container

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PRINZESSINNENGARTEN

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JELLYFISH BARGE è la serra modulare galleggiante pensata per l’agricoltura urbana, in grado di depurare l’acqua necessaria e usare solo energia solare È una soluzione economica, trasportabile e replicabile, progettata per creare spazi coltivabili e fruibili nei bacini idrici delle città. Coniugando la produzione alimentare a km 0 con la possibilità di innescare processi di rigenerazione urbana e sociale, Jellyfish Barge è al contempo una serra e un luogo di incontro, di formazione e di innovazione.

Il GROWUP BOX, e’ un progetto portato avanti da Kate Hofman e Tom Webster dando cosi’ un nuovo significato al termine lunch box (scatola del pranzo). Loro dentro una cassa di vetro alta 20 piedi hanno posizionato in fondo dei serbatoi con dei pesci garantendo cosi’ anche la crescita dei pesci. Nella parte di sopra invece vengono posizionate in colonne verticali le piante. Cosi’ facendo l’acqua dei pesci insieme ai loro bisogni viene trasportato tramite le colonne e finisce come concime per le piante.

In un paese come il Singapore in cui manca lo spazio per l’agricoltura, l’imprenditore Jack Ng ha pensato bene di creare il sistema SKY GREENS. E’ una specie di grattacielo sulla quale vengono impiantate lattughe, spinaci ed altri vegetali asiatici. L’apparecchiatura conta con circa 32 vassoi sui quali vengono impiantate le verdure. Questi vassoi sono rotatori che ruotano lentamente in modo da ricevere abbastanza luce solare.

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Orti Senza Presenza Di Terreno
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GROWUP
SKY
JELLYFISH BARGE
BOX
GREENS

Orto botanico di Padova

L’orto ha attualmente una superficie di quasi 22.000 metri quadrati e contiene oltre 6.000 piante coltivate, raccogliendo 3.500 specie differenti. Numerose sono le piante introdotte per la prima volta in Italia attraverso l’orto botanico.

Fra queste il Ginkgo biloba, la magnolia, la patata, il gelsomino, l’acacia e il gira sole.

Catalogazione

1- spalti 2-sambuco 3-platano

Piante insettivore:

-Sarracenia purpurea -Sarracenia -Heliamphora pulchella -Darlingtonia californica -Brocchinia reducta -Cephalotus follicularis -Pinguicula gigantea -Drosera capensis -Drosera intermedia -Roridula

Piante medicinali:

-Angelica archangelica -Valeriana offiicinalis -Arnica montana -Tanacetum vulgare -Acorus calamus -Delphinium staphisagria -Matricaria chamomilla -Urginea maritima -Citrullus colocynthis -Achillea herba-rota -Tussilago farfara -Rhamnus frangula -Hyosciamus niger

Piante e funghi:

-Aleurodiscus -Amanita -Amanitopsis -Antirhinum Majnus, -Araucaria brasilien sis -Armillaria -Arrhenia -Asterostoma -Auriculam -Boletus -Bromeliaceae -Caldesiella -Calocera -Calonyction -Cantharellus -Ceriomyces -Clavaria -Clavariaceae -Clitocybe

-Collybia -Coniophora -Coniophorella -Craterellus -Craterocolla -Crittogame -Cyphella -Dacrymyces -Daedalea -Diplodina Lippiae -Ditiola -Exidia -Exobasidium -Favolus Felci, -Fistulina -Fomes -Ganoderma -Ginkgo -Grandinia -Guepinia -Gyrocephalus -Gyrodon

-Hexagonia -Hirneola -Hydnum -Hydraceae -Hygrophorus -Solenia -Sparassis -Tremellodon

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IED 39 Roma Capitale Agricola 1 1 1 1 2 2 3 3
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10 4 19 20 19 24 24 24 18 17 16 11 21 21 24
Orto di Versailles Potager Du Roi
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Catalogazione

1-4 Fragole 5-8 colture a cui serve luce del sole nelle diverse direzioni 9-19 undici piccoli orti con diversi tipi di asparagi e inoltre frutta e verdura che ha bisogno di calore 20- asparagi 21- il susino è il luogo dove si trovano tutti i tipi di prugne, sia a cespuglio che a spalliera. 22- asparagi 23- alberi di fico in cespuglio e spalliera 24-25 giardini destinati a fare insalata 27-cancello pubblico dove vengono distribuiti erba e altri ortaggi 28- piccole serre per aromi 29-tutti gli alberi di fico 30-serra per alberi di fico 32- cortile 33-casa del giardiniere e dei ragazzi 34-cortile inferiore della suddetta casa 35- giardino destinato ai fiori 36- ingresso del re 37- terrazza con la torre

Nella grand carré ci sono le radici, i carciofi, il cavolfiore (durante l’inverno). Tutti i muri sono ricoperti da vigneti. Ci sono le pere d’autunno, estive e invernali; intorno le mele e infine il giardino dei concimi.

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POTAGER Du ROI

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Orto nomade di Berlino- Prinzessinnengarten

Catalogazione

Il Prinzessinnengärten continua a crescere rigoglioso e offre una vendita e coltivazioni di piante e ortaggi di vari tipi. Oggi nel Prinzessinnengarten sono state impiantate 500 differenti tipi di colture

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Frutteti, Recinti Produttivi Daria D’Angelo Giulia Cecchini

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MURS À PÊCHES: Nascono in Francia intorno al XVII secolo precisamente nella zona di Montreuil; si tratta di una particolare recinzione che vede addossate file di piante di pesco a delle pareti cave orientate in direzione nord-sud che permettevano di immagazzinare calore durante la giornata e di rilasciarlo durante la notte favorendo così una precoce maturazione delle pesce. L’area interessata comprendeva circa 37 ettari di terreno e tra le curiosità storiche scopriamo che alcuni artisti si servirono delle mura in questione trattandole come oggetti di decorazione, in particolare Maurice Boitel che vi applico dei pannelli in ceramica raffiguranti lo stesso murs à pêches.

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Muro ha-ha: somiglia ad un muro di sostegno ma è parte integrante del paesaggio. Questa barriera verticale è stata pensata per impedire l’accesso degli animali alle case, mantenendo tuttavia una visuale ampia ai proprietari sulle terre circostanti. L’etimologia della parola sembra riferirsi proprio all’esclamazione ipotetica dell’osservatore che si trova difronte al muro.

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ll giardino pantesco: un recinto costruito interamente in pietra a secco, generalmente di forma circolare con la funzione di creare un clima adatto allo sviluppo di un agrume al suo interno. La costruzione di questo alto apparato murario attorno ad un solo albero ne consente la sopravvivenza. La sua altezza arriva anche 5 metri, il giardino mantiene inoltre al suo interno un microclima diverso rispetto all’esterno. Generalmente di forma circolare, viene eretto da secoli sull’isola di Pantelleria. Questa tecnica permette di mantenere in ombra per tutto l’arco della giornata il tronco e di rendere il suolo più fertile, lasciando libero l’ingresso dei raggi solari solo sulla chioma dell’albero. Così facendo si mantiene anche nei mesi estivi la giusta l’irrigazione poiché essendo il terreno in ombra si sfrutta la minore evaporazione dell’umidità del terreno e la condensa notturna che i muri trattengono tra le pietre della fondazione.

La pietra nutre l’agrume, creando uno spazio che si adatta alle dimensioni e alle esigenze dell’albero, quasi sacro al suo interno, imponente e severo all’esterno.

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AG Tech

Lorenzo Cervoni

Luca Piotto Piotto

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LA NECESSITÀ DI INTRODURRE LA TECNOLOGIA IN AGRICOLTURA.

Il settore delle tecnologie agricole, il così detto Ag Tech, è in piena e costante espansione. Due termini come agricoltura e robotica che fino a qualche tempo fa sembravano essere uno l’antitesi dell’altro iniziano a essere sempre più associati.

Le aziende stanno lavorando su vari fronti: dai robot per la raccolta alla tecnologia indossabile che aiuta gli agricoltori a coltivare i prodotti in modo più efficiente e a soddisfare le richieste di una popolazione globale in rapido aumento. Le tecniche di raccolta del cibo saranno radicalmente trasformate nei prossimi decenni.

NUTRIRE LA POPOLAZIONE

Secondo le Nazioni Unite, la popolazione mondiale è di circa 7,3 miliardi di persone, si prevede che tale cifra salirà alle stelle entro il 2050 (fino a 9,7 miliardi). Alcuni ricercatori si aspettano che la domanda alimentare globale si espanderà del 98% entro la metà di questo secolo. E le questioni in corso legate all’aumento delle temperature, alla scarsità d’acqua e alla desertificazione avranno un impatto negativo sulla crescita delle aziende alimentari.

CRESCITA EFFICIENTE

Alcune startup tecnologiche che lavorano nel terreno a cavallo tra agricoltura e robotica, stanno tentando di rendere la produzione alimentare più efficiente e meno incisiva. E per farlo si lavora a ogni tipo di progetto: dai robot per la raccolta ai sistemi di realtà aumentata per le serre. Tra l’utilizzo dell’apprendimento automatico, droni e migliaia di sensori, queste aziende sperano di trasformare radicalmente il modo in cui il cibo viene coltivato.

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fonte: Green.it

CAMBIAMENTI CLIMATICI E LA DIFFICOLTA DELL’ AGRICOLTURA

I cambiamenti climatici, associati all’accumulazione nell’atmosfera di gas ad effetto serra, possono alterare il livello delle temperature alla superficie terrestre, l’intensità delle precipitazioni e la disponibilità delle risorse idriche a livello regionale. In molte aree del nostro pianeta, si sta verificando sia un incremento delle temperature al suolo sia un’estremizzazione delle condizioni meteo-climatiche.

Molti settori produttivi possono essere influenzati da questi cambiamenti ed in particolare modo il settore agricolo che risulta il più vulnerabile. Le condizioni climatiche, infatti, incidono pesantemente sul trend dei raccolti agricoli, sulla variabilità delle rese, riducendo le aree adatte per le coltivazioni. Gli effetti del cambiamento climatico rappresentano una “sfida”, che l’agricoltura europea dovrà affrontare nell’immediato futuro.

AG TECH E CAMBIAMENTI CLIMATICI

La tecnologia come unica via possibile per rivoluzionare le produzioni agricole e renderle nuovamente proficue. In quest’ottica, Agtech e cambiamenti climatici appaiono inscindibili.

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strato attivo

La coltivazione del frumento

Il frumento è un cereale coltivabile a tutte le latitudini e altitudini (fino a 1.200-1.400m); da sempre, nell’Italia centro-settentrionale si distingue una prevalenza delle colture di grano tenero, mentre in quella meridionale sono predilette quelle di grano duro. Il terreno ideale per la coltivazione del grano è profondo, permeabile, mediamente argilloso e di media fertilità, anche se il frumento si adatta in maniera eccellente a quasi tutti i tipi di suolo.

Il Triticum impoverisce notevolmente il terreno, pertanto, il suo ciclo produttivo necessita la rotazione periodica con altre colture da rinnovo.

strato inerte

roccia madre roccia sminuzzata argilla, sabbia calcare humus

La Deforestazione

Un quinto delle specie vegetali di tutto il mondo è a rischio estinzione per colpa dell’agricoltura intensiva e della deforestazione. In pratica, dei 391 mila tipi di piante censite a livello globale dagli scienziati, il 21% potrebbe sparire dalla faccia della Terra a causa delle attività umane.

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RICOSTRUZIONE TEMPORALE.

Le Serre

Le serre agricole sono quelle membrane che hanno come obiettivo la coltivazione di ortaggi e colture protette. Si tratta di strutture appositamente realizzate per favorire la crescita di ogni genere di pianta e ortaggio, in ogni stagione dell’anno e con la massima efficienza possibile.

La Coltivazione di precisione

L’Agricoltura di Precisione, ha l’obiettivo di aumentare la produttività delle colture andando a ridurre le differenze di performance che si possono riscontrare all’interno di uno stesso appezzamento e può essere attuata secondo diverse modalità.

I Droni

I droni per agricoltura sono degli strumenti di rilievo aereo di prossimità per l’agricoltura di precisione, equipaggiati con sensori al visibile, multispettrale e termico forniscono in tempi rapidi delle mappe sullo stato delle colture. Attraverso voli automatici, programmati semplicemente tramite, si possono fare rilievi rapidi e distribuzioni di prodotti ottimizzate in maniera ripetibile ed economica, senza inquinare per un agricoltura biosostenibilenel rispetto dell’ambiente.

Il Monitoraggio tecnologico

Pur con la sempre più presenza di tecnologie di Agricoltura di Precisione, tradizionalmente, gli agricoltori utilizzano i loro sistemi sensoriali percettivi per diagnosticare e monitorare la salute e le esigenze delle colture. Nell’ultimo decennio, con l’aiuto dell’emergere della tecnologia degli smartphone, sono state sviluppate nuove applicazioni agronomiche per raggiungere sistemi di diagnosi migliori, economici, più accurati e portatili

IL TERRENO AGRARIO

Costituisce lo starto superficiale del suolo terrestre e viene utilizzato dalla pianta come sostegno, fonte di sostanze nutritive e ambiente di sviluppo Il terreno agrario è un sistema assai complesso, risultato della presenza di svariate componenti quali: sostanze minerali, sostanze organiche, organismi viventi, acqua e aria

Per qualsiasi tipo di coltivazione il terreno deve essere sottoposto a varie lavorazioni: aratura, erpicatura, preparazione del letto di semina, semina, irrigazione, concimazione e controllo di parassiti ed erbe infestanti

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AGTECH, INVESTIMENTI ED INNOVAZIONI

Gli agricoltori devono affrontare numerose sfide: produrre in maniera sostenibile il cibo per una popolazione mondiale in crescita, gestire gli effetti dei cambiamenti climatici, l’arrivo di nuovi parassiti e affrontare la minaccia della concorrenza internazionale.

Una montagna apparentemente insormontabile, ma per fortuna c’è un esercito di startup a livello globale che lavora per rendere più facile la vita delle aziende agricole.

Apeel Sciences

Un terzo del cibo prodotto al mondo finisce nel bidone dell’immondizia. Questa startup è riuscita ad allungare la shelf-life di alcuni prodotti utilizzando una ‘seconda pelle’ edibile che blocca la traspirazione e funge da barriera per batteri e funghi che causano la marcescenza.

Concentric

Questa startup sta studiando le interazioni tra batteri, funghi e piante con lo scopo di sfruttare i microrganismi, nativi del terreno, per fornire servizi alle piante. L’obiettivo è fissare l’azoto atmosferico, rendere biodisponibili alcuni elementi nutritivi, promuovere la crescita e difendere le piante dai parassiti.

CiBo Technologies

Le prove in campo di nuove soluzioni sono costose e lunghe da effettuare. Questa startup ha messo a punto un modo per digitalizzare il tutto. Utilizzando big data e intelligenza artificiale è in grado di simulare i test al computer. Certo, le prove in campo saranno ancora necessarie, ma si potrà testare un numero ridotto di soluzioni.

fonte: AgroNotizie.it

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I droni

I droni portano dunque all’ottimizzazione dell’uso di fitosanitari, pesticidi, concime, semenze nonché a un risparmio dell’acqua stimato fino a un 25% in meno rispetto alla quantità utilizzata con tecnologie più tradizionali.

Sistema di mappatura del Suolo

Il risultato dell’indagine georeferenziata a diverse profondità, che evidenzia tessitura ed altri parametri, abbinata all’analisi chimica dei campioni prelevati con carotatura in punti strategici, produce delle carte finali sulle quali l’agronomo imposta le diverse strategie agronomiche nel dosaggio dei mezzi tecnici o nella scelta del tipo di gestione del suolo. Cioè le cosiddette mappe di prescrizione, con l’indicazione delle “ dosi variabili” in funzione della variabilità finalmente conosciuta nei minimi dettagli dei terreni che si coltivano.

Robot Agricolo AgBot

AgBot sfrutta un’antenna Gps, l’intelligenza artificiale, una fotocamera e bracci robotici con irroratori per muoversi in modo autonomo tra le file delle colture, scansionare le piante, riconoscere le malerbe e applicare in modo specifico una microdose di erbicida. Il modello permette di usare il 90% di prodotto in meno, consentendo anche un notevole risparmio economico

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Architettura Rurale in Italia

Elisa D’Angelo Giulia Di Meo Gabriele Soricelli

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Architettura rurale in Italia

Espressione dell’architettura rurale sono tutte le forme di costruzione realizzate in ambiente agricolo e pastorale sia a carattere residenziale, stabile o temporaneo, sia destinate allo svolgimento del lavoro o del presidio del territorio.

L’architettura rurale è radicata nella lunga tradizione di un territorio o di una popolazione, ne perpetua le tradizioni costruttive e le soluzioni tipologiche; costituisce espressione culturale originale e contribuisce a delineare i caratteri identitari di una regione, delle sue genti e delle sue tradizioni di lavoro.

I complessi rurali costituiscono, infatti, l’ossatura portante del paesaggio in quanto centri di organizzazione della vita agricola. Dal momento che fanno parte del paesaggio essi rappresentano elementi di riconoscimento in un territorio.

Le forme, i materiali e i colori di cui sono composti testimoniano le caratteristiche identitarie di un luogo e contraddistinguono questi edifici in base agli usi propri di ogni regione. Edifici che, però, con l’evoluzione considerevole delle tecniche agricole, da ormai 40 anni, sono spesso divenuti inutili o inadatti e non sono più mantenuti.

È importante, infatti, per mantenere vivo il ruolo dell’architettura rurale nel paesaggio, far capire alla popolazione urbana la vita rurale di un tempo, la storia delle famiglie, le loro abitudini e le loro usanze.

Anche i paesaggi rurali, modellati da secoli di attività agricola, accolgono ormai delle nuove attività; l’estendersi dell’urbanizzazione privata e delle infrastrutture pubbliche ha modificato il loro aspetto, facendo evolvere alcuni modi di produzione e abbandonando altri paesaggi agrari tradizionali.

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Dimore a corte

Masserie

Dimore unifamiliari

Dimore Sarde unifamiliari

Dimore montane unifamiliari

Dimore elementari unifamiliari

Dimore di pregio unifamiliari

Dimore stagionali

2.

1.

3.

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5. 6.

1. deposito foraggi 2. deposito attrezzi da lavoro 3. ricovero 4. locale abitato 5. locale per volatili vari da allevamento 6. stalla

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4.

1.

2.

3. 4. 5.

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6. 7. 8. 9. 10. 11.

4.

1. deposito provviste 2. forno e cisterna 3. locale abitato 4. caditoia 5. palmento 6. caseificio 7. frantoio 8. chiesa 9. cortile, corte, baglio o aia 10. recinto o porta d’ingresso 11. muro alto e fortificato

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a corte 1.

2. 3.

4. 10.

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Dimora

9.

8.

4.

6. 7.

1. malta e pietre 2. tegole 3. legno 4. locale abitato 5. fienile 6. canna fumaria 7. locali per volatili vari da allevamento 8. parete tagliafuoco 9. stalla 10. finestre interne per areazione

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5.
IED Trullo 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 22. 23.

21.

20.

19.

18.

17.

16.

15.

14.

1. soppalco (tavolato) 2. volta conica 3. triangolo di scarico 4. architrave 5. ingresso 6. nicchia 7. muratura a secco 8. strato roccioso 9. vano centrale 10. alcova 11. basamento 12. focolare 13. pavimento in basole calcaree 14. intonacatura e imbiancatura in latte di calce 15. pozzo 16. imbiancatura in latte di calce 17. canalina per la raccolta di acqua piovana 18. pietre di “Cannela”della struttura della cupola di forma conica 19. riempimento di pietrame a secco di diversa pezzatura 20. manto di copertura di basole sottili (chiancarelle) 21. camino del focolare 22. cupola 23. pinnacolo decorativo 13.

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3. 4. 5.

1.
6.

1. grosse travi orizzontali sovrapposte ed intersecate negli angoli con i caratteristici incastri

2. legni sagomati a forma di cuneo detti “sordi” 3. tetto a falde 4. fienile 5. stalla 6. portone in legno ad un’anta

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2.
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Edifici per animali

Architettura per Animali

Nel mondo esistono molte specie di animali da allevamento e altrettante tipologie di edifici per animali che prendono il nome a seconda di quale sono destinati a ospitare. Le cinque libertà libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione; libertà dal disagio fisico e termico; libertà da traumi e malattie; libertà da paura e stress; libertà dalle deviazioni dal “comportamento normale”.

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IED

Villa Settefinestre | I secolo a.C.

Nei territori dell’Impero romano l’allevamento non avveniva in aree esterne alle città bensì vi erano degli spazi appositi. I personaggi dei ceti più alti infatti erano soliti costruire nei pressi delle città le loro ville che si dividevano in ville urbane e ville rustiche. Le ville urbane erano lussuose, circondate da vasti giardini e spesso costruite in punti panoramici come la Villa dei Misteri a Pompei. L’altra tipologia era invece la villa rustica. Questo tipo di costruzione aveva la caratteristica di essere divisa in due parti: pars urbana e pars rustica. La pars urbana era riservata al proprietario e alla sua famiglia e ad essere la loro abitazione. La pars rustica era la parte produttiva della villa: qui si concentravano solitamente le stalle, il frantoio, il torchio vinario, la cucina, i magazzini e le abitazioni del vilicus, del fattore e delle famiglie servili.

Un esempio di villa rustica è la villa di Settefinestre in Toscana descritta anche da Varrone nel secondo libro del De rustica. La villa ha due facce contrapposte: da un lato si presenta come una piccola reggia, racchiusa entro le mura di una città in miniatura, con portici, loggiati, giardini; sul fronte opposto prevale invece l’aspetto dell’azienda agricola, con l’ampia corte circondata da stalle, magazzini e alloggi per schiavi.

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PARS URBANA TORCHI VINARI FRANTOIO STALLA CUCINA 0 1 5

Villa Emo | Andrea Palladio | 1558 - 1559

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Una delle più compiute ville palladiane è Villa Emo, in provincia di Treviso. Palladio, nel progettare questa villa è sicuramente ispirato dalle ville rustiche romane, soprattutto perché la funzione che la costruzione avrebbe dovuto assumere era la stessa di quelle già soddisfatte a pieno dalle ville romane. Il complesso di Villa Emo segue una composizione gerarchica: al centro emerge l’abitazione del padrone rialzata da terra da un grande basamento e a cui si accede tramite una lunga rampa di pietra. Ai lati dell’edificio padronale si aprono due ali rettilinee e simmetriche: le barchesse. Questi spazi ospitavano le stalle e i magazzini e alle estremità due torri colombaie. In origine le barchesse erano divise dall’edificio centrale ma unite a esso prospetticamente da un porticato di undici arcate che si aprivano sulla campagna antistante. Il porticato ha una duplice ragione, estetica e funzionale, perché permetteva ai contadini di lavorare in qualsiasi condizione atmosferica.

Il corpo centrale è leggermente in aggetto rispetto alle barchesse e questo, insieme alle decorazioni del frontone fa percepire la volontà di esaltare la nobiltà di questo ambiente rispetto alle barchesse laterali.

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DISTRIBUZIONE GRANAIO TORRE COLOMBAIA STALLA

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Anche nell’Inghilterra del 1700, gli spazi dedicati agli animali erano progettati per essere nei pressi o addirittura accorpati alle residenze dei ricchi signori. Ne è testimonianza il progetto di Robert Adam per la tenuta di Moor Park commissionato da Sir. Dundas.

Il progetto prevedeva la costruzione di un corpo centrale che avrebbe ospitato il padiglione del tè e di due barchesse laterali divise internamente in compartimenti che avevano la funzione di ospitare stalle, depositi per il lavoro agricolo e rimesse per barche data la vicinanza della costruzione a un fiume.

Nonostante Adam rifiuti lo stile palladiano, trae comunque ispirazione dell’antichità classica e il risultato finale di questo progetto è facilmente accostabile a quello di Villa Emo, basti notare in pianta la progettazione delle barchesse che seppur avviene seguendo forme geometriche diverse, segue una divisione degli spazi molto simile e, come avviene per la villa palladiana, gli è anteposto un porticato colonnato.

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Moor Park | Robert Adam | 1760 ca
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DISTRIBUZIONE RIMESSA BARCHE DEPOSITO STALLA 0 1 5

Petting Farm | 70F Architecture | 2008

Petting Farm è una struttura costruita sulle fondamenta di una vecchia fattoria, andata distrutta da un incendio negli anni 80. Si tratta di un edificio con un sistema di facciata ventilata composta da pannelli frangisole in legno che è aperta per la metà superiore e questo facilita una continua ventilazione dell’interno. Metà del piano terra è tamponato internamente ed è dedicato ad essere stalla per gli ovini, l’altra metà ospita i servizi igienici, il ripostiglio e al piano superiore un ufficio e un deposito. L’edificio è dotato in tutto di sei persiane: 4 sui lati lunghi, per gli animali che si aprono automaticamente in reazione al sorgere del sole e si chiudono al tramonto e due aperture sui lati corti per permettere l’accesso alle persone. Di notte l’illuminazione interna è visibile dall’esterno grazie ai pannelli frangisole e così l’edificio diventa una lanterna per l’interna fattoria.

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Farm | Studio Goldsmith | 2015 - 2020

Floating farm è un progetto attualmente installato a Merweheaven pensato per un futuro innalzamento dei mari, per un giorno in cui i terreni saranno inadatti a sostenere l’allevamento. Il progetto mira ad inserire il discorso dell’allevamento in città cercando anche di ridurre l’impatto di questa attività sull’ambiente. Genera infatti tutta la propria elettricità da pannelli solari galleggianti e fornisce acqua dolce attraverso un sistema integrato di raccolta e purificazione dell’acqua piovana. Le mucche vengono nutrite con l’erba dei campi da gioco e dei campi da golf della città, insieme a prodotti alimentari di scarto e il loro letame viene utilizzato per creare un fertilizzante naturale.

Ci sono anche spazi educativi a bordo, così i gruppi possono venire e imparare di più sull’agricoltura sostenibile e sono ospitati nel piano di sbarco della passerella che collega la struttura alla terra ferma, quindi il piano centrale. Al piano superiore si trovano le stalle con pavimenti in gomma che sono morbidi ma di supporto ai piedi degli animali. Gli spazi ospitano cespugli, alberi e arbusti con foglie sempreverdi per creare un ambiente il più adatto possibile alle 40 mucche ospitate a bordo. L’edificio è deliberatamente il più trasparente possibile in modo che i visitatori possano osservare facilmente le condizioni di vita degli animali e i processi di produzione degli alimenti acquistabili.

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Floating

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Architettura per Cibo

Veronica Maiorano

Ziggurat; Qasr Al Hajj; Terranova; Silos;

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La mesopotamia (la terra tra due fiumi, nonché il Tigre e l’Eufrate), corrisponde all’attuale Iraq e una minima parte della Siria.

Un tempo era una zona molto fertile e rigogliosa, infatti veniva considerata - sbagliando - come il luogo di nascita del paradiso terrestre. In tale luogo, hanno avuto sede le più antiche civitlà della storia, quali: Sumeri, Assiri e Babilonesi. Le loro costruzioni erano ammirate da tutto il mondo antico, in quanto comprendevano giardini pensili, mura di Babilonia e, soprattutto, la Torre di Babele.

La Ziggurat di Babilonia era stata soprannominata “Etemenang”, cioè “casa delle fondamenta del cielo e della terra”. Il motivo del nominativo era nato dallo scopo dell’edificio stesso, in quanto consisteva in un luogo sacro, un tempio, dove gli uomini avevano la possibilità di comunicare con gli dèi.

Infatti la struttura, replicata in vari luoghi, consisteva in un’enorme edificio (superava qualsiasi altro sia per altezza che per dimensione) con diversi piani, ai quali si accedeva tramite una lunga scalinata; simbolo della faticosa salita dalla terra al cielo.

Oltre le funzioni religiose, il suo intero era adibito sia a scopi politici che come contenitore per la conservazione di cibi; di giorno veniva, quindi, utilizzata per ospitare sacerdoti affinché questo potesseri realizzare celebrazioni di culto, mentre di notte veniva utilizzata come osservatore astronomico.

Al fine di poterne usufruire al massimo, era stata realizzata con mattone crudo, era stata realizzata con mattone crudo, il quale permetteva una conservazione degli interni fresca e, di conseguenza, per il cibo immagazinato nelle stanze alla base dell’edificio stesso.

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Ziggurat III Millennio a.C.
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Era consentito l’accesso solo ai sacerdoti e ai sovrani, tramite le scale poste nella parte anteriore dell’edificio, all’interno erano presenti due altari (dove i sacerdoti si occupavano di sacrifici animali e vegetali) e al centro una statua d’oro del Dio a cui era dedicato il tempio.

Magazzini: costituiti da spessi muri che andavano da un minimo di 30 cm a un massimo di 2,60 m dove erano realizzate delle nicchie per contenere derrate alimentari.

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Appartamenti per sacerdoti o sovrani: spazi caratterizzati da una serie di stanze che permettevano l’accesso a cortili interni, dove vi erano presenti alcuni giardini pensili.

Botteghe: possedevano due stanze, le quali si aprivano su uno spazio aperto dove i bottegai lavoravano;

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L’edificio è situato, ancora oggi, a poca distanza dalla strada principale che collega Gharyan e Nalut; non molto distante da Tripoli, in Libia.

Consiste in un granaio fortificato, costruito per - appunto - conservare in luoghi freschi, i raccolti provenienti dalla zona circostante e dai suoi abitanti. Affinché avvenisse questo mantenimento, le stanze sono state realizzate in roccia, gesso, fango e chiuse da porte di legno.

La struttura si sviluppa intorno a un pozzo e i veri scomparti sono accessibili attraverso scale in legno, argilla o pioli.

L’edificio comprende 119 camere, disposte per le famiglie abbandonate nel tempo di costruzione, con l’aggiunta di 29 cantine.

La porta che permette l’accesso al granaio viene tuttora chiusa, in quanto i contadini utilizzano ancora oggi le celle per depositarvi il raccolto. Infatti, al suo interno, è possibile trovarvi oggetti di uso quotidiano: anfore, ciotole, ecc.; i quali testimoniano il valore ancora attuale dell’edificio.

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Qasr Al Hajj XIII secolo
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La parte esterna era costituita da aperture scomposte e molto diverse tra di loro, queste permettevano l’accesso all’interno dell’edifcio.

Sia all’interno che all’esterno erano presenti scale molto strette e alte che distribuivano gli spazi anche in diverse altezze.

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Gli interni erano caratterizzati da pozzi e nicchie, realizzati in diverse altezze e diverse profondità.

Nelle nicchie era possibile lasciare damigiane e vasi d’argilla per il contenimento del cibo.

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L’edificio venne realizzato a Venezia, in un’antica area caratteristica, in quanto, davanti a lui era possibile scorgere il Leone di San Marco.

La sua demolizione avvenne con l’arrivo di Napoleone, nell’800, per dare vita e spazio a un giardino reale, facendo in modo - così - di rompere la continuità delle architetture che avvolgevano la piazza.

La posizione in quella precisa zona avvenne secondo una scelta politica, in quanto il monopolio del sale e del grano facevano da fondamenta alle fortune del commercio.

La struttura di questi grani indicava l’influenza di un’eredità e tradizione romantica, in quanto era stata realizzata con rilevanti modalità progettuali e l’assunzione di stimoli gotici; era, infatti, caratterizzata da tre alti portali, con archi a sesto acuto.

Gli interni erano separati in quattro sedi, con quattro distinti nomi: Sal, Otto, Cadene e Zecca; ognuna di queste era suddivisa in quattro piani. Questi quattro piani erano stati realizzati in modo abbastanza simile tra di loro, in quanto consistevano tutti, eccetto l’ultimo, in due magazzini separati, mentre il quarto comprendeva un solo spazio in quanto rappresentava la cantina.

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Terranova
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Erano presenti una serie di finestre affinché gli ambienti potessero avere un’areazione efficiente per la conservazione degli alimenti.

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Ampi magazzini situati in più piani, i quali potevano essere raggiunti tramite scale interne. Era caratterizzato da diversi scompartimenti, i quali permettevano di dividere le merci in base alla loro appartenenza.

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La struttura consisteva in un tronco di cono, circa 5 metri di diametro alla base e profondo almento 10 metri; queste fosse venivano riempie a metà e, una volta chiuse, restavano isolare dal mondo esterno fino all’utilizzo.

L’ossigeno presente nell’aria rimasta nella parte superiore di queste strutture, permetteva la formazione dell’anidride carbonica che - in questo modo - portava all’uccisione dei parassiti anch’essi infossati.

La struttura attuale consiste in un recipiente cilindrico verticale oppure orizzontale, destinato - appunto - a deposito per merci o prodotti granurali sfusi, con consistenza polverosa, per esempio cereali.

Fin dai tempi degli antichi romani, per preservare il grano da possibili furti e dalle quotidiane e stagionali variazioni di temperatura, era ed è comune sotterrare questi elementi in fosse asciutte e ben chiuse.

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Silos
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Tetto: generalmente a forma di cupola.

Parete laterale: realizzata in materiale rigido, come cemento, doghe di cemento e simili.

Anelli: impegnano l’esterno e servono a rinforzare la parete laterale.

Basamento: struttura solitamente realizzata in calcestruzzo situata nel terreno.

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Tubo di riempimento: si collega al silo tramite un portello posto sul tetto.

Bulloni: trattengono i fogli di rivestimento alla parete laterale.

Rivestimento: consiste in una serie di fogli di rivestimento situati l’uno di fianco all’altro lungo tutta la forma cilindrica, il numero dipende dalla dimensione e dal diametro del silo.

Parte sottostante: il muro è costituito da blocchi di cemento, nella parte sottostante sono inseriti sabbia e ghiaia per formare una base da sostegno al pavimento, in questo caso in una lastra di cemento.

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EDIFICI PER PIANTE

Livia Mazzocchetti

PASSATO Calore Acqua PRESENTE

Orangeries e glasshouses Greenhouses

FUTURO Urban and vertical farming Food Valley

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PASSATO: ORANGERIES E GLASSHOUSES

1600 - 1800

Arance e limoni non danno solo frutti deliziosi, ma hanno anche un aspetto decorativo. Se il limone ha la particolarità di fiorire e di fruttificare nel corso di tutto l’anno, l’arancio produce fiori molto profumati e i frutti conferiscono alla pianta un carattere ornamentale. Proprio per questi pregi, la nobiltà europea cominciò a collezionare le due specie e a impiantare agrumeti nei propri parchi. Queste piantagioni decorative apparvero per la prima volta in Francia, poi in Inghilterra e a seguire nel resto dell’Europa. L’originale funzione agricola delle orangeries era chiara: l’agrumeto si trovava vicino all’orto da cui si forniva la cucina reale, come nel caso di Versalles. La coltivazione comportava, però, un serio problema nella resistenza delle piante ai freddi invernali: si rendeva quindi necessario ripararli dal gelo. Dapprima si cercò di proteggere le coltivazioni con delle strutture non permanenti costruite con assi di legno e vetro, come nel caso del parco “Belvedere” di Eugenio di Savoia, a Vienna. Nel 1617 vennero impiantate delle serre stabili presso il Louvre di Parigi, le cui strutture consentivano alle piante d’arancio di svernare. Queste proto-serre erano costruite in muratura sul lato nord con grandi finestroni esposti a sud. In giornate straordinariamente fredde, questi ambienti potevano essere riscaldati tramite singole stufe. Questo tipo di fabbricato prese il nome di “Orangerie” e diede inizio a una serie di esempi analoghi di questo tipo d’architettura.

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Titolo

Grande Orangerie de Versalles, 1610 Scala 1:100

Grande Orangerie de Versalles, 1610 Scala 1:200

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L’Orangery of Kensington viene costruita nel 1704, quando la regina Anna aveva chiesto ed ottenuto una struttura separata rispetto al palazzo per proteggere i suoi alberi di agrumi nel corso degli inverni. Oltre ad assolvere una funzione di riparo per le coltivazioni, l’orangery divenne anche luogo di conversazione e socialità. La regina, infatti, ebbe l’idea di incontrare altri nobili al di fuori di Whitehalldove erano allora situati gli appartamenti della regina - e di scegliere come luogo proprio l’Orangery. Prima dell’introduzione del tè in Gran Bretagna, l’inglese tipico faceva due pasti al giorno: colazione e cena. Nel corso del secolo, tuttavia, arrivò la moda di consumare delle portate distinte rispetto alle due principali, così da poter colmare le ore di pausa tra un pasto e l’altro. A quel tempo si stava iniziando a diffondere tra le corti di tutta Europa la cultura del galateo e l’ossessione della tavola imbandita con sfarzo. Composizioni floreali, piante e candelieri immensi erano immancabili sulle tavole dei nobili. Nei nuovi pasti pomeridiani, la regina era solita ordinare una tazza di tè e qualche pezzo di pane, per poi iniziare ad invitare gli amici ad unirsi a lei alle diciassette: gli spazi delle orangeries sembravano luoghi perfetti per questi banchetti pomeridiani. Il menu di questo incontro comprendeva piccole torte, pane e panini al burro, dolci assortiti e, naturalmente, il tè.

Si dice che la pratica divenne così popolare a Kensington che la regina continuò a replicarla anche quando tornò a Londra. Sembra, così, che la pratica inglese del tè pomeridiano sia nata proprio all’interno delle prime orangeries.

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Orangery of Kensington Palace, 1704

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Calore

La sperimentazione nel campo delle coltivazioni agricole fece sì che si ponesse particolare riguardo su un aspetto fondamentale della conservazione delle piantagioni: il calore. In Kalendarium Hortense, Evelyn - tra i maggiori studiosi di agronomia del secolo - pubblicò disegni ed illustrazioni della serra che aveva eretto allo scopo di “racchiudere piante tenere e verdi e arbusti perenni”. Le raccomandazioni erano semplici: blocco di ogni ingresso di freddo e vento, utilizzo dei carboni di riscaldamento posti all’interno di una fornace sotterranea ed attenzione per la qualità dell’aria all’interno della struttura. L’aria pulita doveva pertanto entrare dall’esterno mediante dei tubi in ghisa che passavano attraverso la fornace, che avrebbero condotto all’interno dell’edificio sia il calore del fuoco, sia l’aria esterna.

Edificio per piante

Stufa

Tubi in ghisa duplice funzione

Fornace

John Evelyn’s greenhouse from

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Rappresentazione del calore Scala 1:100

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Acqua

Uno dei risultati del colonialismo fu il diffondersi della moda della coltivazione di flora esotica nel contesto europeo. Tuttavia, il clima era in gran parte inadatto per le piante provenienti da diverse regioni climatiche. La maggior parte di serre ottocentesche, quindi, furono sviluppate nel tentativo di ricreare artificialmente le condizioni climatiche necessarie per la crescita di piantagioni esotiche. Inizialmente venivano raccolte e coltivate solo specie di dimensioni ridotte, ma in un momento storico in cui il colonialismo e l’industrializzazione europei progredivano in modo aggressivo, cresceva di pari passo il desiderio di collezionare esemplari di piante sempre più grandi. In questo contesto, una personalità eminente nella coltivazione di piante esotiche era Joseph Paxton, costruttore di serre e grande esperto di agronomia. Grazie al suo status, Paxton ottenne personalmente una pianta di Victoria Regia - una ninfea sudamericana le cui foglie raggiungono i due-tre metri di diametro - dai Royal Botanical Gardens di Kew. Paxton collocò inizialmente la pianta in un serbatoio riscaldato di circa 1m² protetto da una serra a tetto curvilineo. Sebbene non sia possibile trovare alcuna illustrazione di questa iniziale serra, si sostiene che si basasse sugli studi svolti in precedenza da John Claudius Loudon nel 1817 per la “forcing house”: una struttura dal tetto in vetro curvilineo, dotato di finestre apribili per il ricambio di aria. Un sistema sotterraneo per il ricambio di acqua, invece, consentiva il corretto funzionamento della piscina contenente le specie di ninfee. Dal 1860 circa, vengono costruite numerose “Victoria Regia’s Houses” nell’Europa continentale, le quali differiscono dai precedenti esempi britannici per avere una pianta di forma circolare o poligonale coperta da una cupola di varie altezze, andando a costituire una precisa tipologia di serra. Probabilmente il prototipo di questi esempi è un progetto per una “Mechanical Aquatic House” pubblicato da J.C. Loudon in il suo libro del 1822, “An Encyclopaedia of Gardening” . Pubblicata, ma mai costruita, la proposta consisteva in una pianta circolare che conteneva uno stagno centrale per le ninfee ed una serie di stagni periferici per piante che crescevano in acqua naturale. L’acqua dello stagno centrale si muoveva tramite un meccanismo sotterraneo che faceva ruotare l’intera base della piscina, e le piante che prosperavano in acque più rapide venivano quindi posizionate ai bordi della piattaforma rotante. Oltre al meccanismo di rotazione, una fornace era situata nella camera sottostante il laghetto centrale, la quale consentiva il riscaldamento delle piscine tramite un sistema di tubi in ghisa.

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Finestra apribile

Copertura in vetro Coltivazioni

Piscina principale Sistema di ricircolo dell’acqua

Forcing house, J. C. Loudon, 1817 Scala 1:100

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Piscine secondarie

Piscina principale

Copertura in vetro

Sistema di rotazione Fornace sotterranea

Mechanical Aquatic House, J. C. Loudon, 1822

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Rappresentazione del calore

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PRESENTE: GREENHOUSES

1900 - 2000

Nel corso del ‘900 le sperimentazioni nel campo dell’architettura per la coltivazione, sfruttando i sempre più sofisticati materiali e l’avanzamento delle tecnologie per la crescita delle piante, hanno portato ad una riflessione di tipo ambientale. Questa epoca di maturata consapevolezza generale riguardo ai temi dell’ambiente è quindi accompagnata, nel settore delle costruzioni, da una crescente attenzione dei progettisti verso le tecnologie della cosiddetta bioecologia per il costruire “sano” e per il risparmio energetico. Nell’insieme delle posizioni che hanno caratterizzato il rapporto tra architettura e utilizzo delle risorse ambientali, si possono facilmente distinguere i due estremi: quello del paradigma spaziale e quello del paradigma ambientale. Il paradigma spaziale considera le risorse - spazio, materiali, tecnologie - come una conquista: la visione prometeica dell’uomo che colonizza l’ambiente, assoggetta la natura in uno spazio artificiale in conflitto con i cicli della biosfera e le logiche di rigenerazione. Il paradigma ambientale considera le risorse - spazio, materiali, tecnologie - come un bene da sviluppare in sintonia con la logica ecologica dei cicli e dei flussi naturali - aria, acqua, energia solare, vegetazione. L’architettura così concepita è quella che si sviluppa in armonia dinamica con la natura e le esigenze ambientali.

IED 122 Roma Capitale Agricola
IED 123 Roma Capitale Agricola
The Eden Project., Nicholas Grimshaw

ASPETTI AMBIENTALI

Pannelli fotovoltaici Pannelli isolamento termico in carta riciclata Sfruttamento acqua piovana Impianto eolico

DESIGN E MATERIALI I BIOMI

Struttura autoportante

Pavimenti a base vegetale Cemento di sabbia argillosa Plastica riciclata

Pannelli esagonali e triangolari Rivestitimenti in ETFE Autopulente

IED 124 Roma Capitale Agricola

Tubo di aria ad alta pressione per apertura a ribalta

Telaio in alluminio ad apertura a ribalta

Lembo di serraggio in alluminio

Isolamento termico

Tubo in acciaio 6mm

Cuscino in EFTE gonfiato a tre strati

IED 125 Roma Capitale Agricola

FUTURO: URBAN AND VERTICAL FARMING

2000

I processi di recupero e trasformazione del tessuto urbano trovano nell’agricoltura urbana un’opportunità per migliorare la qualità della vita all’interno delle città. Con l’obiettivo di ridurre in modo significativo il consumo di suolo, lo sviluppo delle città si basa in modo imprescindibile su azioni volte al recupero del patrimonio edilizio esistente in termini di sicurezza e risparmio energetico. Se negli ultimi decenni le città hanno avuto un’espansione crescente verso le aree rurali, oggi l’agricoltura può trovare nel tessuto urbano una nuova opportunità di sviluppo ponendosi come tassello fondamentale per una crescita sostenibile delle aree urbanizzate. Questo tipo di architettura trova spazio nelle aree urbane e peri-urbane: una delle sue principali caratteristiche è quella di essere molto più integrata nel sistema città rispetto all’agricoltura tradizionale. Essa è strutturalmente inserita nel tessuto urbano, non solo spazialmente ma anche rispetto alla vita sociale e culturale nonché economica delle dinamiche cittadine. Il vertical farming è la cosiddetta punta dell’iceberg del più popolare e conosciuto movimento dell’urban farming. Nello specifico, è una pratica di autoproduzione di cibo in strutture sovrapposte verticalmente capaci di ricreare le situazioni ambientali adatte alla crescita di varie tipologie di piante ed ortaggi. Il vertical farming presenta alcuni vantaggi che sono, in breve: l’abbattimento dell’uso dei pesticidi; l’ottimizzazione della produzione dei vegetali lungo tutto il periodo dell’anno; l’aumento della produzione per metri quadrati rispetto al normale campo coltivato; l’opportunità di rendere le coltivazioni realmente a km0; il controllo di ogni aspetto della crescita dei vegetali; la capacità di creare nuovi posti di lavoro e supportare una nuova economia all’interno delle città che le ospitano. Tuttavia, è un’attività ritenuta altamente energivora, per il fatto che il controllo ambientale avviene tramite impianti di trattamento dell’aria e di controllo della temperatura. Inoltre, porta con sé il rischio di omologazione delle colture, essendo produzioni prevalentemente di tipo industriale; il costo di partenza per una vertical farm è molto più alto rispetto ad un normale campo coltivato in quanto sono richieste infrastrutture non necessarie nel secondo caso.

IED 126 Roma Capitale Agricola

Citè Maraichere, Ilimago Architects

IED 127 Roma Capitale Agricola

LED lighting Leafy greens Aeroponic mist

Cloth medium Solution chamber

Sistema vertical farming Scala 1:50

All’interno delle vertical farming si distinguono tre diversi metodi di coltivazione: aeroponica, acquaponica ed idroponica, quest’ultima maggiormente impiegata per poichè permette un corretto sviluppo delle piante insieme ad una riduzione dei costi di produzione. In genere, le coltivazioni si sviluppano in piccole vasche in cui le radici sono lasciate libere. Queste, immerse all’interno di una soluzione nebulizzata (aeroponica), di materiali inerti (idroponica), o acquosa (acquaponica) assorbono il nutrimento di cui hanno bisogno in totale assenza di pesticidi. Inoltre, il risparmio idrico è considerevole per quanto riguarda tutti i tipi di coltivazione, così come la velocità di crescita delle piante, supportata da un sistema di illuminazione artificiale attraverso luci LED appositamente incastonate all’interno delle strutture.

IED 128 Roma Capitale Agricola

FOOD VALLEY, OLANDA

La regione del Westland, nei Paesi Bassi, è una zona caratterizzata da un’altissima concentrazione di serre. Gli abitanti di questi luoghi hanno saputo sfruttare con molta astuzia i terreni che avevano a disposizione tra città e vuoti industriali costruendo sofisticati sistemi che consentono di razionare acqua, suolo ed energia geotermica per ottimizzare al meglio i sistemi agricoli. Ciò è reso possibile da un ambiente interno estremamente controllato, dove temperature e umidità regolate con precisione sono associate ad una bassa minaccia di contaminazione e quindi all’assenza di uso di pesticidi. I tetti a doppi vetri consentono, inoltre, di trattenere il calore, mentre i telai modulari in acciaio leggero consentono una rapida espansione e adattamento, senza ostacolare la luce naturale. Il 98% dell’illuminazione elettrica deve essere contenuta nelle serre usando schermi oscuranti e tende, in modo da mitigare l’inquinamento luminoso. Questi stabilimenti dispongono delle tecnologie più innovative, quali laboratori di ricerca organolettica avanzata, di fenotipizzazione di precisione, centro avanzato di riproduzione dei semi, sistema di droni, laboratori di visione artificiale, di robotica, di automazione, di analisi fitochimiche. Questo rapido ritmo dello sviluppo della tecnologia, che continua a trasformare il processo di progettazione e costruzione, necessita che la professione di architetto possa reinventare nuovi modi di modellare strutture efficienti, contestuali e integrate per il futuro dell’agricoltura.

IED 129 Roma Capitale Agricola
IED 130 Roma Capitale Agricola

Food Valley, Westland

IED 131 Roma Capitale Agricola

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