Attraverso i secoli - 2

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Capitolo II Il XVI secolo è un’epoca di conquiste a livello militare, politico ed economico. È il secolo in cui la grande potenza spagnola prevale sulle altre e influenza gran parte della cultura europea di quel periodo. Grazie alla moda l’immagine di forza e potenza emanata dalle grandi corti come ad esempio quella francese e in modo particolare quella italiana non fa che enfatizzarsi con il passare dei decenni. L’Italia è la culla del rinascimento in Europa. La caratteristica tipica della moda italiana è l’uso di tessuti di lusso, tra i quali i diaspri (un tipo di lampasso), i damaschi, e i velluti con broccato di seta e pizzi. Nel Rinascimento lombardo la moda femminile milanese subisce le influenze della corte spagnola fino al 1600 e di quella francese nel secolo successivo.

struttura a clessidra. Questa forma è enfatizzata ulteriormente da una ricca cintura a catena che si allaccia al vertice del triangolo formato dal busto e che poi scende fino a metà della gonna. In epoca successiva, invece, si passerà alla sovrapposizione di ricche vesti che realizzano sul corpo, dal collo ai piedi, una struttura conica; dal penultimo decennio del secolo, a completare la copertura, vi sarà la comparsa del collare a lattughe e le uniche parti che rimarranno visibili saranno la piccola testa, caratterizzata da acconciature raccolte che non ne enfatizzano il volume e le mani, messe in risalto con evidente significato erotico e adornate da gioielli. Prevarrà grande austerità: dai colori tendenzialmente scuri degli abiti ai veti, ad esempio quello contro i cappelli, gli orecchini e gli anelli, imposti dalle leggi saltuarie. L'influenza francese si può vedere sia dalla scollatura ampia sia dal busto a punta con chiare allusioni sessuali che le donne lombarde adottano nel secolo successivo; invece, per la parte inferiore rimangono fedeli alla faldiglia spagnola ed è a Milano che l'ampiezza della gonna è più eccessiva grazie all'impiego del guardinfante. Sono d'influenza francese anche le maniche gonfie chiuse sotto al gomito che terminano spesso con un giro di pizzo. Le pettinature, del tutto irrilevanti precedentemente, diventano più sviluppate in altezza e completate da creste di trina.

Nel periodo spagnolo l'elemento fondamentale è l'ampia scollatura quadrata, poi velata da camicie con un piccolo collo alto e arricciato, ripreso dal costume maschile. La silhouette subisce una graduale trasformazione: la parte superiore della veste prima termina in vita, successivamente, a punta, molto più in basso; inferiormente essa si apre a triangolo sulla sottana, racchiudendo così il corpo femminile in un'innaturale

Nella prima parte del 1500 la moda femminile fiorentina ha alcuni capi principali per il loro abbigliamento come la gamurra (il bustino delle dame


con la vita alta e le maniche basse, con larghi squarci da cui escono gli sbuffi della camicia. Sulla veste s’indossa la sopravveste, in genere foderata, ampia e lussuosa, a volte aperta dalla vita in giù, mettendo in mostra la parte inferiore della sottana, sulla quale si può indossare anche il robone, indumento lungo quasi fino a terra, aperto davanti, con maniche ampie e spesso foderate di stoffa o di pelliccia. Simile al robone, ma più leggera e ornata, è la zimarra. La scollatura quadra e l'attaccatura bassa delle spalle mette in risalto collo e seno; il petto, incipriato e imbellettato, è , con la sua abbondanza, una qualità fondamentale; l’ampiezza delle scollature dipende dall’età della dama.

L’acconciatura è il fulcro del fascino femminile: i capelli sono rialzati per lasciare il posto a lattughe e gorgiere o raccolti in morbidi chignon, in trecce laterali o lunghe e centrali, tutte infiocchettate. Sulle acconciature sono poggiati veli sottilissimi o reticelle dorate, adornate di perle o di piccoli gioielli. Con l’avvento del dominio spagnolo, l'Italia perde la sua supremazia nel campo della moda, entrando in un clima di austerità. La veste si alza a coprire il collo, ornato dal collare e da lattughine inamidate, il corpetto a punta scende a triangolo sotto la vita, le maniche sono importanti e imbottite, con spallini rigonfi e alti polsini da cui escono le lattughine delle camicie o pizzi vari

La moda femminile veneziana della prima metà del XVI secolo è caratterizzata dalla trasformazione delle linee verticali in linee geometriche arrotondate, che ricordano un gusto classicheggiante, da un’armonia tra le parti inferiori e le parti superiori di un abito, sottolineandone la simmetria, e dall’ottenimento di un effetto plastico e pittorico donato soprattutto dai tessuti utilizzati.


Come già detto in precedenza, le linee verticali vengono utilizzate sempre meno e prendono il sopravvento le linee orizzontali. Gli abiti del tempo, all’interno dello Stato Veneto, sembrano essere pensati e creati nel loro insieme in maniera tale da dare maggiore importanza all’intera figura. Tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI non avviene un sostanziale cambiamento. L’abbigliamento femminile è caratterizzato da molteplici dettagli: tra questi troviamo una scollatura a barchetta molto ampia che si estende da una spalla all’altra, decorata con inserti in perle o pietre dure. La donna veneziana porta un bustino estremamente corto collegato alla gonna; quest’ultima era limitatamente arricciata e velata da un rocchetto di seta bianca, trasparente e crespa che viene suddiviso in due parti.

Un altro dettaglio è costituito dalle maniche aderenti in velluto broccato

o teletta d’oro, le quali hanno tre aperture sul lato esterno. Ai bordi della veste iniziano a comparire delle puntine frastagliate. Per quanto riguarda le acconciature, la donna veneziana usa portare i capelli “in fongo”, ovvero una pettinatura costituita da frangia e ciuffi fittamente arricciati attorno al viso; la chioma viene raccolta in una coda. Nel 1515 il senato dello Stato Veneto nomina il “Provveditorato alle Pompe”, un organo che deve occuparsi di tutte le questioni riguardanti il lusso nell’abbigliamento e nell’arredamento. È dimostrata la tendenza all’uso del


bianco negli abiti da sposa delle donne veneziane. Nel secondo decennio del XVI secolo l’abbigliamento femminile a Venezia è sempre meno condizionato dalle mode del secolo precedente e quindi opera dei leggeri cambiamenti. La scollatura è ampia e a mezza luna, un po’ ridotta rispetto al decennio precedente. Il busto coperto solo da un camicia è rimasto corto, con il punto vita al di sotto del seno. Una differenza sostanziale la troviamo invece nelle forme delle maniche che, da aderenti, diventano molto voluminose e rigonfie.

Le donne veneziane del secondo decennio del XVI secolo usano schiarire artificialmente i capelli che poi pettinano seguendo la scriminatura centrale. La chioma viene lasciata sciolta o raccolta in una grossa treccia attorno al viso. A differenza di altre città, più fiorenti dal punto di vista economico e sociale, come ad esempio Milano, Firenze e Venezia, Roma, nei primissimi anni del Cinquecento, attraversa un momento negativo. Alla pesante crisi del regno pontificio si affiancano una mancata espansione economica e commerciale insieme ad un disastro finanziario, che oltre che alla chiusura delle banche, porta come conseguenza una dilagante carenza di servizi. Nel rinascimento, le donne hanno alcuni

capi essenziali per il loro abbigliamento. Uno di questi era la gamurra: il bustino delle dame, con la vita alta e le maniche basse, con larghi squarci da cui escono gli sbuffi della camicia foderata e ricca di ornamenti. È talvolta aperta dalla vita in giù e mette in mostra la parte inferiore della sottana, che tende quindi ad essere molto elegante.

Le maniche della sopravveste hanno spesso carattere solo ornamentale: sono infatti aperte del tutto o aperte a finestrella sul gomito, e lasciano uscire dalle aperture le maniche della veste di sotto. Il Cinquecento è il secolo dei gioielli: si diffonde l'uso degli orecchini a goccia, si sfoggiano a profusione medaglie ed iniziali in oro massiccio, grandi catene d'oro e collane di perle, braccialetti in cui vengono incastonate pietre preziose. La moda maschile tende ad enfatizzare ulteriormente la virilità con linee rigide tipiche della cultura spagnola grazie ad elementi utilizzati nell’abbigliamento militare


Analizzando la figura maschile possiamo quindi iniziare a parlare del costume iberico che fu quello che principalmente influenza la moda del secolo. L’uomo della corte spagnola veste in modo tale da slanciare la propria figura rendendola imponente e carismatica, vengono utilizzate imbottiture nel farsetto e l’unione delle calze e delle braghe corte conferisce una forma tondeggiante alla parte inferiore della silhouette maschile.

La parte superiore del corpo viene enfatizzata dall’utilizzo di linee che puntano a creare un modello verticale, come l’abbassamento della linea della vita. Visto che la moda del tempo prevede di creare un’immagine di uomo

dalla forte prestanza fisica e carismatica anche in Italia si propongono delle forme che danno all’uomo una presenza scultoria attraverso l’utilizzo di imbottiture in modo particolare sul petto. Queste richiamano alcuni elementi tipici dell’abbigliamento militare come il colletto. Passando alla parte inferiore del corpo, troviamo i cosciali ai quali vengono apportate alcune modifiche come l’ampliamento, l’imbottitura e l’aderenza, nascita di quelle che poi diventano le braghe, elemento che unisce tutte le varie corti del XVI secolo. In più, nonostante l’uso delle braghe, viene utilizzata anche la braghetta ha lo scopo di evidenziare ulteriormente la virilità maschile. Si giunge poi all’ampliamento del vestiario con forme più morbide più appariscenti fino ad arrivare a modificare la stessa capigliatura che tende ad allungarsi. Accanto alla corte francese che dominò fondamentalmente nella seconda metà del secolo, nel XVII inizia a farsi spazio tra le grandi potenze la corte olandese, grazie alla sua nuova posizione politica ed economica.


L’abbigliamento maschile nella Repubblica di Venezia durante questi anni è solitamente diviso in tre categorie: i patrizi, i cittadini, e la gente comune (come gli artigiani). Dopo i 25 anni d’età, il vestito per i cittadini e patrizi è una lunga toga nera. I veneziani vengono registrati a 25 anni come “togati” e indossano questa veste ogni giorno. L’unica eccezione sono i senatori della magistratura, che sono tenuti per legge ad indossare colori diversi per mostrare la loro importanza nella società. Queste toghe sono indossate per la maggior parte del Rinascimento, con alcune modifiche minori, come una apertura più grande al collo.

Le toghe sono quindi stagionali, foderate in modi diversi secondo la stagione. Per l’inverno, vengono foderate con pelliccia di martora, agnello o lupo. Per l’estate, invece, foderate con miniver o seta sottile. Il materiale della veste dipende dalla ricchezza e dallo status sociale della persona che la indossa. Il tessuto nero tipico si chiama lo “zamboletto” ed è importato dal Vicino Oriente. Ci sono anche stoffe più costose come il panno d’oro (si chiamava “restagno d’oro” nella Reppublica di Venezia), il velluto, il damasco e la seta. Sul collo e la testa si indossa un “becho” o “bechetto”. Negli altri stati della penisola italiana, questo indumento è considerato come una “stola”, ma come si è già detto, la Reppublica di Venezia mantiene dei connotati differenti.


ampio scollo quadrato che spesso viene messo in evidenza dalla scollatura dell’abito. Nell’abbigliamento maschile, una versione italiana dello schaube, può essere considerata la roba o robone, dotata di ampio colletto ribaltato sul dorso e di maniche a palloncino. Anche il saio o saione, in Italia è un indumento usato fuori casa. Questo è confezionato in tessuto di panno e foderato. Tra le sopravvesti è da ricordare il tabarro dotato di maniche non molto ampie.

Gritti famoso per l’innovazione del guardaroba comune: indossa il mantello con feritoie sui lati per poter muovere le braccia più facilmente; questo stile è denominato “manto di raso fenestralle’’. Egli usa una “ruosa secha” sul berretto di seta, anche se ci sono leggi riguardo i colori che i dogi possono indossare. Lunardo Loredan è considerato da molti il doge “meglio vestito” e indossa sempre i materiali migliori e più costosi. Durante il periodo barocco, tra le sopravvesti ricordiamo la “veste”, ovvero la toga portata da senatori e cavalieri a Venezia, mentre il tabarro è un indumento portato dai borghesi. La cappa viene usata nell’abbigliamento elegante, con il termine “romana”, ed è spesso foderata di pelliccia, soprattutto a Venezia.Prima del XVII secolo la moda maschile milanese in particolare l’abbigliamento militare modella il corpo in maniera scultoria. Questo è reso evidente dall’uso di imbottiture, che rendono le spalle larghe e le maniche ampie. In questo periodo l’abbigliamento militare rispecchia quello comune, Tra gli indumenti in uso è da annoverare il colletto. Nel XVI secolo la camicia è dotata generalmente di un

Verso la metà del secolo, si dà origine a una sorta di calzoni chiamati braghe che arrivano al ginocchio o metà coscia e assumono forme più o meno gonfie.


Le scarpe sono provviste di tacco e presentano sulla tomìa rosette di pizzo, di merletto oppure fiocchi di nastro.

La braghetta assume una particolare forma con un’evidente simbologia fallica, la quale interviene ad ovviare la sconveniente apertura tra le due calze attaccate al farsetto. Gli indumenti di base sono il giuppone, o casacca, e i calzoni, che generalmente sono di colore nero e sono rischiarati dal bianco dei colletti piatti. Le maniche dopo il sopraggiungere della nuova tendenza, vengono spostate sul davanti formando due ampi risvolti chiamati rabat, dei manichetti spesso di candida trina. La casacca varia la foggia assumendo una falda più svasata e verso la metà del secolo verrà chiamata giustacuore o marsina, lunga fino al polpaccio con falde. La maniche, provviste di ampi paramani, sono guarnite di bottoni e ampliate sul fondo. I calzoni alla rhingraves sono braghe a forma di gonnella, già noti della seconda metà del cinquecento. Tra gli accessori vengono indossati il cappello di feltro, a larghe tese guarnito di piume e viene anche portata la parrucca.

Corte Inglese L’uomo inglese subisce le tendenze della moda europea: in un primo periodo è influenzato dalla moda tedesca mentre in seguito è stato condizionato dalle tendenze della moda iberica e francese. Come la moda maschile francese, anche quella inglese tende a mettere in risalto le spalle e la parte superiore della coscia. Anche in Inghilterra vengono portate le braghe corte, in maniera tale da portare il volume in alto, e calzoni lunghi fino al ginocchio congiunti alle calze. Anche nella moda femminile inglese del tempo ritornano le influenze francesi: le maniche inizialmente si presentano ad imbuto, ovvero strette dall’attaccatura della spalla al gomito da cui cominciano,


in un secondo periodo, ad allargarsi. Queste generalmente vengono foderate di pelliccia, o di un altro tessuto. L’ampiezza della manica permette di intravedere le ricche maniche sottostanti. L’ascesa al trono di Elisabetta I (15581603), oltre ad una fiorente ripresa economica, porta il costume inglese a diventare più eccentrico: il verdugle assume una foggia “a tamburo”, ampliandosi in senso orizzontale; il corsetto prolunga ulteriormente la punta, scendendo fin sotto la vita e il colletto “a ventaglio” viene portato a più strati sovrapposti. Il lusso che il paese può permettersi data la ripresa economica, si mostra nello sfoggio di gioielli (anelli,diademi e collane) applicati anche sull’abito in maniera massiccia. Elisabetta I Tudor nasce a Greenwich il 7 settembre 1533, Regina d’Inghilterra dal novembre del 1558 fino alla sua morte avvenuta a Londra nel marzo 1603. In quanto regina il suo abbigliamento è molto diverso rispetto a quello borghese ed aristocratico. Il suo stile è molto decorato ed appariscente. Elisabetta I è la sovrana più potente ed influente d’Europa ed eredita dal padre una spiccata tendenza all’esibizionismo. Il suo modo di vestire riesce ad oscurare gran parte degli uomini della sua corte. Nessuna donna ha mai osato portare un abbigliamento tanto bizzarro quanto il suo. I lineamenti della regina sembrano artificialmente sbiaditi e sono posti in risalto dalla gorgera chiusa. Come in tutti i ritratti regali l’abbigliamento è eccessivamente decorato, ma in questo caso il volume è ottenuto da un collettino applicato sotto alla gorgera e da un velo trasparente. Il corpetto, con una chiara forma a V, si presenta decorato con perle, gioielli e fili d’oro che insieme formano un disegno molto elegante ma allo stesso tempo eccentrico.

Questa decorazione prosegue sulla gonna e nel centro davanti ha un’apertura resa più preziosa dalle svariate perle usate per la decorazione centrale. Anche se la regina è seduta si può intuire che la gonna dell’abito sia molto ampia e sfarzosa quanto le maniche. Quest’ultime sono applicate all’abito e la loro attaccatura è impreziosita dalle decorazioni che si ripercorrono in tutto l’abito. Al termine delle maniche vi sono varie decorazioni: una richiama una piccola gorgera, più delicata e meno pomposa impreziosita da piccoli jabot e una fila di perle. Anche sulla manica troviamo il leggero velo usato per decorare il collo. Tutto l’abito è nero, realizzato con tessuto apparentemente pesante, e decorato con motivi oro, color perla e con diamanti preziosi. La pettinatura della sovrana non è eccessivamente eccentrica ma non passa inosservata. I capelli sono raccolti all’indietro, un po’ cotonati e hanno la forma di un cuore; sopra ad essi vi è posto un diadema che ricorda le decorazioni oro dell’abito.


Dall’attaccatura della manica inizia anche una sorta di mantella che arriva fino ai piedi del vestito. Questa è rifinita su tutti i lati con perle bianche, che si ritrovano anche all’interno del vestito e sull’orlo della gonna. Quest’ultima è molto ampia e sovrastata da una baschina. È lunga fino ai piedi e la sua forma ricorda quella di un cilindro. La gorgera è un magnifico esempio di questa moda solenne, questa La rigidità e l’ampiezza dell’abito con le imbottiture e il peso vero e proprio impongono un portamento formale con le mani distese, caratteristico del tempo. Il corpino presenta uno scollo dritto decorato con pietre preziose, perle e pizzo, il taglio è quello caratteristico a V che si allunga fino a sotto la vita (quasi fino all’inguine). Il rosso corallo abbinato al nero e al bianco è una combinazione di colore molto popolare, infatti l’abito è realizzato con questo trinomio cromatico. Le maniche dell’abito hanno la tipica forma a prosciutto, ovvero molto larghe e imbottite sulle spalle e più strette sul fondo. I polsini delle maniche sono decorati in pizzo.

non è una normale gorgera, non copre tutto il collo e il décolleté, ma lo lascia scoperto. È posta solo dietro al collo e gira sul davanti lasciandolo scoperto. È decorata con lunghi fili di perle, alcuni attaccati ad essa ed altri usati come collana. La collana vera e propria è realizzata con gli stessi gioielli usati per decorare lo scollo. Il gusto per la simmetria è rilevato dall’equilibrio fra le rose nella scollature e il nastro annodato al ventaglio. La tinta dell’abito armonizza perfettamente con i gioielli, proprio come l’ampia gonna mitiga gli effetti dell’allungato corpino. L’uomo del 500, nella Corte francese non più efebico bensì più deciso e virile, porta barba, baffi e capelli corti; difatti, la tendenza maschile, di questo periodo, è quella di allargare le spalle e la parte superiore della gamba, cosi da stringere la vita e , con l'utilizzo dei “pourpoint”, ovvero dei pantaloncini legati al farsetto tramite dei laccetti, ottiene il rigonfiamento della parte superiore della coscia. Nella seconda metà del secolo Enrico II emana un editto per ridurre il lusso della moda francese che diviene più austera: Il farsetto, quindi, diviene più accollato ,lasciando ,però , intravedere il collo della camicia che rimane molto decorato; si allunga, inoltre, la punta sul davanti e si accentua l’imbottitura, simulando un grosso ventre sporgente. Riguardo le maniche vengono strette dall’avambraccio al polso, mentre nella parte più vicina all’attaccatura della spalla sono molto ampie e imbottite; questa


forma particolare viene chiamata “a prosciutto”. Inoltre, può essere indossata una “mastruca” ,ovvero un gilet di pelliccia, indossato sotto ad una cappa corta, che prende origine dal retaggio del vestito militare; infine, la calzatura, in pelle, assume una linea più affusolata, ricordando quella di una pantofola.

Per quanto riguarda la moda femminile, la donna di questo periodo cerca di mettere in risalto spalle e braccia, allontanandosi dalle parti del corpo associate alla sfera sessuale, andando ad ampliarne i volumi; ; così, riacquista un'evidente spazio nella società, con un’immagine molto forte. La tendenza francese prevede, quindi, una veste aperta sul davanti, con una linea ampia, sotto cui si porta il “verdugale”, un sostegno di forma conica coperto da una gonna ed allacciata al corpino, tramite la baschina. Questa veste ha uno scollo quadrato che lascia intravedere un colletto rialzato verso l’alto; e le maniche possono essere ad imbuto bordate di pelliccia oppure “a prosciutto”. Anche la calzatura, come quella dell'uomo, è affusolata, in pelle ,simile ad una pantofola.

oro della mantella. Questa sembra essere divisa in due parti: una sopra, che ha la funzione di cappa, lunga fino alla vita e molto ampia, come se fosse un enorme collo; l’altra parte sta sotto la cappa, con la funzione di soprabito e mantello tagliato sui lati. Da questi tagli si possono vedere gli elementi sottostanti: una tunica che arriva fin sopra al ginocchio, le calze braghe e le calzature. La tunica è composta da due parti: Quella sopra divisa in settori verticali, con decorazioni in jacquard filo d’oro, e quella sotto monocromatica con una rifinitura sull'orlo color oro. Il color turchese della tunica attenua il blu della mantella ,reso più delicato dal colore delle calze brache e dei calzari, entrambi turchesi. Quest’ultimi riprendono le

Luigi XIII di Borbone, detto il Giusto, nasce nel 1601. Sale al trono nel 1610 , alla tenera età di 9 anni ,perché il padre fu assassinato e governa per 33 anni fino alla sua morte, avvenuta nel 1643. La moda è molto simile a quella italiana dello stesso periodo, perché il sovrano Francese si è circondato di artisti italiani; In quanto sovrano però, sfoggia un abbigliamento molto più appariscente rispetto al popolo. Nell’immagine possiamo notare l’eleganza e la sfarzosità dell’abito: la prima cosa che salta all’occhio è la decorazione in ermellino e jacquard blu e

decorazioni oro della mantella e, dal momento che si sta entrando nel periodo barocco, le decorazioni non mancano: sulla cappa vi è una vistosa e pesante collana d’oro con al centro una croce, il sovrano è appoggiato ad uno scettro anch'esso in oro, come la grande corona che si intravede sul retro e il pugnale. Le


calzature sono l’elemento più barocco. Presentano una decorazione in oro in alto che funge da bottone, infatti il tessuto crea dei piccoli jaboux; mentre sul collo del piede vi sono dei fiocchi , anch'essi fermati da bottoni in oro. La figura del sovrano non è più quella dell' uomo virile, bensì si sta ritornando ad una figura più femminea, infatti i capelli sono lunghi e sciolti e non ha barba, se non pochi baffi e un accenno di pizzetto. Dopo il trattato di Cateau Cambresis (1559), la moda spagnola maschile comincia a prendere delle caratteristiche precise, che le consentirono di differenziarsi dalla moda delle corti europee influenzate dalla corte francese. Le linee diventano rigide e severe, per mostrare la compostezza della corte spagnola; i colori scuri, con predominanza del nero, vengono preferiti a colori brillanti. Il nero, infatti, si trova con ricorrenza nella vita religiosa della corte spagnola e nella quotidianità e ben presto viene adottato da altre corti europee,quali quella olandese, che desidera mostrare la stessa austerità e compostezza. Il farsetto maschile diventa bombato e chiuso fin sotto al mento in cui viene portata una gorgera che diventa sempre più ampia, fino ad essere ridimensionata dal sovrano Filippo II

e la regina Isabel de Valois.


l’attenzione su viso e mani, ovvero le uniche parti del corpo effettivamente scoperte. Gioielli, passamanerie e tessuti operati o impreziositi da ornamenti, adornano questi abiti che, pur facendo tenere posture scomode, mostrano il privilegio di appartenere ad una classe elevata. Imperatore Carlo V è una delle più importanti figure della storia d'Europa, incoronato come re di Spagna, re d'Italia, Arciduca d'Austria e del Sacro Romano Impero Germanico (S.R.I.) un impero talmente vasto ed esteso su tre continenti.

Le braghe voluminose e tondeggianti, esaltano l’idea di verticalità che vuole trasmettere la moda spagnola, la quale si gioca molto sui volumi; come ad esempio le maniche imbottite dette “picadillos”. L’ispirazione della moda maschile dell’epoca, prende spunto dal retaggio militare: gli indumenti, infatti, tendono sempre a proteggere i punti di collegamento tra gli arti. Sempre dal retaggio militare deriva il “ferreruelo", un mantello, rivestito di pelliccia, con un cappuccio che varia di lunghezza. In Spagna vengono portate le calze lavorate ad ago, in tessuti come cotone, seta, lino e lana così da essere più elastiche. Nella moda femminile spagnola vengono esaltate le naturali forme del corpo tramite la geometria: stretti corsetti appiattiscono il volume del seno, sono accollati fino a terminare in una gorgera o in un colletto. Ampie e rigide gonne a campana descrivono la silhouette delle donne spagnole del tempo che assumono forme “coniche”. Le maniche sono attillate, imbottite solo all’attaccatura della spalla, in modo tale da concentrare

Tiziano ci lascia vari ritratti di Carlo V rappresentanti le sue imprese: uno dei primi, dipinto nel 1530, è quello del Prado di Madrid, che lo ritrae su di un cavallo nero, con armatura ed elmo piumato.


Questo è uno dei primi ritratti di tipo equestre. La dignità regale dell'effigiato è posta in luce dall'energica maestà del portamento, dall'espressione intensa ma imperturbabile e dalla preziosa armatura lavorata in acciaio e oro. Quest'opera rappresenta l'imperatore Carlo V mentre celebra una vittoria contro i protestanti.

L'opera mostra Carlo V seduto su una sedia, di fronte allo spettatore, con le sue vesti nere in contrasto con il tappeto rosso e oro arazzo dietro di lui, a destra si apre uno sguardo sul paesaggio retrostante, appena abbozzato e dalle tinte chiare. In quest'opera Carlo V indossa la mastrucca, un gilet di pelliccia dove, un ampio ritaglio nella schaube foderata di pelliccia scura, consente il movimento delle braccia. Sul davanti del farsetto il tessuto è tagliato longitudinalmente in diversi punti, attraverso cui si può intravedere la camicia e l'imbottitura. In quel periodo non viene più messa in mostra la pancia, ma viene eliminata e stretta da una cintura da dove pende una nappa. Inoltre la moda maschile mette in evidenza il membro, esaltato da una conchiglia. Le

braghe

corte

sopra il ginocchio


presentano una decorazione imbottita ripartita in fasce orizzontali, che richiama il medesimo motivo sulle braccia. Il tessuto dei pantaloni presenta anch'esso delle fenditure verticali (crevés). Ai piedi, l'imperatore indossa un paio di scarpe a zampa d'orso con piccoli tagli verticali. Sulla testa porta un berretto con una piuma bianca. Una delle caratteristiche fondamentali del taglio sartoriale cinquecentesco è la larga linea delle spalle, creata dalle maniche rigonfie.

Gorgiera: La gorgiera serve alla postura, per tenere rialzata la gorgiera c’è una struttura a ragno, in oro, la valenza simbolica di questo pezzo è che il corpo è inesistente in quanto (modificato) da una struttura.

In questo periodo le gambe degli uomini vengono coperte solo con una calzamaglia che le rende molto magre e piccole e quindi sproporzionate rispetto al resto. Questo ha lo scopo di esaltare la parte superiore del corpo, dunque rende le spalle ancora più larghe ed esalta anche il membro maschile, simbolo di virilità.


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