Capitolo V Il periodo che segue il “terrore” della Rivoluzione francese è chiamato Direttorio, è caratterizzato da feste chiamate “bals de victims” alle quali è permesso partecipare solo a coloro che hanno congiunti condannati alla ghigliottina. Si tratta, quindi, di rituali grotteschi che determinano il cambiamento della moda femminile virante verso un’ideologia completamente contraria a quella passata. Le differenze si notano nel modo di portare i capelli, che sono tagliati “a la victime”, e nell’utilizzo di indumenti o accessori rossi come scialli, nastri per il collo o per la vita, che simboleggiano il taglio inflitto dal boia
Svanisce, in questo momento storico, la divisione tra formale ed informale nella moda, composta da ingredienti quali la trasparenza e la semplicità, uniti nell’intento di valorizzare e rispettare le forme naturali della donna. In concomitanza con la semplicità delle linee, emerge un lato lussuoso, doveroso per via dello stile di vita estremamente eccentrico dell’epoca. Dopo la morte di Robespierre, cambia la forma degli abiti femminili: diviene molto più semplice e diritta e i materiali meno lavorati. Questo tipo di abbigliamento ricorda le tuniche con le quali si vestono le fanciulle nelle feste rivoluzionarie.
. I luoghi d’incontro più frequenti per riunirsi sono caffè, ristoranti, case da gioco e, soprattutto, il Palais Royal, durante i quali si usa sfoggiare le novità del proprio guardaroba. La vita sociale dell’epoca è infatti molto attiva perciò l’abito femminile deve adeguarsi ad eventi mondani come spettacoli teatrali, musicali e balletti.
L’ideale di figura femminile perfetta incarna poi, in parte, l’immagine della matrona romana, avvolta da una veste bianca e da una mantella. Questa moda è, inizialmente, diffusa tra i ricchi (inizio anni ’80 del XVIII secolo), e solo in seguito (nello stesso periodo del Direttorio) viene divulgata anche nelle classi meno abbienti. I materiali utilizzati negli abiti sono il principale carattere distintivo sociale; infatti, il costo di questi ultimi varia notevolmente. Generalmente i vestiti sono o in lino o in mussolina bianca
indiana; sotto di essi: una calzamaglia colorata di seta, che copre le gambe. Altra discrepanza è costituita dal tipo di realizzazione: sartoriale o svolta in casa. Infatti, al contrario di oggi, un abito cucito al telaio ha maggior valore di uno cucito a mano. Caratteristiche sartoriali sono la sagomatura della schiena, la densità delle pieghe sciolte nella gonna (il cui fine è quello di ampliare la parte posteriore) e, infine, una sorta di bustino che sorregge il seno, così da evitare il fastidioso movimento dell’abito. Per agevolare i movimenti viene abolito il superfluo, come ad esempio le sottostrutture, che vengono sostituite da una semplice camicia di cotone a vita alta. Inizialmente il punto vita è valorizzato da una cintura (che fa increspare il tessuto) mentre, in seguito, con la rivoluzione della sartoria, viene introdotto un taglio che migliora la struttura della camicia.
E’ d’obbligo coprirsi le spalle con uno scialle, realizzato con più materiali, tra i quali il cachemire, che è quello più comune. Da quello che si può notare dai ritratti femminili della prima metà del XIX secolo, tale indumento può essere indossato in svariati modi.
I gioielli svolgono un ruolo importante, sono ispirati ai tempi passati e coprono le parti nude del corpo della donna. Con l’eliminazione delle gonne con le tasche, sorge la necessità di avere a disposizione un accessorio nel quale riporre gli oggetti da portare con sé. Si pensa quindi di rispondere a questo bisogno con l’introduzione di una “réticule”, sacca denominata anche “ridicule” per le sue piccole dimensioni. Per quanto riguarda le calzature è usuale era il sandalo, presto sostituito dai “conturni”, ovvero scarpe con i lacci alle caviglie. Il guardaroba maschile, invece, può contenere due scelte di carattere differente: una per occasioni lavorative e l’altra rappresentata dalla divisa militare che viene indossata nelle cerimonie ufficiali. A dettare le leggi dell’eleganza non vi è più alcuna corte, le donne sono infatti influenzate dalle riviste (le prime di sempre). Esse mostrano le tendenze parigine, in quanto tale capitale diviene nuovo nucleo della moda. Per
quanto
riguarda
la
situazione
politico/legislativa, la Francia si trova ad attraversare un periodo di disorganizzazione, che trova rimedio grazie alla presa di potere di Napoleone Bonaparte. Egli è stato infatti in grado di creare un centro egemone che diede stabilità al paese.
dell’intellettuale romantico e del ribelle politico: sostenitori di ideali ben diversi da quelli della cultura ufficiale della Restaurazione.
Per rendere maggiormente questo ideale di “riequilibrio”, Napoleone si appoggia, dal punto di vista artistico, ad Antonio Canova (1757-1822) che diviene suo statuario ufficiale. In opere di levigatezza assoluta, i cui elementi costitutivi si pongono in armonioso rapporto tra loro, Canova elabora figure ispirate a un concetto di bellezza classica concorde ai princìpi di semplicità e naturalezza di questo periodo. Nella prima metà del XIX secolo si assiste alla transizione dal gusto neoclassico a quello romantico. Il romanticismo afferma la libertà di ispirazione, l’individualismo e si rivela un movimento culturale in tutti i campi: dalla letteratura alla musica, dall’arte alla filosofia. I principali contenuti della corrente romantica sono il Cristianesimo ed un’ispirazione storica che ha come modello l’arte e la cultura rinascimentale: il romanticismo fà sorgere infatti nella prima fase del periodo industriale grandi monumenti e sedi di banche di gusto rinascimentale, e la moda dei vestiti si rivolge verso quei lontani modelli storici. L’interesse per il medioevo porta avanti una rivalutazione del passato, sovrapposta alla riscoperta della storia e del valore della tradizione; nascono infatti lo stile troubadour, lo stile à la cathedrale e riappaiono gli scialli in cachemire ed i turbanti a stampo orientaleggiante, le collarette e le maniche a gigot o “a prosciutto” simili alle maniche della moda borgogna del XVI secolo. La figura del borghese romantico legato alla cultura medioevale nasce nei primi anni del secolo e comincia a declinare negli anni venti del XIX secolo a favore
Questa volta la moda è espressione di dissenso contro la società restauratrice e benpensante che si proietta, nelle sue forme più eccentriche, sotto il nome di Dandysmo. Propria dei dandy è l’individualismo esasperato e un eccesso di eleganza nei modi e nel vestire, utilizzato come ironico rifiuto nei confronti della mediocrità borghese. Lo stile di vita, l’atteggiamento e il modo di presentarsi del dandy intende definire in modo chiaro i tratti che lo distinguono da una massa che lui stesso disprezza e di cui rifiuta i principi di uguaglianza economica e sociale. In contrapposizione rispetto alla figura del dandy nasce negli stessi anni quella del borghese raffinato ed attento solo alla vita familiare, da cui deriva poi lo stile e la moda del ventennio 1820-1840: il Biedermeier. Il nome Biedermeier trae origine attorno ad una figura caricaturale apparsa su un giornale tedesco ed inventata dagli scrittori Adolf Kussmaul e Ludwig
Eichrodt che intendono rappresentare l’idea del piccolo borghese apolitico e conservatore, interessato soltanto alla propria vita familiare. Il termine Biedermeier è composto da due parole, cioè l'aggettivo “bieder”, (che significa semplice, sempliciotto, ma anche integro, onesto) unito a uno dei cognomi tedeschi più diffusi, “Meier”. Lo stile Biedermeier identifica “lo stile del periodo della Restaurazione” perché nasce come contrapposizione allo stile Impero successivo al Congresso di Vienna, da cui riprende una decisa "voglia di normalità". Lo scopo che sottende allo stile Biedermeier infatti è valorizzare la sobrietà e l'armonia, mutuando parte dei motivi stilistici dal periodo precedente, ma spogliandoli di tutti i decori, e degli eccessi che lo hanno caratterizzato. Tutto ciò è coerente con la situazione socio-politica del momento, che cerca di dimenticare i fatti tumultuosi della Rivoluzione francese e del successivo Impero Napoleonico. Anche l'avvento della Rivoluzione industriale gioca un ruolo decisivo nello stile, proponendo prodotti funzionali, dalle linee semplici, e quindi facilmente fabbricabili. Nella prima metà del XIX secolo l’Europa conosce infatti un secondo periodo di grande sviluppo economico. Gli atteggiamenti estetici che ne derivano portano il consumatore ad accontentarsi delle più banali imitazioni industriali di prodotti artigianali, vendute a basso prezzo. L’idea di uguaglianza ed uniformità esteriore è così acclamata dalla borghesia (classe emergente del primo ottocento) che addirittura i sovrani Luigi Filippo D’Orleans ed il re d’Inghilterra mettono da parte l’uniforme militare ed iniziano ad abbigliarsi esattamente come i gentiluomini borghesi loro contemporanei. Il ruolo femminile subisce invece un’involuzione: ora lo specchio del benessere della famiglia deve essere, specialmente per la borghesia, la donna, che torna ad essere l’esempio per la
società ed il fulcro della famiglia. La donna intellettuale, secondo la cultura moralista della Restaurazione è una donna stravagante, un’eccezione dalle norme e dalle regole; può certo far notizia ma non detta la moda. E’ infatti la donna sovrana a determinare l’andamento della moda ottocentesca. L’ideale etereo della donna romantica si riconosce anche nella figura della ballerina classica, circondata da tulle e stretta in fascianti busti, che si elevava sulle fragili scarpette a punta.
L’arbitro del gusto nella società francese nel regno di Luigi XVIII (1814-1824) è un sarto francese, Ippolite Leroy, ex couturier di Giuseppina Bonaparte. Il suo stile si adegua alle tendenze del periodo ed alle esigenze delle dame e si avvicina a quello inglese, dalla linea allungata. La moda predominante rimane però quella francese sostenuta dalla larga diffusione della stampa di moda: questa presenta dei figurini marcati da una sproporzione del corpo femminile - troppo allungato mentre alle estremità del corpo (mani, piedi e testa) si presentano troppo piccole. Nonostante ciò questo gusto permane e si diffonde in tutta Europa. La moda del periodo della restaurazione vede l’impiego di tessuti semplici, con motivi a righe orizzontali e a quadretti (invece dei tessuti a tinta unita) per
ravvivare le grandi superfici della sottana. Infatti si nota negli abiti femminili una differenza di volumi tra la parte del busto e la parte della gonna, l’una stretta e fasciante in stile Roccocò e l’altra molto gonfia, ottenuta dalla sovrapposizione di diverse sottogonne. La vita esile delle signore borghesi veniva accentuata anche dalle maniche sempre più gonfie di cui, nel 1835, si raggiunge il punto massimo (maniche con sboffi). Fino al 1819, la linea-impero con la lineavita sotto il seno domina incontrastata, ma già dal 1815 la vita comincia a scendere fino a quando, nel 1817, le toilettes femminili non ricevono importanti cambiamenti: si affermano fogge ispirate al barocco, al rococò ed al neo-gotico. Parallelamente alla discesa del punto vita, tra il 1820 e il 1824, le gonne cominciano a gonfiarsi a campana: arrivano al collo del piede, ma ne esistono anche altre che raggiungono la caviglia ed addirittura il polpaccio.
Mai come in questo periodo le gonne sono così corte. Il loro modello è increspato in vita, sottolineato da una cintura. Ben presto i fianchi vengono allargati e la vita ristretta, attraverso la ricomparsa e riutilizzazione del busto (particolari decorativi delle voluminose stoffe utilizzate contribuiscono ad
evidenziare lo stretto punto vita). Le maniche si gonfiano ai lati e spesso, per i vestiti da sera vengono utilizzate stoffe trasparenti. Per uscire si portano redingotes o mantelline con cappuccio. In testa le signore borghesi sono solite portare turbanti con piume e cappelli a falda larga; la loro testina è alta perché deve contenere le acconciature, che in quel periodo cominciano a svilupparsi in verticale; esse sono ispirate alla giraffa, un animale esotico appena arrivato a Parigi.
Tra il 1828 ed il 1834 la vita viene ancora più esaltata ed il busto ancora più stretto facendo risaltare le ampie maniche elaborate (quelle più lunghe arrivano al polso). Anche la gonna si allarga, arricchendosi di increspature e gli scolli, montanti per il giorno e profondi per la sera, cominciano a scoprire le spalle e l’inizio delle braccia e vengono arricchiti da merletti, pizzi e scarpe. Nella seconda metà degli anni ’30 del XIX secolo gli orli delle gonne scendono di nuovo e le scarpe delle signore vengono coperte. La linea della gonna cambia: diventa più tonda sui fianchi e le maniche si appiattiscono nella parte alta per
allargarsi alla metà del braccio fino al polsino. Le maniche ispirate alla moda neo-medioevale hanno una parte aggiuntiva che ricade sul dorso come una coda. I colli sono ampi e le scollature estremamente elaborate e profonde. All’alba del 1840 si afferma un nuovo stile ispirato ai tempi di Luigi XV definito style Pompadour.
La nuova figura maschile romantica deve essere emaciata e sofferente, esattamente come quella femminile. Tra il 1820 ed il 1825 nel costume maschile permangono elementi in uso già durante il Periodo impero: l’habit à la française e la culotte vengono indossati ancora come abiti da sera. Vengono anche utilizzati l’habit dègagè e la redingote, che può essere utilizzata sia come sopravveste che come abito vero e proprio. La redingote viene agganciata sul davanti, la parte anteriore è di uguale lunghezza alla parte posteriore e i risvolti del collo sono ampi e doppiati in velluto. Nell’habit, invece, esiste una differenza di lunghezza tra il dietro ed il davanti: la parte posteriore è infatti più lunga ed elaborata, mentre il davanti giunge fino alla vita. Sul dietro l’habit presenta spesso due cannoni contrassegnati da dei bottoni e, se presenti, le tasche hanno
la patta di dimensioni abbastanza ampie. Le maniche dell’habit sono increspate alla spalla e si prolungano anche fino alla mano. Il punto vita, come per la donna rimane ancora piuttosto alto rispetto a quello naturale. I pantaloni à pont sono realizzati di un altro colore rispetto all’habit, le loro dimensioni possono cambiare. Con l’abito da sera si portano invece culotte al ginocchio con scarpe e scarpini di seta bianchi. Le cravatte sono annodate in forme varie, alcune lanciate da personaggi famosi, come ad esempio il nodo “alla Byron”. I colori di questo accessorio possono essere nero o con fantasia e fermato da una spilla; ad eccezione per il ballo e le occasioni ufficiali, dove va portato sempre bianco. In testa si porta il cilindro, svasato verso l’alto e incurvato ai lati. Tra il 1825 ed il 1833 la linea dell’abito maschile si rigonfia ai fianchi e sul dietro dando importanza e slancio alla vita: questa scende ancora di più verso il punto corrispondente e per assottigliare la figura viene utilizzato il busto; per sottolineare ancora di più la forma sottile della vita il volume dell’increspatura delle maniche aumenta. Il gilet ha il collo a scialle e viene realizzato con stoffe diverse e fantasiose. I pantaloni sono più larghi alla caviglia. Tra i copricapi si riconferma il cilindro. Tra il 1835 ed il 1845 la linea maschile comincia un processo di semplificazione e le stravaganze tendono a scomparire: le maniche perdono l’arricciatura; le cravatte si fanno più basse. I pantaloni raggiungono un’ampiezza media tra quelli ampi, di moda nel periodo precedente, e quelli invece attillati in voga nel 1820: sono portati tesi dal ponte sotto al piede e posso essere di tinta unita o anche quadrettati, oppure presentare bande ai lati. Il cilindro è portato dritto con una leggera incurvatura ai lati; per l’estate vengono portati cappelli in paglia. La toilette maschile è completata dal bastone.
Il Romanticismo è un movimento culturale di vasta portata ideale, morale e sociale che nasce in Germania verso la fine del secolo XVIII per poi diffondersi in tutta Europa nei primi decenni del secolo XIX. È preannunciato dal Neoclassicismo, anche se con contorni meno definiti rispetto ad esso. Le tematiche che lo preannunciano sorgono già verso la metà del XVIII secolo; esse, tuttavia, rimangono in incubazione durante tutto il decorso del Neoclassicismo, per riapparire e consolidarsi soltanto nei primi decenni dell’Ottocento. Il Romanticismo ha poi cominciato ad affievolirsi verso la metà del XIX secolo, anche se alcune sue suggestioni e propaggini giungono fino alla fine del secolo. Il Romanticismo si oppone al raziocinio illuminista, ed anzi, le sue caratteristiche meglio si comprendono se confrontato con il Neoclassicismo. In sostanza, mentre il Neoclassicismo dà importanza alla razionalità umana, il Romanticismo rivaluta la sfera del sentimento, della passione ed anche dell’irrazionalità.
Il Neoclassicismo è profondamente laico e persino ateo; per contro il Romanticismo è un movimento di grandi suggestioni religiose. Il Neoclassicismo ha preso come riferimento la storia classica; il Romanticismo, invece, guarda alla storia del medioevo, rivalutando questo periodo che, fino ad allora, era stato considerato buio e barbarico. Infine, mentre il Neoclassicismo imposta la pratica artistica sulle regole e sul metodo, il Romanticismo rivaluta l’ispirazione ed il genio individuale. È da considerare, inoltre, che, mentre il Neoclassicismo è uno stile internazionale, ed in ciò rifiuta le espressioni locali considerandole folkloristiche, ossia di livello inferiore, il Romanticismo si presenta con caratteristiche differenziate da nazione a nazione. Così, di fatto, risultano differenti il Romanticismo inglese da quello francese, o il Romanticismo italiano da quello tedesco, e così via. Il Romanticismo, in realtà, non è uno stile, poiché non si fonda su dei principi formali definiti. Esso può essere invece considerato una poetica, in quanto, più che alla omogeneità stilistica, tende alla omogeneità dei contenuti. I contenuti della poetica romantica sono sintetizzabili in quattro grandi categorie: 1. l’armonia dell’uomo nella natura 2. il sentimento della religione 3. la rivalutazione dei nazionali dei popoli
caratteri
4. il riferimento medioevo.
alle
storie
del
.La pittura romantica è caratterizzata da due linee di pensiero: la prima, più rigorosa, privilegia il disegno; la seconda, più "ribelle", l'uso del colore. Entrambe però mantengono dei legami con le tradizioni artistiche del passato.Il pittore romantico svolge due ruoli: è sia l'uomo solo davanti alla natura, sia l'autore della pittura di storia dalla forte carica civile e ideologica, attenta alle radici dell'identità nazionale. Gli artisti romantici criticano le accademie, che avvertono come una limitazione alla loro creatività.
opprimenti quali busto e cerchi.Infatti una componente fondamentale degli abiti femminili di quest'epoca è il corpetto stretto, chiuso con colli ampi e vaporosi. Tra il 1840 e il 1845 il corpetto si allunga dando vita ad una nuova moda femminile chiamata style Pompadour in base alla quale si aggiunge una punta davanti alla gonna e nel 1843 fa la sua comparsa anche lo scollo a barca.
Si afferma, in particolare nella cultura inglese, la poetica del sublime. Essa è l'esaltazione del genio, dell'energia sfrenata dell'immaginazione, la scoperta del terrore e del terribile, elementi in grado di provocare piacere quando l'osservatore non si sente direttamente minacciato. L'oscurità, la potenza, l'infinità sono inoltre tutti tratti tipici e ricorrenti sia nella poesia che nella pittura di tale periodo. A partire da Aristotele il genio artistico è associato alla malinconia, al disagio esistenziale e alla stravaganza nel modo di vivere. Durante il Romanticismo il concetto di genio viene elevato a valore universale e riferito ad una vocazione, ad una scelta di vita imprescindibile, posta in essere a qualunque costo. Come nell'arte anche nella moda lo stile Impero viene sostituito dal gusto nascente del Romanticismo, un movimento culturale che sostituisce ai valori illuministici della ragione quelli romantici dell'espressione spontanea dei sentimenti. La bellezza ideale classicheggiante viene sostituita da un ideale di bellezza turbata dai tormenti dell'animo, più vicina agli ideali romantici. Nella moda femminile questo sentimento di sofferenza si manifesta con elementi
Già dalla fine del 1840 le gonne cominciano ad ampliarsi, diventando sempre più complesse. Per sostenere il peso di queste gonne si crea una struttura che le regga sollevate da terra: la crinolina. Si tratta di una sottogonna rigida che sostiene e da alla gonna una forma a cupola. Il nome stesso indica il materiale di cui essa è composta, ovvero il crine di cavallo.
Verso la fine degli anni Quaranta la smisurata grandezza delle gonne rende troppo ingombrante la crinolina. Così nel 1855-1856 Madame Millet inventa una sorta di gabbia fatta con dei cerchi metallici detta cage crinoline; successivamente le gabbie metalliche nel tempo si sviluppano diventando leggerissime e più confortevoli e le maniche ritornano strette e fascianti fino all'avambraccio. La nuova ampiezza delle gonne impone l'uso di un soprabito: si opta quindi per dei mantelli ampi e rotondi come il talma (in lana o velluto e ricco di guarnizioni), oppure le ampie pellegrine, più lunghe davanti coprenti sino al punto vita. Le pettinature in voga sono definite all'inglese: i capelli sono divisi a metà e raccolti dietro in un grosso chignon, scendono ai lati e sulle spalle con ricci morbidi. La misura dei cappelli si ridimensiona e tornano di moda le capotes che incorniciano il viso e si legano con un nastro sotto al mento.
Le scarpe sono leggere con tacchi bassi e legati alla caviglia e per uscire si portano delle ghette realizzate in lana o in pellame.A differenza della donna gli abiti maschili sono molto più sobri. Gli elementi vestiari maschili continuano ad essere i frac, la redingote, celebre per la sua comodità per uso quotidiano, il gilet e i pantaloni, il tutto caratterizzato da colori scuri. Nel decennio 1850-1860 la parte bassa della redingote si accorcia fino a diventare una semplice baschina e si cominciano quindi ad utilizzare delle sopravvesti.I pantaloni sono attillati e tesi sotto il piede grazie al ponte abbinato al gilet, giacca e pantaloni rigorosamente dello stesso colore. Come per le donne anche nell'abbigliamento maschile sono molto in voga i mantelli che sono di diversi modelli con piccole variazioni l'uno dall'altro. Tuttavia l'innovazione più importante è il paletot: soprabito invernale di origine popolare che all'inizio viene ritenuto sgradevole.Considerando i copricapi, il cilindro è quello più usato e che ottiene maggior successo; può essere di seta, di feltro o di paglia, è rialzato verso l'alto con
una tesa larga e generalmente la linea è deformata con la parte centrale più stretta rispetto alle estremità. I capelli sono portati corti, alcune volte anche a riccioli, divisi da una scriminatura. Si portano anche le basette allungate dalle tempie fino alle guance e sono in voga anche baffi all'ungherese e le barbe che imitano quelle di personaggi famosi.
Elemento più raffinato nell'abbigliamento maschile è il bastone da passeggio che viene impugnato con una mano rigorosamente guantata.
La cravatta rimane l'unico elemento colorato nell'abito maschile; il nodo è segno del proprio stile e della classe sociale e si annoda a mano, a papillon o con un nodo gordiano.Le scarpe sono di cuoio e leggere ma si usano anche stivali portati sopra a pantaloni stretti o sotto pantaloni morbidi.
Durante tutto l’800 è prassi abituale, per la classe media, scegliere l’abito da sposa fra diversi colori: blu, rosa, verde, marrone ed anche nero, oppure utilizzare il vestito migliore, quello della domenica o da viaggio.Lo stile Impero è definitivamente tramontato. Le cinture, da sotto il seno, si abbassano al punto vita da cui partono ampie gonne sostenute da crinoline impreziosite da pizzi. Balze, ruches e plissè arricchiscono gli abiti delle signore del tempo. Tra il 1825 e il 1850 si utilizzano anche abiti a fiori o righe. Il motivo era di natura prettamente pratica ed economica: l’abito può essere riutilizzato in altre occasioni importanti e inoltre, in quanto scuro, “teneva lo sporco”, dettaglio non trascurabile per l’epoca considerati gli alti costi della tintoria, sostenibili soltanto dalle classi più agiate. Gli abiti cerimoniali sono spesso pesanti e resistenti, più utili che glamour. Nella Irma Bowen Textile Collection, esposta al
Museo dell’Università del New Hampshire nel 2010, gli abiti da sposa esibiti sono fatti di lana o di taffeta di seta; altri tessuti sono il velluto e il broccato. Nel 1800 gli abiti vengono realizzati dalle cucitrici o dai membri della famiglia della sposa con lino, percalle, cotone o tessuto per tendaggi.
1840. L’abito è ricamato in bianco con fiori d’arancio e sfoggia uno strascico lunghissimo, estremamente scenografico. Tra i capelli porta gli stessi fiori del vestito mescolati con diamanti e ha un velo impreziosito dai ricami di Honiton.Da allora, si impone il suo stile che viene oggi identificato con il nome della sovrana, Stile Vittoriano; vita stretta con corpetto aderente e gonna ampia con strascico. Per capire il significato di eclettismo, vogliamo analizzare il significato della parola, ovvero la tendenza a combinare modelli o metodi in un qualsiasi campo d’attività, fondere insieme elementi provenienti da diverse filosofie. Attorno al 1870 trionfò l'eclettismo e si moltiplicarono passamanerie e applicazioni; nell' abbigliamento femminile, al posto della crinolina, ovvero una sottogonna rigida che le sosteneva e le rendeva gonfie, veniva utilizzato un sostegno nella sola parte posteriore, detto "tournure" o più volgarmente "fauxcul", da cui si dipartivano drappeggi, ornamenti e un lungo strascico.
Le spose dell’epoca indossano uno o due pezzi che possono essere utilizzati anche dopo il matrimonio per una visita ai genitori o ai parenti e hanno solitamente maniche lunghe, una scollatura modesta e diversi strati di tessuto.Inoltre indossano copricapi in pizzo (un precursore del velo moderno) e spesso questi sono gli unici pezzi bianchi di tutto il look; molte spose inoltre portano il loro copricapo con orgoglio come segno del loro nuovo stato civile. L’abito da sposa di colore bianco comincia a fare la sua prima comparsa verso la fine dell’800, ma solo fra le classi più ricche della società.A lanciare la moda è la Regina Vittoria, che indossa proprio un abito bianco per le sue nozze con il cugino Alberto di Sassonia nel
A fine secolo la silhouette femminile era "a clessidra", con la vita stretta, le maniche gonfie e la gonna molto svasata. In Italia tra il 1879 e il 1900 pur prendendo ancora riferimento dalla moda Francese fu Re Umberto ad ispirare gli uomini, inserendo nel guardaroba maschile finanziera e cilindro. L' uomo era estremamente formale. Mattina e pomeriggio indossava la finanziera, una giacca maschile da giorno, blu o nera, usata con gilet fatto della stessa stoffa, una cravatta colorata, pantaloni a tubo, guanti e cappello a cilindro. Per la sera il frac, con gilet, nero come l'abito o bianco in piquet, camicia e cravatta bianca, pantaloni neri senza tasche, scarpe in pelle lucida, guanti chiari e cappello a cilindro. Il frac rimase appunto il vestito per le serate a teatro, i
balli e le cene eleganti.
spazio allo sport, determinando un modo di vestire più naturale e disinvolto, con elementi nuovi, maggiormente fantasiosi. Tennis, ciclismo e canottaggio introdussero nella moda maschile di fine secolo blusotte, pantaloni da marinaio, pullover, cappelli di paglia, canottiere, camicie colorate o fantasia e alte cinture drappeggiate che sostituirono il gilet. Come accessori abbiamo la cravatta, che veniva portata sia di giorno che di sera, scura o colorata con piccoli disegni geometrici, a volte rifinita con spille con perle o pietre preziose. Poi tra I cappelli più noti troviamo il cilindro, oppure quello “a melon” o “cape”, che completavano i completi vestons. Le scarpe erano nere, alla sera con il frac erano lucide, chiamate pumps, e di giorno in alternativa si indossavano stivaletti.
Poi, nel 1880 cambiò la lunghezza della finanziera, che, da sotto le anche diventò più corta, con i davanti arrotondati e chiusa al petto da un bottone solo. Inoltre i pantaloni divennero più ampi, e le giacche col passare degli anni vennero allacciate completamente, la linea si fece più stretta e affusolata e i capi si accostarono alle anche. La camicia continuò ad essere in lino, con il colletto alto e i polsini inamidati e chiusi da gemelli. Parlando di soprabiti, i più lunghi e pesanti rimasero i preferiti dai signori. A volte foderati per l'inverno in castoro o visone, dritti e lunghi fino al ginocchio, con il collo rifinito dallo stesso pelo. Erano sempre di colore scuro, e completavano il look maschile, sia sportivo che elegante. Verso la fine del secolo, la linea si fece nuovamente larga, con la giacca vestons, morbida sui fianchi con taglio a casacca, che veniva indossata su pantaloni larghi. Questo accadde per il desiderio di praticità unito alla crescente voglia di viaggiare. Una vita che dava sempre più
Il bastone veniva sempre usato, e insieme al cappello completava la silhouette elegante. Le mani erano avvolte da guanti, scuri per il giorno, e bianchi e lucidi alla sera. La moda femminile nel 1870 cambiò, con l'esaltazione della parte posteriore dell'abito, gonfiandolo all'altezza dei reni e decorandolo con perle, pietre e drappeggi. Nacque così la moda del sellino, che durò fino al 1880, quando la linea ritornò poi più dritta.
Gli abiti erano divisi in due pezzi, la gonna che copriva completamente la parte inferiore del corpo, e il corpetto, con il punto vita leggermente alto, sostenuto da stecche foderate e decisamente molto attillato. Le maniche erano lunghe negli abiti da giorno, con una svasatura nella parte finale, e corte negli abiti da sera. Le scollature che erano pi첫 ridotte negli abiti da giorno, si fecero pi첫 ampie e profonde nelle toilettes da sera. I tessuti di seta erano molto vistosi, e spesso a righe. Gli abiti presentavano uno strascico pi첫 o meno lungo, con ruches, volant o passamanerie, talvolta erano completati con una sorta di grembiule, chiamato tablier, drappeggiato davanti e raccolto sul dietro.
un paio di pantaloni e ad una morbida blusa.
Poco dopo il 1870 fu il momento dell'abito princesse, introdotto dalle principesse della corte dell'imperatrice Eugenia. La proposta fu di Worth, che con la sua notevole sapienza di taglio, eliminò la divisione tra gonna e corpetto, modellando l'abito sul corpo e mettendo i fianchi i evidenza, conferendo un certo erotismo alla figura. Veniva confezionato con lucide sete, faille, moirès, rasi e satin. Ogni occasione doveva comportare, nei manuali di galateo, una veste appropriata per la signora elegante, sempre adeguata al ruolo mondano da interpretare: abiti da casa, da viaggio, da passeggio, da carrozza, da visita, da ballo, da lutto etc.. Gli abiti da pomeriggio erano in seta pesante, di panno per le visite, i concerti e i ricevimenti in giardino, dove erano compresi anche guanti e cappello. Negli abiti da sera e da ballo, le tinte erano scure, con lustrini e decorazioni, veniva ostentato il lusso. Poi c'erano gli abiti per le occasioni speciali, come il debutto in società, il fidanzamento, il matrimonio, i battesimi e i lutti. Le vesti per i viaggi invece erano più semplici, con gli stessi accessori degli abiti da città, ma con cappelli a larghe tese per proteggere dal sole. La moda da spiaggia era ancora riservata, ad un elite di ricche signore all'avanguardia, che indossavano un castigato costume da bagno insieme ud
Nel 1880 la nuova linea evidenziava I fianchi, che gli anni della crinolina avevano nascosto completamente, alludendo ora ad aspetti più sensuali ed erotici nell'abbigliamento femminile. Nonostante le critiche verso questo nuovo apparire del corpo, poco naturale e troppo sensuale, la tournure continuò ad essere apprezzata. Gli abiti e le decorazioni si fecero sempre più complesse, con bottoni, nastri, trecce e frange sempre più importanti, drappeggi, ricami, passamanerie, applicazioni in oro e argento filato, paillettes, perle, pizzi, posti sui corpetti, sulle maniche e sui colli. L'alternarsi delle balze, dei drappeggi e delle increspature era sottolineato da grandi fiocchi che evidenziavano inoltre la linea posteriore. Tutta questa ricerca di sontuosità e le eccessive decorazioni diedero forma ad abiti estremamente impacciati ed avvolgenti. Nel 1885 si affermarono i corsetti a punta sul davanti, che conferiva una forma decisamente poco naturale, con il torace molto stretto e la vita incredibilmente sottile. I fianchi erano imbottiti e il corpo prese la forma di una clessidra. Sulle morbide acconciature, composte da trecce sulla sommità del capo, che lasciavano libera la nuca, venivano usati i cappelli, ispirati al realismo, composti con frutta, verdure, piume di uccelli, veli, pizzi e nastri.. Le calze, come le calzature, dovevano
essere in assoluta armonia con il resto dell'abbigliamento. Le calze erano in seta o lana, nere o colorate, mentre le scarpe venivano usate con tacco basso e punte aguzze, oppure stivaletti, in capretto o tessuto. Per il ballo si richiedevano scarpe scollate.
Grazie al nuovo culto per la salute, venne introdotta nella fine dell'800 la mania dello sport anche per le donne, come il nuoto, le gite a cavallo, il tennis e il ciclismo, che richiesero un abbigliamento più pratico e funzionale, molto simile appunto ai tagli maschili.
I guanti erano in camoscio, corti al polso e chiusi da bottoni, mentre per la sera si utilizzavano lunghi, di seta bianca e con più bottoni.
Il secolo doveva però scoprire altri sport, come il golf, il tennis e la bicicletta. Dopo il 1890 comparirono gli abiti per le cicliste tentando anche un precoce ripudio della sottana: calzoni alla zuava coprivano le gambe fino al ginocchio avendo a volte quale unico compromesso una corta tunica per nascondere parte dei fianchi.
Vezzosi accessori erano l'ombrellino e il ventaglio, fatto di piume, che nell'Italia Umbertina assunsero misure enormi.
Tuttavia, per una vera e propria affermazione dello stile sportivo occorrerà attendere I primi anni del Novecento. Margherita di Savoia (1851-1926) fu la prima e vera regina d'Italia e l'unica che cercò di dare lustro e affermazione all’ancora neonata monarchia italiana. Fu la prima donna di casa Savoia a portare abiti di estrema sontuosità vista la pochezza e la sciatta semplicità del vestiario degli altri componenti del casato reale. Cit. una voce dell’epoca: "L'eleganza della regina fu un premio di consolazione per gli assertori della monarchia e fu un elemento che agevolò nel tenere in piedi, uno Stato da poco costituito." Sempre attorno al 1885 si assistette al lancio dell'abito di linea maschile, il tailleur, formato da una giacca di taglio maschile aderente al busto, rifinita da guarnizioni e abbottonata sul davanti, e una gonna dalla linea semplice davanti e ricca dietro. Spesso questa mise era accompagnata da accessori di carattere mascolino, come gilet e cravatta. Anche questa fu un’ introduzione di Worth, che segnò un nuovo indirizzo verso la praticità della donna nella vita attiva, che con il passare degli anni assumerà aspetti decisamente rivoluzionari.
Nei ricevimenti mondani e ai balli, Margherita interveniva con abiti sfarzosi e piuttosto sovraccarica di diamanti, perle, e vistosissimi diademi. Margherita amava ed amò sempre essere alla ribalta, e le piaceva farlo sentire e comprendere alle altre cortigiane, che, anche se bellissime ed affascinanti fisicamente, dinanzi a lei, si sentivano in soggezione ed in posizione d'ombra. Le spalle e il decolleté della regina attiravano gli sguardi ai balli, lei lo sapeva per certo perché ne faceva ostentazione nei suoi ritratti ufficiali. In questo modo si
diffuse in Europa, oltre che in Italia, la fama dell'eleganza di Margherita. Nonostante questo, a corte era esposta a feroci critiche per il suo abbigliamento, le si rimproverava il fatto di avere una toilette di cattivo gusto. Grossi orecchini a forma di pera, un corsetto disseminato di spille e diamanti, la facevano sembrare una statua votiva. Oltretutto la regina amava il colore blu zaffiro, pi첫 adatto all'arredamento di una sala che ai vestiti di una signora. I veri gioielli a cui la regina non poteva fare a meno erano le sue perle, tanto da essere chiamata "La regina delle perle" In definitivo la regina Margherita viene ricordata per essere stata la prima donna del casato a dettare legge sulla moda reale Italiana del suo tempo.