Attraverso i secoli - 4

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Capitolo IV Il 13 giugno 1769 viene dichiarato ufficialmente il fidanzamento tra Maria Antonietta e Luigi XVI. I dettagli per le nozze vengono elaborati minuziosamente per tre anni e, alla fine, la dote dell'arciduchessa viene fissata per 200.000 corone e un valore medesimo in gioielli. Il 19 aprile 1770 vengono celebrate le nozze per procura e, da quel momento, Maria Antonietta è chiamata ufficialmente Marie-Antoinette, dauphine de France. Tuttavia, non era vista di buon occhio dalla maggior parte della corte francese, che era stata cresciuta nell'odio verso l'Austria; per questa ragione, in poco tempo la popolarità della regina inizia lentamente a declinare. Vengono pubblicati vari libelli scandalistici, soprattutto pornografici, contro di lei, che ormai era chiamata Madame Scandale.

proseguire e si riunisce nella sala della Pallacorda: si forma un’Assemblea Nazionale Costituente (composta da Terzo Stato, clero e quarantasette nobili) con lo scopo di dare una costituzione alla Francia. Re Luigi XVI è sconfitto politicamente e usa la forza. La borghesia reagisce con la presa della Bastiglia (14 luglio 1789). Il 4 agosto 1789 i Francesi ottengono l’uguaglianza giuridica e il 26 agosto 1789 viene redatta la Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino che afferma un nuovo ordine politico basato sulla libertà degli uomini, l’uguaglianza dei loro diritti e la sovranità della nazione. Maria Antonietta, la regina che ha portato agli eccessi alcuni settori della moda del Settecento, diventa una vera e propria icona di stile. Molti sostengono che lo scoppio della Rivoluzione in parte sia dovuto al suo dispendioso tenore di vita, alle feste e ai vestiti. La regina della moda del periodo Rococò era sempre divina in quegli abiti ricchi di decorazioni e con ampissime gonne. Nonostante ciò, Maria Antonietta ha dovuto superare sfide molto difficili: era di origine austriaca; a soli 15 anni è diventata sposa di Luigi XVI, il quale essendo impotente non ha potuto consumare il matrimonio per ben 7 anni, cosa che provoca l’astio della corte nei suoi confronti. In una delle sue lettere, la regina afferma che si serve della moda per apparire come una persona di un certo credito. Ciò che intende dire, è che parte dell’avere credito risiede nell’apparire come una persona che ne ha.

Per il dissestamento dello Stato, il 5 maggio 1789 Luigi XVI convoca gli stati generali per cercare di risolverne i problemi. La convocazione non porta a nulla, in quanto la corte non desidera alcuna riforma. Il terzo stato decide di

Mentre le altre regine si attengono a un dresscode tradizionale di corte, lei cerca di guidare le tendenze e usare la sua abilità nel creare nuovi stili per guadagnare attenzione e prestigio agli occhi della corte. Questo fiuto per la moda la porta a lavorare direttamente


con gli ‘stilisti’ del tempo, come per esempio Marie-Jeanne Rose Bertin, che era una delle sue fornitrici ufficiali. Molti dipinti, libri, e più recentemente film, come quello diretto da Sofia Coppola con Kirsten Dunst nei panni della delfina di Francia, rendono eterna e gloriosa la sua persona. Maria Antonietta continua a vivere nella memoria di tutti come la regina che indossava capi molto stravaganti, ma ciò che la rende ancor più scandalosa e scioccante è il suo essere stata informale, soprattutto nell’ultimo periodo della sua breve vita, quando solitamente le regine erano chiuse in corsetti rigidi, avvolte in abiti estremamente importanti. La sua semplicità può essere ammirata nel quadro dell’artista Louise Elisabeth Vigée le Brun, nel quale è ritratta mentre indossa una semplice sottoveste di lino bianco con una decorazione intorno al busto. Questo ritratto sembra coglierla in camicia da notte, infatti la gente ne percepiva una certa componente sessuale, ma il senso dello shock è più sociale che erotico. Per Maria Antonietta il quadro è una vera e propria reazione nei confronti delle usanze francesi che permettevano più o meno accesso alla vita quotidiana della famiglia reale. Parte del cambiamento di stile di Maria Antonietta coincide quasi con la nascita della piccola Maria Teresa. Ella, insieme alla sua ristretta cerchia di amici, inizia ad abbandonare fogge complicate e tessuti preziosi quali la seta, preferendo invece lino, mussola e garza in colori più tenui. La sua sarta personale, Rose Bertin, si ispira anche agli abiti indossati dalle mogli dei coloni per mantenersi più fresche nei climi più caldi. Quest’ultima copia lo stile e da quel momento questa veste sarà conosciuta con il nome di chemise en gaulle o chemise à la Reine, abito con una linea semplice e dritta, in mussola bianca o seta, portato senza busto, fermato in vita da una cintura in seta, con scollo ampio e

tondeggiante e maniche morbide con almeno due ranghi di sbuffi, che termina nel fondo con un alto falbalas in stoffa increspata o pieghettata, simile a un volant.

Fino alla Rivoluzione francese la moda femminile è stata caratterizzata da colori chiari, fiorellini intessuti e merletti. Una nota di sensuale civetteria si insinua nel costume: scollature profonde, falsi nei maliziosamente appoggiati sul seno, avambracci scoperti. Tuttavia la figura è rigidamente ingabbiata dal busto e dal panier, una sottogonna in stecche di balena che dava all'abito una forma piatta e ovoidale. Nel corso degli anni '80 le donne portano abiti già meno ingombranti, poiché abbandonano il panier, sostituendolo con la tournure, nelle diverse fogge esotiche (circassienne, turque, polonaise). Il 1789 segna profondi cambiamenti nella vita sociale e politica della Francia e gli eventi rivoluzionari causano ripercussioni anche nel campo dell’abbigliamento. I nuovi ideali democratici agevolano il passaggio verso modelli vestimentari più pratici e accessibili, in


cui le differenze di ceto si esprimono attraverso la qualità del tessuto, la raffinatezza del taglio dell’abito e degli accessori. Agli inizi della Rivoluzione francese l'abbigliamento femminile ruba sempre più elementi e dettagli dal costume maschile, come la redingote, i cappelli con calotta alta, colli, revers, e stivaletti. Le acconciature si semplificano, e dagli enormi copricapi dei tempi di Maria Antonietta si passa a cappelli e cuffie molto ridotte sia nelle dimensioni che nelle decorazioni. Verso la fine del secolo la moda, influenzata dalle fogge inglesi e dalle nuove idee dell'illuminismo, si fa via via più semplice. Il panier scompare, rimanendo infine confinato all'ambito della corte. Il volume sui fianchi, non più solo laterale, ma spostato anche sul dietro, è reso da cuscini imbottiti di ridotte dimensioni se non semplicemente dalle sottogonne. Le decorazioni sono più semplici e ridotte. Si cerca un aspetto più naturale, meno artificioso. La sottogonna è in tessuto e il colore contrasta con l'abito che l'accompagna. Le scollature vengono coperte da un piccolo scialle, il fichu, in garza finissima. Le maniche, aderenti, si allungano fino a raggiungere il polso. Si può meglio comprendere lo sviluppo della moda francese dai figurini delle pubblicazioni dell'epoca. Una delle riviste di moda più diffuse (che ha cambiato il titolo tre volte: da Cabinet des modes, a Magasin des Modes, a Journal de la mode et du Gout) offre una documentazione molto dettagliata delle numerose variazioni del costume femmminile tra il 1785 e il 1793.

Nonostante sia stata una rivista sostenitrice delle idee monarchiche, che appoggia il gusto della nobiltà, si adatta via via al cambiamento politico, dapprima consigliando le donne a ridurre gli eccessi negli abiti, e poi proponendo capi chiaramente rivoluzionari. Allo stesso modo in cui cambia l’abbigliamento maschile, così gli abiti femminili assumono fogge e colori con espliciti riferimenti politici. Coloro che si sentono patriote indossano redingote di colore blu e baveri rossi bordati di bianco. Le girondine e tutte le donne che, a causa delle continue e sanguinose lotte intestine, hanno subito dei lutti e vogliono esprimere solidarietà nei confronti delle vittime della Rivoluzione, indossano fiocchi rossi intorno al collo, che formano la croisure à la victime, una croce dietro le spalle che ricorda il taglio della ghigliottina, vesti e scarpe rosse bordate di nero, in riferimento ai lutti, guanti bianchi per simboleggiare l’innocenza di molte delle vittime.


Persino la foggia della sanculotte viene indossata dalle donne francesi: queste portano gonne di lana grossa che terminano alle caviglie, carmagnole (bustini corti), fichu, fazzoletti sul capo o cuffie fermate da nastri, zoccoli da contadina o comuni scarpe basse. L’abbigliamento della Rivoluzione Francese influenza tutta l’Europa. La moda diventa ovunque meno costosa e più accessibile. Le donne si sentono più libere nei movimenti in quanto prive degli abiti elaborati del periodo precedente. Dopo la rivoluzione anche le fasce della piccola e media borghesia inziano a confezionare abiti. L’aumento della quantità dei prodotti d’abbigliamento a basso costo, destinati ad un mercato più vasto, causa un decadimento della qualità. La nuova discriminazione sociale non è più basata sull’esibizione del lusso e del superfluo, poiché gli abiti sono ormai simili per forma e colore, ma sul capo ben confezionato. Sono da poco riapparse nelle passerelle le fogge tipiche del costume settecentesco, che rendono ancor più memorabile e decisamente più affascinante questo secolo di Rivoluzioni.

Fra le numerose collezioni, indimenticabile è la Cruise Collection S/S 2013 realizzata da Karl Lagerfeld per Chanel, presentata nei giardini della reggia di Versailles: tailleur di tweed in tonalità pastello le cui gonne si fanno sempre più ampie fino a prendere le forme di un panier, giacche azzimate, gonnelline a corolla, sneakers metallizzate accostate a passamanerie dorate, strass e pietre iridescenti. Un mix estremamente moderno che ricontestualizza le caratteristiche del costume del XVIII secolo, nel suo momento più alto di stravaganza e creatività. Durante il XVII secolo, il connubio tra cultura di corte, città e diffusione dei giornali fa emergere il sistema moderno della moda. Inizia un’ epoca che dà spazio alla frivolezza e alla spensieratezza, alla ricerca edonistica del divertimento e della seduzione. La moda diventa protagonista di questo nuovo stile di vita. Parigi ne rappresenta la culla, sfoggiando negozi di ogni genere; i più esclusivi occupano il pianterreno degli edifici più moderni. Sono i negozi che servono la classe reale, tuttavia tutti coloro che dispongono di denaro possono acquistarvi. I giornali, le riviste di moda del tempo e perfino le riviste di viaggi propongono questi negozi come luoghi di cultura. Per la prima volta, chiunque sia provvisto di


mezzi può mescolarsi con l’alta società.

ricche classi sociali. La Francia è la regina dei commerci di lusso: Lione è famosa per la produzione di sete e ricami e Parigi per la merceria e gli accessori. Il mercato che gira intorno alla moda, è regolato da stagioni che determinano le preferenze per determinati colori e stampe di tessuti. In effetti, tutta l’epoca rococò è particolarmente nota per le sue sete e i suoi chintz (cotone ad armatura a raso fortemente calandrato su un lato) stampati e ricamati.

La moda rispecchia più di ogni altra cosa il quadro sociale di quel preciso momento storico. Dal 1740 si può notare l’influenza del pensiero Illuminista, quando l’idea rousseauiana dello stato di natura si riscontra nella presenza di elementi naturali nei capi, come fiori e piume di uccello. Lo stile e la silhouette elegante rimangono gli stessi durante l’epoca rococò - un nome derivante forse dalla parola francese rocaille, “piccole rocce” e coquilles, “conchiglie”, a sottolineare l’amore per le decorazioni superflue e abbondanti e i dettagli leziosi del primo Settecento, ultima evoluzione del barocco. Il rococò è lo stile di un’aristocrazia ormai del tutto distaccata dalle preoccupazioni della vita comune. Il grand’abito e l’Andrienne rimarranno i modelli per il vestito formale di corte. Il rococò trova massima espressione negli arredi e nelle vesti con la sua sovrabbondanza decorativa, i dettagli e le sfumature eleganti che diventano l’ossessione delle

I disegnatori si interessano alle corone di fiori inventando nuovi motivi, anche per l’influenza di nuove nozioni riguardo alle piante provenienti dai mondi esotici. Cresce un nuovo interesse per le cineserie, stimolato dalle compagnie commerciali in Asia. Nell’immaginario francese, non potendo vedere concretamente tutto ciò che faceva parte di questi mondi lontani, i disegni sono sviluppati da immagini vagamente ispirate all’Oriente, mentre quelli inglesi sono più fedeli alla realtà. I disegnatori di tessuti hanno a disposizione libri illustrati di botanica e zoologia. L’influenza orientale è visibile nelle passamanerie e nei ricami applicati, cuciti alla seta o al chintz. I disegni dei tessuti cambiano di frequente. L’alta società indossa i vestiti solo per una stagione, per poi passarli a donne di rango inferiore se non vengono rimodellati o venduti (le persone più umili che entrano in possesso di queste vesti lussuose, ne usufruiscono per decenni oppure li smembrano per creare abiti più semplici). Fiori finti sono sfoggiati sulla corsetteria o applicati sui bordi delle vesti o sui cappelli. L’oggetto decorativo preferito da mettere su cappelli e acconciature sono le piume di struzzo. Anche le calzature presentano accurate rifiniture. I calzolai realizzano diverse calzature, da quelle più semplici aperte dietro, con o senza tacco, di seta imbottita e con filo metallico ricoperto di


pietre preziose. Spesso anche le calzature da uomo hanno il tacco e sono decorate in modo vistoso. Per comporre i gioielli e gli orli vengono utilizzate le perle. Le frange danno movimento alle vesti e i fiocchi servono soprattutto per abbellire i corsetti. I numerosi accessori sono contenuti all’interno delle tasche, o appesi sotto la gonna principale e accessibili attraverso fenditure chiamate rètroussèe dans les poches. Il ventaglio, un accessorio enfatizzato da atteggiamenti civettuoli, rappresenta un altro modo di esibire bellissime sete. I più pregiati sono fatti in avorio cesellato con parti in madreperla. Il bastone da passeggio, gli occhiali, sali profumati, spade sono accessori maschili sfoggiati per dimostrare la superiorità culturale, la ricchezza e i gusti personali del proprietario. Le rappresentazioni pastorali di François Boucher e JeanBaptiste Greuze sono estremamente popolari all’epoca, e le dame fanno a gara per posare in vesti da pastorella. A partire dal 1780, le donne iniziano a indossare, in riferimento a questa moda, grandi copricapi a volte di paglia adornati di nastro colorato, piume e fiori. A corte, dopo il 1770, inizia la moda delle grandi acconciature. Ciò preoccupa i produttori di parrucche facendo gioire invece parrucchieri e modiste, poichè le donne iniziano a spendere somme maggiori per accessori e capelli. Questa moda è lanciata da Maria Antonietta, che sfoggia uno stile rigonfio e pettinato all’indietro, con due boccoli che scendono dalla nuca sulle spalle. Rappresentanti dello stile Roccocò in Europa, più aggraziato ed elegante rispetto a quello Barocco, sono due donne: Madame de Pompadour e Maria Antonietta.

Se un’audace e ben codificata gamma di colori ha dominato la Francia del Re Sole, presso la corte di Luigi XVI, regnante dal 1715 al 1744, si impongono le tonalità pastello e un gusto innovativo per la simmetria. A dettare la moda non è la moglie del re, Marie Leczinska, ma la sua amante Madame de Pompadour. Come amante ufficiale di Luigi XV, Madame de Pompadour svolge un importante influenza sul costume e la cultura di corte. La leggenda racconta che aveva sedotto il re con la sua eleganza e che proprio lui l’avesse notata guidare da sola una carrozza scoperta, vestita di velluto azzurro. Dopo essere nominata marchesa e aver ottenuto un appartamento a corte, diventa non solo simbolo di eleganza per tutte le dame, ma anche autorizzata a influenzare le regole di comportamento della corte francese, assumendo addirittura un ruolo politico, nonché consigliera del re. La meno raffinata Madame du Barry, che aveva sostituito Madame de Pompadour, è sostituita a sua volta dalla delfina Maria Antonietta entrata a corte nel 1770 dopo aver sposato Luigi XVI, che con le sue frivolezze e il lusso eccessivo e bizzarro diventa un modello da emulare della moda del periodo, fino all’arrivo del più composto gusto inglese. L’abbigliamento


femminile rococò è dolce e sinuoso, caratterizzato da spalle arrotondate, gonne fluenti , abbellimenti carichi di pizzi, paillettes, nastri, fiori finti che incorniciano perfettamente la testa piccola e fanno risaltare la sensuale pelle candida. Questa è una moda voluttuosa e seducente che mostra gli avambracci, il seno (grazie ad ampie scollature) e intorno al 1770, anche la caviglia. Nel 1703 a Parigi, l’attrice Marie Carton Dancourt per nascondere la sua gravidanza modifica l’abito di scena dell’opera “La fanciulla di Andro” dando vita al famoso Andrienne. Quest’abito lancia una vera e propria moda ed è modificato durante il corso degli anni fin quando, appiattendosi sul davanti, si trasforma assumendo una forma ovale à coude, ove la gonna assume un’accentuata forma a campana molto apprezzata dal 1730 circa in poi. Esso è formato da due semicupole costituite da verghe di giunco o stecche di balena, tenute insieme da fettucce e nastri. I fianchi vengono allargati così tanto da potervi appoggiare i gomiti. Oltre alle lunghe ore di preparazioni per indossare questi abiti elaborati sarebbe interessante domandarsi con quanta difficoltà queste donne attraversano tranquillamente le porte lungo stanze e corridoi; d'altronde non necessitano di gran fretta né servono loro vestiti pratici per una vita leziosa e vanitosa. Il panier raggiunge le massime dimensioni verso il 1770, utilizzato solo per le cerimonie di corte. Col passare del tempo, esso diventa simbolo del rango sociale, ma grazie all’invenzione della couturière M.lle Margot, la quale riesce a confezionare a buon prezzo, anche le donne più modeste possono accedervi. Dal regno di Luigi XV a quello di Luigi XVI le forme dell’abito si semplificano e diventano più comode e pratiche. Verso il 1770 la forma dell’Andrienne inizia a modificarsi. A partire dalle pieghe,

che durante la reggenza erano solo delle increspature, ora diventano pieghe precise piatte e profonde che otticamente sembrano confondersi con la gonna e formare un mantello. Esse sono trattenute sulle spalle riproponendo lo stesso effetto sul davanti o sono presenti solo sulle spalle. Sul corpino si nota un falso gilet, una pettorina adornata da una bottonatura di piccoli bottoni preziosi, pietre o perle. Il busto, irrigidito da stecche di balena, è ampiamente scollato. La sua forma a cono sottolinea la vita stretta e la linea rigonfia e alta dei fianchi. L’ormai ingombrante panier obbliga le increspature della gonna a spostarsi sui lati. Le maniche si presentano strette fino al gomito e in seguito svasate a formare i caratteristici engageantes. Secondo la moda del momento, da uno o tre strati di merletto o mussolina sono cuciti al tessuto della manica vera e propria ingentilendo così la scollatura. Il tessuto più utilizzato del momento è l’indienne, taffetas di seta bianca.

A partire dal 1721 in Italia si diffonde la moda francese dell’Andrienne, portata a Venezia dalla duchessa di Modena Carlotta d’Aglae d’Orleans, con il nome di Robe à la française. Quest’abito ha un’apertura a forma di V sul davanti, che


viene chiusa con una pettorina terminante a sua volta a forma di U ; alle volte vi è cucita una piccola tasca all’interno della pettorina che viene ricamata e impreziosita da merletti o con l’echelle, una serie di fiocchi disposti in file parallele, l’uno sopra l’altro, in ordine decrescente fino ai piedi. Il parement, che può essere decorato dalla passamaneria, rifinisce il corsetto sul davanti circondando il collo per poi scendere fino all’orlo della gonna. Le maniche, come nell’Andrienne, terminano sul gomito impedendo la maggior parte dei movimenti e sono orlate dall’engageante. La robe a la française era indossata da tutte le donne, ciò che differenziava il rango sociale erano le ricchezze dei tessuti e dei ricami.

e semplicità, che si diffonde inizialmente in Inghilterra, poi in tutta Europa. Lo stile inglese, infatti, più moderno ed essenziale, è stata l’espressione di un’eleganza più sobria e pratica, in particolare nella moda maschile, ma in qualche occasione viene adottato anche nella versione femminile.

Per quanto riguarda l’abbigliamento maschile, viene introdotto un nuovo abito chiamato riding coat (o redingote in lingua francese), nato per ripararsi dal freddo e dalla pioggia ma soprattutto usato per andare a cavallo; si tratta di una giacca aderente al busto e più ampia nella parte inferiore, completamente priva di ricami, chiusa sul davanti (spesso allacciata a doppio petto) con due colli sovrapposti a mantellina o con ampi risvolti, abbinata spesso con calzoni aderenti di maglia o pelle di daino infilati dentro gli stivali. Nel 1755 nasce a Lione una variante de la Robe à la française, la Robe à la piemontaise, indossata per la prima volta dalla principessa del Piemonte. Questa variante è caratterizzata dalle pence indipendenti sul retro, allacciate al collo del corsetto, che si ampliano dando vita ad una specie di mantella tenuta per lo più in mano da entrambi i lati. Questo abito ricorda l’andrienne indossato da Madame de Pompadour mentre posa per François Boucher, circa negli anni cinquanta del XVIII secolo. La diffusione della cultura illuminista incide soprattutto sul costume della classe borghese, accogliendo una nuova esigenza di rigore


Dall’Inghilterra, inoltre, arrivano le novità maggiori in fatto di taglio delle “marsine”, che applicato al riding coat, forma due lunghe code nel retro della giacca. Tale “marsina” all’inglese si diffonde notevolmente, modificandosi poi intorno al 1770 e prendendo il nome di “frac”. L’abito di corte, invece, continua a seguire i dettami del completo francese. Come in quello maschile, nell’abbigliamento femminile si afferma il concetto di praticità e sobrietà, introducendo un’idea di abito spezzato; quindi non più il classico abito intero, ma formato da una giacca e una gonna a parte. Inoltre, sentendo il bisogno di indossare abiti più pratici e più semplici, anche nel mondo femminile si introduce il riding coat.

L’abito di corte, invece (chiamato in seguito dai francesi robe à l’anglaise), è un abito formato da un corsetto aderente allacciato sul davanti, con maniche aderenti senza più i volant di pizzo, e con un’ ampia scollatura tonda o quadrata. La cosa principale che lo distingue dal modello à la francaise è l’assenza del mantello di stoffa sul retro. Infine, si può concludere dicendo che il cambiamento più forte sulla moda europea del Settecento viene portato proprio dall'Inghilterra: dove la nobiltà non vive, come in Francia,

esclusivamente nell'ambiente della corte, e quindi in una situazione di netta separazione dal popolo; gli aristocratici inglesi partecipano direttamente alla gestione delle loro proprietà terriere, e si concedono anche un po’ di sport, con la passione soprattutto per la caccia. Per questo motivo, preferiscono uno stile di un'eleganza più disinvolta e semplice, in cui trovarsi a proprio agio.

Per quanto riguarda il trucco, va di moda il pallore, che viene creato sul viso della donna sia tramite trucco, ad esempio la cipria, ma anche grazie all'uso delle maschere da notte e dei prodotti esfolianti che tolgono melatonina dalla palle e donano un aspetto quasi malato alla figura della donna. Per la prima volta quindi, la bellezza non soggiace ad un canone ideale. All'epoca, nonostante la pessima igiene che colpiva non solo il clero, ma anche la nobiltà (si consigliava di lavarsi i capelli ogni due mesi, i piedi ogni otto giorni ed i denti una volta alla settimana), nascono alcune ricette cosmetiche fatte in casa: per combattere la pelle secca e rugosa, ad esempio, si usava applicare per una decina di minuti una benda imbevuta di cera d’api sulla pelle del viso, e in seguito tonificare con acqua di rose.


Per rinforzare la chioma si fa uso del midollo di bue, grasso di vitello, olio di nocciolo e vaniglia. In seguito, si riscaldano i componenti a bagnomaria, si fa filtrare il tutto profumando il composto con essenze di rosa e infine, si applica la pomata sui capelli lasciando agire per un’ora. Per ottenere la lucentezza dei capelli, essi sono lavati in acqua in cui precedentemente vengono bollite bucce di cipolla. Per avere un sorriso luminoso e un alito gradevole, bruciano dei gambi di rosmarino e uniscono la cenere ottenuta con le foglie (sempre di rosmarino) perché ne assorbano il profumo, per poi strofinare la cenere sui denti con un fazzoletto di lino e infine risciacquare la bocca. Nella moda maschile la pettinatura diventa più piccola, con i capelli pettinati all' indietro e trattenuti da un nastro di seta, in modo da formare l' equivalente della treccia prussiana. Il XVIII secolo è stata un'esplosione d'esposizione di capelli stravaganti, una reazione totalmente opposta al pudore e la modestia dei secoli precedenti. Ciò che non può essere raggiunto con i capelli naturali, è aumentato con parrucche, in sintonia con il "rococò", lo stile predominante fino alla fine del secolo.

L'uso di parrucche negli uomini comincia ad essere molto popolare nel 1680 durante il regno in Francia di Luigi XIV, il Re Sole. Egli ha 40 parrucchieri che disegnano le loro parrucche alla corte di Versailles, poco dopo la nuova moda si diffonde in tutta Europa. All'inizio del secolo, gli stili di capelli per gli uomini sono molto più sontuosa rispetto a quelli delle donne, le parrucche erano generalmente spolverate di bianco o di color grigio. Più tardi, l'uomo mette da parte la parrucca e adotta una nuova acconciatura formata da una treccia alla base della nuca fermata alla fine con un nastro, uno stile che diventa molto popolare in tutte le classi. Dal 1730, l'uso di parrucche è stato esteso anche alle donne. Le dame di corte durante il secolo indossano parrucche esuberanti, da cinquanta a novanta centimetri o più. Questa altezza colossale viene ottenuta costruendo l'acconciatura su una base formata da un cuscino imbottito e irrigidito con stoppa o crine di cavallo. A questa struttura vengono poi aggiunti capelli finti, acconciati in modo da


seguire la linea del capo, in modo leggermente ondulato e raccolti senza scriminatura. In seguito, sono cosparsi con una pomata e infine viene aggiunta la cipria. Come unico ornamento un mazzolino o un solo fiore appuntato sulla fronte verso il lato sinistro. Queste acconciature sono così elaborate nei particolari da rimanere intatte per diverse settimane senza scomporsi.

I capelli bianchi civettano con il grigio della vecchiaia e nello stesso tempo aboliscono le differenze di età. Fino a poco tempo prima valeva la regola di mascherare i capelli grigi con tinture, e nessuno avrebbe cercato di sembrare più vecchio di quanto non fosse. La moda delle “bionde platinate” del nostro secolo presenta indubbiamente un' analogia con quella del XVIII secolo, ma la sua diffusione è stata incomprensibilmente più limitata. Queste parrucche hanno alcuni problemi, infatti in più occasioni la pressione delle parrucche troppo pesanti causava infiammazione alle tempie e l'inevitabile risultato che esse divennero il rifugio per pidocchi, lendini e altri parassiti.

Le donne continuano con gli stili stravaganti fino all'arrivo della rivoluzione francese, in cui tutto il lusso e l'esuberanza sono quasi annullate dalle nuove idee repubblicane. Da lì, le acconciature sono più tradizionali e più semplici e si comincia ad usare i capelli naturali. La moda inglese, per esprimere il concetto di semplicità, utilizza tessuti più pratici, come per esempio le sete leggere, il panno di lana, e tinte abbastanza sobrie, preferibilmente scure. Il “riding coat” è confezionato in tessuti non preziosi, come il panno di lana, ed è sempre a tinta unita, preferibilmente nei colori verde scuro, marrone, nero e blu. Ha pochissime decorazioni e spesso è abbinato a calzoni in maglia di colore bianco o giallo chiaro.


Gli accessori della moda femminile dell’epoca Rococò sono estremamente numerosi e raffinati: ventagli, tabacchiere, guanti, ombrellini da sole, orologi e altre “galanterie” tra cui l’esclavage, un sottile cordoncino nero dal quale pende un gioiello retto da una catenella. I copricapi inizialmente sono costituiti da cuffie e berretti; in alcuni casi anche le donne portano il tipico copricapo maschile, chiamato tricorno, un cappello più pratico e portabile.

I gioielli più alla moda sono i diamanti, preferibilmente montati su argento, e le perle. Molto apprezzati anche le collane, gli orecchini pendenti, i bracciali e gli orologi che vengono portati pendenti sul davanti della veste, ed infine le spille, che di norma decorano il corsetto. Per quanto riguarda gli accessori maschili, una conquista non da poco è rappresentata dall’introduzione delle tasche, affinché l’uomo non sia più obbligato a portare una borsa legata alla cintura per posizionarci gli effetti personali. Infine, un accessorio molto usato nell’abito maschile, è il bottone; è uno dei punti che attira maggiormente l’attenzione. Sono rivestiti in stoffa e dipinti in madreperla o osso, oppure anche in porcellana, ornati di diamanti e pietre preziose. La Robe à la Polonaise, o più semplicemente Polonaise, nasce intorno agli ultimi decenni del XVIII secolo.

Le scarpe, dotate di alti tacchi, hanno una forma affusolata; esse vengono solitamente eseguite con la stessa stoffa dell’abito, oppure in teletta d’oro o d’argento, o in velluto, o più raramente in pelle e ornate di ricami. Questa moda dei tacchi molto alti introduce l’uso di lunghi bastoni da passeggio guarniti di nastri e fiocchi.


di impossibilità di movimento e di una staticità che appare quasi caricaturale, le pesanti stecche di balena, les corps à la baleine, e le canne di bambù riempite di crine, lasciano spazio a un metodo nuovo, che permette la coordinazione tra ampiezza delle vesti e dinamicità, consistente in strutture metalliche decisamente più leggere e soprattutto incernierate, che possono essere sollevate.

È infatti sotto il regno di Louis XVI de Bourbon (1774-1792) che l’ abbigliamento viene sottoposto a due fasi evolutive diametralmente opposte. Se la prima si instaura sui concetti di sfarzosità, eccessi del lusso e talvolta frivolezza, che impongono quindi un ideale di bellezza e armonia profondamente condizionato dalla generale decadenza dei canoni morali; la seconda fase, immagine di una società e di un sistema di valori in trasformazione, manovrata in parte dalle ondate filosofiche naturaliste di JeanJacques Rousseau e Voltaire, manifesta un’ esigenza di ritorno alla natura che orienteranno lo spirito decorativo Rococò verso uno stile discreto, scevro dall’ artificiosità dell’ eccesso, che raggiungerà il suo apice a seguito della première Révolution Française in modelli semplici, quasi infantili, accentuanti l’esigenza di uguaglianza tra i sessi. È in questo clima che verrà soppiantata la serie di varianti che ha condotto la silhouette a subire un’ enorme distorsione. A partire dal 1735, con la sostituzione e graduale appiattimento dell'ormai consolidata struttura a "campana" del panier, giunto allo stremo della sua costituzione strutturale e causa

Queste innovazioni, insieme alla graduale eliminazione dello strascico e delle crinoline, al crescente apprezzamento per abiti relativamente semplici e pratici, dovuto probabilmente al fascino nei confronti della cosiddetta "moda del giardino" di ispirazione anglosassone, portano alla creazione di quella che può considerarsi un’ anticipazione della prima polonaise, la Robe Retroussée dans le poches.

E’ per prima la regina di Francia, Marie Antoinette, a incrementare la ripresa parodistica di questo stile popolare, quasi rustico e contadino, riducendo simbolicamente il divario fra le classi. Grazie ai due tagli della tasca, il manteau viene tirato ai lati e sollevato, permettendo il drappeggio retrostante, una soluzione, appunto, già diffusa tra le


donne di ceti più umili per semplificare il lavoro o anche solo il camminare in città. Sebbene la destinazione d’ uso dell’ aristocrazia francese sia differente, più orientata verso una funzionalità dilettevole destinata a passeggiate all’ aria aperta, già attorno al 1770 cominciano ad apparire i sintomi di questa nuova corrente che si protrarrà per circa dieci anni.

Strategicamente in accordo con la nuova tendenza, appare il fichu annodato alla gorge-postiche sul petto, le maniche, à sabot, si stringono e accorciano al gomito per poi svasare ad imbuto e concludersi in engageantes di finissimo merletto, la stessa gonna, le jupe, si accorcia lasciando visibili le caviglie in quella che può definirsi una “scoperta” rivoluzionaria.

Marie-Antoinette, per avvalorare l’innovativo gusto pastorale, una miscellanea quasi grottesca di fogge nobiliari e popolari, arriverà a costruire una fattoria in miniatura nella château de Versailles, le Hameau de la Reine, dove, circondata da pecore infiocchettate e mucche profumate, potrà illudersi di vivere un personale ritorno alla natura. L’ effettiva Robe à la Polonaise farà la sua prima apparizione in Aprile del 1782, come da testimonianza del “Ladies Magazine” dello stesso: «La regina di Francia a Versailles è comparsa con un abito da mattina che ha totalmente eclissato il vestito da udienza e si dice che abbia suscitato un entusiasmo generale […] indossato senza cerchi, rotondo e con un lungo strascico». Le origini del termine trovano possibili riscontri in varie interpretazioni; la più comune si ispira alla “cinica spartizione” della Polonia nel 1772 tra Russia, Prussia e Austria, suddivisione che potrebbe ricordare i tre fagotti della sopragonna. Ipotesi che, tuttavia, potrebbe essere considerata errata qualora si valuti il fatto che sia la coesistenza di strutture diverse a rimandare a differenti significati, indipendente dal luogo di provenienza che diviene arbitrario. Fonti meno attendibili riconducono questa rivoluzione vestiaria a Maria Leszczyńska, figlia del re Stalinslao


Leszczyńka di Polonia e moglie del re Louis XV de Bourbon, il profetico re Sole: «Après nous, le dèluge!». Voci indubbiamente più semplicistiche attribuiscono la polonaise all’unico abbigliamento contadino polacco, altresì definito dagli inglesi più sarcastici come “Noble Milkmaid dress” a causa dell’ ostinazione delle donne aristocratiche francesi di copiarne la foggia. L’ interpretazione potenzialmente più affidabile prende ispirazione da "polonese", tessuto della famiglia dei matelassé, costituito da rigature trasversali in rilievo e di uso comune in elementi d’ arredo. Non completamente casuale può risultare il fatto che molte delle Polonaise di cui si ha testimonianza mostrino questi motivi longitudinali, seppure la matrice del tessuto sia assolutamente dissimile, probabilmente anche per il nuovo concetto di linearità e monocromia che va accentuandosi in disaccordo al profondo decoratissimo pittorico del precedente periodo.

gonne base, piatta sui fianchi e voluminosa nella parte posteriore, che rimarrà aperta sul davanti permettendo in tal modo la visione della sottoveste, che poteva essere del medesimo tessuto.

La Polonaise è concepita sulla particolare divisione in vita tra corpetto, che rimane lungo e rigido, ma non più stretto al busto e terminante in un décolleté talvolta rifinito con una pettorina quadrata di mussolina (che verrà poi gradualmente sostituita dalla giacca con baschine), e gonna, costituita da due pannelli per un totale di tre

Lontano dalla sola esteticità, i rimborsi permisero al capo di sollevarsi e rendere agilità ai movimenti in quella che poté considerarsi una vera e propria rivoluzione del moto.

Se la sopravveste viene tagliata come i cappotti maschili dell’ epoca, ovvero con le cuciture dei fianchi terminanti in due pieghe invertite, il fronte è un pezzo unico e la ripresa necessaria alla costruzione del busto è nascosta sotto il braccio nella parte del torace. La gonna è legata al corpetto grazie a piccole pieghe che permettono di ottenere la particolare pienezza all’ altezza dei fianchi. All’ interno delle giunture laterali della gonna vengono inserite delle fettucce che, opportunamente tirate ed annodate, creano i tre rimborsi della polonaise. Il triplice drappeggio posteriore può essere ottenuto tramite differenti accorgimenti tecnici: sottili, ma resistenti tiranti sono nascosti all’ interno dell’ involucro di stoffa, la sovragonna può essere raccolta con lacci ad anello, interni o esterni, oppure da bottoni o nastri.

Più vicino alla psicologia è l’ aspetto del “mascheramento”, che verrà meno con la buona dose di maliziosa civetteria che


nel tardo Settecento mostrerà generosamente il seno, gli avambracci e, con la polonaise, anche la caviglia. Già dalla prima metà del secolo, con l’ affermarsi dell’ egemonia commerciale della Russia sul Baltico e dell’ Inghilterra sulle Indie, nella moda si comincia a diffondere un profondo interesse per l’esotismo. Il gusto per l’ esotico e quello pastorale convivono nel Rococò, inneggiando ambedue ad un mondo campestre idilliaco. Nel 1755 si assiste allo spettacolo “Orpheline de la Chine” di Voltaire, tramite cui il teatro contribuisce ad evidenziare la comodità dell’ abbigliamento dell’ Estremo Oriente, semplificato dagli artifici di ogni sorta di guarnizione e scevro dalle rigide strutture dei cerchi.

Attorno al 1785, in accordo al progredire della crinolina e al temporaneo ritorno della linea gonfia, nasce la Lévite. L’ abito alla Levita, di sola ispirazione orientale a causa dell’ indubbia occidentalizzazione, può essere considerato la logica evoluzione della Polonaise. E’ il taglio dell’ abito a rendere facilmente comprensibile il motivo per cui sia stato definito come una sua variazione: la gonna è ancora aperta sul davanti e mette in mostra la

sottoveste, ma non permane il drappeggio nella parte posteriore, che viene sostituito da un rigonfiamento ottenuto con un rotolo voluminoso o un sovrannumero di sottane inamidate. Il corpetto ancora attillato è molto più corto e circondato da una larga fascia, le maniche, aderentissime e lunghe parecchi centimetri al di sotto del gomito, vengono ora rifinite con corte frange di mussolina. Nel soprabito, per un contrasto più spiccato, il velluto sostituisce il broccato. Il 1789, con l’ avvento della Révolution Française e la conseguente decapitazione dei sovrani, segna profondi cambiamenti nella vita sociale e politica della Francia, causando ripercussioni visibili anche nel campo dell’ abbigliamento. Sono soprattutto i nuovi ideali democratici ad agevolare il passaggio verso modelli più accessibili, le cui differenze si esprimono attraverso la qualitativa raffinatezza di tessuto e taglio. A trovare un terreno fertile dagli anni post-rivoluzionari fino alla fine dell’ impero napoleonico, sarà l’ “Imitazione dell’ antico”, probabilmente anche per l’ ispirazione che la Francia trae dalle esperienze repubblicane di Roma e Grecia, rimanendo sempre attenta all’ esempio anglosassone e al suo imponente avanzamento nel campo del progresso.


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