tuttO quellO che gli Altri NON dicONO ANNO xii - N° 9 giOvedì 14 geNNAiO 2016 - diStribuziONe grAtuitA
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GIORNALE SATIRICO
30.000 copie in omaggio
Danilo Leva L’Oscar del giorno lo assegniamo a Danilo Leva. Il parlamentare molisano ci ha provato, ancora di recente, a sottolineare l’assenza di una strategia politica regionale del Pd per risolvere i problemi in essere. Ci ha provato, a sottolineare l’estraneità della Giunta regionale rispetto ai provvedimenti da adottare. Ci ha provato, ma dinanzi alla protervia è difficile muoversi. E i problemi aumentano.
IL TAPIRO DEL GIORNO
L’OSCAR DEL GIORNO
reStA AggiOrNAtO, Seguici ANche Su FAcebOOk
Nico Ioffredi
Servizio a pagina 3
Lo trovi in tutte le edicole e librerie della regione I Comuni molisani sotto il simbolo del Littorio Amministrazioni, podestà e politica nella costruzione del consenso Per informazioni telefonare al 339.2733334
Il Tapiro del giorno lo diamo a Nico Ioffredi. Il consigliere regionale delegato alla Cultura, sta portando alla morte, attraverso una lenta agonia, la biblioteca Albino di Campobasso. Perchè, non è stata mai data una risposta agli appelli che, pure, sono venuti? Perchè, non si è pensato ad un serio piano di integrazione del sistema bibliotecario? O, forse, dobbiamo ritenere che Ioffredi ne vuole proprio la chiusura?
A Isernia una donna muore dopo 4 giorni sistemata al Pronto soccorso perchè a Medicina non c’erano posti letto
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Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
14 gennaio 2016
Concessa dal ministro Federica Guidi l’autorizzazione alla Petrolceltic Italia
Le prime trivelle petrolifere nel mare antistante Termoli e prossime alle Isole Tremiti L’Italia ricca di storia, di bellezze, di suggestioni paesaggistiche, di biodiversità, di archeologia, di architettura, di arte; l’Italia ammirata, amata e studiata dalle grandi personalità della cultura mondiale al Governo non interessa in quanto è interessato agli interessi del cartello dei petrolieri Trivelle petrolifere a mare tra Termoli e le Isole Tremiti. Probabilmente entro e non fuori le 12 miglia dalla costa, visto che il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi l’autorizzazione alle ricerche di petrolio alla Petroceltic Italia l’ha concessa il 22 dicembre, ovvero il giorno prima dell’entrata in vigore della legge che le vieta entro quel raggio. Una furbizia che rende ancora più insopportabile questa decisione, anzi, questo attentato ad un tratto di mare in cui, con le Isole Tremiti, l’Italia vanta uno dei più bei e interessanti tesori ambientali e turistici. La mobilitazione degli ambientalisti è stata immediata e la rete ha chiamato a reagire a questo provvedimento che avvia un processo di trivellazioni ad ampio raggio. La mappa nazionale infatti conta 326 autorizzazioni ad andare nella profondità della terra e del mare, senza eccezioni: dove capita capita. In siti marginali e in quelli di assoluto e rilevante interesse ambientale, storico e culturale: con le Tremiti,
sono minacciati Capo Rizzuto, Santa Maria di Leuca, Pantelleria. L’Italia del 21 secolo, col Governo d’assalto di Matteo Renzi, ha aperto la porta alle grandi potenze economiche e, per dare inizio a ciò che si annuncia la campagna più devastante del territorio e del mare, ha scelto di “colpire” il mare antistante Termoli e le Isole Tremiti. Là dove la reattività popolare è accertata essere debole; là dove le ammini-
strazioni territoriali sono facilmente addomesticabili; là dove l’esempio che ne può venire deve significare agli altri la decisa volontà del Governo di portare a termine il proprio disegno economico legato alle ricerche petrolifere. Nella mappa delle 326 autorizzazioni, il Molise ne vanta 5, ma non si conoscono nel dettaglio. Magari le conosce il presidente della giunta regionale il quale si guarderà bene dal met-
terle in piazza. Il presidente della Regione Puglia, Emiliano, all’autorizzazione del ministro Guido ha reagito (a parole), chiedendo che venga spiegato perché le Trivelle a largo delle Tremiti: “Trivellare il nostro mare è una vergogna e una follia”. Parole. Alle quali il Governo intanto oppone le autorizzazioni, incurante della richiesta di referendum promossa dalle 6 Regioni del Centro Sud (tra cui il Molise) che pende dinanzi alla Consulta di Stato. Il Governo se ne frega. Come abbiamo accennato, ricorre anche alla furbizia di concedere l’autorizzazione alla Petrolceltic Italia il giorno prima dell’entrata in vigore della legge che vieta ricerche in mare al disotto delle dodici miglia dalle coste. Salvo poi la Guidi, col suo volto di porcellana, assicurare che nessuno trivellerà entro quel limite. Parole. Alle quali la società di ricerca appena autorizzata potrà non dare alcun peso trovandosi in un regime regolamentare che non prevede quel limite. E’ l’Italia, signori!
L’Italia dei poteri forti e dei tycoon. L’Italia ricca di storia, di bellezze, di suggestioni paesaggistiche, di biodiversità, di archeologia, di architettura, di arte; l’Italia ammirata, amata e studiata dalle grandi personalità della cultura mondiale; l’economia della pesca, dell’agricoltura e del turismo al Governo non interessano in quanto interessato agli interessi del cartello dei petrolieri. Questa è l’Italia che ci tocca vivere. Non diverso il Molise, dove la classe dirigente si guarda bene dall’adottare il Piano energetico, di assicurarsi un Piano paesaggistico, di gestire un Piano di sviluppo regionale preferendo trastullarsi, gli amministratori di Palazzo Moffa, con la mozione dei consiglieri Federico, Manzo, Ciocca e Ioffredi sulle “Attività estrattive di idrocarburi in Molise”. La storia è maestra. Mentre Sagunto bruciava, il senato romano discuteva. Dardo
L’intervento Il Governo Renzi ha un problema con i pasdaran pro-trivelle del Ministero dello Sviluppo Economico che, favorendo il più clamoroso conflitto istituzionale oggi in atto (con 10 Regioni che hanno promosso 6 referendum), interpretano in maniera distorta e riduttiva il ruolo del Ministero facendo proprie le valutazioni di Assomineraria e gli interessi dei petrolieri e non difendendo, con altrettanta forza, gli altri settori economici consolidati strategici per il Paese (turismo e pesca). WWF, Legambiente e Greenpeace Italia chiedono il rigetto definitivo di tutti i procedimenti ancora pendenti nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa (a cominciare da Ombrina) e una moratoria di tutte le attività di trivellazione a mare e a terra. Le associazioni denunciano inoltre una grave distorsione nell’operato del Ministero dello Sviluppo Economico, che sostiene e attua politiche di retroguardia in una difesa d’ufficio dei combustibili fossili, contro le scelte energetiche imposte dagli impegni assunti dall’Italia per la salvaguardia del clima: promuovere le energie rinnovabili, il risparmio e l’efficienza energetica per mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C. Lo ricordano gli ambientalisti nel giorno in cui la Corte Costituzionale ha deciso di rimandare la Camera di Consiglio sui sei referendum proposti dalle Regioni sulle norme contenute nel decreto Sviluppo del 2012 e nel decreto Sblocca Italia del 2014, segnalando 4 peccati originali a conferma
I pasdaran delle trivelle grazie a Renzi nescare i referendum, ma quelle norme e procedure, contestate da almeno 3 anni dagli ambientalisti, erano evidentemente di dubbia legittimità.
della loro valutazione: 1. Il 23 dicembre il Governo ha dovuto cambiare le norme, volute dal Ministero dello Sviluppo Economico, con le quali si stabiliva la strategicità per legge delle attività di prospezione, ricerca e coltivazione degli idrocarburi da autorizzare con iter semplificati e super accelerati che emarginavano le Regioni. Con quelle norme si facevano salvi non solo gli atti abilitativi acquisiti, ma anche i soli procedimenti connessi e conseguenti in corso sino alla fine di giugno 2010 nell’area off limits delle 12 miglia marine. Il Governo l’ha fatto per disin-
2. Il Ministero dello Sviluppo Economico ha sempre fatto proprie pedissequamente le valutazioni e le richieste di Assomineraria, garantendo un regime di franchigie, royalty e agevolazioni tra i più favorevoli al mondo (le royalty in Italia sono al massimo al 10% mentre negli altri paesi produttori di petrolio vanno dal 25% della Guinea all’80% di Norvegia e Russia) sposando anche gli studi, non verificati, prodotti dai petrolieri sullo sviluppo del settore (stimando 25.000 nuovi occupati), quando il turismo nelle aree costiere messe a rischio dalle trivelle fa registrare ogni anno 43 milioni le presenze di stranieri. Il solo settore della pesca occupa, già oggi, 25mila addetti, senza contare l’indotto e la maricoltura (pesci e molluschi). 3. Il Ministero dello Sviluppo Economico, per la vigilanza sui grandi rischi connessi alle trivellazioni, ha preteso e ottenuto l’istituzione di un comitato interministeriale e di strutture territoriali dove sono presenti dirigenti e funzionari dell’UNMIG (Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse del Ministero) avrebbe invece dovuto far nascere anche in
Italia una’“Autorità competente” indipendente, come richiesto dalla normativa europea (Direttiva 2013/30/UE), chiaramente distinta dagli uffici Ministero, per evitare conflitti di interesse nello svolgimento dei suoi compiti, come richiesto dall’Europa; 4. Il Ministero dello Sviluppo Economico è refrattario a qualsiasi forma di pianificazione settoriale. Con la scusa dell’abrogazione della norme sottoposte a referendum è stato fatto anche scomparire il Piano delle aree per le trivellazioni, da sottoporre a valutazione ambientale strategica, richiesto dalla normativa comunitaria. L’Italia per essere Paese coerente con gli impegni assunti a livello internazionale, dopo la COP 21 Parigi le strategie pro-fossili del governo Renzi (prosecuzione diretta della Strategia Energetica Nazionale del governo Monti del 2012) dovrebbe definire al più presto un Piano climatico energetico che punti sulle energie rinnovabili, sul risparmio e l’efficienza energetica, nel quadro di una più ampia Strategia di decarbonizzazione per tutti i settori, per far fede all’impegno di mantenere il riscaldamento globale entro 1,5°C. Le Associazioni ambientaliste chiedono al Governo di uscire dalla ottusa difesa degli interessi dei petrolieri e di ricondurre quanto prima il Ministero dello Sviluppo Economico al suo ruolo istituzionale.
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Tutto quello che gli altri non dicono
14 gennaio 2016
senza alcun finanziamento pubblico
4 giorni al Pronto soccorso, muore una 61enne
ISERNIA. Una donna di 61 anni, originaria di Agnone, ma residente da anni a Isernia, è morta all'ospedale dopo essere rimasta per quattro giorni al Pronto soccorso in attesa che si liberasse un posto letto nel reparto di Medicina. La paziente era arrivata al Veneziale per problemi di natura gastrointestinale.- I medici del Pronto Soccorso hanno segnalato il caso alla direzione sanitaria che ha disposto l'esame autoptico eseguito dal medico legale Massimiliano Guerriero; per i risultati bisognerà attendere gli esami sui campioni di tessuto che richiedono 60 giorni.
Nell'ospedale di Isernia, dopo i tagli ai reparti causati dal disavanzo sanitario regionale, sono frequenti i casi di pazienti che rimangono per alcuni giorni al Pronto Soccorso in attesa che si liberino posti letto. - "Viviamo quello che è successo come una sconfitta, al di là di ciò che emergerà dall'autopsia", ha detto Lucio Pastore, medico del Pronto Soccorso nel quale è morta la 61enne. L'esame autoptico, è stato richiesto proprio dai medici del Pronto Soccorso alla Direzione Sanitaria. "È
vero che siamo in una situazione drammatica - ha detto ancora Pastore - con una drastica riduzione del personale medico e ausiliario, con una significativa riduzione dei posti letto. È vero che abbiamo segnalato più volte il tutto alle autorità competenti senza avere risposta, ma questa morte è comunque una sconfitta". I medici del Pronto Soccorso aspetteranno i risultati dell'autopsia prima di intraprendere altre iniziative. Sulla stessa linea anche i familiari della donna deceduta.
Sulla riorganizzazione della sanità regionale gli unici a prendere una posizione sono i medici in trincea
La salute sui banchi del mercato
Un mattone alla volta si demolisce l’idea di Stato, di servizio pubblico, di interesse collettivo. Ed un mattone alla volta si sta costruendo il mondo di domani fatto di mercato, di tagli, di lucro e di profitto, di privatizzazioni. Sulla riforma del sistema sanitario regionale, messa nero su bianco dal governo Frattura nel Programma Operativo Straordinario 2015/2018, ma probabilmente etero diretta da strutture ministeriali sia del ministero della salute che delle finanze, tacciono i politici (di maggioranza e di opposizione, anche in vista di una prossima discussione in consiglio regionale), tacciono i sindacati, probabilmente incastrati nella questione del rinnovo dei contratti dei precari e sembrano tacere anche le voci legate alla cosiddetta società civile. Gli unici a parlare sono i medici, coloro che si troveranno ad ingoiare per primi questa epocale deriva verso un sistema privatistico che, in breve, ci porterà ad una realtà iniqua, sul modello americano. Chi potrà pagherà, chi non potrà dovrà mantenersi in forma, stare attento e sperare per il meglio. Decenni di
malgoverno (perché il buco non nasce certo con Frattura, sia chiaro), di clientele e sprechi, hanno definitivamente dato la scusa ai commissari alla modernità privatizzata per demolire il concetto stesso di assistenza sanitaria pubblica, riconducendolo a meri criteri economici (che pure vanno tenuti da conto) come si trattasse di un qualunque settore produttivo e non della salute e del diritto di tutti ad essere curati. Fedele Clemente, primario del
di don Francesco Martino Per quanto concerne l’ospedale di area particolarmente disagiata di Agnone, che sembrerebbe sancito, tecnicamente rimangono alcune perplessità per la non perfetta corrispondenza al Decreto Ministeriale n. 70 del 2 aprile 2015, Allegato 1, punto 9.2.2 in merito alla presenza delle attività di chirurgia generale ridotta prevista dal decreto, che sono un costitutivo essenziale per l’emergenza/urgenza in presidio di tale tipologia. Voglio ricordare i punti precisi del regolamento sugli standard ospedalieri che configurano tale servizio in un ospedale di area particolarmente disagiata: “In tali presidi ospedalieri occorre garantire una attività di pronto soccorso con la conseguente disponibilità dei necessari servizi di supporto, attività di medicina interna e di chirurgia generale ridotta… Tali strutture devono essere integrate nella rete ospedaliera di area disagiata e devono essere dotate indicativamente di: …una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei
pronto soccorso del Cardarelli di Campobasso: “In questo momento il Pronto soccorso si trova a gestire un’attività che non è di sua competenza, cioè assistere e curare persone anche per tre giorni, perché non c’è la possibilità di ricoverare i malati. La motivazione? Beh la risposta più frequente è: non abbiamo posti letto. Di conseguenza siamo costretti a collocare le persone in queste due stanze, per giunta inidonee. La situazione è stata più volte
segnalata, ma ad oggi non abbiamo trovato sostegno né dalla direzione ospedaliera né dall’Asrem.” Daniela De Capoa, neurologa, voce del Comitato pro Cardarelli: “Verranno a mancare le risorse economiche per garantire l’offerta dei servizi al cittadino e saranno guai. Il cittadino, infatti, non potrà andare dal pubblico perché, nel frattempo, sarà stato ridotto a una schifezza e neanche dal privato perché il privato non eroga servizi senza remunerazione (ricordiamoci la chiusura degli ambulatori oncologici causato dal ritardo nei pagamenti) e allora bisognerà pagare la prestazione. Arriveranno le assicurazioni e il gioco è fatto. Chi avrà disponibilità potrà curarsi, chi non ce l’ha non lo potrà fare.” Lucio Pastore, primario del pronto soccorso del Veneziale di Isernia: “L’impressione che si ha e che, per volontà politica, si sia voluto creare condizioni di sempre
peggiore funzionamento del servizio pubblico. Tutta questa operazione non è neutra per i cittadini. Infatti, i costi sono ancora relativamente contenuti per gli utenti perché esiste ancora un pubblico che riesce a dare risposte. Se avverrà la trasformazione verso la privatizzazione del sistema, come si intravedeva dai frammenti di notizie che scaturiscono dalle frasi del governatore, progressivamente verranno trasferiti sugli utenti sempre maggiori oneri. Non è un caso che a livello nazionale, le compagnie assicurative prevedono un incremento di fatturato di 2 miliardi. Abbiamo uno dei migliori servizi sanitari che con il solo 6,6% del PIL, assicurano l’universalità dell’assistenza.” La stagione delle privatizzazioni in Italia non ha portato i taumaturgici risultati che i suoi profeti hanno spacciato per anni. Né nel comparto dell’energia, né nei trasporti (clamorosa l’acquisizione delle autostrade da parte di un privato sostanzialmente con soldi pubblici), né tanto meno nei servizi. Qui però si parla di salute, di vita, di futuro.
Ospedale di Agnone, Frattura non dimentica qualcosa? letti di Medicina (obiettivo massimo di 70% di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe chirurgica garantisce un supporto specifico in casi risolvibili in loco”. Ora, nel Programma operativo l’unica indicazione prevista in tabella è di 3 posti in DS, non regolamentando il resto. Ovviamente, non si tratta di richiedere né reparti autonomi di chirurgia né di posti letto specifici della disciplina, ma unicamente di precisare nel programma operativo in base al regolamento sugli standard ospedalieri la modalità concreta di organizzazione del servizio, che è elemento costituivo della struttura di tale tipologia insieme a Me-
dicina generale e Pronto soccorso. La non previsione dell’attività chirurgica configura un presidio di area disagiata monco non corrispondente allo standard e che non è quello che si crede di aver inquadrato, passibile di osservazione ministeriale. Ci auguriamo per il bene di tutti la precisazione e specificazione delle modalità, che prevede la presenza h24 di tale servizio nella struttura per il supporto al Pronto Soccorso e per la possibilità di risoluzione di alcune patologie in loco relative. Un suggerimento pratico sarebbe quello di agganciare tale servizio al DEA di riferimento, che garantisce la turnazione in loco dei chirurghi per la copertura H24 del servizio, esattamente come per il Pronto Soccorso la turnazione è assicurata dal centro spoke di Isernia. Spero che tutti abbiano
capito e compreso il problema posto sul tappeto, che non è di secondaria importanza. Talvolta, o per meglio dire sempre, la perfetta corrispondenza alle norme nazionali evita equivoci o letture riduttive di natura andreottiana (a pensar male si fa peccato ma molto spesso ci si indovina) ed è fonte di chiarezza e trasparenza.
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al’economia della pesca, dell’agricoltura e del turismo. Le dimissioni dell’assessore alle Politiche del lavoro e a margine dell’assemblea regionale del Pd
Fuori di scena Petraroia, entra Palumbo L’esponente montenerese fin dal suo primo apparire nel circuito mediatico è parso voler essere l’emulo di Michele Petraroia nella capacità di interpretare la cronaca politica regionale e gli avvenimenti di cronaca in generale, per renderli occasione d’intervento per lui, per essere in prima pagina, per essere citato e per citare (gli amici) Siamo trepidamente in attesa dell’evoluzione del confronto aperto nel PD, in particolare sulle proposte presentate all’Assemblea Regionale del 9 gennaio scorso sul rilancio del centrosinistra dal coordinatore regionale di “SinistraDem”, Nicola Palumbo, che ricordiamo essere stato uno spontaneo ed entusiasta aderente alla linea politica di Pippo Civati, ed oggi, come egli stesso annota in calce ai comunicati stampa, espressione di “SinistraDem – Campo aperto”. Anche lui attende, non sappiamo se con trepidazione o meno, l’evoluzione delle sue proposte sul rilancio del centrosinistra all’Assemblea regionale del 9 gennaio tenuta a Isernia, come ha scritto in un suo recentissimo comunicato alla stampa. Quel “Campo aperto” come sottotitolo di “SinistraDem” crediamo sia il suo vero programma, ovvero un programma aperto a tutto: a essere Sinistra, senza disdegnare di essere Centro, per essere un perfetto uomo di Centrosinistra, il partito che a Isernia ha mostrato le sue
L’intervento di Massimo Dalla Torre Non sta certamente a noi commentare le dimissioni del vice presidente della regione Michele Petraroia che, nella giornata di lunedì, ha deciso di fare un passo indietro riconsegnando al numero uno dell’Amministrazione regionale sia le deleghe, cosa che aveva fatto alcuni giorni prima, sia il mandato da Assessore, mettendosi a disposizione del partito, di una delle branche più delicate del sistema: il lavoro. Materia particolarmente calda in una realtà che vede quotidianamente i molisani “vittime” incolpevoli di una situazione che si trascina da anni senza alcun margine di positività. Dicevamo non sta a noi commentare o puntare il dito accusatorio verso nessuno, specialmente verso l’Assessore che ha tenuto fede ai suoi intendimenti, anche se il Presidente e la segretaria del PD hanno invitato a ripensarci, ma conoscendolo non lo farà. Intendimenti causati e maturati dalle procelle e i marosi che da circa due anni e mezzo non permettono una navigazione tranquilla a questa nave senza nocchiero, giacché vi sono molti “marinai di acqua dolce” per giunta non in sintonia tra loro, a
lacerazioni interne e fuori dall’assemblea una sequenza di dichiarazioni poco amichevoli e rinfrancanti da parte dell’onorevole Danilo Leva nei confronti del presidente della giunta regionale al quale, invece, dal pulpito di “SinistraDem – Campo aperto”, se ne glorificano le gesta. Anche quelle che gesta amministrative non sono, ma solo provvedimenti del governo in favore delle politiche di sostegno ai la-
voratori in cassa integrazione. Infatti, Palumbo, premesso ancora una volta di essere in attesa dell’evoluzione del confronto aperto nel PD, in particolare sulle proposte presentate all’Assemblea Regionale del 9 gennaio scorso sul rilancio del centrosinistra, ha tenuto a comunicare - guarda caso - “la concretezza dell’azione istituzionale condotta dalla Giunta Frattura che si è vista trasferire 10 milioni di euro dal Mi-
nistero del Lavoro per le spettanze residue degli ammortizzatori sociali in deroga per il 2015”. Contestualmente al Molise, il ministero del Lavoro ha erogato milioni di euro allo stesso fine in favore di altre 15 Regioni. A nostro modo di vedere, e non solo nostro, la concretezza dell’azione istituzionale condotta dalla giunta Frattura invece è nei 3 mila lavoratori in mobilità in deroga e/o cassa integrazione per i quali il ministero del Lavoro ha erogato i 10 milioni di euro. Le chiavi di lettura di cui dispone Palumbo, che fin dal suo primo apparire nel circuito mediatico dalla sede di Montenero di Bisaccia è parso voler essere l’emulo di Michele Petraroia nella capacità di interpretare la cronaca politica regionale e gli avvenimenti di cronaca in generale, per renderli occasione d’intervento per lui, per essere in prima pagina, per essere citato e per citare (gli amici), sono decisamente singolari. Tra gli amici egli annovera certamente il presidente della giunta, al quale gli elogi, venendogli da
“SinistraDem – Campo aperto”, dobbiamo credere (e lo crediamo) siano particolarmente graditi e apprezzati. Di Palumbo, evolvendo la sua programmata scalata alla notorietà attraverso la petraroiana emissione di comunicati stampa “a campo aperto” o, se si preferisce, “a tutto campo”, abbiamo da tempo pronosticato l’ascesa nel panorama del Pd, la sua certa conquista della candidatura alle prossime elezioni regionali, e l’abilità a tenersi in bilico sul filo della sua personalissima coerenza, in attesa di decidere da che parte poi calare al momento opportuno. Un petraroiano perfetto. Che solleverà i molisani dal dispiacere delle dimissioni dell’assessore provvedendo a sostituirne e la prolifica, spesso qualunquistica, spesso ancora demagogica e strumentale comunicazione istituzionale. Per cui, anticipati ringraziamenti. E ai prossimi comunicati. Dardo
L’onestà morale di chi fa un passo indietro governarla. Una situazione che arriva dopo una rissosa, anche se i protagonisti e gli addetti ai lavori dicono il contrario, seduta dell’assemblea del partito di maggioranza tenutasi a Isernia, che alla luce dei fatti, ora più che mai ha assunto i connati della sfortunata battaglia della “Meloria” specialmente dopo le vicende legate alla “caduta” del primo cittadino della seconda provincia molisana, che però a quanto pare è stata compensata ampiamente, leggasi incarichi sanciti il 31 dicembre dalla Giunta regionale. Meloria che vede in queste ore di grande confusione inviti all’unità in un partito costituito da mille anime che, purtroppo con i principi ispiratori di Gramisci, non “c’azzeccano”, come direbbe l’ottimo Tonino Di Pietro. Occupanti di una zattera su cui hanno trovato posto tanti “mozzi” per giunta di fede contraria che, dopo questo “fulmine a ciel sereno”, ancora non si rendono conto che si è giunti in “terra di Scizia” dove i “Prometeo” si sono incatenati da soli senza l’intervento di nessun “padre degli dei”. Perso-
naggi anzi “personaggetti” come li definirebbe il governatore della Campania Felix, arbiter elegantiarum della parola, Vincenzo De Luca che, con il pragmatismo Lucano e non Campano, da sempre fiuta il “senso delle cose soppesando le persone”. Personaggi che, per i loro comportamenti “anomali” e “bislacchi”, vogliamo essere buoni, hanno “costretto” e qui ci riagganciamo al discorso di apertura, alle dimissioni dell’ultimo degli “idealisti”, anche se spesso non si comprende
perché cede alla retorica, che appartiene a quello che è stata per anni “l’opposizione”, quella con la “O” maiuscola svanita nel lontano 1989 quando il PCI cambiò volto per trasformarsi nel caotico e rissoso PD, oggi governato dal “Tosco dalla facile parola” il cui credo per dirla alla partenopea è “facimm’ammuina”. Opposizione nella maggioranza che, se poco poco abbiamo imparato a comprendere e analizzare, la persona di Petraroia da contezza a quelle che sono le spinosissime questioni che tengono sulle braci ardenti moltissimi aficionado del PD tant’è che ora vengono fuori, le discrepanze su cui gira il perno cigolante della complessa e farraginosa macchina politica, sia locale che nazionale. Ecco perché spezziamo molto volentieri una lancia nei confronti dell’uomo, del politico, dell’ex sindacalista di Campodipetra, non per ingraziarci la sua benevolenza, anche
perché è stato destinatario di tanti “Tapiro”, ma perché ha dato un segnale forte di maturità ad altri che, con “colpe” più gravi, rimangono fortemente attaccati alla poltrona. Molti non saranno d’accordo con questo che scriviamo, lo facciamo perché speriamo che il “passo indietro” serva a far chiarezza e luce all’interno di una forza politica che ha illuso i molisani e che, sempre a nostro modesto giudizio, dovrebbe “far fagotto” e restituire la parola agli elettori stanchi di assistere ai giochi di prestigio fatti da maghi senza mantello, bastone e cilindro da cui non esce il “coniglio” tra lo stupore della gente, ma una sola cosa: desertificazione materiale e morale. Parole che a Michele Petraroia non appartengono e che lo assolvono, solo in parte però, da quelle che Manzoni avrebbe definito le “scellerataggini” di un meccanismo che privilegia i “bravi” rassicurati da tanti “don Abbondio” che fanno si che “il matrimonio”, duri ancora almeno che non ci sia il classico colpo di scena; ma se questa è pura utopia.
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5 14 gennaio 2016
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
Campobasso, per uscire dallo stallo, deve misurasi con la realtà e trovare soluzioni originali
L’introduzione dell’Eco - pass sarebbe dovuta essere un’idea da prendere in considerazione Occorrono risorse finanziarie straordinarie per tamponare il degrado estetico e funzionale che più di ogni altro deficit amministrativo si mostra in tutta la sua volgarità Campobasso è una modesta entità urbana e demografica ma non per questo impedita di cullare per sé un destino meno gramo e un futuro meno privo di speranze. Alcune cose che attualmente mancano (la sede regionale, un piano per lo sviluppo urbano ed edilizio, un piano dei trasporti, un piano commerciale e un modello di sviluppo territoriale) potrebbero realizzarsi. Allo stato delle cose, Campobasso è una “non Città”, ovvero un contesto urbano privo di un sistema regolamentare della crescita urbana (il Piano regolatore generale è stato piegato alla prevalenza politica e affaristica del Piano casa regionale) e, quel ch’è peggio, senza una assegnata e riconosciuta destinazione direzionale (forse con la sede regionale le cose potrebbero cambiare). Forzare questo contesto, è un’impresa titanica, ma il tentativo andrebbe fatto, cominciando dalla ricerca delle risorse finanziarie per correggere le distorsioni più evidenti o, quantomeno, per tamponare il degrado estetico e funzionale che più di ogni altra deficienza si mostra in tutta la sua volgarità, per poi passare a sollecitare gli altri enti istituzionali (Regione e Provincia) a mettere in atto, la Regione, finalmente la realizzazione della sede, e la Provincia a darsi la dimensione, la struttura e il compito di area vasta
e come tale a coordinarsi con la realtà territoriale di riferimento in cui, resta evidente, Campobasso dovrebbe avere un ruolo preminente. Idee tangibili in tal senso e in tale direzione purtroppo non se ne vedono sullo scenario politico e amministrativo locale. E l’assenza giustifica l’immagine di una Campobasso statica, amorfa, abitudinaria, per taluni aspetti finanche avvilita nel paragonarsi con la vitalità e la dinamicità dei decenni passati. Mancando idee organiche e strutturali, si fanno largo quelle spontanee, estemporanee, che d’acchito potrebbero sembrare effimere, e forse lo sono, ma talune di esse, al con-
Con l’ultimo suo respiro la Provincia di Campobasso porterà con sé nel cimitero delle istituzioni novecentesche anche la biblioteca provinciale “P. Albino” di Campobasso. Niente è per sempre, questo è certo, ma vale la pena ragionare su cosa si perde e, soprattutto, sul perché. Pur non avendo mai pulsato come un cuore e spinto sangue fresco nelle vene di Campobasso e di tutta la regione, la biblioteca “P. Albino” è sempre stata presente nella vita di moltissimi di noi. Come quelle vecchie zie che si vedono nelle occasioni di festa, ma sempre volentieri. Perché ti fanno sorprese gradite o succulenti manicaretti. Così la biblioteca è servita per ricerche, convegni, assemblee tra le più disparate in ben centocinquanta anni della storia del capoluogo ma, ripetiamo, dell’intera regione. Sono moltissimi coloro che hanno cercato tra gli scaffali le risposte che cercavano, per gli studi, le passioni
trario, non difettano di spessore. La toponomastica che a Campobasso, per com’è confusionaria, mal realizzata e peggio organizzata, è indice e causa di disordine (c’è stato il caso di una strada con due diverse intestazioni: ridicolo!); l’assistenza sociale, ovvero l’adozione della social card per ordinare il crescente comparto della povertà; il recupero e la valorizzazione della scultura “L’Albero della Vita”, un’opera dell’indimenticabile Gino Marotta, che dovrebbe inorgoglire i campobassani, soprattutto gli amministratori che dovrebbero assumerla a mò di polena nel viatico estetico di cui la città è stata testi-
mone ed oggi è nella miseranda veste di orfana e d’imputata; la riduzione del numero e del costo delle commissioni consiliari (primo elemento di spending rewiew) e, ultima in ordine di tempo, l’introduzione dell’eco pass (ovvero l’introduzione delle zone a traffico limitato), della congestion charge eccetera eccetera: sono interventi multipli per stabilire uno standard di qualità della vita in cui siano assicurati tra l’altro la mobilità, il contenimento dell’inquinamento dell’aria e una drastica riduzione dell’impatto ambientale. Idee, semplici e fattibili, che in assenza di idee progettuali e strutturali in
questa città potrebbero lentamente sollevare la pietra tombale dell’inedia. La proposta dell’eco pass avanzata dal consigliere Michele Ambrosio, dopo la valutazione della commissione consiliare, avrebbe dovuto seguire uno studio di fattibilità perché fosse valutato anche l’aspetto economico e gestionale (l’installazione di varchi a controllo elettronico nei punti di accesso alla città per tutti i veicoli in entrata con l’esclusione di quelli dei residenti, dei disabili, dei veicoli di pubblica utilità, dei veicoli ad emissione zero). Un sistema di controllo del traffico siffatto garantirebbe un gettito per le casse comunali di circa quattro milioni l’anno (al lordo delle spese di gestione). Abbiamo iniziato sollecitando l’Amministrazione comunale ad andare alla ricerca delle risorse finanziarie e non a caso chiudiamo indicandone una. Un’amministrazione accorta dovrebbe misurasi con la realtà e trovare soluzioni originali alle proprie difficoltà, diversamente la città affoga nel pantano delle banalità quotidiane, delle incertezze programmatiche, delle convenienze reciproche di gruppi economici e culturali di riferimento, usi ad agire in regime di monopolio. In favore di se stessi. Dardo
Lenta eutanasia per la biblioteca Albino o le manie che impegnavano le loro esistenze. La biblioteca in una comunità rappresenta quel valore di formazione dell’identità comune di cui si sentirà la mancanza e si percepirà il valore solo nel momento in cui la si perdrà. E noi la perderemo per 400.000 euro di costo di gestione, che la Regione Molise s’è guardata bene dal sostenere come istituzione supplente una volta dipartita la Provincia. 400.000 euro possono sempreare una bella cifra presi come valore assoluto ma in relazione al bilancio dell’ente regione sono poco più che una paghetta, a ben guardare si potrebbero coprire rinunciando a due o tre di quelle consulenze che hanno prodotto ben poco per il pubblico interesse se non qualche ulcera da stress. Eppure dai palazzi della Regione nei mesi passati nessun orecchio interessato s’è levato ad
ascoltare le richieste di aiuto e di intervento che da più parti si sono levate. Men che meno quelle del delegato alla cultura Nico Ioffredi. In altre regioni, invece, sono intervenuti. In Abruzzo le tre biblioteche principali sono state riunite in un unico polo regionale. Cosa che qui ci si è guardati bene dal fare, magari coinvolgendo il Comune di Campobasso che qualcosa spende per la sua biblioteca comunale che poteva benissimo essere incorporata nell’ “Albino” creando così un’unione virtuora di intenti con la Regione. Ma questa è solo una delle mille soluzioni che una volontà decisa avrebbe potuto trovare. Invece ci apprestiamo a salutare un’istituzione che dopo centocinquanta anni cede alle ingiurie del tempo e dei tempi che cambiano.
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Campobasso
14 gennaioi 2016
Rapina in un’abitazione A Cercemaggiore minacciata una giovane coppia. I ladri portano via 15mila euro CERCEMAGGIORE. Hanno fatto irruzione in una casa di periferia abitata da una giovane coppia per mettere a segno una rapina che ha fruttato loro circa 15.000 euro. E’ quanto accaduto in contrada Riglioni a Cercemaggiore, in una zona isolata al confine con Gildone. Quattro uomini
con il volto coperto da un passamontagna, armati di coltelli e taglierini, hanno interrotto la tranquilla routine della coppia (che aspetta un bambino, lei infatti è al nono mese di gravidanza) intimando, sotto minaccia delle armi da taglio, di consegnar loro il denaro. I due sono stati ag-
grediti e immobilizzati dai malviventi anche per mezzo di fascette di plastica. Dopo aver rovistato in casa e continuando a puntare le armi appuntite contro i due giovani, i rapinatori hanno trovato circa 15.000 euro in contanti, risparmi che la coppia custodiva per far fronte a possibili spese.
Dopo aver intascato il bottino i quattro uomini si sono dileguati a bordo di un’auto che le vittime non hanno potuto vedere in quanto erano rimaste legate in casa. Quando l’uomo è riuscito a liberarsi ha dato l’allarme contattando i Carabinieri che stanno indagando sul caso seguendo varie
piste. Un fatto grave che sarebbe potuto sfociare in una tragedia. Nonostante tutto, considerate anche alcune ferite riportate dalla coppia, sembrerebbe che le vittime stiano bene e che la gravidanza della donna non sia a rischia. Resta alta la paura e lo shock di quanto accaduto
Area Monforte, rinnovata l’intesa Il Comune di Campobasso ha riaffidato ad Incima la gestione della collina e del Castello CAMPOBASSO. Prosegue l’affidamento della gestione del Castello Monforte e della Via Matris da parte del Comune di Campobasso all’Associazione Temporanea di Imprese INCIMA. Le realtà interessate continueranno ad occuparsi della valorizzazione turistica e culturale della collina simbolo del capoluogo. Nel dettaglio, fra le varie proposte, seguiterà l’amministrazione dell’orario di apertura del Castello, le visite guidate, la
valorizzazione estetica dello stesso, l’organizzazione di eventi tematici all’interno del maniero, in più la pulizia e la rivalutazione generale della succitata Via Matris, anch’essa aperta al pubblico e percorribile nella sua interezza. Queste ed altre sono opere già in corso e apprezzate da cittadini molisani e non, ricordiamo infatti l’ottimo riscontro di pubblico con le molteplici visite giornaliere al castello, con le visite guidate allo stesso, con gli eventi nelle festività natalizie, l’inaugurazione della Via Matris, l’abbellimento e la pulizia generale del tutto ed altro.
Riccia, premi per i presepi e luminarie La Pro Loco ha organizzato le manifestazioni e sono stati premiati i migliori lavori RICCIA. er la sezione Singoli sono risultati vincitori: al primo posto l’albero contrassegnato dal n. 18, intitolato “Pastalbero”, realizzato con vari formati di maccheroni da Marco Moffa, Sara Ricci, Chiara Selmo, Leonardo Selmo. Al secondo posto ex aequo rispettivamente l’albero numero 31, intitolato “La Torre Eiffel”, realizzato in paglia e grano, da Mario Santella, e l’albero n. 5, intitolato “Albero in movimento”, presentato da Lucia Spallone e Giacomo Spallone che hanno magistralmente sfruttato la tecnica dell’origami. Per la sezione Classi scolastiche sono risultati vincitori: al primo posto l’albero contrassegnato dal n. 32, realizzato, da Federico Ciccaglione e Luigi Moffa, della
classe I A della Scuola Media Statale, con bottiglie di plastica e tondi di cartone riciclati; il secondo posto è andato invece all’alberello della Scuola Statale
dell’Infanzia, anche questo decorato con pasta di vari formati e trafile. Premiati anche i vincitori del 1° Concorso per luminarie e ad-
dobbi natalizi “M’illumino di speranza”, indetto dal Comune di Riccia con l’intento, di “incoraggiare i cittadini, gli operatori commerciali e qualunque altro
soggetto interessato ad abbellire mediante addobbi luminosi gli spazi pubblici (strade e vicoli) e privati così da integrare e potenziare l’attività istituzionale svolta dall’Amministrazione comunale, riconoscendo il valore sociale, turistico e culturale della ricorrenza nonché la positiva ricaduta che l’iniziativa promossa durante il periodo natalizio può riversare sull’economia locale”. Per la categoria “strade” ha vinto l’addobbo realizzato in Vico V Salita Airella, con referente Maria Donata Mignogna; per la categoria “privati” il premio è andato a Gabriele D’Elia, che ha ideato un suggestivo presepe in pietra ad abbellimento del cortile della propria abitazione.
Personale di Piero Perrino a Perugia sino a fine mese Argento vivo. Si può definire anche così Piero Perrino, sempre in moto, sempre in prima fila, instancabile come pochi altri. E così arriva anche la nuova mostra a Perugia, nella prestigiosa Galleria Mirò. La quadreria del pittore di arte moderna è fitta, con l’aggiunta di 15 opere che odorano ancora di oli freschi. Il calendario assegna due settimane al nostro concittadino, dal 16 al 31 gennaio, che dovrebbero bastargli per conquistare i rigori della critica e intercettare i favori del pubblico che, dopo un periodo di iniziale disorientamento, ha iniziato ad accogliere benevolmente le proposte degli astrattisti, specie quelli, come il nostro Perrino, che si ispirano ai colori e ai timbri del grande Pollock. La cerimonia di apertura della personale si gioverà della presentazione del noto critico d’arte Luciano Lepri.
Campobasso
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14 gennaio 2016
senza alcun finanziamento pubblico
Apre una porticina di speranza l’ex socio calcistico di Berardo
Aliberti dice solo: “Vedremo” Perrucci sta provando con garbo e passione a riportare il re delle granaglie in rossoblù La sua potrebbe essere anche una mossa per far uscire da dietro le quinte Edoardo Falcione di Gennaro Ventresca Dove sono finiti gli ultrà? Che fine hanno fatto i loro giuramenti di amore eterno? Chi è cresciuto con la bellezza negli occhi della curva piena, e si è beato dei canti miranti a incitare la prova dei ragazzi con la blusa rossoblù non può che rimanere inebetito nel ritrovarsi un pugnetto di tifosi di qua e uno più in là. Gli amori, anche i più caldi, hanno breve durata: è proprio vero che ogni fuoco, col passare del tempo, diventa cenere. Si, cenere. Brutta metafora, sinchè si vuole, ma che veste in modo sartoriale la realtà. Mi sono messo per un attimo nei panni dell’elegante Aniello (detto Nello) Aliberti nel suo fugace ritorno a Selva Piana. Come avevo previsto era stato invitato da Perrucci, nella speranza di poter avviare un discorso di rinnovata collaborazione. Perrucci era ben consapevole che l’ex patron della Salernitana si sarebbe trovato in uno stadio “vuoto”. Ma era un rischio da correre. Per non lasciare nulla di intentato. E’ capitato, nella visita del re delle granaglie,
di vedere anche un Campobasso un po’ bolso e bruttarello, tuttavia vincente. Come prima impressione Aliberti non ha trovato un solo appiglio a cui artigliarsi per provare ad abbassare un ponte levatoio verso il futuro. E’ stato gentile e garbato l’ex socio dell’Adelmo nel breve ringraziamento inviatomi sul cellulare, dopo aver letto i due pezzi che lo riguardano, sulla Gazzetta. Senza farsi adulare dalle lusinghe ha detto solo un laconico “vedremo”. Il che vuol dire che si
può partire. Per dove non si sa, ma è già qualcosa sapere che idealmente c’è un punto di partenza. Va spiegato che rispetto al 2000, anno in cui il signore di San Giuseppe Vesuviano sostenne la nostra causa con una robusta dazione di danaro e con il prestito di alcuni brillanti under, del valore di Cariello e Di Deo, senza dimenticare Galantucci e Battimelli che pure fecero la loro parte. Allora c’era come serbatoio la Salernitana col suo fiorente set-
tore giovanile, curato da Errico Coscia, si proprio quello che sarebbe stato uno dei tanti infelici direttori sportivi impallinati da Capone. Ora la Salernitana è di Lotito, altra parrocchia, ove vanno in preghiera altri club più vicini politicamente e geograficamente al padrone della Lazio. C’è di più: pesano gli anni. Certe cose che si fanno volentieri a 50 anni non sempre si ha voglia di ripeterle 15 anni dopo. E, ancora: per quale motivo un pur forte imprenditore dell’area campana do-
vrebbe spendersi per sostenere la causa di una piccola e poco fertile regione come la nostra? Perrucci ci ha provato, probabilmente ci proverà ancora. Il presidente senza portafoglio ma col cuore grande così e una insaziabile voglia di adoperarsi per le fortune della nostra squadra si è reso conto che il nostro club ha bisogno di guardare avanti, per non farsi trovare spiazzato quando saranno alle spalle i rigori dell’inverno. La sua potrebbe essere anche una mossa per far fare un passo avanti a Edoardo Falcione che per ragioni aziendali è sempre rimasto dietro le quinte. Ma dopo il caos che s’è generato quest’anno è indispensabile che il patron, dai suoi uffici di via Normanno, ci faccia sapere cosa ne sarà di noi. Passa in secondo piano, almeno per il momento, l’impegno di domenica sul campo della capolista. L’anno scorso, con un finale vietato ai cardiopatici i nostri (allenati da Farina) vinsero in rimonta, all’ultimo respiro (2-3). Fu una bella soddisfazione, su quel terreno, neppure negli anni ruggenti avevamo mai raggiunto un risultato pieno.
Sequestrata discarica non autorizzata L’intervento della Forestale nella zona di Vinchiaturo VINCHIATURO. Personale appartenente al Comando Stazione Forestale di S. Giuliano del Sannio, ha posto sotto sequestro n. 2 aree in un cantiere in loc. “Rio Cupo – Zona Industriale ” del comune di Vinchiaturo sulle quali erano stati illecitamente depositati n. 28 cu-
muli di rifiuti speciali, per un totale di circa 50 mc., provenienti da demolizioni edili ed altri cumuli di residui vegetali provenienti da potature di alberi. Le indagini in corso hanno portato alla denuncia all’Autorità Giudiziaria competente per territorio, di n. 3 persone
che a vario titolo si sono rese responsabili di aver violato le più elementari regole in materia di smaltimento dei rifiuti, per avere abbandonato materiale di risulta proveniente da lavori di ampliamento e completamento di un edificio esistente.
Agli stessi è stata contestata la realizzazione e la gestione illecita di rifiuti speciali in assenza delle previste e prescritte autorizzazioni, iscrizioni e comunicazioni ai sensi del D.L.vo n. 152/2006.
I ragazzi della “Castellana” si ritrovano dopo quasi 50 anni L’amicizia non ha tempo e prezzo. Eccoli di nuovo insieme come ogni anno per rivivere nel ricordo e raccontarsi le loro storie e vicende vissute insieme.. negli anni ruggenti... non contano gli anni trascorsi, altrimenti si sentirebbero ragazzi... troppo giovani. L’iniziativa intrapresa ha visto Barone Francesco, Bontiempo fernando, Cerone Alessandro, Cipullo Giovanni, Cocca Cosimino, Colagrossi Giovanni, D’Alessandro Siro, Di Stefano Mario, Nazzareno Antonio, Paolucci Antonio, Zarrilli Gino, Ziccardi Gennarino coinvolti come ogni anno con lo scopo di riunire tutti i compagni che facevano parte di una squadra di calcio che rappresentava in quel periodo una determinata zona della città (san Paolo e via del Castello). Hanno vissuto periodi belli, felici e spensierati, cercando di superare difficoltà che si presentavano applicando il motto “uno per tutti... tutti per uno “. Anche allora, c’erano le piccole liti o invidia, ma era fatto tutto in modo controllato e anche se non si usava chieder scusa verbalmente, lo si faceva capire con gesti o azioni che ti facevano dimenticare la piccola e triste offesa che ti veniva fatta .... il tutto terminava con una manata sulla spalla. Un pregio molto importante di qui tempi e che era anche il “motore” che ci accumunava tutti, era la grande solidarietà e amicizia, che si può definire “amicizia fra-
terna”, che si instaurava tra noi. Purtroppo questi valori di rispetto ed aiuto del prossimo, ai nostri giorni, si sono un pò persi; ma per fortuna noi abbiamo avuto dei genitori che ce li hanno trasmessi, ed il nostro compito è di fare altrettanto con i nostri figli e nipoti. La dimostrazione di questo rispetto verso quello , che siamo stati....... (allora classificati delinquenti oggi ragazzi vivaci) è da dove
siamo nati.... è nella nostra presenza in questa cena annuale. La cena incontro è terminata recandoci tutti nei luoghi della nostra infanzia ( via del castello, via Ziccardi, i monti, san Paolo ) portandoci dietro anche i giochi di allora (mazz e piuz, frezz, circhie e carrozz e naturalmente non poteva mancare u pallon )
INFO: 339.2733334 - 334.2739180
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Isernia
14 gennaio 2016
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“Ospedale di Agnone, non manca qualcosa?” Il Comitato chiede lumi a Frattura sulla questione di ospedale di area disagiata. “Non c’è chirurgia” AGNONE. Dal PSO 2015/2018 della Regione Molise apprendiamo che il “Caracciolo” di Agnone è stato riconosciuto come ospedale di area disagiata. Alleluja….un paio di pelotas! L’ospedale di area disagiata deve OVVIAMENTE rispondere a degli standard qualitativi stabiliti dal Ministero e non a pisello di cane!!!! Nel decreto Balduzzi (n.70 del 2015) tutti possiamo leggere quali siano questi standard,e ad un certo punto si legge che tra le altre cose ,l’ospedale di area disagiata deve avere “- una chirurgia elettiva ridotta che effettua interventi in Day surgery o eventualmente in Week Surgery con la possibilità di appoggio nei letti di medicina (obiettivo massimo di 70% di occupazione dei posti letto per avere disponibilità dei
verla e troverà qualche bella pezza a colore. Io dico che vederla SCRITTA a chiare lettere ci metterebbe più tranquilli. O forse abbiamo manager ben pagati che non sanno fare neanche il copia/incolla???? Ho altre due domande:la questione Caracciolo interessa ancora???? A CHI? Ai cittadini? Agli Amministratori? Al personale che,tranne casi sporadici,non è mai “pervenuto”????Sinceramente credo che siamo arrivati alla fine della storia e sarebbe un gran peccato e una grave colpa per tutti se “lasciassimo morire la principessa perché manca l’anestesista”! Amen! casi imprevisti) per i casi che non possono essere dimessi in giornata; la copertura in pronta disponibilità, per il restante orario, da parte dell’equipe chirurgica garantisce
un supporto specifico in casi risolvibili in loco;”.Questa frase manca nel nostro PSO regionale. Sono un’ignorante e qualcuno forse mi dirà che non c’era bisogno di scri-
PS: i soldi spesi per il rifacimento della sala operatoria sono stati fumo negli occhi o forse ci avanzavano e li abbiamo buttati?
Pc rubati a scuola, identificati i colpevoli Si tratta di due giovani isernini che avevano asportato i sistemi dal “Manuppella” ISERNIA. Si tratta di due giovani isernini, minorenni e con precedenti specifici, gli autori del furto consumatosi all’interno dell’Istituto d’Arte “Cuoco Manuppella” di Isernia la sera del 4 gennaio u.s. Questi asportarono dall’istituto scolastico in questione 16 tra notebook e netbook nonché, spille ed altri oggetti in argento, lavorati direttamente dai ragazzi del citato Istituto scolastico, per un valore complessivo di 4.000,00 euro circa. L’identifica-
zione degli stessi è stata possibile grazie alla collaborazione di un cittadino che contattava il 113, perché insospettito da tre individui incappucciati che si aggiravano nei pressi della sua abitazione, ed al tempestivo intervento di due equipaggi della Volante della Questura di Isernia. L’uomo riferiva agli agenti della Polizia di Stato di aver visto i tre soggetti prendere vie di fuga differenti poco prima del loro arrivo ed in particolare due si erano
diretti nei pressi del Palazzo della Provincia di Isernia, mentre il terzo in direzione opposta. Immediatamente il personale della Polizia si metteva alla ricerca dei fuggitivi che venivano rintracciati nelle immediate vicinanze della scuola. Entrambi con precedenti per reati contro il patrimonio, fornivano giustificazioni contraddittorie circa la loro presenza sul posto; inoltre lungo la loro direzione di fuga i poliziotti rinvenivano
un sacco malcelato sotto un’autovettura ivi parcheggiata, all’interno del quale trovavano 5 dei 16 PC rubati. I minorenni sono stati affidati ai loro genitori e deferiti all’Autorità Giudiziaria. Ni giorni successivi personale della Polizia di Stato recuperava anche i restanti 11 PC che erano abbandonati in una stradina in Contrada Le Piane. Sono in corso indagini per risalire ad eventuali complici.
“Le chiese restino aperte” I cittadini di Venafro hanno presentato apposita istanza alla Curia VENAFRO. Chiese di Venafro chiuse a doppia mandata, a meno che non ci siano da celebrare messe o funerali, e i venafrani si risentono. Una cosa che proprio non va giù a tanti a Venafro: la continua chiusura dei luoghi di culto della città, che aprono solo per celebrazioni di S. Messe o funerali. Per il resto porte d’ingresso sbarrate e chiuse a doppia mandata con contrarietà a fiumi da parte della gente. Unica eccezione, ma è fatto storico, l’apertura continuativa della Basilica del Patrono San Nicandro. Del resto, che sia questa cosa assai gradita, lo conferma l’affluenza ininterrotta in Basilica di molti fedeli sia di Venafro che di altri
centri, i quali volentieri vi accedono di mattina, al pomeriggio e di sera per una preghiera o un momento di raccoglimento nella cripta dov’è custodito il sarcofago del Patrono di Venafro. A giorni comunque, dato il giubileo della misericordia appena iniziato, aprirà ma solo di mercoledì e solo dalle h 10,00 alle h 12,00 anche la Cattedrale, evento anche questo ampiamente positivo nonostante le limitazioni. Per il resto, si diceva, luoghi di culto sbarrati e chiusi a doppia mandata praticamente per giorni interi ! La gente che ne pensa ? Assolutamente non condivide, tant’è la recente iniziativa del movimento popolare “I Venafrani per Vena-
fro”, rimasta purtroppo senza l’esito sperato, che a nome della collettività e stante le diffuse istanze popolari aveva chiesto settimane addietro ai parroci della Forania di Venafro di aprire finalmente i luoghi di culto per con-
sentire a gente del posto e forestieri visite all’interno e attimi di raccoglimento. A parole era stato detto che sarebbe avvenuto, ma nella realtà tutto è rimasto come prima : ossia chiese sbarrate dalla mattina alla sera ! L’augurio è che
la tendenza cambi, mercé il giubileo della misericordia e il preciso invito di Papa Francesco perché ovunque i luoghi di culto restino aperti per questioni di fede ed altro. I venafrani, ma non solo loro, ci sperano tantissimo.
Allo stadio con sostanze stupefacenti Il Questore di Isernia ha emesso un provvedimento di “Divieto di Accesso” alle manifestazioni sportive calcistiche nazionali ed internazionali (DaSpo)”, della durata di un anno, a carico di un giovane isernino che, nel corso dei controlli di filtraggio predisposti all’ingresso dello stadio di Agnone, durante l’incontro di calcio “Olimpia Agnonese- Isernia F.C.”, è stato trovato in possesso di sostanze stupefacenti del tipo hashish.
Il Questore ha emesso anche una misura di prevenzione di “Divieto di ritorno” nel comune di Sesto campano, della durata di un anno, a carico di un trentaquattrenne di origine campana con numerosi pregiudizi di polizia a carico. Lo stesso si aggirava a piedi nei pressi di alcune abitazioni di recente evacuate e, all’atto del controllo effettuato da una pattuglia dei Carabinieri, non forniva giustificazioni valide in merito alla sua presenza
in loco. L’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico ha, deferito in stato di libertà alla competente Autorità Giudiziaria, S.G. di anni 40, il quale, già sottoposto alla misura di prevenzione della Sorveglianza Speciale con obbligo di dimora, non è stato trovato durante i controlli presso la sua abitazione. Continua infine, da parte della Polizia di Stato di Isernia, l’attività di controllo del
territorio. Nel corso dei servizi appositamente predisposti, negli ultimi giorni, sono stati effettuati 62 posti di controllo, nel corso dei quali sono state identificate 474 persone, alcune della quali con pregiudizi di polizia e sono stati controllati 334 veicoli; sono state contestate 103 infrazioni al codice della strada e ritirate due carte di circolazione perché entrambi gli automezzi non erano in regola con le procedure di revisione.
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Termoli
14 gennaio 2016
Tasi, i balneatori contro i comuni costieri Il Sindacato ha incontrato i referenti delle amministrazioni TERMOLI. È già tempo di organizzare l’estate a Termoli con i membri del sindacato italiano balneatori che hanno convocato i referenti delle amministrazioni dei comuni costieri. Al centro del dibattito l’esigenza di coordinarsi al meglio su temi quali la pulizia degli arenili e i calendari degli eventi della prossima stagione turistico balneare. A fare il punto sono gli stessi operatori del settore che questa mattina hanno incontrato gli assessori comunali di Termoli, Campomarino e Montenero di Bisaccia, Vincenzo Ferrazzano, Alessandra Chimisso e Massimo Di Stefano. Al centro delle argomentazioni ci va a finire l’organizzazione
del calendario degli appuntamenti per l’estate che, secondo i balneatori, dovrebbe essere fatto in largo anticipo e coinvolgendo gli stessi operatori. Stessa questione anche per i lavori sul Lungomare Nord e per il doppio senso di marcia, progetto su cui ancora vige l’incertezza e per il quale “sarebbe bene sapere le inten-
zioni dell’amministrazione comunale” perché se da un lato il doppio senso sarebbe “un qualcosa di positivo”, dall’altro lato “bisogna vedere se è tecnicamente possibile in quanto sarebbero eliminati troppi parcheggi e anche per regolarci per il servizio navetta che da due anni offriamo in collaborazione con l’ammini-
strazione comunale”. Per quello che, invece, riguarda il servizio di pulizia delle spiagge libere l’appello che si leva dagli operatori di Termoli è quello che sia la stessa amministrazione a intervenire. “Quest’anno è scaduto il contratto con la Teramo Ambiente che dovrebbe essere rifatto e chiediamo che la prima pulizia venga fatta dal Comune in quanto le ultime mareggiate e quelle che ci potrebbero essere nei mesi futuri di quest’anno porteranno numerosi detriti difficili da portar via da noi operatori del settore con piccoli mezzi meccanici”. Tra i punti sollevati anche quello sulla Tasi: “anche il Comune di Campomarino, che fino all’anno
scorso ancora non sollevava questo problema, invece quest’anno abbiamo notato che anche l’amministrazione di Campomarino sta mandando delle cartelle esagerate. Mentre su Termoli avevamo trovato in parte un accordo che è rimasto fermo, con Campomarino stanno iniziando adesso quello che abbiamo passato su Termoli alcuni anni fa”. Un problema che, quindi, va risolto perché “per le nostre aziende è molto importante. Chiediamo di abbassare le tariffe loro hanno mandato delle tariffe su metro quadrato di tutta la spiaggia esagerate vanno dimezzate se non anche abbassate ulteriormente”.
Antonacci presidente dell’Unione dei Comuni Il sindaco di Guglionesi ha raccolto l’unanimità dei consensi dei primi cittadini dell’area
TERMOLI. Dopo diversi rinvii l’Unione dei comuni
del Basso Biferno è riuscita a fare sintesi e ha individuato in Leo Antonacci, sindaco di Guglionesi, il neo presidente. Antonacci succede a Rino Bucci e, dopo la quasi unanimità del voto con una sola scheda bianca e tutte a suo favore, fissa sin da subito i suoi obiettivi. “Quello più grande – ha affermato Antonacci subito dopo la sua elezione – sarà quello di rinnovare il bando per la raccolta differenziata che è un bando grande perché interessa tutti e 10 i Comuni dell’Unione ma c’è anche la gestione della Polizia Municipalizzata che deve essere resa davvero unica o come altri servizi che l’Unione deve assolutamente associare per prendere più forza sul territorio. L’importanza dell’Unione dei Comuni oggi è grandissima – ha continuato il neo presidente – e questa forza si può vedere anche solo dal fatto di avere una presenza così massiva a questa elezione e rappresentare dieci Comuni con i rapporti che oggi possiamo dire di avere con
il Comune di Termoli. Io credo che davvero a livello regionale assume una grande importanza sia politica sia per quello che riguarda la fattibilità di tante opere a livello territoriale”. E Antonacci, dal canto suo, non ha potuto non ringraziare i “tanti colleghi che hanno individuato in me questa figura e senza nemmeno tanti scricchiolii perché la maturità di queste persone ha dimostrato che la nostra coesione è davvero tanto forte come abbiamo dimostrato anche in altre occasioni”. A dargli supporto il consigliere del Comune di Montecilfone Giorgio Manes eletto a Presidente del Consiglio. “Io e Giorgio Manes saremo una gran bella coppia che potrà garantire grande laboriosità in questa Unione dei Comuni”. Per Antonacci sarà determinante attuare un serio e costante lavoro di squadra rafforzando anche l’asse con la città di Termoli per poter raggiungere obiettivi concreti in vista di un forte sviluppo dell’area del Basso Biferno.
«Migranti e rifugiati ci interpellano La risposta del Vangelo della misericordia» URURI. Questo il tema che papa Francesco ha scelto per la 102esima Giornata mondiale del Migrante e del Rifugiato, che si celebrerà il 17 gennaio 2016, in pieno Giubileo. In occasione di questa ricorrenza, S.E. Mons. Gianfranco De Luca presiederà la Celebrazione Eucaristica delle ore 11.00 presso la comunità parrocchiale di Ururi. In seguito, si sposterà presso il “Centro Sociale S.Spirito”, di Ururi, dove si terrà un momento di convivialità delle differenze e di incontro con i beneficiari del progetto Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati) “Rifugio Sicuro” gestito dalla Caritas Diocesana di Termoli - Larino, e con tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione dell’intera giornata. L’attenzione verso i migranti, non si riduce a quest’unica giornata, ma proseguirà anche nei prossimi
giorni. La nostra Chiesa locale, infatti, renderà concreto l’appello di Papa Francesco ad aprire le porte delle nostre parrocchie e delle nostre famiglie ai migranti e ai rifugiati. Arriveranno una decina di rifugiati indicati dalla Prefettura di Campobasso. Dopo una prima fase di accoglienza e di transizione, accompagnati e seguiti dalla Caritas Diocesana, essi saranno inseriti nel progetto protetto “Rifugiato a Casa Mia”, che coinvolge in maniera diretta le famiglie e le comunità parrocchiali. Sarà la famiglia il perno di questa iniziativa: anche nel caso di accoglienza in parrocchia o nell’Istituto religioso, infatti, il beneficiario sarà comunque seguito da una famiglia della comunità che dovrà accompagnarlo in un percorso di integrazione che oggi, più che mai, appare la vera sfida dell’immigrazione.
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Termoli
Tutto quello che gli altri non dicono
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Dipendenti Carrefour, fine della corsa Tra un mese termineranno gli ammortizzatori sociali e senza possibilità di reimpiego TERMOLI. Tra circa un mese tramonteranno le speranze dei lavoratori del Carrefour che dal 2013 sono al centro della cronaca per una fine annunciata del supermercato nel centro commerciale San Nicola di Termoli. Una situazione che si trascina da tre anni e la delusione per una soluzione che non si è voluta (o potuta) trovare è tutta nelle parole di Boris, ex dipendente della catena alimentare. “Ho lavorato al Carrefour da quando ha aperto fino a quando non ha chiuso tre anni fa e sono tre anni che sto cercando uno sbocco che non si trova. Tra un mese finisce la mobilità”, ha affermato Boris consapevole delle
difficoltà che ci saranno tra poco più di 30 giorni quando “io che ho 33 anni non avrò più diritto a nulla e dovrò chiedere l’elemosina. I sindacati cercano di fare qualcosa sollevando il problema davanti all’opinione pubblica ma per gli altri siamo tutti morti”. Una situazione che per il giovane è ancora più complicata considerando che “io vivo da solo a casa e quindi non so dove sbattere la testa. Abbiamo fatto varie cose per tenere aperta una possibilità ma nessuno ha fatto sapere nulla”. Una delusione che si vede chiaramente sul volto di Boris che ricorda i tanti incontri che ci sono
stati, le parole e, allo stesso tempo, “le mancate risposte. Dicono che l’Italia è una repubblica fondata sul lavoro, ma il lavoro dove sta?”. Nonostante qualche segno positivo nelle statistiche, in Molise ad oggi sono ancora in tanti a vivere il bilico delle vertenze e, nello stesso tempo, ad affidarsi alla mobilità per sopravvivere giorno per giorno. E che la situazione sia tragica lo sa anche Daniele Capuano, segretario regionale della Filcam Cgil, che ricorda come “dopo tre anni di mobilità quest’anno i lavoratori finiranno gli ammortizzatori sociali. Per quello che riguarda la politica non si sa più niente. Abbiamo provato
anche con la nuova amministrazione per capire le intenzioni della proprietà rispetto al centro commerciale ma si sono tutti dimenticati delle chiacchiere che hanno fatto”. E così dal mese prossimo “ci troveremo con famiglie che saranno praticamente senza nessun ammortizzatore sociale e in preda alla disperazione perché ogni giorno sento i lavoratori che mi raccontano che non si trova nessuno sbocco in una regione dove i dati sulla disoccupazione sono allucinanti. Si calcola – ha proseguito Capuano – che nel periodo della crisi i posti di lavoro persi sono stati circa 10mila 500 anche se si
parla di ripresa ma su questo territorio non riusciamo a vedere sbocchi occupazionali e prospettive rispetto a quello che si vuole fare del territorio”. L’obiettivo, quindi, è quello di riuscire a creare dei veri e propri sbocchi lavorativi e, prima ancora, c’è bisogno di capire “quale sviluppo vuole intraprendere questa regione, quello che vuole fare la Regione Molise ma anche il Comune di Termoli dove si discute di tutto tranne che di quello che è più importante, ossia che ogni persona – ha concluso Capuano – è disperata perché non ha perso solo il lavoro ma anche la propria dignità
Referendum, nuovo Consiglio Per la nomina dei componenti la commissione assise il 28 gennaio TERMOLI. Torna d’attualità la nomina dei componenti la Commissione del Referendum cittadino nella politica termolese. Dopo la bagarre della volta scorsa, con la contrapposizione tra maggioranza e minoranza e la delusione, so-
prattutto, dei proponenti, i due comitati promotori, a distanza di cinque settimane abbondanti dall’assise civica del 21 dicembre 2015 il presidente del Consiglio comunale Manuela Vigilante ha convocato di nuovo l’assemblea consiliare per adempiere alla nomina della
Commissione, saltata in precedenza poiché non tutti i quattro designati avevano raggiunto il quorum, nel caso di specie Oreste Campopiano. L’assise civica risolutiva, si spera, andrà in scena il 28 gennaio, alle 10.
Sequestrata una discarica abusiva A Montenero di Bisaccia l’operazione del Corpo Forestale dello Stato MONTENERO DI BISACCIA. Personale appartenente al Comando Stazione Forestale di Petacciato Scalo, ha posto sotto sequestro un’area di stoccaggio di mq. 1.000 circa del comune adriatico sulla quale erano stati illecitamente depositati rifiuti spe-
ciali provenienti da demolizioni edili, tra questi: calcinacci, mattoni,blocchi in cemento ed alcune lastre di eternit contenenti amianto. Le indagini in corso hanno portato alla denuncia all’Autorità Giudiziaria competente per terri-
torio, di n. 1 persona titolare della ditta di stoccaggio che violando le più elementari regole in materia di smaltimento dei rifiuti ha abbandonato materiale di risulta proveniente da attività di demolizione e ristrutturazione edili.
Il tour della Misericordia Il cantautore don Elio Benedetto guiderà l’esperienza canora per il Giubileo
PALATA. Si preannuncia un nuovo anno ricco di successi per il sacerdote e cantautore molisano Don Elio Benedetto. Infatti, proprio in coincidenza del Giubileo della
Misericordia indetto da Papa Francesco, il parroco di Palata (CB) ha dato il via al “Tour della Misericordia”; tour musicale, appunto, che lo impegnerà durante il 2016 a cantare la “Misericordia del Padre” e a diffondere in note il messaggio evangelico nelle maggiori città italiane. Tre i concerti di spessore che ne hanno decretato il successo. Primo tra tutti, quello tenutosi il giorno 30 novembre 2015 presso il carcere di Sulmona. Ad accogliere Don Elio, una sala gremita all’orlo dai detenuti, con il direttore dott. Sergio Romice, il comandante di polizia penitenziaria, il personale del carcere, il cappellano Don Sante, P. Agostino, Suor Chiara e la presenza d’eccezione del Vescovo di Sulmona-Valva Mons. Angelo Spina, il quale ha letteralmente coadiuvato Don Elio nell’animare la serata. Il concerto non poteva non cominciare con il canto “Cammino semplice”, ripercorrendo così i momenti della vita dell’ormai prossima santa della misericordia: la beata Madre Teresa di Calcutta. Ad esso si sono succeduti altri brani dal ritmo coinvolgente, tanto da saper trascinare i detenuti nel cantare il ritornello e ad accompagnare l’esibizione a suon di battiti di mani. In definitiva, una rassegna impeccabile, consona all’evento e intrisa di spiritualità. Don Elio è riuscito a cantare pregando e a suscitare sincero raccoglimento negli ascoltatori. Il vescovo Spina ha voluto commentare la straordinaria performance offerta dal cantautore palatese, sottolineando che la musica gioiosa e travolgente del-
l’apprezzatissimo sacerdote, ha saputo dare animo ad un evento del tutto particolare. In un clima surreale, invece, carico di sentimento e di sincera emozione, il Reparto di Oncologia Pediatrica dell’Ospedale “Casa sollievo della Sofferenza” e la Residenza per Anziani “Casa P. Pio” di S. Giovanni Rotondo (FG), sono stati teatro della seconda tappa musicale del tour. La giornata del 29 dicembre 2015 non ha tradito le aspettative degli organizzatori. La stessa si è aperta alle ore 10.30, dove Don Elio – accompagnato dal coretto parrocchiale de “Le dolci note dell’ACR” – ha cantato per i bambini degenti nel reparto pediatrico. L’occasione è stata percepita da ciascuno come un vero e proprio “momento di grazia”, un evento straordinario che ha saputo toccare i cuori dei presenti anche grazie ai vari gesti di misericordia operati dai genitori dei fanciulli del coretto. Gli stessi, infatti, hanno consegnato all’ospedale diversi doni: giocattoli, colori, quaderni e giochi vari; poi messi a disposizione degli ospiti stessi. Don Elio è anche passato di camera in camera, stringendo la mano di tutti i bambini impossibilitati a muoversi, rivolgendo loro parole di affetto e donando a ciascuno un gioco. Grande commozione e lacrime, dunque, han fatto da padrone; calorosi anche i ringraziamenti da parte del direttore del reparto Dott. Ladogana e della coordinatrice sig.ra Ricciardi Celeste, i quali hanno apprezzato lo spettacolo offerto dal parroco cantautore e dei suoi ragazzi.
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Opinioni
14 gennaio 2016
Tutto quello che gli altri non dicono senza alcun finanziamento pubblico
di Pasquale Di Lena Bisogna guardare lontano se si vuole, con i nostri oli, essere i protagonisti di oggi e di domani del mercato. I nuovi concorrenti sono gli olivicoltori del mondo. Non partire da questa novità vuol dire far perdere opportunità agli oli italiani. Di fronte a una realtà piena di problemi come quella olivicola, con molti, o la gran parte di essi, causati dal silenzio di un mondo complesso e contraddittorio come quello dell’olio oltre che dal sonno delle istituzioni, c’è chi pensa di darti lezioni con la s e m p l i f i c a z i o n e . Per esempio quello di far credere, volendo dare una svolta all’olivicoltura italiana, che il vino e l’olio, attualmente, sono due prodotti che camminano l’uno a fianco all’altro e come tali da considerare. Non è così, visto che sono due realtà che, avendo fatto percorsi diversi, non sono per ora paragonabili o, meglio, affiancabili. Con l’editoriale che ha aperto l’ultimo numero di Teatro Naturale dell’altra settimana, Alberto Grimelli, ha spiegato una parte importante di questa diversità ed ha fatto bene a dare voce a due protagonisti dell’uno e dell’altro prodotto per rendere ancor più esplicito il suo pensiero. Sperando di riuscire a far capire il mio punto di vista, che è quello del mondo dell’agricoltura contadina e dell’olivicoltura italiana con il suo primato di biodiversità, cioè di varietà autoctone, so che il vino e l’olio, due prodotti fondamentali della nostra agricoltura e, insieme con la pasta e il pane, i più rappresentativi della nostra cucina e della nostra tavola, hanno avuto percorsi differenti nelle varie fasi. Mi riferisco soprattutto al rapporto con il mercato e con il consumatore, con l’olio che ha dimostrato sul campo, nonostante i tanti passi avanti, di essere ancora ben distante dai traguardi raggiunti dal vino nella metà degli anni ’80 del secolo scorso. Sono molti quelli che addebitano al metanolo (1986) la causa della grande svolta che ha aperto al vino italiano nuove importanti strade, ottenendo il consenso del consumatore, anche il più esigente. Personalmente ritengo che la grande svolta c’era già stata con i riconoscimenti (1980) delle prime Docg assegnate a Barolo, Brunello di Montalcino, Barbaresco e Vino Nobile di Montepulciano, con quest’ultimo che, per il suo periodo meno lungo degli altri
dranno ad occupare gli spazi alti del mercato, determinando di fatto non più un confronto tra olio di oliva e altri grassi di origine animale e vegetale, ma tra oli di qualità arricchiti di packaging e di promozione. Sarà, quindi, con gli oli prodotti dalla globalizzazione il prossimo vero confronto. Non cogliere questo aspetto fondamentale per il rilancio della nostra olivicoltura, vuol dire lasciare a questi oli gli spazi che i nostri possono benissimo occupare con il valore aggiunto della diversità e dell’origine che il territorio esprime, rendendo questo o quell’olio il suo testimone. Sentire parlare di quantità da illustri protagonisti del mondo dell’olio italiano e da rinomati e stimati esperti, e, sentir dire che è soprattutto in essa la soluzione dei problemi venuti alla luce con la terribile campagna di raccolta 2014, fa venire un brivido a chi sa che, oggi più di ieri, dentro il quadro della globalizzazione, è proprio l’olivicoltura italiana contadina la sola vinc e n t e . Aver presente questo quadro vuol dire costruire un piano olivicolo forte di una strategia di marketing, soprattutto nella parte comunicazione, capace di raccontare una realtà ricca di ambienti e paesaggi, donne e uomini capaci, storie e ricche tradizioni. Per non parlare, poi, della voglia che i nostri oli hanno di presentarsi con i propri caratteri e, così, confrontarsi e dialogare con quelli che hanno lo stesso interesse qual è quello di appagare, con la qualità, il gusto del consumatore, sapendo di dargli , con essa, anche cultura e, insieme, salute e benessere. Ecco, è la novità di doversi confrontare con gli oli di prima raccolta o prima spremitura ad offrire nuove grandi opportunità di successo all’olivicoltura italiana ed ai suoi mille oli. Si tratta, in pratica, di tornare a essere ancora una volta il punto di riferimento per il consumatore - oggi stanco e preoccupato del processo di omologazione in atto dando una risposta esaustiva alla sua ricerca della qualità e della diversità, al suo bisogno di godere i profumi e i sapori che questo o quell’olio riesce ad esprimere con i colori dei suoi paesaggi.
Olio, il confronto non è più sulla quantità ma sulla qualità
Torniamo a parlare della “Banca della terra”, l’iniziativa divenuta legge a fine 2014 e per la quale si è interrogato la stessa agenzia di stampa della Chiesa cattolica europea (www.agensir.it). Lo facciamo realizzando una sorta di excursus storico che parte da questo binario: una banca dati per far incontrare chi possiede terreni senza coltivarli e chi invece li cerca per avviare la sua attività agricola.Questi infatti, sono spesso due mondi che non riescono ad incontrarsi e per questo motivo la Regione Molise (su proposta del Movimento 5 stelle) ha avuto l’idea di varare una legge che istituisce la Banca della terra con lo scopo “di incentivare –
d’invecchiamento, ha svolto bene il ruolo di cavia arrivando per primo sul mercato. Riconoscimenti che hanno aperto un dibattito sul primato della qualità, che la tragedia del metanolo ha solo avuto il merito di confermare e affermare. Questo per dire che il percorso della qualità, che ha portato il vino a far capire l’importanza dell’origine, cioè del suo rapporto con il territorio, e dello stesso vitigno, è stato abbastanza lungo. Diversità di origine e di varietà che hanno fatto parlare sempre meno di vino, e, sempre più di vini, ognuno dei quali testimone della propria realtà. Una realtà fatta di storia e di cultura, di ambienti, paesaggi, tradizioni come quelle espresse dalla tavola, che ogni vino ha saputo e continua a saper raccontare al consumatore, sulla spinta dei diversi profumi e differenti sap o r i . Personalmente, grazie a un maestro come il prof. Garoglio e, poi, a un osservatorio privilegiato come l’Enoteca Italiana di Siena, e, grazie anche al tempo vissuto, ho avuto la fortuna di seguire quasi dall’ini-
zio e, comunque, da vicino il percorso che ha trasformato il vino italiano, da semplice “bianco” e “rosso”, in centinaia di vini di grande successo, noti in ogni parte del m o n d o . Un processo per niente facile se si pensa agli ostacoli che la grande industria vinicola italiana, così attaccata alla quantità, poneva ogni giorno sul percorso dei riconoscimenti e delle affermazioni di questi v i n i . C’è da dire, anche, che la globalizzazione della vitivinicoltura è un fatto che viene da lontano, diversamente da quello dell’olivicoltura, che, solo di recente, ha superato i possenti confini del Mediterraneo, con una cultura del consumatore in forte movimento, ma che è ancora tutta da diffondere se si vuol dare ad esso la possibilità di leggere e capire i messaggi dell’olivo e dell ’ o l i o . Una globalizzazione, comunque, che c’è e sta andando avanti con sempre nuovi paesi produttori di olio di prima spremitura o prima raccolta. Paesi che, con i loro oli, an-
La Banca della Terra, una scommessa si legge all’articolo 1 – lo sviluppo produttivo e occupazionale nelle aree rurali tramite lo sviluppo dell’attività agricola in sinergia con l’imprenditoria privata, favorendo il ricambio generazionale nel settore agricolo, la salvaguardia degli equilibri idrogeologici, la protezione dell’ambiente e la tutela del paesaggio e della biodiversità”. Il provvedimento legislativo riguarda sia i terreni privati che quelli pubblici. Ad ogni modo, va detto che una prima sperimentazione del genere fu fatta nel 2002, ma solo per i terreni privati; insieme a questi, ora, la
Regione metterà a disposizione anche i terreni regionali che l’amministrazione pubblica non riesce a coltivare per la sua stessa natura. Sarà l’ente regionale di sviluppo agricolo a gestire la banca dati che sarà accessibile al pubblico, verrà aggiornata periodicamente e conterrà le coordinate catastali e tutte le necessarie informazioni concernenti le particelle i cui proprietari o aventi causa abbiano segnalato alla Regione stessa o ai Comuni la disponibilità a cedere la detenzione o il possesso dei terreni a terzi. In questo modo la Regione si impegnerà
anche a fornire supporto a quanti saranno interessati allo sfruttamento dei terreni incolti o non coltivati e ad agevolare quelli che hanno interesse a recuperare questi terreni con il fine di destinarli alla produzione agricola. I terreni presenti nella Banca potranno essere inoltre destinati alla creazione delle fattorie sociali (per consentire l’integrazione sociale dei soggetti svantaggiati), nonché all’incentivazione della coltivazione dei prodotti autoctoni molisani ed a sviluppare la filiera agricola regionale. I terreni pubblici potranno essere affidati anche ad
altri enti di ricerca se si tratterà di salvaguardare specie di biodiversità vegetale ed animale o per fini di sperimentazione. Le richieste di assegnazione dei terreni devono essere corredate di un piano di sviluppo che deve prevedere un’estensione minima di terreno necessaria al raggiungimento del livello minimo di redditività determinato dai piani regionali di sviluppo rurale. Se le richieste di terreni supereranno la disponibilità totale saranno favorite in ordine prioritario le nuove imprese giovanili, le imprese cooperative o le imprese che vogliono ampliare la propria dimensione aziendale.
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