I MOVIMENTI DEL SUONO
erica finizio i grandi didatti del flauto traverso in europa
dal settecento al novecento
ikonaLĂber
collana I movimenti del suono
erica finizio
i grandi didatti del flauto traverso in europa dal settecento al novecento
ikonaLĂber
- Indice Introduzione 11
Capitolo i: Il Settecento Saggi del Settecento a confronto
15
Il primo metodo per flauto a una chiave di Hotteterre
17
Il metodo per traversiere di Corrette
21
Il genio di Quantz
24
Il nuovo flauto di Tromlitz
33
Flautisti-compositori italiani nel ‘700
35
Uno sguardo ai trattati didattici francesi
39
Capitolo ii: L’Ottocento Intenti didattici dell’Ottocento
45
Il virtuosismo romantico di Fürstenau
49
Le innovazioni di Böhm
52
Il metodo di Krakamp per il flauto nuovo-sistema
58
La dedizione di Briccialdi
63
L’indispensabile metodo di Galli
71
7
8
De Michelis, il tipico flautista dell’800
74
Il metodo di Altès
78
Le melodie di Gariboldi
81
Il lirismo italiano di Hugues
86
Taffanel: il fondatore della scuola francese
87
Il virtuosismo di Andersen
91
Gli studi progressivi di Köhler
95
Capitolo iii: Il Novecento Il secolo del flauto moderno
99
De Lorenzo, l’ultimo esponente della Scuola Romana.
100
Gaubert e il suo decisivo contributo
103
Moyse e l’interpretazione al di sopra di ogni cosa
105
Wye e il suo nuovo modo di coinvolgere gli allievi
111
Conclusioni 121 Bibliografia 129 Sitografia 131 Riviste 133 Ringraziamenti 135
- Introduzione Il flauto è il piú antico degli strumenti conosciuti, probabilmente grazie alla facilità con cui si costruiva in passato. In questo testo sono descritti brevemente i cambiamenti tecnici e meccanici fondamentali che esso ha subito nel corso del tempo, per via delle esigenze esecutive, in particolare durante il xix secolo, quando il ruolo orchestrale del flauto arrivò al suo apice, al fine di comprendere meglio le circostanze della diffusione dello strumento e le innovazioni riguardanti l’approccio allo studio della tecnica. La ricerca si è focalizzata sul territorio europeo, dove è avvenuta l’invenzione del sistema che usiamo attualmente, e sui personaggi che si sono distinti in campo didattico dal 1700, quando apparvero i primi metodi dedicati al nostro strumento, al 1900, periodo in cui esso arrivò al massimo sviluppo ed ebbe una grande ascesa. Gli studi che riguardano la tecnica in tutte le sue sfaccettature sono imprescindibili nel percorso di un musicista poiché offrono, insieme ai metodi teorici, tutti gli strumenti necessari per diventare dei professionisti. Dato che molti dei metodi che tratterò in seguito mi hanno sempre accompagnato in questo lungo percorso ho voluto approfondire, con uno sguardo piú maturo, ciò che hanno scritto, a partire da vari secoli fa, quelli che ancora oggi sono considerati i piú grandi didatti del flauto traverso. Essi hanno dato contributi fondamentali per quanto concerne l’evoluzione, la divulgazione e l’apprendimento del nostro strumento. I piú conosciuti per il loro nodale apporto alla trasformazione e alla diffusione del flauto sono senz’altro: Johann Joachim Quantz, Jacques-Martin Hotteterre, Theobald Böhm, Joseph-Henri Altès, Giulio Briccialdi,
11
12
Ernesto Köhler, Joachim Andersen, Raffaele Galli, Emanuele Krakamp, Anton Bernhard Fürstenau, Philippe Gaubert, Paul Taffanel, Trevor Wye, Marcel Moyse; i loro metodi sono i piú accreditati nel mondo. Nei prossimi capitoli approfondiremo i metodi piú importanti, le differenze sostanziali tra i vari periodi storici e i progressi della tecnica flautistica. Le considerazioni sono state fatte esaminando i metodi degli autori, gli studi da me affrontati nel corso degli anni, diversi testi ed enciclopedie.
I
Il Settecento Saggi del Settecento a confronto
Le testimonianze piú significative riguardanti lo strumento che oggi viene chiamato flauto traverso risalgono a metà del Cinquecento, quando erano diffusi dei flauti costituiti da un unico pezzo e non c’erano regole ben precise su come posizionare lo strumento (come dimostrano alcuni dipinti), su come intonarlo e su come produrre le diverse articolazioni. Successivamente, nell’epoca barocca (1600-1750), in Europa, in particolare in Germania e in Francia, si assistette a una considerevole divulgazione dello strumento, detto traversiere, il quale era chiamato cosí per essere distinto dal flauto dolce, chiamato solo flauto, che era maggiormente diffuso. Il traversiere era in Re, che era la nota piú bassa, e aveva 6 fori, una chiave (del Re#, aggiunta nei modelli successivi al primo probabilmente intorno al 1660) ed era costituito da 3 o 4 pezzi. I primi trattati degni di nota per il traversiere furono quelli di Hotteterre, uno dei primi che contribuí alla nascita del traversiere, di Corrette e di Quantz. Senza dubbio risulta evidente la ricerca piú approfondita di quest’ultimo riguardo molteplici elementi che comprendono la musica in tutti i suoi aspetti. I due precedenti trattati (di Hotteterre e di Corrette) sono dei manuali per vari strumenti a fiato, nei quali vi sono delle tabelle per le diteggiature e per gli abbellimenti, piccoli brani per esercitarsi e soprattutto preludi per flauto solo. Quantz, invece, si dedicò all’arte musicale nella sua totalità, prendendo in esame moltissimi elementi, non solo riguardanti il flauto, grazie alla sua vasta cono-
15
16
scenza di quasi tutti gli strumenti e alla sua esperienza acquisita viaggiando in tutta Europa (studiò composizione a Roma) che lo portarono ad approfondire i vari stili e a incontrare i piú grandi maestri dell’epoca (A. Scarlatti, J. Hasse, L. Leo, A. Vivaldi, B. Marcello, T. Albinoni, G.Händel). Nei primi capitoli del suo trattato Quantz si occupa dell’imboccatura, della diteggiatura e del solfeggio, come Hotteterre e Corrette, ma poi si differenzia da questi ultimi per la sua trattazione riguardante tutti gli accorgimenti che richiede lo studio di un brano, rivolto sia ai maestri che agli allievi. Inoltre, Quantz fu quello che diede il maggior contributo per quanto riguarda le innovazioni e nelle prime pagine del trattato riassume la storia del flauto e annuncia le sue modifiche allo strumento: l’aggiunta della chiave per il Mib4 (1726), dei fori per eseguire Do4 e Do#4 e del tappo a vite che, posto nella testata, permetteva di ottenere un’intonazione piú precisa con i diversi pezzi di ricambio necessari per suonare in diverse tonalità. Quando accettò la proposta di Federico II re di Prussia, detto “Il Grande”, di lavorare per lui a corte, Quantz era già famoso e richiesto in tutta Europa, poiché aveva lasciato il segno durante i suoi numerosi viaggi. Federico, monarca illuminato, era un grande appassionato di arte, letteratura, filosofia e musica e dedicava molte ore allo studio, alla lettura, alla composizione e all’organizzazione di concerti. Al sovrano sono attribuite 121 sonate per flauto e cembalo, 4 concerti per flauto e archi, una sinfonia in Re M e 3 marce. Di certo Berlino visse un momento molto ricco culturalmente sotto la guida di Federico Il Grande. Indub-
biamente il merito fu anche del suo maestro, Quantz, che fu un musicista completo e brillante. Egli, infatti, ci ha lasciato anche delle preziose notizie sulla musica del tempo, su come giudicare buoni un musicista e un brano e sui diversi stili e forme musicali. Il suo trattato ebbe molto successo sia in Germania sia in Olanda, grazie alle nuove edizioni e alle fedeli rielaborazioni. A parlare di Quantz e a fare dei riferimenti a lui nelle loro opere furono molti suoi colleghi, come J. Tromlitz nel suo trattato Ausführlicher und gründlicher Unterricht die Flöte zu spielen (1791); J. Gunn in The art of Playing the german flute on new principles, calculated to increase its power; and give to it greater variety, expression and effect (1793); A. Lorenzoni in Saggio per ben suonare il flauto traverso con alcune notizie generali ed utili per qualunque strumento, ed altre concernenti la storia della musica (1799). Il primo metodo per flauto a una chiave di Hotteterre Nato a Parigi nel 1674, Jacques-Martin Hotteterre fu un flautista, trattatista, fagottista e compositore. Egli veniva da una famiglia abbastanza conosciuta di costruttori di strumenti a fiato ed ereditò questo mestiere. La famiglia Hotteterre apportò varie modifiche a quello che era il flauto rinascimentale, cioè un tubo cilindrico con 6 fori. Nel ‘600 il flauto traverso (traversiere) non era uno strumento molto diffuso, forse perché era piú popolare il flauto dolce, il quale era chiamato cosí per via della sonorità molto gradevole e vellutata.
17
II L'Ottocento Intenti didattici dell’Ottocento Dopo un secolo non particolarmente proficuo per quanto riguarda l’affermazione di una scuola flautistica in Italia, nel corso dell’Ottocento si fecero sicuramente dei passi in avanti, anche grazie alla ricerca e alla diffusione di nuovi modelli di flauto che offrirono nuove possibilità tecniche ed espressive. I flautisti dell’800 e della prima metà del ‘900 non presero spunto dai Maestri italiani, ma attinsero dal repertorio della scuola francese, non ritenendo altrettanto validi i metodi scritti in Italia. I Maestri francesi ebbero tanta visibilità in tutto il mondo grazie alle famose case editrici e al prestigio di queste ultime, guadagnato con l’attività concertistica e didattica in luoghi rinomati. Cosí la scuola francese prese piede e iniziò a diffondere i propri metodi a livello internazionale. Le generazioni nate tra il 1950 e il 1970, invece, iniziarono la ricerca e la riscoperta della scuola flautistica italiana, che era stata definita inesistente. Finalmente veniva dato il giusto valore ad autori come F. Franceschini, L. De Lorenzo, G. Briccialdi. Grazie a queste ricerche, quindi, anche le opere caratterizzate dall’espressione belcantistica furono tradotte e vendute nel mondo, affermando una volta per tutte l’esistenza e il valore della scuola italiana. Anche se molti rimangono convinti che non ci sia mai stata una scuola flautistica italiana di livello internazionale, valutando il repertorio didattico è possibile definire uno stile e indicare i principali esponenti del flautismo italiano del xix secolo.
45
98
lezione prevede una scala lenta nella tonalità d’impianto, una scala veloce con una fermata all’inizio di ogni battuta, alcuni esercizi con le terze e gli arpeggi, il tutto da ripetere con combinazioni diverse di articolazioni. Poi si arriva allo studio e di seguito a un duetto e la difficoltà aumenta gradualmente. Nei duetti le due parti sono equilibrate ed è bene provarle entrambe con il maestro. Il II volume consta di scale cromatiche ed esercizi con intervalli di quinta, sesta e settima che introducono gli studi e i duetti, molto caratteristici, divertenti e importantissimi sia per accrescere la capacità di suonare con gli altri e di ascoltarli, sia per consolidare l’affiatamento con l’insegnante, che deve essere considerato un modello con cui confrontarsi e dal quale apprendere il piú possibile. Suonare per l’allievo e con l’allievo è una parte importante della lezione ed è il modo migliore per dare degli insegnamenti che non sempre si possono spiegare a parole.
III
Il Novecento Il secolo del flauto moderno
Il xx secolo è stato quello dell’affermazione di un modello universale di flauto e della sua ampia diffusione, favorita anche dai grandi musicisti che hanno suonato questo strumento in maniera innovativa e lo hanno fatto conoscere al grande pubblico; l’unico sistema utilizzato, dopo che si accantonò progressivamente quello di Ziegler, è rimasto quello di Böhm. I flauti antichi venivano talvolta usati per le esecuzioni filologiche, poiché il ‘900 fu anche il secolo della riscoperta della musica antica, con la corrente del Neoclassicismo musicale che considerava le opere barocche e classiche superiori rispetto a quelle romantiche o a quelle atonali e dodecafoniche di recente sperimentazione. Anche i flautisti piú influenti, come Taffanel, contribuirono alla riscoperta di una parte di repertorio antico, come le sonate di Bach e i concerti di Mozart, ma allo stesso tempo ci furono dei flautisti che si fecero promotori della musica contemporanea e basarono la loro carriera su un nuovo modo di suonare il flauto. In questo periodo molti flautisti iniziarono a specializzarsi su un unico stile o su una carriera in particolare e ci furono sempre meno personalità di spicco che si dedicavano contemporaneamente a disparate attività riguardanti il mondo musicale, quali la costruzione, la riparazione, la didattica, la composizione, la direzione, la saggistica, il concertismo e cosí ci furono sempre piú figure specializzate e maggiori opportunità lavorative. Un punto di riferimento per la didattica flautistica era sicuramente il Conservatoire de Paris e le opere didattiche per flauto piú rilevanti del periodo vennero proprio dalla Scuola Francese.
99
De Lorenzo, l’ultimo esponente della Scuola Romana
100
Un altro importante esponente di quella personalità collettiva definita Scuola Romana è Leonardo De Lorenzo, considerato epigono di De Michelis, Franceschini e Veggetti. Egli nacque a Viggiano, in Basilicata, il 28 agosto 1875, ma la sua carriera si svolse principalmente negli Stati Uniti d’America. Iniziò a studiare flauto a 8 anni e frequentò il Conservatorio di Napoli, che lasciò a 16 anni per dei problemi economici che cercò di risolvere in America, dove all’epoca c’era una migliore aspettativa di vita e, in teoria, condizioni di lavoro piú vantaggiose; in realtà non mancavano neanche lí fenomeni come lo sfruttamento del lavoro, gli attentati, i conflitti e la presenza di gruppi xenofobi. De Lorenzo tornò in patria per un periodo, durante il quale prestò servizio presso la banda militare di Alessandria. In seguito viaggiò in Germania, Sudafrica e Inghilterra e infine riuscí a completare gli studi a Napoli; subito dopo vinse il posto di i flauto nella New York Symphony Orchestra, diretta da G. Mahler. De Lorenzo ebbe occasione di collaborare con varie orchestre negli Stati Uniti e portò avanti anche la sua carriera di insegnante in vari Istituti e tra gli allievi troviamo grandi nomi, come J. Baker. De Lorenzo rimase sempre in contatto con la sua città natale e collaborò per molto tempo con la rivista socialista “Il Ribelle”, portata avanti da un maestro di scuola e da un altro flautista. De Lorenzo mandava loro informazioni sulla situazione in America e scriveva lui stesso degli articoli mirati a denunciare lo sfruttamento minorile in Italia e la vendita di orfanel-
li, che venivano costretti a elemosinare soldi per strada suonando strumenti musicali. Durante le sue brevi permanenze in Italia, De Lorenzo portò avanti l’amicizia con E. Köhler ed eseguí alcune sue opere durante i concerti, come la Capricieuse op. 95. De Lorenzo visse i suoi ultimi anni in California con la sua famiglia, durante i quali si dedicò a comporre e a scrivere libri per il flauto. Morí a Santa Barbara nel 1962. Le sue prime composizioni furono raccolte nel volume Nove grandi studi artistici, edito da Zimmermann nel 1903. I suoi brani hanno dei titoli molto originali, come Giovialità per flauto e pianoforte, Saltarello per flauto solo, I seguaci di Pan per quattro flauti, Non plus ultra per flauto solo, Pizzica-pizzica e Improvviso per flauto e pianoforte, Trio eccentrico per flauto, clarinetto e fagotto. Nel 1912 venne pubblicato L’indispensabile. Un metodo moderno completo per flauto, un testo molto lungo che diede vigore alla scuola italiana, la quale era vista sempre sottotono rispetto alla concorrente francese. Questo metodo contiene elementi innovativi come l’uso del frullato e degli armonici (poi sempre piú usati in tutti gli studi del ‘900), l’improvvisazione, lo studio a memoria di alcuni passaggi piú scomodi, affrontati in diverse tonalità, e alcune posizioni nuove per ampliare l’estensione dello strumento. Quello che viene affrontato dall’allievo, attraverso questo metodo, è un grande lavoro progressivo, che parte dalle note lunghe fino ad arrivare a esercizi molto complessi e virtuosi, con intermezzi nozionistici sul flauto e sui flautisti.
101
120
Nelle audizioni per orchestra bisogna dimostrare di poter suonare con qualsiasi dinamica, di conoscere i diversi stili e di sapere cosa sta eseguendo il resto dell’orchestra durante il solo del flauto. Wye parla anche di come si dovrebbe comportare un secondo flauto in orchestra, portando esempi personali, o dell’atteggiamento che dovrebbe assumere un allievo, un maestro o un candidato sul palco, dando persino consigli su come inchinarsi davanti al pubblico. Alla fine del libro c’è un elenco di brani per flauto con le edizioni consigliate dall’autore e il livello di difficoltà di ognuno. Oltre agli innumerevoli consigli musicali e tecnici specifici per il flauto, ci sono quelli sul mondo della musica e su tutte le situazioni che si presentano a chi si dedica a questa professione. Wye è molto diretto e il suo modo di scrivere e i suoi contenuti ricchi di spunti per diventare un “buon flautista” lo hanno portato al successo.
- Conclusioni Tutti gli autori di cui si è parlato finora sono ricordati per aver dato un contributo significativo alla storia e alla letteratura del flauto. I trattati di questi illustri maestri sono stati essenziali per divulgare la tecnica usata, la prassi esecutiva e lo stile compositivo e didattico di ogni periodo e luogo. Le vicende sociali, economiche e culturali e i progressi della teoria musicale hanno condizionato e accelerato tutti i miglioramenti avvenuti nel flauto, che cambiava in relazione alle nuove forme compositive. Anche i didatti erano influenzati da questi continui sviluppi e attraverso le loro opere è possibile reperire molte informazioni. Nel ‘700 e soprattutto nell’800, grazie alla varietà di forme e di sistemi meccanici adottati sui flauti, coesistevano diversi modi di suonare e c’erano differenze sostanziali anche tra i metodi; dal ‘900 in poi si è andati sempre di piú verso la standardizzazione delle performance. Nel 1700 la situazione culturale non favorí l’ascesa del flauto nel nostro paese, poiché c’era la supremazia degli strumenti ad arco, senza contare che il traversiere spesso veniva suonato dagli oboisti. L’appellativo di patria del flauto se lo contesero la Francia e la Germania: i metodi e le innovazioni fondamentali dell’epoca sono attribuiti a queste due nazioni. Anche nel secolo successivo la Francia ebbe un ruolo fondamentale per quanto riguarda la diffusione dei metodi, grazie a una serie di fattori, tra i quali la presenza di case editrici affermate che fecero sí che lo stile nazionale si divulgasse nel mondo; ciò pose le basi alla Scuola francese. Anche in Italia si affermò uno stile caratteristico, però molte opere vennero valorizzate solo dopo la mor-
121
- Ringraziamenti Ringrazio la mia insegnante M° Lorenza Summonte, che io chiamo affettuosamente “prof�, per la dedizione e la passione che mette nel suo lavoro, per avermi sempre spronato a dare il massimo e per il prezioso materiale che mi ha fornito in questi mesi.
135
«Il flauto è il piú antico degli strumenti conosciuti, probabilmente grazie alla facilità con cui si costruiva in passato. In questo testo sono descritti brevemente i cambiamenti tecnici e meccanici fondamentali che esso ha subíto nel corso del tempo, per via delle esigenze esecutive, in particolare durante il XIX secolo, quando il ruolo orchestrale del flauto arrivò al suo apice, al fine di comprendere meglio le circostanze della diffusione dello strumento e le innovazioni riguardanti l’approccio allo studio della tecnica». (dalla Introduzione)
Erica Finizio, nata a Ortona nel 1995, si è avvicinata alla musica durante la scuola media per poi frequentare il Corso Tradizionale di Flauto traverso sotto la guida del m° L. Summonte presso il Conservatorio “L. D’Annunzio” di Pescara, dove si è brillantemente diplomata nel 2015 e dove ha successivamente conseguito la laurea specialistica di II livello, col massimo dei voti e la lode. Ha seguito corsi e masterclass con rinomati flautisti (tra cui M. Larrieu, A. Persichilli, M. Marasco, D. Formisano, G. Pretto, N. Mazzanti, M. Mercelli, M. Felicioni) presso il Conservatorio di Pescara e in occasione di Flautissimo, Falaut Campus, Festival dei Duchi d’Acquaviva, Festival Suoni d’Abruzzo. Dal 2017 frequenta il corso triennale di perfezionamento presso l’Accademia Italiana del Flauto di Roma con il m° A. Amenduni. Da novembre 2016 ad aprile 2017, partecipando al progetto Erasmus, è stata allieva del m° M. Aguilar presso il Conservatorio “S. Seguí” di Castellón de la Plana, in Spagna. Ha partecipato a vari Concorsi, riportando diversi primi premi assoluti e il Premio Speciale “Giovane interprete” al IV concorso internazionale “Musica al Cenacolo” di Catignano, nel 2016. È da vari anni membro effettivo dell’orchestra giovanile “I giovani accademici” di Ortona, con cui si è esibita in varie località italiane per importanti Associazioni Culturali, partecipando all’incisione di dischi e a tre stagioni teatrali presso il Teatro Tosti di Ortona. Ha collaborato con l’Orchestra Sinfonica del Conservatorio di Pescara e con l’Orchestra Sinfonica Internazionale Giovanile di Lanciano. Suona in varie formazioni cameristiche e ha all’attivo numerosi concerti in duo e trio con flauto e pianoforte, in ensemble di flauti e in duo flauto e chitarra.
ISBN 978-88-97778-60-8
9 788897 778608
€ 3,99