Sulla follia e sul suo versante a volte positivamente delirante sono stati scritti testi lunari; superfluo fare cenno al capolavoro di Cervantes. Gli eccessi, il rovesciamento del mondo, il carnevalesco incarnato: hanno da sempre alfieri. Ma è altra e ulteriore la violenza e l’intrattabilità frontale di Elsa, elsamatta, come raccontata (o riportata da un gruppo facebook) nel libro di Alessandra Carnaroli. È, si direbbe, il versante esterno di un buio che non ha interno, un paradossale corpo opaco stellare in violenta espansione: che insegue («fa le fughe»), scappa, ride-piange, insulta, morde. Che fa a pezzi i discontinui frammenti di razionalità di testimoni (bislacchi essi stessi) che interagiscono con lei attraverso una ben spiegabile paura, e un altrettanto spiegabile balbettio narrativo. Infine la follia di Elsa non si fa dire se non da un’aderenza linguistica del registro ‘poetico’ a tali sconnessioni […]. M. Giovenale
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