Stefania B. Porrino: «I racconti della carriola magica», edizioni ikonaLíber

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Dedico questi racconti, come filo che unisce tre generazioni, alla piccola Priscilla, che per prima li ha ascoltati, e a Mariagrazia, mia zia e nonna di Priscilla, che prima di lasciarci li ha letti e apprezzati.



Stefania Bèrbera Porrino

I racconti della carriola magica Favole in cinque millenni di arte e storia

ikonaLíber ikonaLíber


si ringrazia per la preziosa collaborazione:

centro studi VERA PERTOSSI

© Edizioni ikonaLíber, 2018. via Lago di Lesina, 15 • 00199 Roma. tel. 06 • 86.32.96.53 ikonaliber@ikona.net ikonaliber.it

Tutti i diritti riservati. Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, se non autorizzata.

ISBN: 978-88-97778-51-6

Collana Segnali di fumo junior.

Progetto grafico: Fabrizio M. Rossi. Illustrazioni: Eleonora Caprara. Impaginazione: studio Ikona [www.ikona.net]


collana Segnali di fumo junior: 01


+ Indice

+ La carriola magica si presenta.

Introduzione. 11

+ La carriola magica appare in Egitto.

III millennio a.C. 12

+ Ladri e gioielli a Babilonia.

1700 a.C. 16

+ La colonna col cappello sbagliato.

Atene, V secolo a.C. 22

+ Un bagno alle terme di Diocleziano.

Roma, 325 d.C. 30

+ La carriola magica fa un brutto sogno.

Roma, V secolo d.C. 39

+ In viaggio con Carlo Magno.

Da Bisanzio a Roma, il giorno di Natale dell’anno 800. 40

+ La fata Smemorina e l’invenzione della carriola.

Un castello del nord Europa, 1251. 44


+ Un capitombolo nel giardino di Boboli.

Firenze, 1560. 52

+ Venezia, la laguna e una bimba abbandonata.

1677. 60

+ La carriola fa la rivoluzione.

Versailles, 5 e 6 ottobre 1789. 70

+ La carriola magica al Teatro dell’Opera.

Roma, 1880.

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+ La carriola di ferro.

Dessau, 1946. 92

+ La carriola va in soffitta.

Epilogo: Abruzzo, XXI secolo. 103

+ Giochiamo con i caratteri!

Rintracciamoli nel libro. 110

nel corso del tempo!

segui i colori: ti guideranno



La carriola magica si presenta

H

Introduzione

ai mai visto una carriola magica? Io sí. Vuoi sapere com’è fatta una carriola magica? La carriola magica è fatta… come una carriola qualunque: un po’ di assi di legno inchiodate tra loro, due bei bastoni per spingerla e una grande ruota davanti per andare senza fatica su e giú per il mondo.

«E che cos’ha di magico, allora?», mi chiederai. La carriola che ho visto io ha di magico che sa parlare! Proprio cosí: è una carriola parlante! E che cosa c’è al mondo di piú magico che la parola? Con la parola puoi farmi capire se sei allegro o se sei triste. Con la parola puoi chiedere un aiuto o rispondere a chi ti chiede aiuto. Con la parola puoi descrivermi i tuoi sogni e raccontare tante storie. Ed è proprio quello che fa la nostra carriola magica. Perché devi sapere che, oltre a essere in grado di parlare, la carriola magica ha anche una grande esperienza. Sai quanti anni ha? Ma che dico anni, secoli! E che dico secoli, millenni!!! Sí, perché la carriola magica ha compiuto da poco cinquemila anni. Peccato che per il suo compleanno (anzi: per il suo complemillennio!) non ha potuto avere la torta con le candeline: com’era possibile mettere cinquemila candeline tutte su una torta?! Ma anche senza torta, la carriola magica ha voluto festeggiare il suo compleanno in un modo molto particolare. Ha deciso di raccontare tutto quello che ha visto in questi cinquemila anni in cui se n’è andata a spasso per il mondo. Quante cose ha visto! E quanti cambiamenti! In ogni posto dove andava c’erano uomini che si vestivano in modo sempre diverso, abitavano case fatte in modo diverso e le città avevano chiese e palazzi fatti sempre con forme e colori diversi. Il mondo è davvero una grande avventura e la carriola magica ti racconterà la sua storia e, con la sua, la storia del mondo che le sta attorno.

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La carriola magica appare in Egitto Terzo millennio a.C. 12

A

zaès era tanto, tanto stanco. E la giornata di lavoro era appena all’inizio! Il sole sembrava scottare piú degli altri giorni, la schiena era già tutta dolorante per il peso che doveva sopportare e i mattoni da trasportare erano ancora cosí tanti, ma cosí tanti, che il povero Azaés, preso dalla disperazione, si lasciò cadere a terra con un lamento: «Voglio dormire!». «Stai attento», gli sussurrò un ragazzino che, come lui, aveva il compito di trasportare mattoni; «se si accorgono che non lavori, ti prenderai un bel po’ di frustate!». Devi sapere, infatti, che sia Azaès sia il suo giovane amico, come tutti i contadini poveri d’Egitto, quando il Nilo ricopriva con le sue acque i loro campi, non avevano altra possibilità per vivere se non quella di lavorare per il Faraone alla costruzione di una grande piramide. Sai che cos’è una piramide? La piramide è una specie di casa – una casa altissima e con il tetto a punta – dove il Faraone voleva che il suo corpo fosse conservato, dopo la sua morte, insieme a tutte le cose che potevano servirgli per continuare a vivere nell’aldilà: cibo, vestiti e tutto quello che era abituato ad avere in vita. Costruire una piramide molto grande e molto alta era un lavoro terribilmente faticoso e anche pericoloso. Agli uomini piú forti e robusti toccava sollevare le pietre piú pesanti e disporre i mattoni per bene uno sull’altro fino ad arrivare alla cima, mentre i piú vecchi o i ragazzini – e tra questi c’era Azaès – venivano usati per trasportare i mattoni sul luogo dove si stava costruendo la piramide. Tutto il lavoro era sorvegliato dai guardiani del Faraone che non lasciavano mai riposare un momento e a fine giornata, a seconda del lavoro fatto, decidevano la quantità di cibo che ciascuno s’era guadagnato. E durante tutto il giorno guai a chi rallentava un po’ il passo, o perdeva tempo a parlare con il compagno o magari a levarsi una spina dal piede! Subito arrivava una frustata per ricordare che bisognava solo e sempre lavorare e lavorare! Ma, per fortuna di Azaès che se ne stava senza forze steso a terra, il guardiano oggi era distratto dall’arrivo di un mercante che proprio in quel momento gli stava parlando animatamente per convincerlo della bellezza e della preziosità della sua merce.


Furono solo pochi minuti: Azaès piombò in uno strano e profondissimo sonno e sognò di trovare accanto a lui uno strano attrezzo che non aveva visto mai. Una specie di grande cassa con sotto una ruota che girava e due bastoni che sporgevano dalla parte opposta della ruota. E dentro vide che c’erano tanti e tanti mattoni che se ne andavano dondolando dentro la strana cassa con la ruota, verso il posto dove gli uomini costruivano la piramide. Con un gran sospiro Azaès si svegliò: «Magari non fosse solo un sogno! Ci vorrebbe proprio una cassa che cammina da sola!…». «Ed eccomi qua!», disse una vocina vicina, vicina… «Sono qui per aiutarti». Azaès si strusciò tre volte le mani sugli occhi per essere sicuro di non stare ancora sognando ma quello che vide davanti a sé era esattamente la cassa con la ruota e c’erano anche i due bastoni che sporgevano dalla parte opposta della ruota. Tutto come nel sogno. Allora Azaès allungò le mani per toccare quello strano arnese: era proprio vero, non era un sogno! Lo toccò, lo ritoccò fin quando non sentí una grande risata e la vocina di prima che gli diceva: «Cosí mi fai il solletico e se rido mi si piega la ruota e poi non ti posso piú aiutare!». «Ma tu parli?!», si rese conto improvvisamente Azaès. «Sei di legno e parli!». Tu mi dirai che anche Pinocchio era di legno e parlava, ma questo Azaès non lo poteva sapere perché la storia di Pinocchio l’ha scritta un certo signor Collodi, tanti e tanti anni dopo! E quindi Azaès non riusciva a darsi pace perché non aveva mai sentito dire che un pezzo di legno potesse parlare. «Sono la carriola magica», si presentò finalmente l’arnese di legno, «parlo, penso e non sento la fatica. Perciò smettila di stare lí a bocca aperta: tirati su, prima che il guardiano si accorga che hai smesso di lavorare, e metti quanti piú mattoni riesci dentro di me». Lasciato da parte il suo stupore, Azaès si affrettò a fare quello che la carriola magica gli aveva consigliato: quanti mattoni entravano dentro quella cassa! Tutti quelli che lui, da solo, riusciva a portare impiegando una lunga faticosissima giornata! «E adesso solleva i due bastoni e spingimi!», raccomandò la carriola. Con un piccolo sforzo Azaès sollevò la carriola e la portò fin dove i mattoni andavano scaricati. Poi a uno a uno, li tirò fuori e, svelto svelto, se ne tornò indietro per fare un nuovo carico. «Ma che cosa dirà il guardiano se si accorge che tu mi aiuti?», chiese preoccupato Azaès alla sua carriola. «Nulla perché né lui né nessun altro può vedermi. Devi sapere che gli uomini un giorno inventeranno la carriola e la useranno, come stai facendo ora tu, per faticare meno. Ma dovranno passare quasi altri quattromila anni prima che a qualcuno

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Ladri e gioielli a Babilonia

1700 a.C.

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«

Al ladro! Al ladro!…». Grida spaventate uscivano dalla reggia e si rincorrevano per le vie di Babilonia. La grande porta del palazzo reale si aprí e ne uscirono soldati armati che, a gruppetti, si lanciarono per le strade della città. E ancora a gran voce: «Al ladro! Al ladro!». Le grida arrivarono fino al mercato, dove la carriola magica trotterellava tra la gente cercando di capire chi fosse là in mezzo ad avere piú bisogno del suo aiuto. «Ma come?», dirai tu, «la carriola magica non stava in Egitto ad aiutare Azaès a trasportare mattoni?». Certo, ma quello era successo tanto tempo prima: la loro amicizia era durata per molti e molti anni e ogni volta che Azaès ne aveva avuto bisogno la carriola magica era sempre riuscita a rendergli la vita un po’ meno faticosa. Finché un giorno, quando era ormai tanto vecchio e tanto stanco, Azaès chiamò la sua amica per salutarla: «Tu sei stata davvero una compagna fedele», le disse accarezzandole affettuosamente la ruota, «ma ora è tempo che ci lasciamo. I giorni che avevo da vivere qui sulla terra sono finiti. Adesso andrò in un posto dove la fatica e la sofferenza non ci sono piú. Lí potrò fare a meno del tuo aiuto mentre tu potrai cercare da qualche altra parte qualcuno che abbia davvero bisogno di te e delle tue magie!». E cosí andarono in effetti le cose. I due amici si salutarono con grande affettuosità: la carriola magica trasformò per un momento i suoi lunghi manici in due morbide braccia e cosí poté abbracciare forte forte il suo vecchio amico, e Azaès le diede un bacio proprio sulla ruota davanti. Pochi giorni dopo Azaès lasciò questo nostro mondo per cominciare la sua nuova vita nell’aldilà. La carriola magica decise allora di cambiare paese e di cercare in una nuova terra un nuovo amico da aiutare. Per questo si trovava a girellare per il mercato di Babilonia proprio quando dalla reggia erano partite quelle urla di «al ladro! Al ladro!». All’inizio la carriola magica non fece caso a tutto quel gridare. Era troppo occupata nella sua ricerca. Non era facile scegliere: a chi avrebbe dovuto offrire il suo


aiuto? A quel vecchio a mala pena coperto da uno straccio che chiedeva l’elemosina in un angolo della piazza? O a quel ragazzo senza una gamba che cercava di convincere un falegname a regalargli un pezzo di legno per farci una stampella? E quella donna con un bimbo in braccio che si trascinava per la piazza, quasi schiacciata sotto il peso di un’enorme cesta che le pendeva sulla schiena? Non aveva anche lei bisogno di una mano amica? Dovunque guardasse, la carriola magica trovava gente infelice che sembrava proprio stare lí aspettando il suo aiuto, e perciò non riusciva a decidersi: scegliendone uno, infatti, avrebbe dovuto rinunciare ad aiutare tutti gli altri! Chissà, se avesse potuto chiederti un consiglio, forse tu avresti potuto aiutarla! Anche se a volte succede pure a te, quando ti chiedono: «Che regalo vuoi?», di non saper rispondere! Non è vero?… Comunque un evento imprevisto fece sí che il problema della nostra carriola magica si risolvesse da sé. Quel grido ripetuto: «Al ladro! Al ladro!» e un gruppo di gente che correva disordinatamente per il mercato costrinsero finalmente la carriola magica ad accorgersi di quello stava succedendo. Incuriosita, cominciò ad andare dietro a quelli che correvano e in breve si rese conto che, invece di inseguire il ladro – come facevano credere con il loro grido – lo stavano aiutando a fuggire! La carriola magica decise: «Qui c’è qualcosa di poco chiaro! Voglio andare fino in fondo alla cosa!». Non era poi cosí complicato per lei: correre non era certo una fatica e poi – ti ricordi? – gli uomini non potevano vedere la carriola perché… ancora non l’avevano inventata! Si lanciarono per strade e stradine, per vie e viuzze: il ladro, il gruppetto che gridava «al ladro!» e dietro – invisibile a tutti – la carriola magica. Arrivarono infine in una casupola di fango, quasi fuori città, e vi s’infilarono tutti dentro. Sentendosi ormai al sicuro, il ladro tirò fuori da sotto il mantello un grosso fagotto di stoffa, piano piano lo aprí e, quando gli occhi di tutti poterono vedere, si udí un grande «oh!» di meraviglia: erano pietre verdi e blu, diademi d’oro e d’argento, collane, bracciali e orecchini e tutte le cose piú preziose che tu possa immaginare! «Ma questo è il tesoro di un re, anzi di una regina!», esclamò la carriola magica che, per fortuna, non solo non poteva essere vista dagli uomini ma neanche ascoltata! E, comunque, aveva proprio ragione!

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La carriola magica fa un brutto sogno

«

Intermezzo: Roma, V secolo d.C.

Ahi, ahi, fate piano! Cosí mi rompete tutta! E attento a dove metti i piedi, brutto scimmione! Ma non vedi che mi stai schiacciando la ruota?! Ah, già… non mi vede… sono ancora invisibile. E lo credo! Tutti questi omacci tutti muscoli e niente cervello non sanno fare altro che andare in guerra per rubare la roba degli altri! Non hanno tempo per inventarmi! Pensare che potrei essere d’aiuto in tante cose: potrei sollevarli dalla fatica quando costruiscono una casa, quando lavorano nei campi, ogni volta che c’è da spostare dei pesi! Ma loro, niente: tirano di spada, tirano le frecce, tirano insulti da far impallidire un orso bianco, ma di tirare una carriola non passa per la testa a nessuno! Oddio, ma questi quanti sono? E dove corrono tutti cosí arrabbiati? Che cosa dicono? Vanno a Roma? Vogliono distruggere Roma! Ma sono proprio dei barbari!». La carriola magica si svegliò tutta agitata. Ripeteva ancora: «Attenti ai barbari! Attenti ai barbari!», proprio come quella volta che si era trovata davvero in mezzo a una massa di uomini urlanti – erano i terribili Visigoti – che si precipitavano all’assalto di Roma e inutilmente aveva cercato di avvertire gli abitanti ignari del pericolo gridando a tutta forza «Attenti ai barbari! Attenti ai barbari!». Se qualcuno avesse potuto sentirla, pensava la carriola, forse l’Impero romano non sarebbe caduto. Ma siccome la storia non si fa né con i “se” né con i “ma”, l’Impero romano fu invaso dai barbari e, come tutte le cose del mondo, finí. Da allora la povera carriola magica continuava a sognare la caduta dell’Impero e a rimpiangere che nemmeno lei, con tutte le sue magie, aveva potuto impedire la distruzione di Roma.

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Finito di stampare per ikonaLĂ­ber nel mese di novembre 2018 da PrintĂ­, Manocalzati (AV) su carte ecologiche certificate di pura cellulosa Fedrigoni Symbol Freelife e Arcoprint. Composto in Bookman, Carolina, Charlemagne, Didot, Futura, Arno Pro, Goudy Text, Janson, Lithos, Rockwell, Rusticana, Sassoon, Scala sans, Trajan Pro, Zapf Dingbats.




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