Giuseppe Berlen: «Pratiche sensibili. Il batterista e il suo mondo», edizioni IkonaLiber

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IL BATTERISTA E IL SUO MONDO

Giuseppe Berlen (Mola di Bari, 1965) è musicista, compositore e didatta. È titolare della cattedra di Batteria e percussioni jazz presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari. Già docente di Batteria e percussioni jazz e pop ai Corsi accademici di alta formazione (I e II livello) presso i Conservatori di Alessandria, Cosenza, Cesena, Fermo, Pescara, Sassari e Trieste. È stato titolare della cattedra di Strumenti a percussione dal 2001 al 2017 presso la Scuola statale secondaria di primo grado a indirizzo musicale “G. Bianco – G. Pascoli” di Fasano. Svolge un’intensa attività didattica, ha pubblicato una serie di trattati e svolge master sulla batteria presso importanti istituzioni accademiche. Ha partecipato a numerose produzioni e registrazioni discografiche per conto di Sony, Velut Luna, Splash, Sorriso, CMC, Dodicilune, Zetema, Egea, Le vie dei Suoni, collaborando con musicisti di fama mondiale e partecipando a importanti festival internazionali. Ha all’attivo numerose pubblicazioni e scrive articoli e rubriche per riviste nazionali specializzate. Ha eseguito e registrato in veste di batterista solista, in prima mondiale, il Concerto for Drum Set and Percussion Ensemble scritto dal percussionista e compositore americano John Beck. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. Nel 2014 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana per aver diffuso arte e cultura ai ragazzi attraverso la musica.

ISBN 978-88-97778-57-8

€ 18,00

IKONALÍBER

9 788897 778578

giuseppe berlen

I MOVIMENTI DEL SUONO

«Giuseppe Berlen è un batterista eccellente. La sua padronanza dello strumento è ammirevole. La sua particolare attenzione alla musica scritta e la sua abilità creativa nell’improvvisazione danno luogo a una considerevole interpretazione. Il suo eccezionale approccio ritmico e musicale crea un’atmosfera di estremo interesse per chi ascolta». John H. Beck

GIUSEPPE BERLEN PRATICHE SENSIBILI

«Utilizzando una metafora potremmo dire che Dioniso e Apollo – la musica dell’animo e quella dell’universo, l’istinto e il sentimento – devono eseguire la performance a quattro mani. Una propensione costante quindi alla riflessione e al controllo, al fine di poter governare la propria tecnica senza mai perdere di vista alcune fondamentali pratiche sensibili».

pratiche sensibili il batterista e il suo mondo

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collana I movimenti del suono



giuseppe berlen

pratiche sensibili

il batterista e il suo mondo

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Per mia moglie Vanna e i miei amati figlioli Paolo e Francesca.

« Tutte le arti, anche il silenzio, hanno una grammatica. Ma prima bisogna sintonizzarsi sull’anima : con il corpo, con il cuore, con lo sguardo ». Marcel Marceau



Prefazione Nel proliferare di testi didattici dedicati alla batteria – un proliferare che non sembra accorgersi della profonda crisi che pure attanaglia il settore degli strumenti musicali – non può passare inosservato un libro come quello scritto da Giuseppe Berlen. Laddove infatti la tendenza del mercato delle pubblicazioni per batteristi è quella di occuparsi di argomenti sempre piú specialistici, di questioni sempre piú settoriali, Pratiche sensibili si impone per il suo approccio ‘totale’, per il suo voler raccontare per intero la realtà del batterista e del suo mondo. Compresi quegli aspetti di assoluta importanza – quasi delle ‘precondizioni’ rispetto all’atto del suonare – che però quasi mai sono oggetto di analisi o di approfondimento. Il libro dell’amico Giuseppe Berlen – che ho il piacere di conoscere dai primissimi anni del nuovo secolo e che ho avuto il privilegio di poter annoverare tra i piú brillanti collaboratori della rivista allora denominata “Percussioni”, da me diretta dal 2001 al 2008 – indaga infatti argomenti decisivi per chi suona, troppo spesso ignorati dalla pubblicistica batteristica a favore di questioni meramente tecniche o, nel migliore dei casi, stilistiche. Le ‘pratiche sensibili’ cui allude il titolo riguardano molto di piú : per esempio l’importanza per il musicista di una corretta respirazione ; o un’analisi della postura che non si risolva nel presentare due o tre fotografie di qualcuno seduto piú o meno correttamente allo strumento ; o l’importanza del movimento che precede un colpo ; o la funzione decisiva del silenzio e delle dinamiche ; o le qualità e i colori del suono. Particolarmente interessanti, e utili per rendere piú ‘fruibili’ le acute speculazioni dell’autore, gli approfondimenti In prima persona, in cui Berlen ricorre alla propria vastissima esperienza di performer e didatta per raccontare storie concrete di vita vissuta (e suonata) riguardanti l’argomento sviscerato e analizzato nel paragrafo precedente.

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A prescindere dallo strumento suonato, la lettura di Pratiche sensibili – e la riflessione sui suoi contenuti – costituisce un sicuro arricchimento per il lettore, che sarà chiamato a porsi delle domande, a riflettere a fondo sui motivi del suo ‘fare musica’ e sulla correttezza del suo approccio complessivo allo strumento. Una lettura forse non semplicissima, ma che ha il merito di ‘alzare l’asticella’ e che potrà contribuire alla formazione di musicisti piú consapevoli, preparati e, appunto, sensibili. 8

Alfredo Romeo




Premessa Qualche tempo fa, mentre ero nella sala d’attesa di un concessionario di auto, incontrai per caso un conoscente, avvocato di professione. Durante la nostra breve conversazione il mio interlocutore a un tratto, perplesso, mi disse a proposito del mestiere del musicista e del docente di musica : « Se per un ricercatore di giurisprudenza una pubblicazione potrebbe riguardare tanti argomenti, dal diritto romano al diritto penale, non riesco a immaginare che cosa si possa scrivere in un libro che abbia come argomento uno strumento musicale ! ». Colto di sorpresa da una simile dichiarazione, fui salvato dall’arrivo del mio turno che mi tolse dall’imbarazzo. Perché, in verità, per rispondere a questa osservazione non sarebbero certo bastati pochi momenti di una conversazione occasionale e superficiale. Diversi anni fa, un musicista al quale sarò sempre grato mi passò una serie di scritti e di appunti circa alcuni concetti sulla batteria. Molti di questi insegnamenti erano di Elvin Jones, lo storico batterista americano. Durante un suo seminario, Jones sostenne : « Ci vuole una grande sicurezza nel colpo, una vera e propria ricerca della giusta vibrazione sonora ». Un insegnamento concettuale e pratico allo stesso tempo, un precetto che sottintendeva un approccio sensibile e di ricerca. Tutto ciò mi indirizzò a una serie di originali intuizioni e interrogativi che mi portarono ad affrontare con profonda passione lo studio e la pratica della batteria. Da quel momento il mio percorso artistico e didattico fu improntato a tale atteggiamento. Negli anni successivi si sono alternati momenti di analisi, riflessioni e riscontri con illustri e ispirati maestri. Ogni volta che una nuova finestra si apriva metteva in crisi anni di lavoro : un brano, un pattern, un suono potevano portarmi verso universi ignoti e il mio strumento diventava il mezzo per conoscerli.

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Cosí la ricerca che a volte sembrava conclusa riprendeva e progrediva a ogni nuova intuizione rendendo vulnerabile e fragile ogni certezza fino ad allora acquisita.

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La passione e la curiosità sono costantemente state il mio carburante. Le ho sempre portate con me quando, giovane concertista o studente inquieto, giravo l’Italia in lungo e in largo in cerca di risposte, o docente con la voglia di trasmettere sensazioni, pensieri e insegnamenti intensi e profondi. Durante i miei corsi accademici di batteria e percussioni jazz nei conservatori l’emozione si fa grande quando leggo negli occhi degli studenti la stessa voglia di ricercare, di scoprire, di inventarsi. Numerosi e dovuti sono i ringraziamenti : ai maestri e didatti dello strumento, artisti, studenti e colleghi, ai tanti libri e testi letti che hanno dato organicità alla mia ricerca, ai musicisti che ho incontrato e alle esperienze grazie alle quali il mio strumento ha risuonato. Grazie anche all’avvocato che incontrai per caso in una concessionaria di automobili, al quale rispondo qui come avrei dovuto fare allora, con una frase di Henry Miller : Tengo fra le mani una foglia morta e la guardo : non è magnifica ? L’ho vista mille volte e non l’ho mai notata. Parla di forma, struttura, scopo, parla dell’impensabile, inconcepibile collaborazione che si svolge sopra e sottoterra, di pazienza e tenerezza. Finché capisco che non è una foglia morta quella che tengo in mano, ma un dizionario, un’enciclopedia, un manuale d’arte, una filosofia della storia, tutto riassunto in una sola cosa. 1

1  Miller.




Introduzione « Ci sono troppe idee e cose, direzioni in cui andare. Comincio a pensare che la ragione per cui è importante avere una passione per qualcosa è che questa riduce il mondo a una dimensione piú gestibile ». Allora, una passione è un filtro attraverso cui scoprire il mondo e parto da questa citazione, tratta dal film Il ladro di orchidee di Spike Jonze 1, per esporre una serie di riflessioni che hanno via via influenzato il mio modo di essere. Che cos’è la passione ? È una cosa scomoda, diceva Cesare Pavese. È un sentimento molto potente, a volte intossicante, qualcosa di tanto esaltante da indurre a voler rischiare tutto. Si può esporre tutto ciò in uno spazio breve ? Oppure, considerando l’argomento, il mio è un tentativo paradossale di dire l’indicibile ? Una strada è possibile : « Riduci il tutto, focalizzati su una cosa sola della storia, trova quell’unica cosa per cui provi una profonda passione e poi scrivi di quella », si dice in un altro punto dello stesso film. Dunque, se riscopro il mondo per mezzo della mia passione e focalizzo l’attenzione su ciò che mi induce a rischiare tutto, mi spingerò verso la ricerca dell’essenza delle cose, quell’essenza che fa intendere gli insegnamenti non come regole, ma come princípi basati sulla conoscenza e sull’esperienza nonché sulle mie sensazioni. Certo, non si può stabilire una condotta dogmatica rispetto a una performance, ma è possibile riflettere sulle sue finalità, sulla tecnica e conseguentemente sull’apprendimento. Purtroppo si parla sempre meno di tutto ciò, ed è un po’ come tentare di disegnare un cerchio dimenticando di considerare il centro della circonferenza. 1  Il ladro di orchidee (Adaptation), regia di Spike Jonze, 2002, ispirato al libro di Susan Orlean, Il ladro di orchidee, Rizzoli, Milano, 2000.

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L’insegnamento, per esempio, può percorrere due strade : un atteggiamento comunicativo di tradizione orale – basato sul « ti mostro come si suona » – e un altro basato sulla tradizione di scrittura, utilizzando libri di testo.

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Riguardo all’apprendimento sui libri di testo, appunto, la mia sensazione è che l’esorbitante uscita di pubblicazioni didattiche, non tutte indispensabili, rischi di confondere le idee, piú che chiarirle. Intuizioni semplici e scontate, troppo spesso sostenute da eccessive regole, diluiscono la passione e allontanano dalla conoscenza, pretendendo che un testo debba calzare a pennello per ogni studente, mentre invece andrebbe sempre contestualizzato e personalizzato. L’acquisizione dovrebbe essere sostenuta da sperimentazioni, esempi di quotidianità, riferimenti che pungolino e portino lo studente ad autopercepirsi per impostare un individuale sistema di scelte senza influenzarle. Occorre una grande passione comunicativa per invitare il discente ad avventurarsi verso strade ignote facendo in modo che al contempo in lui crescano stile, inventiva e sensibilità. Per quel che mi riguarda, l’insegnante è innanzitutto un musicista che ha di fronte a sé altri musicisti con cui condivide percezioni proprie e ai quali suggerisce intuizioni e stimoli per sviluppare le personali sensibilità fondamentali, mediando l’esperienza e la conoscenza con saggezza e audacia. Al batterista o musicista in genere che si avvicina a queste pagine chiedo uno sforzo, ma anche un abbandono (nel senso di apertura), vòlti a rendere piú acute e scattanti le percezioni e le reazioni sensoriali : un vero e proprio esercizio di pratiche sensibili, un’esperienza profonda che coniughi sensi e corpo, intelletto e vita pratica.


Ritengo che conoscere la natura delle cose e dar loro un primo significato per individuare i valori chiave dell’esistenza siano princípi imprescindibili. Spero che attraverso queste pagine il lettore musicista trovi anche un’occasione per confrontarsi con sé stesso e interrogarsi sulle proprie azioni ; se alla fine del sentiero egli avrà trovato, in questa selva di domande aperte, anche solo una piccola risposta, il viaggio sarà stato utile. 17



I

I moti dell’animo

Ispirazione La batteria è una sorta di alter ego e il personale assemblaggio dei piatti e dei tamburi è lo specchio del proprio vissuto. Esiste un luogo nel nostro inconscio dove si accumulano esperienze ed emozioni quali godere della bellezza di un paesaggio, passeggiare tra la gente, vedere un’opera d’arte, vivere un posto e conoscerne la cultura, le melodie e i ritmi. Sono emozioni, affetti e sentimenti spesso avulsi da contesti musicali, ma che tuttavia all’improvviso, in un determinato istante, convergono in un’azione e in un momento per trasformarsi. Si può considerare tutto questo un impulso emotivo scatenante, una sorta di cadenza colta dalla nostra immaginazione, o semplicemente ‘ispirazione’, ossia il punto in cui tutto comincia : un’emozione profonda e significativa, un linguaggio del sentire che si innesca e si accende dentro di noi. Nel momento in cui l’ispirazione appare alla coscienza prende il via il processo creativo, e quell’idea va sempre piú definendosi, le sensazioni si raffinano e si strutturano forgiandosi attraverso il nostro bagaglio culturale ed emozionale. L’emozione si trasforma in pensiero, e il compimento della performance desiderata diventa motivazione dell’intero organismo tecnico musicale. Le esperienze vissute alimentano l’idea contribuendo a definire il nostro stile, e vengono convogliate e materializzate nel tempo, nello spazio, nel ritmo, nei suoni. Paul Motian 1, musicista di grande sensibilità, disse in una sua intervista : 1  Stephen Paul Motian (Philadelphia, 25 marzo 1931 – New York, 22 novembre 2011), batterista, compositore e musicista statunitense di origini armene.

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Credo che la tecnica sia insita nello stile. Per me è piú importante il feeling  : io suono quello che avverto dentro. Se hai delle idee nella tua mente, puoi riuscire a trasmetterle all’esterno con il tuo strumento. Non è necessario fare esercizio, o possedere una tecnica canonica per fare questo ; se hai delle idee musicali in testa, in un modo o nell’altro puoi riuscire a farle venir fuori. 2

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Tutto si trasforma in musica, il prender forma di un sentire indefinito diventa un’idea. È necessario, dunque, comprendere il nesso tra lo stato interiore di un musicista e la sua resa artistica, sia essa in pubblico o nella relazione quotidiana con lo strumento, nelle prove di preparazione come nell’insegnamento. Un insieme di pensieri, atteggiamenti, emozioni e condizioni fisiche che fanno per cosí dire da substrato. La batteria è una sorta di alter ego e il personale assemblaggio dei piatti e dei tamburi è lo specchio del proprio vissuto. Si potrebbe riassumere il tutto con la stupenda frase di Marcel Marceau che ho citato all’inizio : Tutte le arti, anche il silenzio, hanno una grammatica. Ma prima bisogna sintonizzarsi sull’anima : con il corpo, con il cuore, con lo sguardo .

Sarebbe bello vivere in un ‘paesaggio’ dove ogni componente possa trasmettere emozioni profonde, ‘sentirsi ispirato’. Immaginare la morbidezza e la leggerezza di un’onda in superficie che trasporta e si destreggia con altrettanta audacia e sicurezza, « questo è il mio battente ». E avere uno sguardo. Uno sguardo che possa raccogliere e far vivere tutto ciò… 2  Paul Motian, in “Percussioni”, maggio 1992, pp. 10–11.




Ringraziamenti Ai miei maestri e a tutti i miei studenti. Ad Antonella Liotine, Aldo Bagnoni, Luca Basso e Pasquale D’Attoma per la revisione del testo. Agli studenti Alessandro Campobasso, Tonio D’Arminio, Mario Giuseppe Di Leo, Fabrizio Fiore, Francesco Gregorace, Attilio Iantorno e Alessio Sisca per aver dato un loro contribuito. A Lucia Diomede, persona generosa, per aver tradotto con professionalità alcune interviste. Al batterista che ho incontrato un po’ di anni fa (la Scintilla) e a Elvin Jones (mio ispiratore), ai registi Spike Jonze, Mick Davis, Colinda Walled, agli attori Meryl Streep e Nicolas Cage, ai film Il ladro di orchidee, Momenti di gloria e I colori dell’anima per avermi fatto sognare.

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Indice PREFAZIONE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7 PREMESSA. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11 INTRODUZIONE. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 15

I – MOTI DELL’ANIMO Ispirazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19 Coscienza sonora. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 21 In prima persona – il kokokynaka. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23 Capacità di ascoltarsi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24

II – TECNICHE DEL CORPO Impulsi motori. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 Ritmo non udibile. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 Intonazioni mute. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 In prima persona – cronaca di un’esperienza. . . . . . . . . . . 38

III – VOCI DEL CORPO L’ambiente sonoro. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 La qualità del contatto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 Ordinamento bilanciato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 49 Grammatiche motorie . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 In prima persona – prospettiva dell’atto percussivo. . . . . . 56


IV – VOCI DELL’UNIVERSO Il silenzio diventa suono. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59 In prima persona – coda emotiva. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 62 Entità sonore. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 63 In prima persona – genius loci. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 69 Eventi in successione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 In prima persona – il percussionista zairese. . . . . . . . . . . . 78 Sensazioni tattili. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 80 In prima persona – piú che pianissimo. . . . . . . . . . . . . . . . . 83 Il colore dei suoni. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 84 In prima persona – i colori di Pierre . . . . . . . . . . . . . . . . . 90 Dialettica sonora . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 92

V – ENERGIA RICERCATA Come un acrobata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 99 In prima persona – in gondola. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102 Tra azione e dinamica. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 108 Training delle sensibilità per un’energia creativa . . . 111 Corrispondenze – conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 115

RINGRAZIAMENTI. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 119 BIBLIOGRAFIA . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 121



© Edizioni ikonaLíber, 2019 via Lago di Lesina, 15 • 00199 Roma tel. 06 • 86.32.96.53 ikonaliber@ikona.net ikonaliber.it

Tutti i diritti riservati. Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, se non autorizzata.

ISBN: 978-88-97778-57-8

Collana I movimenti del suono.

Progetto grafico: Fabrizio M. Rossi. Immagine di copertina: Andes mountains, di vetal1983 , © Fotolia/Adobe Stock. Impaginazione: studio Ikona [www.ikona.net]

Finito di stampare per ikonaLíber nel mese di febbraio 2019 da Printí, Manocalzati (AV) su carte ecologiche certificate Fedrigoni Tintoretto e Arcoset. Composto in Scala e Scala sans.



Con una prefazione di Alfredo Romeo.

IL BATTERISTA E IL SUO MONDO

Giuseppe Berlen (Mola di Bari, 1965) è musicista, compositore e didatta. È titolare della cattedra di Batteria e percussioni jazz presso il Conservatorio “N. Piccinni” di Bari. Già docente di Batteria e percussioni jazz e pop ai Corsi accademici di alta formazione (I e II livello) presso i Conservatori di Alessandria, Cosenza, Cesena, Fermo, Pescara, Sassari e Trieste. È stato titolare della cattedra di Strumenti a percussione dal 2001 al 2017 presso la Scuola statale secondaria di primo grado a indirizzo musicale “G. Bianco – G. Pascoli” di Fasano. Svolge un’intensa attività didattica, ha pubblicato una serie di trattati e svolge master sulla batteria presso importanti istituzioni accademiche. Ha partecipato a numerose produzioni e registrazioni discografiche per conto di Sony, Velut Luna, Splash, Sorriso, CMC, Dodicilune, Zetema, Egea, Le vie dei Suoni, collaborando con musicisti di fama mondiale e partecipando a importanti festival internazionali. Ha all’attivo numerose pubblicazioni e scrive articoli e rubriche per riviste nazionali specializzate. Ha eseguito e registrato in veste di batterista solista, in prima mondiale, il Concerto for Drum Set and Percussion Ensemble scritto dal percussionista e compositore americano John Beck. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti. Nel 2014 è stato insignito dell’onorificenza di Cavaliere al merito della Repubblica Italiana per aver diffuso arte e cultura ai ragazzi attraverso la musica. ISBN 978-88-97778-57-8

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9 788897 778578

giuseppe berlen

I MOVIMENTI DEL SUONO

«Giuseppe Berlen è un batterista eccellente. La sua padronanza dello strumento è ammirevole. La sua particolare attenzione alla musica scritta e la sua abilità creativa nell’improvvisazione danno luogo a una considerevole interpretazione. Il suo eccezionale approccio ritmico e musicale crea un’atmosfera di estremo interesse per chi ascolta». John H. Beck

GIUSEPPE BERLEN PRATICHE SENSIBILI

«Utilizzando una metafora potremmo dire che Dioniso e Apollo – la musica dell’animo e quella dell’universo, l’istinto e il sentimento – devono eseguire la performance a quattro mani. Una propensione costante quindi alla riflessione e al controllo, al fine di poter governare la propria tecnica senza mai perdere di vista alcune fondamentali pratiche sensibili».

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