Il Corriere della Città - Febbraio 2021

Page 1

Corriere Città

libertà - informazio il politica - sport - cro Il Corriere della Città www.ilcorrieredellacitta.com

della

Anno 13 Numero 2

FEBBRAIO 2021

MAFIA LITORALE Clan Fragalà riconosciuta “associazione mafiosa” 53 anni e 8 mesi di condanne

libertà informazione politica cronaca cultura sport

P R I O R I TA’ A LL A SCUOLA

ESCLUSIVO

SPARI IN VILLA Torvaianica: rivelazioni “pesanti” della vittima al processo

USURA «La mia migliore amica mi ha presentato gli strozzini»

Editoriale RONCIGLIANO Riavvio con un mega impianto

“ZONA ARANCIONE” Tutti i paradossi e i controsensi che abbiamo dovuto subire

SCUOLE SUPERIORI Ecco come è stato il ritorno alle lezioni in presenza per gli studenti

I

«LA GIOSTRA DEI COLORI»

l Lazio, dopo 14 giorni di “purgatorio”, è di nuovo in zona gialla. Esultano, per quanto ci sia da gioire in questi tempi bui, in particolare bar e ristoranti che potranno così tornare a lavorare realmente accantonando, seppur in parte, quella che è stata l'elemosina dell'asporto. L'ordinanza però non cancella quanto di assurdo e paradossale vissuto dal 17 al 31 gennaio da tutti noi, finiti preda di questa frenetica “giostra dei colori” che ci fa vivere ogni venerdì con estrema trepidazione solo per sapere cosa si potrà fare poi nei successivi 15 giorni. E ormai lo facciamo tutti con fin troppa rassegnazione, senza più interrogarci se tutti i sacrifici che stiamo facendo servano davvero a qualcosa. (continua a pag.4)



FEBBRAIO 2021 NUMERO 2

www.ilcorrieredellacitta.com

INCHIESTE ESCLUSIVE

Editoriale I l r i t o r n o i n “ z o n a g i a l l a” POLITICA Compost “velenoso”, verso il processo.....pp. 12-13 Impianto di Roncigliano, Ardea dice no.........p. 14 PEBA a Pomezia, facciamo il punto.................p.16 CRONACA I paradossi della “zona arancione”..............da p.18 Buoni spesa a Pomezia e Ardea : il punto........p.22 Coronavirus, tutti gli aggiornamenti...............p.24

M a fi a , u s u r a , e c r i m i n a l i t à s u l l i t o ra l e : p r o s e g u e i l n o s t r o v i a g g i o VACCINI

Tutte le notizie sul territorio le trovi su

Lo strano caso di Via delle Orchidee.....................p.26

Ritorno a scuola (quasi) in sicurezza..........da p.28 LE RUBRICHE DEL CORRIERE DA PAG. 32

Sul web www.ilcorrieredellacitta.com

Oxford-Pomezia: a che punto siamo? (p. 17)


4

EDITORIALE

Il Corriere della Città febbraio 2021

La giostra dei colori (segue dalla copertina) Per quanto riguarda la “zona arancione” ci siamo trovati di fronte – e non è detto che non capiterà più – a un insieme di regole che, francamente, in pochi hanno capito soprattutto in ottica di prevenzione e del contenimento dei contagi: nel servizio che troverete a partire da pagina 18 abbiamo provato a raccontare tutti i controsensi vissuti/subiti nei giorni scorsi in materia di spostamenti, divieti, congiunti, seconde case, e chi più ne ha più ne metta. C'è stato chi ha dovuto bere un caffè di corsa sotto la pioggia o appoggiarsi su un cassonetto della spazzatura (non stiamo scherzando) per pranzare; o chi ha dovuto attendere al freddo in strada solo per poter prendere cappuccino e cornetto (al netto di coloro che invece hanno violato le regole che pure non sono mancati). Viceversa, come se nulla fosse, è stato però possibile accalcarsi dentro ai centri commerciali, e qui, onestamente, anche noi abbiamo le nostre responsabilità, o rimanere in fila appiccicati gli uni agli altri solo per poi poter “sprofondare” nelle corsie dei negozi alla ricerca dello sconto giusto. Due gli esempi emblematici che vi abbiamo raccontato sulle pagine del nostro sito: Primark, all'interno del centro commerciale Maximo, e la Nike a Roma, dove in molti hanno fatto letteralmente a “spintoni” solo per accaparrarsi l'ultimo modello di scarpe. Sul fronte degli spostamenti è andata ancora peggio dato che si è assistito ad un'enorme sproporzione da Comune a Comune, di nuovo con la Capitale a racchiudere tutti i controsensi di tale disposizione: a Roma è

stato possibile infatti percorrere chilometri e chilometri di distanza, spostandosi anche, per fare un esempio, da Castel Romano alla Bufalotta (peraltro con pochissimi controlli da parte delle forze dell'ordine), mentre intere famiglie (o fidanzati) tra Ardea e Pomezia, distanti pochi chilometri le une dalle altre, magari sono state divise. E arriviamo così alle scuole: su questo fronte, c'è da dire, gli studenti delle scuole superiori, dopo un inizio davvero travagliato e sancito da proteste per ciò che riguarda Pomezia, si dicono ora abbastanza soddisfatti dei correttivi adottati, sebbene nuovamente in ritardo (eppure le superiori erano chiuse da novembre) e con disagi che comunque continuano a persistere. E' stato apprezzato

infatti l'intervento in relazione ai mezzi pubblici fatto sia da Pomezia che da Ardea, con i due Comuni che hanno provato a potenziare, avvicinandoli ai nuovi orari scolastici che avevano messo a dura prova le famiglie, la rete del trasporto pubblico. Ma questa scuola superiore, letteralmente a metà, non basta per far gioire i più giovani sempre più preda di crisi depressive e sindromi autolesioniste: almeno, dato che la pandemia va comunque combattuta, cerchiamo di ridargli una scuola decente dato che è stato messo nero su bianco dall'Istituto Superiore di Sanità che i contagi non partono da lì. Luca Mugnaioli

La “zona gialla”: cosa si può fare e cosa no



6

INCHIESTA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Estorsioni e usura a Torvaianica: imprenditore min na sera d’estate, a Torvaianica. Sono le 22:00, tutto sembra tranquillo. Le persone passeggiano sul lungomare, è il penultimo giorno di luglio del 2016, sulle strade del centro, illuminate a giorno, si sente la musica dei vari bar, che si confonde una con l’altra, mischiandosi. Ma basta spostarsi di poche centinaia di metri e tutto cambia. Le luci si diradano e non si sente alcun rumore. Ma a un tratto il silenzio della notte viene rotto da una serie di colpi di arma da fuoco. Sono addirittura 28, sparati da un uomo che, dopo essere sceso da una Fiat Punto (risultata rubata), sale sul tetto dell’auto imbracciando un fucile Kalashnikov e inizia a sparare all’impazzata in direzione della vetrata del salone di una villa. Poi risale nella macchina, guidata da un complice. I due si danno alla fuga, sicuri di non essere riconosciuti, neanche nel caso di ripresa da parte delle telecamere, perché indossano dei passamontagna e, per l’uomo che ha sparato, anche un casco da motociclista. Fortunatamente nessuno rimane ferito o peggio ancora ucciso, ma solo perché la vetrata è antiproiettile. Si tratta di un avvertimento, l’ennesimo, nei confronti di un noto imprenditore, costretto a pagare rate da 300 mila euro al mese ai suoi estorsori a causa di un prestito/investimento di 13 milioni di euro, a fronte del quale l’uomo, insieme al suo socio, aveva già pagato 17 milioni di euro,

U

E’ il 30 luglio 2016 quando una Fiat Punto (poi risultata rubata) parcheggia davanti ad una villa sul litorale: un uomo sale sul tettuccio dell’auto e inizia a sparare con un mitra. 28 i colpi esplosi cui i malviventi abbiano sparato. Ma alla fine cede e racconta agli inquirenti una storia allucinante. L’uomo, impegnato nel campo delle energie alternative, rivela ai carabinieri che, insieme al suo socio, anni prima aveva effettuato degli acquisti di prodotti di elettronica all’estero utilizzando dei capitali finanziati da soci occulti, provenienti da contesti malavitosi. Tale materiale era stato poi rivenduto in Italia nelle catene di distribuzione commerciale. Nel corso di una di queste operazioni le somme di denaro pattuite non erano state restituite per ragioni imputabili a terzi, ma i “soci” avevano pensato a un raggiro. L’imprenditore fa quindi i nomi di alcuni appartenenti alla malavita calabrese. Parla dei componenti della famiglia Gangemi. Sarebbero loro i mandanti della spedizione punitiva e non solo di quel giorno: già in precedenza, infatti, l’uomo era stato pesantemente minacciato, addirittura con il lancio di due bombe a mano nel suo giardino, cosa che non aveva denunciato sempre per paura di dover raccontare come si erano veramente svolti i fatti. (continua)

Il rapporto DIA

MAFIA LITORALE - Nel rapporto della DIA dello scorso anno si legge: “Anche l’area di Pomezia non è esente da infiltrazioni mafiose. Si è registrata la presenza di esponenti delle ‘ndrine calabresi e della famiglia Gangemi, impegnati per lo più nell’usura”. Uno scenario di certo non inaspettato, che si integra a quello del clan Fragalà – i cui vertici sono stati arrestati nel corso dell’operazione “Equilibri”, ma anche alla mafia albanese e romana, come dimostrano i fatti di cronaca degli ultimi mesi. L’usura è solo uno degli aspetti, che si aggiunge appunto all’estorsione, ma anche al traffico di droga. Sarebbero i Gangemi i mandanti della spedizione punitiva e non solo di quel giorno: già in precedenza, infatti, l’uomo era stato pesantemente minacciato, addirittura con il lancio di due bombe a mano nel suo giardino,

Dietro l’assalto alla villa un giro di denaro “sporco”: l’imprenditore fa i nomi di alcuni malavitosi apparteneneti alla famiglia dei Gangemi e da lì scattano le minacce evidentemente non ritenuti sufficienti dai loro creditori, visto che pretendevano la restituzione di ulteriori 25 milioni di euro, fra capitale ed interessi. Reati come usura ed estorsione, nell’area di Pomezia, Torvaianica e Ardea sono fenomeni molto più diffusi di quanto si possa pensare. Ma ecco, nel dettaglio, cosa è accaduto all’imprenditore di Torvaianica, che insieme al suo socio per quattro anni ha subito attentati e minacce di morte da parte dei suoi aguzzini. I fatti vengono scoperti la notte del 30 luglio del 2016, quando due sconosciuti sparano all’impazzata contro la villa dell’imprenditore, che si spaventa e chiama i carabinieri. I militari contano 28 bossoli calibro 223 Remington e acquisiscono i filmati delle telecamere di sorveglianza, che hanno ripreso tutta la scena. L’imprenditore inizialmente, probabilmente spaventato dalle eventuali conseguenze di una denuncia, nega di sapere il motivo per


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

INCHIESTA

7

nacciato con bombe a mano e colpi di Kalashnikov

L’assalto in villa a Torvaianica nel luglio del 2016: gli spari di kalashinikov furono ripresi dalle telecamere (segue) L’origine della storia Tutto parte tra il 2007 e il 2008, quando Sergio Gangemi si rende conto che la società avviata dall’imprenditore di Torvaianica con il socio sta andando alla grande. Gangemi decide quindi di investire 13 milioni di euro insieme a un altro personaggio di Aprilia, Patrizio Forniti, pattuendo un tasso di interesse iniziale del 7% mensile (84% annuo), poi ridotto al 3% mensile (36% annuo). Viene fatto un accordo che sembra andare alla grande fino al 2013, anno in cui Gangemi viene arrestato. L’arresto provoca gravi contraccolpi economici non solo sulle aziende dello stesso Gangemi, ma anche su quella dei due soci, che si trovano in difficoltà nel continuare a mantenere l’accordo preso. Fino a quel momento hanno comunque restituito 17 milioni di euro, quindi molto più di quanto Gangemi e Forniti abbiano investito, ma ne pretendono altri 25 milioni, sostenendo che i 17 milioni sono solo gli interessi. Iniziano quindi le minacce e gli attentati a entrambi i soci imprenditori, a partire dal socio apriliano. La prima minaccia è quella di “sparargli in bocca”. Ovviamente i criminali non si limitano alle parole. Prima lanciano alcune cartucce all’interno del giarAnche l’uomo pometino decide a un certo punto di lasciare l’Italia: ma nel 2016 un lutto lo costringe a tornare a Torvaianica, un’occasione troppo ghiotta per i suoi aguzzini. Il 30 luglio 2016, alle 22.00, scatta allora il blitz contro l’imprenditore

L’imprenditore di Torvaianica prova da solo (il socio fugge all’estero) a ripagare il debito per paura di ritorsione: “promette” la restituzione di 300mila euro al mese ma non riesce a mantenere regolari gli esorbitanti pagamenti dino dell’abitazione della vittima, ad Aprilia, e successivamente cercano di mettergli paura attraverso l’esplosione di alcuni colpi di pistola sempre in direzione della casa, al cui interno sono presenti i familiari della vittima. L’uomo ovviamente si spaventa, ma invece di pagare altri soldi scappa in Spagna.Tocca quindi al socio di Torvaianica. Il 28 febbraio 2015, alle ore 18:00, dopo una serie di avvertimenti non andati a buon fine, “qualcuno” getta due bombe a mano nel giardino della villa dell’uomo. In quel momento nell’abitazione ci sono solo i domestici, la compagna dell’imprenditore e la sorella. L’uomo non denuncia l’accaduto per paura di ripercussioni. Rendendosi conto della gravità delle minacce ricevute, si dà invece da fare per trovare i soldi per pagare. Organizza un incontro con la “controparte” e stabilisce di accollarsi personalmente tutto il debito - visto che il suo socio nel frattempo si è trasferito all’estero e di consegnare immediatamente 300 mila euro, con l’impegno di pagarne ulteriori 300 mila ogni mese. L’imprenditore consegna ai malviventi i suoi orologi preziosi, i gioielli, e addirittura si impegna a cedere la sua villa a garanzia dell’impegno preso. Ma a dicembre del 2015 non riesce più a pagare i 300 mila euro mensili come promesso. Decide allora

di trasferirsi anche lui all’estero per evitare rappresaglie fisiche a lui e alla sua famiglia. L’uomo però ogni tanto deve tornare a Torvaianica e a luglio del 2016 lo fa per una triste occasione, la morte di un familiare. I suoi aguzzini lo vengono a sapere e organizzano l’attentato. Stavolta non è un semplice avvertimento. Potrebbe scapparci il morto: è solo una fatalità se non accade. L’imprenditore capisce allora che non può vivere più così e finalmente chiama i carabinieri per raccontare l’accaduto. La condanna A febbraio del 2020 Sergio Gangemi, che era stato arrestato nel giugno 2018 dopo una lunga indagine, è stato riconosciuto colpevole e condannato a 9 anni di carcere con l’accusa di essere il mandante delle estorsioni portate avanti con metodo mafioso ai danni dei due imprenditori di Aprilia e Torvaianica. L’imputato, che si è offerto di risarcire la vittima, viene condannato per il reato di estorsione, ma assolto dall’accusa di usura. Per quanto riguarda gli altri imputati - Patrizio Forniti, Giampiero Gangemi e Mirko Morgani - giudicati a parte, il processo è tuttora in corso e ci vorrà ancora del tempo per la definizione della condanna. Maria Corrao A febbraio 2020 Sergio Gangemi è stato condannato a 9 anni. L’imputato, che si è offerto di risarcire la vittima, è stato condannato per estorsione, ma assolto dall’accusa di usura. Ancora in corso il processo per gli altri soggetti coinvolti

Sergio Gangemi, insieme a Patrizio Forniti, decide di “investire” 13 milioni di euro nella società avviata dall’imprenditore di Pomezia insieme a un socio. Tutto fila liscio ma l’arresto di Cangemi nel 2013 cambia le carte in tavola: il prestito fatica ad essere restituito e i malavitosi giurano vendetta


8

INCHIESTA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Mafia a Torvaianica: ecco le prime condanne 53 anni e 8 mesi di carcere agli imputati: i Fragalà riconosciuti come “organizzazione mafiosa” un quadro davvero inquietante, quello che esce dalle 160 pagine di motivazioni della sentenza che vede le prime condanne inerenti al processo legato all’operazione “Equilibri”. Si tratta dell’indagine, svolta dai Carabinieri del Ros, che nel giugno del 2019 ha portato all’arresto di numerosi componenti del clan Fragalà, che – come confermato ora anche dal giudice per l'udienza preliminare del Tribunale di Roma, Claudio Carini – è una vera e propria organizzazione mafiosa. Nei giorni scorsi sono infatti uscite le motivazioni delle sentenze per i primi 6 imputati, quelli cha hanno scelto di farsi giudicare con rito abbreviato per avere lo sconto di pena: sono stati inflitte condanne per un totale che supera i 53 anni di carcere. Ecco le sentenze: Vincenzo D'Angelo a 14 anni di reclusione e 44.000 euro di multa, Emiddio Coppola a 10 anni di reclusione e 40.000 euro di multa, Renato Islami a 8 anni di carcere e 4 mesi e a 32 mila euro di multa, Francesco Loria a 7 anni di reclusione e 4 mesi di reclusione e a 10 mila euro di multa, Enrik Memaj a 7 anni di reclusione e a 28 mila euro di multa, Manolo Mazzoni a 7 anni di reclusione e 24 mila euro di carcere. Prosciolto il romano Luciano Marianera, in quanto già giudicato per gli stessi fatti e assolto l’imputato Karim Pascal Reguig. Gli imputati, a vario titolo, ruotavano nel clan dei Fragalà, un’associazione mafiosa che agiva “nel tradizionale settore delle estorsioni ma anche in altri campi di azione quali il traffico di stupefacenti". I Fragalà riuscivano addirittura “a taglieggiare gli spacciatori della zona, pretendendo l’importo settimanale di 1.500 euro ciascuno a titolo di protezione. Inoltre, imponevano loro la fornitura di cocaina affinché la spacciassero”. “ll gruppo il gruppo costituito – si legge nel documento del tribunale - intraprese un’attività di recupero crediti: in altri termini se qualcuno doveva soldi ad altri, loro estorcevano il pagamento richiedendo la metà del credito alla persona per conto della quale avevano agito, per poi dividere l’importo tra loro”. Il giudice ha quindi riconosciuto “l'esistenza di un’associazione criminale imperniata sul clan Fragalà”, che non esitava ad allearsi con altre famiglie criminali come i Loria (“La famiglia Fragalà e la famiglia Loria si allearono attraverso i loro esponenti apicali ovvero da un lato il medesimo collaboratore Fragalà Sante d’altro lato Loria Gaetano quando entrambi erano detenuti a Rebibbia reparto alta sicurezza nel 2011”), sottolineando che "tutti i delitti sono stati commessi facendo valere la forza notoria nell'ambiente circostante e

E’

nel territorio di riferimento del vincolo associativo mafioso sui poggia la famiglia Fragalà, strumento di intimidazione usato per impaurire le persone offese, scoraggiandole dall'intraprendere qualunque iniziativa oppositiva e indurle a rassegnarsi all'acquiescenza, ma anche per intimidire i possibili rivali, i quali sanno di doversi preparare se vogliono resistere a un duro scontro e quasi sempre accettano con favore o addirittura auspicano l'intermediazione di personaggi influenti che garantiscano una pacifica soluzione dei conflitti". Il giuramento di mafia A riscontro del ruolo di padrino assunto da Loria Gaetano nei confronti di Sante Fragalà – si legge ancora nei documenti ufficiali - è stata acquisita una cartolina inviata a quest’ultimo da Francesco Loria, nella quale Loria lo chiamò “fratello” augurandosi di vederlo presto in ragione di un suo imminente trasferimento a Rebibbia. A riscontro dell’affiliazione mafiosa di Salvatore Fragalà, a casa dei suoi genitori è stato trovato un documento manoscritto al cui interno una formula rituale di affiliazione a un sodalizio mafioso di origini catanesi, che riportava queste frasi: “Sette cavaglieri di mafia si riunivano nella fortezza a Catania e fecero un giuramento di sangue e lo depositarono in una damigella fina e finissima e lo nascosero nella fortezza guai chi lo scoprirà: da una a sette coltellate alla schiena verrà colpito”. Il documento riporta una cerimonia volta a conferire, attraverso un giuramento di fedeltà, lo status di mafioso (un nuovo mafioso è tra noi) a un “giovane onorato” passato al rango superiore di “picciotto e mafioso”: “giura di dividere centesimo per millesimo a questa società e guai se porterà, infamità sarò a discarico della società e a carico del compare, a questo punto faccio il giuramento di sangue, bacio la fronte a tutti i componenti di cui sono presenti…”Nella formula la funzione di officiante è attribuita a Salvatore Fragalà: “Battezzo questo locale come lo battezza Salvatore Fragalà, la scimmia”. Lo pseudonimo scimmia è auto attribuito da Fragalà in una cartolina inviata dal fratello Sante da Catania il 13 gennaio 2007 firmata “tuo fratello Turi la scimmia” Le alleanze I rapporti di “amicizia” non sono solo con i Loria. I Fragalà, secondo la ricostruzione degli in-

quirenti, avrebbero avuto rapporti sia con la mafia siciliana dei Santapaola e dei Capello che con la camorra napoletana dei Casalesi, oltre che con i Fasciani di Ostia e i Casamonica di Roma. Emergono nuovamente inoltre i rapporti con Fabrizio Fabietti, braccio destro di Roberto Fittirillo, ex componente della Banda della Magliana e boss incontrastato dello spaccio di droga a Roma (era lui che riforniva anche Fabrizio Piscitelli, alias Diabolik). Il tutto, ovviamente, facendosi rispettare (“Qui comandiamo noi”). A capo dell’organizzazione il 61enne Alessandro Fragalà, il nipote 41enne Salvatore Fragalà e il 61enne Santo D’Agata. Le condanne Tra gli imputati, ad avere la condanna più pesante è Vincenzo D’Angelo, che i giudici riconoscono come “factotum di Salvatore Fragalà”. 14 gli anni di carcere che gli sono stati inflitti, nonostante lo sconto di pena previsto dal rito abbreviato. È lui che partecipa in prima persona “nella consumazione di reati di estorsione e di traffico di sostanze stupefacenti e svolge altresì funzioni di raccordo con la mafia catanese”. “Riconosciuta la natura di associazione criminale mafiosa del clan Fragalà (capo 1) per tutti gli altri reati oggetto del presente giudizio è contestata l’aggravante dell’art 416bis 1 cp”, si legge al termine delle 160 pagine della motivazione della sentenza. All’uscita dal carcere, lo aspettano altri 3 anni di libertà vigilata. Pesante anche la condanna per Emiddio Coppola: 10 anni di carcere e due di libertà di vigilata, mentre di poco inferiore (8 anni e 4 mesi di carcere più due anni di libertà di vigilata) per Renato Islami. Sono tre gli imputati che hanno avuto anche l’interdizione perpetua dai pubblici uffici: si tratta di Francesco Loria, Manolo Mazzoni e Enrik Memaj. Maria Corrao


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

INCHIESTA

9

Attentati e sequestri di persona: rivelazioni “pesanti” Durante il processo riconosciuta una pistola che legherebbe l’arma a uno degli imputati na pistola puntata alla testa di una bambina di appena 12 anni. E i banditi che, incuranti del terrore nei suoi occhi, al tentativo di ribellione da parte dei cugini della piccola, sotto la minaccia delle armi li chiudono in una stanza per un’ora e mezza. Questo è uno dei punti focali ricostruiti nel processo che vede vittima il noto imprenditore pometino Fiorenzo D’Alessandri, che il 22 gennaio, insieme al figlio Simone, ha testimoniato raccontando ai giudici i particolari delle vicende che hanno tenuto per un lungo periodo la sua famiglia in un continuo stato d’ansia e pericolo. Tutto era iniziato con il ritrovamento di una busta contenente delle pallottole di arma da fuoco, subito consegnata ai carabinieri, nel giugno del 2013. Poi i fatti più eclatanti, che risalgono all’anno successivo: il 13 gennaio 2014 intorno alle 20:000 qualcuno gettò dal cancello dell’abitazione di D’Alessandri alcune bottiglie incendiarie, colpendo la rimessa situata nel piazzale esterno, dove erano parcheggiate tre autovetture di sua proprietà. Le fiamme colpirono la grondaia e si propagarono sui tre veicoli, una Porche Cayenne, un’Opel Corsa e una Smart, che vennero distrutte dal fuoco. Appena un mese dopo, il 15 febbraio, dei malviventi entrarono nella villa dell’imprenditore, dove c’erano quattro cugini: la figlia di D’Alessandri, allora 12enne, una ragazza di 16 anni e una coppia di ragazzi maggiorenni. I banditi, tutti armati e con il volto travisato da passamontagna per non farsi riconoscere, avevano dapprima puntato una pistola contro la bambina, poi, visto il tentativo di ribellione da parte degli altri tre – dopo aver tolto loro i telefoni cellulari – avevano chiuso i ragazzi in uno dei locali dell’abitazione per circa un’ora e mezza, tempo necessario per mettere a soqquadro l’intera villa e portare via quanto possibile: soldi, gioielli, orologi e oggetti di valore. Infine, a giugno dello stesso anno, gli spari contro l’auto e l’abitazione del figlio Simone, mentre in casa era presente sia il ragazzo che la sua compagna incinta. La pistola riconosciuta dal testimone D’Alessandri ha risposto ai giudici per quasi due ore, raccontando quello che sapeva riguardo l’accaduto. Nel corso delle indagini i carabinieri avevano sequestrato alcune armi e, contestualmente, durante le deposizioni, D’Alessandri aveva sostenuto che uno degli

U

Il ruolo dirimente di una pistola: Fiorenzo D’Alessandri ne ha indicata una con il calcio a righe, riconoscendola come l’arma che l’imputato aveva preso dalla sua auto, la stessa usata per una rapina imputati gli aveva mostrato, prendendola dalla sua automobile, delle pistole, che usava per il suo lavoro di addetto alla sicurezza. Nello specifico, ce n’era una di foggia e tipologia particolare, di origine slovacca, con un particolare calcio a righe, che era rimasta impressa a D’Alessandri. Nel corso dell’udienza del 22 gennaio il giudice fa vedere al testimone una serie di foto di pistole, chiedendo se tra quelle c’è anche l’arma che l’imputato gli aveva mostrato in precedenza. Senza alcuna titubanza, Fiorenzo D’Alessandri ha indicato la pistola con il calcio a righe, riconoscendola come l’arma che l’imputato aveva preso dalla sua auto. Si tratta della stessa pistola che un altro testimone, uno dei ragazzi sequestrati all’interno della villa, aveva già riconosciuto come il revolver che era stato utilizzato per la rapina. Questo è un tassello importantissimo per i giudici, che riescono così a “legare” l’arma al proprietario grazie alle affermazioni dei due testimoni: il ragazzo all’interno della casa, infatti, pur potendo vedere l’arma, non poteva vedere la persona che la reggeva, in quanto incappucciata. Nel corso dell’udienza si è parlato anche del fatto che non c’erano legami politici con i fatti accaduti. “Non c’è assolutamente alcun legame tra la politica e quanto è

successo a me: sono cose assolutamente differenti”, ha ribadito D’Alessandri. All’epoca lei disse di non avere sospetti. Adesso, a distanza di 7 anni, è cambiato qualcosa? “Io dissi di non avere sospetti e lo confermo, ma, come allora, in tribunale ho sottolineato che gli unici problemi che avevo erano con una famiglia di imprenditori di Pomezia. Si tratta di una vicenda di affari economici, delle prestazioni che non mi erano state pagate per una cifra molto elevata. Non appena il mio avvocato ha fatto la richiesta di pagamento, sono iniziati i problemi. Ovviamente non posso assolutamente dire che le due cose siano correlate, potrebbe essere una coincidenza, dovranno essere gli inquirenti a fare chiarezza”. Di certo un contratto per la sicurezza da poche migliaia di euro difficilmente può scatenare una serie di crimini di questa portata, ma su questo – appunto – saranno le forze dell’ordine a dover capire cosa c’è dietro. Che siano tutti fatti collegati è certo: anche nell’episodio delle auto bruciate D’Alessandri ha visto uno degli imputati e su questo ha reso testimonianza davanti al giudice. Per quanto riguarda il processo, bisognerà attendere la nuova udienza, che si terrà il prossimo 5 marzo per il deposito della perizia sulle intercettazioni, mentre il 30 aprile ce ne sarà una successiva per esaminare altri testi del Pubblico Ministero. Maria Corrao

Prima i proiettili dentro a una busta, poi l’attentato incendiario e le pistole puntate contro la figlia che all’epoca aveva 12 anni. Così D’Alessandri al processo: «Nessun legame con la politica»


10

INCHIESTA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Usura, l’incubo di Anna. 10 mila euro che div una storia da incubo, quella che ci racconta Anna, nome di fantasia, vittima di usura. Già, perché gli usurai non colpiscono solo gli uomini: anche le donne sono vittime. In un anno le hanno estorto circa 200 mila euro, a fronte di un prestito di soli 10 mila. Ha perso due automobili e ha vissuto con la paura che succedesse qualcosa di terribile ai suoi cari. Tutto ha inizio quando la donna, benestante, per poter concludere un grosso lavoro che stava facendo necessita di ulteriori 10 mila euro che in quel momento non ha disponibili. Parlando con la sua più cara amica le racconta la situazione e questa le dice: “Non preoccuparti, ti presento mia cugina, lei non ha problemi finanziari, sicuramente ti potrà aiutare”. “Ho quindi chiesto alla cugina della mia amica e a suo marito un finanziamento e loro me lo hanno accordato, suddividendolo però in due rate da 5.000 euro, quindi 10.000 euro in tutto, che sono diventati 180 mila euro con gli interessi nel giro di un anno. Questo in base ai calcoli che ho fatto io, ma alla fine di tutta la storia il Pubblico Ministero mi ha detto: «Guardi, secondo me sono molti di più, i soldi che lei ha pagato agli usurai. È lei che non ha fatto bene i conti: da quello che ho calcolato, ha pagato circa 250 mila euro». E probabilmente è stato proprio così”. Mi vuole raccontare come è successo? “Quando ha scoperto che ero in difficolta e che mi servivano 10 mila euro, un'amica mi ha detto: «Guarda, mia cugina te li può dare, perché sta bene economicamente. Ti ci faccio parlare». Io mi sono fidata, perché lei era la mia migliore amica. Ho parlato con questa cugina e con il marito, che mi hanno fatto avere i primi 5 mila euro, dicendomi che non erano soldi loro, ma di altre persone, che stavano in Campania. Chiedevano un interesse di 1000 euro al mese. E mi avrebbero dato gli altri 5000 il mese successivo. Ovviamente sarebbero raddoppiati anche gli interessi. Ma io, senza riflettere che si trattava di un tasso usuraio altissimo ed essendo nella necessità di avere quei soldi in quel determinato momento, oltre che sicura di poterli restituire in breve tempo, ho accettato. Solo che, già prima della fine del primo mese, i due pretendevano la restituzione dell’intero importo e degli interessi, cosa che ovviamente non avevo. Siccome al momento del prestito ave-

E’

I soldi non erano dei parenti della sua amica ma di “altre” persone che vivevano in Campania. Gli interessi erano di 1.000 euro al mese, poi raddoppiano quasi subito e continuano a salire man mano che i pagamenti ritardano vano voluto che in garanzia firmassi la cessione della mia auto, una Golf GTI di poco più di un anno di vita del valore di circa 25 mila euro, dicendomi che si trattava di una mera formalità, visto che allo scadere dei 30 giorni io non avevo quei soldi tutti insieme, hanno depositato questa garanzia e si sono presi la mia macchina. Poi, ‘generosamente’, mi hanno dato gli altri 5 mila euro pattuiti. Ma a questo punto il debito era di 10 mila più tutti gli interessi, che aumentavano di giorno in giorno. Mi sono quindi ritrovata senza auto, ma con le rate della macchina ancora da pagare, perché l’avevo comprata in leasing. Ero disperata: adesso avevo il debito con gli strozzini, le rate della macchina che si erano presi loro ed ero pure a piedi, dopo appena un mese. Ho quindi dovuto comprare un’altra automobile, sempre a rate, perché mi serviva per lavorare”. La donna aveva un mestiere che le consentiva di guadagnare molto bene, ma tutto ciò che prendeva andava a finire nelle tasche dei due criminali. “Ero costantemente sotto pressione, non riuscivo più a vivere. Mi martellavano in continuazione dicendomi di pagare gli interessi. Le telefonate di minacce iniziavano alle

6 di mattina. Era soprattutto la donna a farle, mi chiamava almeno 10 volte al giorno, fino alle 11 di sera, in continuazione, mi distruggeva psicologicamente”. Cosa le diceva? “Che dovevo pagare, altrimenti avrei fatto una brutta fine. Ma questo era niente. Minacciavano la mia famiglia, mia figlia, persino mio nipote. Facevano allusioni alla mia casa, dicevano che ci avrebbero gambizzato o uccisi. Ovviamente non loro, ma ‘quegl’altri’. Mi avevano infatti detto che le persone che gli avevano dato i soldi per prestarmeli, personaggi della camorra napoletana, si erano innervositi perché ancora non li avevo pagati e per questo volevano darmi una lezione, colpendo i miei familiari. Ero disperata, esaurita, non ce la facevo più. E allora io pagavo, pagavo sempre di più. Ma il problema è che per loro quelli erano solo gli interessi, il debito rimaneva sempre. Un giorno, visto che non avevo modo di dargli soldi contanti, mi hanno costretto ad acquistare un’altra auto, una Bmw, ovviamente in leasing: nel giro di pochi giorni ho dovuto intestarla a loro, che l’hanno immediatamente rivenduta. Era la seconda macchina che mi sottraevano con le minacce. Ho dovuto fare le rate da 450 euro al mese, che ho pagato per anni, anche se la macchina io non l’ho mai usata”. (continua)

L’amica: «Ti presento mia cugina, lei ti aiuterà». Ma inizia l’incubo: in un anno gli strozzini le portano via 200 mila euro (il prestito era di appena 10mila) e due auto. Oltre che a vivere con la paura di ritorsioni contro di lei e i suoi cari


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

INCHIESTA

11

ventano 250: «Se non paghi ti ammazziamo» (segue) Anna pagava, ma il debito non scendeva mai, anzi aumentava di mese in mese. Quello che versava, infatti, andava a coprire solo parte degli interessi, che non calavano mai perché gli usurai le facevano pagare gli interessi non solo sulla quota capitale, ma anche sugli interessi residui, arrivando a cifre spropositate. I due si facevano liquidare prevalentemente in contanti, ma la vittima – seppur soggiogata e provata psicologicamente – riesce a mantenere un po’ di fermezza e si fa valere in alcune occasioni, riuscendo ad effettuare diversi pagamenti con transazioni postali. “Moglie e marito si erano infatti trasferiti a Torino, quindi era diventato difficile vederci per consegnare i contanti. Nonostante questo, avrebbero voluto che pagassi in contanti per non lasciare tracce, ma saldarli ogni

Quando le chiedono di trasferire ulteriori proprietà Anna dice basta. «Guarda che quelli ti gambizzano se non lo fai», è la minaccia. Lei non molla e grazie anche Italo Santarelli dell’Airp, si convince a denunciare tutto alle forze dell’ordine online e quindi documentabili. Italo mi è stato accanto nel periodo delle indagini, quello in cui ho continuato a ricevere minacce e a pagare, stavolta sempre in modo tracciabile per dimostrare quello che stava accadendo”. La goccia che fa traboccare il vaso e fa decidere ad Anna di denunciare è quando la coppia dice alla donna di firmare un documento, che di fatto trasferisce alcune proprietà della vittima a loro. “Non firmo niente”, risponde lei. “Se non lo fai – la minacciano i due – ‘quelli’ vengono e ti gambiz-

buon viso a cattivo gioco e intasca gli assegni in fretta, perché da lì a poco ha un nuovo volo per Torino. Non sa che tutta la scena è stata osservata da agenti in borghese, che lo fermano pochi minuti dopo, all’ingresso dell’aeroporto. Quando i poliziotti lo perquisiscono e chiedono come mai si trovi in possesso di quegli assegni, l’uomo prova a giustificarsi dicendo che si tratta di importi relativi alla vendita di abiti. Peccato che risulti che lui di mestiere venda frutta al mercato. L’uomo viene quindi arrestato con l’accusa di usura, la stessa di cui verrà accusata la moglie. Grazie a un bravo avvocato, l’uomo viene rilasciato dopo appena 3 giorni. Riesce a portare 40 falsi testimoni in tribunale, ma con le prove portate dalla vittima (tracciabilità dei pagamenti effettuati, le due macchine sottratte, alcune telefonate regis-

Dopo la denuncia scatta la trappola per gli usurai grazie alla Polizia: lo strozzino viene arrestato insieme alla moglie. La condanna prevede anche un risarcimento di 50mila euro che Anna però non ha mai visto mese in questa maniera era oggettivamente difficile, anche se spesso riuscivo a farlo perché mi recavo in Liguria a trovare mia madre e da lì con un’ora di treno raggiungevo il capoluogo piemontese, dove li incontravo per consegnare i soldi. Facevo quindi dei pagamenti online, di cui rimaneva ovviamente traccia. Fortunatamente, anzi, direi quasi per miracolo, dopo un anno vissuto in questo modo, tra minacce e pagamenti continui, in cui ho rischiato non solo la bancarotta, ma anche la depressione e la morte, ho conosciuto un angelo, Italo Santarelli, presidente dell’Airp (Associazione Italiana Riabilitazione Protestati). Gli ho raccontato la mia storia e solo grazie a lui ho capito che l’unica strada per uscirne era denunciare. Ho vinto la paura e, ovviamente senza dire nulla ai miei strozzini, sono andata a denunciare tutto, cosa che ho potuto fare anche grazie al fatto che avevo effettuato diversi pagamenti

zano, lo sai”. “Possono anche venire ad ammazzarmi, stavolta, non mi interessa. Io non firmo”, ribadisce risoluta Anna. Ormai non ce la fa più, la disperazione si mischia alla speranza che le ha dato Italo, il quale le ha detto che, una volta denunciati, gli aguzzini non hanno più il coraggio di fare nulla. Per far arrestare i suoi estorsori, la donna organizza una trappola insieme alla polizia. Sostiene di non avere più soldi per pagare il debito, ma di aver trovato una finanziaria disponibile a darle l’importo necessario a chiudere la partita definitivamente. Italo, che le regge il gioco, ricopre il ruolo dell’agente finanziario e conferma telefonicamente il buon fine del finanziamento. Viene quindi fissato un appuntamento a Roma per la consegna dell’importo, di 25 mila euro, per la chiusura del prestito iniziale di 10 mila, per il quale nel frattempo la donna ha già versato più di 180 mila euro. A Roma arriva, atterrando all’aeroporto di Fiumicino, solo il marito, con cui la vittima – ‘armata’ di un registratore che gli avevano dato gli inquirenti – si incontra in auto per la consegna degli assegni, dicendo di non avere la possibilità di contanti per una cifra così alta. L’uomo inizialmente si arrabbia, poi fa

trate, la testimonianza di Santarelli nell’ultimo periodo dell’usura ed estorsione) oltre che, ovviamente, delle risultanze delle indagini condotte dalla polizia, la coppia diabolica è stata riconosciuta colpevole a livello penale e condannata a una pena accessoria di risarcimento danni nei confronti della vittima di 50 mila euro, “Che però io non ho mai visto”, dice amareggiata Anna. Il processo civile deve ancora iniziare, ma la donna ha poche speranze di poter recuperare quanto perso finora, almeno da parte dei suoi aguzzini. “L’unica speranza è attraverso il pignoramento dei loro beni: finora non ho rivisto un solo centesimo dei soldi che ho sborsato che, come appunto diceva il Pm, dovrebbero essere addirittura 250 mila euro. A metà processo mi hanno sospeso le rate della BMW che stavo ancora pagando, ormai avevo quasi terminato il leasing di quella macchina comprata e mai usata, perché mi hanno riconosciuta come vittima. Adesso spero che la giustizia completi il suo corso. Ringrazio il momento in cui ho preso, grazie a Italo Santarelli, la decisione di denunciare, altrimenti non so dove sarei in questo momento. Se ora ho nuovamente la possibilità di tenere per me quello che guadagno e non di darlo ad altri, è solo perché ho denunciato e sono uscita da quell’incubo. Ancora non riesco a capire come ho fatto a finirci dentro e me ne vergogno anche un po’, ma poi capisco che a vergognarsi devono essere loro e non io”. Maria Corrao


12

POLITICA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Compost velenoso nei campi, verso il processo Operazione “Smoking Fields” a breve l'udienza preliminare: materiale inquinante sversato anche ad Ardea opo la maxi indagine condotta nel 2019 e ribattezzata “Smokin g Fields”, letteralmente “Campi fumanti” dato che che i terreni sui quali veniva effettuato lo spandimento del sedicente compost, letteralmente “fumavano”, per 18 persone i magistrati dell'antimafia hanno ora chiesto un processo. Quattro invece le aziende coinvolte: la Sep e la Sogerit di Pontinia e le romane Demetra e Adrastea. Tra pochi giorni si terrà l'udienza preliminare e si scopriranno le carte su chi dovrà effettivamente affrontare il processo. L'indagine “Smoking Fields” Riavvolgiamo il nastro. È l'alba del 19 giugno 2019 quando scatta la maxi operazione condotta dal Gruppo Carabinieri Forestale di Latina, dalla NIPAAF e dalla Polstrada Aprilia (LT) dietro impulso di Procura e Direzione Antimafia. Un'indagine durata anni, iniziata addirittura nel 2014. Quel giorno, sotto la scure dei sequestri, finiscono 3 aziende operanti nel campo della gestione di rifiuti, 2 in Provincia di Latina e 1 in Provincia di Roma, 1 discarica di proprietà di una società romana, 4 appezzamenti di terreno e svariati automezzi. Pesantissime le accuse: traffico illecito di rifiuti, nonché, per alcuni dei soggetti coinvolti, anche falso ideologico in atto pubblico nella predisposizione di certificati di analisi, abbandono di rifiuti e discarica abusiva, e infine l’intralcio all’attività di vigilanza e

D

Le indagini erano partite nel 2014: cinque anni dopo, nel giugno 2019, scatta il blitz all’alba in una maxi operazione interforze. Le accuse per i soggetti coinvolti vanno dal traffico illecito dei rifiuti, fino al falso ideologico in atto pubblico

Protezione Ambientale) si poté riscontrare il superamento di diversi parametri previsti dalla normativa di settore, inerente al corretto utilizzo di fertilizzanti e prodotti similari. Non solo. Il materiale prodotto dalla società di Pontinia veniva sversato in terreni non solo in zone vicine all’azienda stessa ma controllo ambientale. anche presso terreni siti in provincia Cosa finiva nei campi di Roma, tra cui Ardea. Qui, nel Gli accertamenti iniziali del 2018, non a caso, notando un L’OPERAZIONE NIPAAF di Latina e delle anomalo via vai di mezzi “SMOKING FIELDS” Stazioni dei Carabinieri pesanti e odori “sospetti” I numeri: Forestali permisero di provenienti da alcuni 3 aziende appurare che il materiale campi situati in via 1 discarica di proprietà prodotto dall’azienda non Montagnano, tramite 4 appezzamenti di terreno poteva qualificarsi come l'avvocato Francesco 10 automezzi compost bensì come Falco, i cittadini rutuli 23 persone indagate rifiuto. Dai campionamenti presentarono subito un effettuati, tra gli altri, dall’Arpa esposto alla Procura di Velletri. Lazio (Agenzia Regionale Tornando alle indagini, oltre che ad appurare che il sedicente compost, anche solo visivamente, non poteva classificarsi come tale, si accertò che gran parte di esso veniva interrato presso una discarica, sempre della provincia di Roma, proprio al fine di nascondere la cattiva qualità del bene prodotto che, in definitiva, non poteva essere di certo sversato per “migliorare” i fondi agricoli ma doveva essere classificato quale rifiuto (qual era). E come tale doveva essere smaltito presso una discarica autorizzata, chiaramente con tutt'altri altri costi e procedure. (continua)

Nel 2018, notando un anomalo via vai di mezzi pesanti e odori “sospetti” provenienti da alcuni campi situati in via Montagnano, tramite l'avvocato Francesco Falco, i cittadini rutuli presentarono subito un esposto alla Procura di Velletri


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021 (segue) Un giro d'affari (e di tonnellate di rifiuti) enorme Dal punto di vista dei “benefit” economici e non, tutti gli indagati avrebbero gestito abusivamente dal 2014 al 2018 ingenti quantitativi - si parla almeno di 57.577.500 tonnellate - di rifiuti speciali non pericolosi e segnatamente “compost fuori specifica” oltre a percolato, trasportando, cedendo e abbancando questi ultimi in più terreni che venivano così trasformati in discariche abusive e in un caso

POLITICA Giro d’affari milionario e migliaia di tonnellate di rifiuti speciali spacciati per compost. Adesso 18 persone rischiano di finire a processo. Il prossimo 12 febbraio l’udienza dinanzi al Giudice per le indagini preliminari in una discarica “effettiva” - che non era però autorizzata per tali rifiuti - conseguendo un risparmio di spesa calcolato intorno al milione di euro (limitatamente alle 7.980,23 tonnellate di compost prodotto e campionato da ARPA).

13

Il processo Il prossimo 12 febbraio sarà il GUP a doversi esprimere sulle richieste di rinvio a giudizio. Già durante l'udienza preliminare sarà possibile costituirsi parte civile e tra i soggetti “interessati” potrebbero esserci la Regione Lazio, il Comune di Roma e i Comuni direttamente interessati dai presunti illeciti tra cui, oltre che chiaramente i diversi Municipi pontini, anche il Comune di Ardea.


14

POLITICA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Roncigliano, riavvio con un mega impianto Per la riapertura della discarica è stata proposta una “variante sostanziale”, parere negativo da Ardea olpo di scena nella tormentata vicenda della riapertura della discarica di Roncigliano con la società affittuaria di una parte del sito che vorrebbe riconvertire l'impianto: non più un TMB – trattamento meccanico biologico dei rifiuti – ma decisamente qualcos'altro. Un cambio di rotta per certi versi inaspettato ma su quale, data la vicinanza territoriale, il Comune di Ardea ha espresso nei giorni scorsi parere negativo. Di cosa parliamo La mega discarica era andata a fuoco in circostanze mai del tutto chiarite nel 2016 ma la volontà di riaprirla –sul caso pendono anche due ricorsi al Tar - non è mai stata sopita. Ora si scopre questo nuovo mega “rogetto” "Riconversione dell’mpianto TMB esistente in un impianto finalizzato all’conomia circolare attraverso il recupero e la valorizzazione della frazione organica differenziata con produzione di compost di elevata qualità di biometano e CO2, linea di disidratazione del digestato e linea REMAT per il recupero della frazione secca – Adeguamento al nuovo Piano Regionale di gestione dei rifiuti, nel Comune di Albano Laziale (RM), località Cecchina - Via Ardeatina (Tenuta La Massimetta - Quarto Roncigliano –Fosso di Valle Caia)". Si tratta, sintetizzando, di una centrale da 120.000 tonnellate/anno che sorgerà sulla stessa area di Roncigliano che da decenni ospita 7 invasi della discarica abbinata all'impianto TMB e che da sempre affligge la cittadinanza confinante con problemi di inquinamento dell'aria e delle acque, per non parlare degli odori nauseabondi, più volte motivo, per diversi cittadini, del ricorso ai vicini Pronto Soccorso, in seguito a nausee, svenimenti e altre sintomatologie reattive. Pur non sorgendo la centrale sul territorio amministrativo di Ardea, questa è prevista nel comprensorio prospiciente peraltro a

C

Il Comune: «Impianti di simile natura degradano il territorio e compromettono il paesaggio agrario della Campagna Romana. Si tratta del solito accanimento “periodico” che ritorna, con il nostro territorio e quello delle aree limitrofe sotto l’ennesima minaccia ambientale»

La discarica di Roncigliano, andata a fuoco nel 2016. Ora spunta un nuovo progetto Cosa prevede il progetto: 120.000 tonnellate/anno “per recuperare e valorizzare la frazione organica per produrre compost di qualità di biometano e CO2” quello nell'ambito delle Tenute storiche di Torre Maggiore, Valle Caia e altre della Campagna Romana, nei territori di Pomezia ed Ardea, già sotto la tutela paesaggistica dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo (MIBACT) che le ha dichiarate “i notevole interesse pubblico”quale paesaggio agrario storico ancora intatto. E' su tutto questo, allora, che il 24 gennaio il Comune di Ardea ha presentato le proprie osservazioni esprimendo attraverso la Giunta il parere negativo. Gravi rischi per il territorio Inoltre, in parallelo alle osservazioni, l’secutivo ha adottato una delibera di Giunta volta ad esprimere contrarietà verso un intervento di grave rischio per il patrimonio naturalistico-ambientale ed ecosistemico storico e, di conseguenza, sulla preservazione dei profili agricolo-pastorali delle nostre imprese d’ccellenza (biodinamiche, DOP, IGP): un danno per i Beni Culturali locali e per il comparto del Turismo e non solo esclusivamente legato alla fruizione del litorale marittimo dato che la nostra Campagna Romana, riconosciuta integra con DM del 27 ottobre 2017 e di valore

nazionale, assume un peso importante sugli scenari internazionali, laddove già i suoi prodotti sono ricercati dal mercato estero, in particolare nord-europeo). La difesa dell'ambiente: «Torna l'accanimento verso il territorio» Spiega il Comune: «L'Amministrazione, da sempre attenta al rispetto dell'Ambiente, ha mostrato in tutte le circostanze la sua opposizione ad impianti di simile natura, che degradano il territorio nonché compromettono il paesaggio agrario della Campagna Romana, pur non trovando in assoluto motivo di contrarietà all'impiego delle nuove tecnologie, incentivate peraltro a livello di Governo centrale ma necessariamente da subordinare ad un controllo delle ricadute sull’ambiente, gli ecosistemi e, di conseguenza, sulla salute di ognuno». «Come accade da anni – proseguono da Via Rieti –con periodici accanimenti, il nostro territorio e quello delle aree confinanti sono per l’ennesima occasione, sotto minaccia ambientale. Non si contano più, infatti, le richieste pervenute in regione per le installazioni di centrali a biogas e fotovoltaiche ed è arrivato un caso, di entità eccezionale, nel territorio limitrofo al nostro Comune», conclude l'Ente.

La Giunta ha espresso parere negativo contro un progetto di grave rischio per il patrimonio naturalistico-ambientale e che metterebbe in pericolo la preservazione dei profili agricolo-pastorali delle imprese d’ccellenza sul territorio



16

POLITICA

Il Corriere della Città febbraio 2021

«PEBA, il Comune renda pubbliche le linee guida» Zuccalà fissa il crono-programma per giungere al documento, la Coscioni: «Chiediamo trasparenza» i sono novità in merito al percorso che dovrebbe portare Pomezia a dotarsi finalmente dei PEBA - i piani per l'eliminazione delle barriere architettoniche - ovvero di uno strumento importantissimo per la pianificazione del territorio e sopratutto, dato che furono introdotti nell'86', obbligatorio per legge. Dopo aver disatteso le promesse fatte nell'ultima campagna elettorale l'attuale Amministrazione Comunale, nel novembre scorso, ha dato impulso per redigere le linee Guida per la predisposizione del Piano affidando l'incarico ad uno studio di Ingegneria e consulenza situato a Pisa. Il tutto, compreso un ulteriore progetto stavolta inerente al PUMS (�iano Urbano di Mobilit Sostenibile) al costo di circa 24mila euro. In Regione La scadenza per la consegna delle linee guida al Comune era stata fissata al 31 dicembre 2020. Ricordiamo che la Regione Lazio ha già diramato le Linee guida per gli studi “finalizzati alla realizzazione dei PEBA da parte degli enti locali”, fornendo così uno strumento comune a tutte le città laziali. A fine mese sono stati inoltre approvati i criteri per i contributi alle Amministrazioni locali proprio per giungere all'eliminazione delle barriere architettoniche sui territori. Qui Pomezia Da Piazza Indipendenza però è arrivato comunque l'input di affidare ad una società esterna l'incarico, ricomprendendo il PEBA all'interno di un più ampio discorso inerente al PUMS come visto, malgrado un'Associazione (la Cellula Coscioni di Pomezia, la stessa con la quale il Sindaco aveva preso l'impegno nel 2018 di giungere in tempi brevi al PEBA) si fosse offerta sin dall'inizio di collaborare gratuitamente con l'Ente, al netto in ogni caso di quanto prodotto e già messo a disposizione dalla Regione Lazio. PEBA a Pomezia: le parole del Sindaco Ad ogni modo, Nelle foto: considerato il (Da sx a dx) superamento della il Sindaco di deadline per la Pomezia Adriano consegna delle linee Zuccalà; la guida da parte dello Cellula Coscioni studio toscano, di Pomezia

C

abbiamo intervistato il Sindaco Zuccalà per fare il punto della situazione. «Le linee guida del PEBA sono state inviate all’Amministrazione nei tempi previsti (precisiamo che, al momento di andare in stampa, non sono state diffuse pubblicamente, ndr) e, come abbiamo spiegato nella prima riunione con le associazioni di categoria (a cui hanno partecipato Bandiera Lilla e Inmaci - Istituto Nazionale per la Mobilità Autonoma di Ciechi e Ipovedenti) stiamo fissando gli incontri con la ditta per pianificare le attività future. Voglio ricordare che il PEBA della Città di Pomezia è stato affidato ad una società che si occuperà anche della redazione del PUMS-Piano Urbano della Mobilità Sostenibile, perché noi abbiamo sempre inteso la mobilità cittadina come globalmente sostenibile senza limitarci al solo abbattimento delle barriere architettoniche. Abbiamo dimostrato in questi anni di portare avanti investimenti notevoli nel miglioramento delle infrastrutture urbane, abbattendo barriere architettoniche e implementando i sistemi di mobilità sostenibile per un valore di circa 7,5 milioni di € negli ultimi 5 anni». E' possibile conoscere il (nuovo) crono programma per arrivare alla produzione di questo documento così importante per il territorio? «Il cronoprogramma delle attività preliminari del PEBA si sviluppa su 2 anni mentre per la realizzazione degli interventi individuati è prevista un'estensione temporale di 10 anni. Il piano si suddivide in 3 fasi di intervento: (1) Raccolta dei dati e mappatura delle criticità; (2) Redazione del

Piano e definizione delle Linee di Intervento (3)Verifica dei contenuti del Piano e presentazione. Questo dovrà essere armonizzato con gli strumenti di programmazione attualmente vigenti e con il Piano Urbano di Mobilità Sostenibile, a cui sta lavorando la stessa ditta. Terminata questa fase, si passerà all'applicazione vera e propria che prevede, su base decennale, la realizzazione degli interventi in base alle priorità individuate». «PEBA, il Comune renda pubbliche le linee guida» A chiedere spiegazioni all'Amministrazione Comunale di Pomezia stata anche la Cellula Coscioni di Pomezia: �Al momento sul sito del Comune, nell'apposita sezione, non presente nulla se non un file dal titolo tendenzioso "LavoriPEBA" (ma come, se il PEBA ancora non c'?). Abbiamo chiesto al Sindaco di renderlo pubblico ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta», scrive l'Associazione. «Ora, dal silenzio si possono dedurre solo due conclusioni: la prima la non avvenuta consegna delle Linee Guida (che per, come avete letto, il Sindaco ha dichiarato essere avvenuta, ndr), la seconda quella della mancata trasparenza verso i cittadini. Delle due ipotesi auspichiamo di gran lunga la prima - anche se non giustificabile, ma di carattere forse pi tecnico amministrativo - che la seconda perché crediamo che, quando si parla di denaro e interessi pubblici, la trasparenza assieme alla partecipazione siano cardini irrunciabili per una comunità democratica». Luca Mugnaioli

Il Sindaco di Pomezia: «Linee guida ricevute nei tempi previsti. Cronoprogramma? Attività preliminari del PEBA in 2 anni, realizzazione degli interventi prevista in 10 anni»


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

CRONACA

17

Vaccini: Pfizer, Moderna e Astrazeneca Le differenze, i ritardi di produzione e gli impatti sulle vaccinazioni italiane. Facciamo il punto passato un anno, un anno dal ricovero dei due turisti cinesi ricoverati all’ospedale Spallanzani di Roma. Un anno di privazioni, di cambiamento, di responsabilità individuale e collettiva. È passato un anno, il 2020, che in tanti vorranno dimenticare; eppure quell’anno tremendo si è concluso con un miracolo: quello della scienza. Le vaccinazioni contro il Coronavirus sono partite in tutto il mondo. Il 27 dicembre 2020 in Italia (e in tutta Europa) si è dato il via alla campagna di vaccinazione e oggi, oltre ad un calendario vaccini, esistono persone completamente immunizzate nei confronti del virus. I vaccinati in Italia Fino a pochi giorni fa, in Italia, vi erano solo due vaccini disponibili e, dunque, utilizzati: quello prodotto dalla Pfizer BioNTech e quello da Moderna. Per essere immunizzati, ambedue i vaccini richiedono un richiamo dunque due dosi: a distanza di 21 giorni per Pfizer mentre ne servono 28 per Moderna. Alla luce di questa doppia necessità in Italia si conta che il 2,17% della popolazione è stata vaccinata con la prima dose, mentre solo lo 0,50% della popolazione ha effettuato anche il richiamo del vaccino per garantirsi dunque l’immunità al Covid. L’Italia in ambito di vaccini detiene un primato europeo: è infatti prima in Europa per numero di persone vaccinate: le somministrazioni totali sono 1.813.005 per un totale di 481.838 cittadini immunizzati. Pfizer e Moderna Come abbiamo detto, fino a qualche giorno fa c’erano solo due diversi vaccini contro il Covid-19 approvati in Italia: quello di PfizerBioNTech e quello di Moderna. Da venerdì 29 gennaio è stato approvato anche il vaccino AstraZeneca. Il vaccino di Pfizer va conservato a -75°e può essere somministrato a partire dai 16 anni, per ottenere l’immunità necessita di una doppia dose del vaccino. Quello di Moderna, invece, è già diluito e pronto per essere iniettato a partire, però, si può ricevere solo dai 18 anni. Si conserva più facilmente ma anche lui ha bisogno di due dosi: immunizza completamente dopo due settimane dalla seconda dose. Sul versante dell’efficacia e sicurezza i due farmaci hanno ottenuto nella sperimentazione clinica di fase 3, risultati molto simili. Parliamo infatti di un’efficacia al 95% per Pfizer-BionTech e di 94,5% per Moderna. Seppur l’Italia detenga ancora una medaglia per le vaccinazioni, i ritardi in merito alla consegna delle dosi da parte della Pfizer (sommati a quelli annunciati da AstraZeneca) fanno preoccupare la Nazione. Per quanto concerne il primo pro-

E’

duttore, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri ha spiegato che i problemi nella consegna dei vaccini di Pfizer dovrebbero provocare un ritardo di circa quattro settimane nell’inizio della campagna vaccinale per chi ha più di 80 anni, e di sei o otto settimane per il resto della popolazione. Queste stime di ritardo però, dipendono anche e forse soprattutto dai nuovi annunci sui problemi di Astrazeneca che, al fine dei conti, consegnerà meno della metà di dosi nel primo trimestre del 2021. Considerando che il piano vaccinale di partenza doveva prevedere oltre 16 milioni emerge che le preoccupazioni da parte del Governo e dell’Italia sono più che motivate. AstraZeneca L’agenzia europea del farmaco, venerdì 29 gennaio, ha detto il via libera al vaccino AstraZeneca-Oxford contro il Coronavirus. Il siero realizzato dall’azienda farmaceutica anglo-svedese, in collaborazione con l’italiana Irbm di Pomezia, è stato finalmente approvato dall’Ema. Rispetto ai vaccini Pfizer/BioNTech e Moderna, entrambi a base di mRNA, quello di AstraZeneca sfrutta un approccio diverso per creare la risposta immunitaria al virus. La tecnologia è la stessa alla base del primo vaccino approvato per Ebola a fine del 2019, l’unico basato su un vettore virale ad oggi disponibile. È il vaccino

più economico in commercio e soprattutto il più facile da conservare, dal momento che non necessita temperature complesse in cui essere conservato. Sarà in commercio per tutti gli adulti, anche per gli over 55, dai 18 anni di età. Per il Ministro della Salute Roberto Speranza è “una notizia incoraggiante” anche se “la battaglia contro il virus è ancora complessa”. Complessa sì, soprattutto a causa dei ritardi dell’azienda che si sommano a quelli della Pfizer. In termini di numeri, all’Italia sarebbero dovuti arrivare nei primi tre mesi del 2021 circa 28 milioni e 269mila dosi, ma entro la fine di marzo le dosi a disposizione saranno meno di 15 milioni. Il Ceo dell’azienda parla di voler incrementare le dosi: “Stiamo producendo 100 milioni di dosi al mese e siamo solo all’inizio”, ha detto Pascal Soriot. Ma è diatriba aperta tra l’azienda Oxford-Pomezia e l’Europa, nonché con l’Ue. Le tensioni nascono proprio all’annuncio sul taglio delle dosi legate ai ritardi di produzione, si sospetta infatti che le dosi promesse all’Europa andranno in altri paesi. Sarà realmente così? Anna Di Rocco E’ infatti prima in Europa per numero di persone vaccinate: le somministrazioni totali sono 1.813.005 per un totale di 481.838 cittadini immunizzati

Lo stabilimento IRBM di Pomezia


18

CRONACA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Tutti i controsensi della “zona arancione” Ristoranti e Bar costretti al solo asporto, ressa nei negozi e nei centri commerciali iamo ben consapevoli di quanto sia difficile cambiare le nostre abitudini. I numeri ci dicono che stiamo avendo una crescita importante di contagi, di persone in terapia intensiva e di morti”. Da questo primo discorso del Premier Conte sono trascorsi undici mesi. Troppi i Dpcm che si sono rincorsi in quello che è quasi un anno di pandemia, che ha stravolto le nostre vite. E se prima la normalità poteva essere una passeggiata o un pranzo con gli amici, in questo periodo tra le “abitudini” si è aggiunto anche l’“appuntamento” con la conferenza stampa serale del Presidente del Consiglio. Tutti incollati al televisore, in attesa di conoscere le nuove misure restrittive, con la speranza di ritornare alla vita di sempre quanto prima. Eppure, la parola fine ancora non può essere messa nera su bianco. Tutto il contrario. È vero, un passo importante con i vaccini (tra ritardi e complicanze) è stato fatto, ma la conta dei contagi e, soprattutto dei morti, ogni giorno nel nostro Paese continua a fare paura. In un’Italia “colorata” e divisa in zone a seconda del livello di rischio, tutti cercano di difendersi come meglio si può e di raggiungere la “zona bianca”, quella fascia che più ci avvicinerebbe alla normalità. Quella zona che dà modo a cinema, teatri, sale da concerto, palestre e piscine di riaprire i battenti dopo mesi di ripetute chiusure e difficoltà. Sembra quasi un miraggio perché l’Italia continua a essere divisa e colorata di giallo, rosso e arancione e a fare i conti con l’ennesimo Dpcm. L’ultimo è entrato in vigore il 16 gennaio scorso e le misure, ancora restrittive, saranno valide fino al 5 marzo: spostamenti limitati, vietati tra Regioni diverse (anche quelle in fascia gialla) fino al 15 febbraio e divieto di asporto dopo le 18 per i bar. Ancora disposizioni che riportano gli italiani indietro nel tempo, esattamente a un anno fa quando tutto, purtroppo, è cominciato. Lazio in zona arancione per la prima volta Alle bozze, ai decreti e alle FAQ, si deve aggiungere il monitoraggio settimanale dell’ISS, il passaggio utile per decidere il “destino colorato” delle Regioni, per classificarle in più scenari di rischio. Ecco, proprio sulla base del report dell’Istituto Superiore di Sanità il Lazio, per la prima volta, da zona gialla è passato in quella arancione con un Rt che ha raggiunto e superato l’1. Da domenica

“S

A “ribellarsi” alle nuove misure in vigore dal 16 gennaio sono stati ancora una volta i congiunti che vivono in Comuni diversi (o Regioni) e che si trovano nei territori in fascia arancione o rossa. Fidanzati, compagni, “affetti stabili” con l’unica colpa di risiedere in Comuni diversi 17 gennaio la Regione Lazio ha cambiato colore e ha fatto “sue” tutte le ulteriori misure stringenti: spostamenti limitati nel Comune (se non per comprovate esigenze) e i bar e ristoranti aperti solo d’asporto o con consegne a domicilio. Cittadini che hanno dovuto fare i conti con altre chiusure e che, come sempre, hanno cercato di trovare una sensatezza alle disposizioni, proprio lì dove la logicità sembra non reggere. Congiunti fuori Comune, quando l’amore conosce confini L’amore non dovrebbe conoscere confini, ma non con il Coronavirus. I confini ci sono stati (ci sono) e gli spostamenti tra le Regioni, per il momento, restano “congelati”. Così come tanti affetti. Congiunti, quel termine che tanto mesi fa aveva fatto discutere e sul quale era subito montata la polemica, è tornato in questo periodo con prepotenza a farsi sentire. Ingombrante come non mai. Il tempo passa, i Dpcm si susseguono, i Decreti-legge ogni tanto spuntano qua e là, ma la confusione e quella che agli occhi di tanti è “illogicità” restano. Quasi come se fossero delle “tristi” costanti di un periodo tutto da dimenticare. A “ribellarsi” alle nuove misure in vigore proprio dal 16 gennaio sono stati ancora una volta i congiunti che vivono in Comuni diversi (o Regioni) e che si trovano nei territori in fascia arancione o rossa. Fidanzati, compagni, “affetti stabili” con l’unica colpa di risiedere in Comuni diversi. A volte

a pochissimi chilometri l’uno dall’altro. “E’ consentito, una sola volta al giorno, spostarsi verso un’altra abitazione privata abitata, tra le 5.00 e le ore 22.00, a un massimo di due persone ulteriori a quelle già conviventi nell’abitazione di destinazione. La persona o le due persone che si spostano potranno comunque portare con sé i figli minori di 14 anni e le persone disabili o non autosufficienti che con loro convivono – si legge in una nota del Governo. Tale spostamento può avvenire all’interno della stessa Regione, in area gialla, e all’interno dello stesso Comune, in area arancione e in area rossa, fatto salvo quanto previsto per gli spostamenti dai Comuni fino a 5.000 abitanti”. Non è un paradosso? Eppure, stando al parere di alcuni esperti di materia giuridica e alle FAQ chiarificatrici, il ricongiungimento con il partner sembra essere previsto tra le cause di necessità, sempre da giustificare con l’autocertificazione. Le coppie sembra che possano ritrovarsi nell‘abitazione che normalmente condividono: questo perché gli spostamenti sono sempre consentiti per rientrare alla propria residenza, domicilio o abitazione. Spostamenti fuori Comune C’è un altro punto che ha fatto discutere. Sì, perché in zona arancione (nel Lazio, per esempio), gli spostamenti tra Comuni diversi (anche se a pochi chilometri di distanza l’uno dall’altro) sono vietati, se non per comprovate esigenze. Ma se è vero che ci sono Comuni piccoli, divisi solo da una strada, è altrettanto vero che ne esistono altri. E grandi. Basti pensare che solo il Comune di Roma è su un’area di 1.285 km quadrati. Ma lì ci si può spostare, senza divieti. (continua)

Alcuni Comuni sono divisi da una strada, altri, come Roma, hanno superifici di centinaia di km quadrati. Ma il divieto degli spostamenti (non) è uguale per tutti


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

CRONACA

19

Per le seconde case è andata anche peggio: soltanto dopo diversi giorni il Governo ha aggiornato le FAQ lasciando libera interpretazione ai cittadini (segue) Ed è proprio questo il paradosso al centro delle criti che, della serie: “Io posso muovermi nell’immenso comune di Roma, ma non posso andare da un mio parente che è a pochissimi chilometri da me”. Ci si può spostare dal proprio Comune solo per le ormai “famose” comprovate esigenze di lavoro, salute, necessità (tra queste, anche fare la spesa), sempre con il modello di autocertificazione da presentare al momento di un eventuale controllo. Sì agli spostamenti dai comuni con popolazione non superiore a 5.000 abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia. Caos seconde case Tra spostamenti limitati e attività chiuse, un’altra questione che ha generato il caos è stata quella relativa alle seconde case. Seconde case sì o no? Dopo giorni di confusione e interpretazioni varie, ecco che è arrivata la risposta dal Governo: sì, ci si potrà spostare per raggiungere le seconde case. A una condizione però. Possono raggiungerle (anche se si trovano in Regioni o Province autonome diverse) solo coloro in grado di comprovare di avere un contratto di affitto o un atto stipulato dal notaio che abbia come data una anteriore al 14 gennaio 2021. Ma c’è di più. L’abitazione di destinazione non deve essere abitata da persone non appartenenti al nucleo familiare. I paradossi della zona arancione: attività commerciali discriminate Centri commerciali aperti, seppur chiusi nel fine settimana, bar e ristoranti costretti a

Seduti ai tavoli no, in fila sì. Centri commerciali affolati bar e ristoranti deserti sopravvivere con l'asporto peraltro ridotto alle 18.00 per i primi. E cos ci si è potuti azzuffare per un paio di Nike ultimo modello, come accaduto a Roma, o rimanere

invischiati negli ingorghi a Primark nel nuovissimo centro commerciale Maximo sulla Laurentina. E' evidente che qualcosa non abbia funzionato. In particolare è stato proprio il caso dei centri commerciali a destare le principali perplessità: qui è stato ancora più evidente il contrasto fra i negozi aperti e stracolmi di gente, anche in virt ù dei saldi, e la desolazione dei bar e dei ristoranti i cui tavoli sono stati transennati anche se, in realtà, sarebbero gli unici luoghi idonei a garantire il distanziamento interpersonale. Insomma, in questo modo si finito solamente per penalizzare le stesse attività commerciali con in più il controsenso di non capirne l'effettivo ruolo nella prevenzione dei contagi. E questo anche a fronte di palestre, cinema e teatri, tutti luoghi, che anche qui, con i dovuti controlli, potrebbero lavorare in sicurezza, tenuti sigillati. (continua)

Il paradosso: tavolini dei bar e dei ristoranti - ovvero gli unici luoghi dove è possibile controllare il distanziamento transennati nei centri commerciali. Per loro solo l’asporto


20

CRONACA

(segue) Prendere un caffé? Al freddo e sotto la pioggia All'esterno dei centri commerciali è andata ancora peggio. I bar lavorano ma, come visto, solo con l'asporto. Quindi, anche solo per prendere un caffé, la fila è all'esterno, si è potuto entrare generalmente uno alla volta. Comprando a portar via. Noi abbiamo fatto un giro ad Ardea e a Pomezia raccogliendo testimonianze dirette di come, in un modo o nell'altro, le persone hanno tentato di adattarsi alle nuove regole in attesa di tempi migliori: e così abbiamo incontrato persone intente a prendersi un caffè in strada nonostante le temperature mattutine davvero rigide (eravamo intorno ai 2-3°) o a ripararsi come meglio si poteva nei giorni di pioggia. Onestamente, un senso a tutto questo, citando Vasco Rossi, “noi non l'abbiamo trovato”. La testimonianza Ma c'è anche chi si è voluto sfogare: «Sono tre giorni che siamo in giro tra Roma Latina Pomezia Fiuggi a lavorare. Sopralluoghi, riunioni, appuntamenti e incontri vari. Usciamo di casa alle 7 per rientrare alle 20», ci racconta. «Non possiamo rilassarci con un aperitivo. Non possiamo tirarci su con un buon caffè se non in un bicchierino di carta consumato in strada dopo una fila al freddo per essere serviti. Mangiamo sotto la pioggia o al freddo pezzi di pizza al taglio come quando da ragazzini uscivamo da scuola – continua - Oggi a pranzo abbiamo dovuto dividerci un po' di pizza usando come tavolo una cassetta della corrente vicino al cancello di un condominio. E come noi tutti gli altri. Tutti zitti e rassegnati. Dalle rosticceria con i tavoli ac-

Il Corriere della Città febbraio 2021

Ardea e Pomezia, tutti in fila al freddo (erano 3°) per prendere un caffè «Stiamo viaggiando con una macchina del tempo che mi pare abbia come meta quei paesi che un tempo vivevano un incubo sotto dittatura statalista. La cosa più triste è che i più non se ne stanno rendendo conto» catastati e "sigillati" ai clienti che come acrobati gestivano il passaggio tra le mani di mascherina, pizza, supplì, bottigliette di acqua o coccola, ombrelli, guanti ecc. Il tutto sotto un cielo scuro e umido di pioggia e freddo», è l'amaro racconto. Poi, e qui veniamo al no-

stro discorso, ecco tornare ai controsensi: «Ma che cavolo stiamo facendo? In altri negozi tutto procedeva normalmente. In frutteria, in macelleria. Dal ferramenta, nel negozio di abbigliamento. Certo li non si sosta. Li non ci si rilassa. Non si fa pausa. Stiamo viaggiando con una macchina del tempo che mi pare abbia come meta quei paesi che un tempo vivevano un incubo sotto dittatura statalista. Paesi dell'est da cui tutti cercavano di scappare e che oggi invece sono terre di opportunità che aprono al futuro. La cosa più triste è che i più non se ne stanno rendendo conto», conclude. La speranza di una “vita normale a colori” Quello che è certo è che ancora per qualche mese dovremmo fare i conti con zone colorate e misure restrittive. È vero, le nostre abitudini sono state travolte e abbiamo dovuto adattarci a una nuova vita, lontana da quella normale, da quella di sempre. A quasi un anno da questa pandemia, tutti sperano di uscire presto dal tunnel. E di avere sì una vita “a colori”, ma felice e spensierata, libera da ogni restrizione. Arriverà il momento in cui si ingranerà la marcia e si ripartirà. Ci lasceremo alle spalle questa realtà in bianco e nero di un’Italia sì colorata. Ma non come vorremmo. Federica Rosato e Luca Mugnaioli

Lo sfogo: «Il caffé? In un bicchierino di plastica dopo una fila al freddo e sotto la pioggia. Abbiamo mangiato pizza su una cassetta dela corrente usata come tavolo. Ma nei negozi, dall’abbigliamento, alle frutterie, era tutto ‘regolare’»



22

CRONACA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Buoni spesa Pomezia: sì al 99% delle domande Distribuiti 200.000 euro, per Ardea bisognerà invece attendere le prossime settimane gennaio i cittadini di Pomezia che ne avevano fatto richiesta hanno ricevuto l'accredito dei buoni spesa sulla piattaforma digitale “Sicare” Accedendo infatti al portale con le proprie credenziali scelte in fase di registrazione è possibile consultare, nella sezione “Buoni spesa” l'importo dei buoni ricevuto. Dopodiché ci sarà tempo fino al 22 marzo 2021 per spenderli. Come utilizzare il buono I buoni spesa possono essere utilizzati per l’cquisto di generi alimentari e di prodotti di prima necessità da utilizzarsi esclusivamente negli esercizi commerciali del territorio di residenza che hanno aderito all’avviso. Al momento di andare in stampa, anche se l'elenco è in continuo aggiornamento

A

L’annuncio del Comune di Pomezia: «Presto nuova finestra per richiedere altri buoni spesa». Attesa invece ad Ardea dove l’erogazione dei buoni dovrebbe avvenire comunque in tempi rapidi (consultabile nella sezione “servizi commerciali” sempre della piattaforma voucher.sicare.it), vi sono in tutto tredici attività commerciali aderenti: si tratta, tra le altre, di 8 supermercati, 3 farmacie comunali e 1 sanitaria. Prima di procedere con gli acquisti consigliamo comunque di chiedere informazioni presso gli info point delle singole attività su come utilizzare il proprio buono, dato che ogni attività ha regole diverse. Ricordiamo a tal proposito inoltre che il beneficiario dei buoni spesa, al momento degli acquisti, dovrà essere in possesso del codice fiscale e di un documento di riconoscimento e del PIN ricevuto tramite SMS sul recapito telefonico indicato in sede di domanda. I buoni spesa erogati a Pomezia Abbiamo chiesto al Comune le cifre di questa seconda tranche di aiuti economici alle famiglie in difficoltà a causa dell'emergenza Coronavirus. «Nella prima tranche ne sono stati erogati oltre 800.000 di contributi, per questa seconda tranche sono stati richiesti ed erogati buoni per circa 200mila euro», fa sapere l'Amministrazione. «Abbiamo accolto il 99% delle domande rispondendo in maniera concreta alle esigenze delle famiglie più in difficoltà. Anticipo fin da ora che a breve si aprirà un’lteriore finestra per fare di nuovo richiesta per i buoni spesa. Molti concittadini stanno vivendo un momento buio e, grazie anche ai fondi erogati dagli enti sovracomunali, stiamo mettendo in campo tutti gli strumenti che abbiamo a

disposizione, per alleviare il più possibile questa situazione di disagio. Voglio ricordare che i buoni spesa possono essere utilizzati per l’cquisto di generi alimentari e di prodotti di prima necessità, da utilizzarsi esclusivamente negli esercizi commerciali del territorio di residenza che hanno aderito all’vviso e che trovatequi:http://www.comune.pomezia.rm.i t/buonispesa». I buoni spesa ad Ardea Sotto la Rocca invece bisogner attendere qualche altra settimana per veder erogati i

buoni spesa da spendere poi successivamente presso le attivit accreditate. Anche per Ardea, ad ogni modo, la modalit scelta stata esclusivamente telematica: per presentare la domanda c'era tempo fino alle 23.59 del 29 gennaio 2021. Per ciò che riguarda i tempi ancora non sono stati fornite dal Comune particolari indicazioni anche se, da quanto si apprende, la consegna dei buoni agli aventi diritto dovrebbe avvenire comunque in tempi rapidi. Luca Mugnaioli

Pomezia, un Carnevale diverso PARLA ZUCCALA’ - Sindaco che Carnevale sarà? «Siamo orgogliosamente giunti al 45° Carnevale pometino. Una tradizione, la più longeva della nostra Città, che ha sempre portato energia al territorio e rallegrato grandi e piccoli. Per dare un segnale di speranza, mantenere viva la Città a beneficio delle tante attività commerciali, e dare gioia ai nostri piccoli, noi scegliamo, così come abbiamo fatto per gli eventi estivi e per il Natale, di non farci fermare dalla pandemia». Cosa verrà organizzato? «Non potremo chiaramente svolgere la tradizionale sfilata con carri e gruppi mascherati, ma abbiamo comunque messo a punto un programma che, nel rispetto delle norme e delle necessarie cautele, possa ce-

lebrare questo 45° Carnevale pometino.Le piazze di Pomezia e Torvaianica verranno allestite con gigantografie luminose ispirate all’intramontabile Alice nel paese delle meraviglie. Sarà possibile fotografarsi accanto ai personaggi e caricare la propria foto sui social, ci saranno varchi luminosi e proiezioni a incorniciare le piazze e un programma di tre appuntamenti online a cura delle associazioni e compagnie teatrali del territorio che ringrazio per la collaborazione. È bello vedere che la Città fa per la Città: uno spirito comunitario che è stato ancora più nutrito dal periodo che stiamo vivendo e che speriamo potremo celebrare insieme, di nuovo nelle piazze, il prossimo Carnevale».



24

CRONACA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Covid: «Troppi hanno abbassato la guardia» Da Ardea il Sindaco lancia l’allarme. A Pomezia intanto il ricordo delle vittime del virus ono saliti a 455 i cittadini attualmente positivi al Covid-19 nel Comune di Pomezia, di cui 16 ricoverati presso strutture ospedaliere e 439 in isolamento domiciliare. In crescita ancora i guariti, che raggiungono quota 1.510. Sono 12 le persone poste in isolamento domiciliare preventivo (non positivi). E' questo l'ultimo aggiornamento diramato dall'Amministrazione Comunale lo scorso 26 gennaio (tutti gli aggiornamenti sul nostro sito). Le vittime a Pomezia Purtroppo a fine mese è giunta anche la notizia della scomparsa di una concittadina di 79 anni. Da inizio pandemia sono 19 le morti per Covid nel Comune di Pomezia. Domenica 31 gennaio alle ore 10.30 si è tenuta, a questo riguardo, una cerimonia per ricordare persone scomparse in città proprio a causa del virus: al Parco delle Rimembranze di via Varrone l'Amministrazione comunale ha messo a dimora, per l'occasione, due cipressi, simbolo di Nelle foto: ricordo per chi non c'è più, (in alto) la ma al tempo stesso situazione dei messaggio di speranza per contagi nel Lazio e Ardea; il futuro. Un luogo dove (a lato) Pomezia familiari e amici delle vittime potranno così ricorda le porgere loro un ultimo vittime del saluto. Covid-19

S

La situazione ad Ardea Numero di contagi decisamente inferiore sotto la Rocca rispetto a Pomezia: al 25 gennaio ad Ardea vi erano 270 cittadini positivi al virus contro i 232 registrati ad inizio mese. Purtroppo, anche qui, si sono registrate altre vittime per un conto che sin qui parla di 20 decessi causati dal Covid-19 nel territorio rutulo. (continua) Oltre 450 i contagi a Pomezia, 270 quelli fatti registare a fine mese ad Ardea. 19 le vittime sin qui sul territorio pometino, 20 quelle sotto la Rocca

Cittadini di serie A e di serie B: la lettera QUI TORVAIANICA – Mentre si discute in questi giorni di potenziare le linee per il trasporto pubblico sul territorio per gli studenti c'è chi, suo malgrado, tutti i disagi che stanno incontrando gli studenti in questi giorni li stanno vivendo da tempo. «Io abito a Torvaianica e come unico mezzo pubblico per spostarci usiamo il Cotral», ci racconta Antonella. «Le corse sono poche sia d'inverno che d'estate, con qualche

panchina. Si figuri che ci arrangiamo con delle sedie portate da noi! Ciliegina sulla torta, il Comune ha eliminato le corse del Troiani perché utilizzate da poche persone: ragazzi ,anziani e disabili lo prendevano per arrivare a casa, ora non possono più farlo». Insomma, a Torvaianica sembrano davvero esserci cittadini di Serie A e di Serie B.

eccezione nei periodi scolastici dove passa qualche pullman in più. E pensare che la pandemia doveva far ripensare al trasporto pubblico in chiave diversa, implementando le corse per ridurre gli assembramenti. Qui da noi invece (siamo sul Lungomare delle Meduse di fronte a “Carbonetti”) tutto questo è un sogno. I bus passano spesso completi e non si fermano, per non parlare del fatto che non abbiamo un posto dove aspettarli, nessuna pensilina, nessuna


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021 (segue) Chiusa una scuola: l'appello del Sindaco di Ardea Il primo cittadino rutulo a fine gennaio ha voluto lanciare un messaggio a tutti i cittadini invitandoli a non abbassare la guardia. E’ una vera e propria “mazzata” la notizia arrivata questa mattina (il 30 gennaio, ndr) dalla ASL: la scuola Virgilio di via Laurentina sarà chiusa per Covid fino al 14 febbraio», ha esordito Savarese. «Sebbene i dati della terribile infezione continuino ad evidenziare come ad Ardea il contagio si mantenga tra i valori pi bassi della regione

CRONACA L’allarme del Sindaco: «Troppi assembramenti, alcuni in giro senza mascherina, resse davanti alle scuole. Non dobbiamo abbassare la soglia d’attenzione»

(casi in rapporto alla popolazione), impressionante quanto abbiamo registrato nei mesi autunnali e in questo inizio dell’nverno. Ha sicuramente un peso importante nella rilevazione dei dati il grandissimo incremento dei campionamenti eseguiti, tuttavia significativo e preoccupante il numero dei decessi. Ne abbiamo registrato 2 al mese nella prima fase dell’infezione e siamo passati a 7 decessi nella seconda ondata. Fortunatamente il mese di gennaio mostra una tendenza POSITIVI A LUNGO TERMINE - In tanti ci avete segna- chiara con una sensibile dei casi lato il caso dei cd. positivi di lungo termine. Spiega il Mi- diminuzione ma la nistero della Salute: “chi continua a risultare positivo al test registrati, molecolare, può interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi, in caso di assenza di sintomi da almeno una settimana (fatta eccezione per la perdita di gusto e olfatto che possono durare per diverso tempo dopo la guarigione). È tuttavia il medico a decidere sulla base delle condizioni del paziente, tenendo conto anche dello stato immunitario delle persone interessate (nei pazienti immunodepressi il periodo di contagiosità può essere più prolungato)”. NON TUTTI RISPETTANO LE REGOLE - “La carica virale è molto alta subito prima e nei primi giorni successivi alla comparsa dei sintomi. Dopodiché, tende gradualmente a diminuire fino a non essere quasi più rilevabile al giorno 21”, precisano dai laboratori Sars-CoV-2 della Rgione Puglia. Attenzione però: “il rischio di trasmissione dell’infezione esiste anche oltre le tre settimane dalla comparsa dei sintomi. Ma rispettando il distanziamento e facendo sempre uso della mascherina, tale rischio viene considerato molto basso”, viene precisato. Il problema è che, purtroppo, molti non rispettano le regole e questo può essere considerato un problema sopratutto in ottica di prevenzione dei contagi.

Il caso

25

considerazione che devo fare, con dolore e preoccupazione, che i nostri cittadini hanno abbassato la guardia. Convivere quotidianamente con il covid ha portato ad una sorta di pericolosa assuefazione. Ho visto in questi giorni, segnati nel Lazio in arancione, persone a passeggio senza la mascherina, assembramenti davanti alle scuole negli orari d’ingresso e d’uscita dei bambini, nonostante gli orari differenziati, troppe persone simultaneamente presenti nei supermercati; insomma una situazione assai simile a quella della scorsa estate, quando la grande paura sembrava fosse cessata. Devo esortare i cittadini alla prudenza e chiedere alla Polizia Locale di intensificare i controlli, non per sanzionare, ma per aiutare i cittadini a ricordare il rischio a cui espongono loro stessi ma in particolare i pi fragili: i nonni, gli anziani», ha quindi

Ciao maestra Loredana!


26

CRONACA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Lo strano caso di Via delle Orchidee “Curioso” intrigo burocratico per una strada – devastata dalle buche – a metà tra Pomezia e Ardea ossono 100 metri di strada assumere un ruolo cruciale nella vita di centinaia di abitanti? Sì, se quest'ultima è una delle vie di ingresso al quartiere e se, soprattutto, ogni anno le buche ne mettono a dura prova la transitabilità. Tutto questo succede alle porte di Campo Jemini, popoloso quartiere periferico di Pomezia: è qui che, con cadenza ciclica ma puntuale (pressoché dopo ogni pioggia e in concomitanza dell'arrivo del freddo), residenti o semplici automobilisti di passaggio si trovano costretti a evitare i numerosi crateri e le voragini che si aprono sul manto stradale. Buche e rattoppi Ad inizio anno eravamo tornati a denunciare la situazione e dopo la nostra, ennesima, segnalazione alcuni operai erano intervenuti “tappando” le buche più pericolose. Ma le forti piogge di fine gennaio stanno già mettendo a dura prova la resistenza degli interventi e fra non molto i residenti, con qualche gomma bucata in più e qualche cerchione in meno, si troveranno di nuovo punto e da capo. Ma perché, dato che si tratta per l'appunto di soli 100 metri di strada, non si riesce a trovare una soluzione definitiva al problema? A chi 'appartiene' il primo tratto della via? Tutti gli abitanti del quartiere, compreso il sottoscritto, erano convinti che la strada fosse interamente del Comune di Pomezia (il che sarebbe anche logico), come del resto sanciva il cartello di ingresso al quartiere posto allo

P

Il confine del Comune di Pomezia. Prima il cartello era allo svincolo con Via Castagnetta svincolo tra Via della Castagnetta e Via delle Orchidee per l'appunto. Lo scorso anno però, con grande sorpresa, i cittadini hanno scoperto che la strada, in realtà, o almeno così sembrerebbe, risulterebbe così divisa: i primi 100 metri, quelli incriminati, ricadrebbero sotto la gestione di Ardea; la restante parte, da poco prima del “ponticello” in poi, sotto quella di Pomezia. E infatti è stato proprio quest'ultimo tratto ad essere stato completamente riasfaltato giusto un anno fa dall'ente pometino, lasciando però l'amaro in bocca ai residenti che sognavano (finalmente) un accesso al quartiere in condizioni decenti e che invece si sono dovuti accontentare di un lavoro fatto a metà. Una stranezza dietro l'altra Da tempo ormai stiamo cercando di venire a capo della situazione. Stando a quanto ricostruito il confine tra i due Comuni non seguirebbe la strada, come logica vorrebbe,

Le domande: se i primi 100 metri di strada “spettano” ad Ardea perché il cartello della via è del Comune di Pomezia? E come è possibile che sotto la Rocca esistano due vie con lo stesso nome?

ma il fosso che vi scorre nelle vicinanze; da qui la “rettifica” e il relativo spostamento del cartello di ingresso a Campo Jemini nei mesi scorsi, con buona pace dei suoi abitanti. Caso risolto? Macché. Intanto qualcuno deve spiegare perché il cartello “Via delle Orchidee” posizionato in loco si riferisca ancora al Comune di Pomezia e non al Comune di Ardea (che invece sono caratterizzati dallo stemma comunale); in secondo luogo la divisione summenzionata pone un secondo problema: sotto la Rocca infatti esiste già un'altra Via delle Orchidee che però si trova alla Banditella e dunque una delle due strade andrebbe gioco-forza rinominata. Ma dato che in quei 100 metri di strada che, precisiamo, servono soltanto il quartiere di Pomezia, non ci sono case o utenze (il che, viceversa, avrebbe causato non pochi problemi per la corrispondenza o per un intervento di soccorso) nessuno si è mai posto il problema. Del resto nemmeno il Comitato di Quartiere di Campo Jemini ha mai saputo con certezza quale ditta e per conto di chi sia intervenuta nel tempo a rattoppare la strada dato che le segnalazioni, proprio per via di questa incertezza, venivano – e vengono – spedite ad entrambi gli Enti locali. (continua)

Da sx a dx: la situazione della strada l’8 gennaio e il 26 gennaio (dopo i “rattoppi”); il cartello di Via delle Orchidee è del Comune di Pomezia


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

CRONACA

27

Il Comune: «Via delle orchidee? Premettendo che possiamo effettuare tutte le verifiche tecniche del caso, al momento i confini comunali risultano essere quelli su cui siamo intervenuti lo scorso anno» (segue) Risponde il Comune di Pomezia Sul caso abbiamo interpellato il Sindaco Adriano Zuccalà. Al primo cittadino abbiamo anche paventato la possibilità, qualora effettivamente l’attuale ripartizione territoriale siq auella corretta (e che quindi si sia sbagliato in passato), per l'Amministrazione di Pomezia di richiedere la cessione di quel tratto di strada considerando che, a tutti gli effetti, quegli appena 100 metri di strada sono a servizio esclusivamente di un quartiere di Pomezia. «Premettendo che possiamo effettuare tutte le verifiche tecniche del caso, al momento i confini comunali risultano essere quelli su cui siamo intervenuti con l’ultimo rifacimento stradale», ha precisato il primo cittadino. « Sicuramente sarebbe più logico che ogni Comune asfaltasse il suo tratto di competenza piuttosto che sconfinare con improbabili convenzioni verso altre competenze», è stata la chiosa del primo cittadino. Luca Mugnaioli

La proposta: il Comune di Pomezia non potrebbe “tornare” in possesso dei 100 metri?

Parco giochi, iniziati i lavori VIA AL CANTIERE - Martedì 2 Febbraio, alle ore 10.30 il Comune di Pomezia ha dato il via ufficialmente ai lavori del nuovo parco giochi in via dei fiordalisi/campanule a Campo Jemini. «Si tratta di un altro passo importante e tangibile per lo sviluppo del quartiere e per renderlo ancora più vivibile per i residenti. Ringraziamo il Comune di Pomezia per aver ascoltato le nostre istanze», ha commentato il Presidente del

CdQ Alex Gaspari. Il terreno, ricordiamo, era stato donato dagli abitanti proprio al Comune con l’obiettivo di far nascere un parco per il quartiere. Il progetto prevede, tra le altre, la messa in sicurezza della pavimentazione, l’installazione di panchine, cestini e due fontanelle d’acqua, un’area giochi per bambini e un’area cani, oltre che a uno spazio per i barbecue.

Barriere del “ponticello” pericolanti CAMPO JEMINI - Come segnalato da tempo le barriere posizionate a protezione del ponticello d’ingresso a Campo Jemini sembrerebbero essere a rischio crollo. Abbiamo chiesto al Comune se vi sia effettivamente un pericolo di questo tipo ma per ora l’Ente, rimanendo oltremodo sul “vago” e non rispondendo, di fatto, alla nostra sollecitazione, fa sapere soltanto che “le infrastrutture stradali vengono monitorate costantemente e messe insicurezza qualora necessario”. In pratica se le barriere siano sicure o no non è dato saperlo.


28

CRONACA

Il Corriere della Città febbraio 2021

Scuole, rientro in sicurezza (quasi) riuscito Dopo un inizio travagliato - e di proteste - la situazione è migliorata negli Istituti di Pomezia n principio nel Lazio era l'11 gennaio, poi era stato deciso lo slittamento al 18 per il ritorno in classe del 50% degli studenti delle superiori per ciò che riguarda le lezioni in presenza. E così, dopo un'estate passata a pianificare la famosa ripartenza in sicurezza ma con i provvedimenti naufragati subito nello tsunami della seconda ondata dei contagi di Coronavirus, il mondo-scuola, per ciò che riguarda gli Istituti Superiori, sta provando a rialzarsi seppur tra molteplici difficoltà. Questa che vi raccontiamo è la fotografia a Pomezia dopo 14 giorni circa dal ritorno tra i banchi degli studenti. Si parte, anzi no: gli studenti scendono in Piazza Purtroppo il break natalizio, in ottica di riorganizzazione scolastica, è servito a poco o nulla. Non a caso gli studenti di Pomezia, riuniti in due diversi movimenti, sono scesi in Piazza praticamente subito per protestare contro la mancata predisposizione di strumenti adatti a garantire un ritorno in piena sicurezza. L'11 gennaio, ovvero l'iniziale data prevista per il ritorno tra i banchi poi saltata all'ultimo minuto (e non è una novità), sono stati gli “studenti medi del Lazio” a manifestare, divisi tra la presenza “fisica” davanti al Municipio e quella “virtuale” della diretta Instagram: gli alunni, anche con la partecipazione di alcuni docenti, avevano deciso di mobilitarsi perché stanchi di essere vittime delle istituzioni e di ricevere in cambio, nonostante le mille opportunità date al governo, solo slittamenti e nessuna sicurezza in materia di trasporti, spazi ed investimenti. “La scuola SI-CURA”, recitava uno striscione, “la scuola è di chi la fa”, un altro. «Il tempo è scaduto! Basta così, non siamo dei giocattoli, la Nella foto: scuola non è un gioco» Rete degli Stu– era stato il motto di denti Medi del Lazio e del Blocco protesta degli studenti e delle studentesse di PoStudentesco in Piazza a gennaio mezia – «Siamo stufi di

I

non essere considerati, di vedere le istituzioni provare a mettere delle toppe ai propri errori, senza trovare vere e proprie soluzioni. Non ne possiamo più di subire anni e anni di tagli ai fondi per la scuola. Siamo stanchi di vedere la riapertura slittare di settimana in settimana, rendendola uno strumento politico, rendendo il rientro una gara a chi ha ragione. Abbiamo bisogno della nostra scuola, che essa venga curata, perché siamo sia il presente che il futuro di questo Paese. Ascoltateci, siamo coloro che danno vita alla scuola, non coloro che la vedono da lontano. Vogliamo ora essere coinvolti nei tavoli di decisione e dalle istituzioni». Sulla stessa lunghezza d'onda, nonostante il background culturale profondamente diverso rispetto alla

manifestazione dell'11 gennaio, il Blocco Studentesco, sceso in Piazza qualche giorno fa: “La scuola viene sanificata una volta a settimana esponendoci a contagi costanti. Sul fronte trasporti nessuna delle promesse che erano state fatte si sono concretizzate, le corse degli autobus che portano agli istituti non sono aumentate e sono quindi affollate e per nulla sicure, inoltre gli orari di entrata a scaglioni per molti sono proibitivi. “Stanno distruggendo i nostri anni migliori dove la scuola faceva da punto fermo per la socialità di noi giovani e la nostra crescita civile e professionale». (continua)

Studenti in Piazza per protestare contro i ritardi e per il mancato ritorno in classe in piena sicurezza. Dopo le manifestazioni e gli incontri tra Comune, ragazzi e Preside la strada imboccata sembra quella giusta


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021 (segue) Le maggiori criticità: i trasporti e gli orari scaglionati (ma non solo) Poco dopo l'Epifania erano stati i genitori, in questo caso del Liceo Pascal di Pomezia a lanciare l'allarme: «Ci troviamo in totale disaccordo sia con la scelta degli orari scaglionati, sia con la scelta di fare lezione anche di sabato». Anche se tale scelta «di scaglionare le entrate nasce dalle Autorità per risolvere il problema del sovraffollamento dei mezzi di trasporto pubblici nelle città» i genitori ritenevano che non fosse un provvedimento «assolutamente adeguato per una zona di provincia come la nostra». A destare particolare preoccupazione era la scelta dell'orario d'entrata alle 10: «Temiamo che i ragazzi finiranno per assembrarsi alle 8 davanti al liceo in attesa di entrare alle 10 (non avendo modo di raggiungere la scuola più tardi) o peggio ancora in qualche bar o in qualche casa con conseguenze facilmente intuibili per quanto riguarda i contagi» Detto, fatto. I problemi maggiori, su questo fronte, hanno riguardato in particolar modo gli studenti delle zone vicine a Pomezia, Ardea su tutte ma anche dalla periferia, che hanno a disposizione un numero limitato di corse del trasporto pubblico. Lo scenario paventato dai genitori degli alunni del Pascal si è poi effettivamente verificato anche nelle altre scuole superiori nei primi giorni dal rientro in classe. «Io devo entrare alle 10 ma non ho nessuno che mi accompagna a quell'ora – ci racconta una ragazza che studia al Liceo Picasso – quindi sono in giro dalle 8 in attesa di entrare». Dopodiché a quell'ora si ripresenta comunque lo stesso problema, sebbene “mitigato” dal ridotto numero di studenti che deve seguire le lezioni in presenza: ovvero tutti assembrati in attesa della campanella. Proprio al Picasso i ragazzi hanno lamentato “il ridotto numero di collegamenti da e per la scuola nei nuovi orari”, che non incide minimamente sugli assembramenti all'entrata; quindi sugli orari stessi, assolutamente incompatibili con le esigenze delle famiglie: «Entriamo alle 10 per uscire alle 15: ma non basterebbe entrare semplicemente mezzora dopo le 8 anziché aspettare così tanto?», aggiunge la studente ai nostri microfoni. Dal liceo scientifico Pascal, oltre agli orari, emergono altri problemi: «E' una vera tragedia – ci racconta uno studente – oltre agli orari impossibili (ritorna anche qui il problema di chi entra alle 10, ndr) ci sono problemi anche con la Nelle foto: DAD dato che le con(Da sx a dx) nessioni internet dalla il Sindaco di scuola non funzioPomezia Adriano nano». Zuccalà; il Istituti e Comune di Sindaco di Ardea Pomezia al lavoro: Mario Savarese situazione migliorata a

CRONACA Le maggiori criticità hanno riguardato la carenza dei trasporti in concomitanza dei nuovi orari, specie al pomeriggio. Da Ardea e Pomezia i Comuni sono corsi ai ripari e la situazione dovrebbe migliorare fine mese A fine gennaio, proprio per far fronte alle criticità sollevate nei primi giorni dal ritorno tra i banchi, si è tenuto un incontro in videoconferenza tra l'Amministrazione Comunale, i Presidi degli Istituti del territorio Copernico, IIS Largo Brodolini, Liceo Pascal, Liceo Picasso nonché con i rappresentanti degli studenti. Presenti alla riunione anche il Sindaco Adriano Zuccalà e gli Assessori Miriam Delvecchio e Luca Tovalieri per fare il punto, dopo una settimana dalla ripresa delle attività didattiche in classe, sull’attuale situazione e valutare insieme le eventuali criticità. Unanime è stata la richiesta delle parti di ottimizzare il servizio di trasporto in modo da evitare assembramenti e al contempo ridurre le attese alla fermata. Durante la riunione gli studenti presenti, così come anticipato al Sindaco e all’Assessore Delvecchio durante il loro incontro istituzionale della scorsa settimana, hanno esposto le maggiori difficoltà che incontrano quotidianamente con la didattica a distanza. Sindaco cosa possiamo aggiungere in merito alla situazione sul fronte scuole superiori a Pomezia? «Sapevamo che i primi giorni sarebbero stati i più difficili, ma possiamo affermare che c’è stato il massimo impegno da parte di tutti. L'ultima settimana di gennaio alcune classi hanno iniziato le lezioni nelle aule che abbiamo messo a disposizione al Complesso comunale Selva dei Pini e siamo lieti che la struttura individuata possa supportare concretamente la ripresa della didattica in presenza. Ci confronteremo con le ditte di trasporto e gli enti sovra comunali preposti per cercare di coniugare le esigenze di tutti e far proseguire l’anno scolastico nel migliore dei modi». Cosa è stato fatto sin qui? «Nei mesi scorsi, abbiamo condiviso con Città Metropolitana l’obiettivo di ampliare gli spazi a disposizione dei licei Picasso e Pascal presso il Selva dei Pini. Da qui è nata la collaborazione tra il Comune, che ha messo a disposizione i locali e il supporto logistico, e la Città Metropolitana che ha attrezzato le aule a propria cura e spese. Sono state messe a disposizione dei licei 7 aule, con navetta finanziata da Città Metropolitana. Ieri (25 gennaio) le prime classi del Picasso hanno iniziato le lezioni in presenza presso il Selva dei Pini e nei prossimi giorni inizieranno anche gli stu-

29

denti del Pascal». I disagi però non sono mancati specie sul fronte degli assembramenti all'entrata... «Le misure di prevenzione anti-covid servono a ridurre al massimo il rischio di contagio. Dilazionare gli ingressi in due fasce orarie riduce matematicamente la presenza all’ingresso e sui mezzi di trasporto rispetto a un orario unico ed è quindi è un’azione utile per diminuire il rischio. Il trasporto locale di Pomezia, come quello di Ardea stanno adeguando e implementando le che portano i ragazzi agli istituti scolastici di Pomezia. Le scuole si sono attrezzate nei mesi scorsi per le lezioni in presenza e hanno dimostrato di essere ben organizzate visto il numero limitato di contagi. L’ultimo tassello deve essere necessariamente la responsabilità di ognuno di noi: bisogna rispettare le regole di distanziamento e indossare la mascherina, solo così potremo uscire, tutti insieme, dall’emergenza». La scuola, in generale, non è indicata dall'ISS nei primi tre scenari di trasmissione del virus in Italia. Dato confermato, sul fronte dei contagi locali, anche a Pomezia come da comunicazione dell'Amministrazione nei giorni scorsi. Perché allora si fa così tanta fatica a pianificare il ritorno a scuola? «Abbiamo investito 520mila euro per adeguare le strutture scolastiche, coordinato con i presidi le attività necessarie per la ripartenza e portato avanti una campagna di informazione capillare e puntuale. Questo ha portato sicuramente ad ottenere ottimi risultati nella limitazione dei contagi all’interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado. L’ostacolo principale della ripartenza è da individuare probabilmente in due fattori: il primo è sicuramente la paura del contagio, il secondo la quantità di posti disponibili per il trasporto pubblico. Tuttavia nei mesi che ci condurranno al termine dell’emergenza sanitaria non credo si possa ottenere di più in termini di provvedimenti logistici». Ardea: potenziato il trasporto locale Il Comune di Ardea, dal canto suo, in coordinamento con il gestore del servizio di Trasporto Pubblico Locale, Lazio Mobilità, e gli Istituti scolastici superiori di Pomezia ha rimodulato a fine mese scorso l’offerta del servizio per far fronte all’emergenza in atto e poter rispondere alle esigenze di mobilità dei nostri ragazzi. «Nello specifico, a partire dal 22 gennaio 2021, sono state implementate le linee/orari/percorsi aggiuntivi» (continua) Gli studenti: «Perché l’entrata non è stata posticipata solo di mezzora anziché aspettare fino alle 10? Io non ho nessuno che mi accompagni a quell’ora quindi comunuque arrivo a Pomezia alle 8»


30

CRONACA

(segue) L'intervista: Eleonora Mazzuca (Rete Studenti Medi Pomezia) Come è stato il ritorno alle lezioni in presenza per gli studenti di Pomezia? «Devo dire sopra le aspettative. All'interno delle scuole la sicurezza viene garantita e abbiamo trovato, tranne poche eccezioni, personale preparato. Nulla da dire sull'uso delle mascherine e sulla prevenzione degli assembramenti. Le uniche criticità su quest'ultimo aspetto sono state riscontrate al liceo Picasso in concomitanza delle entrate in classe credo io principalmente perché, rispetto agli altri istituti superiori di Pomezia, forse hanno “fisicamente” meno spazio fuori scuola. Da quanto mi riferiscono tuttavia anche questo problema sarebbe in via di risoluzione dopo un colloquio avvenuto tra la Preside e i rappresentanti di Istituto. Insomma dopo i primi giorni che sono stati un po' traumatici adesso la strada imboccata sembrerebbe essere quella giusta». Quali sono le principali difficoltà incontrate dagli studenti in questi primi giorni di ritorno alle lezioni in presenza? «Sicuramente quello dei trasporti. Mancavano delle linee e molti ragazzi, specie di Ardea, avevano enormi difficoltà in corrispondenza delle entrate ma sopratutto delle uscite sulla base dei nuovi orari. Entrambi i Comuni però si sono mossi in tal senso e le cose dovrebbero migliorare». Per ciò che riguarda il Pascal, che lei frequenta, com'è la situazione? Ci hanno segnalato problemi con la connessione internet per quanto riguarda la DAD, è così? «Sì paradossalmente abbiamo registrato maggiori criticità nella didattica a distanza piuttosto che per le lezioni in presenza. In tal senso ci sono state alcune difficoltà in merito all'allaccio della fibra ma dovrebbero essere risolte a breve. Per il resto le lezioni in presenza sono riprese bene: le 53 classi della scuola sono state divise in due blocchi che alternano due settimane in presenza e due in DAD per poi scambiarsi. L'entrata a scuola, per entrambi i blocchi, è alle 8 o alle 10». Poco dopo le Feste avevate chiesto un ritorno a scuola in sicurezza Nella foto: scendendo in Piazza: Eleonora Mazzuca, sta avvenendo questo? Rete Studenti Medi «Per ora possiamo ridi Pomezia tenerci soddisfatti. Le

nostre principali richieste sono state esaudite, ovviamente continueremo a monitorare la situazione». Dalle scuole è partito, almeno fino allo scorso gennaio, soltanto il 2% dei focolai totali di Covid-19 in Italia: perché secondo lei si fa così fatica a programmare un ritorno tra i banchi in sicurezza? «La risposta è fin troppo semplice: la scuola non è mai stata una priorità per il nostro Paese. La pandemia ha semplicemente reso ancor più evidenti tutte le difficoltà e i problemi che si trascinavano da anni. Noi dovremmo essere il futuro dell'Italia, ma per esserlo si deve partire dal presente e questo non avviene. Basti pensare a cosa è successo dopo Natale, così come, poco prima, era accaduto a novembre con le scuole fatte nuovamente chiudere in fretta e furia: slittamenti e rinvii vengono infatti decisi all'ultimo minuto come se nulla fosse, è una vera follia. E questo, come giustamente sottolinea lei, senza che il mondo della scuola sia responsabile della diffusione dei contagi. Ribadisco: dovremmo essere la priorità e invece nessuno ci considera». Da studente come si vive questo travagliato momento storico diviso, solo per fare qualche esempio, tra DAD, nessuna possibilità di aggregazione sociale, niente sport e con il coprifuoco alle 22? «Personalmente? Male, malissimo. Mi sento schiacciata, oppressa. Non siamo in 'lockdown' ma è come se lo fossimo. Stiamo praticamente sempre a casa, non possiamo stare insieme agli amici, non possiamo fare sport. Non abbiamo nemmeno motivi, se vogliamo, per uscire dato che non si può fare nulla. La

Il Corriere della Città febbraio 2021

cosa che stiamo facendo è quella di organizzare spesso videoconferenze dato che è l'unico strumento di aggregazione che abbiamo in questo momento» Cosa vi aspettate per i prossimi mesi? «Speriamo solo che di quanto accaduto nei mesi scorsi si sia fatto tesoro. Che gli errori commessi non vengano più ripetuti e chi ci sia la possibilità, finalmente, di concludere l'anno scolastico in presenza». Luca Mugnaioli

Il dato CONTAGI BASSI NELLE SCUOLE L'Istituto Superiore di Sanità a gennaio scorso ha messo nero su bianco un dato importante: «La scuola non rientra nei primi tre contesti di trasmissione del Covid-19 in Italia». Solo il 2% dei focolai totali di Coronavirus è scaturito tra i banchi scolastici tra i ragazzi in età scolare (318 anni) nel periodo compreso tra il 24 agosto e il 27 dicembre 2020. La percentuale dei casi in bambini e adolescenti è aumentata dal 21 settembre al 26 ottobre (con un picco del 16% nella settimana dal 12 al 18 ottobre) per poi tornare ai livelli precedenti. Le percentuali di casi in età scolare rispetto al numero dei casi in età non scolare oscillano tra l’8,6% della Valle d’Aosta e il 15,0% della PA di Bolzano. La maggior parte dei casi in età scolare (40%) si è verificata negli adolescenti di età compresa tra 14 e 18 anni, seguiti dai bambini delle scuole primarie di 6-10 anni (27%), dai ragazzi delle scuole medie di 11-13 anni (23%) e dai bambini delle scuole per l’infanzia di 3-5 anni (10%).

La Rete degli Studenti Medi di Pomezia: «Disagi e ritardi? La scuola non è mai stata la priorità di questo Paese, la pandemia ha reso evidenti lacune che si trascinavano da anni. Come viviamo questo momento noi studenti tra Dad e distanziamento sociale? Male, malissimo. Mi sentro ‘schiacciata’»


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

CRONACA

31

Pandemia, boom di suicidi tra i più giovani Nel 2020 aumento dei ricoveri per autolesionismo: il 90% dei pazienti ha tra i 12 e i 18 anni li italiani stanno per compiere un anno di "convivenza" con il Coronavirus e con lui si sono dovute affrontare diverse problematiche. Oltre alla devastante crisi economica e l’aumento dei decessi causato dalla malattia, aumentano anche i suicidi e l’autolesionismo, soprattutto fra i giovani, quelli cioè che dovrebbero rappresentare la speranza e che invece rischiano di sprofondare inghiottiti nel vortice della depressione. Suicidio da pandemia Ormai si parla di 'suicidio da pandemia' e al 90% riguarda i giovanissimi. A parlarne per primo e a sollevare il problema è stato Stefano Vicari, primario dell'unità operativa complessa di Neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza del Bambin Gesù di Roma. Il tema dei suicidi è molto sottovalutato:“Nonostante la prevenzione del suicidio sia stata individuata come obiettivo prioritario dai maggiori organismi internazionali - dice Monica Vichi dell’ISS solo pochi Paesi nel mondo hanno sviluppato una strategia nazionale per la prevenzione del suicidio e l’Italia non è ancora tra questi. Tuttavia l’ISS è da anni impegnato nello studio dell’epidemiologia e dei fattori di rischio con l’obiettivo di fornire informazioni di qualità per l’implementazione politiche di prevenzione efficaci e interventi mirati anche a livello di comunità”. Anno terribile per i giovani Quello del 2020 è stato un anno devastante

G

per la psiche di molti giovani, costretti in casa e con sempre meno possibilità di socializzazione, se non attraverso uno schermo e tramite l’accesso a internet, ma non solo. Difatti, negli ultimi 365 giorni il tasso dei suicidi è aumentato del 30%. Il primario Vicari dichiara che le 'vittime' hanno tra i 12 e i 18 anni di età, quindi preadolescenti o in piena adolescenza. Il metodo più diffuso è quello dell'autolesionismo, tagli più o meno profondi su tutto il corpo: all'ospedale Bambin Gesù di Roma nel 2020 si sono registrati oltre 300 ricoveri per autolesionismo, la media è di quasi uno al giorno. La casa sta diventando il luogo attorno al quale, per i più giovani, ruota tutto: l'educazione, gli affetti, la noia e la vita. Da cosa dipende questo aumento di ricoveri? Sicuramente dalla situazione attuale,

L’allarme lanciato dal Bambino Gesù: negli ultimi 365 giorni il tasso dei suicidi è aumentato del 30%

che potrebbe portare a una insopportabile monotonia. La frenesia della “vita precedente” poteva essere un ottimo antistress per i ragazzi, ma ora, chiusi in casa, la mente viaggia. Non si sta negando la presenza di questi fenomeni anche nel passato, ma i dati sull’aumento dei ricoveri parlano chiaro. Un altro elemento esplicativo potrebbe essere anche la maggiore presenza dei genitori nella vita dei figli, costretti entrambi a vivere costantemente nelle stesse 4 mura. Una maggiore attenzione potrebbe aver portato i genitori a rendersi conto preventivamente dei gesti sofferenti dei figli. Certo è che questi fenomeni son sempre avvenuti e sta agli adulti che stanno loro intorno accorgersi e porgere una mano in aiuto, facendogli capire che tutto si risolve, ma soprattutto che non sono soli. Irene Tozzi


32

RUBRICHE

Il Corriere della Città febbraio 2021

I disegni illusori e l’arte di Stephan Pabst Arte 3D è una forma visiva illusoria che si basa sulle idee, l'immaginazione e l'ispirazione. Subito alla mente salta il nome dell'artista Stephan Pabst un disegnatore veramente bravo dell'arte illusoria. Nasce in Russia dove alla sola età di 5 anni traccia le sue prime figure realistiche e a 16 anni cominciò a creare delle opere d'arte quasi magiche, dove gli oggetti da lui riprodotti erano cosi fedeli alla realtà da sembrare veri, pur non avendo alcuna educazione in campo artistico. Tutti i ritratti che gli venivano commissionati da conoscenti ed amici erano talmente belli da fare scalpore, sorprendendo per la loro particolare rappresentazione estetica e per la precisione del tratto. Ama dipingere volti, animali ed oggetti di tutti i giorni, ma ecco che sarà con il dipinto

L’

"Glass of water" che troverà la giusta strada per farsi conoscere da un pubblico più vasto fino ad arrivare al meritato successo. La sua abilità sta nella tecnica a dir poco complicata che, con l'utilizzo di matite, colori e penne ed anche servendosi della tecnica del pennello secco con olio e della tecnica del trompe l'oeil, gli permette di far saltare fuori dal foglio ogni disegno da lui realizzato. E' un maestro dell'illusione ottica proprio perché con le sue capacità artistiche, curando e definendo al massimo ogni dettaglio, trasforma gli oggetti e le

Giornata della memoria

RICORDARE, RICORDARE, RICORDARE - Celebrata a Pomezia la Giornata internazionale della Memoria in ricordo di tutte le vittime dell’Olocausto. Il Sindaco di Pomezia Adriano Zuccalà, l'Assessora Miriam Delvecchio e la Presidente del Consiglio Stefania Padula hanno deposto una rosa questa mattina presso il Parco delle Rimembranze per omaggiare simbolicamente quanti hanno perso la vita nell’orrore nazista della Shoah. “Questo è un anno particolare – dichiara il primo Cittadino - che ci impedisce di incontrarci e stringerci insieme nelle occasioni che più di altre rappresentano un alto valore simbolico. Ma l’Amministrazione comunale di Pomezia vuole ricordare oggi chi ci ha lasciato e celebrare chi è sopravvissuto, donne e uomini che incarnano una Storia vivente da raccontare e trasmettere di generazione in generazione”. Proprio ai più giovani, agli studenti di Pomezia, il Sindaco e l'Assessora hanno inviato una lettera: “Vogliamo mantenere viva la relazione con i più giovani, il futuro della Città e del Paese, la generazione che traccerà le vie del tempo che verrà. Su questa strada vogliamo continuare a raccogliere le storie di quanti, con immenso dolore ed enorme forza, sono scampati allo sterminio nazista. Le loro testimonianze, dal 1945 ad oggi, sono memoria collettiva che mantiene vivo il ricordo di una delle pagine più buie della nostra Storia. Mantenere viva la Memoria, patrimonio culturale, politico e sociale di tutti noi, è uno dei doveri che le istituzioni pubbliche, la Scuola in primis, deve portare avanti”.

3

1

forme che ritrae, facendoli sembrare tutti incredibilmente reali. Oggi ha un suo studio a Minden in Germania dove lavora creando pezzi d'arte che catturano lo sguardo e l'attenzione di politici, gente dello spettacolo e compagnie pubblicitarie. Ha fatto ritratti a Angelina Jolie, Nelson Mandela. Laura Piacentini

2 Nelle foto: 1 - Macchina fotografica 2 - Glass of Water 3 - Stephan Pabst disegnando


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

33

RUBRICHE

Vaccino contro il Covid-19 e maternità i siamo! A partire dal 27 dicembre 2020 sono iniziate le vaccinazioni contro il virus SARS-COV 2 anche in Italia! Si è cominciato dagli operatori sanitari, seguirà poi la popolazione anziana e più fragile e quindi tutti gli altri. Non tutti siamo d’accordo: c’è chi non vede l’ora di essere vaccinato, chi ha paura degli eventuali effetti a breve e lungo termine, ma che comunque si farà vaccinare e chi proprio non ne vuole sapere, ma tralasciando le opinioni personali … come s’incontrano gravidanza, allattamento, procreazione medicalmente assistita e vaccino anti Covid? L’Istituto Superiore di Sanità ha affrontato la questione e dopo aver preso in considerazione tutte le indicazioni adottate a livello internazionale e nazionale, ha stilato un documento mirato. La prima notizia è che la vaccinazione in gravidanza non è controindicata in maniera assoluta tuttavia non abbiamo studi in merito. Bisognerà quindi valutare caso per caso ed è proprio questo che viene offerto nel nostro paese alle donne in dolce attesa: una consulenza con professionisti sanitari per considerare il bilancio rischio-beneficio di ogni singolo caso tenendo in considerazione soprattutto quello che è il rischio reale della mamma di contrarre l’infezione da SARS-Covid-2, offrendo così la possibilità di una scelta informata e consapevole. Il documento sottolinea comunque che se una donna rimane in incinta una volta avviata la vaccinazione, diciamo tra la prima e la seconda dose, non c’è alcuna indicazione all’interruzione di gravidanza. Ecco cosa si dice nello specifico nel documento: • Le donne in gravidanza e allattamento non sono state incluse nei trial di valutazione dei vaccini Pfizer-BioNtech mRNA (Comirnaty) e Moderna per cui non disponiamo di dati di sicurezza ed efficacia relativi a queste persone •Gli studi condotti finora non hanno evidenziato né suggerito meccanismi

C

biologici che possano associare i vaccini a mRNA ad effetti avversi in gravidanza e le evidenze di laboratorio su animali suggeriscono l'assenza di rischio da vaccinazione. •Al momento le donne in gravidanza e allattamento non sono un target prioritario dell'offerta di vaccinazione contro il COVID19 che, ad oggi, non è raccomandata di routine per queste persone. •Dai dati dello studio, relativi alla prima ondata pandemica in Italia, emerge che le donne in gravidanza non presentano un rischio aumentato di infezione rispetto alla popolazione generale. Le donne di cittadinanza africana, asiatica, centro e sud-americana ed est-europea e quelle affette da comorbidità pregresse (obesità, ipertensione) presentano un rischio significativamente maggiore di sviluppare una polmonite da COVID-19 che, complessivamente, riguardano una minoranza di madri e neonati. • La vaccinazione dovrebbe essere presa in considerazione per le donne in gravidanza che sono ad alto rischio di complicazioni gravi da COVID19. Le donne in queste condizioni devono valutare, con i sanitari che le assistono, i potenziali benefici e rischi e la scelta deve essere fatta caso per caso. • Se una donna vaccinata scopre di essere in gravidanza subito dopo la vaccinazione, non c'è evidenza in favore dell'interruzione della gravidanza. • Se una donna scopre di essere in gravidanza tra la prima e la seconda dose del vaccino può rimandare la seconda dose dopo la conclusione della gravidanza, eccezion fatta per i soggetti ad altro rischio. • Le donne che allattano possono essere incluse nell'offerta vaccinale senza necessità di interrompere l’allattamento. Come cambia la situazione se invece la donna in questione sta cercando una gravidanza ricorrendo alla procreazione medicalmente assistita? Anche in questo caso bisognerà valutare caso

per caso. Ovviamente l’attenzione per lo stato di salute della futura mamma è fondamentale per la riuscita di una procedura tanto delicata, lunga e senza dubbio dispendiosa e non solo in senso meramente economico. Nel dubbio si potrebbe banalmente pensare di posticipare la maternità alla fine della pandemia o dopo l’eventuale vaccinazione, ma non è così semplice. Dobbiamo tenere in considerazione che spesso le donne che arrivano ad abbracciare un certo percorso sono over 35 con una riserva ovarica già carente per le quali anche pochi mesi possono fare la differenza tra riuscita e fallimento, tra gravidanza e esaurimento delle possibilità. Abbiamo 3 scenari possibili: 1. Aspirante mamma che lavora nella sanità - Queste donne, secondo il programma vaccinale italiano si vaccineranno tra pochi giorni o comunque hanno già una data certa e imminente del vaccino. In questo caso si può fare il vaccino, perchè il tempo che trascorre fra la prima e la seconda dose, più la manciata di giorni che la Società europea di riproduzione umana ed embriologia (Eshre) consiglia di aspettare dopo aver completato il ciclo vaccinale, non cambiano granchè nella riuscita della PMA, e consentono di mettersi al sicuro dai rischi relativi al virus. 2. Aspirante mamma che si vaccinera’ verosimilmente tra 5-6 mesi - In questo gruppo rientrano la maggior parte delle donne dei centri di procreazione medicalmente assistita. Per queste pazienti prevalgono fattori come l'età e la riserva ovarica: il trascorrere di 5-6 mesi o più, può fare davvero la differenza e ridurre le chance di successo per la PMA. In questo caso, si può consigliare di avviare il percorso di fecondazione assistita e successivamente valutare con il ginecologo la vaccinazione Covid-19". 3. Donne in gravidanza - Come già detto, in questo caso la vaccinazione è una scelta personale e la donna deve in tutti i casi essere informata in maniera esaustiva dal suo medico di fiducia sui potenziali rischi del vaccino, ma anche sui rischi connessi all’infezione da COVID19 in gravidanza, sia per la salute materna che fetale. Le donne gravide che non hanno una storia recente di infezione da COVID 19 e che hanno specifici fattori di rischio possono considerare di ricevere il vaccino COVID 19, eseguibile in qualsiasi epoca di gravidanza. Dott. Ost. Catiuscia De Renzis


34

RUBRICHE

Il Corriere della Città febbraio 2021

DAD e dispersione scolastica n’indagine condotta da IPSOS evidenzia che il 28% degli studenti dichiara che almeno uno dei loro compagni di classe ha smesso di frequentare le lezioni a causa della didattica a distanza (un quarto di loro dichiara più di tre). Difficoltà di connessioni, coperture di reti, difficoltà di concentrarsi dietro ad uno schermo, discontinuità didattica, stanno creando disagi a tutti, docenti, alunni, genitori. Oltre il 50% vivono disturbi emotivi - specie i più fragili, quelli costretti all’isolamento in famiglie difficili ove la convivenza imposta può divenire una trappola insopportabile -, disturbi d’ansia, stanchezza, disorientamento, scoraggiamento e sensi di colpa per avere contagiato altre persone, in particolare gli studenti visto che solo a loro non è permesso di andare a scuola mentre agli adulti è permesso di andare a lavorare. La mancanza di relazioni dal vivo acuisce l’apatia, la demotivazione, devono tenersi dentro i loro fardelli senza poterli condividere con i coetanei, in adolescenza le relazioni sono fondamentali per l’acquisizione dell’identità, per accrescere l’autostima, la fiducia di sé. La ricerca rileva anche che quasi la metà degli studenti dichiara un netto calo della capacità di studiare e di sentirsi più impreparati con la DAD rispetto alla scuola in presenza; ciò ha contribuito a comprendere il valore della relazione, l’importanza dell’insegnante, della scuola ma prevalgono i disagi , specie perchè la situazione di emergenza non è più tale sino a divenire la normalità. La dispersione scolastica non è un fenomeno nuovo, è un problema molto serio sempre esistito che la DAD ha solo evidenziato e accentuato. Nel 2018 il 14,5% dei giovani italiani tra i 18 e i 24 anni (dati Eurostat) hanno abbandonato la scuola (spesso nel passaggio critico tra due cicli scolastici o dopo le bocciature) fermandosi alla licenza media. Numeri più consistenti riguardano la scuola superiore laddove 120.000 studenti (più del 5%) hanno abbandonato la scuola in un solo anno in calo progressivo dal Nord al Sud ( con prevalenza maschile, certamente legato alla diffusione

U

Il Corriere della Città

del lavoro minorile nel nostro paese). Il dato è serio considerato la media europea del 10,6% che colloca l’Italia agli ultimi posti in classifica. La dispersione scolastica riguarda anche la fruizione irregolare dell’istruzione, l’assenteismo, la frequentazione passiva, una dispersione implicita che porta il totale a oltre il 20% dei giovani (dato INVALSI). La povertà educativa, la mancanza di un titolo di studio, determinano un accumulo di lacune che inficiano le prospettive di crescita culturale e professionale future, con cause ed effetti anche lontano nel tempo difficilmente misurabili nella loro interezza. Si parla di NEET (Not in Education, Employyment or Training) ovvero giovani non inseriti né in un percorso di studi né di formazione al lavoro.Tra i dispersi ci sono anche quelli che vanno a scuola ma non imparano, o imparano male o poco, questi giovani non fanno numero, non entrano nelle statistiche principali ma aumentano notevolmente i dati della dispersione scolastica, questi giovani hanno un titolo di studio ma si trovano ugualmente ad affrontare la vita adulta senza le competenze minime necessarie. Una sorta di ghetto educativo che costringe gli insegnanti a ricalibrare programmi e metodi sulla base delle contingenze (a discapito degli

studenti di livello potenzialmente più alto), che unitamente alle difficoltà imposte dalla DAD (assenza di comunicazione empatica, di autorità, l’essenza dell’insegnamento) complicano ulteriormente l’insegnamento, la professione impossibile. Si profila il passaggio all’insegnante come educatore e stimolatore di potenzialità, di ricerche che poi l’allievo persegue autonomamente (con la DAD già può in ogni momento perdere il collegamento, grazie o a causa di un pronto problema di connessione, tanto vale legalizzare la libertà). Il cambiamento potrebbe anche essere positivo, un clima più cameratesco ma potrebbe anche favorire altra dispersione scolastica, considerato la diffidenza dei giovani moderni verso qualsiasi forma di autorità. Inaspettatamente (già dal 2018) tra i NEET i diplomati superano quelli con la licenza media, laddove in passato erano maggiori i giovani con basso livello di istruzione, anche i giovani con medio e alto titolo di studio risultano danneggiati, non solo dalla crisi economica ma anche da quella culturale, sembrano invitati come da una suadente sirena a privilegiare il lavoro a fronte di una inutile lunga formazione intellettuale, di ciò è spesso responsabile anche una mancanza di volontà politica. Scuola deriva dal greco skholé, ovvero ozio, (neg-ozio, ne è la negazione ) andare a scuola significava occupare piacevolmente il tempo libero, era un’occasione per uscire dalla noiosa famiglia piena di doveri e andare a divertirsi con i compagni, ora la scuola è divenuta un obbligo da cui evadere . Molti giovani oggi, privati della scuola, manifestano in piazza, vogliono rientrare in classe, come è vero che le cose si apprezzano solo quando si perdono, tra gli effetti collaterali del Covid potremmo annoverare la riscoperta della scuola del tempo dei Greci, quella che era una promessa di libertà, una grandiosa opportunità, un laboratorio di futuro oltre alla grande gioia perduta. Francesca Tomasino Psicologa-Psicoterapeuta francesca.tomasino@hotmail.it 3271363539 (h.8-9; 14-15)

E-MAIL: direttore@ilcorrieredellacitta.it redazione@ilcorrieredellacitta.it

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE: MA&MC

TELEFONO: 392.6939763

31/01/2021

Numero 2 Anno 13

DIRETTORE RESPONSABILE: Maria Corrao

STAMPA: Tipografia Graffietti

febbraio 2021

IN REDAZIONE: Arianna Azzurra Achille, Matteo Acitelli, Luca Mugnaioli, Alessia Achille, Federica Rosato, Anna Di rocco, Irene Tozzi

Reg. Trib. di Velletri Settembre 2009 N. Reg. 19/09 del 24 Settembre 2009

CHIUSURA REDAZIONALE:

www.ilcorrieredellacitta.com

EDITORE: La Città

via Odessa 41 - 00071 Torvaianica (RM)


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

RUBRICHE

35

Pillole di diritto: il “fallimento” delle persone fische apevate che… anche le persone fisiche possono fallire? Nel 2012 è stata introdotta nel nostro ordinamento la legge n. 3/12 che ha previsto una particolare “procedura fallimentare” anche per le persone fisiche alla quale viene dato impropriamente il nome di procedura di sovraindebitamento. In verità sono stati introdotti tre istituti di composizione della crisi da sovraindebitamento: (i) l’accordo di composizione della crisi o di ristrutturazione dei debiti, (ii) il piano del consumatore e (iii) la liquidazione del patrimonio. Caratteristica comune di tali istituti è quella di tentare di porre rimedio alle situazioni di indebitamento eccessivo di soggetti che, per la loro qualifica soggettiva o per il mancato possesso dei requisiti richiesti dalla legge, non possono accedere alle procedure concorsuali previste dalla legge fallimentare. Presupposto soggettivo per accedere a tali procedure è, infatti, proprio la qualità di soggetto non fallibile o di debitore cui sono estranee attività imprenditoriali o professionali, mentre presupposto oggettivo è il persistente stato di sovraindebitamento.L’art. 6, comma 2, della L. n. 3/2012 definisce il sovraindebitamento come “una situazione di perdurante squilibrio tra le obbligazioni assunte e il patrimonio prontamente liquidabile per farvi fronte, nonché la definitiva incapacià del debitore di adempiere regolarmente le proprie obbligazioni”. L’ingresso di questa legge, che doveva arginare la morsa della crisi per le persone in difficoltà economiche onde prevenire gesti estremi, non ha avuto un immediata applicazione a causa del ritardo con cui sono stati elaborati i decreti ministeriali attuativi, presenti soltanto dal 2015. Ad oggi, complice anche una crisi che non ha smesso di mordere, anzi, che si è acuita in maniera esponenziale a seguito ed a causa della pandemia mondiale da Sars-Covid19, la sua applicazione è stata resa più agevole da un recente intervento del legislatore che con l’ultimo

S

Decreto Ristori ha inserito alcune modifiche/correttivi. Con la conversione in legge del decreto-legge 28 ottobre 2020, n. 137 (c.d. Decreto Ristori), avvenuta con la pubblicazione nel Supplemento Ordinario n. 43 alla Gazzetta Ufficiale n. 319 del 24 dicembre 2020 della legge 18 dicembre 2020 n. 176 (cfr. contenuti correlati), in vigore dal 25/12/2020 sono state introdotte importanti modifiche alla disciplina sul sovraindebitamento, applicabili, per espressa previsione normativa, anche alle procedure pendenti al 25 dicembre 2020. L’art. 4 ter del Decreto Ristori, al fine di semplificare delle procedure di accesso per le imprese e per i consumatori, ha difatti previsto: - l’estensione degli effetti dell’accordo di composizione della crisi della società anche nei riguardi dei soci illimitatamente responsabili; - l’ammissibilità di procedure di sovraindebitamento c.d. familiari, ovvero la possibilità che i membri della stessa famiglia presentino un’unica procedura di composizione della crisi di sovraindebitamento se conviventi ovvero se il sovraindebitamento ha un’origine comune; - l’inclusione nella definizione di “consumatore” anche del socio di una società di persone, nonché la possibilità che la proposta di piano del consumatore preveda la falcidia e la ristrutturazione dei debiti derivanti da contratti di finanziamento con cessione del quinto, del trattamento di fine rapporto o della pensione nonché quelli derivanti da operazioni di prestito su pegno; - la previsione della allegazione alla proposta di piano del consumatore - e alla

domanda di accordo di composizione della crisi - di una relazione dell’organismo di composizione della crisi che deve evidenziare le cause dell’indebitamento, la diligenza del debitore nell’assumere le obbligazioni, le ragioni dell’incapacità di adempiere le obbligazioni assunte, la completezza e attendibilità della documentazione depositata, l’indicazione presunta dei costi della procedura; - quando l’accordo è proposto da un soggetto diverso dal consumatore e contempla la continuazione dell’attività aziendale, possibilità di prevedere il rimborso alla scadenza convenuta delle rate del contratto di mutuo con garanzia reale gravante su beni strumentali all’esercizio dell’impresa, a condizione che il debitore abbia adempiuto le proprie obbligazioni o se il giudice lo abbia autorizzato al pagamento del debito per capitale ed interessi scaduto a tale data. Come anticipato sopra, a seguito dell’entrata in vigore delle procedure di sovraindebitamento del 2012, soltanto nel 2015 si è potuto iniziare ad usufruirne ed il legislatore con l’art. 13 del d.l. n. 83/2015, ha ritenuto opportuno modificare l’art. 480, comma 2, c.p.c., il quale, oggi, prevede che l’atto di precetto debba obbligatoriamente contenere l’avvertimento che il debitore può, con l’ausilio di un organismo di composizione della crisi o di un professionista nominato dal giudice, porre rimedio alla propria situazione di sovraindebitamento concludendo con i creditori un accordo di composizione della crisi o proponendo agli stessi un piano del consumatore. Tale avvertimento rappresenta, pertanto, per il debitore, la possibilità di ricorrere alla L. n. 3/2012 al fine di bloccare l’esecuzione minacciata con l’atto di precetto. La legge sul sovraindebitamento prevede difatti il divieto di iniziare azioni esecutive individuali e/o l’eventuale sospensione delle stesse. Tuttavia, poiché il rapporto tra esecuzione forzata e procedura di sovraindebitamento si atteggia diversamente in base a i tre tipi di procedura prescelta dal debitore sopra descritti - (i) l’accordo di composizione della crisi o di ristrutturazione dei debiti, (ii) il piano del consumatore e (iii) la liquidazione del patrimonio -, sarà opportuno rivolgersi ad un legale esperto della materia per valutare quale delle tre procedure intraprendere e come queste interagiscono con le eventuali procedure esecutive in atto. Avvocato Ida Nazzaro Patrocinante in Cassazione Sede studio di Pomezia Via F. Domenico Guerrazzi n. 2 CAP 00071 Tel.: 06.60674482 – Cell.: 3383616295 E-mail: avvocatoidanazzaro@alice.it PEC: idanazzaro@ordineavvocatiroma.org


36

RUBRICHE

Il Corriere della Città febbraio 2021

Consigli: perché per il manager è più difficile darli (e riceverli) utti noi abbiamo bisogno di chiedere e spesso anche di dare buoni consigli. Soprattutto per un manager è fondamentale rafforzare la sua leadership attraverso questo cambio che avvantaggia sicuramente le sue competenze, ma non sempre questo avviene poiché chiedere o ricevere consigli si considera spesso una forma di passività o di debolezza. Invece coloro che sono veramente aperti ai consigli altrui, sviluppano soluzioni migliori di quelle che svilupperebbero da soli, affinando e arricchendo il proprio pensiero. Ma anche dare consigli esige un comportamento delicato, mai con aggressività, mai con l’atteggiamento denigratorio né con la supponenza del “ so tutto io” e far sentire l’altro, il ricevente, nelle condizioni di sentirsi incapace o, peggio ancora, ai limiti dell’umiliazione. Bisogna anche saper dare consigli, esercitare quest’influenza in maniera quasi delicata, lasciando che siano gli altri poi ad agire e non imponendo il proprio punto di vista sotto forma di consiglio. E chi spesso riceve un buon consiglio sente lo stesso desiderio di poterlo ripagare, offrendo lui stesso la disponibilità a fornire consigli: è come una regola, come una forza detta della “reciprocità” dove la fornitura di consigli esperti crea spesso un debito implicito che i consigliati ci tengono a ripagare. Ma purtroppo non è facile, poiché chi dà e chi riceve consigli deve superare grossi ostacoli, primo fra tutti la radicata tendenza a preferire le proprie opinioni e quindi difficilmente permettiamo agli altri, sin da subito almeno, ad interferire sulle nostre convinzioni. Iniziamo quindi ad approfondire quali sono gli atteggiamenti corretti e quelli da evitare sia che diate e sia che riceviate consigli. Chi vuole consigli deve innanzitutto identificare i propri punti deboli, sapere quando e come chiedere aiuto ed individuare le persone giuste a cui rivolgersi, superando quell’atteggiamento difensivo inevitabile nei confronti delle proprie opinioni. Anche per chi consiglia non è facile, infatti anche loro devono essere capaci di interpretare situazioni ingarbugliate e di riuscire a fornire indicazioni sui problemi apparentemente senza soluzione. Cercheremo ora di descrivere alcuni dei maggiori ostacoli che si pongono su entrambi i fronti. Il primo fra tutti è che spesso le persone non si accorgono di essere in difficoltà e, il più delle volte, cre-

T

I peggiori sono quelli che occupano posizioni di potere, poiché si sentono toccati nell’orgoglio quando ricevono consigli da esperti, il che gonfia ulteriormente il loro ego e li spinge a ignorare ciò che si sentono consigliare

Ma anche dare consigli esige un comportamento delicato, mai con aggressività, mai con l’atteggiamento denigratorio né con la supponenza del “so tutto io” e far sentire l’altro, il ricevente, nelle condizioni di sentirsi incapace o, peggio ancora, ai limiti dell’umiliazione dono di avere già la soluzione a tutto. Poiché sono loro a stabilire se hanno bisogno di aiuto, spesso le persone fanno fatica a valutare la propria competenza e si fidano eccessivamente del proprio intuito. Il risultato è ovvio, eccesso di fiducia in se stessi con la tendenza a decidere regolarmente da soli, come sempre sulla base delle proprie conoscenze, credendo di possedere già le risposte a tutto e, semmai dovessero chiedere un parere , lo fanno solo per avere una conferma del loro operato o per ottenere un elogio, o meglio ancora, quando sono fermamente convinte di aver risolto il problema ma vogliono comunque pavoneggiarsi agli occhi degli altri, della serie “ammirate” quanto sono stato bravo! Ma questo è un atteggiamento pericoloso poiché significa che fanno finta di volere un consiglio, mentre invece vogliono conquistarsi le simpatie dei loro consiglieri, che prima o poi scopriranno che venivano consultati solo per fare scena. Un’altra debolezza potrebbe essere quella di cercare consigli alle persone che abbiamo più in simpatia, sapendo in anticipo che loro mossi dal sentimento dell’amicizia, saranno più inclini a dispensare consigli a noi più graditi. Che tristezza tutto ciò! Mentre invece la

scelta deve basarsi su indicazioni precise, su chi ha innanzitutto affrontato e risolto un problema analogo in precedenza, chi ha le conoscenze più pertinenti, chi ha l’esperienza più attinente al caso specifico, offrendogli tutti gli elementi necessari per poterci consigliare al meglio, avendo chiaro il quadro della situazione senza omettere dettagli che li mettono in cattiva luce ma sono fondamentali per capire meglio che consiglio dare. Quindi grande umiltà nel dichiarare i propri limiti accettando la logica di un ragionamento diverso dal proprio e non rimanere arroccati ai propri giudizi precostituiti, da non essere in grado di modificare il proprio pensiero. Con il tempo l’abitudine di ignorare i consigli che ci vengono dati può compromettere anche relazioni ed amicizie importanti, infatti quando ci si rende conto che i propri consigli non vengono ascoltati si tende pian piano ad ignorare e ad allontanarsi dalla persona che lo aveva richiesto. I peggiori sono quelli che occupano posizioni di potere, poiché si sentono toccati nell’orgoglio quando ricevono consigli da esperti, il che gonfia ulteriormente il loro ego e li spinge a ignorare ciò che si sentono consigliare. Peccato, poiché sappiamo tutti cosa vuol dire ricevere dei preziosi suggerimenti che ci aiutano ad avere più chiaro un quadro del problema da risolvere, ma facciamo anche attenzione a quei consiglieri che si propongono senza essere richiesti, che offrono le loro soluzioni senza averne titolo, che hanno quella “insopprimibile sollecitudine” di apparire sempre competenti anche se non conoscono nulla del problema. Questo approccio è sgradevole e inefficace al tempo stesso, perché evidentemente non si preoccupano di ciò che prova l’altra persona ma iniziano sempre con la frase “se fossi al posto tuo, agirei cosi” e cosi via... e poi puntualmente si offendono quando i loro suggerimenti non vengono accettati e si rifiutano di discutere ulteriormente. Meglio invece organizzarsi in tempo ed individuare, tra le nostre conoscenze, quelle persone che apprezzate non solo per il buon senso e per la capacità di tenere le confidenze, ma anche per la sua onestà intellettuale, per la sua esperienza e per le sue doti umane. Tenetevele strette, poiché loro sì, avranno a cuore il vostro interesse e ve lo dimostreranno quando avranno il coraggio di dirvi apertamente ciò che non vorreste sentirvi dire. Antonio Guido (dirguido@libero.it)


www.ilcorrieredellacitta.com

febbraio 2021

RUBRICHE

37

Alimentazione, non trascuriamo i più giovani opo un anno di pandemia i ritmi delle nostre vite sono stati completamente sconvolti ed adulti, ragazzi e bambini sono ancora soggetti a regole che limitano molto le attività fisiche che possono svolgere. Vedere papà che hanno messo su un po’ di pancetta e mamme che faticano a stare dentro i loro vestiti è diventata quasi la normalità, ma consiglio a tutti i genitori di non trascurare gli effetti di questa situazione sui loro figli. Presi come siamo a cercare di sopravvivere tra problemi di lavoro ed economici o a superare il disagio conseguente alla perdita di socialità, possiamo essere indotti a pensare che i ragazzi comunque “stanno bene”, anche se non frequentano più palestre, piscine, campi da calcio, ecc. Alcuni genitori si sentono addirittura rassicurati dal fatto che i loro figli adesso rimangono gran parte del tempo in casa, anche se nelle tante ore libere dalla didattica a distanza, stanno perennemente incollati davanti ad un televisore, una playstation o semplicemente “ipnotizzati” dal loro cellulare. Ma questa situazione non è normale e potrebbe avere conseguenze nei loro anni a venire. Infatti, i corretti stili di vita sia per quanto riguarda la alimentazione che per quanto concerne l’attività fisica, si acquisiscono soprattutto da piccoli. È dimostrato da molti studi scientifici che i ragazzi che praticano sport (non importa se individuali, collettivi o agonistici), acquisiscono una sorta di “sana dipendenza” che si porteranno dietro tutta la vita e che tenderà a proteggerli dall’uso di alcool e droghe e dall’abuso di cibo, anche nei tanti difficili momenti della adolescenza. L’avvio e la pratica costante di una attività sportiva associata alla educazione alimentare rappresentano un indissolubile connubio, in grado di assicurare non solo un armonioso sviluppo psico-fisico ma, soprattutto, una buona salute a tutte le età. Infatti, il desiderio di migliorare le proprie prestazioni in campo sportivo ed un pizzico di “sano” agonismo, porta a cercare di mangiare meglio, a controllare il peso e lo sviluppo delle masse muscolari ed a trovare un giusto equilibrio tra le ore di sonno e di veglia. L’aumento della massa muscolare favorisce inoltre il nostro metabolismo, riducendo la possibilità che un eccesso di cibo si traduca immediatamente in un eccesso di grasso. Molti bambini e ragazzi ormai non praticano attività sportive da quasi un anno, spesso stanno svegli fino a tarda notte e compensano la frustrazione della mancanza di socialità con il cibo o, al contrario, mangiano poco e male. È quindi il momento, se non lo avete già fatto, di controllare che il loro sviluppo fisico stia comun-

D

Alimentazione sport e salute, non trascuriamo bambini e adolescenti: attenzione agli effetti collaterali della pandemia sui nostri ragazzi que avvenendo in modo armonioso. In questo caso” l’occhio della mamma” o la bilancia non bastano, dovete rivolgetevi al Vostro pediatra che, in base ai cosiddetti “percentili”, sarà in grado di dirvi se il rapporto tra altezza e peso sono adeguati rispetto alla età ed al sesso, nonché di valutare come sta procedendo complessivamente la crescita dei Vostri figli. La sospensione delle attività sportive, come anche la didattica a distanza, sta avendo effetti pessimi anche sulla personalità dei ragazzi. Istruttori, allenatori, professori, ecc. rappresentavano spesso delle “figure di riferimento” in grado di orientare i ragazzi, affiancando ed integrando il ruolo educativo dei genitori. Analogamente con le mense scolastiche chiuse, i bambini ed i ragazzi consumano i pasti in famiglia e sono quindi influenzati dai nostri comportamenti alimentari ancor più che nel passato. Stiamo quindi molto attenti a quello che mangiamo, a come mangiamo e soprattutto a quanto mangiamo davanti ai nostri figli o nipoti. Escludendo le rare forme patologiche, la maggior parte delle persone obese o in sovrappeso è tale solo perché mangia male e troppo. I bambini ed i ragazzi si educano soprattutto con l’esempio. Genitori e parenti, se hanno disordinati comportam e n t i alimentari (ed il COVID non sta aiutando), o

semplicemente se non sanno cosa cucinare per fornire una alimentazione equilibrata, rischiano di “diseducare” chi quotidianamente condivide la loro tavola. I figli a loro volta saranno portati ad imitare il modello genitoriale, col risultato che spesso incontro intere famiglie con seri disturbi alimentari. Se i vostri figli e nipoti non svolgono più una adeguata attività fisica a causa del COVID, occorre ridurre in proporzione la quantità di cibo che gli date altrimenti si rischia di farli ingrassare e questo può essere deleterio. Sovrappeso ed obesità durante lo sviluppo andrebbero assolutamente evitati, sia perché spalancano “le porte dell’inferno” di future patologie, sia perché in età evolutiva le cellule adipose non crescono solo in dimensione, come accade per l’età adulta, ma soprattutto nel numero, con il risultato che un ragazzo o una ragazza in sovrappeso, farà molto più fatica a controllare il proprio rapporto massa magra/massa grassa durante tutta la sua vita. Spesso facciamo mangiare i nostri ragazzi troppo e male con un eccesso di calorie ed una carenza di micronutrienti fondamentali. Pochi sanno che chi prepara i pasti per tutta la famiglia (genitori o nonne), anche se personalmente non ha nessun problema, può rivolgersi ad un nutrizionista per consigli ed incontri di educazione alimentare in modo da dare un aiuto, indiretto, ma molto efficace a figli e nipoti con problemi alimentari. Questa è una funzione fondamentale della nostra professione che spesso non viene adeguatamente considerata. Monica Grosso - Biologo nutrizionista Se volete contattare l’Autore di questo articolo rivolgetevi al 3208942854 – monicagrosso1@tiscali.it


38

POSTA Ciao mamma!

Il Corriere della Città febbraio 2021

Via Sorrento devastata

ARDEA - Via Sorrento è in condizioni pietose e l’acqua il tutto ancor più complicato. «Grazie al Comune, bel capolavoro!».

Discarica abusiva

IN RICORDO DI FRANCA TOMEI - Un saluto speciale ad una moglie, una mamma e una nonna che non ha fatto mancare l'amore a tutti noi, questa pandemia ti ha scelto e portato via. Sarai sempre nei nostri cuori e cercheremo di imitare il tuo amore che non ci hai fatto mai mancare. Sarai sempre nei nostri cuori, Tuo marito i tuoi figli e i tuoi nipoti, tuo genero e tua nuora.

TORVAIANICA ALTA - Continuano le segnalazioni dei residenti delle zone limitrofe a Via Selva Pisana dove non passa giorno senza che qualche incivile getti nei campi rifiuti di ogni sorta. «Possibile che nessuno faccia niente?», si chiede un cittadino.




Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.