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ARTE AL FEMMINILE - LAVINIA FONTANA
Lavinia Fontana
la pittrice dei Papi
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di Daniele Gulizia
Lavinia Fontana nacque a Bologna il 24 agosto 1552. Il padre, Propsero Fontana, era un pittore manierista ormai già affermato che proprio a Bologna aprì una scuola che ebbe un ruolo importante nella maturazione della pittura emiliana del XVI secolo. La vicenda pittorica di Lavinia Fontana si consumò, oltre che sotto l’influsso e gli insegnamenti del padre, anche sotto quello di importanti artisti di quel tempo come Sofonisba Anguissola, Veronese, Parmigianino (per citare alcuni dei più conosciuti). Ancor di maggiore importanza per la donna fu però il contatto che ella ebbe, nella bottega del padre, con i Carracci (tre fratelli che operarono quasi una rivoluzione all’arte del tempo, istituendo nel 1582 un’ importante scuola che aveva il compito di istruire e formare nuovi artisti) . Le leggende non mancano di sottolineare l’indipendenza e il fermo desiderio di continuare a dipingere della donna, tanto che, ci dicono, alla richiesta di matrimonio del pittore imolese Gian Paolo Zappi ella rispose che avrebbe accettato solo se avesse potuto continuare a dipingere. Sempre secondo la leggenda, l’uomo accettò, ma finì per Ritratto di Lavinia Fontana
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rinunciare a lavorare in proprio ed assunse il ruolo di assistente delle pittrice. Sappiamo inoltre che ella gestì con una certa fermezza l’entourage domestico in quanto madre di undici figli e quello lavorativo, dimostrando quanto una donna possa essere in grado di calibrare perfettamente due ruoli (quello di madre e quello di artista indipendente) apparentemente inconiugabili. È sempre doveroso ricordare che per altro ci troviamo ancora in un secolo in cui le donne non erano ammesse nelle Accademie e che erano viste con sospetto qualora si approcciassero a lavori (quali la pittura) relegati al mondo maschile e nei quali le donne, una volta dedite a quella occupazione, subivano grosse limitazioni. Ma non fu di certo questo a spaventare Lavinia, decisa e volitiva com’era e a fermarla dall’affermarsi come “madre lavoratrice ante litteram” (come talvolta è stata definita). A Bologna Lavinia raggiunse una discreta fama come ritrattista, richiesta in particolare da famiglie nobili, ma non fu l’unico ramo nel quale operò come pittrice. A differenza di Sofonisba Anguissola, infatti, Lavinia si dedicò anche alla rappresentazione di scene mitologiche ed
Pala di Santa Maria Assunta di Ponte Santo
episodi biblici. Già nel 1584 ottenne due importanti commissioni pubbliche per delle chiese nel Bolognese, tra le quali la pala di Santa Maria Assunta di Ponte Santo per la cappella del magistrato nel Palazzo Comunale della città. Alla fine della sua carriera, Lavinia avrebbe dipinto un gran numero di pale d’altare, trenta di sua firma e venticinque ad oggi di dubbia attribuzione. Fu proprio nell’ambito dei soggetti religiosi che l’artista raggiunse il maggior successo: chiamata a Roma infatti, entrò sotto la protezione di Papa Gregorio XIII (del quale realizzò anche il ritratto ufficiale) e, stabilitasi in questa città, dipinse numerosi ritratti ed opere per tutto quanto il seguito papale e non solo. Nel 1795, scrisse di lei l'abate Luigi Lanzi nella sua Storia Pittorica della Italia: “Divenne pittrice di Gregorio XIII; e più che da altri fu ambita dalle dame romane, le cui gale ritraea meglio che uomo del mondo”.
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Ritratto di Piero Gonzales
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Come ci dimostra questa fonte, Lavinia divenne anche molto richiesta dalla nobiltà romana per la quale eseguì numerosi ritratti di grande raffinatezza è che tutt’oggi la rendono ancora visibilmente appezzata e che altrettanto apprezzata era soprattutto all’epoca in cui numerose nobildonne bramavano un ritratto di suo mano, attratte dalla sua abile capacità di rendere i tessuti ed i gioielli. Attorno agli anni ‘10 del 1600, Lavinia Fontana fu colta da una crisi mistica che nel 1613 la portò a ritirarsi in un monastero assieme al marito. Morì nel 1614. Così come Sofonisba Anguissola, ella non si era dedicata soltanto a ritratti
altrui, ma aveva abilmente indagato anche la sua immagine, realizzando dei bellissimi autoritratti, tra i quali uno, su rame e di piccolissime dimensioni che oggi può essere osservato nel Corridoio Vasariano della Galleria degli Uffizi. Una curiosità: Lavinia Fontana è indirettamente legata anche alla favola de La bella e la bestia. Alla corte del re di FranciaEnrico II era stato portato un ragazzo con il corpo ed il volto completamente ricoperto di peli. Oggi qualsiasi medico saprebbe riconoscere un caso di ipertricosi, la malattia che causa la crescita di peluria sopra la norma in tutto il corpo, ma all’epoca la cosa fece scalpore e costui divenne subito un’attrazione e venne fatto studiare dal Re, sebbene considerato un selvaggio. Ma se oggi consociamo Piero Gonzales, il giovane affetto da ipertricosi, lo dobbiamo ad un ritratto che Lavinia Fontana fece di lui e che è possibile osservare qui sotto. È proprio da questo ritratto che gli ideatori de La bella e la bestia si suppone si siano ispirati nell’ideazione del personaggio della Bestia.