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OMOFOBIA

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LAGO DI BILANCINO

LAGO DI BILANCINO

di Elettra Masoni e Giulia Ottini

Il termine omofobia (che deriva dal greco όμός= stesso e φόβος= timore, paura) significa letteralmente “paura nei confronti di persone dello stesso sesso” e più precisamente si usa per indicare l’intolleranza e i sentimenti negativi che le persone hanno nei confronti degli uomini e delle donne omosessuali. E la paura dell’omosessualità, sia come timore ossessivo di essere o di scoprirsi omosessuale, sia come atteggiamento di condanna dell’omosessualità. Secondo vari studiosi, l’omofobia, dipende in gran parte dall’effetto modellante dei pregiudizi sociali omofobi su un adolescente che sta piano piano scoprendo la propria sessualità. Un gay o una lesbica che fin dall’infanzia percepisce intorno a sé pregiudizi e atteggiamenti negativi – espressi in forma implicita o esplicita – nei confronti dell’omosessualità, può quindi essere indotto a interiorizzare (e cioè ‘credere fermamente a’) parte di tale complesso di pregiudizi sociali, finendo non solo per costruirsi un’immagine di sé negativa proprio in quanto omosessuale, ma sviluppando anche atteggiamenti di rifiuto e omofobi verso gli altri omosessuali. Il pregiudizio omofobico è riferibile alla sfera degli atteggiamenti e si manifesta laddove le credenze, le emozioni e le disposizioni ad agire di un individuo siano caratterizzate da ostilità nei confronti di coloro che si ritiene possano essere attratti da persone dello stesso sesso, senza per questo tradursi necessariamente in forme di azione manifesta contro gay e lesbiche. La discriminazione si situa invece propriamente a livello comportamentale e prevede la messa in atto di forme di azione locutorie e illocutorie tese ad escludere, offendere, umiliare e/o a ledere, in forma più o meno intensa, l’integrità psicofisica di gay e lesbiche. Quando le forme di discriminazione attiva coinvolgono gli adolescenti è appropriato parlare di bullismo omofobico. Questo tipo di bullismo avviene anche in rete. Quando si vive in una cultura basata sulla mancanza di rispetto e di empatia, si agisce con la violenza anche attraverso la rete, ci si nasconde dietro ad uno schermo e si

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oltrepassano troppe volte i limiti. Si può sfociare nel cyberbullismo con la condivisione di continue prese in giro e la diffusione di foto o video denigratori, o anche nel cosiddetto hate speech, termine che identifica quei discorsi e parole carichi di odio, che hanno lo scopo di distruggere o prendere di mira qualcuno o un gruppo con specifiche caratteristiche, come accade molte volte con le persone omosessuali. Inoltre bisogna anche esporre il parere della Chiesa. Secondo molti l’omosessualità è un peccato che deve essere punito, oppure una malattia che deve essere curata, o ancora la definiscono “contro natura”. Vorrei terminare così, con questa domanda: Da quando l’amore è “contro natura”?

ASSOCIAZIONE SBANDIERATORI DELLA CITTÀ DI FIRENZE

di Pietro Santi e foto di Andrea Scopelliti “Il gruppo Sbandieratori della città di Firenze nasce nel 1998 per volontà di un gruppo di amici, da una costola del gruppo Sbandierai degli Uffizi, e fa quindi riferimento, per quanto riguarda le pratiche dello sbandierare, alla classica scuola di bandiera dell’area fiorentina, dal momento che vi sono diversi modi per maneggiare la bandiera nelle diverse zone della Penisola. Il gruppo ebbe subito molto seguito da parte di giovani e non, che avevano interesse nel praticare un’attività tradizionale e rappresentativa della cultura fiorentina. Ogni gruppo di sbandieratori nella città usa diversi colori e diverse bandiere: la nostra associazione fa riferimento ad un affresco di Domenico Ghirlandaio, l’Apoteosi di San Zanobi, posto nella Sala dei Gigli in Palazzo Vecchio, in cui è rappresentata una bandiera, il Giglio bottonato (sbocciato), dai colori bianco, rosso e blu.” Queste sono le parole di Davide Bonaiuti, membro dell’Associazione e capo dei musici, che è stato molto disponibile ad essere intervistato per questo numero de I’ Giornalino, affinché questa pratica propria di Firenze sia conosciuta dagli studenti del nostro Istituto. “I costumi riprendono l’effige spagnola, che deriva dal matrimonio tra Cosimo I de’ Medici, primo Granduca di Toscana (e venì’a da i’ Mugello!) ed Eleonora di Toledo, figlia del viceré di Napoli. Per quanto riguarda i simboli, oltre al Giglio emblema della città, si fa riferimento ai principali quattro gonfaloni di Firenze, rappresentanti le 4 aree in cui il Centro Storico è diviso (Santa Croce, Santo Spirito, San Giovanni e Santa Maria Novella).” Davide continua descrivendo l’attività dell’Associazione: “Sono presenti tre gruppi: da un lato gli sbandieratori, dall’altro i musici ed in seguito i figuranti. Gli sbandieratori sono coloro che animano lo spettacolo e portano in piazza i colori e le tecniche della scuola fiorentina, con l’intento di suscitare e rievocare le emozioni legate alle pratiche storiche, non solo di Firenze o della nostra Regione, ma anche di tutta l’Italia. I musici si suddividono in percussioni (tamburi imperiali e rullanti), che hanno il

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