Simona Campus
ALIGI
SASSU
in copertina: MALINCONIA, 1946, particolare. a fronte: LA GRANDE BATTAGLIA, 1951, particolare.
Simona Campus
ALIGI
SASSU
Grafica, impaginazione e fotolito: Ilisso Edizioni Referenze fotografiche: ARCHIVIO ILISSO: nn. 2-4, 12-13, 23-26, 28, 30-34, 37-41, 45-51, 57, 68, 73-74, 79, 82-84, 90-91, 94-96, 98-106, 110, 113-114, 126, 128, 130 (Pietro Paolo Pinna e Nicola Monari); 5-7, 9, 10-11, 14, 21-22, 29, 61-64, 80-81, 111-112, 115-116, 118, 129 (Pietro Paolo Pinna); 8, 58-60 (Nicola Monari); 85 (Alessandro Vasari); 89 (Marcello Saporetti). Archivio Sassu: nn. 1, 35, 52, 54-55, 65-66, 69, 72, 86, 92, 119-123, 131; 15, 27, 53, 67, 70-71, 93 (Fotostudio Perotti); 36, 127 (Archivio Appiani Arte Trentadue); 56 (Musei Vaticani); 97 (Museo d’Arte Contemporanea, Collezione Boschi).
Un vivo ringraziamento è rivolto a Carlo Julio Suarez, responsabile dell’Archivio “A. Sassu”, per la preziosa e cortese collaborazione.
Periodico mensile n. 15 dell’11-05-2005 Direttore responsabile: Giovanna Fois Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004
Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, trasmessa o utilizzata in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge.
© Copyright 2005 Ilisso Edizioni - Nuoro www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it ISBN 88-89188-12-X
INDICE
7 SASSU È COLORE 16 LA GIOVINEZZA FUTURISTA. GLI UOMINI PRIMA DI TUTTO 28 GLI SPAZI DEGLI UOMINI 36 UOMINI ROSSI. DEI ED EROI 50 L’IDEA DEL SACRO 60 I “NUOVISSIMI”. PARIGI, DELACROIX E LE GRANDI BATTAGLIE
79 L’ANTIFASCISMO, IL CARCERE, LA MORALITÀ DI “CORRENTE” 86 IL GRANDE CAFFÈ 92 MAISON TELLIER 98 LA CERAMICA E LA SCULTURA 106 LA PITTURA MURALE 113 IMMAGINI PER LA POESIA: SASSU E LA GRANDE LETTERATURA 115 L’ISOLA RITROVATA 121 CRONOLOGIA 126 DOVE VEDERE SASSU
SASSU È COLORE
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ligi Sassu è il colore. Della Sardegna, del mondo, dell’anima. È il rosso. È il giallo della canicola bruciante sui fichi d’India nel Sulcis e della luce confusa tra i corpi dei partigiani morti ammazzati. È il verde sulla bandiera dei Saraceni conquistatori e di un cavallo immaginato. È il bianco della schiuma del mare e degli abiti femminili nei caffè parigini. È il nero dentro le miniere e della notte sopra Chicago. Allora il nero diventa una voce che canta il blues, catartico come l’oceano e come il cielo di Spagna e di Sardegna. Sassu ha viaggiato entusiasta, fino in Cina e in Venezuela e in Messico e a Cuba e negli Stati Uniti d’America. Ha scelto Milano per crescere, Maiorca per vivere e per amare. Ma torna sempre in Sardegna. Perché è la terra di suo padre. Perché qui è il fondamento della sua coscienza civile. Perché da qui si spiega il suo istinto per la libertà. Da artista oramai cosmopolita, Sassu torna in Sardegna, nel 1950, per ribadire l’appartenenza sua e della sua arte alla realtà. Dipinge direttamente sul muro, senza studi preparatori, nella foresteria delle miniere di Monteponi (figg. 2-4). Sullo sfondo dei paesaggi di Fontanamare e di Nebida, un uomo accovacciato nel mantello d’orbace è testimone del lavoro di operai ciclopici, nudi di fierezza michelangiolesca, intenti alle operazioni di scarico e di trasporto. L’altra metà del dipinto, come in uno spaccato, spiega – senza finzioni ma con solennità epica – la fatica dentro alle cave, la lotta contro la pietra e contro il buio. Aligi Sassu in una Nel 1962, quando la Sardegna decisa alla “Rinascita” ri- 1. foto dei primi anni pensa la propria storia per costruire la modernità vera, Sessanta. Sassu torna a Thiesi, paese d’origine della sua famiglia. 2-4. LA MINIERA, Compone con trachite rosa e pietra vulcanica una mo- 1950, affresco, 3,50 x 12, numentale figura di donna distesa che, nell’atto di solle- m Monteponi (Iglesias), varsi appoggiandosi sulle braccia, personifica la Sardegna foresteria delle miniere.
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UOMINI ROSSI. DEI ED EROI
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uando iniziano ormai gli anni Trenta l’arte di Sassu rinasce nel nome di un colore assoluto. Il segno espresso direttamente nel colore, in netta opposizione con le inclinazioni di Novecento Italiano, si fa capace di illustrare l’animo dell’artista, che diventa una cosa sola col mondo. Sassu rifiuta la lezione eroica dell’arte rinascimentale, attinge all’arcaico e alla cultura figurativa contemporanea internazionale. Non si capacita del perché l’arte italiana non possa anche essere cosmopolita. Nascono così gli “uomini rossi”, simbolo di tutto il suo universo. Sono giocatori di dadi, calciatori, ciclisti, cavalieri, circensi, musicisti, ragazzi sulla spiaggia, a caccia col falco, passanti per strada, ma sempre, tutti, inequivocabilmente rossi. Sono figure in bilico tra l’orizzonte della realtà e le dimensioni della fantasia: e per questo tanto più vere.
37. IL CONCERTO, 1930, olio su tela, cm 51,2 x 41,3. 38. I CALCIATORI, 1930, olio su tela, cm 43,8 x 60,7. 39. GLI ARGONAUTI, 1930, tempera su carta, cm 18,4 x 24,6.
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74. STUDIO PER LA GRANDE BATTAGLIA, 1943 sanguigna su carta, cm 64,5 x 99,5.
L’ho già detto, quelle scene mi avevano sconvolto. Eppure vi era in me, nel fuoco che mi agitava mentre dipingevo, nell’ansia che mi riempiva il petto mentre cercavo di esprimere quel che avevo visto, una tristezza immensa. Pensai, alla fine, che da quei corpi insanguinati e inerti si levasse un muto ammonimento per tutti gli italiani e, anzi, per tutti gli uomini: non di vendetta o di rancorosa ricerca dei torti e delle ragioni, ma di pace, di giusta pace». Intanto, il primo gennaio del 1938, è uscito a Milano, per iniziativa di Ernesto Treccani – pittore e scrittore appena diciassettenne – il primo numero del mensile Vita Giovanile, diventato poi il quindicinale Corrente di Vita Giovanile ed infine, semplicemente, Corrente. Il periodico raccoglie la grande lezione di Persico e riunisce tutti coloro che si riconoscono nella opposizione alle impostazioni culturali del Fascismo. Tornato alla propria arte, dopo la scarcerazione, Sassu è un protagonista di Corrente, delle sue motivazioni e delle sue ragioni, ma costretto ad una posizione defilata rispetto al gruppo: «Quello era il mio ambiente, ma a causa della mia condizione – prima di detenuto e poi di sorvegliato speciale – fu necessario un comportamento prudente, che non aggravasse i sospetti nutriti dalla polizia politica sul conto di alcuni compagni. Così, pur essendo uno dei protagonisti della pittura espressa dal gruppo, non partecipai alle due mostre di Corrente: quelle alle quali furono invitati anche Carrà e altri artisti del ’900. Era meglio che esponessi da solo. Infatti, nel marzo 1941, finito il regime di sorveglianza speciale e scemata col tempo l’attenzione su di me, allestii una “personale” nella Bottega di Corrente, in via della Spiga, e fu là, in quel locale piccolissimo, che per la prima volta vennero esposti dipinti del ciclo degli Uomini Rossi».
86. FIORI IN ROSSO, 1933 olio su tela, cm 78 x 60.
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CORRENTE Nato entro gli schemi dell’ufficialità, il periodico Corrente diviene ben presto epicentro di opposizione politica ed intellettuale, tanto da essere soppresso per volere di Mussolini, nel 1940, lo stesso giorno in cui è ordinata la chiusura de La Critica di Benedetto Croce. Quanto il Fascismo però non può sopprimere è l’anelito alla libertà di coloro che intorno a Corrente hanno creato un sodalizio, di moralità prima di tutto: pittori, scultori, filosofi, poeti, scrittori, storici e critici d’arte, molti giovani ingegni, cattolici e liberali, socialisti e comunisti, ciascuno con le proprie idee, estetiche e politiche, ma tutti accomunati dall’anticonformismo e da una forte tensione etica. «In una situazione di generale degradazione intellettuale, politica e civile, quale era quella dell’Italia di allora, quei giovani cercavano l’Europa», scriverà più tardi Renato Guttuso, che di Corrente è l’anima. Nella prima mostra di Corrente, del 1939, espongono, tra gli altri, Carlo Carrà e Raffaele De Grada, Renato Birolli e Giacomo Manzù. L’anno successivo, nella seconda edizione, fanno capolino, insieme a quello di Renato Guttuso, i nomi di Lucio Fontana, Mario Mafai, Fausto Pirandello.
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87. Renato Birolli, SAN ZENO PESCATORE, 1931. 87
88. Fausto Pirandello, SICCITÀ, 1938.
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IL MONDO DI ALBISOLA Quando Sassu arriva ad Albisola per la prima volta, nel 1939, per quello stesso luogo sono già passati molti tra gli artisti del Secondo Futurismo: da Fillia a Mino Rosso, da Nicolaj Diulgheroff a Bruno Munari, Arturo Martini, Salvatore Fancello. Vi risiedono Agenore Fabbri e Lucio Fontana. Allo scoppio della guerra, Fabbri è chiamato alle armi, 107 Fontana ripara in Argentina. Ma i pochi mesi dello straordinario cenacolo di Sassu, Fabbri e Fontana bastano a Tullio Mazzotti per costituire le basi sopra le quali coronare il suo sogno: fare di Albisola la capitale della ceramica d’avanguardia. Fino a tutti gli anni Cinquanta e Sessanta la cittadina ligure sarà tappa obbligata per tutti gli artisti (tra gli altri Wifredo Lam, Sandro Cherchi, Milena Milani, amica di Sassu e da lui ritratta anche in ceramica, ma soprattutto il nordico e rivoluziona108 rio Asger Jorn, del gruppo Cobra) impegnati nella ceramica, ma anche mèta privilegiata di scrittori, poeti e critici d’arte. Due o tre anni dopo la guerra, invitato dal proprietario di una trattoria a decorare una parete, Sassu, per raccontare quel mondo, dipinge le Cronache di Albisola, un’opera di ben trentacinque metri, purtroppo successivamente smembrata e oggi dispersa.
107. Tullio D’Albisola, BROCCA BAKER (1929). 108. Asger Jorn, HORISONTE ANIMATO, 1964. 109
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109. Lucio Fontana, DONNA SEDUTA, 1938.
110. CAVALLINO ROSA, 1948 maiolica, cm 28 x 15,5 x 9,5.
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CRONOLOGIA
1912-26 Aligi Sassu nasce il 17 luglio 1912 a Milano, da padre sardo originario di Thiesi (Sassari) e da madre emiliana. Nei primi anni Venti la famiglia si trasferisce a Thiesi. Dopo circa tre anni torna a Milano. Il giovane Aligi frequenta assiduamente le biblioteche milanesi e in compagnia del padre comincia a visitare esposizioni di pittura. Conosce Bruno Munari e insieme decidono di presentarsi a Filippo Tommaso Marinetti. Nel 1925 entra come apprendista in un’officina litografica e contemporaneamente frequenta i corsi serali di Brera, in una situazione precaria sotto il profilo finanziario e per le persecuzioni politiche del padre, antifascista. 1927-28 In occasione della Mostra futurista ordinata presso la Galleria Pesaro di Milano, Marinetti espone alcune opere di Sassu che, con Munari, avrebbe firmato l’anno successivo il Manifesto della pittura “dinamismo e riforma muscolare”. Nel 1928 Marinetti lo invita alla Biennale di Venezia. 1929-33 Frequenta l’Accademia di Brera ma presto deve abbandonare per motivi economici. Comincia a frequentare l’Accademia Libera, istituita dal gallerista Barbaroux, esperienza che dura, però, solo pochi mesi. Con Giacomo Manzù affitta un abbaino in piazza Susa. Nel 1929 organizza una mostra collettiva negli spazi di un dopolavoro in via Piero Della Francesca; nello stesso periodo, sempre in una collettiva, espone nel ridotto del Teatro Arcimboldi. Nel 1930, alla Galleria Milano, ancora in collettiva, espone dipinti di paesaggio e di figura; la mostra consegue un buon successo ed è recensita, tra gli altri, da Carlo Carrà. Nel 1932 espone alla Galleria del Milione: il suo lavoro suscita molto interesse, tanto che Sandro Bini gli dedica una pubblicazione che costituisce il primo studio sul pittore.
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1934 In autunno parte per Parigi dove frequenta la biblioteca di Sainte Geneviève e naturalmente i grandi musei. Amico del pugile Cleto Locatelli, visita le palestre di boxe, sport cui dedica una serie di opere. Lo scrittore Antonio Aniante organizza per Sassu, Fiorenzo Tomea e Francis Gruber una mostra alla Galerie des Quatre Chemins. Comincia a dipinAligi Sassu gere i primi Caffè, tema suggeritogli anche dalla catena di 131. alla fine degli anni Ottanta. caffè Chez Dupont da poco inaugurata a Parigi. 121
DOVE VEDERE SASSU Thiesi: 1. Sala “Aligi Sassu” (fig. 11) Sassari: 2. Palazzo della Provincia (fig. 5) Nughedu S. Nicolò: 3. Parrocchiale di San Nicola di Bari (fig. 6) Ozieri: 4. Scuola Media Statale “Grazia Deledda” (fig. 9) Cagliari: 5. Chiesa di Nostra Signora del Carmine (fig. 60) 6. Galleria Comunale d’Arte (fig. 8) Iglesias: 7. Monteponi, foresteria delle miniere (figg. 2-4) Ghilarza: 8. Comune (fig. 7) Roma: Città del Vaticano: Milano: Bergamo: Giussano: Udine: Genova: Venezia: Faenza: Rep. di S. Marino: Lugano: Bogotà: Bruxelles: Palma di Maiorca:
Galleria Nazionale d’Arte Moderna (fig. 85) Museo d’Arte Moderna (fig. 56) Piazzetta Brera Civiche Raccolte d’Arte Galleria d’Arte Moderna Comune, sala consiliare, vetrate Museo Civico d’Arte Moderna Galleria Civica d’Arte Moderna Museo della Biennale Museo d’Arte Moderna “Ca’ Pesaro” Museo Internazionale delle Ceramiche bronzo Villa Ciani, Fondazione Aligi Sassu e Helenita Olivares Museo d’Arte Moderna Nuova sede del Parlamento Europeo (fig. 118) Avenida Manacor PER UN APPROFONDIMENTO SULL’OPERA DI ALIGI SASSU:
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Aligi Sassu. Gli uomini rossi 1929-1933, presentazione di R. Carrieri, Milano, Vangelista, 1971. Aligi Sassu. Antologica 1929-1989, cat. a cura di G. Bonini, Busto Arsizio, Museo delle Arti Palazzo Bandera, 1989. P. Portoghesi, M. Penelope, M. Pisani, Sassu. Sculture, Milano, Fabbri, 1991. Aligi Sassu. L’opera ceramica, a cura di G. C. Bojani, Cesena, Il Vicolo, 2000. Il più completo volume monografico: A. Negri, Aligi Sassu, Nuoro, Ilisso, 1995. A. Negri, Aligi Sassu, CD-ROM, Nuoro, Ilisso, 1999.
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