Maria Grazia Scano Naitza
ANTONIO
BALLERO
in copertina: I GABBIANI (1929), particolare. a fronte: LA VIA DELL’ORTOBENE (1927), particolare.
Maria Grazia Scano Naitza
ANTONIO
BALLERO
Grafica, impaginazione e fotolito: Ilisso Edizioni Referenze fotografiche: Le riproduzioni fotografiche per questo volume, tutte appartenenti all’ARCHIVIO ILISSO, sono state realizzate da Donatello Tore, ad esclusione delle foto: nn. 1112, 33, 36 (Nicola Monari); nn. 13, 50 (Pietro Paolo Pinna); n. 34 (Vanna Fois). Archivio MAN, Museo d’Arte Provincia di Nuoro: n. 30 (Donatello Tore). Archivio Galleria Comunale d’Arte, Cagliari: n. 31 (Giorgio Dettori).
Apparati a cura di: Giorgia Atzeni
Periodico quindicinale n. 6 del 22-09-2004 Direttore responsabile: Giovanna Fois Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004
Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, trasmessa o utilizzata in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge.
© Copyright 2004 Ilisso Edizioni - Nuoro www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it ISBN 88-89188-05-7
INDICE
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UN ARTISTA AL BIVIO TRA DUE MONDI
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PENNA O PENNELLO?
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PRIMI PASSI
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LUCE E COLORE
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LA SVOLTA DIVISIONISTA
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GLI SCRITTI SULL’ARTE
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LA MATURITÀ STILISTICA
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LE “GESTA” DEL MONDO BARBARICINO
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SCELTE ESTETICHE AVANZATE
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BALLERO DISEGNATORE. LA STAGIONE DEI CAPOLAVORI
110
UNA NUOVA SCELTA ESPRESSIVA: IL MONOTIPO
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CRONOLOGIA
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DOVE VEDERE BALLERO
UN ARTISTA AL BIVIO TRA DUE MONDI
A
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ntonio Ballero è quello che potremmo definire un artista “di transizione”: nato nel 1864, morto nel 1932 a poco più di sessantasette anni, ha operato allo snodo tra due epoche diverse, Otto e Novecento, e si è trovato a dover assumere il difficile compito di mediare il passaggio dall’una all’altra. La sua vocazione artistica matura in una Sardegna ancora molto isolata culturalmente ma attraversata da fremiti di rinnovamento, e in una città, Nuoro, che da un lato manteneva vivi più di altri centri dell’Isola gli antichi costumi e tradizioni, dall’altro guardava al futuro con l’attività di scrittori come Grazia Deledda e Sebastiano Satta. Diviso tra l’esempio di questi autori già illustri e le proprie inclinazioni, Ballero, “artista-intellettuale” curioso e versatile, esita a lungo tra pittura e letteratura. La scelta che finirà per compiere a favore delle arti figurative è comunque guidata, al pari dei percorsi letterari della Deledda o di Satta, dall’intento di dar forma a una nuova immagine della Sardegna e della realtà barbaricina, nei suoi miti, nei suoi riti e nelle sue tradizioni ma anche, e soprattutto, attraverso la solennità dei suoi paesaggi, dei quali l’artista fu il primo assoluto cantore. Dopo un’impegnativa formazione da autodidatta, la sua pittura si apre al confronto con le ricerche all’epoca prevalenti in Italia, passando dal Verismo a un discorso non privo di sfumature impressioniste, per arrivare al Divisionismo: uno sbocco, quest’ultimo, suggerito dai contatti con un maestro come Giuseppe Pellizza da Volpedo, con il quale Ballero intrattiene un interessante scambio epistolare. È nell’approdo al Divisionismo però che raggiunge, nei primi anni del Novecento, la propria maturità di artista, rispecchiata da una splendida serie di opere. I dipinti di questo momento sono paesaggi di piccole dimensioni, che rivelano la commossa sensibilità del pittore per il mondo naturale. Carichi di emozione trepida e raccolta, vibranti di luce e di colore, rappresentano la parte più felice della sua produzione. Ma, al di là degli stessi esiti artistici, la figura di Ballero riveste un’importanza centrale per tutta la cultura sarda del primo Novecento. Seguendone le mosse, scopriamo, infatti, i suoi legami con i massimi poeti e letterati nuoresi del tempo, Sebastiano Satta e Grazia Deledda, e con artisti come Francesco Ciusa, Giacinto Satta, Mario Delitala, per citare i più noti, e le sue relazioni di natura ideologica e politica, di amicizia o di professione che consentono di intendere meglio queste “vite pa1. Antonio Ballero rallele”. Come ha scritto Salvatore Naitza, «attraverso la in una fotografia prospettiva di conoscenza e di lettura offerta dalla vicenda del 1892 circa. 7
LA SVOLTA DIVISIONISTA
L’
incontro con Pellizza, avvenuto casualmente durante un soggiorno a Venezia nel corso di una visita alla Biennale, va senz’altro ricordato come un evento centrale nel percorso dell’artista barbaricino. Ballero, che ha con sé alcuni quadrettini, li sottopone al giudizio del più illustre collega, ne ascolta i consigli e ne accetta di buon grado le critiche. È in buona misura per il tramite di Pellizza che imbocca gradualmente la via del Divisionismo. L’approdo divisionista, confortato anche da una serie di sistematici “pellegrinaggi” ai santuari dell’arte (Firenze, Genova, Torino, Milano, Venezia, Napoli), rappresenta l’esperienza centrale nella sperimentazione del pittore, testimoniata da un bel gruppo di dipinti e disegni del primo decennio del Novecento. È una fase che dura solo pochi anni, ma che lascerà tracce significative anche in seguito: lungo tutta la sua ricerca, l’artista continuerà ad attribuire alla luce un ruolo chiave nella costruzione dell’immagine pittorica. Nelle opere realizzate intorno al 1903 la tecnica pittorica di Ballero non è ancora divisionista in senso stretto, ma la pennellata presenta già un andamento
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17. MATTINO DI MARZO (1904), olio su tela, cm 49 x 64,3. 18. PAESAGGIO, 1904, olio su carta, cm 9,1 x 14. 19. PAESAGGIO (1904), acquerello su carta, cm 5 x 6,5.
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20. L’APPELLO SERALE, 1904 olio su tela, cm 37,9 x 52, Atzara, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea Antonio Ortiz Echagüe.
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abbreviato ed energico, a tocchi paralleli e ripetuti, e il colore assume consistenza più pastosa. In questo modo la luce circola sulla superficie frantumandosi in striature più o meno luminose. Una svolta decisa segnano, nel 1904, quadri come Mattino di marzo (fig. 17) e L’appello serale (fig. 20), che rappresentano l’esito più convinto e compiuto di Ballero in direzione del Divisionismo. Anche alcuni acquerelli confermano non solo come le oscillazioni formali di Ballero fossero sintomo di una ricerca tesa all’individuazione di un proprio specifico linguaggio, ma, ancora una volta, quali fossero i suoi modelli, prossimi al mondo degli impressionisti e dei divisionisti anche nel campo della grafica. 19
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L’AUTORITRATTO AL SOLE L’Autoritratto al sole (fig. 34) – una delle tele più significative dell’artista, esposta alla Quadriennale di Torino del 1908 – può essere accostato a un lavoro precedente, eseguito intorno al 1905-07, l’Autoritratto a matita su carta. Più che le analogie della posa, nel dipinto in controparte, e del taglio della figura, colpisce il fatto che, al di là della tecnica, in entrambi gli autoritratti l’artista persegua la stessa indagine relativa agli effetti della luce sulla pelle, nonché l’analisi delle ombre intese come effetto luminoso variabile sulle forme solide. Nel disegno, più accademico perciò di esito meno interessante rispetto al dipinto, la costruzione della figura è ottenuta mediante la disposizione diversificata dei raggruppamenti di tratti paralleli e incrociati, in una chiara conduzione che rivela il proposito di frazionare “il colore” per valori luministici. Nel 1907 Ballero dispone di una tecnica più libera, nel senso che il suo Divisionismo rigoroso, ormai assimilato, si stempera in una esaltazione della luminosità attraverso impasti ed accostamenti tenui, come risulta dall’Autoritratto al sole. L’artista vi figura giovanile, con cappello e barba rossiccia, vestito della casacca (bambinella) chiara da pittore, in atteggiamento energico e meditativo, immerso nell’atmosfera di un assolato mattino en plain air. Ogni tocco di colore è teso a fissare le vibrazioni atmosferiche e il ductus gestuale pittorico si arriccia leggermente, come nelle pennellate a virgola dei maestri impressionisti. Molto vicino all’Autoritratto al sole è il dipinto realizzato dall’amico pittore Bernardo De Quiròs, anch’esso ambientato all’aperto, che ritrae Ballero nell’atto del dipingere. Le componenti di quest’opera risultano così vicine all’autoritratto dell’artista sardo che, come spesso accadeva quando due pittori si spostavano assieme per lavorare, orienterebbe a supporre un De Quiròs che lo ritrae in contemporanea da un’altra angolazione, così da poter descrivere anche il paesaggio alle sue spalle, probabilmente gli immediati dintorni di Atzara. Quasi in un gioco di doppi specchi, lo spagnolo ritrae l’amico mentre immortala se stesso. La fascia di colore differente sul cappello farebbe tuttavia optare per un momento diverso. Resta il fatto che De Quiròs ha certamente visto il quadro di Ballero, riportandone una viva impressione. Si può anche osservare che l’Autoritratto al sole non è opera realizzata in una sola seduta, come invece risulta essere quella dello spagnolo. 33. Bernardo De Quiròs, RITRATTO DI BALLERO (1907-11). 33
34. AUTORITRATTO AL SOLE, 1907 olio su tela, 60 x 50,3.
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72. UN CONSIGLIERE COMUNALE DI OVODDA (1922) china su carta, cm 39 x 29,4.
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73. IL GUARDIANO DELLA CHIESA CAMPESTRE DI SAN FRANCESCO DI LULA, 1923 china su carta, cm 68,3 x 48.
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87. PAESAGGIO DELL’ORTOBENE (1922) olio su cartone, cm 17 x 23,9.
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88. GIORNO FESTIVO (1922) olio su carta, cm 25 x 17,4.
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89. TERRAZZO A NUORO (1922) olio su cartone, cm 24,7 x 17.
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CRONOLOGIA
1864 Ballero nasce a Nuoro il 16 settembre dal nobile Pietro e da Giuseppina Sotgiu. 1886 Compiuti gli studi classici a Cagliari scrive Don Zua e Vergini bionde. 1894 L’editore G. Dessì pubblica per “Biblioteca Sarda” Don Zua e Vergini Bionde. All’epoca Ballero ha già cominciato a dedicarsi alla pittura: si conoscono opere datate 1890 e 1894. 1896 Partecipa all’Esposizione Artistica Sarda, tenutasi a Sassari, con gli oli Marina di Dorgali e Su Consiliadore. 1902 Visita a Torino l’Esposizione Universale e resta impressionato dalle architetture di Raimondo D’Aronco. 1903 Espone un piccolo Autoritratto al sole nella mostra promossa dalla Società di Belle Arti di Genova; in visita alla Biennale di Venezia conosce il pittore Giuseppe Pellizza da Volpedo. 1904 Partecipa alla Cinquantunesima Esposizione della Società delle Belle Arti di Genova con i due quadretti di cui parla Pellizza nella sua lettera a Ballero del 15 agosto. Nello stesso anno espone un Ritratto di Francesco Ciusa alla Società Promotrice di Belle Arti a Firenze. 1905 Espone ancora a Firenze. 1905-06 Insegna alla Scuola Normale di Nuoro. 1906 Tiene quattro importanti conferenze alla Scuola Normale di Nuoro. 1907 Partecipa con un Paesaggio di Nuoro ad una mostra a Torino. 1908 Espone alla Quadriennale di Torino l’Autoritratto al sole (fig. 34). 127
1909 Espone alla Promotrice di Milano (Galleria Cova).
127. Antonio Ballero in una foto dei primi del ’900.
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DOVE VEDERE BALLERO Atzara:
1. Museo d’Arte Moderna e Contemporanea “Antonio Ortiz Echagüe” (fig. 20)
Sassari: 2-3. Museo Nazionale G. A. Sanna Nuoro:
4-7. MAN, Museo d’Arte della Provincia di Nuoro (figg. 38, 53, 59, 80) 8. Comune (fig. 123) 9. Camera di Commercio (fig. 101)
Cagliari: 10. Università degli Studi di Cagliari, Raccolta Piloni 11. Galleria Comunale d’Arte (fig. 43)
Salvatore Naitza Maria Grazia Scano
PER UN APPROFONDIMENTO SULL’OPERA DI ANTONIO BALLERO: G. Altea, M. Magnani, Pittura e Scultura del Primo ’900, Ilisso, Nuoro, 1995. Il più completo volume monografico: S. Naitza, M. G. Scano, Antonio Ballero, Ilisso, Nuoro, 1986.
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