Giuliana Altea
EUGENIO
TAVOLARA
in copertina: Pupazzo sardo della IV serie, 1940-41, particolare. a fronte: Tappeto ÂŤSimboli e righe verticaliÂť, 1959, particolare.
Giuliana Altea
EUGENIO
TAVOLARA
Grafica, impaginazione e fotolito: Ilisso Edizioni Referenze fotografiche: Le riproduzioni fotografiche per questo volume, appartenenti all’ARCHIVIO ILISSO, sono state realizzate da Pietro Paolo Pinna, ad esclusione delle foto: n. 1 (studio Casali), nn. 8788, 90 (Stefano Pugliese) e n. 14 a p. 127 (Giuseppe Ungari). Archivio ISRE (Istituto Superiore Regionale Etnografico), Nuoro: n. 9 a p. 127 (Virgilio Piras).
Periodico mensile n. 12 del 9-02-2005 Direttore responsabile: Giovanna Fois Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004
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© Copyright 2005 Ilisso Edizioni - Nuoro www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it ISBN 88-89188-11-1
INDICE
7 L’ARTISTA COME DECORATORE 14 UNO SCULTORE ANTIMONUMENTALE 21 TRE AMICI PER LA PELLE 23 PRIMI PASSI 25 IL GIOCATTOLO E L’ARTE D’AVANGUARDIA 28 LA CASA ATTE 34 LA CASA ALBA 40 UNA MODERNITÀ EQUILIBRATA 52 È NATO UNO SCULTORE 54 LE COMMISSIONI PUBBLICHE DEGLI ANNI TRENTA 58 L’ADDIO AL PAESE DEI BALOCCHI 68 LA SCULTURA DEGLI ANNI QUARANTA E CINQUANTA 78 IL RISVEGLIO DELL’ARTIGIANATO SARDO 80 I CORSI ENAPI 86 UNA NUOVA IMMAGINE DELLA SARDEGNA 88 LA STAGIONE D’ORO DELL’ISOLA 104 CREATIVITÀ E COMMERCIO 114 L’ULTIMO MIRACOLO 121 CRONOLOGIA 126 DOVE VEDERE TAVOLARA
L’ARTISTA COME DECORATORE
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hi era Eugenio Tavolara, questo artista che creava oggetti tanto diversi tra loro come giocattoli in legno e stoffa, sculture, tappeti, arazzi, ceramiche, cestini? Chi era quest’uomo tranquillo e un po’ ironico, che macinava idee da mattina a sera, che consumava in disegni e progetti ogni ritaglio di tempo e di carta? Dobbiamo considerarlo uno scultore, un creatore d’arti applicate, un designer? Forse anche per la difficoltà di rispondere a queste domande, per l’impossibilità di rinchiuderlo in una categoria precisa, Tavolara non è conosciuto come meriterebbe, e non solo in Italia ma perfino nella sua terra d’origine. Eppure non c’è artista cui la Sardegna debba tanto quanto deve a lui; o forse ce n’è solo un altro, Giuseppe Biasi: se Biasi ai primi del Novecento ha inventato con la sua pittura una nuova immagine dell’Isola, Tavolara ha “inventato” l’artigianato sardo come noi lo conosciamo, un artigianato che per ricchezza di motivi, per varietà di forme e di colori resta ancora oggi tra i più belli d’Europa. Anche se gli interventi dell’artista sono di raggio così ampio, la sua attività non ha niente di incoerente o dispersivo. A guidare tutto il suo lavoro, infatti, è l’idea della decorazione come fondamento dell’arte. Oggi si tende a dare alla parola “decorazione” un significato negativo: la si identifica con qualcosa di superfluo e posticcio, un “di più” che viene aggiunto alla forma (provate a dire a un artista che la sua opera è decorativa, e vedrete come reagisce). Un’idea, questa, che abbiamo ereditato dalle correnti dell’arte moderna del Novecento, che hanno compiuto una precisa scelta di campo a favore di tutto ciò che è semplice, nudo e senza ornamento. Ma per Tavolara la decorazione è l’aspetto comunicativo della forma: quello che in un oggetto o in un’immagine ci attrae, trattiene il nostro sguardo, “parla” con noi. I motivi decorativi comunicano così come comunica un vestito, che ci dice qualcosa su chi lo indossa, sul suo stile di vita e sulle sue idee. I più diffusi (per esempio la voluta, il fiore, le forme geometriche) sono giunti a noi da un lontanissimo passato; la loro origine si perde nella notte dei tempi; sono un alfabeto misterioso attraverso il quale si trasmettono antichi valori depositati nell’inconscio collettivo. L’ornamento, dunque, è tutt’altro che aggiunta superflua, o addirittura “delitto”, come voleva Adolf Loos, uno dei maestri dell’architettura del Novecento. L’ornamento, in fondo, è ordine (ordo, in latino: i verbi ordinare e ornare hanno la stessa radice 1. Eugenio Tavolara etimologica), armonia da infondere negli oggetti, negli in una foto dei primi arredi, nella casa, ma anche nella vita. anni Sessanta. 7
LA CASA ATTE
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ntrati in società con il mobilificio Clemente, i due avviano sotto il marchio ATTE (dalle iniziali dei loro nomi) una produzione di arti applicate che accanto ai giocattoli comprende tessuti ricamati, tende in filet e oggetti in pelle. Il successo arriva nel 1925, anno in cui si tengono sia la II Biennale di Monza sia la prestigiosa Esposizione Internazionale delle Arti Decorative, Industriali e Moderne di Parigi. Mentre la mostra italiana conferma – pur tra l’insofferenza della migliore critica – la propria fiducia verso un’arte applicata ispirata al folklore regionale, questa viene programmaticamente esclusa dall’Expo parigina. Eppure, a sancire la fortuna dei pupazzi ATTE è proprio Parigi e non Monza. Come mai? Il successo di pubblico e di critica, e la medaglia d’oro ottenuti a Parigi dai giocattoli sardi si spiegano con l’unione 54. Casa ATTE, TEULADINO CON MASTRUCA (1925), h cm 28,5. 55. Casa ATTE (1925), gruppo di danzatori. 56. Casa ATTE (1925), gruppo di cavalieri di Orgosolo e di Bitti. 57. Casa ATTE (1925), gruppo di pupazzi (da sinistra: Uomo con berritta, Uomo con mastruca, Uomo di Desulo venditore di truddas e tadzeri, Uomo di S. Antioco giovane, Uomo di S. Antioco vecchio con mastruca).
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91. I GRASSONI DI TEULADA, 1933 corpi in legno intagliato e policromato, vesti in feltro e tela, h cm 31,5 e cm 30,5. La data si riferisce alla creazione del modello, appartenente alla serie Scene di vita sarda. La presenza della base (assente nella serie originaria) indica che si tratta di un esemplare eseguito in epoca pi첫 tarda, forse negli anni Cinquanta. 92. UOMO DI TEULADA, suonatore di fisarmonica, 1933 corpo in legno intagliato e policromato, vesti in feltro, h cm 31,5. Il pupazzo (mancante del cappello) era parte di una coppia di figure dal titolo Serenata di Teuladini, della serie Scene di vita sarda.
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PORTA DELLA SOLITUDINE Il pittore Giovanni Ciusa Romagna, progettista della nuova chiesa della Solitudine – realizzata ex novo nel 1954 sull’edificio più antico sorto alle pendici dell’Ortobene a Nuoro, e destinata ad accogliere le spoglie di Grazia Deledda – coinvolge Tavolara per il disegno del portale d’ingresso e di alcuni arredi interni (Via Crucis, campana, torcere, candelabri per l’altare). Se i modelli di Tavolara vengono tradotti in legno da Pasquale Tilloca, un bassorilievo in gesso realizzato dallo stesso scultore, caratterizza la parte centrale della porta, significativa differenziazione materica andata perduta con la definitiva fusione in bronzo.
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135. Campana, 1956, chiesa della Solitudine, Nuoro. 136. Bozzetto per una targa, foto d’epoca.
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137. PORTA DELLA SOLITUDINE, 1954 bronzo; cm 229 x 158, chiesa della Solitudine, Nuoro. 138. Modello per la Porta della Solitudine (1953) in collaborazione con Pasquale Tilloca.
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L’ULTIMO MIRACOLO
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a sesta mostra dell’ISOLA, preparata nel 1962 da un Tavolara già molto malato, sembra fugare tutte le ombre. Il panorama è ancora una volta completamente rinnovato: contrasti di tinte e colori più decisi che riflettono il clima artistico del momento, rivolto ormai verso la Pop Art e l’Optical (tappeti di Sarule rigorosamente in bianco-nero), cambiamenti nei formati (arazzi quadrati o a sviluppo orizzontale) e nelle dimensioni (tappeti di Nule lunghi 10 metri e più, destinati a sedi come ambasciate, ministeri e grandi alberghi), nuovo carattere scultoreo dei cesti di Sinnai, di un’imponenza quasi monumentale. L’impronta di Tavolara su questo «sesto miracolo», come lo definisce la stampa, è determinante. Giò Ponti su Domus gli rivolge un elogio senza riserve: «Abbiamo conosciuto Eugenio Tavolara, l’uomo che ispira questa prodigiosa produzione sul filone meraviglioso delle tradizioni sarde, ispirato egli stesso felicemente da un amore illuminato per queste cose … A questi uomini ed ai loro collaboratori van rivolti un ringraziamento e una preghiera: difendano le loro arti dalle insidie del successo, dalla contaminazione di quei compratori che non guardano alla qualità ed alla genuinità. Salvino la genuinità nella loro arte, che è un
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212. Portaombrelli, Sinnai, 1962 giunco tinto all’anilina e paglia di grano, h cm 90, Ø cm 45, Sassari, coll. ISOLA. Nella cestineria dei primi anni Sessanta emerge quel senso del volume e della plasticità che Tavolara aveva sempre volontariamente negato nell’opera scultorea. 213-214. Cesto con coperchio, Sinnai, 1962, giunco tinto all’anilina e paglia di grano, h cm 54, Ø cm 99, Sassari, coll. ISOLA.
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CRONOLOGIA
1901 Eugenio Tavolara nasce a Sassari da un’agiata famiglia di origini liguri. 1914-18 Frequenta a Sassari l’Istituto Tecnico “A. Lamarmora”. 1919-24 Con gli amici Mario Onòfaro e Nino Siglienti esegue lavori di decorazione, disegni, caricature. A Cagliari conosce Tosino Anfossi; i due decidono di abbandonare studi e carriera per dedicarsi all’arte decorativa. 1925 I primi pupazzi in legno disegnati dai due artisti, raffiguranti pastori e contadini sardi, sono presentati sotto il marchio ATTE all’Esposizione Internazionale di Parigi, dove ottengono una medaglia d’oro e larghe segnalazioni da parte della critica. 1926-29 Tavolara e Anfossi ufficializzano il marchio della casa ATTE quale società produttrice di giocattoli, arazzi e oggetti in cuoio. Eseguono i cortei di pupazzi Il Gremio e la Processione dei Misteri. La loro produzione ottiene un crescente successo anche sul piano internazionale. 1930-32 La casa ATTE realizza per l’ENAPI (Ente Nazionale Artigianato Piccole Industrie) una serie di pupazzi in costume ciociaro su disegno dell’illustratore romano Mario Pompei. Poco dopo Tavolara e Anfossi rompono il loro sodalizio. Tavolara fonda la casa ALBA, da cui usciranno, oltre ai giocattoli, mobili e complementi d’arredo, e continua la collaborazione con Pompei (oltre ai pupazzi raffiguranti Pinco Pallino, Pierino e Saputino Saputello – personaggi inventati da Pompei – le Maschere italiane, un Presepio, altre figure in costumi laziali e friulani, una serie di soldatini). 1933 Si dedica alla scultura decorativa, con piccoli rilievi e statuine in legno. Crea nuovi pupazzi, le Scene di vita sarda. Espone alcuni pezzi alla V Triennale di Milano. Ottiene il premio per la scultura nella IV Sindacale di Cagliari.
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1934 Due suoi rilievi, Gesù al monte degli Ulivi e Golgota, figurano alla Biennale di Venezia. Tiene una personale alla Bottega d’Arte Cao di Cagliari.
219. Eugenio Tavolara in una foto degli anni Cinquanta.
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DOVE VEDERE TAVOLARA Sassari:
1. Comune di Sassari (figg. 65-66) 2. Palazzo di Giustizia, Sala delle Assise (fig. 114) 3. Piazza Sant’Antonio (figg. 140-142) 4-5. Cimitero Monumentale, portale della chiesa e tomba Rosasco-Viale 6. Padiglione dell’Artigianato “E. Tavolara” (fig. 145)
Nuoro:
7-8. Chiesa di Nostra Signora della Solitudine, porta e arredi (figg. 135, 137) 9. ISRE, sede direzionale, biblioteca
Oliena:
10. Hotel Ristorante Su Gologone, nucleo di circa 30 pupazzi
Cagliari:
11. Palazzo dell’ENEL, rilievo esterno 12. Galleria Comunale d’Arte, bassorilievo dell’Annunciazione 13. Banca di Roma, pannello 14. Località Su Siccu, Madonna dell’ETFAS
Carbonia: 15. Chiesa di San Ponziano, Via Crucis lignea Torino:
Museo Nazionale della Montagna
Bucarest:
Museo Etnografico
La raccolta più ampia di tessiture, legni, pupazzi, documenti d’epoca fra quelli in collezione pubblica è custodita presso L’Archivio dell’ISOLA, località Predda Niedda a Sassari.
PER UN APPROFONDIMENTO SULL’OPERA DI EUGENIO TAVOLARA: G. Altea, M. Magnani, Un popolo di legno. Giocattoli artistici di anfossi e Tavolara 1925-1939, Cagliari, 1991. G. Altea, M. Magnani, Pittura e Scultura del Primo ’900, Nuoro, Ilisso, 1995. G. Altea, M. Magnani, Pittura e Scultura dal 1930 al 1960, Nuoro, Ilisso, 2000. Giuliana a Altea a - Marco o Magnani
EUGENIO TAVOL ARA ILISSO
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Il più completo volume monografico: G. Altea, M. Magnani, Eugenio Tavolara, Nuoro, Ilisso, 1994.
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