Melkiorre Melis

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Antonello Cuccu

MELKIORRE

MELIS


in copertina: DONNA CON MANTO COLORATO, 1926-29, particolare. a fronte: DONNA CON VELO BIANCO - GRAZIAROSA, 1930-33, particolare.


Antonello Cuccu

MELKIORRE

MELIS


Grafica, impaginazione e fotolito: Ilisso Edizioni Referenze fotografiche: ARCHIVIO ILISSO: nn. 2-7, 16, 21, 27, 52-53, 62, 69, 7278, 80-82, 85-89, 92, 103-110, 112, 116-118, 122, 128-131, 134, 145-150, 158-161, 163-168, 171-179, 181-182, 187, 193 (Pietro Paolo Pinna); n. 24 (Massimo Napoli); n. 26 (Paolo Zappaterra); n. 99 (Donatello Tore); nn. 135-136 (Nicola Monari); nn. 9-15, 17, 20, 23, 25, 28-31, 36-48, 50-51, 54-55, 61, 64-68, 70-71, 90-91, 95-98, 100, 111, 120, 124, 133, 139143, 152-153, 180, 190-192, 196, 198-200. Archivio Raccolta Permanente Melkiorre Melis, Bosa, Museo di Casa Deriu: nn. 8, 18, 32-35, 49, 59-60, 63, 79, 93-94, 113115, 119, 121, 123, 126, 132, 138, 144, 151, 154-157, 162, 169-170, 184-186, 188-189, 194-195, 197 (Marco Ceraglia); n. 201 (Luigi Cerlienco); n. 1, pag. 127 (Alessandra Mancosu). Archivio Museo d’Arte della Provincia, Nuoro: n. 22 (Donatello Tore). Archivio dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico, Nuoro: nn. 101-102 (Virgilio Piras). Archivio Galleria Comunale d’Arte, Cagliari: n. 6, pag. 127 (Giorgio Dettori). Archivio Enrico Sturani, Roma: n. 19. Archivio The Mitchell Wolfson Jr. – Fondazione Regionale C. Colombo, Genova: nn. 56, 83-84. Archivio Soprintendenza ai BAAAS del Veneto, Treviso, Museo Civico, coll. Salce: nn. 57-58, 125, 127, 137.

Periodico mensile n. 10 del 1-12-2004 Direttore responsabile: Giovanna Fois Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004

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© Copyright 2004 Ilisso Edizioni - Nuoro www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it ISBN 88-89188-09-X


INDICE

7 LA MODERNITÀ DEL PRIMO “ARTISTA TOTALE” DELLA SARDEGNA 9 L’EREDITÀ DI EMILIO SCHERER 12 A ROMA 18 1916. IL PRIMO RADUNO DEGLI ARTISTI SARDI 24 L’ARTE A SOSTEGNO DELL’IDENTITÀ 28 L’ILLUSTRAZIONE E IL DISEGNO DEI PRIMI ANNI VENTI 41 A MONZA 44 LA REGINA SARACENA 56 IL NIDO DELLE SIRENE 62 UN CERAMISTA A TRE FIAMME 70 L’IMPRESA MIAR E LA CERAMICA DI SOGGETTO COLONIALE 78 IL GIORNO DELL’ALA 86 A TRIPOLI 99 IL DRAMMA DEL DOPO LIBIA 103 I NUOVI NURAGICI 116 IL PARADISO PERDUTO 121 CRONOLOGIA 126 DOVE VEDERE MELIS



LA MODERNITÀ DEL PRIMO “ARTISTA TOTALE” DELLA SARDEGNA

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arebbe un errore, com’è stato, leggere l’opera di Melkiorre Melis (Bosa 1889-Roma 1982) unicamente attraverso il profilo pittorico, alla ricerca della sua espressione “pura”. Non si deve pensare a questo artista ponendolo a confronto con coetanei e amici specializzati nell’esclusivo ambito pittorico (che si vedrà essere solo una parte del suo variegato lavoro), quali furono gli animatori, ed essi stessi ideatori, dell’arte sarda ai primi decenni del ’900, come Biasi, Floris, Dessy fino a Ciusa Romagna o grandi decoratori ed eccellenti ritrattisti come Figari e Delitala. Il foglio d’invito realizzato dall’artista per una sua mostra personale allestita nel foyer del Teatro Quirino di Roma – datato 1929 e accompagnato dall’esplicita dichiarazione Studio Artistico Melkiorre Melis. Arte Pura et Arte Decorativa, Ceramiche originali, Progetti di Arredamenti moderni e di Folklore, Reclames –, sottolinea in maniera chiara la figura di un autore che ha diviso in varie declinazioni il suo modo di concepire la creatività, e lo propone per quello che in realtà egli è stato: un “artista totale”. Accezione per certi versi dispersiva e penalizzante, sigla di un’ambigua diluizione dell’impegno profuso in vari ambiti espressivi. Una scelta di bruciante attualità per le possibilità insite nel modo razionale e consapevole di progettare l’arte, di portarla nelle case sotto forma di mobile, suppellettile o pannello decorativo, cartolina, giocattolo, manifesto, gioiello, ricamo, dipinto. Melis è da annoverare tra coloro che hanno rifiutato la specificità creativa, mantenendo la figura dell’artista ancora integra e rispondente a tutto campo alle esigenze del sociale. Nell’unitarietà ha intuito quei valori migrati col design a tutta la cultura materiale di larga diffusione, divenuti in tal modo spina dorsale della cultura visiva e di massa, quasi sempre unico accesso alla “bellezza” da parte del largo pubblico, lontano e ignaro dell’arte e in senso più ampio della cultura. Allievo e stretto collaboratore di 2 Duilio Cambellotti nella vivacissima e fertile Roma Melkiorre Melis, degli anni Dieci e Venti, Melis assorbe dal maestro la 1. Roma, novembre 1920. capacità di allargare il fronte della ricerca visiva, traFregio editoriale sferendolo alle arti applicate o “minori”, che in Italia 2. (fine anni Venti), tempera ancora esprimeva nei settori delle arti decorative una su cartone, cm 21,5 x 12,5. 7


1916. IL PRIMO RADUNO DEGLI ARTISTI SARDI

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o scoppio della Prima Guerra Mondiale spinge l’artista a fare rientro nell’Isola per assolvere al servizio militare. La parentesi regionale, che pure terrà Melis lontano dalla scena romana per circa un triennio, rappresenterà un momento decisivo per i suoi orientamenti futuri. In Sardegna, all’epoca, si andava sviluppando un forte movimento di affermazione identitaria per il quale la cultura e le arti figurative erano chiamate a dare un contributo determinante attraverso un succedersi di positive ribalte che interrompessero il millenario isolamento della «dimenticata» regione, imponendola all’attenzione «dell’Italia». Le tappe sono note: l’incontro del pittore Ballero col maestro divisionista Pellizza da Volpedo nel 1903-04; la collaborazione nel 1905 di Biasi e Figari, in qualità di illustratori, a testate nazionali; il clamoroso trionfo di Ciusa alla Biennale di Venezia nel 1907; la decorazione del Palazzo Civico di Cagliari, 1912-14, che celebra le prime rappresentazioni epiche della gens sarda da parte di artisti isolani; altrettante occasioni per rinfocolare l’orgoglio e il riscatto per quanti sentono il nuovo Stato «vicino ma troppo lontano». L’occasione per la presa di coscienza da

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17. LANA AI SOLDATI, 1916 cartolina, cm 13,5 x 9,5. Stampata dai Fratelli Palombi, il soggetto è stato commissionato a Melis dall’Unione Femminile di Cagliari. Lo scopo divulgativo è quello di convogliare aiuti umanitari a favore dei soldati al fronte, impegnati nella logorante guerra condivisa dall’Italia dal 1915 al 1918. 18. LA CITTÀ DI OZIERI BENEFICA LE CASE DEI RICHIAMATI ALLE ARMI, 1916 cartolina, cm 14 x 9. 19. Iª ESPOSIZIONE ARTISTICA SARDA, 1916, cartolina, cm 14 x 9. L’opera, assieme al manifesto con medesimo soggetto, è stata realizzata per la mostra sassarese a favore della mobilitazione civile, che segna un fruttuoso incontro di artisti, uniti per la sensibilizzazione dei civili verso le condizioni dei soldati al fronte.

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parte di un fronte comune isolano delle arti figurative (non si trattò di un sodalizio programmatico e coerente, semmai di un contarsi per elencarne le forze) è la mostra, organizzata a Sassari nel 1916, motivata da una volontà di mobilitazione civile. Lo scopo era quello umanitario di raccogliere fondi per acquistare materiali destinati al fabbisogno dei soldati al fronte. Impegno civile necessario, essendosi oramai rivelato il conflitto una guerra di snervamento, terribile e sfiancante, consumata in ambienti inospitali com’erano le aree alpine, teatro di battaglia, immerse nel freddo paralizzante. Gli artisti (fra gli altri Edina Altara, Federico e Pino Melis, Primo Sinopico) offrono dunque volontariamente le loro opere in beneficenza. Per l’evento, oltre alla partecipazione come espositore, Melis realizza il manifesto e la cartolina (fig. 19). 19


L’ILLUSTRAZIONE E IL DISEGNO DEI PRIMI ANNI VENTI

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l quadriennio 1919-22 vede Melis impegnato con successo soprattutto come illustratore, sia sul piano della grafica editoriale (copertine, fregi interni di libri e riviste), sia su quello pubblicitario (manifesti, cartoline). Periodo questo, contrassegnato da un intenso assorbimento lavorativo ma anche di estrema maturazione, coronato da significativi successi. Nel 1920 è direttore artistico della Rivista Sarda, per la quale realizza opere al tratto o a più colori che illuminano sullo stato dei suoi avanzamenti espressivi. Da un lato un figurativismo accademico, declinazione meno originale mantenuta sul fronte dell’arte “pura”, come nel disegno Fior di scoglio pubblicato all’interno del numero di febbraio, riassunto in un ritratto maschile a sanguigna del 1920-21, dall’altra una felice quanto sperimentale grafica audacemente sintetica, dalle tinte piatte arginate da una veloce geometria di contorno. Melis, avviato da Cambellotti al segno delineatore e pulito, si tuffa qui felice, applicando la nuova formula illustratoria al revival di motivi tradizionali sardi, ritrovando così

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36. Copertina dell’edizione del 1920 di Ghermita al core di Pietro Casu. 37. Copertina de Il giornalino della Domenica, anno VIII, n. XIII, Firenze, 1920. 38. Copertina della Rivista Sarda, anno I, nn. 8-12, Roma, 1919, Bosa, Raccolta Melis.

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81-82. Mobile-libreria (1926), legno intagliato e terracotta dipinta e invetriata, cm 162 x 60 x 40. 83. VEDOVA DI SARDEGNA (1926) piatto, terraglia dipinta e invetriata, Ø cm 23,5, Genova, coll. The Mitchell Wolfson Jr. - Fondazione Regionale C. Colombo. Melis realizza il soggetto anche su mattonella. 84. RAGAZZA DI BONO-SORRISO DI SARDEGNA, 1929, piatto, terraglia dipinta e invetriata, Ø cm 36,3, Genova, coll. The Mitchell Wolfson Jr. - Fondazione Regionale C. Colombo. 85. RAGAZZA DI BONO-SORRISO DI SARDEGNA, 1926-29, mattonella, terracotta dipinta e invetriata, cm 16 x 16.

86. RAGAZZA DELL’IGLESIENTE, 1926-29 piatto, terraglia dipinta e invetriata, Ø cm 36,3 Oliena, Hotel Ristorante Su Gologone. Nel 1927 Melis realizza a Roma l’allestimento per la Sezione della Sardegna della grande mostra “autarchica” sul grano. Tra gli arredi che affiancano i materiali esposti figura anche una serie di piatti, alla quale devono essere riferiti i soggetti delle due rielaborazioni successive alle figg. 84, 86 (quest’ultimo con difetti sulla superficie, dovuti al ritiro in seconda cottura della cristallina). Alcuni motivi di base, costituiscono la ripresa da esempi del 1926, per l’occasione caratterizzati dall’artista con l’aggiunta del segno della spiga, tracciato in nero sulla tesa bianca del piatto.

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L’IMPRESA MIAR E LA CERAMICA DI SOGGETTO COLONIALE

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a lunga descrizione dell’offerta artistica che Melis riporta nel biglietto d’invito per la mostra al Teatro Quirino, trova pratica concretizzazione nella società Melis-Alessandrini (MIAR) con sede sociale in via Sabotino a Roma. L’avventura, cominciata nel 1929 e protratta sino ai primissimi anni Trenta, ha come scopo il programma totalitario di un’arte “chiavi in mano”, offerta onnicomprensiva sul piano estetico (alla base di ciò è il movimento inglese Arts and Crafts di fine Ottocento e quello secessionista austriaco degli inizi Novecento) che per Melis segna una crescita verso la soluzione delle dinamiche commerciali legate al mercato dell’arte in senso ampio, come ad esempio l’affrontare la produzione in serie mediante stampo di un oggetto, ma in generale l’accelerazione dei processi realizzativi. La fiducia nel progetto farà sì che l’artista d’ora in poi non dia importanza, ad esempio nel design dei mobili, alla preziosità delle essenze lignee impiegate. L’esperienza è fondante perché substrato significativo che precede, prepara e motiva il suo trasferimento in Libia, di ulteriore completamento. Con il MIAR nascono nuovi soggetti ceramici destinati a un utilizzo pratico: scatole con coperchio antropomorfo, centri da tavola zoomorfi, madonnine decorative, piccole teste femminili, tutti lavori il cui marchio “Melis-Roma” è inciso in pasta. La Sardegna come pozzo cui attingere tematiche narrative sfuma in lontananza, marcando il tramonto di un’epoca che si chiude non solo per l’artista. La virata è infatti ampia ed epocale, e investe tutto lo scenario culturale. Melis intuisce la mutazione del gusto e del mercato che si affaccia verso il modernismo degli anni Trenta. Alle soglie del nuovo decennio s’infittisce l’avventura 111. Biglietto pubblicitario per l’Impresa Artistica Artigiana, Melis-Alessandrini, Roma, 1929-33, cm 10,8 x 17,1, Bosa, Raccolta Melis. Il socio di Melis potrebbe essere individuato in quel Goffredo Alessandrini conosciuto come scenografo sul set de La Grazia, 1929, valido interlocutore nelle problematiche dell’arredo d’interni.

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112. ACQUAIOLA AFRICANA (ante 1930), contenitore, terraglia da stampo dipinta e invetriata, h cm 26,4.

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151. TONDO CON GAZZELLE, 1939, matita e tempera su cartone, cm 54 x 54. Questo studio raffigura il grande pannello ceramico, da Melis previsto del diametro di m 2,60, realizzato per la Triennale d’Oltremare a Napoli del maggio 1940, come si nota nell’immagine in fig. 200.

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152. Caffè-Concerto arabo di Suk el Muscir a Tripoli, 1937, foto di Luigi Costa per la XI Fiera Campionaria di Tripoli, Bosa, Raccolta Melis. È un esempio fra le numerose fotografie che documenta l’ambiente di ritrovo nel cuore della vecchia Tripoli, interamente decorato e arredato da Melis. Quest’immagine raffigura il grande pannello ceramico che fa da sfondo alla sala centrale nell’area sopraelevata del palco della musica. Lo studio a tempera di questo grande rosone è conservato a Bosa presso la Raccolta Melis.

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VILLA GUARIGLIA A RAITO DI VIETRI SUL MARE Nel 1939 si innesta nell’esperienza di Melis una frequentazione con il rinomato centro ceramico campano di Vietri Sul Mare, alla periferia ovest di Salerno. In quel luogo l’artista deve innanzitutto seguire la produzione di alcuni materiali destinati alla Triennale d’Oltremare di Napoli del 1940, compito che assolve appoggiandosi alla neonarta fabbrica MACS – risorta dalle ceneri della rinomata ICS – diretta dall’imprenditore ebreo-tedesco Max Melamerson. Stimolato da questo direttore, forse propone motivi da trasferire su materiali ceramici destinati all’immenso cantiere romano dell’E42 (Esposizione Universale di Roma, EUR, prevista per il 1942 e mai concretizzata). Accompagnato dalla sua prima moglie, Anna Leao, di origine portoghese e di elevato ceto sociale, è ospite dell’ambasciatore italiano in Portogallo, Raffaele Guariglia, e di sua moglie, nella loro splendida villa di Raito (oggi museo di se stessa e sede dello straordinario Museo della Ceramica che, tra le altre, conserva un’opera di Melis, fig. 162), il cui parco a terrazze degradanti abbraccia l’intero versante sud della collina. A Vietri, Melis realizza in più esemplari anche una variante dimensionale della Madonna di Loreto (fig. 160), protettrice degli aviatori e idealmente dedicata a Italo Balbo, governatore della Libia. A testimoniare il passaggio dell’artista sardo a Vietri resta anche un grande pannello circolare a motivi arabeggianti, attribuito nella realizzazione al celebre ceramista irpino Guido Gambone, opera della quale l’archivio della Raccolta Melis a Bosa custodisce la foto del cartone preparatorio. Nel 1955, inoltre, Melis dipinge per l’allora vescovo di Bosa, mons. Francesco Spanedda, una Madonna del corallo la cui corona e il volto sono letteralmente tratti dalla Vergine Macarena presente come pannello ceramico sul viale di accesso che, dalla Torretta (ex studiolo di Guariglia), conduce alla residenza più in alto. 153. PANNELLO DECORATIVO, 1937-39, ceramica. Si tratta di un rifacimento, realizzato a Vietri Sul Mare, di quello prodotto per una parete della sala centrale del Caffè-Concerto arabo di Suk el Muscir a Tripoli, nel 1937. Il soggetto era inizialmente destinato al decoro di un grande piatto in ottone.

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189. LO STUDIO A VILLA STROHL-FERN, 1965, tempera su cartone, cm 50 x 66, Bosa, Raccolta Melis. L’artista, accogliendo l’invito della sua seconda moglie, Maria Perfetti, prima di lasciare definitivamente lo studio-abitazione nella villa passata in eredità al Governo francese, ritrae l’angolo della camera da letto. A questo è riferita la dedica apposta sull’opera.

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CRONOLOGIA

1889 Melkiorre Melis nasce a Bosa il primo aprile, quarto di otto fratelli, tra essi quell’Olimpia che diede impulso commerciale al filet bosano, Federico capostipite dei ceramisti sardi moderni e Pino, noto illustratore. 1903-09 Comincia l’apprendistato di disegno e pittura presso il parmense Emilio Scherer, fermatosi a Bosa quale artista-decoratore d’interni. Grazie a un sussidio del Comune, si trasferisce nel 1909 nella capitale. 1910-12 A Roma è iscritto alla Scuola Libera del Nudo presso l’Accademia di Belle Arti. Frequenta contemporaneamente una scuola serale di disegno e di decorazione, lavorando a intervalli nello studio di Duilio Cambellotti. Entra nel 1909 come disegnatore nello Stabilimento di Arti Grafiche “Fratelli Palombi”. Collabora alla rivista La X Musa diretta da Ugo Falena, capocomico della omonima compagnia teatrale e amico di Cambellotti. Si allontana da Roma e vi ritorna nel 1912, riprendendo gli studi all’Accademia e la frequentazione del corso di ceramica diretto da Cambellotti presso le scuole di San Michele; qui realizza le sue prime ceramiche sarde. 1913-14 Illustra Primavera Sacra, volume di poesie di Mariano de Fraja. Espone opere agli Amatori e Cultori di Belle Arti al Palazzo delle Esposizioni di Roma, firmando con Silem, Melis al contrario, le illustrazioni sul Giornale d’Italia. Nell’estate del 1914 fa ritorno in Sardegna. 198. Melkiorre Melis nel suo studio a Tripoli nel 1939, foto d’epoca, Bosa, Raccolta Melis.

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199. La famiglia Melis nel 1900. Il capofamiglia è Salvatore, Giuseppina Masia è seduta con l’ultimogenito in braccio, che non è Pino il futuro illustratore: ella infatti morirà nel darlo alla luce. Melkiorre è il secondo da sinistra e precede Federico.

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DOVE VEDERE MELIS Modolo: 1. Parrocchiale di Sant’Andrea, rosone vetrato Bosa:

2. Istituto Magistrale Sedes Sapientiae 3-6. Museo di Casa Deriu, Raccolta Permanente M. Melis (figg. 31-35, 38, 45-49, 59-63, 68-71, 79, 93-94, 100, 111, 113-115, 119-121, 123, 126, 132-133, 138-150, 152, 154-157, 169-178, 181-185, 187, 189, 190-192, 200-201), oltre 160 opere fra oli, tempere, disegni, ceramiche, manifesti e un ricco archivio documentario.

Nuoro:

7. MAN, Museo d’Arte della Provincia di Nuoro (fig. 22) 8. Comune di Nuoro (fig. 193)

Oliena:

9. Hotel Ristorante Su Gologone (figg. 80, 86)

Cagliari: 10. Galleria Comunale d’Arte 11-12. Università degli Studi, Collezione Piloni (figg. 52-53) Genova:

Collezione The Mitchell Wolfson Jr. - Fondazione Regionale C. Colombo (figg. 56, 83-84)

Treviso:

Museo Civico, coll. Salce (figg. 57-58, 125, 127, 137)

Raito di Vietri Sul Mare (SA): Museo della Ceramica di Villa Guariglia (fig. 162)

PER UN APPROFONDIMENTO SULL’OPERA DI MELKIORRE MELIS: Melkiorre Melis, Bugatti Editore, Ancona, 1977. A. Cuccu, Studio Artistico Melkiorre Melis, Bosa, 1989. G. Altea, M. Magnani, Le matite di un popolo barbaro, Amilcare Pizzi, Cinisello Balsamo, 1990. G. Altea, M. Magnani, Pittura e Scultura del Primo ’900, Ilisso, Nuoro, 1995. A. Cuccu, Cento anni di ceramica, Ilisso, Nuoro, 2000.

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