Salvatore Fancello

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Alberto Crespi

SALVATORE

FANCELLO


in copertina: CAPRA E CAPRETTO (1937), particolare. a fronte: CINGHIALI, 1937, particolare.


Alberto Crespi

SALVATORE

FANCELLO


Grafica, impaginazione e fotolito: Ilisso Edizioni Referenze fotografiche: Le riproduzioni fotografiche per questo volume sono state realizzate da Donatello Tore, Studio Neon, Rossana D’Aria, Giuseppe Schiavinotto ad esclusione delle foto: nn. 7-8, 11, 14, 16-20, 22-25, 41-43, 50, 53-54, 78, 105, 109-110, 117, 123, 125-126 (Pietro Paolo Pinna); n. 124 (Angelo Saini); nn. 115, 132 e appartengono all’ARCHIVIO ILISSO. Archivio Musei Civici di Monza: n. 40 (Giorgio Dettori). Archivio Nivola, New York: n. 55. Archivio MAN, Museo d’Arte Provincia di Nuoro: nn. 83-84 (Dessì e Monari).

L’autore deve informazioni e materiali documentari alla cortesia di: Mario Pinton, Luigia Speranza, Giulio Ferraresso, Maria Antonietta Epifani (MIC, Faenza) e Franco Renato Gambarelli, al quale l’editore rivolge un sentito ringraziamento per la costante e attenta collaborazione.

Si ringraziano per la collaborazione i Musei Civici di Monza.

Periodico mensile n. 17 del 13-07-2005 Direttore responsabile: Giovanna Fois Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004

Tutti i diritti di copyright sono riservati. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta, trasmessa o utilizzata in alcuna forma o con qualsiasi mezzo, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge.

© Copyright 2005 Ilisso Edizioni - Nuoro www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it ISBN 88-89188-36-7


INDICE

7 SALVATORE FANCELLO SCULTORE CERAMISTA

8 APPRENDISTATO IN SARDEGNA

12 ALL’ISTITUTO SUPERIORE PER LE INDUSTRIE ARTISTICHE DI MONZA

19 IL BESTIARIO

36 I BASSORILIEVI A METÀ ANNI TRENTA, LE OPERE PER LA VI TRIENNALE

51 LA GRAFICA DEGLI ULTIMI ANNI

92 ALBISOLA MARINA: LE OPERE CERAMICHE DEGLI ANNI ESTREMI 121 CRONOLOGIA

126 DOVE VEDERE FANCELLO



SALVATORE FANCELLO SCULTORE CERAMISTA

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alvatore Fancello, scultore ceramista di Dorgali, è un artista passato come una meteora nei cieli della cultura italiana del Novecento. La sua personalità ha avuto pochi eguali nel concentrare in una brevissima stagione un percorso creativo di straordinaria intensità e coerenza. La sua ricerca è stata interrotta dalla morte in guerra nel 1941. Fancello non aveva ancora compiuto venticinque anni. Quattro sono le accezioni tecniche in cui possiamo suddividere il suo lavoro, che vogliamo subito esemplificare e rappresentare con quattro opere capitali: il graffito, con la parete a tema coloniale eseguita nel 1936 per la VI Triennale milanese (la grande libertà compositivanon l’ha salvata dalla distruzione); la grafica, con il famoso Disegno ininterrotto a china e aquerello, oggi conservato presso il Comune di Dorgali; la scultura in ceramica, con La grotta dei cinghiali rossi, gruppo smaltato eseguito nel 1938 presso la manifattura Ilsa di Albisola, già nella collezione Pagano, ora a Nuoro; il bassorilievo, con la monumentale decorazione in ceramica smaltata a figurare attività sportive eseguita per la sala mensa dell’Università “Luigi Bocconi” a Milano, ora nell’atrio della segreteria. I lavori citati sono compresi in un arco brevissimo, dal 1936 al 1940, come a dire dal conseguimento del diploma di specializzazione all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche di Monza, scuola in cui l’artista studiò, alla definitiva e fatale chiamata alle armi. Si tratta di un lustro di crescita accelerata in abilità tecnica, contenuti poetici, intelligenza della situazione culturale e consapevolezza dei destini umani. Se la vita di Fancello si è tutta consumata in un quarto di secolo, il suo percorso formativo e artistico si è dipanato in un solo decennio: un tempo forse troppo breve per esprimere un giudizio suffragato da quella messe di dati che supporta solitamente l’attività di un artista, ma sufficientemente significativo se considerato in parallelo ad itinerari coevi come quelli di Lucio Fontana e di Leoncillo Leonardi, ceramisti, una volta fatto il punto sui raggiungimenti e sugli esiti conseguiti step to step. Esiti che si configurano in opere plastiche compositivamente salde e quindi atte a recepire forti azioni in senso decostruttivo, linguisticamente aggiornate in direzione antinovecentista nella scelta espressionista, precocemente innovative quando considerate nella più ampia prospettiva della stagione informale, trasgressive nella volontà di contaminazione dei linguaggi e di grande fa1. Salvatore Fancello scino per la capacità immediata di illuminare di colore a Milano, fine anni la segreta storia personale e la memoria delle cose. Trenta. 7


“CREAZIONI FANCELLO” Nell’ambiente della ceramica dorgalese, l’iconografia tende dapprima ad allontanarsi dalla ceramica d’arte con i caratteri tipici di Ciusa per sposarsi a una redazione di gusto popolare che trova con Ciriaco Piras (Dorgali 1891-1955) la via dell’esportazione, pur nell’incertezza di una decorazione affidata di frequente ad apprendisti giovanissimi; quindi punta verso una certa originalità con Simeone Lai (Dorgali 1907-Cagliari 1974), formatosi nella bottega di Piras e premiato alle mostre d’artigianato di Sassari e Bologna nel 1931 e ’32. Egli supporta l’aspetto commerciale della sua florida impresa affidando alla collaborazione esterna l’invenzione dell’apparato decorativo: in questa fase si pone la commessa di disegni al cognato Salvatore Fancello che allora studiava a Monza. Attorno al ’34 viene inviato da Monza un gruppo di una decina di fogli con figure in costume sardo e bozzetti per piatti: i disegni all’aquerello o a matita sono corredati da brevi indicazioni esecutive. I pezzi realizzati in monocottura con il marchio “Creazione Fancello” hanno successo commerciale. Illustrazioni di piatti appaiono pubblicate anche su Domus, importante rivista milanese di tendenza diretta da Gio Ponti. I lavori sono caratterizzati in generale da un disegno stilizzato: in un piatto intitolato L’abbeverata s’impongono inedite traiettorie diagonali. I colori delle ceramiche appaiono meno limpidi di quelli dei fogli originali, nonostante le raccomandazioni scritte dell’autore e i contorni stessi più duri rispetto alla fluidità del disegno, ma le “Creazioni Fancello” costituiscono una novità apprezzabile nell’estetica della coeva oggettistica sarda, discostandosi sensibilmente sia dal cosiddetto “Lencismo rustico” sia dalla parallela produzione della “scuola” di Assemini. 6

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5. STUDI PER VASO, recto e verso (anni Trenta) inchiostri colorati su carta incollata su cartone, cm 17,7 x 10,4. 6. ABBEVERATA, 1935 studio per piatto, inchiostro su carta, Ø cm 39. 7. ABBEVERATA (anni Trenta) piatto in terracotta da stampo dipinta “a freddo”, Ø cm 38, sul fondo, marcato in pasta: made in Italy Simeone Lai ceramiche sarde Dorgali (Nuoro) Creazione Fancello, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate. 8. SCATOLA (anni Trenta) terracotta da stampo dipinta “a freddo”, Ø max cm 12, altezza cm 11,5; sul fondo, marcato in pasta: made in Italy Simeone Lai ceramiche sarde Dorgali (Nuoro), Nuoro, Archivio per le Arti Applicate.

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allievi dell’ISIA, in particolare Artioli e Fumagalli). In quel tornante, a causa dell’applicazione delle sanzioni che privano l’Italia delle argille e degli smalti d’importazione da Francia e Inghilterra, si compie un importante lavoro di ricognizione, studio e verifica delle materie prime nazionali. Per ordine ministeriale confluiscono all’ISIA di Monza materiali da tutta la Penisola e grazie al lavoro di Ferraresso, instancabile ricercatore che non si arrende ma trova stimolo in ogni difficoltà tecnica, perlustra di persona le montagne del Veneto alla ricerca delle terre (individuando i caolini di Schio), macina a mulino e prova con successo colaggi inediti, vengono prodotti i primi grès nazionali. Ferraresso trova in Fancello la fantasia e la mano che sanno trasformare magicamente ogni suggerimento in realtà. La testimonianza, recentemente acquisita, della famiglia del docente padovano è fondamentale per comprendere il servizio che quel connubio perfetto tra maestro e allievo ha reso alla ceramica italiana del Novecento, affrancandola dalla dipendenza dall’estero per i materiali, incrementando la ricerca, assicurando la sperimentazione su solide basi, intervenendo anche sulla costruzione dei forni in refrattario (Fancello invierà in Sardegna indicazioni preziose in proposito). Ognuno dei pezzi formati da Fancello tanto a Padova quanto a Monza si può dire diverso dall’altro per materiale e quindi per soluzioni tecniche: dal piccolo cinghiale, uno dei primi esempi in semirefrattario nazionale, al vasetto in terra bianca con le giraffe graffite, dai grandi vasi del Figliol prodigo, dei cavalieri, dei bovini, dei conigli, non torniti ma alzati a strisce di terra e dipinti con colori fluidi, alle nature morte a bassorilievo, dal grande toro nero ammantato di solo manganese e graffito, alle statue a tutto tondo delle stagioni, cotte a basso fuoco, con la leggera coperta di vetro in craquelé sopra la materia fragile. Ma, nonostante le differenze, tutto torna e si congiunge nel cerchio di un’ispirazione di assoluta coerenza, perché sposata con la poesia. Del corpus di centinaia di pezzi realizzati lungo quella stagione da Fancello, incendi e guerre si sono incaricati di tramandarci soltanto qualche decina di sculture o oggetti. Parallelamente al bestiario (dipinto anche su piastrelle piane invetriate presenti nella collezione degli eredi di Elio Palazzo), Fancello lavora a figure di presepe, sovente a quattro mani con il citato 24


Amato Fumagalli (Wülflingen 1911-Milano 1987), all’ISIA come collaboratore dopo il diploma (in seguito docente all’Umanitaria e consulente delle ceramiche Gabbianelli). I due artefici compiranno insieme l’iter da una figurazione semplice, lasciata al grezzo o dotata di leggera cromìa, alla redazione (in due formati, il minore di 10-15 centimetri d’altezza, il maggiore di 30-40) di piccole statue invetriate dai colori splendenti, a volte in rapporto con elementi quali animali, cespugli e palmette con funzione d’appoggio. I presepi meritano la massima attenzione: costituiscono un vasto corpus di figure di un innegabile valore artistico che non è stato ignorato dalla critica. Nel 1950 la presenza del presepe, già esposto a Brera nel ’42, alla mostra di Brooklyn, dedicata al lavoro in Italia e alla nascita del design, ne dà conferma.

17. ZEBRA (1937) terra refrattaria graffita e colorata con diverse tonalità di ingobbio, cm 25,5 x 30 x 12, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate.

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I BASSORILIEVI A METÀ ANNI TRENTA, LE OPERE PER LA VI TRIENNALE

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l di là del bestiario e dei presepi s’impone la “grande decorazione”: piastrelle graffite e bassorilievi a mosaico nelle cospicue dimensioni inverano per Fancello scienza e coscienza del “pensare in grande” propugnato all’ISIA soprattutto lungo la stagione delle Triennali degli anni Trenta. Gli esempi della plastica di Martini e di Marini, e per gli allievi soprattutto di Cappello e di Bellintani, erano sotto gli occhi di tutti. Tra le migliori prove offerte dall’ISIA, i bassorilievi in terracotta invetriata di Fancello trovano immediatamente spazio negli eventi espositivi milanesi: nel ricco contesto della VI Triennale, l’ISIA si presenta in forze nella sezione delle Scuole d’arte e Fancello fa proprio il Gran premio. Le fotografie dell’Archivio Crimella 34. CONTINENTI mostrano nei particolari lo stand allestito dall’istituzione (1935-36), inchiostro e su carta, monzese. La parete aggettante è occupata per intero da acquerello cm 27,3 x 47,3. un graffito di Fancello a tema coloniale. A una certa altez35. ALLEGORIA – LA za sono sovrapposti al graffito due grandi mosaici di pia- STORIA (1935-36), china strelle in bassorilievo, oggi conservati nelle Raccolte d’arte su carta, cm 34,1 x 20,9, del Comune di Monza: si tratta de La partenza del legio- Dorgali, Museo Fancello. nario e di Lavori campestri, opere certamente precedenti 36. ALLEGORIA – IL (1935-36), china al graffito e in linea con i dettami del regime, comunque TEATRO su carta, cm 33 x 22,6, interessanti per alcune soluzioni formali e per la freschezza Dorgali, Museo Fancello.

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del cromatismo. Sembra plausibile siano state poste in quella sede per controbilanciare la libertà della figurazione del graffito stesso. Alcuni particolari di questi rilievi risultano studiati a livello grafico nei fogli di Fancello giunti con la donazione Luca Crippa al Comune di Monza. Tornando alla Triennale, sulla parete di fondo, sopra una fila di sedie in tubolare metallico eseguite su disegno dell’architetto Romano nei laboratori dell’ISIA, sono appese le dodici piastrelle invetriate dei Mesi di Fancello e due grandi tempere su telaio, una di Nivola e una di Oltolina. Il catalogo della rassegna annovera ancora il famoso Vaso della pavoncella e molte piccole sculture da vetrina nonché un’ampia “parete litoceramica” a soggetto coloniale firmata da Fancello e Nivola (opera perduta, come il graffito). Ai due bassorilievi anzi citati si aggiungono altri due lavori di Fancello conservati a Monza: uno di medie dimensioni a mosaico di piastrelle sul tema del lavoro; un altro, a piastrella unica, propone un aerostato in volo sopra la rappresentazione di una Penisola lambita dal mare più azzurro, con Vesuvio, acquedotti romani e monumenti. Tale complesso di opere mostra un artista in rapida ascesa, sempre più sicuro e ormai pronto a dialogare, conclusi gli studi, con l’ambiente artistico milanese che già lo conosce e lo stima, grazie ai buoni uffici di Giuseppe Pagano, ormai direttore di Casabella dopo l’improvvisa e misteriosa morte di Edoardo Persico proprio alla vigilia della “sua” Triennale.

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48-49. CAPRA E CAPRETTO, 1935 terra refrattaria graffita e colorata con diverse tonalitĂ di ingobbio, cm 9,5 x 13,9 x 7,8.

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50. CANGURA (1934-37) terra refrattaria graffita e colorata con diverse tonalità di ingobbio, cm 21 x 17 x 10, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate. L’opera è appartenuta allo storico e critico d’arte Giulio Carlo Argan.

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MILANO: IL CLIMA DEL RAZIONALISMO La VI Triennale di Milano mostra l’apogeo di una cultura: quella dell’architettura razionalista, eredità del Movimento moderno, attiva in Italia dagli anni Venti. A puntello della rassegna citata sta il prezioso e instancabile lavoro di Giuseppe Pagano Pogaschnig (Parenzo 1896-Mauthausen 1945), architetto istriano, voce dell’atteggiamento critico del Razionalismo milanese, e di Edoardo Persico (Napoli 1900-Milano 1936), polemista acutissimo di formazione europea e catalizzatore di artisti. Organo ufficiale del movimento è la rivista Casabella dalle cui pagine, impostate secondo una grafica modernissima e rigorosa, Pagano e Persico precisano 59 e sostengono con vigore il ruolo di un’architettura che deve e sa misurarsi attivamente con la realtà e con le esigenze della vita moderna, senza temere il confronto internazionale, pronta a combattere gli avventurismi così come le cadute retoriche del regime, accorta nel riconoscere nella grande tradizione le radici dei più avanzati concetti di un costruire “per” l’uomo. Il Razionalismo ha l’appoggio dell’élite dei professori universitari e degli artisti più impegnati nella ricerca di nuovi linguaggi espressivi. Le maggiori riviste dell’epoca sono: Casabella (che pubblica dal 1928 al 1943) e Domus (che, fondata da Gio Ponti nel 1928, giunge fino ad oggi); altri periodici specialistici sono Campo grafico e Quadrante mentre Corrente (fondata da Ernesto Treccani nel 1938, soppressa nel maggio 1940) diviene voce di una tendenza di pensiero trasformandosi da foglio giovanile autonomo in rivista culturale d’opposizione al fascismo.


59. Copertina di Domus, n. 168, dicembre 1941. Domus aveva dedicato a Fancello anche la copertina del n. 167, novembre 1941, con la riproduzione del grande pannello per l’Università “Bocconi”.

60. Copertina di Domus, n. 171, marzo 1942, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate. 61. BESTIARIO (1937), inserto tratto dalla pubblicazione monografica del Centro di Azione per le Arti, stampata dal Gruppo Editoriale Domus in occasione della mostra retrospettiva del 1942, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate.

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ALBISOLA MARINA: LE OPERE CERAMICHE DEGLI ANNI ESTREMI

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ra i lavori di un Fancello in cerca di occupazione dopo il diploma si citano graffiti, figure, installazioni in gesso per allestimenti di mostre (come quella romana del Tessile autarchico nel 1937, caratterizzata dalla presenza di pannellature incurvate, a perimetro curvilineo, e da una grande figura bianca, illustrata in Domus, n. 174, Milano 1942), per stand fieristici e per i negozi Olivetti. Ma la vera libertà di creare non si trova a Milano bensì ad Albisola, centro d’elezione per la ceramica del Novecento. Accanto a Fontana e a Tullio Mazzotti, non senza l’incoraggiamento di Ferraresso anche in questo caso, Fancello principia una stagione densa di raggiungimenti: oltre centoventi pezzi, nuove figure del bestiario in ceramica «colorato soltanto a tratti da tocchi in rilievo … con la tavolozza dei colori crudi che conserva il suo valore primordiale», i bianchi perfetti, causa la cottura senza fondente (precisa Mario Labò); vasi e piatti istoriati con riflessature metalliche, figure di presepe in ceramica maiolicata policroma sono i soggetti che nascono dalle sue mani con tellurica potenza e impavida sicurezza di gusto. Sono le opere che il catalogo della rassegna postuma alla Pinacoteca di Brera allinea e che la monografia del 1988 mostra per la prima volta proprio in tutto lo splendore dei colori puri come un’idea, morbidi e lievi o profondi e cangianti, violenti e fiammanti. A quel punto, forma e colore nascono per Fancello insieme, dalla stessa passione, e non sono più separabili. L’ispirazione dell’artista poco più che ventenne sembra attingere senza risparmio ad energie inesauribili. Si accennava, in apertura, alle possibilità, consentite dalla saldezza della concezione, di aprire la forma, di 105. LEONI E CINGHIALI, 1938 piatto in terracotta smaltata con decorazioni a rilievo e graffite, Ø cm 37, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate. Le macchie sul fondo celeste e la spaccatura sono causate dai difetti sopraggiunti in seconda cottura. 106. LEONI E CINGHIALI, 1938 piatto in terracotta riflessata con decorazioni a rilievo e graffite, Ø cm 37. 105

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entrare così nel cuore della scultura: è quanto avviene nelle opere di Albisola. La Grotta dei cinghiali rossi (la grotta stessa sta nella terra come il corpo assente di un animale in letargo) dà la misura dell’entità di tale intervento, fornendo coordinate atte alla lettura della scultura dal suo interno, dal nucleo cavo dal quale effonde l’oscurità che regge la forma. Così anche il Cinghiale dai riflessi d’oro scuro, gli Scoiattoli rosazzurri sull’orlo del vuoto, unica plastica fancelliana integra del Museo di Faenza, e il Leone e cinghiale in lotta, mentre altre invenzioni plastiche inviano nello spazio traiettorie verticali e oblique nascenti dal fulcro nascosto nel grembo di un pugno di terra. Una terra che smalti fluidi e leggeri rendono aerea o che sontuosamente avvolgono di colori 93



CRONOLOGIA

1916 Salvatore Fancello, penultimo di dodici figli, nasce a Dorgali l’8 maggio da Pietro Fancello e Rosaria Cucca, famiglia contadina di disagiate condizioni economiche. Da giovanissimo manifesta spiccate doti di disegnatore. 1927 Concluse le classi elementari, frequenta la Scuola di Avviamento professionale di Dorgali. 1929 Diplomato, lavora come apprendista nel laboratorio artigiano di ceramica e pelletteria di Ciriaco Piras a Dorgali. Ha modo di mettere a frutto le proprie capacità manuali e inizia a sperimentare con le argille. 1930-32 Partecipa a un concorso bandito dal Consiglio per l’economia corporativa di Nuoro vincendo una borsa di studio per i corsi dell’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (ISIA) di Monza, diretto da Guido Balsamo Stella. Parte da Olbia il 28 ottobre con Giovanni Pintori di Tresnuraghes, parimenti assegnatario di borsa di studio. Giunto a Monza alloggia nel convitto annesso alla scuola nella Villa Reale. Frequentato il corso preliminare accede alla sezione di Ceramica rivelando a docenti e colleghi doti di apprendimento rapido e straordinarie capacità nel disegno e nel modellato. Incontra comprensione e apprezzamento. Nel 1931 fa gruppo con Giovanni Pintori e Costantino Nivola di Orani, giunto a Monza con borsa di studio. Ha come insegnanti di Tecnica degli smalti e Tecnica delle costruzioni rispettivamente Karl Walter Posern e Virgilio Ferraresso. Tra gli altri cattedratici: Ugo Zovetti, Arturo Martini, Pio Semeghini, Raffaele De Grada. Lo conforta di tanto in tanto la presenza del fratello Marco, che in Italia settentrionale presta servizio come guardia di finanza. All’ISIA, il nuovo direttore Elio Palazzo compie una revisione dei programmi. Sostituisce Martini con Marino Marini, affida la grafica pubblicitaria a Marcello Nizzoli, storia dell’arte, critica, costruzioni, descrittiva e conferenze a famosi esponenti della cultura e dell’architettura razionalistica: Edoardo Persico, Giuseppe Pagano, Agnoldomenico Pica, Giovanni Romano, Pietro Reina e Raffaello Giolli.

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1933-35 Inizia a comporre il “bestiario” in terracotta. Nell’estate 1933 espone due lavori alla IV Mostra interprovinciale sarda di Belle Arti a Cagliari. Nel 1934 si

134. Salvatore Fancello alla fine degli anni Trenta. Fotografia di Giovanni Pintori, Nuoro, Archivio per le Arti Applicate.

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DOVE VEDERE FANCELLO Nuoro:

1-2. Archivio per le Arti Applicate (figg. 7-8, 14, 17-18, 20, 22-23, 43, 50, 53-54, 66, 104-105, 117, 121, 123, 125), nucleo di 18 ceramiche e 10 disegni (solo su appuntamento inviando una e-mail all’indirizzo ilisso@ilisso.it) 3-5. MAN (figg. 67, 71, 76-77, 79, 83-84, 95, 112-113, 122), nucleo di 34 disegni e 1 ceramica

Oliena:

6. Hotel Ristorante Su Gologone (figg. 109-110)

Dorgali: 7-9. Museo Civico “Salvatore Fancello” (figg. 35-36, 51-52, 69, 73, 75, 87, 90-93) Milano:

Università “Luigi Bocconi” (fig. 129)

Monza:

Musei Civici (depositi) (figg. 11, 19, 27-28, 40-42)

Faenza:

Museo Internazionale delle Ceramiche

PER UN APPROFONDIMENTO SULL’OPERA DI SALVATORE FANCELLO:

Salvatore Fancello

G. Pagano, N. Bertocchi, M. Labò, Salvatore Fancello, Milano, Gruppo Editoriale Domus, 1942. Salvatore Fancello. Disegno ininterrotto, Milano, Jaca Book, 1988. P.G. Castagnoli, F. D’Amico, F. Gualdoni (a cura di), Scultura e Ceramica in Italia nel Novecento, Bologna, 1989. A. Cuccu (a cura di), 100 anni di ceramica, Nuoro, Ilisso, 2000.

Il più completo volume monografico: S. Naitza, I. Delogu, prefazione G. C. Argan, Salvatore Fancello, Nuoro, Ilisso, 1988. 126

R. Cassanelli, U. Collu, O. Selvafolta, Nivola, Fancello, Pintori. Percorsi del moderno, Wide, Cagliari - Jaca Book, Milano, 2003.


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