Maria Luisa Frongia
MARIO
DELITALA
in copertina: LA CACCIATA DELL’ARRENDADORE, 1926, particolare. a fronte: GIOVINETTA EBREA (1930), particolare.
Maria Luisa Frongia
MARIO
DELITALA
Grafica, impaginazione e fotolito: Ilisso Edizioni Referenze fotografiche: Le riproduzioni fotografiche per questo volume, tutte appartenenti all’ARCHIVIO ILISSO, sono state realizzate da Pietro Paolo Pinna ad esclusione delle foto: nn. 27, 60, 93 (Nicola Monari); n. 121 (Marco Ceraglia); nn. 117-120 (Clemente Cucuccio). Archivio Galleria Comunale d’Arte, Cagliari: nn. 108, 128, 148, 150 (Giorgio Dettori). Archivio Liceo Classico Azuni, Sassari: n. 81 (Perella).
Periodico quindicinale n. 7 del 6-10-2004 Direttore responsabile: Giovanna Fois Reg. Trib. di Nuoro n. 2 del 27-05-2004
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© Copyright 2004 by Ilisso Edizioni - Nuoro www.ilisso.it - e-mail ilisso@ilisso.it ISBN 88-89188-06-5
INDICE
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DELITALA ARTISTA VERSATILE E INNOVATORE
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DALLE PRIME ESPERIENZE IN SARDEGNA ALLA STAGIONE MILANESE
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RITORNO ALLE ORIGINI
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«UN PERIODO DI GRANDE PASSIONE»
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VENEZIA: LA SCOPERTA DEL COLORE E DELLA GRANDE DECORAZIONE. LO STUDIO DELLE TECNICHE INCISORIE
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IL MONDO DI SEBASTIANO SATTA E DI GRAZIA DELEDDA
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L’INIZIO DELLE GRANDI IMPRESE DECORATIVE. LA SALA DEL CONSIGLIO COMUNALE DI NUORO
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L’ININTERROTTO DIALOGO CON GLI SPAZI DA DECORARE: DA LANUSEI A SASSARI
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DALL’INTIMITÀ DEGLI AFFETTI FAMILIARI E DEI SENTIMENTI RELIGIOSI ALLE LUCI AFRICANE
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IL LUNGO SOGGIORNO A URBINO E IL DOPOGUERRA IN SARDEGNA
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IN SICILIA
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LA COMPAGNA DI UNA LUNGA VITA: L’INCISIONE
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CRONOLOGIA
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DOVE VEDERE DELITALA
DELITALA ARTISTA VERSATILE E INNOVATORE
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rmai non pare dubbio che Mario Delitala, dopo recenti indagini, vada considerato una delle figure più rappresentative nel panorama dell’arte in Sardegna del secolo scorso. Questa posizione di primo piano è assicurata da diversi aspetti che contribuiscono a definire la sua figura e a darle una personalissima connotazione. Anzitutto va rilevato che ebbe una lunga vita, di oltre un secolo: nato nel 1887 a Orani, un paese della Barbagia, nel cuore della zona centrale dell’Isola, muore nel 1990 a Sassari. Non si tratta di un semplice dato anagrafico perché ci consente di comprendere a fondo la sua formazione e maturazione artistica, influenzate dalle varie correnti che nella Penisola, in un così lungo lasso di tempo, sono nate, si sono sviluppate, sono tramontate, lasciando traccia di sé. Importante è la sua grande versatilità nell’operare artistico, sempre coadiuvata da lunghi studi e ricerche approfondite. È stato un grande pittore, attratto soprattutto da due soggetti che lo accompagneranno per tutta la vita: la sua Sardegna, che egli ha trovato ancora immersa nel prediletto paesaggio e nei luoghi incontaminati della Barbagia, e la figura umana, il ritratto, che ha costituito una delle sue note preferite. Un altro aspetto importante del suo fare artistico è determinato dai lunghi soggiorni nella Penisola, i quali hanno contribuito in modo decisivo alla sua formazione: quello di Milano nel 1907-11, di Venezia nel 1920-23, di Urbino nel 1934-42, di Palermo nel 1949-61, oltre ad un breve soggiorno in Africa, a Bengasi, nel 1930-31. Così, nella sua opera sono identificabili i vari influssi che hanno contribuito a formare il suo stile, da quelli delle Secessioni, soprattutto quella viennese, fino agli altri movimenti del secolo. È stato inoltre impegnato a lungo come decoratore di grandi edifici pubblici e privati: in particolare le opere eseguite a Nuoro per l’Aula Consiliare, e a Sassari per l’Aula Magna dell’Università e per quella del Liceo Azuni. Ma la sua attività in questo campo è molto più ampia di quella di un semplice decoratore: egli studia gli edifici, ne chiede, quando necessitano, modifiche, adatta l’attività pittorica alla struttura architettonica, comprendendo nel suo disegno finale anche la progettazione di mobili e di arredi. È una composizione globale, che rivela le sue grandi capacità volte ad una complessiva visione d’insieme. Infine, per definire la sua originalissima figura di artista, ricorderemo l’attività incisoria, soprattutto la xilografia, scelta perché il Mario Delitala in legno costituiva per lui il materiale più idoneo ad espri- 1. una foto degli anni mere figure e stati d’animo suoi personali: un’attività Trenta. 7
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10. IL SECOLO XX, 1908 tempera su carta, cm 33 x 24. 11. IL SECOLO XX (1908) tempera su cartoncino, cm 32,4 x 21,5.
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12. CENTAURO CHE CACCIA TRA LE ONDE (1908-09), tempera su cartoncino, cm 31,5 x 23,8. 13. GRANDE LIQUORE DA DESSERT. TALISMANO (1908-09) tempera su cartoncino, cm 32 x 22,6.
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14. TRIANON. TEATRO DI VARIETÀ, 1909 tempera su cartoncino, cm 34,3 x 22,4.
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«UN PERIODO DI GRANDE PASSIONE »
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li anni 1914-15 rappresentano, come afferma lo stesso Delitala, «un periodo di grande passione». Il 1915 lo vede chiamato alle armi e destinato a Lecce, una sede che muta più volte. Pur vivendo in pieno la drammaticità del periodo – «L’animo era sempre pronto ad accogliere la morte», ricorderà in seguito – riesce a superare i momenti di sconforto con disegni ironici o con piccoli dipinti che invia ai familiari. Tra i bei ritratti di questo periodo, di grandi dimensioni, che hanno successo in esposizioni nazionali, quali la “Francesco Francia” di Bologna e la Biennale di Venezia, spiccano quelli della sorella Anita e della cognata Maria Sulis Delitala; l’artista, oltre a mostrare grandi capacità pittoriche, riesce a penetrare nell’animo dei personaggi, applicando i concetti teorici annotati in un quaderno: «Ogni cosa contenuta nella tela deve aiutare a spiegare il carattere del personaggio; ogni gesto, da quello delle mani, a quello dei piedi, del busto, del collo, devono esprimere la medesima cosa, devono essere mossi dalla medesima passione». La tristezza che pervade la figura della sorella si irradia dal viso alle mani, languidamente appoggiate sulle ginocchia; l’impeto e la forza di carattere della cognata scaturiscono dalla gravità costruttiva della figura, in contrasto con lo scatto impresso alla testa: gli occhi diventano poi il fulcro e lo specchio di questi sentimenti. In questo periodo difficile si aggiunge per l’artista l’amarezza per la mancata realizzazione di una Sala riservata agli artisti sardi nella III Esposizione della Secessione Romana del 1915, per la quale aveva profuso un notevole impegno: l’incarico di allestirla era stato affidato a Biasi e a Ciusa, ma l’iniziativa non poté concretarsi, soprattutto a causa delle difficoltà derivanti dalla guerra in atto. Il sospirato congedo lo riporta nella pace della sua Isola dove riprende i contatti con gli amici artisti e, in particolare, col suo mondo di paesaggi 24 incontaminati e di personaggi ancora 22
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24. BAMBINA IN ABITO TRADIZIONALE (1914), olio su cartone, cm 30,2 x 20,1.
25. RITRATTO DELLA SORELLA ANITA, 1914 olio su tela, cm 32,4 x 23,7.
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intento al suo lavoro di falegname. La scena rappresentata nella lunetta La patria ricorda, in parte, l’olio Il mutilato, esposto, come già detto, alla XII Biennale di Venezia del 1920, ma la qualità tecnica e interpretativa ormai acquisita salva il dipinto da quel tanto di melodrammatico e retorico implicito nel tema: i colori hanno raggiunto una forza incisiva, che si sublima nel rosso Tiziano del corsetto della donna e nei giochi raffinati del bianco della camicia del mutilato. Ne La fede (fig. 45), forse la lunetta più completa dal punto di vista stilistico, l’artista risolve il problema figurativo in chiave essenzialmente pittorica, con pennellate più dinamiche che sgranano le forme, soprattutto quando suggeriscono la lontananza e descrivono una processione che si snoda sullo sfondo. In primo piano si stagliano due uomini genuflessi in preghiera: il volto del più anziano, che esprime una serenità ormai conquistata, è rivolto con paterna attenzione al travaglio interiore che trapela dai gesti del giovane. Nell’ottobre di quel 1924, il Consiglio Comunale di Nuoro, dopo aver sentito il parere di una nuova commissione, affida a Delitala il completamento della decorazione della Sala con una tela che avrebbe dovuto celebrare un episodio della storia sarda, possibilmente nuorese, da collocarsi nella parete soprastante il seggio elettorale. L’opera, ultimata nel gennaio del 1926, raffigura 40
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un avvenimento relativo alla storia di Nuoro che il pittore aveva scelto dopo ampie consultazioni di archivio: il 6 gennaio 1772 il sindaco, i consiglieri e la popolazione tutta si erano riuniti nella Casa Comunale per celebrare una sorta di processo all’arrendadore, l’avido esattore delle tasse, imposte dal feudatario, il marchese di Orani che risiedeva in Spagna. Il processo si era concluso con la cacciata da Nuoro dell’uomo che riscuoteva le arrende, un certo Mureddu di Fonni, con la minaccia di morte per lui e per lo stesso marchese se avessero osato ritornare nel paese. Il lavoro impegna l’artista a lungo, perché preceduto, oltre che da un bozzetto di insieme, da numerosi studi preparatori dei personaggi che animano la scena, ciascuno individuato da un personale stato d’animo che si evidenzia attraverso l’atteggiamento o l’espressione del volto, studiati su figure reali che Delitala fa posare: vecchi con berritta o a capo scoperto, dal volto ornato da fluide chiome e da barbe bianche e indagati nei particolari fisionomici, a rappresentare i consiglieri più anziani, nelle loro espressioni di severità e saggezza; i più giovani, scelti per esprimere una maggiore irruenza nella posa e nel carattere. Una vera e propria galleria di ritratti di uomini dai lineamenti e dalla fierezza senza tempo. 41
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55. LA CACCIATA DELL’ARRENDADORE, 1926 olio su tela, cm 203,4 x 342,6, coll. Comune di Nuoro, in esposizione al MAN.
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MURI AI PITTORI
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84. Achille Funi, IL MITO DI FERRARA: LA CADUTA DI FETONTE, 1934-37, particolare. 85. Achille Funi, LA GLORIA, 1940. 86. Mario Sironi, STUDIO PER AFFRESCO, 1933, particolare. 87. Massimo Campigli, DECORAZIONE DELL’ATRIO DEL LIVIANO, 1939-40, particolare.
Nel 1932 il movimento novecentista è praticamente esaurito. Si conserva il senso della grande decorazione a parete, teorizzata da Sironi nel Manifesto della pittura murale del 1933, che vedeva tra i firmatari anche Massimo Campigli, Carlo Carrà, Achille Funi. Essa viene esaltata per «la sua intima associazione con l’architettura» – soprattutto edifici pubblici con una loro civica funzione – e per il rigore esecutivo necessario alla sua realizzazione, rigore che comporta la conseguente selezione degli artisti. Le loro capacità devono, infatti, resistere «alla prova delle grandi dimensioni e della tecnica murale». In un decennio vengono costruiti e decorati ministeri, palazzi di giustizia, banche, teatri, università, scuole, poste, stazioni, alberghi, con interventi capillari in tutta Italia: in sostanza, sono assegnati i “muri ai pittori”, secondo un’espressione formulata dall’artista della “scuola romana” Corrado Cagli, in una nota scritta nel primo numero della rivista Quadrante, uscita nel 1933 in coincidenza con la V Triennale di Milano. Quest’ultima diventa esemplificativa del programma di Sironi: egli riunisce una trentina di artisti per dare vita al suo progetto di grandi mosaici e pitture parietali, incentrati su temi allegorici, quali il Lavoro, da lui stesso eseguito. La grandiosa opera murale era una sintesi delle sue teorizzazioni: la semplificazione della composizione celebrativa era ottenuta con figure mitiche monumentali; la resa in superficie dei valori spaziali e l’utilizzo di colori sobri e di un disegno modulato sinteticamente contribuivano a che esse assumessero una solenne e severa semplicità arcaica. Il prestigio di Sironi è ormai consolidato anche presso il Regime per il suo impegno politico.
Le commissioni pubbliche si susseguono: esegue affreschi per l’Aula Magna dell’Università di Roma nel 1935 e per quella di Ca’ Foscari di Venezia nel 1937. Nel 1936 si cimenta per la prima volta nel mosaico per il Palazzo del Popolo d’Italia e per il Palazzo di Giustizia di Milano. Alle grandi imprese decorative si dedicano fino al 1940 numerosi artisti, intervenendo, su committenza pubblica, in vasti spazi interni di architetture civili. Basta ricordare Achille Funi e il suo grande ciclo sul Mito di Ferrara (193437) nel Palazzo Comunale della città, Massimo Campigli con gli affreschi eseguiti al Liviano di Padova, la cinquantina di artisti – fra i quali Sironi, Funi, Carlo Carrà, Ferruccio Ferrazzi, Arturo Marti86 ni – impegnati tra il 1936 e il 1939 nella grandiosa impresa della decorazione del Palazzo di Giustizia di Milano. Progettato dall’architetto Marcello Piacentini, che fu anche l’ideatore dei temi iconografici delle decorazioni, accoglie oltre un centinaio di opere allegoriche eseguite con diverse tecniche: dall’affresco al rilievo in marmo, dal mosaico alla scultura a tutto tondo. In una lettera del 1939, inviata al Comune di Milano che ne era il committente, egli scrive: «rappresenterà il più grande esempio … di un complesso e di una fusione organica di opere d’arte integratrici di un altissimo concetto architettonico … a onore del Regime e di Milano». La grande quantità di opere si snoda in un unitario ciclo decorativo a più mani, dando vita al sogno di Piacentini, teso a una sorta di armonia delle arti sotto il controllo e il finanziamento dello Stato fascista.
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138. LA PIGIATURA DELL’UVA (1930) xilografia, cm 29,7 x 24,8. Esposta nel 1934 alla Biennale di Venezia. 139. NELLA CAPANNA (1930) xilografia, cm 29,5 x 24,5. Esposta nel 1934 alla Biennale di Venezia.
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lavoro di bulino, spicca quello della moglie per l’effetto pittorico ottenuto con un morbido segno litografico. Gli eventi sacri che hanno segnato la storia dell’umanità si esprimono attraverso immagini dal forte impatto scenico, esaltate dalla varietà del segno. Le scene di vita paesana e contadina ritmano gli spazi espositivi e aprono nella città lagunare uno squarcio sul mondo della Sardegna. Dal Ballo del Bomborombò (fig. 146) sembra di sentire risuonare i tipici canti dei paesi della Barbagia; il vociare delle donne al mercato, il duro lavoro della pigiatura del pomodoro, emergono da composizioni segnate da fitti tratteggi. Ma soprattutto nelle tre incisioni Gente del 1908 – Vendetta (Le prefiche) (fig. 147); Gente del 1918 – Eroi; Gente del 1938 – Aratori (fig. 148), si ripercorrono tre momenti della vita dei sardi, quella barbaricina, col suo codice d’onore non scritto, ma strettamente osservato, quella dei suoi uomini coraggiosi e quella di una società agro-pastorale serena e laboriosa. Delitala dimostra appieno di non essere solo un grande artista, ma di essere nutrito di una sensibilità verso la sua gente fiera e orgogliosa; su di lui le sculture di Francesco Ciusa, i romanzi di Grazia Deledda, le poesie di Sebastiano Satta e del suo amico Montanaru hanno lasciato un’impronta ben precisa. Se gli anni Trenta rappresentano un momento di grandi risultati artistici raggiunti da Delitala, i successivi decenni approfondiscono, arandolo in profondità, il campo degli interessi culturali e, al tempo stesso, affinano la sua tecnica 112
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anche se, talvolta, la mano e gli occhi appaiono stanchi. Accanto ai prediletti temi sacri e a quelli del mondo tradizionale della Sardegna, si pongono alcune xilografie dove Delitala lascia libero sfogo alla sua fantasia, reinterpretando il mito di Fetonte, l’iconografia di San Giorgio e il drago e il combattimento della cavalleria galla. Con una punta di rimpianto malinconico, egli scriverà in appunti stesi al tramonto della vita che, dopo il 1961, rientrato a Sassari, continuava a dipingere «ma non incisi più la xilografia», a causa di una forte diminuzione della vista. 113
CRONOLOGIA
1887 Mario Delitala nasce a Orani il 16 settembre da Bardilio, medico condotto del paese, e da Adelaide Corti. 1903-06 Comincia a disegnare e a dipingere. 1907 Si diploma all’Istituto Tecnico di Sassari, perito commerciale e ragioniere. 1907-11 Si trasferisce a Milano, assunto dalla Ditta Duchesne, con una qualifica amministrativa. Frequenta il Corso Superiore di Disegno Litografico. Inizia la sua attività di cartellonista pubblicitario. 1911-12 Rientrato ad Orani realizza per il Municipio due dipinti, Il pastore e Il seminatore. Si trasferisce a Cagliari nel 1912 dove frequenta gli artisti più noti del tempo. Studia un progetto per la decorazione della Sala del Museo del Palazzo Civico. 1913-14 Inizia a lavorare al Palazzo Civico di Cagliari. Continua la sua attività di pubblicitario. Collabora al giornalino cagliaritano Sale e Pepe e a quello sassarese Granita. Nel 1914 termina i lavori al Palazzo Civico di Cagliari. Collabora alle riviste Varietas e, soprattutto, Sardegna, rivelandosi abilissimo disegnatore. 1915-18 È chiamato sotto le armi. Nel 1916 espone alla “Francesco Francia” di Bologna il Ritratto della sorella Anita, il Ritratto di Maria Sulis e Nostalgie di Sardegna, già esposto anche l’anno precedente. 1919 Visita i paesi della Barbagia. Collabora con disegni alla Rivista Sarda diretta dall’amico Melkiorre Melis. 1920 Partecipa alla XII Biennale di Venezia con gli oli Il ritorno del mutilato e Ritratto della sorella Anita.
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1920-24 Alla fine del 1920 si trasferisce a Venezia dove frequenta la Scuola Libera d’Incisione sotto la guida di Emanuele Brugnoli. Inizia la sua attività di xilografo; nel 1923 espone alla II Biennale Romana, agli Amatori e Cultori di Belle Arti di Roma, alla Quadrien- 152. Mario Delitala nale di Torino. Alla fine dell’anno rientra in Sardegna. a Palermo nel 1950. 123
DOVE VEDERE DELITALA Sassari:
1. Liceo Classico Azuni, Aula Magna (figg. 80-83) 2. Università degli Studi, Aula Magna e uffici amministrativi (figg. 64-72) 3. Chiesa di Santa Caterina, Cappella del Crocifisso 4. San Pietro di Silki (fig. 101) Museo Nazionale G. A. Sanna (una xilografia) Orotelli: 5. Parrocchiale di San Giovanni Nuoro: 6. Comune, Sala di rappresentanza (figg. 43-44) 7. MAN, Museo d’Arte della Provincia di Nuoro (figg. 45, 55) Sarule: 8. Parrocchiale di San Michele, Altare Maggiore Lanusei: 9. Cattedrale di Santa Maria Maddalena (figg. 56-58) Olia Speciosa: 10. Parrocchiale di San Giovanni Battista, mosaici Cagliari: 11-12. Galleria Comunale d’Arte: Pinacoteca (figg. 108, 128, 148, 150) e Raccolta Valle (nucleo di 26 incisioni) Orani: 13. Parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo 14. Comune, Aula Consiliare Alghero: 15. Cattedrale (figg. 103-104) Agrigento: Cimitero, Sacrario dei Caduti (fig. 119) Caltagirone: Galleria “Luigi Sturzo” (figg. 117-118) Palermo: Parrocchiale di Nostra Signora della Consolazione Roma: Calcografia Nazionale Trapani: Camera di Commercio (figg. 120-121)
Maria Luisa Frongia
MARIO D E L I TA L A
PER UN APPROFONDIMENTO SULL’OPERA DI MARIO DELITALA: Mario Delitala, a cura di S. Sechi de Gonare, Sassari, 1981. M. E. Ciusa, L’opera xilografica di Mario Delitala, fra identità e tradizione, Milano, Scheiwiller, 1987. G. Altea, M. Magnani, Pittura e Scultura del Primo ’900, Nuoro, Ilisso, 1995. L’opera omnia grafica di Mario Delitala, a cura di S. Sechi de Gonare, Sassari, 1998. Il più completo volume monografico: M. L. Frongia, Mario Delitala, Nuoro, Ilisso, 1999.
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