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No vax. No, solo tanta tanta paura

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SECONDO L’OMS, IL RIFIUTO, IL RITARDO O L’ACCETTAZIONE CON DUBBI SULL’UTILITÀ E LA SICUREZZA DEL VACCINO È TRA LE 10 MINACCE SANITARIE ATTUALMENTE PIÙ IMPORTANTI

Non chiamateli No-vax, se non li volete fare arrabbiare. Non sono neppure persone che credono che dietro al processo di sviluppo scientifico dei vaccini ci siano conflitti di interesse o speculazioni da parte di multinazionali. E non si potrebbero nemmeno definire complottisti o negazionisti. Eppure la loro resistenza alla vaccinazione anti Covid e a la propensione a sottovalutare le conseguenze di quasta scelta è a volte più forte di quanto non la sia quella di chi, di sottoporsi alla puntura al braccio, non ne vuole sapere per una scelta ideologica. “Io ho fatto tutte le vaccinazioni, non sono no vax., ho vaccinato anche i miei figli, ma questa volta penso che ci sia stato un tempo di sperimentazione troppo breve. Non mi fido”. È questo quello che ci si sente spesso dire. Convincerli? Difficile, soprattutto perché non esiste una reale ragione per la quale ci si oppone al vaccino. E’ solo paura. Ma da dove deriva, realmente, questo timore? Certamente dal pensare di sottoporsi al rischio di un “evento avverso”, fomentato da una cattiva informazione, spesso superficiale e sensazionalistica, ma c’è dell’altro. Prima di tutto la scarsa conoscenza scientifica e l’insicurezza dettata dalla percezione di non avere il totale controllo di una situazione arrivata imprevista e in modo imprevedibile. Tutto questo però non sarebbe così difficile da sradicare, se non si venisse ad innestare in un tessuto sottostante e non esistesse già da anni un rapporto di fiducia incrinato tra il mondo scientifico ed una parte della popolazione. Tutto questo ci deve far riflettere su come una campagna vaccinale come quella contro il Covid-19 – dal punto di vista psico-sociale – affondi le basi nella più ampia cultura verso la salute dei cittadini, che in Italia è lacunosa e di cui finora non ci si è preoccupati un granché. Ma come uscirne? Sicuramente alzando la soglia del livello di coinvolgimento attivo nella gestione della propria salute da parte delle persone: cioè quanto ci si sente responsabili della propria prevenzione e capaci di gestirla efficacemente, non solo rispetto all’emergenza Covid-19. Cogliere l’occasione quindi per recuperare un rapporto tra medicina e pazienti che possa portare un beneficio non solo nell’immediato, ma anche in futuro. A dicembre 2020 il 57 per cento era favorevole

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a sottoporsi alla vaccinazione, un dato già in sensibile aumento rispetto al 52 per cento della rilevazione di settembre 2020. A marzo 2021 si arriva al 62 per cento e il numero continua a crescere anche negli ultimi mesi. Per contro, calano sia coloro che si dichiarano esitanti di fronte alla prospettiva di assumere il vaccino (dal 27 per cento di dicembre 2020 al 18 per cento di marzo 2021), sia coloro che sono sostanzialmente contrari a farsi vaccinare (dal 16 al 13 per cento). Secondo l’OMS, il rifiuto, il ritardo o l’accettazione con dubbi sull’utilità e la sicurezza del vaccino è tra le 10 minacce sanitarie attualmente più importanti. I numeri italiani lo confermano, dato che il 17,6% della popolazione dichiara di non avere intenzione di vaccinarsi: la fascia più scettica della popolazione sarebbe quella compresa tra i 35 e 44 anni. Occorre quindi non abbassare la guardia e non credere che il torto sia solo da una parte, cercando di migliorare la propria comunicazione scientifica e saper ascoltare. In altre parole: stabilire un contatto.

E intanto è partita la terza dose. L’elenco dei destinatari

CONVOCAZIONE DIRETTA DA PARTE DELLE AZIENDE SANITARIE AI CITTADINI INTERESSATI. GIÀ PARTITE LE PRIME CONVOCAZIONI

Si parte con la terza dose di vaccino anti Covid-19: le persone appartenenti alle categorie per le quali è prevista la somministrazione non dovranno fare nulla, perché verranno direttamente contattate dalle Aziende sanitarie. Sono già partite le prime convocazioni. Sono due i casi per i quali è prevista la terza dose del vaccino, con tempistiche di somministrazione diverse: per completare il ciclo vaccinale primario, perché in queste circostanze una dose addizionale è ritenuta necessaria per garantire un livello adeguato di risposta immunitaria in una popolazione a rischio di Covid-19 severo; oppure - e in questo caso di parla di dose di richiamo o booster - per effettuare un richiamo dopo che il ciclo vaccinale primario è già stato completato, con l’obiettivo di mantenere nel tempo un adeguato livello di risposta immunitaria. La dose addizionale va somministrata dopo almeno 28 giorni dall’ultima. La dose booster o di richiamo invece va somministrata dopo almeno sei mesi dall’ultima somministrazione ed è destinata alle persone a maggior rischio di sviluppare malattia grave per condizioni di fragilità (come i grandi anziani o i soggetti ricoverati nelle Rsa) ed eventualmente agli operatori sanitari. Nel caso non fosse disponibile il medesimo vaccino utilizzato per il ciclo primario, è possibile utilizzare come dose addizionale uno dei due vaccini a m-RNA autorizzati in Italia: Comirnaty di BioNTech/Pfizer nei cittadini dai 12 anni in su e Spikevax di Moderna nei soggetti dai 18 anni in su.

Destinatari dose addizionale:

• Trapianto di organo solido in terapia immunosoppressiva • Trapianto di cellule staminali ematopoietiche (entro 2 anni dal trapianto o in terapia immunosoppressiva per malattia del trapianto contro l’ospite cronica) • Attesa di trapianto d’organo • Terapie a base di cellule T esprimenti un

Recettore Chimerico Antigenico (cellule

CART) • Patologia oncologica o onco-ematologica in trattamento con farmaci immunosoppressivi, mielosoppressivi o a meno di 6 mesi dalla sospensione delle cure • Immunodeficienze primitive (es. sindrome di DiGeorge, sindrome di Wiskott-Aldrich, immunodeficienza comune variabile etc.) • Immunodeficienze secondarie a trattamento farmacologico (es: terapia corticosteroidea ad alto dosaggio protratta nel tempo, farmaci immunosoppressori, farmaci biologici con rilevante impatto sulla funzionalità del sistema immunitario etc.) • Dialisi e insufficienza renale cronica grave • Pregressa splenectomia • Sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS) con conta dei linfociti T CD4+ < 200cellule/µl o sulla base di giudizio clinico.

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