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8 MARZO: celebriamo le donne e i loro diritti
L’8 marzo, come tutti ben sanno, ricorre la giornata internazionale dei diritti delle donne per ricordare le conquiste sociali, economiche e politiche che sono state raggiunte nel corso della storia. La Festa della Donna è il giusto momento per ricordare le discriminazioni e le violenze di cui le donne sono state, e sono purtroppo ancora oggi, vittime in tutto il mondo. Le nuove generazioni sono cresciute beneficiando di diritti acquisiti in una lotta tutta al femminile che prosegue da secoli; il diritto di voto, la possibilità di lavorare, l’inserimento in politica, frequentare l’università, tutte cose che nella contemporaneità diamo per scontato, senza considerare quanto recenti siano queste conquiste rispetto alla vita dell’uomo. La storia ufficiale del femminismo inizia nell’Ottocento ed è stata divisa in tre periodi ben precisi che corrispondono ad altrettante generazioni di donne pronte a battersi per far valere i propri diritti con nuovi metodi e nuovi obiettivi fondati sui progressi precedenti. A incarnare per prime il termine femminismo sono le suffragette che, nella prima ondata tra la rivolu-
LE TAPPE DELLE CONQUISTE DELLE DONNE IN ITALIA E NEL MONDO
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zione francese e la prima metà del Novecento, per prime si rendono conto consciamente di vivere in un mondo in cui non potevano far altro che amministrare la famiglia sotto un attento controllo maschile senza possibilità di gestione economica autonoma e, dopo aver dato per scontato questa unica possibilità per così tanto tempo, iniziano a lottare inizialmente per una rivendicazione politica e per le disuguaglianze legali. Il neonato movimento, che piano piano si diffonde tra l’Europa e gli stati Uniti, dovrà aspettare decenni di frustrazione prima di vedere risultati concreti: infatti, il suffragio viene esteso alla popolazione femminile solo nel Novecento. Durante la prima ondata si iniziano a rivendicare
diritti relativi all’istruzione femminile e a rendersi conto che il lavoro è il miglior modo per raggiungere l’indipendenza economica dall’uomo e soprattutto capiscono che l’accesso alle professioni rende possibile una rappresentazione del mondo femminile all’interno della società. La seconda ondata femminista, che va dagli anni 70 agli anni 80 del Novecento, si inserisce nel contesto post bellico degli Stati Uniti; dopo la guerra gli USA conoscono un boom economico ancor più esplosivo di quello europeo, e la prosperità contribuisce a logorare le vecchie strutture sociali, già messe in discussione durante il conflitto, quando le donne avevano sostituito gli uomini impegnati al fronte nelle fabbriche. Gli stipendi delle lavoratrici sono però poco più della meta dei corrispondenti maschili. I temi di interesse e di lotta per questa nuova generazione sono di particolare scalpore per il tempo: si parla di sessualità di stupro e violenza domestica, di diritti riproduttivi, ma anche di parità di genere sul posto di lavoro e all’interno della società. Anche in Italia, dopo il regime fascista che attribuiva alle donne il solo compito di sfornare figli per la patria, inizia a prendere forma il movimento e per la prima volta ha carattere di massa. La prima grande conquista viene raggiunta nel 1946 con il diritto di voto e l’ammissione alle decisioni politiche riguardanti il paese. Negli anni ’70 nasce il Movimento di liberazione della donna e le piazze vengono invase per rivendicare diritti ancora negati, come quello di divorziare o di interrompere una gravidanza indesiderata. Il 1975 è l’anno della riforma del diritto di famiglia, che garantisce finalmente la parità legale fra i coniugi e la possibilità della comunione dei beni e viene infine abolito il delitto d’onore, che assicurava pene ridotte agli uomini che assassinavano la moglie adultera. La terza ondata femminista si considera a partire dagli anni 90 dove uomini e donne dei Paesi occidentali hanno pari diritti e opportunità, almeno sulla carta. Ma le discriminazioni non sono affatto scomparse, soprattutto nel mondo del lavoro. Le femministe continuano quindi a lottare perché il divario salariale tra uomini e donne venga riconosciuto e colmato, segnalano le difficoltà che le professioniste incontrano nel fare carriera e si battono perché venga istituita una legislazione contro le molestie sul lavoro. Ma il movimento rivede anche alcune posizioni maturate nei decenni precedenti, ad esempio in merito alla prostituzione e alla pornografia. Se negli anni ‘70 e ‘80 la maggior parte delle femministe si era schierata contro ogni forma di sfruttamento del corpo femminile, alle soglie del nuovo millennio non mancano voci meno radicali, che non escludono a priori l’idea che si possa vendere il sesso per libera scelta. Alla fine degli anni ‘90 viene finalmente introdotto il reato di violenza sulle donne che si trasforma da reato contro la morale a reato contro la persona e per la prima volta le donne possono arruolarsi nell’esercito italiano. Non si può negare che la battaglia per l’emancipazione femminile abbia ottenuto grandi successi e che, guardandoci indietro, la condizione femminile sia oggi superiore a quanto sia mai stata. Questo, però, non basta e molti passi ancora sono da fare per ottenere la vera parità.
di Eleonora Corradi