Il Notiziario Agricolo 15/2012

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Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 15 - Anno 2012. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo

Anno

61° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI

numero

15

ASTI

COLDIRETTI

Speciale Consuntivo Annata Agraria

28 dicembre 2012



Consegna del premio “Garantiamo l’Origine” Alla pro loco di Isola i 1000 € elargiti al Festival delle Sagre da Coldiretti in collaborazione con Fondazione Campagna Amica

S. Damiano Cisterna Celle Enomondo Ferrere

Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 - Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Periodico ufficiale Coldiretti - Anno 61° numero 15- 28 dicembre 2012* Realizzazione grafica e stampa Riflesso – S.r.l. F.lli Scaravaglio & C. Reg. Trib. di Asti n.44 del 10-8-2011 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarl Tel. 0141.380.400 – 0141.590425 Abbonamento annuale: Euro 20,00 *Data di chiusura del giornale Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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San Damiano d’Asti

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Festival delle Sagre

ta, oltre ad alcuni segreti custoditi gelosamente dai volontari di Isola d’Asti, consiste in un soffice zampino di maiale lessato, posto sotto aceto ed aromatizzato, impanato e fritto in padella. “Siamo molto soddisfatti delle numerose e qualificate adesioni al nostro concorso – ha affermato il presidente di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale che ha supervisionato il lavoro della giuria –. Il livello delle proposte gastronomiche in gara è stato veramente alto, direi eccellente, e non è stato semplice individuare il vincitore. Questa è anche la dimostrazione di come tutte le pro loco siano costantemente impegnate in un’attenta ricerca e selezione delle migliori materie prime del territorio, per assicurare alla manifestazione un ventaglio qualitativo che possa contribuire alla valorizzazione dello sviluppo turistico della nostra provincia”. Le premiazioni del Festival delle Sagre, come da tradizione, si terranno quest’inverno alla Camera di Commercio di Asti con una celebrazione ufficiale.

ALBO D’ORO DEL CONCORSO 2002: Moncalvo 2003: Isola d’Asti 2004: Cessole 2005: Cellarengo 2006: Moncalvo 2007: Castagnole Monferrato 2008: San Damiano d’Asti 2009: Azzano 2010: Villafranca d’Asti 2011: Cellarengo 2012: Isola d’Asti

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i sono tenute il 9 dicembre alla Camera di Commercio le premiazioni dell’edizione 2012 del Festival delle Sagre Astigiane. Coldiretti ha consegnato alla pro loco di Isola d’Asti l’undicesima edizione del Premio “Garantiamo l’Origine”. Istituito in collaborazione con Fondazione Campagna Amica, premio, di mille euro, intende valorizzare lo sforzo compiuto negli anni dalle pro loco astigiane per dare risalto al territorio e ai suoi prodotti di eccellenza. La giuria di esperti nominata per l’occasione, ha analizzato con attenzione i numerosi piatti concorrenti al premio, riscontrandone l’ottima tracciabilità e qualità delle materie prime utilizzate nella preparazione. Nel caso del piatto proposto dalla pro loco di Isola d’Asti, i “Baciuà”, in particolare sono stati valutati con il massimo dei giudizi, la completezza della documentazione presentata al concorso e, soprattutto, i contenuti espressi nel dossier di presentazione con particolari riferimenti alla filiera corta. Naturalmente, molto soddisfatti, i rappresentanti della pro loco, per aver portato alla ribalta un piatto della tradizione il cui singolare nome, “Baciuà”, prende origine dal francese (bas de soie, calza di seta) e la cui ricet-


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Settore viticolo Elevato il livello qualitativo nell’Astigiano

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’annata viticola 2012 è iniziata con temperature invernali particolarmente rigide, si è andati al di sotto dei -20 °C, in particolare nelle zone più a fondovalle, con danni anche importanti alle viti. Nella maggior parte dei casi, i danni sono stati limitati grazie all’azione isolante del manto nevoso, infatti i principali problemi si sono riscontrati nelle forme di allevamento alte dove si è osservato una notevole moria di viti. Le piogge di aprilemaggio hanno favorito le prime infezioni di peronospora primaria. In seguito, soprattutto nella parte meridionale della provincia, si sono registrati numerosi casi di Oidio favoriti dal clima più ventilato, mentre nel centro-nord Astigiano hanno insistito peronospora e altre malattie fungine minori (Black rot ed Escoriosi) favorite dal clima più umido. Questa situazione climatica, ancora presente durante la fase di fioritura della vite, ha provocato la diminuzione della fertilità fiorale con conseguente formazione di un numero inferiore di acini per grappolo. Il sud Astigiano e in particolare la zona di Agliano, Moasca e San Marzano Oliveto, è stato interessato da forti fenomeni grandinigeni il 22 giugno, con danni molto consistenti ai vigneti e una perdita di produzione stimabile intorno al 70%. A partire da metà del mese di giugno è iniziato un periodo particolarmente caldo e secco che si è prolungato fino ad agosto; tale periodo è stato caratterizzato mesi dalla quasi totale assenza di precipitazioni, ad eccezione di alcuni temporali nel

nord astigiano. Nonostante questo andamento climatico le piogge primaverili, unite alle abbondanti nevicate invernali, hanno garantito un’ottima disponibilità idrica per le viti fino ad almeno l’inizio di luglio. Questo ha provocato un notevole accrescimento della vegetazione tanto da rendere particolarmente onerose le operazioni di gestione del verde, tanto che spesso i viticoltori sono stati costretti ad effettuare fino a 3 interventi di cimatura. La situazione si è capovolta nelle settimane successive, infatti in vaste aree della Provincia la mancanza di precipitazioni ha provocato un ridotto accrescimento degli acini, con conseguente riduzione della resa in mosto. Il 5 agosto è stata registrata una grandinata di proporzioni devastanti nella parte settentrionale della provincia, in particolarmente coinvolti i comuni di Berzano San Pietro, Aramengo, Albugnano, Passerano Marmorito e alcune aree del Moncalvese prossime alla provincia di Alessandria. I danni, veramente notevoli, in molti casi hanno interessato l’intera produzione dell’annata, e sicuramente si ripercuoteranno su quella della prossima annata a causa della rottura di gemme e tralci. Particolarmente preoccupante è stata la recrudescenza della Flavescenza dorata, che si è presentata in maniera virulenta anche in zone fino ad ora non particolarmente colpite, come il Canellese su Moscato bianco, vitigno fino ad ora considerato poco soggetto all’ampelopatia.

Le situazioni più gravi si sono verificate su Barbera, Chardonnay e Grignolino, con notevoli perdite di produzione a lungo termine. Dalle osservazioni condotte sul territorio si può affermare che vi è stata in questi ultimi due anni un’impennata nel numero di nuove piante sintomatiche, soprattutto in aree viticole specializzate ove solitamente le piante infette venivano eliminate. Poiché ad oggi non esistono interventi curativi sulle viti malate si ribadisce che esistono solo due interventi certi: l’annullamento del potenziale di inoculo con l’estirpo delle viti malate e l’eliminazione dello Scafoideus titanus, l’insetto vettore, con trattamenti insetticidi e pulizia di gerbidi limitrofi al vigneto. Uno strumento fondamentale per l’esecuzione corretta dei trattamenti insetticidi (peraltro obbligatori per legge) è quello del monitoraggio: è bene che ogni viticoltore posizioni nel proprio vigneto delle trappole cromotattiche e periodicamente le sostituisca ed effettui la lettura degli esemplari di Scafoideus titanus, supportato se necessario da un tecnico, per poter scegliere il momento più adatto per il trattamento. Da un punto di vista dei costi di produzione, il danno da Flavescenza risulta enorme se si considerano i ripetuti passaggi in vigneto per l’individuazione delle vite sintomatiche e la loro successiva sostituzione. Ciò determina in vigneto una conseguente disomogeneità di sviluppo vegetativo e di produzione, con appesantimento di molte opera-


ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

cia, la raccolta è iniziata verso la metà del mese di settembre e si è protratta fino ai primi di ottobre, poiché la maturazione delle uve è stata molto influenzata dall’esposizione del vigneto, dalla sua gestione e non ultimo dalla disponibilità idrica, che è risultata un fattore limitante. Per i Nebbioli per iniziare la vendemmia si è andati fino all’ultima settimana di settembre. Anche per l’astigiano, dal punto di vista quanti-qualitativo, vale in media quello che è accaduto a livello nazionale, con una decisa contrazione quantitativa e un livello qualitativo decisamente elevato. Tali aspetti hanno sicuramente favorito l’aumento delle quotazioni del prodotto e presumibilmente lo stesso andamento dovrebbe verificarsi sui vini considerato che vi sono molti segnali di un aumento complessivo del consumo, soprattutto in Paesi come Russia e Cina che contrastano una certa ristagnazione nei Paesi produt-

tori storici come Spagna, Francia e Italia. Sempre da un punto di vista economico va tenuto presente quanto evidenziato in una recente ricerca di Coldiretti, secondo la quale per ogni grappolo di uva raccolta si attivano ben 18 settori di lavoro dall’industria di trasformazione al commercio, dal vetro per bicchieri e bottiglie alla lavorazione del sughero per tappi, continuando con trasporti, accessori, enoturismo, cosmetica, bioenergie, solo per citarne alcuni. Ma la vendemmia rappresenta anche una chance lavorativa importante per immigrati e giovani anche grazie allo strumento dei voucher, i buoni lavoro introdotti per la prima volta proprio in agricoltura in occasione della campagna di raccolta delle uve dell’agosto 2008. Da allora ne sono stati utilizzati complessivamente circa 2 milioni solo per i lavoratori del settore vitivinicolo, che ne risultano essere i principali utilizzatori.

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zioni colturali. Per quanto riguarda la Flavescenza dorata mentre rimandiamo alle altre considerazioni espresse nella relazione degli esperti del Settore Fitosanitario Regionale, ci preme sottolineare ancora le seguenti criticità: - La recrudescenza di questi ultimi anni ha accelerato il progressivo estirpo di vigneti, tanto più in aree meno specializzate o più colpite, con il progressivo collasso dell’economia agricola, un minore ricambio generazionale e la prospettiva di abbandono del territorio. - Dai vigneti estirpati, negli anni successivi vi è un significativo “ricaccio” del portainnesto, con creazione di preoccupanti serbatoi della fitoplasmosi e habitat per lo Scafoideo. -Necessità di un piano regionale specifico per la produzione di materiale vivaistico sano. -Scarsa applicazione delle sanzioni amministrative, a due anni dalla loro approvazione in Piemonte, con mancato effetto deterrente sulle diffuse inadempienze rispetto a quanto previsto dalla Lotta Obbligatoria. La vendemmia, ritardata rispetto all’anno scorso, ma in anticipo di una settimana rispetto alla media delle ultime annate, è iniziata intorno a metà agosto con le uve destinate a vini base spumante (Pinot noir e Chardonnay) per concludersi intorno al 25 agosto, approssimativamente data di inizio vendemmia per le uve aromatiche, come Moscato e Brachetto, e le uve bianche destinate a vini “fermi” come Cortese e Arneis. A partire dalla prima decade di settembre è iniziata la vendemmia delle uve a bacca nera precoci come Dolcetto e Malvasia e a seguire Bonarda, Ruché, Freisa e Grignolino. Per il Barbera, principale vitigno della provin-

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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo


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Flavescenza Dorata della vite La lotta all’insetto vettore attraverso i progetti “pilota” (Riportiamo alcuni stralci di una relazione redatta dagli esperti del Settore Fitosanitario Regionale: Dr. Aurelio Del Vecchio, Dr. Italo Aimasso e Dr.ssa Paola Gotta.)

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’applicazione di trattamenti insetticidi, nel rispetto delle indicazioni di buona pratica (non trattare in fioritura, sfalciare e fare appassire la vegetazione sottostante nel caso di presenza di fioriture spontanee prima di eseguire i trattamenti, non trattare in presenza di vento per evitare fenomeni di deriva, utilizzare appropriati mezzi di protezione degli operatori) e l’estirpazione di piante infette (anche del ceppo), in accordo con le indicazioni della Regione (che derivano da un continuo monitoraggio della presenza di vettori nelle varie fasi del ciclo) sono attualmente l’unica cura disponibile per affrontare la Flavescenza dorata. A conferma di ciò si può aggiungere che anche negli altri paesi europei colpiti dal problema, le soluzioni proposte sono le stesse. Questo, naturalmente, in attesa e nella speranza che i numerosi studi che vengono attualmente portati avanti, anche con il contributo della

Regione Piemonte, possano fornire nel tempo più completi ed efficaci strumenti per la gestione di questa avversità. La Flavescenza […] è così capillarmente diffusa sul territorio che non si può pensare che basti l’intervento “centrale” del Settore Fitosanitario Regionale per seguire tutti i Comuni vitati piemontesi: è necessario dunque che il territorio verifichi la situazione locale e coinvolga i propri concittadini viticoltori ed hobbisti in un progetto comune. Questa è appunto l’esperienza francese ed anche, in parte, quella che si comincia da alcuni anni a vivere con i primi progetti pilota comunali ed intercomunali che sono nati in Piemonte. In Piemonte, con tutta evidenza, il futuro della lotta alla Flavescenza e le sue possibilità di successo risiedono appunto nella nascita sul territorio di una rete di progetti pilota a livello intercomunale, che intercettino le energie di chi è più motivato e permettano di coinvolgere via via anche gli altri viticoltori ed eventualmente anche semplici concittadini interessati ad aiutare. L’importanza dei progetti pilota è

data anzitutto dal fatto che si tratta di effettive esperienze in cui gli agricoltori, assieme ai tecnici di zona e alle amministrazioni locali, cooperano per la lotta alla Flavescenza, adattando quanto prescritto dal Settore Fitosanitario al contesto produttivo, agronomico ed ambientale locale e divenendo parte attiva nell’organizzazione logistica dei monitoraggi e nella valutazione dei risultati. I progetti pilota sono già oggi una realtà, costituita da un nucleo ormai “storico” di comuni e da nuove aree che progressivamente si stanno aggiungendo. Il nucleo più storico è costituito dai progetti del Comune di Mongardino (AT), del Comune di Vinchio (AT), della Comunità Collinare Munfrin Progetto Sentinella (AL), dei Comuni del Tortonese (AL), dei Comuni del Doglianese e Monregalese (CN), di Cossano Belbo e comuni limitrofi delle valli Belbo e Tinella (CN). A questi si sono aggiunti quest’anno numerosi Comuni del circondario di Acqui Terme e di Nizza Monferrato, di modo che oggi gran parte del territorio dell’Asti D.O.C.G. e del Moscato d’Asti D.O.C.G. è inclusa in un progetto pilota.

Settore conserve e trasformati Nonostante la crisi, situazione stabile per i prodotti lavorati

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l settore dei trasformati (vini esclusi) nella provincia di Asti nel 2012 è stato caratterizzato da una sostanziale tenuta delle realtà esistenti che, pur nelle evidenti difficoltà imposte dalla crisi, hanno tuttavia mantenuto la propria identità. Quattro agriturismi, già aperti in pre-

cedenza, hanno deciso di ampliare l’attività avviando la produzione di conserve, (tra questi, due anche con produzione di salumi), e due aziende agricole hanno aperto il laboratorio multifunzionale avviando l’attività di produzione conserve. È stato inoltre autorizzato dall’ASL

Asti un birrificio. Infine, sono stati aperti: n. 2 agrimacellerie ed un laboratorio per la produzione di salumi e formaggi. Per tutti i prodotti in oggetto, la vendita è sempre prevalentemente aziendale o presso mercatini, ma anche presso negozi del circuito Campagna Amica.


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Settore enologico la flavescenza dorata e gli attacchi non indifferenti di peronospora ed oidio hanno creato seri problemi di gestione della produzione. Le precipitazioni di inizio settembre hanno rinfrescato l’ambiente condizionando positivamente il decorso della maturazione, stimolando nuovamente i processi di maturazione e reidratando gli acini chi stavano asciugando in maniera preoccupante. Per il moscato si è presentata una vendemmia in linea con la produzione della DOCG, con buone gradazione ed aromi. Sul cortese, chardonnay e altre varietà a bacca bianca si è presentata un’ottima qualità, con produzioni scarse, condizionate anche dagli attacchi di Flavescenza dorata. Per le uve nere destinate a vinificazione in bianco la qualità è stata ottima con discrete produzioni. Sul brachetto si sono registrate produzione nella media con buona qualità; il dolcetto ha dato soddisfazioni sia come qualità sia in un termini di produzione. Per la barbera si è registrata grande qualità, scarsa produzione, con circa il 25-30% in meno rispetto alla vendemmia 2011 che pure non è stata una annata produttiva. La vinificazione ha avuto un decorso regolare per tutti i vitigni con minori difficoltà di conclusione della fermentazione alcolica rispetto all’anno 2011. In concomitanza delle elevate temperature di maturazione si è registrato un abbassamento dei valori di APA (azoto prontamente assimilabile dai lieviti), molto carente alla ven-

demmia, con particolare deficit di azoto ammoniacale, soprattutto nei vigneti inerbiti. Per garantire il regolare svolgimento della fermentazione e evitare la formazione di fenomeni di riduzione, si è dovuto intervenire sistematicamente con l’aggiunta di formulati a base di azoto ammoniacale ed azoto amminico. La percentuale di acido malico nei mosti e nei vini risulta sensibilmente inferiore rispetto alla media, in concomitanza delle elevate temperature registrate durante la maturazione, che hanno determinato una maggior respirazione di questo acido e di conseguenza un suo minor accumulo nelle uve. Il CSVP ha erogato assistenza e consulenza tecnica, con il supporto delle necessarie analisi chimiche, durante tutto il periodo della fermentazione e nelle successive fasi della vinificazione. Sono stati divulgati i protocolli di vinificazione, specifici per ciascun vitigno, ed è stato elaborato un compendio per la vinificazione in rosso, particolarmente adatto alla produzione di barbera da affinamento. I vini dolcetto, bonarda, merlot, ruché e freisa non hanno avuto problemi ad iniziare e a svolgere la fermentazione malolattica mentre un sensibile ritardo e qualche difficoltà si sta registrando per la barbera. Il CSVP rimane a disposizione nei produttori per analizzare e valutare tutti gli interventi necessari in fase di affinamento e stabilizzazione dei vini al fine di ottimizzare in cantina la buona qualità ottenuta in vigneto.

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nche nell’anno 2012 è proseguita l’attività di campionamento nei vigneti per la rilevazione delle “curve di maturazione” a cura del Centro Studi Vini del Piemonte (CSVP). Sono state condotte analisi di maturazione sui principali vitigni ed in particolare su Chardonnay, Moscato, Pinot nero, Grignolino, Cortese, Bonarda, Malvasia, Merlot, Ruchè, Cabernet, Barbera, Dolcetto. Le aziende che intendevano effettuare le analisi di maturazione hanno segnalato il loro interesse al servizio di assistenza tecnica Coldiretti, che ha provveduto ad inoltrare le richieste al laboratorio del CSVP. Il CSVP ha selezionato le richieste pervenute al fine di ottenere un numero di prelievi uniforme per territorio e per vitigno. Sulla base delle diverse epoche di maturazione è stata fissata la data del primo campionamento in modo da permettere almeno 3 prelievi a cadenza settimanale ed un ultimo prelievo a ridosso della vendemmia. Le analisi hanno riguardato i parametri analitici più significativi per la maturazione, ovvero gli zuccheri riduttori, il grado Babo, l’alcol potenziale, l’acidità totale, il pH, l’acido malico e l’acido tartarico. Si allega una tabella riepilogativa riguardanti le analisi alla maturazione di alcuni vitigni bianchi, rossi ed aromatici dell’annata 2012. In generale la vendemmia si è caratterizzata con produzioni di elevata qualità con produzioni inferiori alle medie. Le gelate primaverili, la siccità, i colpi di calore estivi, la grandine,

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Importante apporto del Centro Studi Vini per la vinificazione


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Settore seminativi

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Un’annata particolare, ma soddisfacente rispetto ad altre regioni

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Frumento e orzo La semina è stata effettuata in condizioni climatiche e agronomiche normali permettendo una buona emergenza delle coltivazioni. Le abbondanti nevicate del periodo invernale hanno accompagnato la coltura fino a inizio primavera con l’effettuazione delle prime concimazioni azotate del mese di marzo. Alcuni problemi si sono riscontrati, invece, per la seconda concimazione azotata e per i trattamenti erbicidi e fungicidi, a causa delle abbondanti piogge di aprile e maggio, che non hanno permesso di entrare nei campi e trattare tempestivamente. È da evidenziare anche per questa campagna agraria che chi ha effettuato i due trattamenti fungicidi, uno ad aprile contro la septoriosi e l’altro, in fase di fioritura, contro le fusariosi, ha ottenuto un buon risultato a livello qualitativo di sanità della granella e della paglia. Le produzioni sono state nella media per frumento tenero e orzo, attestandosi sui 50 q/ha, ma con casi e zone dove le produzioni sono state inferiori per l’andamento primaverile difficile. A livello qualitativo il raccolto 2012 si caratterizza per: • elevata qualità dal punto di vista merceologico (discreti pesi ettolitrici e delle cariossidi); • buona qualità dal punto di vista tecnologico (proteine, qualità alveografica); • ottima qualità sanitaria (assenza di micotossine). Per quanto riguarda le produzioni del frumento duro, coltura marginale per la provincia di Asti, si sono ottenuti scarsi risultati sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo.

Il prezzo indicativo di commercializzazione (Euro/tonnellata) si è assestato nel modo seguente: - In trebbiatura Frumento tenero comune € 210,00 Frumento tenero panificabile e panif. superiore € 250,00 Frumento di forza € 270,00 Orzo € 210,00 - A metà ottobre Frumento tenero comune € 200,00 Frumento tenero panificabile e panif. superiore € 240,00 Frumento di forza € 260,00 Orzo € 210,00 Mais Le superfici investite a mais sono rimaste invariate rispetto all’annata agraria 2010/2011. L’andamento climatico avverso nei mesi di aprile e maggio, con piogge persistenti, ha condizionato le semine posticipandole, in alcuni casi, fino al mese di giugno. Il ciclo vegetativo è stato determinato, soprattutto nella fase di maturazione, dal periodo siccitoso di luglio e agosto. Per quanto riguarda le produzioni dei mais in asciutta sono state deludenti, infatti lo stress idrico in fase di maturazione ha determinato un cattivo riempimento delle cariossidi e in alcuni casi ha portato a delle produzioni molto scarse. Oltre alle scarse produzioni vanno registrati forti attacchi di piralide e, in alcuni casi, una scarsa sanità della granella per la presenza di micotossine, in particolare di fumosina. Le semine scalari da marzo a giugno e l’andamento siccitoso di luglio e agosto hanno causato un anticipo della raccolta della coltura ai primi

giorni di settembre. A fronte di produzioni mediamente scarse il prezzo del mais nelle prima fase di raccolta si è aggirato intorno a 190,00 Euro/Tonnellata (base 30% di umidità) andando a posizionarsi sui 175,00 Euro/Tonnellata (base 30% di umidità) nel mese di ottobre. Girasole Le superfici investite a girasole sono rimaste invariate rispetto all’annata agraria 2010/2011. Non si sono rilevati problemi particolari per la coltivazione e lo stato fitosanitario ma solo ritardi nella semina per le piogge abbondanti primaverili. Le rese rilevate sono state mediamente di 18 q/Ha. Il prezzo di mercato si aggira intorno ai 380 Euro/Tonnellata. Soia Le superfici investite a soia sono rimaste invariate rispetto all’annata agraria 2010/2011. L’andamento climatico siccitoso del periodo di luglio e inizio agosto, a fronte di una buona densità di semina, ha condizionato negativamente l’ultima parte del ciclo vegetativo e di conseguenza le produzioni che si sono aggirate intorno ai 18 q/Ha. Il prezzo di mercato si aggira intorno i 460 €/Tonnellata.


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Settore zootecnico Le quotazioni sono rimaste ancora insoddisfacenti a cui si deve aggiungere l’aumento dei cereali, in particolare il mais, per l’alimentazione dei capi. Anche per gli allevamenti di francesi il mercato rimane difficile. Sul fronte del mercato nazionale si rileva un calo generalizzato dei consumi nazionali. In prospettiva occorrerà perciò trovare nuovi sbocchi, soprattutto verso quei mercati dove il consumo di carne sta invece crescendo, come nel caso di Cina, India e Russia. Coldiretti, anche sul comparto sta vagliando la realizzazione di accordi dil filiera con alcuni importanti gruppi industriali di cui, nei prossimi mesi potrebbero emergere nuovi sviluppi. soprattutto aumentando la presenza e a diversificare il prodotto “Made in Piemonte” all’interno dei canali della GDO. SETTORE LATTIERO-CASEARIO Per quanto riguarda la campagna 2011/2012, l’Italia ha mantenuto seppur per poco la sua produzione al di sotto della propria quota nazionale. Nel 2011/2012 la produzione italiana è rimasta nei limiti per sole 41.122,489 tonnellate. Allo stato attuale, se dovesse mantenersi il trend di aumento della produzione, per l’annata in corso si arriverebbe ad avere un suprlus, con la conseguenza di dover pagare il prelievo supplementare. E in questi ultimi mesi la preoccupazione di splafonamento è una realtà che si sta facendo sempre più pericolosa. Secondo quanto diffuso da Agea, a meno che non si verifichi nei prossimi mesi un’inversione della

produzione, il rischio di sforamento della produzione sta diventando sempre più concreto, facendo scattare, conseguentemente, i meccanismi della compensazione nazionale (attualmente chiamata “restituzione”) con tutti i suoi complicati calcoli di prelievo e delle diverse casistiche di priorità (in ordine: zone di montagna, zone svantaggiate, livello produttivo 2007/2008, limite 106%). Anche nel corso dell’annata agraria 2012 è proseguito il progetto “Polvere di latte”, consolidando le proprie cifre, con un conferimento quotidiano di oltre 3.500 quintali di latte alla torre di sprayatura della Inalpi di Moretta da parte della Compral-latte, cooperativa nata dalla sinergia tra Coldiretti e APA. Sul fronte della trattativa regionale, invece, se lo scorso anno il prezzo indicizzato era divenuto il riferimento regionale, altrettanto non si può dire per la campagna in corso. Coldiretti sostiene fortemente l’applicazione dell’indice storico, il quale ha garantito e confermato negli ultimi anni la sua validità, mantenendosi perfettamente in linea all’andamento del mercato, non solo nazionale ma anche europeo e globale. Al momento la trattativa sta attraversando una fase interlocutoria che fa ipotizzare, verosimilmente, un’altra annata senza accordo regionale, come peraltro già avvenuto in passato, rimandando il tutto alla prossima campagna. Da una media pura aritmetica il prezzo indicizzato (con parametri standard di proteine e grasso), l’annata agraria 2012, è di 39,62 €cent./litro.

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SETTORE BOVINO Tra tutti i comparti, il settore della carne bovina è l’unico che, con il trascorrere delle annate, mostra una maggiore staticità del mercato. Anche per l’annata 2012 è proseguito il trend negativo per gli allevamenti bovini. Le quotazioni di mercato dei bovini da macello (prezzo pagato ai produttori) hanno mantenuto i valori pressoché invariati rispetto allo scorso anno, mantenendo tuttavia una scarsa remunerazione, se si esclude nelle ultime settimane un leggero rialzo per il castrato. Il mercato della razza Piemontese in particolare paga ancora una volta le tradizionali criticità, dovute all’elevata frammentazione degli allevamenti che sommata alla scarsa organizzazione dell’offerta, rimane il vero fattore di debolezza contrattuale per la maggior parte degli allevatori, solo alcune realtà importanti di cooperazione tra i produttori riescono a posizionarsi adeguatamente al mercato . A livello Astigiano nell’anno 2012 c’è da registrare una diminuzione del numero di allevamenti censiti presso il servizio veterinario (-20) ed una notevole riduzione dei capi specialmente da ristallo (- 1375). In provincia di Asti sono presenti n. 263 allevamenti con presenza in stalla inferiore ai 5 capi e solamente 113 con un numero di capi superiore a 100 . Tali dati ancora una volta evidenziano le problematiche contrattuali anche se in presenza di un elevato standard qualitativo delle carni prodotte che però viene scarsamente valorizzato .

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Il comparto bovino mostra un andamento negativo rispetto agli altri settori


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SETTORE SUINICOLO Il settore suinicolo, dopo un’annata agraria che nel 2011 aveva mostrato i primi segnali di ripresa, ha proseguito anche nel corso del 2012 la crescita. La conferma arriva anche dalla CUN – Commissione Unica Nazionale - di Mantova, che settimanalmente si riunisce per fissare le quotazioni del suino pesante da macello, da destinare alle filiere DOP. Nelle ultime settimane il prezzo è rimasto stabilmente al di sopra di 1,7 €/kg. Nel corso dell’annata 2012 il prezzo medio è stato di 1,48 mentre nel 2011 la media era di 1,37. Tali aumenti, auspicati da tempo dagli allevatori, sono stati però parzialmente ridotti a causa dell’aumento considerevole dei costi delle materie prime, mais in primis. I suini da destinare ai circuiti DOP, Prosciutto di Parma e San Daniele in particolare, continuano progressivamente a scarseggiare. A dimostrazione del calo dell’offerta dei suini, si prevede un deficit di cosce DOP inviate alla stagionatura, su base a annua. Le cause della contrazione dei suini è dovuta principalmente alla chiusura di diversi allevamenti, per lo più piccoli e medi. Dal 1 gennaio 2013, inoltre, scatteranno le nuove norme relative al benessere all’interno delle scrofaie, che comporterà l’adeguamento delle strutture ante 2003. Gli investimenti da effettuare alle strutture e la riduzione della consistenza, potrebbero avere come conseguenza un’ulteriore diminuzione dell’offerta. L’Unione Europea nei giorni scorsi ha dichiarato che sarà inflessibile sul rispetto delle norme per il benessere dei suini e che non sarà prevista alcuna deroga anche se non tutti i paesi hanno raggiunto il medesimo stan¬dard di rispetto

delle nuove norme sul benessere. La suinicoltura piemontese, pur contando su oltre 1 milione di capi, per lo più suini pesanti, non ha ancora a disposizione una filiera territoriale strutturata. La maggior parte dei suini piemontesi vengono destinati alle filiere DOP o IGP realizzate fuori regione, le quali si ripartiscono l’intero valore aggiunto, senza alcuna ricaduta significativa per il nostro territorio. A ciò si aggiunge un numero elevato delle importazioni di suini esteri, la mancanza dell’obbligo di etichettatura delle carni, ad oggi in attesa di essere applicata a livello nazionale e comunitario, ed anche una diversificazione della stessa filiera rivolta ancora principalmente al suino pesante. È necessario in questo settore diversificare l’offerta in modo da evitare la saturazione del mercato. E allo stesso tempo creare una realtà territoriale sostenibile, con definizione del prezzo che garantisca una ripartizione equa del valore aggiunto tra tutti i soggetti della filiera. Di seguito un grafico riepilogativo delle quotazioni 2012. SETTORE AVICUNICOLO L’annata 2012 per il settore avicolo da carne, ha mantenuto il trend positivo delle precedenti due annate, con quotazioni medie addirittura in crescita. Da una sommaria analisi dei prezzi, nelle ultime settimane addirittura stabilmente a 1,26 – 1,28 €/kg, ha mantenuto una media di 0,80 – 1,10 €/kg, indice di una buona domanda, con consumi in crescita. Anche il comparto delle galline ovaiole ha avuto ottimi riscontri dal mercato durante l’annata 2012. Le quotazioni delle uova sono aumentate sin dall’inizio del mese di gennaio, per poi mantenersi pressoché invariate per tutto l’anno. Le principali motivazioni sono da

ricondurre principalmente all’entrata in vigore delle nuove disposizioni sul benessere delle galline ovaiole stabilite dall’Unione europea. Dal 1 gennaio 2012 è scattato l’obbligo di elevare la densità minima a 750 cm²/capo per gli allevamenti in gabbia. L’adeguamento degli impianti per il rispetto dei nuovi standard ha comportato notevoli investimenti per le imprese e una riduzione dell’offerta complessiva nazionale e anche europea di uova, generando un innalzamento dei prezzi. Il mercato italiano, se si è esclude una lieve flessione nel mese di giugno, ha mantenuto un trend costante di crescita, con quotazioni medie nell’ordine dei 0,15 €/uova per la categoria L. Ad inizio annata i prezzi, per la medesima categoria, si aggiravano nell’ordine dei 0,12 €/uova mentre, nelle ultime settimane sono stabilmente intorno ai 0,163 – 0,1650 €/ uova. Per quanto riguarda il comparto cunicolo dallo scorso 3 agosto 2012 ha preso il via ufficialmente la CUN Conigli, sulla falsa riga di quanto avviene per il settore suinicolo da alcuni anni. La Commissione Unica Nazionale Conigli, composta da 6 membri degli allevatori e da 6 in rappresentanza dei macellatori, si riunisce ogni venerdì a Verona con il compito di fornire il prezzo settimanale dei conigli da macello, sulla base del monitoraggio del mercato effettuato dalle parti e dai dati forniti da Ismea. Dopo una fase di avvio un po’ stentata, la CUN sta dando i primi risultati positivi e raccogliendo il plauso degli allevatori che ora possono contare su di un riferimento nazionale. La concretizzazione della CUN premia gli sforzi messi in campo in questi anni da Coldiretti, sin dall’inizio sostenitrice di questa iniziativa sia a livello nazionale che territoriale.


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Settore corilicolo

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l 2012 è stato per il settore corilicolo un anno piuttosto scarso sia in termini di quantità che di prezzo delle nocciole. Durante il periodo della fioritura (terza decade di febbraio) le abbondanti nevicate e le temperature estreme (fina a -25°C) hanno limitato la fecondazione dei fiori femminili, causando una cascola fiorale e una mancata allegagione. Collateralmente il gelo ha causato delle ferite alla base delle pertiche, provocando una degenerazione delle stesse a causa del danneggiamento dei vasi linfatici e, secondariamente, facilitando la colonizzazione del legno da parte di funghi e batteri parassiti. Gli interventi fitosanitari contro l’eriofide del nocciolo sono stati effettuati con regolarità, seppure alcune piogge primaverili abbiano limitato l’accesso nei noccioleti. Non essendo stato però fino a quest’anno un problema molto sentito gli interventi

a base di olio minerale contro la cocciniglia non sono stati programmati dagli agricoltori, questo ha causato in diversi corileti la presenza dell’insetto. In collaborazione con il CRESO sono stati eseguiti nei mesi di giugno e luglio numerosi frappage, nelle differenti aree della provincia, per valutare la presenza delle cimici e del balanino: i principi attivi utilizzabili contro quest’avversità sono davvero pochi e la loro efficacia è limitata a pochi giorni di azione. Occorre pertanto monitorare costantemente il corileto in questa fase particolarmente a rischio al fine di collocare con precisione l’intervento insetticida nel momento più critico. La cascola a terra dei frutti è iniziata nell’ultima decade di luglio, consentendo un anticipo della raccolta dei frutti di circa una decina di giorni rispetto alla media. In post-raccolta è stato possibile, su deroga della Regione Piemon-

te, effettuare 2 interventi curativi per la Gleosporiosi, malattia in forte diffusione soprattutto nelle zone più umide. La potatura del nocciolo è stata consigliata per le ultime fasi verdi della pianta e prima del completo riposo vegetativo in modo da consentire il riequilibrio del suo carico vegetativo prima dell’inverno e affrontare un risveglio primaverile con una produzione di linfa non superiore al suo fabbisogno, evitando così fenomeni di abrasione della corteccia. Le prime compravendite di nocciole hanno fatto registrate un prezzo medio di 210-230 € al quintale, in diminuzione rispetto al 2011 nonostante la diminuzione di produzione registrata. La coltura del nocciolo sta riscuotendo sempre più interesse per gli agricoltori della provincia, anche per la necessità di trovare una coltura alternativa ai vigneti estirpati per la recrudescenza delle fitoplasmosi.

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Un anno all’insegna della scarsa qualità e della contrazione dei prezzi

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Settore ortoflorovivaistico

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er l’astigiano interessano soprattutto il settore delle piantine orticole, dei fiori finiti e delle piante ornamentali e da giardino. Dal punto di vista economico il 2012 conferma un trend di crescita nella produzione di piantine orticole, soprattutto destinate a garden-center, a dettaglianti e negozi specializzati, per la ricoltivazione hobbistica. Tale sviluppo è da attribuirsi alla maggiore sensibilità nei consumatori verso la coltivazione diretta dei propri ortaggi, anche per motivazioni economiche e salutistiche. Per quanto riguarda invece l’orticoltura professionale, le piantine provengono soprattutto da autoproduzione aziendale oppure da pochi vivaisti specializzati, a livello regionale o nazionale. Non altrettanto possiamo dire per il settore delle piante fiorite e delle ornamentali; qui, trattandosi di un consumo più

voluttuario, vi è una maggiore influenza della crisi economica generale, per tanto i consumatori rispetto al passato sono più attenti, acquistano meno, ricercano soprattutto piante più sicure dal punto di vista della rusticità, sono più attenti alle offerte promozionali, senza evitare di acquistare anche nei supermercati prodotti standardizzati di bassa qualità ma a prezzo concorrenziale. I prezzi hanno risentito fortemente dell’aumento dei costi dei mezzi tecnici (almeno del 10% rispetto al 2011) che in questo settore sono molto incidenti, sia per la coltivazione (es. riscaldamento e climatizzazione) che per il trasporto, tenendo conto che solitamente prevalgono piantine ottenute in grandi aziende vivaistiche specializzate, fuori Regione, destinate alla ricoltivazione e la successiva vendita nei punti vendita e aziende locali. Il numero di azien-

de è in una fase di crescita, anche se spesso si punta a dimensioni inferiori e con minore diversificazione dell’offerta. Come specie vegetali trattate si da più attenzione a piantine frutticole e a piante in fiore/ornamentali dotate di maggiore rusticità e più agganciate alla tradizione locale (es. rose), a scapito dei fiori annuali. Contrariamente a quanto accennato per le piantine da orto, nel caso delle piante fiorite e delle ornamentali vi è stata una contrazione di venduto pari ad almeno il 10%; i prezzi di vendita praticati sono risultati generalmente stabili nonostante l’aumento dei costi di produzione. Nei tradizionali garden-center resta stabile l’afflusso di consumatori che cercano maggiore qualità, servizio, e diversificazione (dimensioni, varietà, confezionamento) e, per questo, disposti a sostenere un maggiore esborso.

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Le piantine orticole l’elemento trainante di tutto il comparto


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Settore frutticolo Un’annata difficile per i produttori di mele

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urtroppo l’annata frutticola 2012 non è stata una delle più fortunate, sia per quanto riguarda la quantità della produzione, sia in termini di qualità. Di seguito ci soffermiamo in particolare sulla coltura del melo. I primi interventi fitosanitari sono stati effettuati agli inizi di marzo, in particolare per la ticchiolatura e l’antonomo del melo. Le piogge primaverili hanno, da una parte, permesso l’accumulo di riserve idriche nel suolo ma, dall’altra, hanno determinato una particolare attenzione nella difesa anticrittogamica. Grazie ai trattamenti in pre-fioritura, per la lotta all’afide grigio e alla Pandemis, sono stati decisamente ridotti i trattamenti aficidi e, collateralmente, quelli per il cemiostoma. L’evento che, purtroppo, ha compromesso l’annata è stata la forte grandinata di metà giugno, con un danno nella zona di San Marzano Oliveto variabile dall’80 al 100%. Tale calamità si è ripetuta su altre aree dell’astigiano, nel corso del mese di luglio, con danni altrettanto gravi. La produzione ormai non più commerciabile per il consumo fresco ha scoraggiato i produttori nelle cure ordinarie, limitandosi ad alcuni interventi e operazioni nei

momenti più critici. La confusione sessuale contro la carpocapsa del melo, i cui erogatori erano già stati applicati, ha comunque contribuito al controllo della popolazione dell’insetto nella zona ma, considerata la pressione del lepidottero ed in virtù di quanto appena indicato, è stata registrata una significativa presenza di frutti bacati. Nonostante la minor visibilità dei risultati rispetto agli anni passati è continuata l’attività tecnica di sensibilizzazione verso l’adozione della tecnica della confusione sessuale (sia liquida che disorientamento); considerate le nuove restrizioni in materia di agrofarmaci, e l’imminente obbligo per tutti ad adottare le norme di difesa integrata diventa quanto mai opportuno introdurre tecniche ecocompatibili e alternative a quelle tradizionali, a maggior ragione se si tratta di problemi chiave come la carpocapsa del melo. La raccolta delle mele è iniziata attorno alla seconda metà di agosto (salvo alcune varietà precoci raccolte alla fine di luglio) con il gruppo Gala, per proseguire intorno ai primi di settembre per le Golden e concludersi nella seconda metà di settembre con le Fuji. Laddove i meleti sono stati risparmiati dalle calamità na-

Ricerca, studio e caratterizzazione. Corso Roma 53/b 14015 San Damiano d’Asti (AT) Tel. 0141 982 455 Fax 0141 980 397 secondo.rabbione@coldiretti.it

turali la produzione presenta una buona colorazione della buccia, con sfaccettature aranciate per la varietà Golden Delicious (cultivar di eccellenza della melicoltura astigiana), un’ottima concentrazione di zuccheri e un’ottima pezzatura nei meleti opportunamente diradati in post-fioritura. A tale risultato ha contribuito anche l’estate calda e le piogge scarse da giugno alla raccolta. La superficie nella nostra provincia coltivata a frutteto è in costante calo: purtroppo le difficoltà economiche del periodo, il continuo aumento del prezzo dei mezzi tecnici di produzione e la complessità degli interventi, rendono questo tipo di coltivazione sempre meno redditizia e a rischio di abbandono, anche nelle aree più vocate.


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Settore orticolo dell’energia ha poi condizionato fortemente i costi logistici di trasporto e movimentazione dei prodotti, con conseguente aumento dei prezzi di vendita al consumatore. Nonostante la sfavorevole congiuntura generale, il 2012 per il settore orticolo fa però registrare una controtendenza rispetto al passato, con una certa vivacità e interesse nei giovani agricoltori insediati, dopo anni di scarso ricambio generazionale con cessazione di attività anche in zone molto vocate (es. Valle Tanaro). A macchia di leopardo sul territorio vediamo ricomparire interesse e investimenti sulle colture orticole, ma con un modo nuovo rispetto alla tradizionale orticoltura astigiana; dal punto di vista commerciale sempre più i giovani puntano sul rapporto diretto con il consumatore, sulla riduzione degli intermediari di mercato, con accordi di fornitura diretta con la distribuzione organizzata, oppure con accordi di filiera per avere maggiori certezze di reddito. In particolare i neo-ortolani astigiani mostrano molto interesse e riscontro economico per le modalità di vendita diretta, mercatini rionali, vendite porta a porta, fornitura a gruppi di acquisto, vendita via web, ecc..

Anche dal punto di vista delle tecniche di coltivazione, i tradizionali mezzi tecnici segnano il passo, ad esempio le restrizioni sugli agrofarmaci e l’aumento dei prezzi di acquisto stanno favorendo la diffusione di metodi integrati e biologici di produzione, con maggior utilizzo delle rotazioni colturali, del sovescio (per arricchire il terreno in sostanza organica e per contrastare determinate patologie e parassiti), degli insetti utili per la lotta biologica ai parassiti, dei sistemi di irrigazione localizzata (per il risparmio idrico, la distribuzione più efficiente dei fertilizzanti, oltre al risparmio dei tempi di lavoro). Quindi un momento di forte innovazione che va incontro alle moderne tendenze del consumatore nel premiare i prodotti del proprio territorio, stagionali, ecocompatibili e più convenienti economicamente.

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er quanto riguarda il settore orticolo, nel 2012 dobbiamo registrare luci e ombre. Dal punto di vista meteorologico anche la produzione orticola astigiana ha subito profondamente gli alti e bassi del 2012, ma in particolare è la fase estivo-autunnale, calda e siccitosa, ad aver condizionato negativamente la quantità e la qualità degli ortaggi prodotti e, soprattutto, i costi e l’impegno richiesto agli agricoltori. La possibilità di irrigare ha realmente significato il successo o meno di determinate colture estivo-autunnali, es. tutto il gruppo dei cavoli e degli ortaggi a foglia/stelo, hanno avuto grossi problemi di carattere fisiologico (dovuti a elevate temperature, squilibri nutrizionali e squilibri idrici) e forte aumento dei costi di produzione per i ripetuti interventi irrigui e la maggior attenzione richiesta agli agricoltori per riuscire a climatizzare adeguatamente le coltivazioni (rinfrescamenti, ombreggiature, pacciamature). Ma l’aumento dei costi di produzione è derivato anche dal generale aumento (oltre il 10%) del prezzo dei mezzi tecnici impiegati, derivati del petrolio, concimi, sementi, piantine, antiparassitari. L’aumento del costo

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La produzione ha subito gli sbalzi climatici incidendo sui costi e sull’impegno


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Settore apicoltura Nonostante le difficoltà forti segnali di crescita

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a spirale negativa iniziata nel 2011 purtroppo non si è arrestata. Pur senza gli eccessi del 2011, tuttavia nelle zone collinari astigiane anche quest’anno si sono registrate produzioni generalmente scarse e di qualità non sempre elevata. Il settore apistico in Italia, pur attraversando momenti di difficoltà legati alle sempre maggiori complessità tecniche nel garantire la sopravvivenza delle api, presenta anche quest’anno dati in crescita. Aumentano il numero degli operatori, molti dei quali spinti dalla crisi di altri settori e aumenta il numero degli alveari allevati. Il Piemonte è sempre all’avanguardia con oltre 3600 apicoltori e oltre 130.000 alveari in allevamento. La provincia di Asti, nello specifico, riporta 237 apicoltori (dati del censimento apistico 2011), 116 dei quali professionali, e rappresenta oltre 14.000 alveari, circa l’11% del patrimonio apistico regionale, dato di tutto rispetto per l’economia agricola astigiana. L’avvio della stagione produttiva è avvenuto all’insegna della incertezza. Infatti, se lo stato di svernamento delle api è stato generalmente buono, con una perdita media invernale nella norma, diverso è stato il discorso dal punto di vista meteorologico. Si sono verificati due fenomeni negativi: una settimana a inizio mese di aprile con temperature elevate che hanno determinato un considerevole anticipo della vegetazione e un livellamento delle fioriture a prescindere dalle quote altimetriche, seguito da un’ondata di maltempo che ha colpito gran parte della penisola, con pioggia e basse temperature notturne che hanno

frenato i primi raccolti primaverili. Le produzioni sono state quindi piuttosto scarse (3kg/alveare di media) per il miele di colza e di tarassaco, ma anche per la robinia ( 7-15 kg/ alveare). La qualità organolettica dei prodotti è risultata anche non eccelsa. Per quanto riguarda la produzione del miele di castagno, malgrado la forte preoccupazione registrata in maggio a seguito della mancanza di fioritura su vasti areali a causa del nuovo parassita della pianta, il cinipide o vespa cinese, la situazione è poi risultata migliore del previsto con produzioni di qualità attorno ai 25 kg/alveare, nelle zone maggiormente vocate. Anche il tiglio ha riportato produzioni di qualità con medie maggiori rispetto al 2011, intorno ai 20-25 Kg/ alveare in Piemonte. Dalla metà di luglio in avanti la situazione meteorologica si è aggravata, con alte temperature persistenti unite alla siccità: oltre che portare a scarse produzioni, si è verificato anche un elevato consumo di miele nei melari da parte delle api, in taluni casi ridotte alla fame. La produzione di miele di melata è stata così a macchia di leopardo, in funzione della maggiore o minore disponibilità di umido dal terreno (fondi valle o zone ripariali sono state infatti più produttive delle postazioni in collina o nei versanti secchi). Nel 2012, a seguito della considerevole perdita di alveari nel corso dell’inverno, sono poi state osservate colonie generalmente sane e, stranamente, con poca varroa. Ciononostante, l’andamento stagionale caratterizzato da temperature incostanti e forte siccità ha causato una

riduzione spontanea della camera di covata; situazione completamente diversa quella registrata nelle colonie condotte in aree di bottinatura meno siccitose. Per quanto riguarda i trattamenti estivi, quest’anno si è assistito ad un frequente ricorso al blocco della covata, peraltro con ottimi risultati, affiancato dal più tradizionale Apilife Var che si è avvantaggiato delle temperature ottimali del mese di agosto. La lotta chimica, invece, necessita sempre di grandi attenzioni per verificarne continuamente la reale efficacia e la eventuale comparsa di ceppi resistenti. Nell’autunno, le alte temperature protratte fin quasi alla fine del mese di ottobre, hanno rallentato il naturale restringimento delle colonie. Di questo occorrerà tener conto nella programmazione dei trattamenti di pulizia invernali, che pongono le basi per la stagione seguente. Lo scarso andamento produttivo del 2012, unito alla scarsità delle scorte di miele nei magazzini dei grandi invasettatori e alla riscoperta del miele italiano di qualità da parte dei consumatori, dovrebbe conservare il valore commerciale dei mieli ad un livello di tutto rispetto.


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Settore agricoltura biologica di Coop Italia con la linea Viviverde che ha registrato un incremento nelle vendite del 22%. Anche nei canali di vendita alternativi si registra una certa vivacità: merito soprattutto della filiera corta che spesso riesce a garantire prezzi più convenienti specie sui prodotti freschi. Una recente indagine ha rilevato che presso i Gruppi di acquisto solidali (Gas) l’ortofrutta bio costa il 20% in meno rispetto ai supermercati e ai negozi specializzati. Proprio la convenienza e il legame diretto con i produttori stanno spingendo la crescita dei Gas, dei farmers market e dei servizi di consegna a domicilio dei prodotti bio. L’acquirente tipico per i prodotti biologici è giovane e con elevato livello di istruzione, appartenente alla classe economica medio-alta, residente al Nord. I prodotti biologici più consumati risultano la frutta e verdura fresca, seguiti da miele e marmellate, uova, yogurt, olio extra vergine d’oliva, formaggi, succhi di frutta, biscotti e carne. Tra le novità 2012 va ricordato che, con la vendemmia 2012, è entrato in vigore il nuovo regolamento Ue sul vino biologico. Una novità assoluta considerato che fino allo scorso anno era possibile produrre e etichettare il vino

facendo riferimento unicamente alla materia prima (uva) e non al prodotto trasformato (vino). Sull’etichetta poteva comparire la dicitura : “uve da agricoltura biologica “ o “ uve biologiche”, ma non “vino biologico”. In sostanza mancava una regolamentazione della trasformazione dell’uva in vino. Il vuoto normativo è stato colmato con il regolamento 203/2012 dell’8 marzo 2012 che disciplina la produzione del vino biologico. Le nuove norme giungono in un momento di crescente interesse per il vino biologico in tutta Europa. Si stima che attualmente sia possibile rendere bio il 3-4% del vino made in Italy. Mentre in passato era una prerogativa di piccole aziende, oggi stanno investendo anche imprese di maggiori dimensioni. I dati sui vigneti bio risultano in crescita, in controtendenza con le superfici vitate in genere che invece diminuiscono, e in quest’ottica l’opzione bio può rappresentare anche una nuova possibilità per affrontare la crisi.

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l mercato del biologico in Italia continua a crescere, spinto da un consumatore sempre più attento alla qualità e salubrità dei prodotti. Le recenti statistiche confermano che il consumo di prodotti biologici fa registrare un valore positivo (+ 8,9% rispetto all’anno precedente ), mentre si registra una leggera flessione della superficie coltivata e del numero di aziende agricole. La Superficie Agricola Utilizzata, biologica e in conversione, è in leggera diminuzione (- 1,5% ), mentre il numero degli operatori del settore dimostra un leggero incremento (+ 1,3%). Entrando nel dettaglio delle tipologie degli operatori si evidenzia una diminuzione di produttori con attività agricola esclusiva, mentre crescono i preparatori esclusivi ( senza attività agricola) e gli operatori con attività mista di produzione e trasformazione (+ 25% ). Segnali di crescita anche per gli operatori importatori di prodotti biologici. È in particolare l’attività di produzione primaria che non risente degli effetti positivi della crescita del mercato, che invece stimola gli investimenti nel settore della preparazione e della distribuzione. Attualmente solo il 3% del budget alimentare di una famiglia è destinato al bio, ma ormai il bio è entrato nelle case di un italiano su due. Il canale della Gdo italiana veicola circa il 40% delle vendite nazionali del settore; l’assortimento di prodotti bio è sempre più ampio: l’esempio più eclatante è quello

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Soddisfa la domanda di un consumatore attento a qualità e salubrità del prodotto



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