Il notiziario agricolo n. 3

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Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 3 Anno 2018 - In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo

Anno

67° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI

numero

ASTI

COLDIRETTI

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MARZO 2018



Ad aprile si presentano i nuovi vertici di Coldiretti Dopo le assemblee di base si formano gli esecutivi di giovani, donne, pensionati e della Federazione

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Dopo le assemblee di sezione e zonali, la nuova classe dirigenziale comporrà il nuovo Consiglio provinciale e la giunta esecutiva In pratica, partendo dalle assemblee di base, sono stati interessati tutti gli associati, una base associativa ormata da 15.813 tesserati, più i rappresentanti di 30 cooperative associate a UeCoop. D’altra parte, essendo l’organizzazione maggiormente rappresentativa di tutte le categorie, essendo la più grande forza sociale del territorio, sono ormai molti anni che Coldiretti si è caricata sulle spalle molti degli oneri, e anche molti degli onori, rappresentati dall’opinione pubblica. Questo si è anche tradotto, più recentemente, in una nuova forma di rappresentanza in cui Coldiretti, sempre più sindacato imprenditoriale di filiera, insieme alle aziende artigiane e industriali d’eccellenza si sono uniti per la realizzazione di accordi economici e commitment concreti finalizzati ad assicu-

rare la massima valorizzazione della produzione agricola, anche attraverso la realizzazione di contratti di filiera sostitutivi dell’ormai superata stagione della sterile interprofessione. “Siamo capofila – afferma il presidente di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale – di un progetto, denominato “Filiera Italia” e traslato sul territorio col nome di “Filiera Asti”, che mette assieme le imprese buone del territorio, sia

Assemblee elettive

L’assemblea della zona di Asti del 15 di marzo

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Periodico Ufficiale di Coldiretti Asti

Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 - Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Anno 67° numero 3 - Marzo 2018 Stampa Artigrafiche M.A.R. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949

Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl Tel. 0141.380.400 - Tel. 335.471017 Abbonamento annuale: Euro 20,00 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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on il mese di aprile, Coldiretti Asti, porterà a compimento il rinnovo di tuti i vertici dirigeziali della federazione, compresi gli organi di rappresentanza di giovani, donne e anziani. Uno sforzo organizzativo molto impegnativo, ma che garantisce la massima democrazia all’interno dell’organizzazione, come sottolinea il direttore della Federazione, Antonio Ciotta: “E’ un impegno imponente ma è anche l’unico modo per permettere la cosiddetta democrazia che viene dal basso, direttamente dalla base associativa. E poi, solamente così possiamo garantire la rappresentanza e e cogliere le efffettive esigenze sociali del territorio. Abbiamo rinnovato 87 sezione in altrettanti comuni della provincia, in ognuno è stato nominato un presidente, poi abbiamo realizzato le assemblee zonali, ognuna con il suo presidente e il suo consiglio direttivo”. Sono nove i presidenti di zona, ognuno con una ventina di consiglieri, facenti capo a Asti, Canelli, Castelnuovo D.B., Moncalvo, Montiglio, Nizza M., San Damiano, Vesime, Villanova. Sostanzialmente analoga la nomina dei rappresentanti dei giovani, delle donne e dei pensionati, i cui consigli provinciali si tengono il 4 aprile del Donne Impresa Coldiretti Asti, il 5 per Giovani Impresa e l’11 per l’Associazione Pensionati. Tra l’altro, il 12 aprile si terrà anche l’assemblea rinnova carche dell’’Associazione provinciale Terranostra. Il percorso si concluderà il 26 aprile prossomo con l’assemblea provinciale della Federazione Provinciale Coldiretti che porterrà al rinnovo del Consiglio direttivo.


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agricole che artigianali e agroindustriali, aziende virtuose, quelle aziende che hanno e vogliono continuare ad avere una patria”. Le nostre assemblee sono quindi una sorta di stati generali dell’agricoltura e delineeranno i passi per attuare questa chiara linea di rappresentanza. L’analisi della situazione non può pertanto che partire dallo stato di attuazione del progetto Coldiretti per le imprese e per il Paese “Una filiera agricola tutta italiana” e dall’applicazione degli accordi di filiera che in molti settori hanno ormai avvicinato, senza intermediazioni, il primario, all’artigianato e all’agroindustriale, se non direttamente al consumatore. “Stiamo discutendo, direttamente con i nostri associati - sottolinea Antonio Ciotta, direttore provinciale Coldiretti – le problematiche che maggiormente attanagliano il settore. Lo stiamo facendo in modo propositivo, cercando di sviluppare ulteriormente i nostri progetti che abbiamo fatto crescere i questi ultimi otto anni nell’Astigiano: dalle iniziative di Campagna Amica, con i punti vendite, le botteghe, gli agri mercati e gli Agrichef degli agriturismo Terranostra, fino ai quattro principali progetti di filiera, sugli ortaggi, sul vitivinicolo, sulle nocciole e sui cereali”. “In ogni caso – conclude il Presidente Cabiale - vogliamo che tutti si approccino a questi incontri cercando di cogliere nuove opportunità di sviluppo e consolidamento delle proprie imprese agricole”. In ogni assemblea di base si è praticamente registrato il tutto esaurito, il 27 febbraio a Castelnuovo Don Bosco, il 6 marzo a Villanova, l’8marzo a Cortanze, il 15 marzo a Asti, il 20 marzo a Moncalvo, il 22 marzo a Nizza Monferrato, il 27 marzo a San Damiano, il 28 marzo a Canelli e il 29 marzo Vesime.

L’assemblea di Villanova d’Asti del 6 marzo.

L’assemblea della zona di Nizza Monferrato si è tenuta il 22 marzo

L’assemblea di San Damiano d’Asti si è tenuta il 28 marzo


Boom di consumi per il vino rosato

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Sono cresciuti del 20,7%, molto di più dei bianchi (3,9%) e dei rossi (2,1%)

si e insieme agli altri, ma con un consumo equilibrato che riguarda la maggioranza della popolazione. Un approccio che ha portato alla proliferazione di corsi per sommelier con un numero sempre maggiore di consumatori che ci tiene ad essere informato sulle caratteristiche dei vini, con un vero boom dell’enoturismo che oggi genera un indotto turistico di quasi 3 miliardi di euro l’anno con 16,1 milioni di italiani che hanno partecipato ad eventi, sagre, feste locali legate in qualche mondo dei calici. Ma la cultura del vino coinvolge sempre di più anche gli stranieri che nel 2017 hanno acquistato 6 miliardi di euro di bottiglie con etichette italiane con un export cresciuto del 7%, mentre solo lo spumante, protagonista di molti aperitivi in Italia e all’estero, ha fatto registrare incrementi a due cifre segnando un +14% nell’export in valore rispetto allo scorso anno raggiungendo la cifra record di 1,3 miliardi di euro.

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Fuori dai confini nazionali i consumatori più appassionati sono gli inglesi che non sembrano essere stati scoraggiati dalla Brexit e sono nel 2017 il primo mercato mondiale di sbocco delle spumante italiano con il valore delle bottiglie esportate che fa registrare un aumento del 12% di gran lunga davanti agli Stati Uniti, che crescono comunque del 15% mentre in posizione più defilata sul podio si trova la Germania (+8%).

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L’aperitivo è un rito che unisce l’Italia da nord a sud e spinge sul consumo di vini freschi e sulle bollicine, con una sempre maggiore ricerca di qualità come dimostrano anche le 7.300 enoteche aperte in tutta l’Italia dove è possibile scegliere fra una offerta Made in Italy di 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 a denominazione di origine controllata e garantita (Docg) e 118 a indicazione geografica tipica (Igt) e dove spesso è anche possibile consumare direttamente un calice del vino preferito accompagnato da prodotti del territorio. Infatti la cosiddetta “apericena” punta sempre di più su un’alimentazione all’italiana spinta dal successo della dieta mediterranea dove il vino è componente fondamentale. Consumato da 1 italiano su 2 e dal 39,3% delle donne secondo gli ultimi dati Istat, il vino è diventato l’emblema di uno stile di vita “lento”, attento al benessere psico-fisico che aiuta a stare bene con se stes-

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ra i colori del vino, vince il rosato, con una crescita dei consumi del 20,7%. L’incremento è decisamente superiore rispetto ai bianchi e ai rossi Doc e Docg che si fermano al 3,9% e al 2,1%. Questi dati emergono da un’analisi di Coldiretti su statistiche Ismea del 2017, in merito ai cambiamenti in atto nei calici degli italiani. Una tendenza sostenuta dal diffondersi di nuovi modelli di consumo come l’apericena che coinvolge quasi sei italiani su dieci (59%) secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’.


Presentato l’Acqui Rosé, ora il Brachetto spera nel secco Obiettivo 5 milioni di bottiglie, ma la resa attuale è mortificante

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stato presentato, l’8 marzo ad Acqui Terme, l’Acqui Rosé Docg, versione secca del Brachetto. Nel Palazzo Comunale acquese si è tenuta una degustazione guidata con 200 persone tra produttori di vino e di uva, operatori del settore e giornalisti. Il Rosé prende il nome dalla città termale, ma le uve provengono per la maggior parte dai comuni dell’Astigiano: Bubbio, Calamandrana, Cassinasco, Castel Boglione, Castel Rocchero, Sessame, Castelletto Molina, Cessole, Fontanile, Loazzolo, Maranzana, Mombaruzzo, Monastero Bormida, Montabone, Nizza Monferrato, Quaranti, Rocchetta Palafea e Vesime. Per altro fu Arturo Bersano, nelle sue cantine di Nizza Monferrato a produrre, nel 1952, la prima versione spumante del Brachetto. “Un prodotto -

spiegano Roberto Cabiale, presidente di Coldiretti Asti - che va verso le attuali tendenze dei consumatori che, sempre di più, richiedono le bollicine secche da aperitivo e tutto pasto”. Per ora la produzione è molto limitata, fra le province di Asti e Alessandria sono pronte le prime 15 mila bottiglie, ma l’obiettivo dichiarato dal Consorzio tutela Brachetto è di arrivare in 3 anni a 5 milioni di bottiglie. Questa deve essere vista come una speranza di crescita e di rilan-

cio del comparto che potrebbe andare anche oltre i confini nazionali. “Auspichiamo, che, in seguito alle nostre sollecitazioni, arrivi in tempi rapidi il consenso del Comitato nazionale vini ad estendere a tutti gli spumantisti italiani la possibilità di imbottigliare il Brachetto secco, acquistando i nostri mosti ed attivando i dovuti controlli”. D’altra parte, a dire il vero, il comparto Brachetto peggio di così non può andare, la produzione del dolce arriva a 4,2 milioni di bottiglie, con la mortificante resa produttiva in vigneto ridotta a soli 36 quintali per ettaro tra Acqui Docg e Brachetto Piemonte Doc.

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Il Terre Alfieri tipologia Arneis spicca il volo Si sono tenuti due importanti eventi, uno a San Damiano e uno a Cisterna

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Le degustazioni della nuova annata del Terre Alfieri Arneis si sono tenute al Castello di Cisterna il 23 marzo

dei vini Terre Alfieri tipologia Arneis dell’annata 2017 sono infatti risultati eccellenti e meno di un quarto sono comunque risultati di ottima qualità. Questa “prima assoluta” del Terre Alfieri è stata molto apprezzata dai produttori che hanno particolarmente gradito l’attenta regia di Coldiretti Asti e i preziosi suggerimenti forniti dal professor Gerbi, spunti sicuramente molto interessanti per permettere ai vignaioli di affinare ulteriormente le tecniche produttive e trovare una giusta identità sui mercati. La giovane Doc Terre Alfieri tipologia Arneis, si presenta insieme al Cortese dell’Alto Monferrato, come la principale Doc di bianco fermo del territorio Astigiano. “Si tratta di una Doc – ha evidenziato Secondo Rabbione – istituita nel 2009 ma che ha già saputo aprire un percorso importante, crescendo nei numeri e soprattutto coinvolgendo gran parte dei produttori del territorio che ora hanno deciso di elevare ulteriormente l’aspetto qualitativo proponendo una modifica del disciplinare per allungare i tempi di affinamento

del vino”. “Noi produttori ci crediamo – rileva Beppe Guido Pescaja, leader dei vignaiolo di Terre Alfieri e con una laurea in economia nel cassetto – vogliamo far spiccare definitivamente il volo a questo vino e in modo particolare siamo sicuri che possa rappresentare un volano fondamentale per tutta l’economia del suo territorio. Già ora è un elemento importante di aggregazione e pensiamo possa esserlo sempre più anche per altri prodotti in modo che questo territorio possa essere economicamente autosufficiente”. Il presidente del Consorzio Barbera d’Asti e Vini del Monferrato, Filippo Mobrici, ha rilevato come i produttori di Terre Alfieri abbiamo recentemente aderito al Consorzio e già cominciato un percorso di crescita che prevede altri eventi promozionali in Italia e all’estero. E’ importantissimo che queste piccole Doc possano essere sostenute e che possano crescere, non solo per il loro territorio, ma anche per tutto il movimento del vino, anche perchè, se esiste uno stretto legame con il territorio di origine, ci sono tante cose da raccontare ai consumatori.

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Il professor Vincenzo Gerbi ha magistralmente condotto le degustazioni del Terre Alfieri

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on i suoi 42 produttori, di cui 30 che vinificano per oltre 170 mila bottiglie, la giovane Doc Terre Alfieri tipologia Arneis, vuole crescere e spiccare il volo. Con un omaggio a tutte le donne delle colline Alfieri, che col sacrificio e il loro lavoro hanno fornito un contributo fondamentale per cesellare e plasmare i vigneti delle colline di questo territorio, l’8 marzo scorso, nella giornata mondiale della donna, nella sede di Coldiretti Asti, i produttori di Terre Alfieri hanno presentato due importanti eventi ideati grazie alla collaborazione fra Coldiretti, Centro Studi Vini del Piemonte, Consorzio di tutela della Barbera d’Asti e dei vini del Monferrato, Enoteca Regionale delle Colline Alfieri e i Comuni di San Damiano d’Asti e Cisterna d’Asti. Il primo appuntamento si è teenuto a San Damiano d’Asti, domenica 18 marzo, in concomitanza con la Fiera di San Giuseppe, presso il rinnovato Foro Boario dove è allestito un grande banco di assaggio di Terre Alfieri Doc tipologia Arneis gestito da personale specializzato. Ogni produttore di Terre Alfieri ha potuto disporre di uno spazio riservato dove proporre anche tutti gli altri loro vini. E’ stato un momento molto importante di aggregazione e di esplicitazione della sinergia che si sta facendo con i produttori. Il secondo appuntamento appuntamento si è tenuto venerdì 23 marzo nel Castello di Cisterna d’Asti dove si è tenuta una degustazione tecnica della nuova annata di Terre Alfieri Doc tipologia Arneis. I produttori, gli operatori del settore e i giornalisti hanno potuto effettuare le degustazioni condotte dal professor Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino, in collaborazione con Secondo Rabbione, responsabile con il Centro Studio Vini del Piemonte. E qui sono emerse tutte le peculiarità di questo vino. I 4/3


Il clima ha fatto aumentare il vino di un grado La vendemmia anticipata di un mese rispetto a 30 anni fa

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l surriscaldamento del pianeta, negli ultimi 30 anni, ha fatto crescere di un grado il tasso alcolico del vino italiano. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti in relazione alle previsioni di Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana sul rischio desertificazione con la Pianura Padana che nell’arco dei prossimi cento anni potrebbe diventare, come il Pakistan e la Sicilia, un deserto africano. Il surriscaldamento ha anche determinato sempre più spesso un anticipo della vendemmia anche di un mese rispetto alla tradizionale scadenza di settembre. Oggi viene smentito quindi il proverbio “ad agosto riempi la cucina e a settembre la cantina”. Perde valore anche l’antico adagio “a San Martino ogni mosto diventa vino” poiché sono diventate estremamente rare le uve non ancora raccolte entro l’11 novembre. Nell’ultima vendemmia, ad esempio, l’inizio della raccolta delle uve nell’Astigiano è iniziata a Ferra-

gosto e anche la Barbera è stata molto anticipata rispetto ad esempio agli anni ’80. In generale il “vigneto Italia” produce adesso uve più precoci, meno acide e più dolci rispetto al passato, con il caldo che ha cambiato anche la distribuzione sul territorio dei vigneti che

tendono ad espandersi verso l’alto con la presenza della vite anche a quasi 1.200 metri di altezza come nel comune di Morgex e di La Salle, in provincia di Aosta, dove dai vitigni più alti d’Europa si producono le uve per il Blanc de Morgex et de La Salle Dop.

Smascheriamo l’inganno dello zuccheraggio del vino numero 3 - 2018

In Italia è sofisticazione, ma nel nord Europa è consentito, senza indicarlo

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mascherare in etichetta l’inganno dell’aggiunta di zucchero al vino che l’Unione Europea consente ai Paesi del centro e nord Europa. E’ quanto chiede il presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo, in riferimento alla proposta di nuova etichetta del vino al vaglio del Commissario Ue alla Salute al Commissario UE alla Salute Vytenis Andriukaitis. Occorre coglie-

re l’occasione della revisione delle norme in materia di indicazione in etichetta delle dichiarazioni nutrizionali e degli ingredienti per consentire finalmente ai consumatori di sapere se il vino che bevono è stato ottenuto o meno con l’aggiunta di zucchero. Un trucco di cantina permesso nell’Unione Europea ma vietato in Italia Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro e di alcune aree della Fran-

cia che rappresentano però circa l’80% della produzione comunitaria. La mancanza di trasparenza è un danno per i consumatori ma anche per i produttori mediterranei che subiscono una concorrenza sleale. In Italia lo zuccheraggio del vino è stato vietato per la prima volta da una precisa norma statale (art.76 del D.P.R. n. 162 del 12 febbraio 1965) che considera questa pratica al pari di una sofisticazione.


Cresce l’export del vino verso il mercato asiatico Negli ultimi anni + 75% in Cina e +15% in Giappone vitivinicole del nostro territorio stanno guardando ad oriente. Il vino piemontese, grazie ai suoi alti standard qualitativi è già particolarmente apprezzato negli Usa che ne assorbono il 35% e le esportazioni hanno raggiunto i 200 milioni di euro. Una crescita basata sulla sua identità con una decisa svolta verso la qualità che ha permesso di conquistare i mercati esteri. Sicuramente la chiave del successo passa attraverso la capacità, anche degli enti territoriali, di saper promuovere e tutelare le nostre produzioni oltre i confini nazionali”.

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e esportazioni di vino italiano in Cina hanno raggiunto il massimo storico di oltre 130 milioni di euro grazie all’aumento del 29% nel 2017. E’ quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Istat, divulgata in occasione della presentazione dell’edizione 2018 del Vinitaly che ha evidenziato lo spostamento ad est della mappa dei consumi di vino. L’Italia resta al quinto posto nella lista dei principali esportatori di vino in Cina che è entrata nella lista dei cinque Paesi che consumano più vino nel mondo. In Piemonte l’export interessa il 60% del vino prodotto ed è particolarmente apprezzato dai mercati europei, ma anche da quelli asiatici con una crescita negli ultimi anni del 75% in Cina e del 15% in Giappone. “Sicuramente i dati parlano chiaro – afferma Roberto Cabiale, presidente di Coldiretti Asti - il mercato asiatico è in crescita e numerose imprese

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Stop pratiche sleali di filiera contro gli agricoltori

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er ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti meno di 15 centesimi in Italia vanno a remunerare il prodotto agricolo mentre il resto viene diviso tra l’industria di trasformazione e la distribuzione commerciale. E’ quanto afferma la Coldiretti nell’evidenziare gli effetti delle pratiche sleali nella filiera

alimentare contro le quali è in arrivo una direttiva della Commissione Ue che prevede tra l’altro l’obbligo di pagamento entro 30 giorni ai fornitori di prodotti alimentari deperibili, divieto di cancellazione last minute o di modifiche unilaterali e retroattive degli accordi presi. Si riconosce finalmente - sottolinea la Coldiretti – che gli squilibri di reddito e di po-

tere nella filiera alimentare devono essere affrontati con urgenza, al fine di migliorare il potere contrattuale degli agricoltori. Gli agricoltori sono infatti particolarmente vulnerabili alle pratiche commerciali sleali favorite dalla concentrazione in atto nell’industria e nella distribuzione alimentare.

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Per ogni euro speso dai consumatori, solo 15 cent vanno agli agricoltori


PROSEGUE LA RACCOLTA FIRME “STOP CIBO FALSO” La petizione per chiedere all’Europa l’etichettatura obbligatoria d’origine per gli alimenti

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rosegue in tutta Italia la raccolta firme per la petizione #stopcibofalso che parte dalla necessità di chiedere al Parlamento Europeo l’etichettatura obbligatoria per gli alimenti. E’ a rischio “fake” nel carrello della spesa un prodotto alimentare su quattro perché non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta, dai salumi alle marmellate, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini. Si tratta di una battaglia di civiltà per garantire la salubrità di quanto viene consumato sulle nostre tavole, infatti l’indicazione di origine permette di contrastare quelle imitazioni che ogni anno sottraggono 60 miliardi di euro all’economia dell’Italia e di rafforzare la lotta alle agromafie, oltre che prevenire le falsificazioni. L’appello, di firmare la petizione è dunque rivolto a tutti gli astigiani: è possibile firmare la petizione sul sito www. a s t i . c o l d i re t t i . i t , presso tutti gli uffici di zona Coldiretti e negli agrimercati di Campagna Amica (per l’elenco consultare il sito www.

campagnamica.it). Inoltre, si può sostenere la campagna #stopcibofalso sui social network di Coldiretti Asti (pagina Facebook e Twitter).


PERCHÈ FIRMARE LA PETIZIONE EUROPEA Per la nostra salute, per l’economia, contro le speculazioni, per l’agricoltura cultare l’origine delle materie prime. Senza un’etichetta trasparente non è possibile compiere scelte consapevoli e prevenire le speculazioni sul cibo che danneggiano sia chi produce che chi consuma. Per questo motivo Coldiretti e Campagna Amica chiedono di fermare le truffe alimentari e tutelare il meglio del cibo italiano.

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gni giorno rischiano di finire nel nostro piatto alimenti di bassa qualità o addirittura tossici provenienti da altri Paesi, come dimostrano i ripetuti allarmi e sequestri. Un cibo falso e anonimo costituisce un pericolo per la salute e per l’economia del nostro Paese, che ogni anno perde 60 miliardi di euro a causa del falso made in Italy. Ad oggi in Europa non esiste una legge chiara sull’etichettatura che tuteli il consumatore dalle truffe nel piatto: solo pochi alimenti hanno l’obbligo di indicare l’origine del prodotto e degli ingredienti. Chi ci guadagna? Le agromafie e le grandi multinazionali del cibo che hanno interesse a oc-

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Un nostro associato ci scrive:

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Serve che l’origine dei prodotti sia sempre indicata in etichetta

ubblichiamo, di seguito, integralmente e con piacere, una lettera inviataci da un nostro lettore, associato Coldiretti di Cunico. “La Turchia ci invade con cibi pericolosi e si classifica al primo posto, addirittura davanti alla Cina, con 2925 allarmi alimentari fatti scattare nella Unione Europea. È quanto ha affermato Coldiretti in occasione della visita del presidente Erdogan. Tutti noi siamo a rischio perché senza saperlo ci ritrovano sulla tavola prodotti alimentari con tossine dovute a scarsa attenzione nella produzione e nello stoccaggio. Gli agricoltori italiani vengono truffati perché de-

vono seguire normative severe e molto costose mentre il prezzo viene deciso da paesi che producono senza regole. Serve che l’origine dei prodotti sia sempre indicata in etichetta, anche per quanto riguarda i singoli ingredienti. Deve essere reso illegale ovunque nel mondo di descrivere i prodotti come di origine italiana quando non lo sono. La nostra filiera agroalimentare non è solo un settore economico importante ma è la base dell’economia. Oltre a garantirci una indipendenza e sicurezza alimentare crea un immenso indotto creando posti di lavoro e investendo in macchinari, prodotti e servizi. Gli agricoltori sono architetti del paesaggio in

grado di limitare l’abbandono e il degrado che portano a rischi idrogeologici. Si può combattere l’aumento della anidride carbonica nell’atmosfera fissandola nel suolo con buone pratiche agricole. Come Agricoltore Astigiano mi sento di ringraziare Coldiretti quando si batte per una maggiore informazione dei consumatori e per una valorizzazione dei prodotti agricoli di qualità del nostro territorio. È solo dall’orgoglio verso la nostra terra e le nostre tradizioni che può partire una robusta ripresa economica”. Diego Faletti Cunico faletti@post.com

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Giovani agricoltori concorrono per l’innovazione Danno sfogo alla fantasia e si contendono 6 categorie

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on i giovani imprenditori agricoli che nel 2017 sono aumentati del 6%, arriva il premio per l’innovazione dedicato alle giovani start up nelle campagne italiane. Sono, infatti, aperte le iscrizioni al nuovo concorso che punta a valorizzare le giovani realtà imprenditoriali italiane del settore agricolo e alimentare, che sono state capaci di emergere tra le altre grazie a un modello di impresa innovativo e sostenibile. L’Italia con 55.121 imprese agricole italiane condotte da under 35 è al vertice in Europa nel numero di giovani in agricoltura. “Il premio – spiega Danilo Merlo, delegato Giovani Impresa Coldiretti Asti - punta i riflettori sulla capacità di utilizzare l’innovazione per dare lustro alle tradizioni e ai prodotti locali. In tutto il Piemonte le aziende under 40, rispetto allo scorso anno, sono aumentate del 30%: un dato che denota come l’agricoltura sappia dare prospettive di futuro e sappia offrire diverse opportunità che vanno a legarsi anche con

altri ambiti”.“Questo premio – specifica Roberto Cabiale, presidente di Coldiretti Asti – non è solo un concorso ma il racconto di un settore che in questi anni ha saputo reinterpretarsi affidandosi anche alla capacità innovativa di una nuova generazione di imprenditori agricoli”.

“La nostra Organizzazione – rileva Antonio Ciotta, Direttore Coldiretti Asti - sta fortemente puntando sui giovani, fondamentali per il rinnovamento della nostra agricoltura, attraverso i quali il patrimonio agricolo “Made in Asti” viene implementato, innovato ed esportato”.

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S E I L E C AT E G O R I E I N C O N C O R S O Impresa3.Terra premierà i progetti di quelle giovani aziende agroalimentari che hanno creato una cultura d’impresa esemplare, riuscendo a incanalare creatività, originalità e grande abilità progettuale per lo sviluppo e la crescita dell’agricoltura italiana coniugando tradizione e innovazione. Campagna Amica valorizzerà i prodotti tipici italiani su scala locale, nazionale e mondiale rispondendo alle esigenze dei consumatori in termini di sicu-

rezza alimentare, qualità e tutela ambientale. Sostenibilità ambientale è la parola d’ordine di quei progetti che promuovono un modello di sviluppo sostenibile, riducendo al minimo la produzione di rifiuti, risparmiando energia e materiali attraverso processi che tutelano l’ambiente. Fare Rete prende in esame quei modelli di imprese, cooperative, consorzi agrari, società agricole e start up, capaci di creare reti sinergiche in grado di massimizzare

i vantaggi delle aziende agroalimentari e del consumatore finale. Noi per il sociale promuove quei progetti volti a rispondere a bisogni della persona e della collettività, grazie alla capacità di trasformare idee innovative in servizi e prodotti destinati a soddisfare esigenze generali e al tempo stesso creare valore economico e sociale. Creatività centra l’attenzione sull’originalità di idea, di prodotto e di metodo.


In Italia la terra più cara d’Europa frena i giovani ria che si classifica come la regione europea con i prezzi piu’ alti per un importo medio di 108mila euro all’ettaro. In Italia il prezzo medio della terra arabile è di 40.153 euro all’ettaro. Il valore nazionale risulta essere pari a più di tre volte quello medio della Spagna pari a 12.744 euro, quasi sette volte quello della Francia di 6.060 euro e una volta e mezzo quello della Gran Bretagna di 25.732. Se si considera che la dimensione media di un’impresa agricola italiana è di circa otto ettari il “prezzo d’ingresso” per un giovane agricoltore rischia di diventare proibitivo e ciò rappresenta un grave problema, anche per le difficoltà di accesso al credito, in un momento peraltro dove la “voglia di campagna” è ai massimi storici. Lo dimostra l’aumento del 6% nel 2017 delle imprese agricole italiane condotte da under 35, salite a 55.121, cifra che regala all’Italia il primato in Europa per numero di aziende giovani. Una voglia di campagna che

è oggi sostenuta da una serie di misure previste dalle politiche nazionali e comunitarie, a partire dai Piani di sviluppo regionali (Psr) che prevedono appositi bandi per favorire l’insediamento e gli investimenti dei giovani in agricoltura. Si tratta di un’opportunità importante che non riesce però a soddisfare appieno l’enorme mole di domande che vengono alle imprese under 40. Anche per quanto riguarda l’accesso alla terra sono stati predisposti piani di sostegno come la Banca della Terra, un progetto previsto dal Collegato Agricolo con l’obiettivo di cedere i terreni di proprietà delle pubbliche amministrazioni alle giovani imprese. Sul fronte del credito Coldiretti ha inoltre messo in campo con Creditagri un progetto espressamente rivolto ai giovani per favorire gli investimenti attraverso un sistema che permette di abbattere i tempi di accesso al credito pubblico e privato da 20 mesi ad appena 2 mesi. Un impegno che negli ultimi 3 anni ha portato al finanziamento di oltre 650 progetti per un importo di 60 milioni di euro.

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l costo elevato della terra in Italia è il principale ostacolo all’ingresso dei giovani in agricoltura. E’ quanto afferma Coldiretti nel commentare l’ultimo studio Eurostat dal quale emerge che la terra arabile in Italia è la più cara d’Europa, fatta eccezione per i Paesi Bassi, con la Ligu-

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Valgono tre volte di quelle spagnole e sette volte quelle francesi


Sintonia fra Coldiretti e Confartigianato Dopo la recente nomina, Dellavalle ha incontrato Cabiale

Accordi di filiera

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E’ stato un incontro cordiale, schietto e sincero in cui alla fine è emersa una sintonia convergente sulle politiche di sviluppo del territorio”, così il presidente di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale, riassume l’incontro, del 6 marzo scorso, con il presidente di Confartigianato Asti, Roberto Dellavalle. Alla presenza dei due direttori provinciali, Antonio Ciotta e Giansecondo Bossi, quella che poteva sembrare una semplice visita di cortesia del neo eletto rappresentante degli artigiani, si è quasi trasformata in un confronto sulle principali problematiche attraversate dai due settori autonomi che meglio

rappresentano l’identità della nostra provincia. “In effetti – aggiunge Cabiale – sono emersi molti elementi in comune fra agricoltori e artigiani, accumunati principalmente, insieme agli industriali, dal dover lavorare con ingegno e perizia per fornire ai consumatori i propri prodotti. Sicuramente il lavoro imprenditoriale produttivo è diverso da quello imprenditoriale dei servizi o del commercio. Con Confartigianato, c’è stato fin da subito feeling e un unità di intenti che sicuramente potremo coltivare per attivare azioni concrete, seppure ognuno nel rispetto degli interessi che ogni organizzazione deve rappresentare”.

Roberto Dellavalle e Roberto Cabiale, hanno detto durante l’incontro: siamo accomunati principalmente, insieme agli industriali, dal dover lavorare con ingegno e perizia per fornire ai consumatori i nostri prodotti

Al via la riorganizzazione dei Consorzi Agrari Affitto di ramo di azienda fra Nord Ovest e Cadelpo

I

Consorzi Agrari del territorio hanno avviato un corposo e complesso progetto di riorganizzazione. Il primo atto è stato l’affito del ramo di azienda tra il Consorzio Agrario delle Province del Nord Ovest e il Consorzio Agrario del piemonte Orientale. Il Cap Nord Ovest è attualmente presieduto da Tonino Gai ed opera nelle province di Asti, Cuneo, Genova, Imperia, La Spezia, Savona, Torino, ha 70 agenzie, possiede una fabbrica di mangimi, una di concimi e diversi centri di stoccaggio dei cereali, controlla “Petrol Cap” azienda per la distribuzione del carburante. Il Cadelpo è invece presieduto da Roberto Paravidino, ha sede una sede centrale a San Michele di Alessadria costruita ex novo nell’ottobre 2016, diverse altre agenzie, e un fatturato di circa 35 milioni di euro, copre le province di Alessandria, Biella, Novara e Vercelli. Fra gli obbiettivi c’è anche quello di ampliare ulteriormente l’operatività, anche

La sede del Consorzio Agrario di Asti

in Valle d’Aosta. Le necessità delle imprese, così come sollecita Coldiretti, sono di accrescere ulteriormente la professionalità nei servizi offerti dai Cap alle aziende agricole. Serve poi un concreto piano industriale che ridia slancio e solidità economica e finanziaria, in modo da diventare un supporto ancora più concreto nella realizzazione e gestione dei progetti economici di filiera che con tanto impegno si stanno attuando.

La sede del Consorzio Agrario di Alessandria


Pronti a offrire carne di alta qualità

È

stato costituito il 2 marzo scorso, in uno studio notarile di Asti, il Consorzio Allevatori Caprini del Piemonte, promosso da Coldiretti e dall’Arap (Associazione Regionale Allevatori Piemonte). Presenti il direttore di Coldiretti Asti, Antonio Ciotta, il direttore Arap, Tiziano Valperga, e cinque allevatori. Alla presidenza del Consorzio è stato nominato Simone Grappiolo, 47 anni, allevatore di capre a Roccaverano e già presidente della sezione caprini dell’Arap. Sono stati nominati vicepresidente Angelo Gautero di Saluzzo e i consiglieri Giuliano Andrea Fino di Revello, Ramon Pfister di Mombaldone e Umberto Signorini di Quargnento. I primi 25 allevatori hanno già sottoscritto una pre-adesione, mentre d’ora in poi si potrà procedere con la raccolta delle adesioni di tutti gli allevatori interessati. Tra i primi atti in programmazione del neonato consorzio, la stesura di un regolamento produttivo e l’individuazione di un marchio identificativo.

“Questo Consorzio – dichiara il neo presidente Simone Grappiolo - nasce per la necessità di far conoscere e affermare sul mercato i prodotti di origine caprina, principalmente le carni, con particolare attenzione al Capretto. Vuole essere aperto a tutti Simone Grappiolo con in mano l’atto costitutivo del gli allevatori del PieConsorzio Capretto insieme a Antonio Ciotta, Tiziano Valperga e gli altri costitutori monte per un’azione di promozione complessiva. La costituzione del Concomparto caprino piemontese è in sorzio è un atto importante, un puncrescita, come evidenziano i numeri: to di approdo fondamentale da cui 150 allevatori professionali, 25 mila ripartire per poter attuare forti azioni capre in produzione. Per questo il economiche per l’affermazione del Consorzio rappresenta, oltre ad un comparto”. importante strumento di promozione “Un atto che va sempre nella direziosul territorio, il volano per far crescene della valorizzazione delle produre economicamente il comparto, auzioni Made in Piemonte – spiegano mentare la qualità delle produzioni e Roberto Cabiale vicepresidente tutelarle attraverso la difesa delle dedi Coldiretti Piemonte e Bruno Rinominazioni, sia a livello nazionale sia varossa Delegato Confederale – Il europeo”.

Filiera zootecnica

Gli allevatori di capretto piemontesi si sono costituiti in consorzio

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Secondo lo Statuto il “Consorzio Allevatori Caprini del Piemonte”, si propone la tutela, la valorizzazione e l’incremento della produzione nonché del commercio di tutti i prodotti provenienti e derivanti dagli allevamenti di capre dei soci ubicati nell’intero territorio della Regione Piemonte, attraverso l’apposizione di marchi e/o sigilli e/o contrassegni, p ro v -

vedendo alla difesa delle denominazioni stesse in Italia e all’estero, anche mediante la richiesta di registrazione di marchi IGP, DOP e STG, ecc., sia a livello nazionale sia a livello europeo. Il Consorzio può, inoltre, promuovere tutte quelle iniziative che sono ritenute idonee per favorire ed agevolare il consumo ed il commercio dei prodotti dei suoi Soci, sia sul territorio nazionale che all’estero. Può promuovere azioni volte alla formazione ed alla ricerca per ottimizzare il raggiungimento dei suoi scopi, compreso il costante migliora-

mento della gestione degli allevamenti. Il Consorzio esercita una costante vigilanza sulle produzioni, sull’allevamento ed il commercio di tutti i prodotti provenienti e derivanti dagli allevamenti di capre dei Soci ubicati nell’intero territorio della Regione Piemonte, oggetto dei disciplinari di produzione e sull’uso dei marchi consortili promuovendo, per la tutela degli stessi, tutte quelle azioni giudiziarie necessarie ad impedire e reprimere abusi ed irregolarità in materia. Il Consorzio stesso potrà esercitare funzioni di controllo, vigilanza e certificazione in materia di IGP, DOP e STG, nei limiti delle norme nazionali e/o comunitarie.

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ESTRATTO DALLO STATUTO DELL’ASSOCIAZIONE ALLEVATORI CAPRINI DEL PIEMONTE


L’onda lunga della zootecnia dell’Astigiano Le Agri macellerie-latterie-salumerie trainano il settore

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on il progetto “Una filiera agricola tutta italiana” e “Campagna Amica”, Coldiretti ha dato impulso a un nuovo modo di intendere l’agricoltura, sia da parte degli agricoltori che dei consumatori. Nell’Astigiano un esempio virtuoso di questo nuovo sistema di intendere il primario, ci viene dal settore zootecnico. Molti alleva-

tori hanno saputo reinventare il loro approccio ai mercati ed hanno superato il rapporto con i cosiddetti “mediatori”, i rivenditori e i commercianti, passando dalla vendita all’ingrosso a quella al dettaglio. Sia che si tratti di produzioni lattiere, che casearie o puramente zootecniche, oggi in provincia di Asti si contano ben 49 punti vendita diretta: Agrima-

cellerie, Agrisalumerie, Agrilatterie, Agrigelaterie. In ognuna di esse, con la formula dal produttore al consumatore, si trovano prodotti a chilometro zero, la genuinità, tutte le garanzie di salubrità ed un prezzo inferiore mediamente del 30%. L’espansione di questo sistema è ancora in atto, per la gioia dei consumatori.

Filiera zootecnica

I fantastici 49 della zootecnia astigiana

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unti vendita nell’Astigiano specializzati nella zootecnia e Botteghe Campagna Amica. Az. Agr. Bosco Andrea, Serravalle d’Asti, Agrimacelleria Az. Agr. Ferrero Emilio, Buttigliera d’Asti, Agrimacelleria Az. Agr. Bergandino di Stura Pierantonio, Buttigliera d’Asti, Agrisalumeria Az. Agr. Robba Renzo, Cassinasco, Latte crudo Az. Agr. Glauco di Sadak Hapegyul Nedzhib, Castelnuovo D. B., Formaggi caprini Az. Agr. Gallino Valter, Cisterna d’Asti, Agrimacelleria Az. Agr. Cascina Anziano di Gozzellino Rita, Costigliole d’Asti, Agrimacelleria Az. Agr. Ronzano Giovanni, Costigliole d’Asti, Agrimacelleria Az. Agr. Luiset di Casetta Mauro, Ferrere d’Asti, Agrisalumeria Az. Agr. Sepello Alessandro, Mombercelli, Agrimacelleria Az. Agr. Cascina Aris SS Monale, Formaggi caprini Az. Agr. Monfrin di Micco Carlo & C., Moncalvo, Agrimacelleria Az. Agr. Cascina Valeggia di Bollito Alan, Moncalvo, Punto Vendita Campagna Amica Az. Agr. Forno Mauro, Montaldo Scarampi, Agrisalumeria Az. Agr. Germano Bruno, Piea, Agrisalumeria Az. Agr. Allegretti Renzo, ASTI Agrimacelleria

Az. Agr. Il Bricco Gallo di Granzino Marco, Tigliole, Agrimacelleria Az. Agr. Il Tonchese di Artuffo Agostino, Tonco, Carni avicole Agrilatteria del Pianalto di Molino Piero, Valfenera, Agrilatteria Az. Agr. Cascina Capello F.lli, Villanova d’Asti, Agrimacelleria Az. Agr. Agrituristica Merlo Aurelio, Monastero Bormida, Bottega Campagna Amica Az. Agr. Diotto Roberto, Serole, Agrimacelleria Az. Agr. Adorno Sandro, Vesime, Agrimacelleria Az. Agr. La Dimitana di Atanasov Toni, Bubbio, Agrimacelleria e Formaggi Az. Agr. Cascina Campagna di Gaboardi Roberto, Vesime, Formaggi di pecora Az. Agr. Cavallero Luisella, Loazzolo, Formaggi Latte Yogurt Az. Agr. Abrile Giuseppe, Roccaverano, Robiola di Roccaverano Az. Agr. Buttiero e Dotta di Buttiero Adelaide, Roccaverano, Robiola di Roccaverano Az. Agr. Cascina Rocchino di Santo Loredana, Serole, Robiola di Roccaverano Az. Agr. Diotti Giuseppe, Vesime, Formaggi Caprini Az. Agr. Ferrero Bruno, Serole, Formaggi Caprini Az. Agr. Ghione Enrica Franca, Roccaverano, Robiola di Roccaverano Az. Agr. Blengio Giuliano, Monastero Bormida, Robiola di Roccaverano

Az. Agr. Rossello Enrico, Roccaverano, Formaggi Caprini Az. Agr. Nervi Gianfranco, Roccaverano, Formaggi Caprini Az. Agr. Musolino Giuseppa, Roccaverano, Formaggi Caprini Az. Agr. Amaltea di Saglietti Daniela, Roccaverano, Robiola di Roccaverano Az. Agr. Birello Paolo, Serole, Formaggi Caprini Az. Agr. Pistarino Daniela, San Giorgio Scarampi, Robiola di Roccaverano Az. Agr. Ca’ del Ponte Rizzolio & Catalano di Rizzolio Pinuccia, Monastero Bormida, Robiola di Roccaverano Az. Agr. Taschetti Mariolina, Cessole, Formaggi caprini Az. Agr. Cascina Perfumo, Nizza Monferrato, Bottega di Campagna Amica Az. Agr. Il Ciabot di Robino Luca, Baldichieri, Salumi Az. Agr. Colombaro Diego, Costigliole d’Asti, Agrimacelleria Az. Agr. Negro Francesco, Calamandrana, Agrimacelleria Az. Agr. Pia Enrico, Isola d’Asti, Agrimacelleria a Montegrosso d’Asti Az. Agr. Vigliani Alessandra, Moasca, Formaggi Caprini Az. Agr. Capre e Cavoli di Pompilio Giampaolo, Capriglio, Formaggi caprini Az. Agr. Gamba Ernesto Ugo, Cerreto d’Asti – Agrimacelleria


Momento positivo per la zootecnia dell’Astigiano

60 allevatori hanno preso parte all’annuale assemblea della sezione

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to affiatata e unita, anche gli allevatori di capretti e i rispettivi caseifici rappresentano oggi una bella realtà con grandi margini di crescita”. Nel corso dell’Assembla della Spa di Asti, gli allevatori hanno anche programmato le fiere zootecniche di quest’anno, punto di incontro e grande vetrina nei confronti dei consumatori. Il circuito, messo a punto dall’Arap in stretta collaborazione con l’assessorato all’Agricoltura della Regione Piemonte, prevede la conferma delle fiere di Monastero Bormida e di San Giorgio Scarampi, il ritorno, dopo la sospensione di un anno causa blue tongue, di quelle di Tigliole e Calamandrana, e il rilancio a fiera interprovinciale di libro genealogico (animali da vita) di

quella di Valfenera che sarà posticipata alla domenica (26 agosto). Nel periodo invernale, completeranno il calendario le fiere storiche del Bue Grasso di Moncalvo e di Nizza Monferrato. All’assise, con il direttore dell’Arap, Tiziano Valperga, hanno preso parte il direttore dell’Associazione Nazionale Allevatori Bovini di Razza Piemontese (Anaborapi), Andrea Quaglino, e il veterinario Asl, Fausto Solito. Con loro il presidente Serra e i rappresentanti delegati all’Assemblea regionale: Andrea Rabino di Villafranca, Simone Grappiolo di Roccaverano, Domenico Viarengo di Variglie, Gianfranco Lisa, Mario Casetta e Renato Cardona (questi ultimi tre tutti di Valfenera).

Filiera zootecnica

Franco Serra durante il pranzo sociale della sezione provinciale allevatori di Asti tenutosi all’agriturismo “La Valle” di Serravalle

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SEMENTI E AGROFARMACI A RISCHIO Dopo la fusione Bayer/Monsanto e la cessione di Syngenta

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on la fusione tra Bayer e Monsanto, tra DuPont e Dow Chemical e l’acquisizione di Syngenta da parte di ChemChina si rischia che il 63% del mercato delle sementi e il 75% di quello degli agrofarmaci finisca nelle mani di sole tre multinazionali con un evidente squilibrio di potere contrattuale nei confronti degli agricoltori. E’ quanto afferma la Coldiretti (www.coldiretti.it) nel commentare la decisione della Commissione Ue di approvare l’acquisizione di Monsanto da parte di Bayer, a condizione che attuino “gli ampi rimedi” proposti per eliminare i dubbi dell’Ue sulle sovrapposizioni su sementi, pesticidi e agricoltura digitale.

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li allevatori dell’Astigiano si sono ritrovati, il 16 marzo scorso, per l’annuale assemblea della Sezione Provinciale Allevatori dell’Arap. L’incontro si è tenuto presso l’agriturismo “La Valle” di Serravalle, con la partecipazione di oltre 60 allevatori. “Abbiamo registrato un’adesione veramente importante – sottolinea Franco Serra, presidente della sezione e allevatore di bovini di Razza Piemontese -, con la partecipazione di rappresentanti di tutte le categorie, dagli allevatori di bovini da carne, da latte, dagli allevatori di caprini e ovini”. La provincia di Asti ha un’ottima propensione all’allevamento con un valore del comparto zootecnico secondo solo al vino. Alla Sezione Provinciale Allevatori sono iscritte 360 aziende con la razza bovina Piemontese, per oltre 19 mila capi, 8 aziende con razza Frisona con 600 capi in lattazione e 70 aziende con caprini con 2.500 capi per la produzione di latte e formaggio prevalentemente Roccaverano. “La zootecnia dell’Astigiano – rileva Serra – sta vivendo un periodo tutto sommato positivo, soprattutto se comparato ad altri settori. Oggi un vitello da ristallo (con 4 mesi di vita) vale circa 1.350 euro, mentre i capi grassi oscillano fra i 4 euro e i 4,20 al chilogrammo con le vitelle che raggiungono anche i 4 euro e mezzo, anche il latte, dopo tanti anni buoi, registra un significativo aumento del valore”. L’Assemblea di quest’anno è anche stata la prima del neo costituito Consorzio Allevatori Capretto del Piemonte, che ha alla presidenza Simone Grappiolo, allevatore di Roccaverano. “Dopo la ristrutturazione delle Apa provinciali e la loro adesione all’organismo regionale all’Arap – afferma Serra - possiamo affermare che la zootecnia piemontese sia mol-


Nasce la rete dell’agricoltura sociale di Campagna Amica In Italia sono già iscritte 937 imprese agricole, 300 sono piemontesi

Agricoltura sociale

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asce la rete di agricoltura sociale di “Campagna Amica”. Sono già 937 le aziende agricole iscritte ed esercitano l’attività di agricoltura sociale ai sensi della legge 141/2015. Offrono servizi diversificati, vanno dal reinserimento socio lavorativo di soggetti svantaggiati, all’educazione ambientale, dalle attività terapeutiche ai servizi alle comunità locali. Come opera la rete di Campagna Amica è stata illustrato da Coldiretti, in occasione della presentazione del Rapporto sull’Agricoltura Sociale del Ministero per le Politiche Agricole e Forestali, facendo il punto su un settore in continua espansione con una crescita dell’80% in dieci anni e 1.200 realtà totali operanti in Italia. Secondo la mappa dell’agricoltura sociale di Campagna Amica, in Italia, la metà delle aziende ha sede nel nord e in particolare proprio nel nostro Piemonte e nell’Emilia Romagna. Un’azienda su 3 si occupa di reinserimento socio lavorativo, mentre il 15% di percorsi riabilitativi o di sostegno a disabili e minori, anche puntando sulla grande capacità di stimolo affettivo di animali come cani, cavalli e asinelli. In Piemonte sono oltre 300 le imprese di Campagna Amica impegnate in progetti di agricoltura sociale, con esperienze diversificate. Esempi di spicco riguardano il percorso del cibo che genera valori sociali, i progetti di inclusione sociale e lavorativa di soggetti a vario titolo svantag-

L’agriwelfare si occupa principalmente di reinserimento socio lavorativo e di percorsi riabilitativi o di sostegno a disabili e minori giati, l’esperienza delle AgriTata con oltre 60 imprenditrici agricole a prestare servizio di assistenza all’infanzia di bambini dai tre mesi ai tre anni di età. Secondo il Rapporto sull’Agricoltura Sociale stilato dal Ministero, per l’avvio delle attività 1 azienda su 4 ha utilizzato anche finanziamenti esterni che sono arrivati nel 30% dei casi da fondi pubblici europei oppure da enti e istituzioni locali e nazionali (Ministero, Regioni e Comuni). Esiste anche un canale di finanziamento di origine prettamente privata che comprende i fondi raccolti tramite operazioni di crowdfunding e con le donazioni.

“L’agriwelfare italiano - evidenzia Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e presidente di Coldiretti Asti, – nasce quindi dall’innesto dei percorsi di riabilitazione e di reinserimento sociale in attività agricole tradizionali come la coltivazioni, l’allevamento, l’agriturismo, le fattorie didattiche e la vendite diretta. L’agricoltura sociale è la punta più avanzata della multifunzionalità che abbiamo fortemente sostenuto per avvicinare le imprese agricole ai cittadini e conciliare lo sviluppo economico del nostro territorio con la sostenibilità ambientale, la difesa della salute e della qualità della vita”.


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Acqua strutturata per una viticoltura sostenibile e di qualità Presentati all’istituto Penna i risultati della riduzione di fitofarmaci e sulla qualità delle uve

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I relatori durante la conferenza all’Istituto agrario di Asti

trattamenti fitosanitari e per interventi di endoterapia contro mal dell’esca e flavescenza dorata, e di Lorenzo Forbice esperto di filtrazioni di liquidi alimentari che ha relazionato circa l’importanza di tale tecnologia per il contenimento di consumo di acqua e la riduzione di imput chimici nelle operazioni di risciacquo delle membrane dei filtri. La discussione è stata moderata dai responsabili dell’associazione “Terra Acqua Vita” che promuove valorizza la ricerca per lo sviluppo innovativo e studia i campi di impiego della tecnologia “acqua suprema”. Le conclusioni sono toccate a Fabio Carosso, imprenditore e Sindaco di Coazzolo, che ha evidenziato l’importanza della qualità della vita

L’aula magna del Penna durante la presentazione dell’Acqua Suprema

Misura 121

l 17 marzo scorso, presso l’Istituto Agrario “Giovanni Penna” di Asti, si è tenuta una conferenza per illustrare le metodologie di coltivazione del vigneto, utilizzando per i trattamenti acqua strutturata, e per evidenziare i progressi fatti ed i risultai ottenuti dalle sperimentazioni in corso. L’incontro molto partecipato ha avuto fra i protagonisti il Professor Paolo Trivero, docente di Fisica all l’Università del Piemonte Orientale, che ha relazionato sulla sperimentazione presso l’azienda Faletta di Casale Monferrato, in collaborazione con Riccardo Canepari, responsabile agronomico aziendale, ormai giunta al terzo anno che ha portato al risparmio di circa il 50% dei fitofarmaci, e l’incremento della qualità delle uve. Sono seguiti gli interessanti interventi del dirigente scolastico dell ‘Istituto Agrario Renato Parisio che ha illustrato le sperimentazioni al primo anno di attività intraprese da professori ed alunni della scuola sull’utilizzo di acqua strutturata per i

all’interno delle aree rurali e sottolineato come società e mercato richiedano produzioni sempre più sostenibili ottenute con tecniche poco impattanti a livello ambientale e nel pieno rispetto della salute degli operatori del settore.

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Come funziona la tecnologia “Acqua Suprema K”

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e acque altamente strutturate presentano strutture molecolari organizzate (cristalline) allo stato liquido. Con la tecnologia “Acqua Suprema K”, brevettata in un paese dell’Est Europa, il tubo denominato “K” funge da dinamizzatore artificiale di fluidi che, replicando l’operato della natura, agisce sulla struttura molecolare dell’acqua e ne ricompone l’originale struttura cristallina, purificandola da tutte le frequenze inquinanti memorizzate all’interno della struttura elettromagnetica. Il tubo k è praticamente un cilindro in acciaio inox, AISI 316 per alimenti, con una doppia spirale che

collegato a un normale rubinetto che abbia una pressione di uscita non inferiore a 2.5 e non superiore a 10 bar, crea forti turbolenze a contatto con dei minerali e metalli preziosi, si carica di ioni negativi e si trasforma in “acqua suprema” ovvero acqua parzialmente strutturata. I gruppi di sali minerali e altre sostante (cluster) si dividono e da gruppi di 27-29 molecole si riducono a 2-3, l’acqua diventa quindi più fluida, più idratante e facilmente assorbibile. Ad esempio, nel suo percorso l’acqua suprema trasforma la calcite (calcare) in aragonite, un minerale a struttura molecolare finissima e alta-

mente assimilabile; il cloro che solitamente è aggiunto per “sanificare” l’acqua viene liberato come gas e quindi non ingerito o metabolizzato. Il sistema non ha bisogno di alimentazione nè di manutenzione; è garantito a vita. Portata a pieno regime circa 80 litri al minuto.

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È un tubo in acciaio per alimenti che agisce sulla struttura molecolare


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Cosa può fare l’“Acqua Suprema” al vigneto Gli studi sul “Mal dell’esca” sono veramente confortanti

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opo anni di sperimentazioni, ”Acqua Suprema” ha già molteplici e concrete applicazioni, e garantisce benefici per la produzione del pane e di tutti i prodotti da forno, per la riduzioni dei trattamenti e l’aumento della qualità sulle coltivazioni di ciliegie, uve, olive e pomodori, per la produzione di uova e l’allevamento dei polli, per la pulizia e la riduzione degli odori nelle cantine, negli allevamenti bovini e nelle pescherie. E’ però nella coltura della vita che da oltre un lustro si concentrano le sperimentazioni, anche universitarie, che certificano l’effetto anti-bodritico e

anti-oidico dell’”Acqua Suprema K”. Sono, ad esempio, molto confortanti i risultati dei test sul “Mal dell’esca”: grazie all’alto potere di assorbimento molecolare, l’Acqua Suprema dà alla pianta il tempo necessario di assorbire, per caduta, il liquido che immediatamente raggiunge le vie linfatiche del tronco ripulendole e contrastando il patogeno in essere. A distanza di 6-8 giorni anche i grappoli che erano in fase di disidratazione, perché la vite in forte sofferenza, cominciano lentamente a reidratarsi. A livello fogliare si nota il blocco completo della malattia e da rami già colpiti dall’m.d.e., spuntare di femminelle sane. Altra

importante applicazione dell’Acqua Suprema rigurada il potere igenizzante quindi di pulitura. Si può bagnare abbondantemente la vigna due giorni prima della vendemmia per togliere scorie, impurità e residui di trattamenti; è fondamentale farlo nel caso di uve da appassimento, si eviterà così un passaggio di lavorazione. Si può anche lavare l’uva prima della pigiatura per dare nuovo vigore agli acini ed avere un prodotto batteriologicamente più puro. Per ulteriori informazioni ci si può rivolgere all’Associazione “Terra Acqua Vita”, Fabio Carosso Tel. 335 6517981 – fabio.carosso@lisola-blu.it.

Cresce l’interesse per la Nocciola del Monferrato

20 Concluso, con un workshop a Settime, un ciclo di incontri sulla fertirrigazione

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’onda lunga della corilicoltura continua ad avere il vento a favore. Gli imprenditori agricoli dell’Astigiano credono molto nella “Nocciola del Monferrato” e su essa continuano ad investire. Non solo con nuovi impianti di noccioleto, ma anche con aggiornamenti tecnici, nuove tecniche di coltivazione e nuove attrezzature. Una propensione all’aggiornamento professionale che implica un dispendio di energie e di tempo. Infatti gli agricoltori monferrini hanno fatto il pieno ai corsi di formazione organizzati all’Istituto “Penna” di Asti, a Castellero e a Settime da Impresa Verde Asti e Uecoop, l’Unione Europea delle Cooperative a cui aderisce “Monferrato Frutta” braccio operativo degli agricoltori di Coldiretti che conferiscono le loro nocciole all’azienda dolciaria Novi. L’argomento principale è stato l’utilizzo dell’acqua in agricoltura, con

esempi concreti di dimensionamento e di costi degli impianti di fertirrigazione del noccioleto, così come inserito nel progetto “Agrishare” del Piano di Sviluppo Rurale “PSR” del Piemonte 2014-2020, Misura 1, Operazione 1.2.1, Azione 1 “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”. “Siamo veramente soddisfatti – ha rilevato il

responsabile dell’attività formativa, Antonio Bagnulo – i corilicoltori hanno risposto alla grande e seguito le lezioni con vivo interesse, i relatori sono stati molto bravi e abbiamo avuto una fattiva collaborazione da parte del preside dell’Agraria e dei sindaci di Castellero e Settime, ringrazio quindi Renato Parisio, Roberto Campia e Paola Borgio”.


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Regolamentazione delle richieste di nuovi impianti vigneti

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efinite le modalità operative per il rilascio di autorizzazioni per nuovi impianti viticoli, per i reimpianti e per l’aggiornamento del Registro informatico pubblico delle autorizzazioni. È stata pubblicata il 13 marzo una nuova circolare Agea (n.21923.2018) che sostituisce la precedente del 1° marzo 2017. La circolare ricorda che dal 1° gennaio 2016 e fino al 31 dicembre 2030 i vigneti di uva possono essere impiantati o reimpiantati solo se è stata concessa un’autorizzazione in base all’apposita domanda presentata all’Autorità competente. Sono escluse dall’autorizzazione solo le superfici destinate a impianti per scopi di sperimentazione o alla coltura di piante madri per marze o per vigneti i cui prodotti sono destinati solo al consumo familiare e infine

a nuovi impianti in conseguenza di espropri per pubblica utilità. La superficie nazionale da destinare a nuovi impianti è pari all’1% della superficie vitata nazionale a cui possono essere aggiunte eventuali superfici assegnate nella campagna precedente, ma inutilizzate per rinuncia. Per il 2018 sono a bando autorizzazioni per 6.685 ettari a livello nazionale. Da quest’anno scatta un limite massimo per domanda di 50 ettari, che le Regioni potranno ridurre. Le autorizzazioni dalla campagna 2017-2018 non sono più trasferibili da una regione all’altra, inoltre il vigneto va mantenuto per un minimo di 5 anni. Nella campagna 2018 le priorità sono riservate a organizzazioni senza scopo di lucro con fini sociali che hanno ricevuto terreni confiscati per

reati di terrorismo o criminalità; superfici soggette a siccità, con scarsa profondità radicale e con problemi di tessitura e pietrosità del suolo, in forte pendenza, in zone di montagne (sopra i 500 metri di altitudine, ma con l’esclusione degli altipiani; superfici in piccole isole e infine superfici in cui l’impianto di vigneti contribuisce alla conservazione dell’ambiente e aziende condotte in biologico. Le singole regioni hanno individuato quali criteri di priorità adottare e che punteggio attribuire agli stessi. Per quest’anno una parte delle superfici non assegnate nella precedente annualità è riservata fino a un massimo di 20 ettari alle zone comprese nel cratere del sisma del 2016-17 e in parte ai richiedenti nuove autorizzazioni nelle zone colpite dal virus della Xylella fastidiosa.

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Autorizzati 6.685 ettari a livello nazionale, con un limite massimo per domanda di 50 ettari

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on trasferibilità delle autorizzazioni originate da affitto o comodato di durata inferiore a 6 anni Un passo avanti sul fronte delle autorizzazioni di nuovi vigneti. Dal 21 marzo è diventata applicabile la norma antielusiva di non trasferibilità delle autorizzazioni al reimpianto originate da affitto o comodato del vigneto della durata inferiore a 6 anni. Il 21 marzo, infatti, con il numero 1-168 è stato registrato dalla Corte dei Conti il decreto ministeriale n. 935 del 13 febbraio 2018: “modifica del DM 15/12/2015, n. 12272, recante disposizioni nazionali di attuazione del regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento Europeo e del Consi-

glio concernente l’organizzazione comune dei mercato dei prodotti agricoli – sistema di autorizzazioni per gli impianti viticoli”. Il dispositivo del Mipaaf sarà inviato alla Gazzetta Ufficiale per la pubblicazione. Secondo quanto indicato dagli uffici legislativi del

ministero, la data di registrazione fissa l’effettiva entrata in vigore del decreto. Intanto l’Agea ha pubblicato una precisazione relativa al sistema di autorizzazioni per gli impianti vitivinicoli per il 2018 in particolare per quanto concerne i criteri di priorità. Solo per il 2018 i 163 ettari di nuovi impianti non assegnati nella scorsa campagna potranno essere assegnati prioritariamente nella misura massima di 20 ettari nelle zone colpite dal sisma del 2016-2017. Il resto potrà essere concesso a chi richiede nuove autorizzazioni nella zona colpita dalla Xylella fastidiosa, con l’eccezione dei 20 chilometri contigui alla zona cuscinetto.

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Autorizzazioni vigneti, scatta la norma antielusiva


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Le due distinte forme del “Diritto di Superficie” Come si trasferisce e il caso dell’incedibilità delle piantagioni

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l diritto di superficie è regolato nel Codice Civile (artt.952 e segg.), dove si specifica che esso può assumere due forme distinte: • o la concessione (di diritto di privato) da parte del proprietario di un suolo che attribuisce ad un altro soggetto il diritto di costruire e mantenere sul suolo stesso la proprietà della costruzione eseguita (vi saranno così due distinte proprietà: quella del suolo e quella della costruzione); • oppure il diritto del proprietario del suolo di vendere ad altro soggetto la proprietà della costruzione già esistente sul proprio suolo, senza vendere anche la proprietà del suolo su cui la costruzione insiste. La legge chiarisce che è anche possibile che il diritto di superficie venga costituito per un tempo prestabilito: alla scadenza del termine il diritto di superficie si estinguerà ed il proprietario del suolo diventerà anche proprietario della costruzione. Modi di costituzione del diritto di superficie • per contratto (che richiede necessa-

riamente la forma scritta); • per testamento; • per usucapione (si può usucapire la proprietà superficiaria, mentre è discusso se si possa anche usucapire a monte il diritto a costruire sulla proprietà altrui). Oggetto del diritto di superficie può essere per legge: • una costruzione al disopra o al disotto del suolo; • è vietato, invece, costituire un diritto di superficie avente ad oggetto le piantagioni (quindi le piantagioni esistenti su di un suolo non possono appartenere a proprietario diverso da quello del suolo, né essere vendute a soggetto differente dal proprietario del suolo). Il diritto di superficie si costituisce anche per contratto avente forma scritta. Casi di estinzione diritto di superficie • per scadenza del termine; • per prescrizione si estingue solamente il diritto ad edificare (prescrizione per non uso ventennale, cioè per non aver costruito nel termine di venti anni dal momento in cui fu attribuito,

per contratto o per testamento, il relativo diritto); il diritto a mantenere la proprietà superficiaria (cioè la proprietà della costruzione realizzata) è invece imprescrittibile. Inoltre si precisa che: • i diritti reali acquisiti da terzi dal titolare del diritto di superficie (ad esempio un usufrutto) si estinguono insieme al diritto di superficie nel caso di scadenza del termine di quest’ultimo; • i diritti reali concessi a terzi del proprietario del suolo si estendono alla costruzione (ad eccezione delle ipoteche che abbiano per oggetto il diritto di superficie che si estinguono allorché il diritto di superficie si estingua per scadenza del termine; • i diritti personali di godimento che hanno per oggetto la costruzione (ad esempio i diritti derivanti da un contratto di locazione avente ad oggetto la costruzione) durano fino alla durata del diritto di superficie (fino all’anno in corso alla scadenza del termine eventualmente imposto alla durata del diritto di superficie). Il diritto di superficie può anche essere a tempo determinato.

Promozione vino: finanziamenti al 50%

In attesa dei bandi, pianificare i progetti per l’internazionalizzazione

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n vista dell’apertura dei bandi sui progetti di promozione del vino sui Paesi terzi per il 2018, attesa per il mese di aprile, prende il via la raccolta delle manifestazioni di interesse presso gli uffici Coldiretti. L’iniziativa è rivolta ai produttori vitivinicoli che vorranno partecipare ai progetti di cui Coldiretti stessa si farà promotrice a livello nazionale, regionale e, ove attivati, in progetti Multiregionali. I paesi target saranno individuati sulla base delle manifestazioni di interesse raccolte. I progetti promuoveranno esclusivamente vini Doc, Docg e/o Igt e

saranno presumibilmente annuali. La fase istruttoria e progettuale non prevedrà costi per le aziende; tutte le attività che le aziende decideranno di realizzare saranno finanziate al 50%. Le quote di adesione al progetto saranno dimensionate secondo le necessità delle aziende nei singoli mercati. È importante che le aziende non partecipino direttamente o in altri raggruppamenti per la campagna Ocm in corso a valere sull’annualità 2018/2019 con altri progetti sui medesimi paesi target. Sono ammissibili le seguenti azioni: Partecipazione a fiere ed eventi;

Tasting e degustazioni; Seminari ed eventi informativi; Promozione sui punti vendita (Ho. Re.Ca e Gdo); Advertising (carta stampata e web); Realizzazione di materiale promozionale (cartaceo e digitale); Attività di incoming; Attività di PR e brand ambassador; Digital PR e social network. In particolare, sono ammissibili le seguenti spese: costi di partecipazione, di realizzazione, di trasferta (viaggio, vitto, alloggio), di promozione e costi organizzativi. I produttori vitivinicoli interessati possono comunicare il proprio interesse recandosi presso gli uffici Coldiretti.


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Approvato il nuovo Testo Unico forestale La nuova normativa consentirà di valorizzare la gestione dei boschi italiani

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In Italia, per 100 nuovi alberi che nascono, se ne tagliano solo 25 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa, in Austria si supera il 90%

che nascono se ne tagliano appena 25 mentre in Europa si preleva, in media, il 60% della nuova biomassa e in Paesi come l’Austria si supera il 90%. Vi sono dunque ampi margini di prelievo per ridurre la dipendenza dall’estero senza intaccare il patrimonio nazionale e rimediare a un paradosso che vede oggi l’industria italiana del legno leader in Europa, ma con legna che arriva da altri Paesi vicini come Austria, Francia, Svizzera e Germania. “I boschi italiani - ha affermato il presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo - se valorizzati attivamente con pratiche di gestione sostenibile, possono rappresentare un fondamentale strumento di investimento nella crescita dell’indotto produttivo

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ad esso collegato, garantendo così lo sviluppo socio-economico delle aree marginali, rurali e di montagna. Dopo l’entrata in vigore dei decreti attuativi del Testo Unico ci saranno tutte le condizioni per trasformare i rischi in grandi opportunità per la ripresa di un Paese che ha fatto della sostenibilità ambientale un valore aggiunto del Made in Italy”.

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ino a trentacinquemila nuovi posti di lavoro, potrebbero nascere da una migliore gestione dei boschi che oggi coprono una superficie record di 10,9 milioni di ettari, praticamente raddoppiata rispetto all’Unità d’Italia quando era pari ad appena 5,6 milioni di ettari. È quanto emerge da un’analisi Coldiretti-Federforeste nel commentare positivamente l’approvazione del Testo Unico Forestale da parte del Consiglio dei Ministri. L’Italia non è mai stata così ricca di boschi, ma a differenza del passato si tratta di aree senza alcun controllo e del tutto impenetrabili ai necessari interventi di manutenzione e difesa mettendo a rischio la vita delle popolazioni locali, per degrado ed incendi. Con la nuova legislazione si va a riconoscere che solo i boschi gestiti sostenibilmente assolvono al meglio a funzioni importanti per la società, come la prevenzione dagli incendi, dalle frane e da alluvioni o l’assorbimento del carbonio, facilitando le attività ricreative e il benessere psicofisico in generale. La nuova norma adotta inoltre strumenti adeguati per regolamentare la gestione del patrimonio forestale (i piani forestali territoriali, di indirizzo, e aziendali) compatibilmente con la conservazione della natura e facilitando la gestione di boschi abbandonati dai proprietari. Ma il Testo Unico consentirà anche al settore di affrontare quella situazione anomala che vede oggi il nostro Paese importare l’80% del legno da altri paesi, con gli arrivi che nel 2017 hanno raggiunto la quantità di 11,8 miliardi di chili, mentre ogni anno in Italia si utilizza appena il 25% della nuova superficie boschiva. Ciò vuol dire che per 100 nuovi alberi


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Frutta e latte nelle scuole, arrivano 29,7 milioni Saranno distribuiti prodotti freschi locali a 30 milioni di scolari

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er il programma europeo “Frutta e verdure nelle scuole” e “Latte nelle scuole” all’Italia sono stati assegnati rispettivamente 20.857.865 milioni e 8.924.496 milioni per l’anno scolastico 2018-2019. Nel corso della recente riunione del Comitato per l’organizzazione dei mercati agricoli, gli esperti del Stati membri hanno approvato le ripartizioni nazionali per i “28” che dovranno essere adottate dalla Commissione europea entro fine di marzo. Nell’ambito del programma, ogni anno scolastico vengono riservati 150 milioni per gli ortofrutticoli e 100 milioni per il latte e altri prodotti lattiero-caseari, per oltre 30 milioni di alunni in tutta l’Ue. Oltre alla distribuzione di questi prodotti, il programma dell’Ue destinato alle scuole promuove abitudini alimentari sane nei bambini e prevede appositi

programmi educativi sull’importanza di un’alimentazione corretta e su come viene prodotto il cibo. Infatti, circa il 15% delle assegnazioni di aiuti sarà destinato a misure educative per promuovere abitudini alimentari sane tra i giovani, combattere gli sprechi alimentari, organizzare visite in aziende agricole e distribuire specialità locali come miele, olio d’oliva e olive, mentre il 10% dovrebbe coprire i relativi costi. La priorità deve essere data ai prodotti freschi locali rispetto agli alimenti trasformati. Lo scorso anno

sono state distribuite oltre 74mila tonnellate di ortofrutticoli e più di 285mila tonnellate di prodotti lattiero caseari a bambini di età compresa tra sei e dieci anni. Agli Stati membri è anche consentito distribuire zuppe, composte di frutta, succhi, yogurt e formaggi (oltre a frutta e verdura fresca e latte). I prodotti con dolcificanti aggiunti e esaltatori di aromi artificiali sono vietati. Ma i prodotti con “limiti rigorosi” di zuccheri aggiunti, sale e grassi saranno ammessi come eccezione, ma solo quelli approvati dalle autorità sanitarie nazionali. I prodotti contenenti frutta aggiunta, noci o cacao come il latte al cioccolato o yogurt con frutta e alimenti aromatizzati saranno ancora ammissibili al finanziamento comunitario nell’ambito dei regimi scolastici, ma l’Ue pagherà solo la componente del prodotto che deriva dal latte.


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Dall’europarlamento più fondi all’apicoltura Il nuovo piano per sostenere il settore prevede etichette più trasparenti per il miele

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Il 76% della produzione alimentare Ue dipende dall’impollinazione a opera delle api domestiche e selvatiche

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be essere adulterato con zuccheri esogeni, di canna o mais. Il miele è oggi il terzo prodotto più adulterato al mondo con rischi per i consumatori, mentre gli acquisti massicci da paesi terzi a basso costo hanno dimezzato i prezzi nei principali paesi tra cui l’Italia. Da qui la raccomandazione

alla Commissione di rivedere l’etichettatura, in particolare l’indicazione “miscela di mieli originari e non originari Ue” che non fornisce informazioni sufficienti ai consumatori e che consente a molte aziende di confezionamento e distribuzione di abusare di tale dicitura per omettere i reali paesi di origine.

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tichetta più trasparente, aumento dei finanziamenti, valorizzazione del ruolo del settore nella Politica agricola comune post 2020. È la ricetta del Parlamento europeo per il rilancio dell’apicoltura comunitaria. Nella risoluzione del 1° marzo scorso dell’Europarlamento sulle prospettive e le sfide per il settore dell’apicoltura della Ue sono state fornite alla Commissione indicazioni mirate al sostegno del settore in considerazione del contributo rilevante che offre sia in termini economici, con un fatturato europeo di 14,2 miliardi, sia ambientale. Secondo la relazione del Parlamento Ue il 76% della produzione alimentare comunitaria dipende dall’impollinazione a opera delle api domestiche e selvatiche. Oggi invece i sostegni al settore rappresentano solo lo 0,0003% del bilancio della Pac. L’Europarlamento ha lanciato anche l’allarme sul consistente aumento negli ultimi 15 anni della produzione di miele nei paesi terzi con conseguente raddoppio dell’export verso la Ue dove comunque gli alveari, dal 2003 al 2016, sono passati da 470mila a 620mila. La Ue importa il 40% del miele che consuma per un quantitativo di circa 200mila tonnellate soprattutto da Cina (quasi 100mila), Ucraina e Argentina e spesso, secondo la denuncia di Strasburgo, il prodotto non rispetta le norme imposte agli apicoltori europei. Dalla Cina, in particolare, secondo quanto sottolinea la risoluzione, arriva prodotto che potreb-


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Aumentano del 5,1% gli acquisti di miele

Crescono i consumi dell’ultimo anno, ma i 2/3 arriva dall’estero

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oom del miele nel carrello della spesa degli italiani con un aumento del 5,1% sul valore degli acquisti nell’ultimo anno, ma volano anche le importazioni dall’estero con 2 barattoli su 3 che arrivano dall’estero nel 2017. È quanto afferma la Coldiretti, in relazione all’allarme lanciato dall’Università di Milano sull’impatto dei cambiamenti climatici che rischiano di azzerare la produzione di miele entro i prossimi cento anni. Una prospettiva preoccupante considerato che le api sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori tanto che Albert Einstein sosteneva che: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di vita”. Gli effetti del clima pazzo si vedono già adesso sugli alveari con una produzione di miele nel 2017 più che dimezzata attestandosi sulle 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna da almeno 35 anni, mentre le importazioni hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità, occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta

oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm (a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina), è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”. Il miele è uno degli alimenti più multifunzionali che si possono trovare in natura: può essere usato per i dolci, per i

condimenti, per le bevande, per le tisane e come aiuto contro i mali di stagione, ma anche come componente di creme di bellezza per la pelle e per gli impacchi nutrienti per i capelli. Il miele ha proprietà antibatteriche e anti infiammatorie, ma è anche un energizzante naturale che può essere usato nelle escursioni in montagna o prima di una gara sportiva o di un allenamento, grazie anche alla sua alta digeribilità. In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori (che è tra i più diffusi), da quello di arancia a quello di castagno (più scuro e amarognolo), dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane ci sono 1,2 milioni gli alveari curati da 45.000 apicoltori tra hobbisti e professionali con un valore stimato in più di 2 miliardi di euro per l’attività di impollinazione alle coltivazioni.


Malattie professionali in agricoltura bandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. DIMINUZIONE DELLA CAPACITA’ UDITIVA I lavoratori che sono affetti da ipoacusia percettiva bilaterale simmetrica per essere stati esposti a lavorazioni rumorose nell’industria, nei trasporti o in agricoltura hanno diritto alla richiesta di indennizzo per il riconoscimento della malattia professionale: a titolo esemplificativo, in ambito agricolo, è una patologia che colpisce frequentemente i trattoristi o coloro che, comunque, utilizzano in modo frequente macchinari piuttosto rumorosi. Può essere richiesto l’indennizzo entro 4 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. TENDINITI Sono malattie professionali tabellate le tendiniti della spalla, del

gomito, del polso e della mano se coloro che ne risultano affetti svolgono o hanno svolto lavorazioni, in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, posture incongrue ed impegno di forza: sono patologie frequenti, ad esempio, fra coloro che svolgono la raccolta di frutti pendenti, la cernita di frutta e verdura o la sessatura del pollame. Può essere richiesto l’indennizzo entro 1 anno dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. PATOLOGIE DEL GINOCCHIO Le borsiti per chi svolge o ha svolto lavorazioni con appoggio prolungato del ginocchio e le meniscopatie degenerative o le tendinopatie del quadricipite per chi svolge o ha svolto lavorazioni con movimenti ripetuti del ginocchio o mantenimento di posture incongrue sono state inserite tra le malattie professionali tabellate: sono patologie frequenti, ad esempio, fra coloro che svolgono la semina o raccolta di frutti od ortaggi a terra, viticoltori ed in genere coloro che sono costretti all’utilizzo prolungato della gamba come punto di appoggio per far leva su attrezzi di lavoro. Può essere richiesto l’indennizzo entro 2 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. Per ogni ulteriore informazione o chiarimento in merito, invitiamo gli interessati a rivolgersi al Patronato Epaca della Coldiretti dove personale qualificato saprà fornire le corrette indicazioni del caso.

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el corso degli ultimi anni specifiche disposizioni di legge e diverse sentenze della Corte di Cassazione hanno consentito di ampliare la tabella delle malattie professionali riconoscibili dall’INAIL anche in ambito agricolo. Negli ultimi mesi grazie ad una qualificata consulenza medicolegale il Patronato EPACA della Coldiretti ha presentato numerose istanze finalizzate al riconoscimento delle malattie professionali più frequenti in agricoltura e sono stati riconosciuti numerosi indennizzi da parte dell’Istituto assicuratore. Evidenziamo di seguito tali malattie professionali, piuttosto frequenti in agricoltura ma anche in altri ambiti lavorativi, per le quali è possibile effettuare richiesta all’INAIL di indennizzo; invitiamo tutti coloro che ritengono di poter essere nelle condizioni per richiedere il beneficio a rivolgersi tempestivamente all’ufficio zona Coldiretti più vicino per la valutazione del caso attraverso una qualificata consulenza medica gratuita. TUNNEL CARPALE La sindrome del tunnel carpale viene riconosciuta come malattia professionale nei confronti di coloro che sono impegnati in lavorazioni, svolte in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, mantenimento di posture incongrue e impegno di forza: è il caso, ad esempio, di coloro che sono impegnati o sono stati impegnati nella potatura ovvero coloro che svolgono o hanno svolto l’attività di mungitura senza l’ausilio di mezzi tecnici. Può essere richiesto l’indennizzo entro 2 anni dall’ab-

Previdenza

Consulenza medica gratuita all’EPACA


RUBRICA COLTIVA LA SALUTE REDATTA DA C.D.C.

L’antica terapia dell’agopuntura

Stimola il corpo a recuperare in modo naturale il benessere

Sanità

Che cos’è l’Agopuntura

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L’Agopuntura è un’antica metodica terapeutica, nata in Cina oltre 4.000 anni fa, che prevede l’infissione di alcuni sottilissimi aghi metallici in determinati punti cutanei e la loro successiva stimolazione. L’Agopuntura è una medicina: NATURALE: non è prevista l’introduzione di alcun farmaco SICURA: non ha controindicazioni VALIDA: permette di curare e in certi casi guarire completamente molti problemi di salute OLISTICA: il paziente è considerato un tutt’uno, nella sua globalità di mente e corpo L’agopuntura è riconosciuta dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dal NIH (National Institute of Health) L’Agopuntura non deve essere considerata esclusivamente una terapia antalgica in senso stret-

to, dal momento che non tratta esclusivamente le patologie dolorose, ma una terapia eziologica e non sintomatologica, in grado di curare le patologie agendo non sui sintomi, ma sui meccanismi che sono alla base della loro manifestazione. L’Agopuntura può essere associata alle cure tradizionali sia di tipo farmacologico che fisico, consentendo in molti casi di ottenere sinergicamente buoni risultati e non presentando interferenze negative con le altre terapie, con il risultato di un contenimento dei costi terapeutici. In linea generale, l’Agopuntura non ha controindicazioni assolute: tra gli effetti collaterali più comuni si possono manifestare piccoli ematomi nelle sedi di infissione dell’ago, per lo più asintomatici e raramente descritti come lievemente dolorosi, soggetti comunque a regressione spontanea.

Patologie trattate dall’Agopuntura Al fine di ottimizzare l’attività ambulatoriale e di non creare false aspettative, sono di seguito riportate le principali indicazioni della Terapia Agopunturale. Per quanto riguarda la disintossicazione da fumo, droghe o farmaci l’Agopuntura può rappresentare una delle tecniche nell’ambito di un approccio multidisciplinare, che deve pertanto prevedere la collaborazione di più figure professionali. Occorre tener presente che tutte le malattie degenerative di tipo neurologico (morbo di Parkinson, sclerosi multipla, sclerosi laterale amiotrofica, etc.), così come le malattie ad eziologia autoimmune o reumatica, non risentono favorevolmente del Trattamento Agopunturale.

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COLTIVA LA TUA SALUTE

Da oltre dieci anni, l’accordo tra Coldiretti-Epaca e C.D.C. permette di far crescere il valore della prevenzione e della sicurezza nella cultura dell’impresa agricola ed unire la tutela dell’imprenditore, dei suoi familiari e degli ospiti della sua azienda con l’idea di una nuova agricoltura multifunzionale territorialmente sostenibile. C.D.C. rappresenta una delle realtà sanitarie più significative e dinamiche del Piemonte, con un’attività diagnostica completa presso sedi dislocate in modo capillare su tutto il territorio regionale: a Torino, Biella, Cuneo, Novara, Vercelli e Verbania. Grazie a tale collaborazione, i soci Coldiretti-Epaca possono accedere privatamente a tutte le prestazioni con tariffario agevolato esibendo la Tessera Associativa Coldiretti/Epaca, oppure tramite il SSN presentando la richiesta del medico curante. Inoltre presso gli uffici provinciali o zonali Coldiretti-Epaca possono prenotare visite mediche specialistiche e prestazioni diagnostiche presso tutti i centri C.D.C. e con assoluto rispetto della privacy, il socio, tramite il PIN ricevuto in accettazione, può richiedere la stampa del proprio referto online. Periodicamente, tramite questa rubrica, vi informeremo su temi di interesse generale legati alla prevenzione ed alla cura di patologie tipiche del mondo agricolo. C.DC.: ASTI, C.so Galileo Ferraris, 4/a - EPACA: ASTI, C.so F. Cavallotti, 41, tel 0141.380.400 - CANELLI, Via Cassinasco, 11/13 - CASTELNUOVO D.B., V.le Europa, 12/B - MONCALVO, P.zza Carlo Alberto, 25 - MONTIGLIO M.TO, Via Padre Carpignano, 3 - NIZZA M.TO, C.so Acqui, 42/44 - S. DAMIANO D’ASTI, Via Roma, 23 - VESIME, P.zza V. Emanuele II, 3 - VILLANOVA D’ASTI, Via O. Blandino, 19


RUBRICA COLTIVA LA SALUTE REDATTA DA C.D.C.

L’Agopuntura non è semplicemente una terapia del dolore (antalgica) che si limita a curare i sintomi, ma anzi, proprio grazie alla sua azione diretta sull’alterazione delle funzioni dei vari organi ed apparati, esercita, quando è possibile, un’azione curativa sulle malattie acute e croniche, dolorose e non. Campi di applicazione dell’Agopuntura L’Agopuntura è indicata in molte patologie, anche se in alcuni casi è risolutiva, mentre in altri è solo di aiuto. Il servizio di Agopuntura si eroga presso la Sede C.D.C. di Torino di Via Cernaia 20 - 3° piano www.gruppocdc.it

Patologie Osteoarticolari • artrosi cervicale e lombare • ernia del disco cervicale e lombare (in assenza di indicazione chirurgica) • cervicobrachialgia • lombosciatalgia • dolori sacro-iliaci • spondilolistesi • artrosi temporo-mandibolare • rizartrosi del pollice • periartrite scapolo omerale • epicondilite • sindrome del tunnel carpale (fase iniziale) • artrosi e periartrite dell’anca • pubalgia • artrosi del ginocchio • dolori plantari del piede • crolli dei corpi vertebrali da osteoporosi • dolori miofasciali • fibromialgia Patologie Otorinolaringoiatriche • sinusite • acufeni (di recente insorgenza) • rinite vasomotoria Patologie Allergiche e Respiratorie • asma • rinite allergica

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Patologie Gastroenteriche • nausea, vomito (anche post-chemioterapia) • ernia iatale • disturbi dell’alvo su base cronica (stipsi) • colon irritabile Patologie Neurologiche • emicrania • cefalea tensiva • nevralgia del trigemino • herpes zoster • paralisi facciale a frigore Patologie Ostetrico-Ginecologiche • dismenorrea • irregolarità del ciclo • sindrome premestruale • sindrome climaterica • vomito gravidico • rivolgimento fetale • sciatica e lombalgia in gravidanza • ipogalattia (scarsa montata lattea) Patologie Dermatologiche • orticaria e rash cutanei con prurito • dermatite allergica

Sanità

Attraverso l’introduzione di aghi, l’agopuntura stimola il corpo a recuperare in modo naturale il benessere psicofisico che è stato perso a causa di malattie. L’Agopuntura agisce regolando e stimolando, tramite diversi sistemi, alcuni meccanismi neurofisiologici e bioumorali (neuromediatori, ormoni) e quindi può risolvere le alterazioni funzionali dell’organismo riequilibrandone direttamente le funzioni in modo completamente naturale.

L’elenco seguente riporta alcune delle malattie per le quali l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) ritiene consigliabile l’impiego dell’Agopuntura.

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Disturbi dell’Umore • sindrome ansioso-depressiva • insonnia • attacchi di panico • stress

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Come agisce l’Agopuntura


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