Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 4 Anno 2018 - In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo
Anno
67° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI
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ASTI
COLDIRETTI
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APRILE 2018
La squadra della maturità
Periodico Ufficiale di Coldiretti Asti
Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 - Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Anno 67° numero 4 - Marzo 2018 Stampa Artigrafiche M.A.R. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949
Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl Tel. 0141.380.400 - Tel. 335.471017 Abbonamento annuale: Euro 20,00 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
veramente voluti, ma subiti e come contro reazione a situazioni di difficoltà. Per dirla tutta, Coldiretti ha due livelli di potere decisionale, quello della struttura e dei funzionari e quello degli associati e dei dirigenti. Il primo gestisce l’ordinario, il secondo interviene nelle situazioni straordinarie quando le decisioni sono vitali non solo per la sopravvivenza della struttura ma anche dell’intera categoria. Un meccanismo fortemente democratico come dovrebbe essere per tutte le associazioni, ma che in Coldiretti si è rivelato particolarmente efficace quando ha strappato definitivamente con la politica e ha iniziato un percorso propositivo completamente indipendente che interviene nell’economico e nel sociale con grande autorevolezza. Mai come oggi la linea dettata dai dirigenti è accolta senza filtri dalla struttura, mai come oggi la funzione sociale dell’organizzazione è riconosciuta in tutta l’opinione pubblica e la reputazione è al massimo storico. Oggi può succedere che Coldiretti detti l’Agenda non solo agli altri corpi intermedi, ma anche alle istituzioni. Per altro il percorso di crescita è stato pianificato con cura e coltivato nel tempo fin dagli anni novanta, dopo lo choc del taglio con i parlamentari rappresentanti Coldiretti. Con il progetto “Agricoltura Terzo Millennio” si è fatta crescere la professionalità degli associati e della struttura con l’istituzione delle società di servizi “Impresa Verde”. D’altro lato con il patto con il consumatore e la nascita di “Campagna Amica” si è coltivato il rapporto con l’opinione pubblica e ampliata la funzione sociale. Più recentemente con il progetto per “Una filiera agricola tutta italia-
na”, in anni di recessione economica generalizzata, si sono offerte prospettive progettuali all’intero Paese. Oggi Coldiretti propone una nuova forma di rappresentanza che la vede sempre più sindacato imprenditoriale di filiera alla ricerca di partner che sappiano progettare soluzioni concrete a favore di tutto il sistema economico. Coldiretti vuole dare valore alle produzioni dei propri associati nella consapevolezza che la crescita di valore del primario è proporzionalmente legata alla crescita dei territori a cui è legata, all’ambiente e a tutti i passaggi lungo la filiera e fino alle tavole di tutti i consumatori. Coldiretti è cresciuta molto, ma sono cresciute anche le responsabilità e oggi il percorso è forse molto più temerario che non in passato, per questo la nuova squadra dirigenziale dovrà agire con grande maturità.
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Nella fotografia la sede storica di Coldiretti Asti, in Viale alla Vittoria 103, la sede della Democrazia Cristiana era nella stessa via al civico 31
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ell’anno del suo settantesimo anniversario dalla fondazione, Coldiretti Asti ha rinnovato i vertici dirigenziali. La rappresentanza di un’organizzazione con oltre 15 mila tesserati non può che essere molto ampia e se vogliamo anche variegata. Dai giovani che affrontano per la prima volta il mondo associativo dei corpi sociali intermedi, alle donne sempre più componente creativa della categoria, ai pensionati che rimangono comunque componente sempre attiva delle imprese agricole, ovviamente fino alla classe dirigente senior e al leader provinciale che rappresenta l’intera associazione. Se ogni stagione ha i suoi frutti, il periodo che sta vivendo Coldiretti potrebbe essere quello della maturità. Volgendosi al passato, forse per la prima volta nella sua storia, Coldiretti ha veramente in mano il suo destino. Il percorso storico tracciato dall’organizzazione verosimilmente è costellato di passaggi strategici dettati da mutamenti sociali, economici e politici, mai
Prospettive
Il percorso dei rinnovati vertici di Coldiretti Asti
Marco Reggio nominato presidente di Coldiretti L’assemblea della federazione di Asti ha designato il successore di Roberto Cabiale
Assemblea elettiva
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arco Reggio, 53 anni, imprenditore agricolo di Castelnuovo Calcea, coniugato con 4 figli, è stato nominato, giovedì 26 aprile, Presidente di Coldiretti Asti. L’elezione è avvenuta all’unanimità, dopo la costituzione del nuovo Consiglio provinciale della federazione, scaturito dalle assemblee di base tenutesi nel corso degli ultimi due mesi. Marco Reggio succede a Roberto Cabiale che ha retto l’incarico per sei anni e che ha deciso di non ricandidarsi per dedicarsi con maggiore presenza alla sua famiglia e alla sua impresa vinicola in Moncalvo. Il neo presidente gestisce un’azienda a indirizzo prevalentemente vitivinicolo e corilicolo, è stato fra i principali fautori del progetto “Barbera Amica” aderendo per primo al progetto di filiera attuato attraverso il Consorzio Terre di Qualità di cui è presidente. Reggio diventa leader dell’organizzazione maggiormente rappresentativa di tutte le categorie, nonché la più grande forza sociale del territorio, forte di 15.813 tesserati, più i rappresentanti di 30 cooperative associate a UeCoop. Con la nomina del leader provinciale, va a compimento un impegnativo sforzo organizzativo che ha visto il rinnovo di 75 consigli di sezione in altrettanti comuni a forte vocazione agricola della provincia, dove in ognuno è stato nominato un consiglio direttivo, composto da un minimo di 5 a un massimo di 21 consiglieri con relativo presidente sezionale. Dalle assemblee di base sono così scaturiti i nove consigli di zona, facenti capo a Asti, Canelli, Castelnuovo D.B., Moncalvo, Montiglio M., Nizza M., San Damiano, Vesime e Villanova. L’assemblea ha quindi nominato il Consiglio provinciale di Coldiretti Asti di cui pubblichiamo in
Marco Reggio, presidente Coldiretti Asti
Marco Reggio insieme a Roberto Cabiale
L’assemblea elettiva di Coldiretti Asti che si è tenuta ad Asti il 26 aprile
calce l’elenco completo. “E’ stato un impegno imponente - sottolinea il direttore della Federazione, Antonio Ciotta - ma era anche l’unico modo per permettere la cosiddetta democrazia che viene dal basso, direttamente dalla base associativa. E poi, solamente così è possibile garantire la rappresentanza e cogliere le effettive esigenze sociali del territorio”. “Coldiretti ha una vasta rappresentanza e un dichiarato impegno so-
ciale – ha affermato Marco Reggio al momento dell’investitura – e per questo sento una forte responsabilità, ma sono anche sereno perchè so di non essere solo, anzi, ringrazio fin da subito Roberto Cabiale per l’apporto che vorrà continuare a dare all’interno del Consiglio direttivo e con lui tutti gli altri consiglieri con cui sono sicuro sapremo collaborare fattivamente tutti insieme. Voglio dichiarare come il mio mandato non possa
Il grande abbraccio a Cabiale Momenti di forte commozione per il passaggio di consegne
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opo sei anni di profondo impegno e assoluta dedizione al bene della Federazione e di tutto il mondo agricolo, Roberto Cabiale, pur avendone la possibilità e tutte le carte in regola per proseguire con un nuovo mandato alla guida di Coldiretti Asti, ha deciso di non ricandidarsi. Di per se questa è già una notizia che gli fa grande onore, sia perchè in Italia tutti sono sempre ben ancorati alle “poltrone”, sia perchè il suo mandato precedente è stato ricco di risultati, soddisfazioni e di attestati di stima e fiducia da parte degli associati e di tutta la struttura. Cabiale lascia la leadership in un momento di grande autorevolezza, di diffusa popolarità, di ottima reputazione e di profondo rispetto da parte di tutti in Coldiretti, e anche da parte di tutta l’opinione pubblica. Lui che ha vissuto tutti i passaggi dirigenziali all’interno dell’organizzazione, fin dall’epoca di semplice componente del Movimento Giovanile, a presidente di sezione e di zona, fino alla presidenza della Federazione, da tempo aveva deciso di non ricandidarsi, per seguire più da vicino la propria bellis-
sima famiglia e la sua azienda vitivinicola. Una decisione, come per altro ha sottolineato il direttore Antonio Ciotta con forte commozione nel momento del passaggio di consegne, che sottende la profonda onestà intellettuale di Roberto Cabiale, tanto più che recentemente aveva preso ad interim anche la guida della Federazione regionale in seguito alle dimissioni della cuneese Delia Revelli. Ciotta ha voluto quindi ringraziare Cabiale, oltre per la sua profonda dedizione verso il bene del mondo agricolo, per la sua grande onestà e anche per la sua umiltà che lo ha sempre contraddistinto. La presidenza Cabiale, ha rimarcato Ciotta, è stato un esempio di lealtà per tutti noi. Anche il neo presidente Marco Reggio ha voluto sottolineare il lavoro svolto da Cabiale, dichiarando fin da subito di voler svolgere il suo mandato nel senso della continuità, ma ha anche chiesto al presidente uscente di continuare a portare la sua esperienza e le sue capacità all’interno del rinnovato gruppo dirigenziale. E, con la consueta umiltà e disponibilità, Cabiale ha dato il suo assenso.
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Da sinistra: Marco Reggio, Antonio Ciotta e Roberto Cabiale
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che andare nel senso della continuità, per portare a ulteriore compimento il progetto Coldiretti per le imprese e per il Paese “Una filiera agricola tutta italiana” e l’applicazione degli accordi di filiera che in molti settori hanno ormai avvicinato, senza intermediazioni, il primario, all’artigianato e all’agroindustriale, se non direttamente al consumatore. Dobbiamo e vogliamo sviluppare ulteriormente i nostri progetti che abbiamo fatto crescere i questi ultimi otto anni nell’Astigiano: dalle iniziative di Campagna Amica, con i punti vendite, le botteghe, gli agri mercati e gli Agrichef degli agriturismo Terranostra, fino ai quattro principali progetti di filiera, sugli ortaggi, sul vitivinicolo, sulle nocciole e sui cereali che ricomprendono l’orzo per la birra del Monferrato e il pane 100% dell’Astigiano. Il tutto – conclude Reggio - per dare valore alle produzioni primarie e per permettere una corretta gestione del territorio”. “Penso di poter dire – ha sottolineato Cabiale al momento del passaggio di consegne – che pur essendoci ancora molto lavoro da fare, oggi siamo consapevoli di aver trovato nuovi alleati, di aver costruito una nuova forma di rappresentanza che vede Coldiretti sempre più sindacato imprenditoriale di filiera, insieme alle aziende artigiane e industriali d’eccellenza; vedo molta più unità di intenti per la realizzazione di accordi economici e commitment concreti finalizzati ad assicurare la massima valorizzazione della produzione agricola, anche attraverso la realizzazione di contratti di filiera sostitutivi dell’ormai superata stagione della sterile interprofessione”. Dall’assemblea è emerso chiaramente come Coldiretti, oggi, sia capofila di un progetto, denominato “Filiera Italia” e traslato sul territorio col nome di “Filiera Asti”, che mette assieme le imprese buone del territorio, sia agricole che artigianali e agroindustriali, aziende virtuose, quelle aziende che hanno e vogliono continuare ad avere una patria.
I nuovi vertici della Federazione Il rinnovato Consiglio direttivo è composto dai presidenti di sezione e di zona
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Assemblea elettiva
l rinnovato Consiglio direttivo della Federazione provinciale Coldiretti è stato costituito in seguito all’Assemblea del 26 aprile
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scorso, dove si sono candidati gran parte dei presidenti eletti nelle precedenti assemblee di sezione e alcuni di questi avevano già avuto l’elezione
Marco Reggio di Castelnuovo Calcea (Presidente Federazione Provinciale) Renzo Allegretti di Castell’Alfero Enrico Barbero di Mombercelli Roberto Cabiale di Moncalvo (Presidente Zona di Moncalvo); Giuseppe Campia di Tigliole Antonio Caruso di Castelletto Molina Enrico Diotto di Vesime Felice Gerardo Ferrero di Villa San Secondo (Presidente Zona di Montechiaro) Carlo Gallo di Montabone (Presidente Zona di Canelli) Silvano Giachino di Coazzolo Francesco Maccario di Castelnuovo don Bosco Massimo Marengo di Castagnole Monferrato Danilo Merlo di Monastero Bormida (Delegato Giovani Impresa Coldiretti Asti) Ezio Mondo di Costigliole d’Asti Angelo Monticone di San Damiano d’Asti Giovanni Domenico Pesce di Nizza Monferrato Enrico Pia di Isola d’Asti Alessandro Pocellana di Asti (Presidente Zona di Asti) Andrea Rabino di Villafranca d’Asti (Presidente Zona di San Damiano) Mario Raviola di Asti
a presidente di zona. Dopo le votazioni il Consiglio, che rimarrà in carica fino al 2023, è quindi risultato il seguente:
(Presidente Associazione Pensionati Coldiretti Asti) Franco Serra di Aramengo (Presidente Zona di Castelnuovo Don Bosco) Micaela Soldano di Villafranca d’Asti (Responsabile Donne Impresa Coldiretti Asti) Federico Tanino di Cinaglio Gianfranco Torelli di Bubbio (Presidente Zona della Valle Bormida) Franco Toso di Villanova d’Asti (Presidente Zona di Villanova) Massimo Giaccone (Presidente del Collegio dei Revisori) Maurizio Soave di Castelnuovo Belbo (Revisore Effettivo) Carlo Caviglia di Viarigi (Revisore Effettivo) Marco Melica di Buttigliera d’Asti (Revisore Supplente) Piero Domenico Parena di Montechiaro d’Asti (Revisore Supplente) Mario Bisconti (Presidente del Collegio dei Probiviri) Franco Roero di Montegrosso (Probiviro Effettivo) Fidanza Fabio di Calosso (Probiviro Effettivo) Sandro Santi di Canelli (Probiviro Supplente) Andrea Scaglia di Cisterna d’Asti (Probiviro Supplente)
I giovani Coldiretti vogliono le aree di tutela del territorio In 10 anni persi nell’Astigiano 3.700 ettari di terreno coltivato, pari a 172 mq per abitante
Assemblea Giovani Impresa
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L’Assemblea Giovani Impresa tenutasi all’Agriturismo Dai Gepolin di Villanova
colti, conferma il direttore di Coldiretti Asti, Antonio Ciotta, “che vorremmo iniziare con tutti i Sindaci dell’Astigiano”. L’idea è anche stata avallata dagli ospiti invitati in assemblea, il Capo area nazionale “Sicurezza Alimentare” di Coldiretti, Rolando Manfredini, volto noto di “Striscia la Notizia” per le sue denunce sul falso Made in Italy, e Ado Guerrini, Direttore generale di “Bonifiche Ferraresi”, l’azienda agricola più grande d’Italia. Il dibattito ha avuto un importante contributo tecnico dal vicedirettore di Coldiretti Asti, Luigi Franco, che ha illustrato come in realtà gli ettari abbandonati nell’Astigiano nell’ultimo decennio, siano stati 6.500, poi parzialmente ricuperati con nuovi impianti di noccioleti per 2.800 ettari. Maria Chiara Bellino, vice direttore di Coldiretti Piemonte, ha presentato in assemblea una disamina sociale ed economica legata ai giovani in agricoltura, utilissima anche per progettare le “Aree di tutela del territorio ad inte-
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Il 5 aprile a Villanova in 120 hanno preso parte all’Assemblea di Giovani Impresa Coldiretti Asti e confermato leader Danilo Merlo resse agricolo”. “Crediamo – conclude Danilo Merlo - che l’agricoltura possa avere anche una funzione di tutela e presidio del territorio, specialmente in un’area Unesco come la nostra. Ovviamente occorrono strumenti adatti, incentivi, meno lacci e lacciuoli e una buona burocrazia per permettere la messa a disposizione di questi terreni a noi imprenditori agricoli. Poi non dimentichiamo che la bilancia commerciale agroalimentare non è autosufficiente e c’è sempre più richiesta di produzioni di alta qualità che per altro caratterizzano i nostri territori. Anche per rivendicare il nostro ruolo e per la nostra giusta dignità chiediamo le Aree di tutela del territorio ad interesse agricolo”.
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20 giovani astigiani che svolgono l’attività agricola hanno un sogno, una priorità: ricuperare i 3.700 ettari di terreno sottratto all’agricoltura in questi ultimi 10 anni. Per rendere l’idea, 37 milioni di metri quadrati, diventati incolti in tre vaste aree dell’Astigiano, in pratica oltre 172 metri quadrati per ogni abitante residente nella provincia. “Se tutti gli astigiani, compresi i bambini e i neonati, praticassero l’attività agricola, potrebbero farsi un bell’orto”, rileva ironicamente Danilo Merlo, venticinquenne imprenditore agricolo di Monastero Bormida, confermato alla guida di Giovani Impresa proprio dall’assise di giovedì sera, tenutasi all’agriturismo “Dai Gepolin” di Villanova d’Asti. “Da un lato – spiega il leader dei giovani Coldiretti - abbiamo necessità di pascoli per l’allevamento, dall’altro abbiamo vaste aree abbandonate. Non sono boschi, sono terre dove c’erano vigneti, seminativi e foraggere, ma oggi sono incolti con gravi problemi idrogeologici, dove si annidano insetti e piante infestanti e proliferano gli animali selvatici, con tutte le conseguenze negative che ne derivano. Pensiamo siano territori ormai “senza futuro” e che l’unica speranza di ripristino possa darla solo l’agricoltura”. Con la riconferma di Danilo Merlo l’assemblea elettiva di Giovani Impresa Coldiretti Asti ha ricostituito il Comitato di Giovani Impresa Coldiretti Asti, 17 giovanotti che rimarranno in carica per i prossimi 5 anni e che “rappresentano il futuro della nostra agricoltura e anche della nostra organizzazione”, ha detto nel suo intervento il presidente provinciale Coldiretti, Roberto Cabiale. Il “sogno” di Danilo e dei suoi giovani colleghi dovrebbe attuarsi attraverso l’istituzione di “Aree di tutela del territorio ad interesse agricolo”, con un percorso di classificazione degli in-
Dopo 5 anni, si diventa grandi La riconferma di Danilo Merlo, leader a 20 anni
Assemblea Giovani Impresa
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ra il 27 giugno di cinque anni fa, quando Danilo Merlo fu nominato leader di Giovani Impresa Coldiretti Asti, aveva solamente 21 anni. Ora quasi ventiseienne ha ricevuta la reinvestitura e si appresta a guidare i giovani Coldiretti per i prossimi 5 anni. Sappiamo tutti come gli entusiami dei vent’anni possano essere un’arma a doppio taglio. L’energia che tutti abbiamo da giovani, se sfruttata a dovere, può portare a grandi risultati, ma se dosata in malo modo può anche avere forti controindicazioni. Questo per dire che cinque anni fa non era per nulla scontato che Danilo Merlo sfruttasse e confermasse le sue qualità di giovane intraprendente; sicuramente si intravvedeva la stoffa del leader, ma la strada era ancora tutta da percorrere. Oggi possiamo dire sia stato fortunatamente un percorso regolare, di crescita, di successo. In realtà in questi casi la fortuna è solo marginale, il primo mandato di Danilo è stato un mix di capacità, di sani principi, di buoni valori e di lavoro, tanto lavoro svolto in equipe. Insomma tutto il movimento di Giovani Impresa Coldiretti Asti è cresciuto molto, la testimonianza più bella è venuta dalla folta partecipazione all’Assemblea del 5 aprile e dalla proposta concreta avanzata dai nostri per rilanciare le zone agricole abbandonate dell’Astigiano. Questo grazie a Danilo, ma anche grazie a tanto lavoro portato avanti con tenacia da un gruppo molto affiatato di giovani astigiani, grazie anche al contributo fondamentale di Sara Mazzolo, giovane segretaria Giovani Impresa oggi ottima Segretaria della Zona di Canelli, e in seguito di Beatrice Tesino Nasini che con entusiasmo ha ereditato i compiti di Sara. Tra i ricordi più belli di questi anni, c’è sicuramente l’assemblea del
2014 tenutasi a Cisterna d’Asti, quando Danilo conobbe per la prima volta da vicino il Capo area naDanilo Merlo, riconfermato leader zionale “Sicurezza Alimentare” di Giovani Impresa Coldiretti Asti di Coldiretti, Rolando Manfredini, fino ad allora visto solamente al fianco di Jimmy Ghione di “Striscia la Notizia” per le sue denunce contro il falso “Made in Italy” e descritto, dallo stesso inviato di “Striscia”, come l’Uomo dai mille cappellini. All’epoca quindi Danilo omaggiò il dottor Gli ospiti che hanno relazionato all’Assemblea, Manfredini con una tipi- con Danilo Merlo con la cappellina in mano ca cappellina di paglia omaggiatagli dal Dr. Manfredini “Made in Piemonte”. Fu un simpatico siparietto che durante In pratica, questa volta è stato l’all’assemblea del 5 aprile si è ripetuto funzionario della Confederazioto, però a parti invertite, cioè Manne ad omaggiare il nostro giovane. fredini ha consegnato a Danilo una Come dire, Danilo e i suoi giovani cappellina tipica Emiliana (che poi, sono cresciuti, contiamo in loro per il fra l’altro, abbiamo scoperto essere futuro della nostra agricoltura. E quequasi uguale a quella Piemontese). sta è una grande responsabilità.
Composizione del nuovo Comitato Giovani Impresa Coldiretti Asti
Danilo Merlo di Monastero Bormida (Delegato provincale) Gabriele Baccino di Monastero Bormida Giulia Barbero Costigliole d’Asti Alessandro Caruso di Castelletto Molina Angela Casetta di Dusino San Michele Stefano Casetta di Valfenera Riccardo Corino di Canelli Alberto Finotto di Roatto
Marco Gallo di Montabone Francesco Maccario di Castelnuovo don Bosco Marco Mirano di Cessole Matteo Nespolo di Refrancore Paolo Paltro di Agliano Terme Fabio Tappa di Grazzano Badoglio Giampiero Rabino di Villafranca d’Asti Mauro Roggero di Albugnano Cristina Viarengo di Asti
Da direttrice di banca a leader delle donne L’assemblea “Donne Impresa” Coldiretti Asti ha eletto Micaela Soldano
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Micaela Soldano, Delegata Donne Impresa Coldiretti Asti
Micaela Soldano con le vice Anna Giargia e Paola Romanato
il nome è declinato al maschile, in realtà, a diplomarsi per prime sono state le donne e oggi rappresentano un po’ il biglietto da visita della nostra attività di rappresentanza”. Il direttore provinciale Coldiretti, Antonio Ciotta, ha voluto ringraziare in particolare tutto il Comitato Donne Impresa uscente, a cominciare da Paola Romanato che per dodici anni
ha guidato il sodalizio “con impegno e coerenza, lavorando per il bene della categoria e per l’affermazione dell’imprenditoria al femminile”. “Lavoreremo – puntualizza Micaela Soldano – in continuità con quanto fatto in questi anni e per l’ulteriore affermazione della linea tracciata da Coldiretti, per una filiera agricola tutta italiana”.
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Composizione del Coordinamento Donne Impresa Coldiretti Asti 2018/2023 Micaela Soldano di Villafranca d’Asti (Responsabile); Paola Romanato di Castell’Alfero (Vice Responsabile); Anna Giargia di Vinchio (Vice Responsabile); Paola Arpione di Bubbio (delegata all’Assemblea Regionale); Antonella Balliano di Grazzano Badoglio; Bruna Baratta di Mombercelli; Franca Bo di Roccaverano;
Maria Bruni di San Damiano; Sabrina Carlevero di San Damiano; Sandra Laneri di Canelli; Daniela Lanfranco di Valfenera; Chiara Locatelli di Grazzano Badoglio; Monica Monticone di Asti Fr. Variglie; Claudia Pastrone di Soglio; Eleonora Ronco di Villanova; Giovanna Soligo di Montechiaro; Giovanna Vespa di Castagnole Lanze
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l 4 aprile scorso l’Assemblea di Donne Impresa Coldiretti Asti ha rinnovato i vertici direttivi. Il nuovo Coordinamento provinciale, composto da 17 imprenditrici agricole rappresentanti di tutte le zone rurali dell’Astigiano, sarà guidato da Micaela Soldano di Villafranca d’Asti; vice delegate Paola Romanato di Castell’Alfero e Anna Giargia di Vinchio. Micaela Soldano, laureata in Economia e Direzione delle Imprese, ha 38 anni e gestisce, col marito Paolo Corda, un’azienda agricola che produce zafferano e piccoli frutti, distribuiti, direttamente negli agrimercati di “Campagna Amica”, con il marchio “Il Filo Rosso”. La neo responsabile di Donne Impresa Coldiretti Asti, mamma di due bambini, al momento dell’investitura, anche in riferimento alla sua scelta di vita effettuata alcuni anni fa quando abbandonò il “posto sicuro” di bancaria e direttore di filiale, ha sottolineato: “Noi donne dobbiamo avere il coraggio di uscire dai nostri tanti ruoli e di fare il nostro mestiere di imprenditrici, proprio perchè in molti casi siamo già mogli e mamme. Dobbiamo avere il coraggio di essere imprenditrici e di affrontare le sfide e gli obbiettivi in cui crediamo”. Durante l’Assemblea, tenutasi nella sala riunioni della sede di Corso Cavallotti, è intervenuto il presidente provinciale Coldiretti, Roberto Cabiale, rimarcando il ruolo fondamentale delle donne all’interno dell’organizzazione: “Donne Impresa, molte volte, rappresenta la parte più creativa della nostra organizzazione. In tante occasioni hanno saputo avviare, prima di altri, importanti cambiamenti e innovazioni. È il caso delle nuove figure all’interno degli agriturismo, gli Agrichef che seppure
Mario Raviola nuovo Presidente dei Pensionati Coldiretti Succede a Bruno Porta che ha guidato l’Associazione per 17 anni
Assemblea Associazione Pensionati
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ario Raviola, 66 anni, di Asti frazione San Marzanotto, è il nuovo presidente dell’Associazione Pensionati Coldiretti Asti. È stato eletto l’11 aprile scorso, nella sede di Corso Cavallotti, dall’Assemblea composta dai rappresentanti di ogni zona rurale della provincia di Asti che ha anche provveduto alla nomina del nuovo Consiglio direttivo in carica per i prossimi cinque anni. L’Assemblea tenutasi alla presenza del presidente provinciale Coldiretti, Roberto Cabiale, del direttore, Antonio Ciotta, e della segretaria dell’Associazione, Rosanna Porcellana, ha vissuto momenti di forte commozione quando è avvenuto il passaggio di consegne con il presidente uscente Bruno Porta che ha guidato l’associazione negli ultimi 17 anni, dopo essere stato, nei precedenti dieci anni, presidente della Federazione. “Dopo la presidenza di Bruno – ha detto Mario Raviola, al momento dell’investitura a suo successore – eredito un compito importante e sicuramente non sarò in grado di fare quanto fatto da lui, ma cercherò in ogni
Mario Raviola e Bruno Porta
Mario Raviola, 66 anni, di San Marzanotto
L’Assemblea, molto partecipata, si è tenuta l’11 aprile nella sede di Corso Cavallotti
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Assemblea Associazione Pensionati
Il nuovo Consiglio direttivo dell’Associazione Pensionati Coldiretti Asti
11 Mario Raviola, Presidente Silvana Capra, Vice Presidente Giancarlo Camisola, Vice Presidente Giuseppe Ariano Oriano Francesco Bianco Matteo Binello Gino Boido Arturo Buriola
Giuseppe Cussotto Agnese Fasano Oreste Saracco Cesare Stella Collegio Revisore dei conti: Giuseppina Zandrino Guido Gemello Luigi Scovazzi Italo Rosso Francesco Zavattaro
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caso di impegnarmi, anche perchè l’esperienza non mi manca, proprio per aver vissuto tanti anni al suo fianco quando era presidente provinciale Coldiretti. Lavoreremo per portare avanti quanto fatto fino ad ora ed in linea con i progetti dell’organizzazione. Per altro, noi agricoltori siamo abituati a lavorare sodo ed anche quando raggiungiamo la pensione, in realtà, non smettiamo mai di lavorare, lo facciamo per i nostri figli e i nostri nipoti, consapevoli di essere la spalla portante dell’agricoltura”. “Credo proprio – ha detto Bruno Porta – di lasciare l’Associazione in ottime mani: Mario ha una lunga esperienza e militanza nella nostra organizzazione. Voglio ringraziare tutti coloro che in questi anni hanno collaborato con me, in tanti momenti felici e anche in alcuni momenti, pochi, di difficoltà. Ho sempre ricevuto collaborazione e instaurato un profondo legame di amicizia con tutti i dirigenti e questo mi fa ricordare che Coldiretti, come disse il compianto Consigliere ecclesiastico don Pietro Mignatta, sarà sempre una “corazzata inaffondabile”. Durante le votazioni, l’Assemblea ha anche espresso due vice presidenti che collaboreranno a stretto contatto con Mario Raviola, sono Silvana Capra e Giancarlo Camisola.
Sono 12 i diplomati “Agrichef” dell’Astigiano
Assemblea Terranostra
Tutti gli abilitati dopo il secondo corso di formazione
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Prima Agrichef dell’Astigiano: Giovanna Soligo dell’Agriturismo San Nazzario di Montechiaro d’Asti, laureatasi nel 2017. Agrichef dell’Astigiano diplomati nel primo corso febbraio 2018: Paola Arpione – Tre Colline in Langa (Bubbio, At), Cristina Baltieri – Agriturismo Alle Tre Colline (Albugnano, At), Adriana Bucco, Maria Teresa Bucco e Claudia Assoro – Cascina Papa Mora (Cellarengo, At), Alessia Bodrito e Paola Colombo – Agriturismo Bodrito (Cessole, At), Claudia Binello - Agriturismo Pianfiorito (Albugnano, At). Agrichef dell’Astigiano diplomati nel secondo corso marzo 2018: Eleonora Ronco – Agriturismo La Stella Polare (Villanova d’Asti, At),
Nicolò Andrea Pineri – Agriturismo Cà Nadin (San Damiano d’Asti, At), Daniela Barbero – Agriturismo Costa dei Tigli (Costigliole d’Asti, At). Causa un’errata comunicazione, sull’ultimo numero della nostra rivista, dall’elenco dei diplomati Agrichef mancava Cristina Baltieri dell’agriturismo “Le Tre Colline”
di Albugnano di Franco Carossa. La Baltieri (nella fotografia al centro con gli occhiali) ha ottenuto la qualifica Agrichef nel primo corso tenutosi nel febbraio scorso. Gli operatori agrituristici dell’Astigiano con la qualifica di Agrichef sono quindi 12, come da elenco sopra riportato.
IL NUOVO CONSORZIO AGRARIO DELLE PROVINCE DEL NORD-OVEST Una grande notizia per le imprese agricole, che apre scenari da tempo attesi: a far data dal 1 febbraio 2018 il Consorzio Agrario delle Province del Nord-Ovest ha ampliato il territorio in cui opera, ed ora ricomprende tutto il territorio Piemontese e parte della Liguria. Il percorso di riorganizzazione del Consorzio Agrario dei nostri territori ha l’obiettivo di rendere questo strumento sempre più protagonista nella realizzazione della progettualità economica di Coldiretti, sviluppando concretamente le filiere di prodotto per valorizzare le produzioni delle imprese agricole. Ciò in coerenza con la mission dei Consorzi Agrari di costruire nuove opportunità economiche per le imprese, oltre al tradizionale ruolo di erogatori di servizi e mezzi tecnici. Il Consorzio Agrario del Piemonte Orientale a partire da tale data ha pertanto ceduto l’attività commerciale delle province di Alessandria, Biella, Novara, Verbania e Vercelli al Consorzio Agrario delle Province del Nord-Ovest. Il Consorzio Agrario delle Province del Nord-Ovest ha individuato quale sua strategia primaria quella della creazione di una rete di vendita composta anche da agenti e personale tecnico qualificato senza deposito, che garantisce una metodologia di contatto e di vendita ritenuta più efficace rispetto alla sola presenza territoriale immobiliare. Ovviamente a tale rete di vendita senza deposito è stata affiancata una adeguata ed efficiente capacità logistica per il pre-
lievo e per la consegna del prodotto venduto al cliente. I negozi con deposito sul nuovo territorio recentemente acquisito sono 19, di cui otto in provincia di Alessandria, una in provincia di Verbania, sei in provincia di Vercelli, uno in provincia di Biella, tre in provincia di Novara. Il nuovo Consorzio Agrario delle Province del Nord-Ovest, nascente da questa operazione, dal 1 febbraio è dunque dotato di circa 80 centri servizi per l’agricoltura dislocati su tutto il territorio Piemontese e Ligure, sul quale sviluppa un fatturato consolidato di circa 150 milioni di Euro. E’ inoltre dotato di uno stabilimento industriale che produce circa 550 mila quintali di mangimi certificati NON OGM, di un altro stabilimento industriale che produce oltre 55 mila quintali di concimi organici ed organo-minerali, di una officina meccanica di proprietà e diverse officine convenzionate per l’approntamento e la riparazione dei trattori agricoli Massey Ferguson di cui è concessionario per una porzione del territorio succitato, di oltre 10 centri di essiccazione mais, di oltre 40 impianti silos e stoccaggio dei cereali per far fronte a quasi 1,5 milioni di quintali di cereali ritirati all’anno. Per maggiori dettagli sul nuovo Consorzio Agrario vi invitiamo a consultare il sito internet della società www.capnordovest.it nonché a scaricare l’APP del Consorzio Agrario “cap nord-ovest” dalla quale si può accedere a contenuti esclusivi e riservati alle imprese agricole.
L’Agrichef Giovanna Soligo confermata presidente Terranostra
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retti, Antonio Ciotta, e del vice direttore nonché segretario Terranostra, Luigi Franco, è stata anche l’occasione per ripercorrere il percorso di crescita seguito dagli operatori degli agriturismo. “Abbiamo voluto tenere l’Assemblea all’Agriturismo “Il Milin” di San Marzanotto – sottolinea Giovanna Soligo – in quanto i titolari, fratelli Rovero, sono stati i pionieri dell’agriturismo nell’Astigiano e ancora oggi rappresentano un punto di riferimento per tutti noi che esercitiamo questa attività”. “In effetti – rileva Luigi Franco – un confronto continuo fra gli operatori, come per altro avvenuto nel corso dell’Assemblea, è molto utile per sviluppare nuovi progetti e per crescere ulteriormente”. “Dai nostri dibattiti – conferma Soligo – emerge chiaramente come la figura dell’Agrichef sia fondamentale per qualificarci sul territorio e per contribuire così a farlo crescere; noi produciamo, trasformiamo e cuciniamo e quindi i nostri messaggi possono andare direttamente ai clienti, ai turisti. Per questo vogliamo intensificare i corsi di formazione per migliorare sempre più i nostri servizi, anche perchè i clienti sono sempre più esigenti e
Giovanna Soligo, presidente Terranostra Campagna Amica
sanno quello che vogliono”. Dall’assemblea è emersa quindi una doppia volontà, da un lato qualificare sempre più la figura degli Agrichef come “portavoce per la promozione del territorio”, rileva Luigi Franco, e dall’altro di intensificare una strategia per una maggiore sinergia fra i vari enti che operano nel settore, come rileva Antonio Ciotta: “Si sente l’esigenza e ci sono anche le volontà di costruire percorsi assieme alle altre categorie che si occupano di turismo, abbiamo però anche la necessità di trovare negli enti pubblici la disponibilità nel condividere questi percorsi”
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iovanna Soligo, titolare dell’azienda agrituristica “Cascina San Nazzario” di Montechiaro d’Asti è stata confermata, mercoledì 11 aprile, alla presidenza dell’Associazione Provinciale Terranostra Agriturismo di Campagna Amica. Per questo nuovo mandato l’Assemblea ha nominato vice presidente Nicolò Andrea Pineri dell’agriturismo “Cà Nadin” di San Damiano d’Asti. “Siamo lieti – sottolinea Roberto Cabiale, presidente Coldiretti Asti – della riconferma di Giovanna che in questi anni si è dedicata con impegno e attenzione alla crescita dell’Associazione e al bene di questo settore agricolo, l’attività agrituristica, che rappresenta per noi una sorta di biglietto da visita, la punta più in vista dell’organizzazione. In questo senso rileviamo con piacere che sia la Presidente Soligo che il suo vice Pineri, hanno entrambi la qualifica di “Agrichef”, una nuova figura professionale destinata ad essere sempre più qualificata a diventare vera ambasciatrice delle produzioni agricole e quindi dello sviluppo dei territori”. L’Assemblea, tenutasi alla presenza del direttore provinciale Coldi-
Assemblea Terranostra
Nominato vicepresidente Nicolò Pineri di San Damiano
L’Assemblea di Terranostra Campagna Amica si è tenuta l’11 aprile
Dal Messico nuvole sui prodotti Made in Piemonte Salvaguardare dall’import e dagli accordi Ue - Messico il patrimonio agroalimentare
Rintracciabilità
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essico e Nuvole, celebre canzone del 1970 di Enzo Jannacci, è il titolo che può sintetizzare quanto sta accadendo a diversi prodotti del Made in Italy ed in Piemonte offuscati, appunto, dalle nuvole provenienti dal Messico e dovute al nuovo accordo tra quest’ultimo e l’Ue. Viene concesso, infatti, il via libera al Parmesano, ai salamini italiani e al vino Dolcetto Made in Messico dove potranno essere prodotti e venduti senza limiti oltre il 90% degli 817 prodotti a denominazione di origine nazionali riconosciuti in Italia e nell’Unione Europea (293 prodotti alimentari e 523 vini). L’Italia nel 2017 ha importato prodotti agroalimentari dal Messico per 86 milioni di euro mentre le esportazioni sono state di 103 milioni, quasi 1/3 delle quali rappresentate dal vino (33 milioni di euro) che gode già del dazio zero, per effetto del precedente accordo del 2000. A preoccupare, oltre al
Dolcetto Made in Messico, è anche l’import dalla Spagna che per il Piemonte riguarda, in particolare, oltre il 30% dell’ortofrutta. “La tutela delle denominazioni avrebbe dovuto rappresentare un obiettivo primario – sottolineano Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Non possiamo pensare che i nostri prodotti più tipici vengano prepararti all’estero come se nulla fosse, quando sono simbolo di un territorio ben preciso che è quello piemontese. Con questi accordi vengono legalizzate le falsificazioni del Made in Piemonte, dal vino ai prodotti lattiero-caseari fino alla carne bovina e suina. Dall’intesa con il Canada (Ceta) a quella siglata con il Giappone e Singapore, da quella con il Messico fino alla trattativa in corso con i Paesi del Sudamerica (Mercosur), si assiste – continuano Cabiale e Rivarossa - al moltiplicarsi di accordi di libero scambio da parte
dell’Unione Europea che legittimano a livello internazionale la pirateria alimentare a danno delle nostre produzioni. A fronte di questa situazione la nostra Organizzazione si sta impegnando nella battaglia #stopcibofalso per tutelare l’economia dei nostri territori, bloccare le speculazioni e difendere il patrimonio agroalimentare italiano a garanzia della salute dei consumatori”.
Etichettatura: un’occasione di trasparenza persa La Commissione Europea nega l’identità alle produzioni agroalimentari
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a Commissione Europea ha perso l’occasione per combattere il fake a tavola con una etichetta trasparente che indichi obbligatoriamente l’origine degli ingredienti impiegati in tutti gli alimenti, come chiede la stragrande maggioranza dei cittadini europei e l’82% degli italiani, secondo la consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole. E’ quanto afferma Coldiretti in riferimento al regolamento esecutivo approvato dal Comitato tecnico in riferimento al regolamento (UE) n. 1169/2011, che entrerà in vigore
nell’aprile 2020. “La Commissione – sottolineano Roberto Cabiale vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – ha scelto un compromesso che favorisce gli inganni ed impedisce ai consumatori di poter acquistare in modo consapevole, conoscendo l’origine degli ingredienti. Ora l’etichettatura d’origine viene rimessa alla scelta volontaria e questo lascia margini di incertezza interpretativa. Grazie all’azione della nostra Organizzazione, l’Italia – proseguono Cabiale e Rivarossa - si è dotata di una legislazione nazionale di
avanguardia, che sarà oltretutto rafforzata a partire dal 9 maggio dal nuovo decreto legislativo sulle sanzioni che prevede multe da 2 mila a 16 mila euro in caso di mancata indicazione dell’origine. Continueremo, quindi, nei due anni che mancano all’entrata in vigore del nuovo regolamento comunitario, ad impegnarci nella battaglia per fermare l’arrivo di cibo falso, a tutela della salute dei consumatori e a difesa dell’economia agricola dei nostri territori. Si tratta di una vera e propria battaglia di civiltà a favore della trasparenza”.
PROSEGUE LA RACCOLTA FIRME “STOP CIBO FALSO”
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rosegue in tutta Italia la raccolta firme per la petizione #stopcibofalso che parte dalla necessità di chiedere al Parlamento Europeo l’etichettatura obbligatoria per gli alimenti. È a rischio “fake” nel carrello della spesa un prodotto alimentare su quattro perché non riporta obbligatoriamente l’origine in etichetta, dai salumi alle marmellate, dal succo di frutta al pane fino al latte in polvere per bambini. Si tratta di una battaglia di civiltà per garantire la salubrità di quanto viene consumato sulle nostre tavole, infatti l’indicazione di origine permette di contrastare
quelle imitazioni che ogni anno sottraggono 60 miliardi di euro all’economia dell’Italia e di rafforzare la lotta alle agromafie, oltre che prevenire le falsificazioni. L’appello, di firmare la petizione è dunque rivolto a tutti gli astigiani: è possibile firmare la petizione sul sito www.asti.coldiretti.it, presso tutti gli uffici di zona Coldiretti e negli agrimercati di Campagna Amica (per l’elenco consultare il sito www.campagnamica.it). Inoltre, si può sostenere la campagna #stopcibofalso sui social network di Coldiretti Asti (pagina Facebook e Twitter).
PERCHÈ FIRMARE LA PETIZIONE EUROPEA
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La petizione per chiedere all’Europa l’etichettatura obbligatoria d’origine per gli alimenti
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gni giorno rischiano di finire nel nostro piatto alimenti di bassa qualità o addirittura tossici provenienti da altri Paesi, come dimostrano i ripetuti allarmi e sequestri. Un cibo falso e anonimo costituisce un pericolo per la salute e per l’economia del nostro Paese, che ogni anno perde 60 miliardi di euro a causa del falso made in Italy. Ad oggi in Europa non esiste una legge chiara sull’etichettatura che tuteli il consumatore dalle truffe nel piatto: solo pochi alimenti hanno l’obbligo di indicare l’origine del prodotto e degli ingredienti. Chi ci guadagna? Le agromafie e le grandi multinazionali del cibo che hanno interesse a oc-
cultare l’origine delle materie prime. Senza un’etichetta trasparente non è possibile compiere scelte consapevoli e prevenire le speculazioni sul cibo che danneggiano sia chi produce che chi consuma. Per questo motivo Coldiretti e Campagna Amica chiedono di fermare le truffe alimentari e tutelare il meglio del cibo italiano.
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Per la nostra salute, per l’economia, contro le speculazioni, per l’agricoltura
Salute: contro allarmi arriva stabilimento in etichetta L’obbligo è scattato dal 5 aprile scorso, ma occorre vigilare
Etichettatura
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’indicazione dello stabilimento di produzione in etichetta, oltre a garantire una importante informazione al consumatore, assicura una migliore e immediata rintracciabilità degli alimenti da parte degli organi di controllo e, di conseguenza, una più efficace tutela della salute, soprattutto nel caso di allarmi alimentari. È quanto afferma la Coldiretti in riferimento all’entrata in vigore il 5 aprile dell’obbligo di indicare nell’etichetta degli alimenti, la sede e l’indirizzo dello stabilimento di produzione o di confezionamento previsto dal Decreto Legislativo 15 settembre 2017 n. 145, dopo 180 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale n. 235 del 7 ottobre 2017. La norma, per consentire di verificare se un alimento è stato prodotto o confezionato in Italia, è apprezzata dai consumatori che per l’84% ritengono fondamentale conoscere, oltre all’origine degli ingredienti, anche il luogo in cui è avvenuto il processo di trasformazione, secondo la consultazione on line del Ministero delle Politiche Agricole. Per garantire il rispetto della norma sono state fissate sanzioni, in caso d i inadempimento, c h e vanno
da 2.000 euro a 15.000 euro, per la mancata indicazione della sede dello stabilimento o se non è stato evidenziato quello effettivo nel caso l’impresa disponga di più stabilimenti. Insieme allo stabilimento di lavorazione va al più presto prevista l’indicazione obbligatoria in etichetta per tutti gli alimenti anche dell’origine degli ingredienti che è di gran lunga considerato l’elemento determinate per le scelte di acquisto dal 96% dei consumatori. Una battaglia per la trasparenza condotta dalla Coldiretti che ha portato molti risultati, anche se oltre 1/4 della spesa degli italiani è ancora anonima con l’etichetta che non indica la provenienza degli alimenti, dai salumi ai succhi di frutta fino alla carne di coniglio. Per questo Coldiretti ha avviato la mobilitazione popolare #stopcibofalso nei confronti dell’Unione Europea per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia e bloccare le speculazioni. L’obiettivo è dare la possibilità a livello europeo di esten-
Esempio di etichettatura con l’indicazione dello stabilimento
dere l’obbligo di indicare l’origine in etichetta a tutti gli alimenti dopo che l’Italia, affiancata anche da Francia, Spagna Portogallo, Grecia, Finlandia, Lituania e Romania, ha già adottato decreti nazionali per disciplinarlo in alcuni prodotti come latte e derivati, grano nella pasta e riso. Una scelta che ha spinto la Commissione Europea ad avviare con quattro anni di ritardo una consultazione pubblica sulle modalità di indicazione dell’origine in etichetta come previsto dal regolamento europeo sulle informazioni ai consumatori n.1169/2011, entrato in vigore nel dicembre 2013. “Adesso occorre vigilare affinché la normativa comunitaria risponda realmente agli interessi dei consumatori e non alle pressioni esercitate dalle lobbies del falso Made in Italy che non si arrendono e vogliono continuare ad ingannare i cittadini cercando di frenare nel nostro Paese l’entrata in vigore di norme di trasparenza e di grande civiltà” afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Il vino sempre più al centro dei nostri desideri L’82% degli itaiani sogna una vigna, il 74% frequenta le cantine, molti vip lo producono
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settore per stare a contatto con la natura, esprimere creatività, confrontarsi con nuovi stimoli e garantirsi in generale una più elevata qualità della vita. Fra questi Sting, Gianna Nannini, Zucchero Fornaciari, Al Bano, Andrea Bocelli, Carole Bouquet, Sara Di Vaira, Salvatore Ferragamo, Tommaso Cavalli, la famiglia Moratti, Renzo Rosso, Andrea Pirlo, Oliviero Toscani, Andrea Barzagli, Francesco Moser, Jarno Trulli, Gerry Scotti e molti altri.
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promuovere il turismo e l’occupazione e combattere lo spopolamento nelle aree interne di una Italia considerata a torto “minore” nell’anno nazionale del turismo dedicato proprio all’enogastronomia. Grazie ai piccoli centri con meno di cinquemila abitanti è infatti garantito il 79% dei vini più pregiati che rappresentano il Made in Italy nel mondo secondo lo studio Coldiretti/ Symbola. La vendita diretta del vino con la possibilità di conoscere vigneti e cantine sono molto diffuse tra i nuovi Paesi produttori come Sudafrica, Australia e Stati Uniti dove la visita alle wineries ha rappresentato un importante elemento di promozione dei consumi. D’altra parte l’82% degli italiani sogna di possedere una vigna e produrre il proprio vino, come fa un numero crescente di Vip, dagli attori ai cantanti, dai politici ai giornalisti, dagli sportivi agli stilisti fino ai grandi imprenditori che hanno investito nel
Filiera vitivinicola
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uasi tre italiani su quattro, esattamente il 74%, nel corso del 2017, hanno acquistato almeno una volta il vino direttamente dal produttore in cantina o nei mercati degli agricoltori. Il totale del volume d’affari dell’enoturismo sui territori, viene stimato in almeno 2,5 miliardi di euro. Dati significati, nell’anno nazionale del turismo dedicato al cibo italiano, emersi da una indagine Coldiretti, realizzata anche con un sondaggio on line del sito www.coldiretti.it, presentata in occasione della giornata conclusiva del Vinitaly. Tra quanti hanno comperato direttamente dal produttore, il 68% lo ha fatto in cantina, il 25% in un mercato degli agricoltori, il 6% in un punto vendita gestito direttamente dal produttore e l’1% dal sito internet aziendale. Negli ultimi anni in Italia si sono moltiplicate le possibilità di acquisto senza intermediazione con l’apertura di mercati e botteghe degli agricoltori di Campagna Amica che ha creato la più vasta rete europea di acquisti diretti dal produttore (www.campagnamica.it). L’acquisto del vino dal produttore, è un fenomeno in rapida espansione che rappresenta una opportunità per i consumatori che possono così risparmiare e garantirsi acquisti di qualità, ma anche un’occasione per le imprese agricole che possono vendere senza intermediazioni e far conoscere direttamente le caratteristiche e il lavoro necessario per realizzare una specialità territoriale unica e inimitabile. Una opportunità anche per
Senza voucher persi 25 mila posti di lavoro Il disastro della burocrazia durante l’ultima vendemmia, penalizzati giovani e pensionati
Burocrazia
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on l’abrogazione dei voucher sono stati persi almeno 25mila posti di lavoro tra le vigne per giovani e pensionati durante l’ultima vendemmia. È la Coldiretti a tracciare al Vinitaly il primo bilancio sugli effetti della nuova disciplina introdotta dall’art. 54-bis del decreto legge n.50/2017 per sostituire lo strumento del voucher ma che di fatto è stata un vero flop in agricoltura. In un anno particolarmente duro sul piano occupazionale per effetto di un raccolto ai minimi storici si stima infatti che nell’ultima vendemmia l’utilizzazione dei nuovi voucher sia risultata pari ad un valore inferiore al 2% di quello fatto registrare nell’anno precedente. Le motivazioni sono riconducibili in primis ad un eccesso di inutile burocrazia di cui, in parte non irrilevante, è responsabile la piattaforma informatica creata dall’INPS che non tiene in considerazione le specificità dell’attività agricola. Con l’abrogazione della disciplina del voucher il sistema agricolo è stato doppiamente penalizzato in quanto, se da una parte non si riscontravano nel settore indizi di abnorme e frau-
dolento utilizzo da dover correggere, dall’altra certamente l’intero percorso di emersione intrapreso dal 2008 ad oggi è irrimediabilmente andato perduto. Una danno pesante per il vino dove a partire dalla data del 19 agosto 2008, prevista dalla circolare Inps per il rilascio dei primi buoni, è iniziata, sotto il pressing della Coldiretti, per la prima volta in Italia, la raccolta dell’uva attraverso voucher con l’obiettivo di ridurre burocrazia nei vigneti e dare una possibilità di integrazione del reddito a studenti e pensionati. È stato un successo immediato con poco più di 535.000 voucher venduti a livello nazionale durante l’anno nelle vigne. Nel 2009 il sistema di pagamento è stato esteso all’insieme delle attività stagionali agricole, ma quello della vendemmia è rimasto l’impiego predominante assorbendone in media circa la metà secondo le stime di Coldiretti. Dopo una rapida crescita inziale nel tempo si è verificata una sostanziale stabilizzazione dei voucher venduti a livello nazionale dove la Coldiretti stima che
nell’ultimo anno prima dell’abrogazione siano stati impiegati circa 1,3 milioni di voucher solo per la vendemmia, ora praticamente azzerati con l’entrata in vigore della nuova normativa. “L’Italia non può permettersi di perdere le grandi opportunità di lavoro che vengono da uno dei settori più dinamici dell’economia”, ha affermato il presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che il “nuovo Parlamento e il Governo hanno il dovere di ripensare ad uno strumento per il settore che semplifichi la burocrazia per l’impresa, sia agile e flessibile rispondendo soprattutto ad un criterio di tempestiva disponibilità all’impiego e dall’altra generi opportunità di integrazione al reddito per giovani studenti, pensionati e cassa integrati”.
Fake in bottiglie straniere, da acqua a polvere Smascherati trucchi in cantina consentiti all’estero e vietati in Italia nale Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che si tratta di “un danno per i produttori mediterranei e un inganno per i consumatori che non possono fare scelte consapevoli”. Negli Stati Uniti, invece al contrario è addirittura consentita l’aggiunta di acqua al mosto per diminuire la percentuale di zuccheri secondo una pratica considerata una vera e propria adulterazione in Italia. Miscele di vini da tavola bianchi e rossi per produrre un “finto rosè” vietate in Europa sono possibili invece in Nuova Zelanda e in Australia. L’Unione Europea però ha dato il via libera al vino senza uva con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes molto diffusi nei Paesi dell’Est. L’ultima frontiera dell’inganno è nella commercializzazione molto diffusa, dal Canada agli Stati Uniti, fino ad alcuni Paesi dell’Unione Europea, di kit fai da te che promettono il miracolo di ottenere in casa il meglio della produzione enologica Made in Italy, dai vini ai formaggi. Si tratta di confezioni che grazie a polveri miracolose promettono in pochi giorni di ottenere le etichette più prestigiose come Barbera, Chianti, Valpolicella, Frascati, Primitivo, Gewurztraminer,
Barolo, Lambrusco o Montepulciano. Il problema non è legato solo all’utilizzo delle pregiate denominazioni del Belpaese poiché in base alla normativa europea del vino, non è possibile aggiungere acqua nel vino o nei mosti. La definizione europea del vino non contempla l’aggiunta di acqua e soprattutto per questo il commercio dei wine kit su tutto il territorio europeo andrebbe vietato. Il Consorzio di tutela Vino Chianti ha recentemente denunciato come la contraffazione corra sempre più online ed in sei mesi è stata accertata la presenza e la vendita di 39 “kit vino” che millantano la possibilità, appunto, di preparare il Chianti fai da te. Un mercato molto florido per internet dove i rischi riguardano l’utilizzo delle stesse o simili denominazioni o simili per indicare prodotti molto diversi. Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, ma ci sono anche il Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori piu’ prestigiosi che complessivamente provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy.
Filiera vitivinicola
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al vino zuccherato a quello annacquato, dal vino in polvere a quello alla frutta ma anche il finto rosato o le imitazioni delle denominazioni più note. Sono solo alcuni dei trucchi consentiti all’estero e smascherati da Coldiretti. Si tratta di pratiche che in Italia sarebbero punite anche come reato di frode ma che all’estero sono invece permesse con evidente contraddizione, favorita dall’estensione della produzione a territori non sempre vocati e senza una radicata cultura enologica che con la globalizzazione degli scambi colpisce direttamente anche i consumatori di Paesi con una storia del vino millenaria. Sono infatti aumentate dell’8% le bottiglie straniere di vino e spumante stappate in Italia per un totale di 32,7 milioni di litri nel 2017. Lo zuccheraggio del vino è ad esempio permesso nell’Unione Europea ad eccezione di Italia, Spagna, Portogallo, Grecia, Cipro, Malta e in alcune aree della Francia che rappresentano però circa l’80% della produzione comunitaria. “Occorre smascherare in etichetta l’inganno dell’aggiunta di zucchero al vino che l’Unione Europea consente ai Paesi del centro e nord Europa cogliendo l’occasione della revisione delle norme” ha affermato il presidente nazio-
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Sulle tavole cinesi più vino e frutta
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l vino italiano potrebbe avvantaggiarsi della guerra commerciale tra Usa e Cina dopo che le esportazioni in Asia hanno raggiunto il massimo storico di oltre 130 milioni di euro nel 2017, con un aumento del 29%. È quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Istat divulgata in occasione dell’entrata in vigore dei superdazi cinesi nei confronti di 128 beni importati dagli Stati Uniti, tra i quali carne di maiale, vino e frutta, per un totale di 3
miliardi di dollari. Gli Stati Uniti hanno esportato vino in Cina per un valore di 70 milioni di euro in aumento del 33% nel 2017 e si collocano al sesto posto nella lista dei maggiori fornitori, immediatamente dietro all’Italia. In Piemonte l’export interessa il 60% del vino prodotto ed è particolarmente apprezzato dai mercati europei, ma anche da quelli asiatici con una crescita negli ultimi anni del 75% in Cina e del 15% in Giappone. Circa il comparto frut-
ticolo, il Piemonte per quanto riguarda le pesche conta 3.474 aziende, una produzione di quasi 2 milioni di quintali e una superficie di 4.416 ettari, per i kiwi quasi 2.500 aziende, una produzione di 1,2 milioni di quintali e una superficie di oltre 4.500 ettari, per le mele quasi 4 mila aziende, una produzione di 2,4 milioni di quintali ed una superficie di 6 mila ettari. Di queste produzioni, al momento, è possibile esportare in Cina solo i kiwi.
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Con lo stop alle frontiere statunitensi, nuove prospettive per le produzioni piemontesi
Nuovo accordo di filiera fra FAI e LIDL
In 600 punti vendita la nuova linea 100% firmata dagli agricoltori italiani
Nuovo accordo economico
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stato siglato il 5 aprile scorso, un accordo di filiera fra Filiera Agricola Italiana spa e Lidl Italia, azienda della grande distribuzione. Una nuova gamma di prodotti col marchio “FDAI - Firmato Dagli Agricoltori Italiani”, sarà così distribuita negli oltre 600 punti vendita Lidl presenti in Italia, a partire dal 3 maggio prossimo. La nuova linea di prodotti si caratterizza per l’utilizzo di materie 100% italiane e tracciabili. Il risultato è un ricco paniere di articoli, tra cui riso Carnaroli IGP, pasta trafilata al bronzo con grano lucano, olio toscano IGP e succo di frutta con agrumi di Calabria, che brillano per qualità e bontà, oltre che per gli elevati standard di etica e trasparenza. Questi prodotti si fregiano ovviamente del sigillo FDAI (Firmato Dagli Agricoltori Italiani) che garantisce, sostiene e promuove un modello di gestione etico dell’intera filiera produttiva, basato su valori agricoli e tutela dell’economia dei territori. Questo marchio, oltre alla completa tracciabilità della filiera, attesta l’impiego di materie prime i n -
teramente italiane, di matrice agricola e prodotte in coerenza con la vocazione produttiva italiana. Il disciplinare FDAI comprende anche importanti tutele sociali, come una equa distribuzione della catena del valore, nel rispetto dei diritti di chi lavora, di chi consuma e di tutti gli attori coinvolti. Stefano Albertazzi Direttore Generale Filiera Agricola Italiana spa spiega: “Questo accordo è uno strumento importante e innovativo che da una parte valorizza i prodotti agroalimentari dei territori italiani e dall’altro favorisce tutti i componenti della filiera dal campo alla tavola: agricoltori, grande distribuzione e consumatori. Si tratta di un passo in avanti per un nuovo modello di relazioni economiche che punti sempre
più sulla cooperazione virtuosa e sulle scelte condivise”. “Siamo molto orgogliosi di poter offrire in tutti i punti vendita Lidl la nuova linea di prodotti realizzata in collaborazione con gli agricoltori italiani.” - Dichiara Eduardo Tursi Amministratore Delegato Acquisti di Lidl Italia – “Ci siamo impegnati a fondo in questo progetto che arricchisce la nostra proposta di eccellenze Made in Italy e consolida la passione di Lidl per il territorio. I prodotti, espressione massima della tradizione culinaria italiana, rappresentano anche il nostro impegno per un agire responsabile, poiché favoriscono un mercato sostenibile, che si basa su una filiera trasparente, dai saldi principi etici.” Lidl è presente in Italia da 25 anni. Ad oggi, può contare su una rete di più di 600 punti vendita in 19 regioni che occupano oltre 13.000 collaboratori. Il rifornimento quotidiano dei negozi è garantito da 10 piattaforme logistiche dislocate sul territorio nazionale. Attualmente, oltre l’80% dei prodotti offerti dall’insegna è prodotto in Italia.
L’incredibile via libera Ue al “biologico contaminato” Ora occorre accelerare sul marchio nazionale per difendere il “Made in Italy”
(+23,8%) e olivo (+23,7%) mentre a livello territoriale la maggiore estensione delle superfici è registrata in Sicilia con 363.639 ettari, cui seguono la Puglia con 255.831 ettari e la Calabria con 204.428 ettari. Il fatturato realizzato dal settore al consumo supera i 2,5 miliardi di euro e tra i canali di acquisto accanto alla grande distribuzione e ai negozi specializzati particolarmente dinamici sono stati gli acquisti diretti dai produttori nei così detti farmers market, come la rete degli agricoltori di Campagna Amica in testa. In Piemonte ci sono oltre 30 mila ettari coltivati con metodo biologico e le produzioni riguardano soprattutto colture da foraggio, prati, cereali, frutta e vite. Molto richiesto a livello internazionale è il vino biologico piemontese che, anche quest’ anno, ha visto un aumento dell’ export, oltre che delle richieste interne. Sono oltre 2 mila gli operatori piemontesi certificati biologici tra produttori, trasformatori ed importatori.
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ogni caso, qualora sussistano ragioni di approvvigionamento, la Commissione potrà sempre autorizzare l’importazione dai Paesi terzi di prodotti biologici anche quando questi ultimi non dovessero rispettare le norme europee sulla produzione biologica. In questo quadro per difendere i primati della produzione Made in Italy è necessario accelerare sul marchio nazionale per le produzioni biologiche italiane per consentire scelte di acquisto più consapevoli, con sei italiani su dieci (60%) che nel 2017 hanno acquistato almeno qualche volta prodotti biologici, secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’. L’Italia detiene la leadership nel numero di imprese con 72.154 operatori e 1.796.363 ettari, in un aumento del 20% su base annua, secondo le analisi Coldiretti su dati Sinab. La crescita della domanda ha spinto l’aumento delle produzioni. Tra le colture con maggiore incremento ci sono gli ortaggi (+48,9%), cereali (+32,6%), vite
Unione Europea
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ia libera nel mercato europeo a prodotti certificati come biologici contaminati da prodotti chimici fitosanitari, con le stesse soglie di inquinamento da Organismi geneticamente modificati (Ogm) degli alimenti convenzionali e addirittura ottenuti fuori suolo, spezzando l’intimo legame tra gli alimenti, di origine vegetale o animale, con la terra. È quanto denuncia Coldiretti in occasione dell’approvazione da parte dell’Europarlamento delle nuove norme sulla produzione e commercializzazione dei prodotti da agricoltura biologica contro le quali hanno votato tutti i parlamentari italiani dei diversi partiti. Il nuovo regolamento concede agli Stati la possibilità di mantenere in vigore soglie meno restrittive per i residui di fitofarmaci o di contaminazione da Ogm con un grave danno di immagine per il settore del bio soprattutto nei Paesi, come l’Italia, nei quali gli standard di produzione sono molto elevati. Inoltre, la possibilità di produrre biologico senza utilizzare il suolo contrasta totalmente con i principi fondamentali che caratterizzano questo metodo di produzione, che non può prescindere dalla terra. Al contrario, la previsione di una deroga consentirà ad alcuni Stati del nord Europa di continuare a produrre impiegando letti demarcati in serra per un periodo di 10 anni. Per i prodotti importati, infine, continuerà a sussistere il principio dell’equivalenza, sia pure per un periodo transitorio, durante il quale sarà più elevato il rischio di un aumento delle importazioni prima dell’adozione del sistema di conformità. E in
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Slitta al 15 giugno la presentazione delle domande Pac
Vale anche per i regimi di pagamento diretto e alle misure di sviluppo rurale
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ia libera dalla Ue allo slittamento al 15 giugno della scadenza per la presentazione della domanda di aiuti Pac. Il nuovo termine riguarda la presentazione della domanda unica, delle domande di pagamento degli aiuti, la data limite per la notifica di modifiche alla domanda unica o alla domanda
di pagamento e per la l’assegnazione dei diritti all’aiuto o dell’aumento del valore dei diritti all’aiuto nell’ambito del regime di pagamento base per l’anno 2018. Stessa scadenza posticipata per quanto riguarda le modifiche da apportare alla domanda unica o alla domanda di pagamento per i regimi di pagamento diretto
o alle misure di sviluppo rurale. Le deroghe si applicano anche agli Stati membri ai fini del calcolo dei periodi di 26, 35 e 10 giorni di calendario, rispettivamente, dopo la data finale di presentazione della domanda unica, la domanda di aiuto o le richieste di pagamento e la data limite per la notifica degli emendamenti.
Domande Ocm Vino “Misura investimenti” Misura 121
Le istruzioni per la scadenza del 2 luglio/31 agosto
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i stringono i tempi per la presentazione della domande di pagamento saldo e degli anticipi della Ocm unica “misura investimenti” del settore vino. Sono state pubblicate le istruzioni Agea per l’ammissibilità al finanziamento per la campagna 20172018. Le domande di anticipo (non oltre l’80% del contributo) per gli investimenti 2017-2018 devono es-
sere presentate dal 2 luglio al 31 agosto 2018. Per le istanze di aiuto biennali, con richiesta di anticipo la cui istruttoria di ammissibilità si è conclusa ma che non sono state finanziate nell’esercizio in corso perché mancano i fondi, la presentazione è fissata dal 23 ottobre 2018 al 30 aprile 2019. Le domande di pagamento a saldo relative agli investimenti annuali 2017/2018 vanno
presentate entro il 31 agosto 2018 per le regioni che hanno assunto la delega all’istruttoria ed entro il 16 luglio 2018 per quelle che non l’hanno assunta. Le stesse date valgono anche per le domande di pagamento a saldo degli investimenti biennali 2017/2018 (anno 2019). Recandosi al Caa Coldiretti si possono ottenere tutti i ragguagli del caso.
Contributi PSR per le zone montane Entro il 15 maggio le domande per l’indennità compensativa
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a Regione ha approvato il bando 2018 e si possono presentare le domande di sostegno per l’indennità compensativa. L’intervento intende incentivare l’utilizzo continuativo delle superfici agricole, il mantenimento e la promozione di sistemi di produzione agricola sostenibili e, quindi, contrastare l’abbandono del territorio montano situazione nell’ambito della Regione Piemonte. Il contributo riconosciuto consiste in un premio annuo per ettaro di superficie agricola azien-
dale ricadente in zona montana il cui importo è diversificato sulla base di specifici parametri. I beneficiari sono le persone fisiche o giuridiche che, al momento della presentazione della domanda di sostegno, hanno la qualifica di agricoltore in attività, operano in una zona classificata come montana del Piemonte, si impegnano a condurre terreni agricoli situati nelle suddette aree, e raggiungono un premio annuo pari ad almeno € 200,00; se il richiedente non ha la residenza in zona montana, si ap-
plica una riduzione del premio del 60%. Le domande di sostegno si possono presentare dal 12/04/18 fino al 15/05/18. La dotazione finanziaria del bando è fissata in 12.000.000 di €, nel caso in cui l’ammontare di tali risorse non dovesse essere sufficiente a soddisfare l’importo dei premi complessivamente richiesti, la Regione potrà procedere ad una riduzione percentuale proporzionale dei premi. Info: 0141 380400.
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Finanziamenti per la sicurezza
Fino al 31 maggio si può aderire al bando Isi dell’Inail
tutto il territorio nazionale iscritte alla Camera di commercio industria, artigianato ed agricoltura. Il finanziamento, in conto capitale, è calcolato sulle spese ritenute ammissibili al netto dell’IVA e varia dal 65% al 40% della spesa ammissibile a seconda degli interventi realizzati.
Tassazione su cessione di diritto di superficie Genera una plusvalenza qualora il terreno agricolo sia posseduto da meno di 5 anni
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’Agenzia delle Entrate con la circolare 6/E del 20 aprile 2018, uniformandosi all’orientamento espresso dalla Corte di Cassazione nella Sentenza 4 luglio 2014, n. 15333, ha chiarito il trattamento fiscale dei corrispettivi ricevuti a seguito di costituzione e cessione di diritto reale di superficie. L’Agenzia spiega che il trattamento fiscale si applica in base alle modalità di acquisizione del diritto reale di superficie con la conseguenza che la costituzione del diritto di superficie genera una plusvalenza qualora il terreno agricolo sia posseduto da meno di 5 anni e in ogni caso per le aree fabbricabili. Se il diritto reale è stato acquistato sul terreno agricolo da un pre-
cedente titolare la plusvalenza è soggetta a tassazione solo se realizzata entro 5 anni dal momento in cui si è verificato l’acquisto. Se invece il diritto reale è stato ceduto oltre i 5 anni dall’acquisto la plusvalenza non è fiscalmente imponibile. Nel caso di cessione del diritto di superficie acquistato da meno di 5 anni la plusvalenza, secondo quanto precisa la circolare delle Entrate, sarà costituita dalla differenza tra il corrispettivo percepito nel periodo di imposta e il costo di acquisto del diritto. Nell’ipotesi in cui, invece, il diritto di superficie sia concesso senza un precedente acquisto a titolo oneroso, la plusvalenza è determinata individuando il prezzo di acquisto originario del diritto se-
condo un criterio proporzionale, fondato sul rapporto tra il valore complessivo attuale del terreno agricolo o dell’area fabbricabile e il corrispettivo percepito per la costituzione del diritto di superficie, da applicare al costo originario di acquisto del terreno.
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- progetti per micro e piccole imprese operanti in specifici settori di attività; - progetti per le micro e piccole imprese operanti nel settore della produzione agricola primaria dei prodotti agricoli. I finanziamenti sono destinati alle imprese, anche individuali, ubicate su
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’è tempo fino alle ore 18 del 31 maggio prossimo per aderire al bando INAIL ISI per i finanziamenti alle imprese che investono per migliorare la sicurezza sul lavoro. Per la Regione Piemonte sono disponibili 20.096.206,00 di Euro complessivi. I progetti potranno riguardare 5 diversi tipologie di interventi: - progetti di investimento e progetti per l’adozione di modelli organizzativi e di responsabilità sociale; - progetti per la riduzione del rischio da movimentazione manuale dei carichi (MMC); - progetti di bonifica da materiali contenenti amianto;
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Col digitale si diffonde sempre più il food delivery 4,1 milioni di italiani ordinano cibo a domicilio, 11 milioni col telefono
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ono saliti a 4,1 milioni di italiani che ordinano regolarmente cibo a domicilio online, tramite sito web oppure app mentre sono 11 milioni quelli che usano il telefono in maniera costante per farsi portare a casa piatti e pietanze direttamente da ristorante e/o pizzeria. È quanto emerge da una analisi Coldiretti/Censis sulla ristorazione digitale nel 2017 divulgato in occasione della bocciatura da parte del Tribunale di Torino del ricorso dei rider di Foodora sospesi dopo avere protestato contro le condizioni di lavoro in Italia. La centralità assunta negli ultimi anni dal cibo, sta cambiando velocemente le abitudini alimentari degli italiani, anche per gli aspetti relativi al mangiare fuori casa, mentre la potenza del digitale moltiplica le nuove modalità di offerta e fruizione del cibo. Il risultato è il diffondersi delle società di food delivery che sono diventati una importante opzione per chi non ha voglia di cucinare o di uscire di casa ma vuole comunque garantirsi piatti serviti in locali e ristoranti. Alcuni siti hanno una diffusione internazionale altri nazionale o locale ma in generale la copertura è maggiormente garantita nelle grandi città mentre più ridotta è l’offerta nelle periferie dove il servizio è inferiore. L’offerta spazia dalle diverse versioni di pizza ai piatti etnici fino ai classici della tradizionale alimentare italiana come la pasta consegnati in contenitori termici che garantiscono che il piatto si mantenga caldo. Il tra-
sporto avviene principalmente in bicicletta ma anche con motorini per ovviare ai vincoli delle zone centrali a traffico limitato delle grandi città. I tempi di consegna sono solo in alcuni casi prefissati e non superano i sessanta minuti ma è possibile stabilire una fascia oraria precisa mentre per quanto riguarda il pagamento è diffuso quello on line e non sempre è possibile quello in contanti. Tra i siti più gettonati che si contendono il mercato nazionale ci sono Just Eat, Foodora, Deliveroo ma in Italia si moltiplicano
anche le realtà locali con forte penetrazione nelle aree di riferimento. La possibilità di scelta è normalmente molto ampia anche se varia a seconda del luogo di consegna con maggiori difficoltà per le zone più isolate. Sui costi è in atto una competizione tra i diversi “players” con offerte gratuite di trasporto, promozioni e ribassi. Una guerra commerciale che rischia di ripercuotersi sulla l’interna filiera, dalla gestione del personale ai conti dei ristoratori fino ai loro fornitori dei prodotti agricoli e alimentari.
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Il biodinamico a tavola raddoppia in 10 anni
terreni nell’ambito di un più generale equilibrio del mondo naturale, ma è anche un investimento dal punto di vista ambientale ed economico visto che la resa per ettaro può raggiungere i 10 mila euro di valore. Gli obiettivi della biodinamica sono infatti mantenere la terra fertile, conservare in buona salute le piante, accrescere la qualità dei prodotti e usare concimi del tutto naturali escludendo sostanze di sintesi artificiali ed ad esempio vietando l’uso del rame su colture, seminativi, orti e pascoli. Fra le pratiche codificate nella biodinamica c’è il “sovescio”, cioè l’interramento di particolari piante a scopo fertilizzante e la rotazione delle colture. Ma è previsto anche l’uso sul terreno di “preparati biodinamici” ottenuti da letame bovino, polvere di quarzo, sostanze vegetali che maturano in parti animali come la vescica di cervo, le corna di vacca o il suo intestino o il cranio di bue. Questi oggetti devono essere trattati, sepolti e poi disseppelliti con un preciso calendario legato anche alle fasi lunari. I preparati da spargere su piante e terreni sono 3: il “cornosilice” a base di quarzo macinato da spargere sulle piante, il “cornoletame” a base di letame bovino e il “Fladen” da spargere nel terreno. Nei primi due casi il contenitore che serve alla loro preparazione è un corno di mucca svuotato e riempito con quarzo o letame e sotterrato per sei mesi. Trascorso questo periodo il preparato può essere conservato per diverso tempo.
Il cornosilice viene spruzzato sulle piante per stimolare la fruttificazione e i processi legati alla fotosintesi e alla luce. Il cornoletame viene spruzzato sul suolo per aumentarne il contenuto in humus, agendo di conseguenza sullo sviluppo radicale e sulla nutrizione della pianta. Il Fladen si ottiene mischiando il letame fresco per un’ora con “farina” di roccia e gusci d’uovo, e lasciato “maturare/trasformare” sotto terra per un certo periodo: spruzzato nel terreno punta a migliorare la struttura e la fertilità del terreno. Per il concime naturale le tecniche biodinamiche prevedono la maturazione del letame bovino in appositi “cumuli” con l’inserimento di sei diversi speciali preparati che attivano la maturazione spontanea del compost e facilitano la decomposizione naturale di humus e terriccio. Questi preparati vengono ottenuti a partire da erbe officinali (Achillea millefolium, Matricaria chamomilla, Urtica dioica, Quercus robur, Taraxacum officinalis, Valeriana officinalis) fatte macerare in condizioni ambientali particolari e impiegando come contenitori parti di animali. L’agricoltura biodinamica ha sostenitori in ogni continente del pianeta con una stima di quasi 2 milioni di ettari coltivati anche se la maggiore diffusione si registra in Europa ed in particolare in Germania dove si realizza oltre 1/3 della produzione a livello internazionale. “Esiste nel mondo una domanda di sostenibilità alla quale le imprese agricole italiane possono dare una risposta – spiega Roberto Moncalvo, Presidente di Coldiretti – e l’Italia, che già ricopre un ruolo da leader nel biologico, cresce da protagonista anche nel biodinamico, un comparto che sta diventando sempre più apprezzato e importante in tutto il mondo”.
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raticamente raddoppiate in dieci anni in Italia le aziende agricole biodinamiche che seguono le tecniche codificate nel 1924 da Rudolf Steiner tra fasi lunari, corna di vacca e soluzioni omeopatiche con 400 realtà certificate per un’estensione totale che sfiora i 12 mila ettari nel 2017. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti in occasione del convegno “Il futuro dell’agricoltura biologica e biodinamica” nell’ambito di FirenzeBio, la mostra mercato dedicata ai prodotti biologici e biodinamici, sulle nuove tendenze dell’agricoltura italiana sia sul fronte della gestione dei terreni che su quello dei consumatori sempre più attenti a scegliere prodotti legati a un’idea di benessere, sicurezza e sostenibilità. Le aziende biodinamiche sono presenti in tutti i comparti, dagli ortaggi all’allevamento, dal florovivaismo al vino al quale si dedicano il 20% del settore. La superficie media è di 30 ettari per azienda, ma ci sono realtà anche più grandi che contano centinaia di ettari da nord a sud della penisola. Comprese quelle non ancora certificate, ma che seguono i principi dell’agricoltura biodinamica in Italia, si stimano 4.500 aziende per un mercato che raggiunge i 200 milioni di euro di fatturato con esportazioni in Giappone, negli Usa e nei Paesi scandinavi. La crescita è determinata dalla sensibilità ecologica che si sta diffondendo tra i cittadini come dimostra il fatto che 6 italiani su 10 che nel 2017 secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ hanno acquistato almeno qualche volta prodotti bio, segno di una maggiore attenzione all’impatto ambientale dei propri comportamenti. La biodinamica rappresenta una interpretazione delle produzioni agricole centrata sulla sostenibilità dei
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200 milioni di euro di fatturato, un’azienda su 5 nel vino
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CreditAgri Italia: cresce la richiesta di consulenza
I servizi alle imprese al “Credit Point” della Filiera Agricola Verona 2018
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el corso dell’importante e tradizionale kermesse “Fiera Agricola” svolta nei giorni dal 31 Gennaio al 01 Febbraio a Verona, CreditAgri Italia era presente con proprio “Credit Corner” dedicato alla presentazione dei Servizi e Prodotti finanziari per l’Impresa, all’interno dell’“Area Coldiretti”, quale ampio spazio specializzato alla presentazione dei Servizi ed Attività di Coldiretti. Per tutta la durata dell’evento, il presidio di CreditAgri Italia ha registrato un importante afflusso di Imprenditori specie della Filiera Agroindustriale, Operatori del Settore finanziario, oltre ad Istituti bancari in partenariato, interessati ad informazioni, aggiornamento e ricerca di opportunità, oltre che approfondimenti in tema di credito e finanza d’Impresa. I Consulenti professionisti della Rete Commerciale Creditagri Italia hanno presidiato lo stand riservato ed attrezzato in modo tematico per tutta la durata dell’evento, fornendo puntuale supporto informativo e di assistenza specie per i Servizi del “Ramo Consulting” (Consulenza continuativa dedicata all’Impresa) e “Ramo Corporate” quali le Garanzie Finanziarie e Commerciali, Attestazioni di Capacità Finanziaria, destinate alle Imprese Agricole, Cooperazione ed altri Settori produttivi. In questo contesto è stato particolarmente richiesto il Servizio di Consulenza alle Imprese, sia ordinaria che agevolata, diversificato in ambito Agricolo (come semplice consulenza individuale per l’accompagnamento e l’assistenza accesso al credito), e sia in ambito della Filiera Agricola (Consulenza personalizzata, modello “Tailor Made”), attività finanziaria specializzata che per CreditAgri Italia riveste sempre più un ruolo strategico nel panorama economico-finanziario dei servizi dedicati
alle Imprese. CreditAgri Italia nella sua veste di Ente Finanziario di Interesse Pubblico, quale Intermediario Finanziario Vigilato da Banca d’Italia, ai sensi dell’Art.ex.106 TUB, mai come in questo momento storico ricco di cambiamenti, capace di fornire adeguato supporto e ricercare efficienza strutture produttive-commerciali delle PMI. La professionale attività finanziaria e conseguente “Valore Aggiunto” apportato da CreditAgri Italia alle Imprese, si concretizza nel valutare e sostenere “Progetti di sviluppo e miglioramento aziendale”, ricercando il corretto equilibrio finanziario, la consapevole ed adeguata finanza, in ragione della capacità produttiva e reddituale, indispensabile per affrontare con responsabilità e consapevolezza le nuove sfide di mercato interno ed internazionale. CreditAgri Italia inoltre sviluppa prodotti e servizi “a Canale dedicato” da gestire unicamente per le Imprese e Cooperative associate, con prodotti esclusivi a condizioni di mercato riservate. Infine concorda e pianifica con le Imprese le azioni per una migliore gestione finanziaria, il reperimento ed il miglior utilizzo delle fonti finanziarie, definendo anche specifici “Accordi Quadro” con i principali Istituti Bancari, contribuendo al raggiungimento di un efficiente Sistema di partenariato, a vantaggio delle Imprese. Questi i Prodotti finanziari per il Settore Agricolo: • Acquisto Terreni per Formazione/ Ampliamento azienda • Acquisto, Costruzione e Ristrutturazione fabbricati strumentali aziendali • Progetti nel Settore Agrituristico e per la Multifunzionalità • Investimenti in Agro-energia (fotovoltaico, biogas, ecc.) • Opere Miglioramento fondiario (bonifica, impianti arborei, impianti fertirriga-
zione, antigrandine, sistemazioni, ecc.) • Sostegno e ripristino per danni da calamità atmosferiche • Acquisto Mezzi ed Attrezzi per l’Agricoltura, Silvicoltura, Pesca, Acquacoltura • Investimenti ed Acquisti per il Settore Zootecnico • Investimenti Strutturali al PSR (Piano Sviluppo Rurale) • Anticipazione Spese annuali conduzione • Anticipazione Fatture e/o Conferimenti • Anticipo Contributi Pubblici • Progetti per l’Internazionalizzazione delle Imprese • Leasing Strumentale • Garanzie Pubbliche: ISMEA e M.C.C. (Legge 662/96) • Interventi in ambito di Progetti di Filiera • Interventi Sviluppo Strutturale (Immobili, Impianti, Acquisto Marchi e Brevetti) • Interventi per Competitività Aziendale (Adeguamento norma di legge, Tutela ambientale, Sicurezza sul lavoro) • Interventi Leasing Strumentale Interventi Finanza Strutturata (Acquisizione, Fusione, Trasferimenti proprietà, Riorganizzazione aziendale) • Operazioni di Anticipazione Crediti Commerciali • Processi Internazionalizzazione, Ingresso Mercati Esteri • Valutazione sostenibilità Piani industriali ed Assistenza Progetti d’impresa • Interventi Strutturali PSR - Misure per Agroindustria • Finanza Agevolata • Garanzie Pubbliche: ISMEA e M.C.C (Legge 662/96) A Chi rivolgersi: Info Resp.le Creditagri, Isabella Vivaldi, al telefono 388-9920723, email isabella.vivaldi@creditagri.com - Sito internet: www.creditagri.com.
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Professional tour all’ANABORAPI Folta partecipazione il 12 aprile scorso a Carrù
l’ Ufficio Centrale del Libro Genealogico, che detiene i pedigree e i dati produttivi e riproduttivi di tutti gli animali iscritti, e si occupa dei programmi di miglioramento genetico, di studi e divulgazione sulla Piemontese e di promozione della Razza; il Centro Genetico, presso il quale si effettua il Performance Test sui torelli candidati alla riproduzione; il Centro Tori, che produce il seme congelato dei tori abilitati all’Inseminazione
Artificiale; la Casa Museo della razza bovina Piemontese, un percorso multimediale e interattivo che racconta la storia, le caratteristiche e le qualità della razza e dove è presente uno spazio dedicato alla degustazione guidata all’insegna del “cooking & tasting”. Gli allevatori associati sono oltre 4.000 e l’attività di miglioramento genetico è svolta su delega e sotto il controllo del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali.
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ell’ambito del Progetto “Agrishare” del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020, Misura 1, Operazione 1.2.1 Azione 1 “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”, il 12 aprile scorso, a Carrù (CN), UeCoop Piemonte ha organizzato un “professional tour” all’Anaborapi, l’Associazione Nazionale degli Allevatori di Bovini di Razza Piemontese. Nel corso della visita sono stati approfonditi gli aspetti del miglioramento genetico, della valutazione morfologica dei capi, dei servizi web per la gestione degli allevamenti, con gli interventi di Andrea Quaglino, direttore Anaborapi, Silvain Bottone, reponsabile del Centro genetico, Marco Bono, responsabile del Settore tecnico. All’incontro hanno preso parte 30 allevatori dell’Astigiano che hanno seguito con interesse tutto l’incontro sentendosi come a casa. D’altra parte, l’Anaborapi riunisce gli allevatori della razza bovina Piemontese che aderiscono al relativo Libro Genealogico. Presso la sede dell’Associazione si trovano
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Prestiti di conduzione 2018
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stata attivata anche per il 2018 l’agevolazione di cui all’art. 50 della L.r. n. 63/78 a favore delle aziende agricole aventi la natura giuridica di impresa individuale o società composta da meno di 5 imprenditori agricoli; l’intervento prevede, un’agevolazione in conto interessi sui prestiti di conduzione della durata di 12 mesi, accesi dalle aziende agricole per far fronte alle spese di gestione annuali. Il contributo in conto
interessi viene concesso nella misura massima del 1% per le imprese agricole ubicate in zona di pianura o collina e del 1,5% per le imprese agricole situate in zona montana; il Contributo è incremento di 0,3 punti percentuali qualora il finanziamento sia assistito da una garanzia rilasciata da un confidi, in misura non inferiore al 50%. E’ prevista una priorità per gli interventi di rinnovo dei prestiti stipulati nell’anno precedente, gli im-
porti agevolabili (importo nominale finanziamento) sono compresi tra € 5.000 ed € 80.000. L’agevolazione rientra nell’ambito del regime del de minimis agricoltura (Reg. Ue n. 1408/2013) che prevede al massimo un contributo di 15.000 € nell’arco di tre esercizi finanziari. Al bando 2018 sono state assegnate risorse pari a 300.000 €, le domande possono essere presentate a partire dal 12 aprile fino al 31 maggio 2018.
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Fino al 31 maggio si possono presentare le domande
RUBRICA COLTIVA LA SALUTE REDATTA DA C.D.C.
L’ecografia fetale per contrastare le cardiopatie La diagnosi prenatale fondamentale per individuare patologie a rischio vita
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e cardiopatie congenite sono le anomalie più frequenti alla nascita e rappresentano la causa del 25% della mortalità perinatale e del 50% della mortalità infantile dovuta a malformazioni congenite. Circa l’1% dei bambini nascono con malformazioni cardiache e sul 20% dei bambini ai quali vengono riscontrati problemi cardiaci alla nascita non è stata effettuata una diagnosi prenatale. Risulta quindi evidente che lo studio accurato del cuore fetale è estremamente importante. La diagnosi prenatale è fondamentale per escludere patologie che mettano in pericolo la vita del bambino alla nascita e per evitare che la gestante partorisca in strutture che non possiedono un reparto cardiologico pediatrico. L’ecocardiografia fetale non è un esame invasivo e dura in media dai 20 ai 40 minuti. In genere l’esame si esegue tra la 18° e la 22° settimana, appena dopo l’Ecografia Morfologica, periodo in cui le dimensioni cardiache cominciano a consentire una accettabile definizione diagnostica. È stato ampiamente dimostrato che nelle cardiopatie più gravi, che sono anche quelle di più frequente riscon-
tro neonatale, la diagnosi prenatale riduce in modo importante non solo la mortalità operatoria ma anche i gravi danni cerebrali, renali ed altro, che talora possono complicare il decorso post-operatorio dei piccoli pazienti. L’ecocardiografia fetale consente inoltre l’identificazione ed il trattamento di eventuali aritmie nel feto tramite la somministrazione di farmaci antiaritmici per via transplacentare (somministrati alla mamma). Lo studio accurato del cuore fetale è necessario in tutte le gravidanze anche in assenza di specifici fattori di aumento del rischio di occorrenza delle cardiopatie congenite. Le indicazioni classiche all’esecuzione dell’esame in presenza di fattori di rischio materni o fetali sono: • Precedente figlio affetto da cardiopatia congenita
• Familiarità per cardiopatie congenite • Anomalie genetiche fetali • Anomalie extra cardiache fetali • Gemellarità • Fecondazione assistita • Assunzione materna di farmaci teratogeni (come anticonvulsivanti, alcol, litio), ma soprattutto di derivati della vitamina A (acido retinoico e derivati) • Malattie materne come il diabete, in particolare quello insulino-dipendente, la fenilchetonuria e le malattie autoimmuni • Infezioni materne come la rosolia ed il citomegalovirus e la toxoplasmosi • Sospetto di cardiopatia congenita all’esame morfologico di base • Sospetto di aritmia fetale • Test della translucenza nucale positivo con translucenza nucale aumentata. In particolare i feti con NT > 95° centile e corredo cromosomico normale hanno un rischio aumentato di difetti cardiaci maggiori che si incrementa in maniera esponenziale con l’aumentare dello spessore della NT. • Presenza di idrope fetale non immunologica. Condizione caratterizzata dalla presenza di abbondante liquido nel tessuto cutaneo, sottocutaneo e nelle cavità sierose.
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COLTIVA LA TUA SALUTE
Da oltre dieci anni, l’accordo tra Coldiretti-Epaca e C.D.C. permette di far crescere il valore della prevenzione e della sicurezza nella cultura dell’impresa agricola ed unire la tutela dell’imprenditore, dei suoi familiari e degli ospiti della sua azienda con l’idea di una nuova agricoltura multifunzionale territorialmente sostenibile. C.D.C. rappresenta una delle realtà sanitarie più significative e dinamiche del Piemonte, con un’attività diagnostica completa presso sedi dislocate in modo capillare su tutto il territorio regionale: a Torino, Biella, Cuneo, Novara, Vercelli e Verbania. Grazie a tale collaborazione, i soci Coldiretti-Epaca possono accedere privatamente a tutte le prestazioni con tariffario agevolato esibendo la Tessera Associativa Coldiretti/Epaca, oppure tramite il SSN presentando la richiesta del medico curante. Inoltre presso gli uffici provinciali o zonali Coldiretti-Epaca possono prenotare visite mediche specialistiche e prestazioni diagnostiche presso tutti i centri C.D.C. e con assoluto rispetto della privacy, il socio, tramite il PIN ricevuto in accettazione, può richiedere la stampa del proprio referto online. Periodicamente, tramite questa rubrica, vi informeremo su temi di interesse generale legati alla prevenzione ed alla cura di patologie tipiche del mondo agricolo. C.DC.: ASTI, C.so Galileo Ferraris, 4/a - EPACA: ASTI, C.so F. Cavallotti, 41, tel 0141.380.400 - CANELLI, Via Cassinasco, 11/13 - CASTELNUOVO D.B., V.le Europa, 12/B - MONCALVO, P.zza Carlo Alberto, 25 - MONTIGLIO M.TO, Via Padre Carpignano, 3 - NIZZA M.TO, C.so Acqui, 42/44 - S. DAMIANO D’ASTI, Via Roma, 23 - VESIME, P.zza V. Emanuele II, 3 - VILLANOVA D’ASTI, Via O. Blandino, 19
Malattie professionali in agricoltura nizzo entro 2 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. DIMINUZIONE DELLA CAPACITA’ UDITIVA I lavoratori che sono affetti da ipoacusia percettiva bilaterale simmetrica per essere stati esposti a lavorazioni rumorose nell’industria, nei trasporti o in agricoltura hanno diritto alla richiesta di indennizzo per il riconoscimento della malattia professionale: a titolo esemplificativo, in ambito agricolo, è una patologia che colpisce frequentemente i trattoristi o coloro che, comunque, utilizzano in modo frequente macchinari piuttosto rumorosi. Può essere richiesto l’indennizzo entro 4 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. TENDINITI Sono malattie professionali tabel-
late le tendiniti della spalla, del gomito, del polso e della mano se coloro che ne risultano affetti svolgono o hanno svolto lavorazioni, in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, posture incongrue ed impegno di forza: sono patologie frequenti, ad esempio, fra coloro che svolgono la raccolta di frutti pendenti, la cernita di frutta e verdura o la sessatura del pollame. Può essere richiesto l’indennizzo entro 1 anno dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. PATOLOGIE DEL GINOCCHIO Le borsiti per chi svolge o ha svolto lavorazioni con appoggio prolungato del ginocchio e le meniscopatie degenerative o le tendinopatie del quadricipite per chi svolge o ha svolto lavorazioni con movimenti ripetuti del ginocchio o mantenimento di posture incongrue sono state inserite tra le malattie professionali tabellate: sono patologie frequenti, ad esempio, fra coloro che svolgono la semina o raccolta di frutti od ortaggi a terra, viticoltori ed in genere coloro che sono costretti all’utilizzo prolungato della gamba come punto di appoggio per far leva su attrezzi di lavoro. Può essere richiesto l’indennizzo entro 2 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. Per ogni ulteriore informazione o chiarimento in merito, invitiamo gli interessati a rivolgersi al Patronato Epaca della Coldiretti dove personale qualificato saprà fornire le corrette indicazioni del caso
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numero 4 - 2018
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el corso degli ultimi anni specifiche disposizioni di legge e diverse sentenze della Corte di Cassazione hanno consentito di ampliare la tabella delle malattie professionali riconoscibili dall’INAIL anche in ambito agricolo. Negli ultimi mesi grazie ad una qualificata consulenza medicolegale il Patronato EPACA della Coldiretti ha presentato numerose istanze finalizzate al riconoscimento delle malattie professionali più frequenti in agricoltura e sono stati riconosciuti numerosi indennizzi da parte dell’Istituto assicuratore. Evidenziamo di seguito tali malattie professionali, piuttosto frequenti in agricoltura ma anche in altri ambiti lavorativi, per le quali è possibile effettuare richiesta all’INAIL di indennizzo; invitiamo tutti coloro che ritengono di poter essere nelle condizioni per richiedere il beneficio a rivolgersi tempestivamente all’ufficio zona Coldiretti più vicino per la valutazione del caso attraverso una qualificata consulenza medica gratuita. TUNNEL CARPALE La sindrome del tunnel carpale viene riconosciuta come malattia professionale nei confronti di coloro che sono impegnati in lavorazioni, svolte in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, mantenimento di posture incongrue e impegno di forza: è il caso, ad esempio, di coloro che sono impegnati o sono stati impegnati nella potatura ovvero coloro che svolgono o hanno svolto l’attività di mungitura senza l’ausilio di mezzi tecnici. Può essere richiesto l’inden-
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