Il notiziario agricolo n. 5

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A Torino il villaggio Coldiretti Maximercato a Km zero da venerdì 15 a domenica 17 giugno

100% italiana servita nelle bracerie e la pizza autenticamente tricolore, dalla farina all’olio, dal pomodoro alla mozzarella di bufala campana Dop ma anche il pesce ligure, lo street food green, gli agrigelati con latte d’asina e la torta di nocciole Piemonte Igp. E ancora birre agricole, tra cui la prima birra con malto d’orzo 100% Monferrato, e degustazione di vini. Spazio al più grande mercato a chilometri zero con Campagna Amica e aree dedicate alla solidarietà per aiutare le categorie più deboli e alle specialità delle aree terremotate che saranno offerte dagli agricoltori colpiti dal sisma in Piazza Castello. #STOCOICONTADINI (www.coldiretti.it) è anche una occasione unica per scoprire la Fattoria italiana, dalla mastodontica Piemontese alla minuta Pezzata Rossa Oropa fino alla Cabannina considerata a rischio di estinzione per i pochi animai ancora presenti, dal cavallo da tiro pesante all’asino di Martina Franca che è la più grande razza italiana, dalla pecora delle Langhe che stava scomparendo alla Sambucana dalla preziosa lana,

ma anche il maiale nero di Parma, la capra di Roccaverano dal cui latte si ottiene la inimitabile Robiola di Roccaverano. E ancora, le razze curiose di oche, anatre, conigli e galline come la Bionda Piemontese, detta anche bianca di Cavour, che animano la campagna italiana. Saranno presenti esponenti istituzionali, rappresentanti della società civile, studiosi, sportivi ed artisti che discuteranno su esclusivi studi e ricerche elaborate per l’occasione dalla Coldiretti sui temi dell’alimentazione, del turismo dell’ambiente e della salute.

Grande manifestazione

Attese centinaia di migliaia di persone, ci saranno anche le bancarelle dei produttori dell’Astigiano in piazza Castello e ai Giardini Reali Superiori aperti per l’occasione

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Periodico Ufficiale di Coldiretti Asti

Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 - Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Anno 67° numero 5 - Maggio 2018 Stampa Artigrafiche M.A.R. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949

Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl Tel. 0141.380.400 - Tel. 335.471017 Abbonamento annuale: Euro 20,00 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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a prima Capitale del Regno d’Italia è stata scelta per far conoscere il contributo dell’agricoltura alla storia e allo sviluppo del Paese con il Villaggio contadino della Coldiretti che sarà inaugurato alle ore 9,00 di Venerdì 15 giugno, per restare aperto tutto il weekend, con l’apertura straordinaria al pubblico dei Giardini Reali Superiori per l’esclusivo abbinamento tra cultura ed enogastronomia che rappresentano l’elemento trainante della vacanza Made in Italy. Una opportunità unica per vivere in città un giorno da contadino nella stalla con gli animali della fattoria, sui trattori, nell’agriasilo con i bambini, nell’orto con le verdure di stagione ma anche scoprire i trucchi di bellezza delle nonne con l’agricosmetica, gustare le ricette tradizionali dei cuochi contadini o acquistare direttamente dagli agricoltori esclusivi souvenir per se stessi o da regalare agli altri. L’unico posto al mondo dove tutti possono fare una esperienza da gourmet con il miglior cibo italiano a soli 5 euro per tutti i menù preparati dagli agrichef con i sapori antichi della tradizione, dal riso Carnaroli al basilico genovese Dop e Parmigiano Reggiano Dop al riso S. Andrea al gorgonzola Dop e nocciole del Piemonte Igp fino al riso Vialone nano Igp all’isolana e alla pasta di grano Senatore Cappelli e condimenti all’amatriciana, al pesto, al basilico, all’oliva taggiasca e Grana Padano. Senza dimenticare l’innovazione con i salumi e la carne


Nuovi progetti con la nuova Giunta di Coldiretti Asti La nomina dell’esecutivo: Torelli e Rabino confermati vice presidenti

Consiglio direttivo

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i è riunito per la prima volta il 15 maggio, presso la sede di Corso Cavallotti, il rinnovato Consiglio direttivo di Coldiretti Asti scaturito dalle elezioni del 26 aprile scorso. Fra i punti all’ordine del giorno la nomina della giunta esecutiva e dei vice presidenti che affiancheranno il presidente Marco Reggio per i prossimi cinque anni. Dalla consultazione a scrutinio segreto, sono risultati eletti Roberto Cabiale di Moncalvo, Carlo Gallo di Montabone, Alessandro Pocellana di Asti, Andrea Rabino di Villafranca d’Asti, Franco Serra di Aramengo e Gianfranco Torelli di Bubbio. Contestualmente il Consiglio ha provveduto all’elezione di due vice presidenti nelle persone di Gianfranco Torelli, titolare di un’azienda vitivinicola biologica, e Andrea Rabino, titolare di un allevamento di razza bovina Piemontese, che hanno già ricoperto l’incarico nel precedente mandato. Secondo lo Statuto vigente, oltre ovviamente al presidente Reggio, fanno parte di diritto del nuovo esecutivo Danilo Merlo di Monastero Bormida, in qualità di Delegato Giovani Impresa Coldiretti Asti, Mario Raviola di Asti, in qualità di Presidente Associazione Pensionati Coldiretti Asti, e Micaela Soldano di Villafranca d’Asti, in qualità di Responsabile Donne Impresa Coldiretti Asti. Il rinnovato “Governo” di Coldiretti Asti avrà la responsabilità di dirigere il mandato di 15.813 tesserati, più i rappresentanti di 30 cooperative associate a UeCoop, ovvero l’organizzazione maggiormente rappresentativa di tutte le categorie, nonché la più grande forza sociale del ter-

Nel corso della prima riunione del Consiglio provinciale è stato dato il via libera al progetto per il recupero delle aree abbandonate dell’Astigiano: 3.700 ettari di terreno sottratto all’agricoltura in questi ultimi 10 anni

ritorio provinciale. Va così a compimento un impegnativo sforzo organizzativo, durato oltre tre mesi, con il rinnovo di 75 consigli di sezione, per i 118 comuni della provincia, dove in ognuno è stato nominato un consiglio direttivo, composto da un minimo di 5 a un massimo di 21 consiglieri con relativo presidente sezionale, quindi con la composizione di nove consigli di zona, facenti capo a Asti, Canelli, Castelnuovo D.B., Moncalvo, Montiglio M., Nizza M., San Da-

miano, Vesime e Villanova, che hanno dato vita alla nomina del Presidente e del Consiglio provinciale che ora ha completato l’organigramma eleggendo la Giunta esecutiva. “La nostra Organizzazione è fortemente democratica – afferma il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – e quindi è stato impegnativo consultare la base e procedere alle nomine. Ora però abbiamo la piena rappresentanza e possiamo operare con la massima trasparenza. Il nostro man-


residente nella provincia”. “Dobbiamo individuare – spiega il Presidente Reggio promuovendo la nuova iniziativa - strumenti adatti al fine di permettere la messa a disposizione di questi terreni agli imprenditori agricoli. Crediamo di poterlo fare coinvolgendo anche nuovi alleati, coloro che si stanno avvicinan-

do al progetto di “Filiera Italia” (traslato sul territorio col nome di “Filiera Asti”) che mette assieme le imprese buone del territorio, sia agricole che artigianali e agroindustriali, aziende virtuose, quelle aziende che hanno, fra i loro valori di riferimento, l’identità territoriale e la qualità intrinseca delle produzioni e del cibo”.

Il nuovo “Governo”

Marco Reggio di Castelnuovo Calcea (Presidente);

Giunta esecutiva

della Federazione provinciale Coldiretti

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Gianfranco Torelli di Bubbio (Vice Presidente);

Andrea Rabino di Villafranca d’Asti (Vice Presidente);

Roberto Cabiale di Moncalvo; Carlo Gallo di Montabone; Danilo Merlo di Monastero B. (in qualità di Delegato Giovani Impresa); Alessandro Pocellana di Asti; Mario Raviola di Asti (in qualità di Presidente Associazione Pensionati); Franco Serra di Aramengo; Micaela Soldano di Villafranca d’Asti (in qualità di Responsabile Donne Impresa).

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dato è comunque nel solco della continuità e concentrato sull’ulteriore sviluppo del nostro progetto per le imprese e per il Paese “Una filiera agricola tutta italiana” e l’applicazione degli accordi di filiera che in molti settori hanno ormai avvicinato, senza intermediazioni, il primario, all’artigianato e all’agroindustriale, se non direttamente al consumatore”. La rinnovata giunta ha subito discusso con il Consiglio direttivo nuovi sviluppi in tal senso, con la volontà di implementare ulteriormente le iniziative di Campagna Amica, con i punti vendita, le botteghe, gli agri mercati e gli Agrichef degli agriturismo Terranostra, e i quattro principali progetti di filiera, sul vitivinicolo, sulle nocciole e sui cereali che ricomprendono l’orzo per la birra del Monferrato e il pane 100% dell’Astigiano. “Il tutto – sottolinea Reggio - per dare valore alle produzioni e per permettere una corretta gestione del territorio”. E in questo senso il Consiglio ha anche approvato un interessantissimo progetto presentato da Danilo Merlo, leader di Giovani Impresa Coldiretti Asti, sul ricupero di 3.700 ettari di terreno sottratto all’agricoltura dell’Astigiano in questi ultimi 10 anni. Inizia così ufficialmente il lavoro di progettazione delle “Aree di tutela del territorio ad interesse agricolo” laddove un tempo c’erano vigneti, seminativi e foraggere, ma oggi ci sono solamente incolti con gravi problemi idrogeologici, dove si annidano insetti e piante infestanti e proliferano gli animali selvatici, con tutte le conseguenze negative che ne derivano. “Il nostro progetto – evidenzia Merlo – è quello di ridare un futuro a tre vaste aree dell’Astigiano per un totale di 37 milioni di metri quadrati che per dare un’idea sono l’equivalente di oltre 172 metri quadrati per ogni abitante


Danilo Merlo leader regionale dei giovani Coldiretti Importante incarico: è stato nominato delegato Giovani Impresa Piemonte

Assemblea elettiva

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anilo Merlo di Monastero Bormida (AT) è il nuovo delegato di Giovani Impresa Coldiretti Piemonte. E’ stato eletto all’unanimità durante l’assemblea elettiva che si è tenuta il 31 maggio scorso, presso Palazzo Svolta a Torino, alla presenza del vice presidente della Federazione regionale Fabrizio Galliati che, nel suo saluto d’apertura, ha tracciato il percorso della “Nuova Coldiretti” di questi ultimi anni. Il ventiseienne Danilo Merlo è anche delegato di Giovani Impresa Coldiretti Asti, e succede a Valentina Binno che per cinque anni ha guidato il gruppo con dedizione ed impegno. L’impresa agricola gestita da Danilo con la sua famiglia è un vero esempio di realtà multifunzionale: dall’allevamento, soprattutto di bovini e suini, alla vendita diretta, dalla fattoria didattica fino all’agriturismo di Campagna Amica dove le ricette tipiche del territorio vengono preparate rigorosamente con i prodotti aziendali. “Sono onorato ed emozionato – ha commentato il neo delegato Danilo Merlo - per la fiducia che mi è stata accordata da tutta l’assemblea e accolgo questo incarico con l’obiettivo di proseguire quanto è stato fatto fino ad oggi mirando ad implementare le progettualità che pos-

sano dare un vero riscontro economico al territorio. Auspico di poter attuare un vero lavoro di squadra con il nuovo gruppo affinché tutti possano dare il proprio contributo a livello di idee, tempo ed impegno.” “E’ per noi un onore – dichiara Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti – che un astigiano sia stato chiamato alla guida dei giovani piemontesi. In questi cinque anni di responsabile di Giovani Impresa Asti, Danilo Merlo, ha dimostrato doti di leader e ha saputo aggregare le migliori realtà imprenditoriali guidate da giovani, non a caso all’assemblea di Asti del 5 aprile scorso, che ha visto la sua conferma, hanno partecipato 120 ragazzi. La nostra Organizzazione sta fortemente puntando sui giovani, fondamentali per il rinnovamento dell’agricoltura italiana”. Sono molti gli under 40 ad aver de-

ciso di dare continuità all’azienda familiare o hanno investito per aprire nuove realtà: in Piemonte, rispetto allo scorso anno, sono aumentate del 30%. Un dato che denota come l’agricoltura sappia dare prospettive di futuro. Di recente la Giunta regionale ha approvato lo scorrimento della graduatoria Psr relativa al Progetto Integrato, il cosiddetto “pacchetto giovani”, a testimonianza di quanto anche le Istituzioni abbiamo a cuore l’imprenditoria giovanile del territorio.

PSR: nuove opportunità per i giovani imprenditori

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Con l’approvazione dello scorrimento della graduatoria regionale “Progetto Integrato” on l’approvazione, da parte della Giunta regionale, dello scorrimento della graduatoria Psr relativa al Progetto Integrato (Operazione 4.1.2 e 6.1.1 – bando 2017), si aprono nuove opportunità per i giovani imprenditori. Con il cosiddetto “pacchetto giovani”, infatti, vengono messi a disposizione altri 13,5 milioni di euro che daranno sostegno all’attività imprendito-

riale di 130 giovani. Una decisione che va incontro alle richieste dei neo imprenditori che hanno inteso intraprendere un’attività agricola sviluppando, in parallelo, un progetto di miglioramento, che copre sia i territori di pianura sia quelli di montagna. Bene che l’attenzione al mondo giovanile venga data anche dalle Istituzioni locali a supporto di quanto la nostra Organizzazione si impegna fare con la convinzione che i giovani

rappresentino il futuro dell’agricoltura Made in Italy. Tale settore è, infatti, capace di offrire concrete possibilità e per questo in Piemonte molti giovani hanno deciso di dare continuità all’azienda familiare o hanno dato vita a nuove realtà tanto che le aziende under 40, rispetto allo scorso anno, sono aumentate del 30%. Un valore aggiunto per l’intero tessuto imprenditoriale piemontese.


L’agricoltura è sempre più giovane Boom di apertura di aziende under 40: 30 mila in Italia, 2 mila in Piemonte

di dare continuità all’azienda familiare o hanno investito per aprire nuove realtà, infatti, le aziende under 40, rispetto allo scorso anno, sono in crescita”. In Piemonte sono quasi 2 mila le domande per i nuovi insediamenti: numeri che denotano come sia un settore capace di attrarre fortemente i giovani in quanto capace di offrire vere traiettorie di futuro. “È in atto un cambiamento epocale – sottolinea Antonio Ciotta, direttore Coldiretti Asti - che non accadeva dalla rivoluzione industriale: il mestiere della terra non è più con-

siderato l’ultima spiaggia di chi non ha un’istruzione e ha paura di aprirsi al mondo, ma è la nuova strada per le giovani generazioni”. Nello scorso mese di febbraio, in seguito alle richieste di Coldiretti, la Giunta regionale ha approvato l’incremento delle risorse finanziarie per il bando Psr 2017 della misura 6.1.1 relativa all’insediamento dei giovani in agricoltura: un segnale al fine di dare massima priorità all’imprenditoria giovanile per la quale i contributi erogati dal Psr rappresentano una importante fonte di incentivo all’innovazione.

Giovani Impresa

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LE DIECI REGOLE D’ORO DI COLDIRETTI PER IL SUCCESSO NEI CAMPI 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10.

Avere un’idea chiara di quello che si vuole fare Studiare territorio, mercati e normative Progettare un business plan Disegnare una mappa delle fonti di finanziamento Individuare la banca o il bando pubblico a cui rivolgersi Verificare le possibilità di accesso alle risorse Cercare con CreditAgri le garanzie per il finanziamento Presentare il progetto per accedere al credito bancario Presentare il progetto per accedere ai fondi pubblici Realizzare il progetto

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l lavoro dei giovani nei campi cresce con quasi 30 mila imprenditori che nel 2016/2017 hanno presentato in Italia domanda per l’insediamento in agricoltura tramite i Piani di sviluppo rurale (Psr) dell’Unione Europea. È quanto emerge da un’analisi di Coldiretti in relazione agli ultimi dati Istat che indicano un calo dello 0,9% della disoccupazione giovanile in Italia rispetto a febbraio 2018 e del 4,4% su marzo 2017. I giovani agricoltori usano il web e la tecnologia, 1 su 4 è laureato e conosce, almeno a livello scolastico, una o più lingue straniere, di solito l’inglese, mentre 8 su 10 sono abituati a viaggiare e andare all’estero, una caratteristica che permette di raggiungere e inserirsi in nuovi mercati e di mandare i propri prodotti per il mondo. Secondo un recente sondaggio Coldiretti/Ixè, nel 57% dei casi oggi un giovane preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18 per cento) o fare l’impiegato in banca (18 per cento). Le aziende agricole dei giovani possiedono una superficie superiore di oltre il 54 per cento alla media, un fatturato più elevato del 75 per cento della media e il 50 per cento di occupati per azienda in più. “Le nuove generazioni sono il motore dell’agricoltura del futuro - sostiene Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti – e la nostra Organizzazione sta dando sostegno anche in modo concreto ai giovani che vogliono intraprendere la strada dell’agricoltura: è stata costituita, infatti, una speciale task force che opera a livello territoriale con tutor, corsi di formazione e consigli per accesso al credito. Anche nell’Astigiano molti giovani hanno deciso


Giovani italiani costretti in casa fino a 30 anni Nel resto d’Europa l’emancipazione familiare avviene a 26 anni

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a mancanza di lavoro costringe i giovani italiani a restare in casa con i genitori fino a 30,1 anni, quattro in più rispetto alla media europea di 26 anni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti su dati Eurostat che evidenziano come a lasciare per primi i familiari siano i ragazzi dei Paesi nordici, come Svezia (21 anni), Danimarca (21,1) e Finlandia (21,9). In coda alla classifica insieme all’Italia ci sono Malta e Croazia con rispettivamente 32,2 e 31,9 anni e la Slovacchia (30,8). A pesare oltre a fattori culturali c’è certamente la situazione di difficoltà economica che colpisce I giovani italiani con un tasso di disoccupazione del 31,7% che è tra I piu’ alti d’Europa. Una situazione di disagio sociale che obbliga sei italiani su dieci (61%) tra i 18 e i 34 anni a vivere con la paghetta dei genitori o dei nonni e altri parenti, secondo una indagine Coldiretti/Ixe’. La famiglia è diventata una rete di protezione sociale determinante che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno. Una tutela che non significa pero’ disimpegno visto nel 2018 più di un giovane senza lavoro su due (56 per cento) accetterebbe un posto da spazzino, poco più della metà (51 per cento) punterebbe a un lavoro nella food delivery (consegna

di cibo a domicilio) e un 50 per cento farebbe il dog sitter, che si piazza ben davanti all’operatore di call center (37 per cento) e al badante (24 per cen-

to). C’è un forte spirito di sacrificio nelle nuove generazioni, ma anche la consapevolezza di grandi difficoltà che devono essere una priorità per il nuovo Governo perché – conclude la Coldiretti - il mancato inserimento dei giovani nel mondo del lavoro è una perdita di risorse insopportabile per un Paese vecchio come l’Italia che deve tornare a crescere in modo deciso.

I nuovi lavori giovani dalle campagne hi-tech

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Delegazione astigiana a “Speed & Chips” di MICO Milano l futuro del cibo protagonista con le imprese giovani e innovative di Coldiretti che hanno partecipato, dal 7 al 10 maggio, alla fiera di Milano “Seeds&Chips. I nuovi lavori giovani dalle campagne hi tech sono stati i protagonisti dell’Open space sull’innovazione allestito da Coldiretti con le ultime invenzioni green, frutto della creatività tutta Made in Italy. Dalle agrivernici al “Grande fratello della stalla”, dalla biocosmesi alle mele in pastiglia, dalla coltivazione delle alghe fino alla carta d’identità elettronica degli alimenti. Anche una ventina di ragazzi di Giovani Impresa Coldiretti Asti, capita-

A Seed&Chips c’era la birra del Monferrato con un progetto innovativo di Silvia Castagnero

nati dal delegato Danilo Merlo, hanno visitato la fiera nella giornata del 9 maggio. Hanno assistito al convegno “Impresa 4.0 per chi? Per un approccio italiano alle tecnologie abilitanti”

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È Silvia Beccaria la responsabile di Donne Impresa Piemonte

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ilvia Beccaria è la nuova responsabile Donne Impresa di Coldiretti Piemonte, eletta all’unanimità durante il coordinamento regionale elettivo svoltosi il 23 maggio scorso a Palazzo Svolta, a Torino. Succede a Graziella Boveri e, con la vice responsabile Maria Bono, guiderà il gruppo con entusiasmo e l’obiettivo di sviluppare ulteriormente l’imprenditoria agricola femminile Made in Piemonte. Laureata in Scienze Politiche, con il fratello Davide e la sorella Laura conduce l’azienda vitivinicola di famiglia situata ad Ozzano, nel Monferrato casalese, in provincia di Alessandria. Barbera, Freisa, Grignolino, Malvasia e Cortese sono i vini che produce, ma non solo. Si occupa, infatti, anche della promozione, in Italia e all’estero, dei suoi prodotti e, nella sua attività, crede nel giusto mix tra tradizione ed innovazione. “Sono onorata – afferma la neo responsabile regionale Silvia Beccaria – di poter rappresentare tutte le imprenditrici piemontesi grazie alla fiducia che mi è stata accordata. È una grande opportunità quella di poter proseguire il percorso fatto fino ad oggi da chi mi ha preceduta ed il lavoro sarà mirato alla valorizzazione e promozione dei progetti di filiera, al fine di tutelare le eccellenze

Silvia Beccaria nuova responsabile Donne Impresa Piemonte

del nostro patrimonio enogastronomico e far crescere dal punto di vista economico il tessuto imprenditoriale piemontese. Continueremo, inoltre,

a portare avanti i temi più vicini al mondo femminile, dalla prevenzione alla corretta alimentazione”. Nel 2017, d’altronde, sono nate quasi 7 mila imprese guidate da donne, complessivamente sono circa 98 mila e rappresentano il 22,4% delle imprese registrate in Piemonte, operano prevalentemente nei settori del commercio, dell’agricoltura e dei servizi alle persone e l’11,8% sono amministrate da under 35. È quanto emerge dai dati di Unioncamere Piemonte del mese di marzo 2018. “Delle oltre 80 mila imprese che conta Coldiretti Piemonte, 25 mila sono guidate da imprenditrici che hanno avuto la lungimiranza di vedere nell’agricoltura prospettive di crescita e futuro - commentano Fabrizio Galliati vicepresidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa Delegato Confederale – Le imprese femminili piemontesi operano soprattutto nei comparti del vino, del riso, della frutta e dei trasformati e le imprenditrici, si occupano in particolare, anche grazie alla conoscenza di più lingue straniere, dell’ambito commerciale e di promozione dei prodotti. Le imprese rosa hanno una forte e duratura tenuta economica che garantisce solidità anche al patrimonio dell’enogastronomia Made in Piemonte”.

Assemblea Donne Impresa

Vignaiola di Ozzano è stata nominata il 23 maggio, vice Maria Bono

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Nuovi vertici per il Cap Nord Ovest Deciso segnale di svolta da parte di Coldiretti

Consorzi

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ome avevamo annunciato su questa stessa rivista, è stato avviato un processo di riorganizzazione del Cap Nord Ovest. E il 27 aprile scorso si sono svolte a Mondovì l’assemblea generale ordinaria e quella straordinaria. La parte straordinaria ha riguardato alcune modifiche statutarie e l’approvazione del progetto di fusione per incorporazione della controllata Petrolcap, operazione tendente a migliorare il servizio carburante fino a ora ritenuto sensibile di miglioramento. L’assemblea ordinaria ha invece provveduto all’approvazione del bilancio 2017, chiuso con un fatturato di 125,2 milioni di euro. Si è poi passati all’elezione del Consiglio d’Amministrazione e del Collegio sindacale per il periodo 2018-2020. Dall’unica lista di candidati, sono risultati eletti nel Consiglio di Amministrazione: Sergio Barone, Mauro Bianco; Alberto Brugiafreddo; Roberto Cabiale; Gerolamo Calleri; Pierluigi Cavallino; Adriano Cavallito; Silvio Chionetti; Bruno Corniglia; Filippo Demarchi; Antonio Ferrari; Antonio Gai; Fabrizio Galliati; Loris Massucco; Bruno Mecca Cici; Roberto Mercandino; Roberto Moncalvo; Piermatteo Mosso; Marco Reggio; Bruno Rivarossa; Bruno Sevega; Roberto Stola; Enzo Tassone; Raffaele Tortalla; Sergio Vagliengo. Sono stati eletti nel consiglio sindacale: Stefano Pierantonio Boffa; Gianpiero Conte; Claudio Ferrara; Luigi Bruno; Paolo Campocci. Come si può vedere molti nomi sono nuovi, tutti nomi di spicco già ai vertici di Coldiretti nelle loro province di riferimento.

Adriano Cavallito è stato confermato vice presidente del Cap Nord Ovest

Un chiaro segnale di rinnovamento e l’intenzione, da parte di Coldiretti, di credere e di puntare sui rinnovati Consorzi Agrari, quale strumento indispensabile per attuare i progetti e gli accordi di filiera, molti già in atto, altri pronti a decollare proprio con il supporto operativo Cai. Presidente è stato riconfermato Antonino Gai, così come il Vice Presidente l’astigiano Adriano Cavallito.

Giornata dei pensionati

Mercoledì 27 giugno la festa interregionale a Fenis in Valle d’Aosta

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i riuniranno, provenienti da ogni parte del Piemonte e della Valle d’Aosta, mercoledì 27 giugno, a Fenis in Valle d’Aosta, per la Festa interregionale di Coldiretti Pensionati. L’organizzazione è a cura dell’Associazione regionale Pensionati Coldiretti che ha provveduto ad invitare i pensionati coltivatori diretti, gli ex colle-

ghi della struttura e tutti gli amici e simpatizzanti. Come ogni anno, sono previsti la Santa Messa, il pranzo e l’intrattenimento musicale, oltre ovviamente alla visita dei luoghi e delle tradizioni locali. Anche da Asti sarà organizzata la trasferta in pullman. Per altre info e prenotazioni contattare il numero 0141.380.400.

Terramica ha rinnovato i vertici

L’astigiano Bellora vicepresidente dei bio del Piemonte

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’assemblea elettiva del 2 maggio scorso dell’Associazione Produttori Biologici “Terramica” ha rinnovato le cariche sociali. La presidenza è andata a Mauro Musso, trentacinquenne, imprenditore di Magliano Alpi, che con la famiglia conduce un’azienda ad indirizzo produttivo misto ortofrutticolo e zootecnico. Dei due vicepresidenti, uno rappresenta i biologici dell’Astigiano, è Sergio Bellora di Montegrosso d’Asti, l’altro è Giuseppe Piovano di Trofarello. L’Associazione – ha evidenziato Musso

al momento dell’investitura - nasce nel 1991 con lo scopo di sviluppare le produzioni ottenute con il metodo dell’agricoltura biologica, contribuendo alla tutela dell’ambiente del paesaggio agrario, del benessere dagli animali allevati e della salute dei consumatori. L’intera offerta dei produttori biologici piemontesi è ben rappresentata dalle oltre 350 aziende associate e spazia dalle produzioni ortofrutticole alla viticoltura, dalla cerealicoltura alla produzione di foraggi, dall’allevamento all’apicoltura e da tutti i relativi prodotti trasformati”.


Lo “scandalo” dei fondi “scippati” ai Condifesa

Manifestazione davanti al Ministero per 500 milioni dovuti dal 2015

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Roberto Cabiale è il Presidente del Consorzio di Difesa di Asti

tegica per la competitività delle imprese agricole. Gli agricoltori hanno quindi protestato fermamente, con cartelli e slogan urlati a gran voce, stufi di pagare sulla loro pelle le inefficienze della macchina pubblica. “Si sentono ostaggi umani della burocrazia, dopo anni di insopportabile scaricabarile e ping pong istituzionale tra società fallite e gare infinite”, ha affermato il presidente di Asnacodi, Albano Agabiti, nel chiedere, insieme a tutta l’Assemblea dell’Associazione riunita proprio di fronte al Ministero, l’intervento del presidente dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone. Un’azione forte quindi che ha

Cabiale: Anche il Consorzio di Asti si è dovuto indebitare e paga inutilmente interessi passivi, per questo è stato chiesto l’intervento dell’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone

portato un’immediata risposta da parte dei dirigenti del Ministero delle Politiche Agricole che hanno garantito il completamento, entro la fine del 2018, dei pagamenti di quanto dovuto per le pratiche del 2015 e del 2016. Successivamente, anche il responsabile dell’organismo pagatore Agea ha confermato l’impegno. In ogni caso, ha tenuto a sottolineare il Presidente Asnacodi, lo stato di mobilitazione continua monitorando il tavolo di lavoro costituito all’uopo fra il Ministero, Agea, Caa e Consorzi di Difesa che entro fine giugno dovrà mettere a punto proposte di semplificazione.

Burocrazia

La manifestazione di Roma con al centro Roberto Cabiale

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o Stato è debitore, di mezzo miliardo di euro, nei confronti degli agricoltori. A tanto ammontano i mancati trasferimenti di denaro previsti per i Consorzi di Difesa dalle Calamità Atmosferiche. Una situazione insostenibile e paradossale che tocca anche lo storico Consorzio Antigrandine di Asti, il primo fondato in Italia nel lontano 1971. Responsabile dei mancati pagamenti è l’Agea, controllata dal Ministero delle Politiche Agricole, inadempiente sulle polizze assicurative contro i danni causati dal maltempo per gli anni 2015, 2016 e 2017. Per manifestare contro questa situazione ormai non più sostenibile, il 29 maggio scorso, a Roma c’era anche Roberto Cabiale, Presidente del Consorzio di Asti. La manifestazione di protesta, davanti al Ministero delle Politiche Agricole, è stata organizzata da Asnacodi, l’Associazione che riunisce tutti i Consorzi di Difesa d’Italia. In pratica erano presenti agricoltori provenienti da ogni regione, per denunciare una situazione che vede costretti i “Condifesa” ad esporsi finanziariamente con le banche per il solo motivo che i fondi non vengono trasferiti da Agea. Ma c’è di più ad aggravare la situazione. I fondi in questioni vengono stanziati dall’Unione Europea ed ora, qualora non fossero destinati e rendicontati entro l’anno, dovranno essere restituiti a Bruxelles. Oltre al danno la beffa, proprio nei confronti di una tematica, quella delle polizze assicurative sui danni da maltempo, che in questi ultimi anni è diventata stra-


La triste classifica delle “mense scolastiche” Asti fanalino di coda, ma si può recuperare se si guarda alla tradizione

Educazione alimentare

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Ci sono tutte le potenzialità per far risalire Asti da questo tristissimo ultimo posto”, commenta così Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti, la classifica dei menù delle scuole primarie stilata in 51 città italiane. Sicuramente risalire la china sarà dura, avendo ottenuto un punteggio di 37 a nove lunghezze dalla penultima e a oltre 100 punti di distacco da Bergamo ottava classificata. Sul podio Fano con un punteggio di 150, Trento con 157 e Cremona con 168. Il Comune di Asti dovrà analizzare attentamente la situazione e prendere le opportune contromisure. Fra i parametri principali da tenere in considerazione ci sono il chilometro zero, la certificazione dei prodotti primari, la rintracciabilità dei cibi e la diversificazione della dieta. “Sono tutti parametri – sottolinea Reggio – facilmente raggiungibili se si inserissero le produzioni locali nel menù. Sono anche temi molto sensibili agli astigiani, molto cari a Coldiretti, e con una storia legata al nostro territorio. Non dimentichiamo la grande disponibilità, offerta dai nostri agricoltori, di prodotti Dop, Igp e Pat, la forte adesione alla petizione “Stop cibo falso”, le prime lotte “No Ogm” partite dall’Astigiano e propagatesi in tutta l’Europa, l’attenzione verso la sicurezza alimentare e il primo marchio “Km 0” registrato da Coldiretti proprio in Piemonte”. E poi c’è l’importante esperienza della mensa dell’Ospedale di Asti, per anni portato ad esempio in tutta Italia, come un modello, proprio grazie al Consorzio di produttori dell’Astigiano “Terre di Qualità”, per altro presieduto proprio da Reggio. “Sì, è un’esperienza emblematica, di come le leggi talvolta non hanno aiutato all’affermazione di principi che

tutelino la salute dei consumatori e che probabilmente hanno anche causato questa debacle delle mense cittadine. Con l’Asl At, per un lustro, dal 2009 al 2013, le nostre aziende agricole La classifica pubblicata su www.foodinsider.it fornirono carne, latticini, frutta e verdura per la mensa dell’Ospedale, poi fu la revisione della spesa pubblica introdotta dall’allora governo Monti, con la cosiddetta spending review e con la centrale di acquisti per la pubblica amministrazione “Consip” ad escludere, in pratica, i produttori locali dai bandi di fornitura per privilegiare i grandi appalprimi divulgatori del prodotto tipico, ti su scala nazionale. Si interruppe importante biglietto da visita del nocosì un modello che permetteva ai stro territorio. pazienti di mangiare sano, buono e “Forse è l’approccio culturale da tedi ridurre i periodi di degenza con nere in considerazione – evidenzia il alla lunga un notevole risparmio Presidente Coldiretti – noi abbiamo anche per la spesa pubblica. Dopo una profonda tradizione gastronomienormi sforzi e grandi battaglie, ci ca, per altro ribadita ogni anno con sono voluti quattro anni per vedere un grande Festival delle Sagre, dove ritornare, seppure solo in parte, alvoglio ricordare che da ben 16 anni cune referenze dei produttori locali Coldiretti propone un concorso alla mensa dell’Ospedale di Asti”. per la migliore rintracciabilità dei Nel frattempo gli astigiani hanno anpiatti. Occorre poi tenere ben preche potuto apprezzare le iniziative sente che siamo in territorio Unedei produttori Coldiretti col marchio sco e abbiamo in mano intere filiere, Campagna Amica. Il chilometro non solo quella del vino, ma anche zero è una importante realtà al merquella del formaggio Roccaverano e cato del martedì di piazza Statuto, della Toma, quella della trasformanelle due Botteghe di Campagna zione degli ortaggi con le eccellenze Amica e in centinaia di punti vendidel cardo Gobbo, dei sedani, degli ta sparsi in tutta la provincia, dalle asparagi e del peperone, quelle delcantine, alle agrimacellerie, dalle le nocciole, dei salumi e della carne agrisalumerie, alle agripanetterie e con uno dei primi territori a riproporagrilatterie. re lo stato semibrado”. Nelle proposte agrituristiche spiccaColdiretti e i suoi produttori aspettano le professionalità dei primi Agrino dunque i nuovi bandi per le fornichef degli agriturismi Terranostra ture alle mense. Campagna Amica che sono ormai i


Cresce il valore del vino, si investe nei vigneti i 1,70 euro al litro. In crescita anche Freisa e Grignolino, entrambi hanno sfondato 1,50 euro al litro, con 10 centesimi in più per la Freisa. Stabile il Ruchè quotato fra i 2,50 e i 3 euro al litro. Tornando alle richieste di nuovi impianti vigneti, a livello nazionale, sono state presentate 25.823 domande di autorizzazione per una superficie totale di 63.561,55 ettari. A guidare la classifica per il maggior numero di richieste è il Veneto con 9.381 domande presentate, a seguire Puglia (2.871), Emilia (2.474) e Sicilia (2.344). Numeri importanti anche in Friuli (1.872), Piemonte (1.037), Abruzzo (994) e Toscana (918). Agli ultimi posti Umbria (70) e Valle D’Aosta (30). Per quanto riguarda gli ettari richiesti, anche quest’anno il Piemonte, con i suoi 1.037 ettari, è comunque fra i più equilibrati e gli saranno comunque garantiti almeno la metà

di quanto richiesto. Il Ministero ha infatti fissato la soglia minima regionale di rilascio garantito a tutti i richiedenti di nuovi impianti. La soglia minima garantita è di 0,50 ettari in Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Marche e Piemonte. Molise e Trento hanno deciso 0,30 ettari, su 0,20 si è attestata la Toscana, su 0,27 la Puglia e 0,15 l’Emilia. La soglia di Veneto, Valle D’Aosta, Sicilia, Bolzano e Lombardia è di 0,10 ettari. In Liguria, Sardegna e Umbria nessun minimo garantito. Stante alle graduatorie sforano alla grande la Puglia con 20.271,43 ettari, la Sicilia (12.653,41), il Veneto (7.552,29), l’Emilia (7.223,15), l’Abruzzo (2.285,44) e la Lombardia con 2.043,40 ettari per 706 domande. A seguire il Friuli con 1.713,83 ettari, davanti al Piemonte (1.076,44), la Campania (1.030,34 ettari per 552 richieste) e la Sardegna (1.015,55).

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tante ai primi dati (ancora non definitivi) resi noti dal Ministero delle Politiche Agricole, per il 2018 il Piemonte avrebbe richiesto un incremento della superficie vitata di 1.037 ettari. L’anno scorso le richieste ammontavano a poco più di 600 ettari. Un segnale di voglia di investire da parte dei viticoltori, evidentemente anche dettato dalle performance del vino. Le quotazioni rilevate da un’apposita commissione istituita dalla Camera di Commercio di Asti, convocata il 16 maggio scorso, hanno visto la conferma del rialzo decretato dall’annata 2017. La Barbera d’Asti Docg Superiore, nel suo valore massimo, ha raggiunto i 3 euro più Iva al litro venduta all’ingrosso franco cantina. Per il Nizza Docg il valore è stato ancora più alto e ricompreso fra i 2,50 e i 3,50 euro. La Barbera d’Asti Docg in versione non da affinamento oscilla fra 1,20 e

Filiera vitivinicola

Chiesti oltre 1000 ettari di nuovi impianti in Piemonte


Il più grande accordo per pasta bio e pane Siglato da Coldiretti, gruppo Casillo, Fdai e Consorzi Agrari d’Italia

Filiera cerealicola

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stato siglato in Italia la più grande accordo sul grano biologico mai realizzato al mondo per quantitativi e superfici coinvolte. Lo ha annunciato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in occasione dell’incontro su “Pasta da Agricoltura Biologica Italiana: da prodotto di nicchia a prodotto di massa”. L’accordo di filiera tra Coldiretti, Consorzi agrari d’Italia, Fdai (Firmato dagli agricoltori italiani) e Gruppo Casillo prevede la fornitura 300 milioni di chili di grano duro biologico destinato alla pasta e 300 milioni di chili di grano tenero all’anno per la panificazione. L’intesa ha una durata di tre anni con la possibilità di una proroga per altri due, per un totale di 5 anni. Un accordo che rafforza la leadership dell’Italia in Europa nel numero di imprese che coltivano biologico con 72.154 operatori e 1.796.363 ettari, con un aumento del 20% su base annua. La crescita della domanda ha spinto l’aumento delle produzioni. Tra le colture con maggiore incremento ci sono proprio i cereali (+32,6%) mentre a livello territoriale la maggiore estensione delle superfici bio è registrata in Sicilia con 363.639 ettari, cui seguono la Puglia con 255.831 ettari e la Calabria con 204.428 ettari. Si tratta di una garanzia anche per sei italiani su dieci (60%) che nel 2017 hanno acquistato almeno qualche volta prodotti biologici a conferma di una decisa svolta salutista nei consumi alimentari, secondo l’indagine Coldiretti/ Ixe’. L’intesa Coldiretti/Casillo è

anche una risposta alla domanda dei consumatori che chiedono in misura crescente la garanzia di italianità della pasta acquistata come dimostra la rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da Ghigi a De Sortis, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI – Firmato dagli agricoltori italiani fino a “Voiello” che fa capo al Gruppo Barilla,e a Divella che in questi anni ha avviato un percorso di filiera in Puglia con grano 100% italiano frutto della ricerca SIS, società leader nel settore sementiero. Attualmente l’Italia produce 4,3 milioni di grano duro su una superfice di un milione e 350mila ettari di coltivazioni con 1,74 milioni di tonnellate importate dall’estero delle quali

Avanti con la “Guerra del Grano”

Non è passato molto tempo da quando Coldiretti è scesa in piazza per quella che è stata definita come la “Guerra del Grano”. Contestualmente sono state adottate azioni per con-

L’accordo prevede la fornitura di 300 milioni di chili di grano duro biologico destinato alla pasta e 300 milioni di chili di grano tenero all’anno per la panificazione 0,44 dall’Unione Europea e 1,3 milioni da Paesi extracomunitari a partire dal Canada dove il grano viene trattato in preraccolta con il glifosato secondo modalità vietate in Italia. “Gli agricoltori per una giusta remunerazione del proprio lavoro sono pronti ad aumentare la produzione di grano in Italia” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo in riferimento alla decisione di un numero crescente di operatori di non importare da Paesi a rischio glifosato.

trastare il falso Made in Italy, per denunciare l’utilizzo del glifosate ed è stata avviata l’etichettatura sulla pasta. Tutte iniziative che ora portano a una più chiara identificazione dei prodotti italiani nei supermercati e alla ricerca di accordi di fornitura da parte delle industrie con i produttori. Sicuramente Coldiretti metterà in pista analoghe iniziative anche per la tutela della distintività del pane, dei grissini e di tutti i prodotti da forno, in modo che anche per il grano tenero possano esserci i dovuti riscontri da parte di produttori. Avanti dunque con la guerra del grano. E del pane.


“Filiera Italia” unisce la produzione agricola e l’industria Fra gli obiettivi la difesa dell’unicità e distintività del Made in Italy

Accordi di Filiera

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chiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. Un furto di identità che i recenti accordi di libero siglati dall’Unione Europea rischia di legittimare per molti prodotti in numerosi Paesi. Proprio su questi aspetti i rappresentanti di FILIERA ITALIA hanno incontrato il Commissario all’agricoltura Phil Hogan ospite dello stand che la

nuova realtà associativa ha presentato a Cibus. Soci promotori di Filiera Italia sono: Coldiretti, Ferrero, Inalca/ Cremonini e Consorzio Casalasco (Pomì e De Rica) e ancora Bonifiche Ferraresi, Ocrim, Farchioni Olii, Cirio agricola, Donna Fugata, Maccarese, OL.Ma, Giorgio Tesi Group, Terre Moretti (Bellavista) e Amenduni. Presidente di Filiera Italia è Luigi Cremonini mentre Vicepresidente è Vincenzo Gesmundo, segretario generale della Coldiretti e Consigliere Delegato è Luigi Scordamaglia. Il Prof. Paolo De Castro è il presidente del Comitato scientifico.

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l nuovo accordo con Casillo, nasce con il varo di “FILIERA ITALIA”, la nuova realtà associativa che unisce, per la prima volta, la produzione agricola e l’industria italiana. Al centro la difesa dell’eccellenza, l’unicità e l’autenticità del modello agroalimentare italiano, che fonda il suo successo sul legame intimo e virtuoso fra industria e produzione agricola. L’agroalimentare Made in Italy rappresenta un settore che pesa per il 17% sull’economia italiana e che è la seconda voce del Pil nazionale. L’impegno di “FILIERA ITALIA” è rivolto, anche alla difesa delle eccellenze nazionali sui mercati esteri dove si è assistito ad un proliferare di attacchi, dall’italian sounding al sistema di etichettatura a semaforo che si sta affermando in molti Paesi Europei, con effetti distorsivi sulla concorrenza che vanno fermati. Un sistema sostenuto dalla lobby della chimica che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole e che hanno reso l’Italia il paese più sano al mondo, per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. Se le etichette a semaforo sono fuorvianti per il consumatore e discriminatorie sulle reali caratteristiche degli alimenti a danno dei prodotti simbolo dell’Italia, il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo ha raggiunto i 100 miliardi sottratti all’esportazioni nazionali. Una pirateria agroalimen- t a r e internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si ri-


Lo stop di Barilla al grano al glifosato 1 pacco di pasta su 7 prodotto in Italia conteneva grano canadese

Filiera cerealicola

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a mobilitazione di Coldiretti sull’accordo Ceta, l’intesa di libero scambio fra Europa e Canada, ha visto esprimersi contrariamente 14 regioni, 18 province 2400 comuni e 90 Consorzi di tutela delle produzioni a denominazioni di origine. Questo perchè il Ceta azzera strutturalmente i dazi per l’importazione in una situazione in cui un pacco di pasta su sette prodotto in Italia è fatto con circa 720 milioni di chilogrammi di grano canadese trattato con glifosato. E pesa anche l’impatto di circa 50.000 tonnellate di carne di manzo e 75.000 tonnellate di carni suine a dazio zero da un Paese dove si utilizzano ormoni della crescita vietati in Italia. Contestualmente, gli agricoltori italiani, per una giusta remunerazione del proprio lavoro, sono pronti ad aumentare la produzione di grano duro, per garantire la migliore sostenibilità sanitaria forte del divieto nella nostra nazione dell’utilizzo del glifosato in preraccolta, a differenza di quanto avviene in Canada ed in altri paesi. In questo contesto è anche arrivato l’annuncio della Barilla di aver “aggiornato i parametri qualitativi per questa materia prima strategica” chiedendo “ai produttori di grano duro di tutti i Paesi di non usare il glifosato prima del raccolto”. E’ così che il Canada, che fino allo scorso anno era il principale fornitore straniero dell’Italia, si trova improvvisamente ad export zero grano nei confronti del nostro Paese. La scelta di Barilla è stata comunicata dal direttore degli acquisti, Emilio Ferrari, poprio a Toronto al Canadian Global Crops Symposium dove ha sot-

tolineato che “al momento Barilla non ha firmato nessun contratto per l’importazione del grano dal Canada”. In una situazione in cui un pacco di pasta su sette prodotto in Italia è fatto con grano canadese, questa è una svolta storica della principale industria pastaia del mondo che risponde alle sollecitazioni che vengono dai consumatori che chiedono garanzie di sicurezza alimentare. Un cambiamento che ha portato al prepotente ritorno dei grani nazionali antichi come il Senatore Cappelli e alla rapida proliferazione di marchi e linee che garantiscono l’origine nazionale al 100% del grano impiegato, da Ghigi a Valle del grano, da Jolly Sgambaro a Granoro, da Armando a Felicetti, da Alce Nero a Rummo, da FdAI firmato dagli agricoltori italiani fino a “Voiello”, che fa capo proprio al Gruppo Barilla, senza dimenticare molte linee della grande distribuzione. Le importazioni di grano duro dal Canada erano crollate già nel 2017 del 39,5% in valore per un quantitativo comunque estremamente rilevate di 720 milioni di chili secondo una analisi della Coldiretti su dati Istat. A pesare l’entrata in vigore in Italia del decreto con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del grano impiegato. Ora da Barilla fanno sapere di aver investito 240 milioni in progetti che coinvolgono 5000 imprese agricole italiane che coltivano una superficie di circa 65 mila ettari con un incremento del 40% dei volumi di grano duro italiano nei prossimi tre anni. “La scelta di Barilla è una buona notizia perché dimostra la capacità di un`azienda di rispondere alla pre-

occupazioni dei consumatori del nostro Paese che chiedono pasta fatta con il grano italiano ma anche di sostenere l’economia e l’occupazione sul territorio contro la delocalizzazione” ha precisato il Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. L’Italia può contare su un milione e 350mila ettari di coltivazioni di grano duro con un raccolto che sfiora i 4 miliardi e 300 milioni di chili concentrato nell’Italia meridionale, soprattutto in Puglia e Sicilia che da sole rappresentano circa il 40% del totale nazionale. Nel mondo l’Italia detiene il primato sulla produzione di pasta con 3,2 milioni di tonnellate all’anno davanti a Usa, Turchia, Brasile e Russia. Ma è proprio sui mercati mondiali che si avvertono i primi campanelli di allarme visto che, in controtendenza rispetto all’andamento del Made in Italy all’estero che ha superato la storica cifra di 41 miliardi di euro, si riducono invece le esportazioni italiane di pasta che nel 2017 hanno fatto segnare un preoccupante calo in valore secondo le analisi Coldiretti su dati Istat. Si tratta degli effetti della rapida moltiplicazione di impianti di produzione all’estero, dagli Stati Uniti al Messico, dalla Francia alla Russia, dalla Grecia alla Turchia, dalla Germania alla Svezia. Ora ci sono le condizioni per frenare i pesanti effetti della delocalizzazione che dopo aver colpito la coltivazione del grano sta interessando la trasformazione industriale con pesanti conseguenze economiche ed occupazionali. La svolta dell’industria può quindi rappresentare una svolta per invertire la tendenza e valorizzare il Made in Italy dai campi alla trasformazione industriale.


Il falso Made in Italy sale a 100 miliardi

In dieci anni la pirateria internazionale è cresciuta del 70%

sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tuti i continenti. Ma ci sono anche le imitazioni di Provolone, Gorgonzola, Pecorino Romano, Asiago o Fontina. Tra i salumi sono clonati i più prestigiosi, dal Parma al San Daniele, ma anche la mortadella Bologna o il salame cacciatore ma anche gli extravergine di oliva o le conserve come il pomodoro San Marzano che viene prodotto in California e venduto in tutti gli Stati Uniti. Dal Bordolino argentino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Kressecco tedesco, ma anche il Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense sono invece solo alcuni esempi delle contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori piu’ prestigiosi.

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effetti del negoziato in corso con i Paesi del Sud America (Mercosur) dove la produzione locale del “falso” è tra i piu’ fiorenti del mondo. “E’ inaccettabile che il settore agroalimentare sia trattato dall’Unione Europea come merce di scambio negli accordi internazionali senza alcuna considerazione del pesante impatto che ciò comporta sul piano economico, occupazionale e ambientale” ha affermato il presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che all’estero, sono falsi più di due prodotti alimentari di tipo italiano su tre e le esportazioni di prodotti agroalimentari tricolori potrebbero più che triplicare se venisse uno stop alla contraffazione alimentare internazionale, con l’Italia che ha raggiunto nel 2017 il record dell’export agroalimentare con un valore di 41,03 miliardi”. Il cosiddetto “Italian sounding” colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti. In realtà a differenza di quanto avviene per altri articoli come la moda o la tecnologia, a taroccare il cibo italiano non

Italian sounding

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ale ad oltre 100 miliardi il valore del falso Made in Italy agroalimentare nel mondo con un aumento record del 70% nel corso dell’ultimo decennio, per effetto della pirateria internazionale che utilizza impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che si richiamano all’Italia per alimenti taroccati che non hanno nulla a che fare con il sistema produttivo nazionale. E’ quanto emerge da uno studio Coldiretti. A far esplodere il falso è stata paradossalmente la “fame” di Italia all’estero con la proliferazione di imitazioni low cost ma anche le guerre commerciali scaturite dalle tensioni politiche come l’embargo russo con un vero boom nella produzione locale del cibo Made in Italy taroccato, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola, ma anche la mortadella Milano, Parmesan o burrata tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin. A preoccupare è anche la nuova stagione degli accordi commerciali bilaterali inaugurata con il Canada (CETA) che per la prima volta nella storia l’Unione Europea legittima in un trattato internazionale la pirateria alimentare a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi, accordando esplicitamente il via libera alle imitazioni che sfruttano i nomi delle tipicità nazionali, dall’Asiago alla Fontina dal Gorgonzola ai Prosciutti di Parma e San Daniele, ma è anche liberamente prodotto e commercializzato dal Canada il Parmigiano Reggiano con la traduzione di Parmesan. Una strada che è stata poi il riferimento degli accordi conclusi successivamente con Giappone, Singapore e Messico che hanno tutelato una percentuale residuale dei prodotti tipici nazionali mentre pesanti possono essere gli


L’etichetta a semaforo boccia l’85% del Doc italiano Nei supermercati europei il Made in Italy viene marchiato e “macchiato” dal bollino rosso

Legge europea

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’etichetta nutrizionale a semaforo sugli alimenti che si sta diffondendo in Europa boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop) che la stessa Unione Europea dovrebbe invece tutelare e valorizzare. “L’Unione Europea – afferma il presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo - deve intervenire per impedire un sistema di etichettatura, fuorviante discriminatorio ed incompleto che finisce per escludere paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta”. Le distorsioni provocate dal sistema di informazione visiva che fino a ora è stato adottato con formule diverse in Gran Bretagna e Francia, “macchia” ingiustamente gran parte dell’eccellenza Made in Italy. Per l’Italia ad essere bocciati dal semaforo rosso inglese ci sono tra gli altri le prime tre specialità Dop Made in Italy più vendute in Italia e all’estero come il Grana Padano, il Parmigiano Reggiano ed il prosciutto di Parma, ma si arriva addirittura a colpire anche l’extravergine di oliva, considerato il simbolo della dieta mediterranea. Si invita di fatto a non consumare alimenti con secoli di storia mentre al contrario viene dato il via libera, con il semaforo verde, a bevande artificiali edulcorate delle quali non è nota neppure la ricetta completa. “Con l’inganno delle etichette a semaforo – ha continuato Moncalvo – si rischia di sostenere, attraverso un approccio semplicistico, modelli alimentari sbagliati che mettono

in pericolo, non solo la salute dei cittadini italiani ed europei ma anche un sistema produttivo di qualità che si è affermato pure grazie ai riconoscimenti dell’Unione Europea. In gioco per l’Italia – ha precisato – c’è la leadership italiana in Europa nelle produzioni di qualità con 293 riconoscimenti di prodotti a denominazione (Dop/ Igp). Rischia però di essere messo all’indice solo nelle produzioni a denominazione di origine (Dop) – ha aggiunto Moncalvo – un sistema di eccellenza del Made in Italy che genera un volume di affari al consumo di 14,8 miliardi di euro, con 70 mila operatori, ma il conto è in realtà ben piu’ salato e riguarda interi settori chiave che vanno dai salumi ai formaggi fino all’olio di oliva”. Il bisogno di informazioni del consumatore sui contenuti nutrizionali deve essere soddisfatto nella maniera più completa e dettagliata, ma anche con chiarezza, a partire dalla necessità di adoperare segnali univoci e inequivocabili per certificare le informazioni più

rilevanti per i cittadini mentre sistemi come il “traffic light” inglese e il “nutriscore” francese non informano ma cercano di condizionare in modo fuorviante se non ingannevole la scelta del consumatore. “Non è un caso – ha concluso Moncalvo – che con l’entrata in vigore in Gran Bretagna nel 2017 sono calate in quantità del 12% rispetto all’anno precedente le esportazioni italiane di olio di oliva considerato unanimemente un elisir di lunga vita”. L’etichetta a semaforo inglese - conclude la Coldiretti - indica con i bollini rosso, giallo o verde il contenuto di nutrienti critici per la salute come grassi, sali e zuccheri, ma non basandosi sulle quantità effettivamente consumate, bensì solo sulla generica presenza di un certo tipo di sostanze, porta a conclusioni fuorvianti come il ‘Nutri-score’ francese che classifica gli alimenti con cinque colori secondo il loro contenuto di ingredienti considerati “cattivi”’ (grassi, zuccheri) ma anche buoni” (fibre, frutta, verdura).


L’etichetta con l’origine vede l’Italia leader in Europa C’è chi ha il “semaforo” e chi dichiara ai consumatori la materia prima

Cibi con l’indicazione di origine

Cibi ancora senza origine

Carne di pollo e derivati Carne bovina Frutta e verdura fresche

Salumi Carne di coniglio Carne trasformata Frutta e verdura trasformata Pane, grissini e altri prodotti da forno

Uova Miele

Passata di pomodoro Pesce Extravergine di oliva Latte/Formaggi Pasta Riso Derivati del pomodoro diversi da passata e sughi pronti Fonte: Elaborazioni Coldiretti

partire dal 9 maggio dal nuovo decreto legislativo sulle sanzioni, che prevede multe da 2 mila a 16 mila euro in caso di mancata indicazione dell’origine. Le norme italiane, che prevedono l’obbligo di indicare l’origine in etichetta dei derivati del latte, del grano nella pasta, riso e nei derivati pomodoro, si aggiungono a quelle europee dove – continua la Coldiretti – il percorso di trasparenza è iniziato con la carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qua-

lità e provenienza nell’ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Di fronte all’atteggiamento contradditorio della Commissione la Coldiretti si impegna a dare battaglia con l’avvio di una mobilitazione popolare #stopcibofalso nei confronti dell’Unione Europea per fermare il cibo falso e proteggere la salute, tutelare l’economia, bloccare le speculazioni e difendere l’agricoltura italiana. La raccolta di firme è stata avviata da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica in ogni farmers’ market d’Italia e on line su siti i www.coldiretti.it e www. campagnamica.it ma sono previste anche iniziative lungo tutta la Penisola. Un obiettivo condiviso dalla maggioranza dei consumatori europei e dall’82% di quelli italiani che chiedono di superare l’atteggiamento incerto e contradditorio dell’Unione Europea che obbliga ad indicare l’etichetta per la carne fresca, ma non per quella trasformata in salumi, per la frutta fresca, ma non per i succhi.

Rintracciabilità

L’ETICHETTA DI ORIGINE SULLA SPESA DEGLI ITALIANI

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e da un lato c’è un Europa che inganna con l’etichetta a semaforo, dall’altro c’è un’Italia che si pone all’avanguardia nelle politiche per la trasparenza dell’informazione ai consumatori. Con l’etichetta di origine Made in Italy, almeno ai ¾ della spesa si impedisce di spacciare prodotti stranieri come nazionali. Lo ha sottolineato anche il presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel commentare il decreto con il quale si assicura l’applicabilità fino al 31 marzo 2020 dei decreti ministeriali che hanno introdotto l’obbligo di indicazione dell’origine della materia prima in etichetta per latte, pasta, riso e pomodoro. “L’Italia che è leader europeo nella qualità e nella sicurezza alimentare ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie”, ha precisato Moncalvo nel sottolineare che “in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della trasparenza con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti”. Grazie all’azione di Coldiretti l’Italia si è dotata di una legislazione nazionale di avanguardia che sarà peraltro rafforzata a


FEASR

INIZIATIVA FINANZIATA AI SENSI DEL PSR 2014-2020 DELLA REGIONE PIEMONTE - MISURA 1 - OPERAZIONE 1.2.1 - AZIONE 1: “ATTIVITÀ DIMOSTRATIVE E DI INFORMAZIONE IN CAMPO AGRICOLO”

Protezione Fitosanitaria dei noccioleti Campionamenti “frappage” e uso di trappole a feromone

Misura 121

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a campagna vegetativa 2018 ormai a pieno regime ci vede nuovamente impegnati, come struttura di assistenza tecnica, nelle attività di monitoraggio fitosanitario dei noccioleti attraverso sopralluoghi, campionamenti “frappage” e uso di trappole a feromone (specifiche per cimice asiatica). Su questo fronte il 2018 vede il decollo di un importante progetto regionale, fortemente voluto da Coldiretti, che prevede un coordinamento tecnico almeno quindicinale con i tecnici specialisti della Fondazione AGRION, con il Settore Fitosanitario Regionale, con la FERRERO SpA (finanziatrice del progetto cimice asiatica) e con altri attori del territorio. Tutte le informazioni e i dati di monitoraggio raccolti dai tecnici zonali vengono analizzati periodicamente per l’emissione di bollettini agronomico-fitosanitari personalizzati per ciascun areale. Le nostre aziende corilicole quindi vengono informate periodicamente tramite messaggi rapidi (sms, e-mail, telefono), tramite bacheche o direttamente da parte dei tecnici e degli Sportelli informativi. Monitoraggio con trappole a feromone Si tratta di trappole attrattive per la cimice asiatica, attraverso specifico feromone, che nel solo territorio astigiano coinvolgono almeno una cinquantina di noccioleti distribuiti in tutte le aree di coltivazione. Da maggio a settembre 2018, il numero di cimice asiatica catturate viene rilevato settimanalmente dai tecnici e caricato via App telefonica su una piattaforma on-line, con possibilità di elaborazioni e valutazioni tempestive. Frappage Nel solo astigiano i noccioleti cam-

pione interessati sono oltre una decina, con campionature settimanali da metà maggio a fine luglio; i sacchi di materiale raccolto in ciascun noccioleto sono controllati dai tecnici e i dati vengono caricati su piattaforma on-line per l’elaborazione. La tecnica del frappage (scuotimento energico di porzioni della chioma) è ovviamente meno specifica rispetto alle trappole a feromone e permette di raccogliere informazioni su più specie di insetti/acari del noccioleto. Da fine luglio i frappage vengono sostituiti da sopralluoghi e osservazioni dirette da parte dei tecnici, in quanto lo scuotimento della vegetazione può determinare una significativa perdita di nocciole prossime alla maturazione. Il confronto fra i dati dei frappage richiede che questo“metodo di campionamento” venga eseguito in modo univoco, periodico e scrupoloso per consentire l’ottimizzazione dei successivi interventi di contenimento dei parassiti (Cimici, Balanino, Agrilo) presenti nel

corileto. Vediamo in sintesi come va eseguito il “frappage”: 1. Campionare SEMPRE LO STESSO APPEZZAMENTO, possibilmente nello STESSO GIORNO DELLA SETTIMANA e sempre su PIANTE DIVERSE. 2. NON VA ESEGUITO subito dopo o durante una pioggia in quanto le precipitazioni falsano la dinamica di popolazione degli insetti presenti sulle chiome. 3. Va realizzato NELLE PRIME ORE DEL MATTINO (all’alba), in condizioni di temperatura più fresca possibile. 4. Deve essere fatto SEMPRE SUI BORDI dell’appezzamento, cioè nell’interfilare tra la prima e la seconda fila di piante. 5. Prevedere


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venire AL PIU’ PRESTO; se ciò non fosse possibile il campione va refrigerato o comunque mantenuto in un locale fresco e non esposto al sole. Oltre alla decina di noccioleti cam-

pione 2018, individuati dai tecnici Coldiretti, possono essere sporadicamente oggetto di frappage anche altri noccioleti, previo accordo con i tecnici.

Ridurre l’altezza delle piante di nocciolo Le tecniche di campionamento come vediamo sono molto consolidate e, se rispettate, producono informazioni molto precise per calibrare al meglio gli interventi di lotta fitosanitaria. A tale riguardo approfittiamo per ribadire ancora una volta come la lotta chimica non è l’unica arma a disposizione dell’agricoltore, a maggior ragione questa considerazione vale per il contrasto alla cimice asiatica su nocciolo, in quanto è un insetto

molto resistente agli insetticidi, che si sposta velocemente e vive su numerose specie vegetali, contro il quale sul nocciolo abbiamo pochissime molecole registrate. Su nocciolo, per migliorare l’efficacia dei pochi trattamenti ammessi è strategico abbassare la chioma delle piante in modo che la soluzione irrorata raggiunga e penetri in tutta la vegetazione, soprattutto quella più alta ove vive la cimice asiatica.

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l’utilizzo di un TELO di “adeguate dimensioni” sotto le branche che verranno percosse. Per “adeguate dimensioni” si intende che il telo in larghezza deve essere almeno pari al sesto di impianto e in lunghezza comprendere almeno la chioma di un cespuglio (pianta). Se quindi il noccioleto ha un sesto di impianto di 6m x 6m, la dimensione minima del telo dovrà essere di 36 mq di superficie, pena l’incompleta raccolta del materiale (insetti e fogliame) che cade dalle piante. 6. Va realizzato al di sotto delle pertiche di 6 mezze piante CONTIGUE. 7. TUTTO il materiale caduto sul telo (incluso foglie, rametti) va messo dentro un sacco di plastica pulito, non forato e trasparente. 8. Il controllo del campione deve av-

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Professional tour per gli agricoltori astigiani

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ggiornamenti tecnici, nuove tecniche di coltivazione, nuove tecnologie e attrezzature per il risparmio idrico e la protezione delle colture agrarie, saranno al centro dell’interessante “professional tour” riservato agli agricoltori dell’Astigiano e organizzato da Impresa Verde Asti nell’ambito del progetto “Agrishare” di Uecoop Piemonte, l’Unione Europea delle Cooperative, in attuazione al Piano

di Sviluppo Rurale “PSR” del Piemonte 2014-2020, Misura 1, Operazione 1.2.1, Azione 1 “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”. Lunedì 25 giugno, l’iniziativa vedrà la visita di diverse realtà , partendo dagli uffici di Coldiretti Asti in corso Cavallotti 41, alle ore 7,30, in pullman. Prevista la visita a Agricolplast, azienda specializzata nei sistemi di irrigazione e teli plastici e alla sua azienda agri-

cola per la visione di un impianti di irrigazione su noccioleto. Quindi si passerà all’azienda agricola Mandrile, dove saranno illustrati e visionati gli impianti irrigui tecnologicamente molto avanzati, per raggiungere Boves, nel pomeriggio, dove si visiterà “Agrion”, il Centro sperimentale per l’orticoltura. Il rientro è previsto per le 18,30. Per informazioni e adesioni telefonare al numero 0141 380427 – 335 7502061.

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Il 25 giugno visita a importanti realtà che utilizzano nuove tecnologie


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Irrigazione a goccia del noccioleto

Sono numerosi i vantaggi sia per l’allevamento che la produzione

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al punto di vista idrico è necessario passare dalla gestione dell’emergenza con enorme spreco di risorse, per abbracciare una nuova cultura della prevenzione in una situazione in cui quasi 9 litri di pioggia su 10 sono perduti. Il 2017 è stato l’anno più siccitoso dal 1800, con una media del 27% di precipitazioni in meno in Italia, ma crescita delle temperature, sfasamenti stagionali e soprattutto modificazione della distribuzione ed aumento dell’intensità delle piogge (effetti dei cambiamenti climatici) richiedono interventi strutturali. Di fronte alla tropicalizzazione del clima per continuare a sostenere l’agricoltura di qualità occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi, potenziando la rete di invasi sui territori, per rilasciarla alle colture nel momento in cui serve con l’uso delle moderne tecnologie e impiantistiche. In agricoltura è sempre maggiore la diffusione di moderni sistemi di irrigazione e sensori per l’uso razionale dell’acqua; la coltura del nocciolo, che sta conoscendo un momento di grande sviluppo sul nostro territorio, pur essendo una pianta notoriamente rustica non è esente da questo percorso di miglioramento tecnologico, soprattutto quando si va ad impiantare in aree meno vocate e più soggette a squilibri idrici. Il nocciolo è sensibile alla carenza idrica e, in particolari condizioni climatiche, l’irrigazione diventa fondamentale per la sopravvivenza degli impianti. La carenza di acqua determina uno squilibrio vegetativo, causa la riduzione di

crescita della pianta, limita la formazione dei germogli e la differenziazione delle gemme a fiore, accentua la cascola dei frutti, riduce inevitabilmente la produzione e la resa alla sgusciatura. Attualmente si sta diffondendo soprattutto l’impianto con ali gocciolanti sotterranee, la cosiddetta tecnica della subirrigazione, che permette la riduzione dei consumi e una maggior uniformità nella distribuzione dell’acqua, non ostacolando le operazioni

meccaniche/colturali. E’ fondamentale la fase di progettazione iniziale e la gestione successiva in modo che l’impiantistica e la modalità di erogazione dell’acqua, ed eventualmente dei fertilizzanti (fertirrigazione) sia commisurata al fine di massimizzare il risultato economico ed evitare nel contempo gli sprechi delle tecniche tradizionali. Per tali motivi, durante questi primi mesi 2018, sono stati organizzati alcuni partecipati eventi di for-


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mazione/informazione che hanno certificato il deciso interesse dei corilicoltori verso queste tecniche innovative per il noccioleto, importanti per ottenere una produzione più stabile e di qualità. Accenniamo allora a quelli che sono aspetti ormai ampiamente riconosciuti da vari autorevoli autori ed esperienze in atto, anche nel nostro territorio. Vantaggi per il noccioleto in allevamento • Anticipata entrata in produzione (almeno 1 anno) • Uniforme attecchimento e crescita delle piante • Azzeramento dei costi per interventi irrigui di soccorso e reimpianti • Rapido sviluppo delle piante, allungamento del ramo, accrescimento diametrale del fusto e

sviluppo dell’apparato radicale • Accrescimento uniforme delle piante dovuto all’elevata uniformità di erogazione che garantisce lo stesso apporto idrico e di nutrienti a tutte le piante (anche in presenza di forti pendenze grazie all’utilizzo di gocciolatori auto-compensanti) • Possibilità di seguire i fabbisogni nutritivi della pianta durante le diverse fasi fenologiche attraverso • Una gestione mirata della fertirrigazione Vantaggi per il noccioleto in produzione • Maggiore produzione • Maggiore calibro della nocciola • Aumento della resa in sgusciato • Maggiore diametro dei fusti • Minor numero di frutti vuoti

• Riduzione del fenomeno della cascola • Migliore qualità organolettica delle nocciole • Gestione dello stress idrico consentendo produzioni costanti nel tempo sia in termini di qualità che di quantità • Ottimale distribuzione degli elementi nutritivi in relazione alle fasi fenologiche grazie all’adozione di pratiche fertirrigue mirate (notevole riduzione delle unità fertilizzanti totali apportate ed eliminazione dei costi di distribuzione con mezzi tradizionali) • Migliore equilibrio vegetativo delle piante • Gestione dell’inerbimento e mantenimento di un ecosistema più equilibrato e naturale e conseguente riduzione di fenomeni di erosione nei terreni declivi.

Sgravi per impianti di irrigazione e serre mobili Possono essere realizzati senza richieste e concessioni edilizie

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in agricoltura. “Libere” anche le serre mobili stagionali (compresi gli elementi di appoggio e ancoraggio) utilizzate per lo svolgimento delle attività agricole. Invece per le serre stabili, che richiedono una copertura ordinaria, il Consiglio di Stato

con un recente pronunciamento ha ribadito che è necessario il rilascio del titolo abitativo da parte del Comune competente per territorio. Non sono richieste autorizzazioni per pannelli solari, fotovoltaico e generatore microeolico al servizio degli edifici.

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erre mobili e impianti di irrigazione possono essere realizzati senza adempimenti burocratici. Lo prevede il Decreto 2 marzo 2018 (Ministro delle Infrastrutture di concerto con il Ministro per la Semplificazione) pubblicato sulla Gazzetta ufficiale 81/2018 con l’elenco delle opere realizzabili in regime di attività edilizia libera. Nell’elenco delle categorie di intervento ci sono i “movimenti di terra” che devono essere pertinenti all’esercizio dell’attività agricola e delle pratiche agrosilvo-pastorali. Sono comprese nella lista delle opere sburocratizzate manutenzione e gestione e la realizzazione di impianti di irrigazione e drenaggio finalizzati alla regimazione e all’uso dell’acqua


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Ecco la legge che valorizza le stalle italiane

Si tutela la selezione e la conservazione del patrimonio zootecnico

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ia libera alla legge che valorizza le produzioni italiane di carne e latte dalle quali derivano i primati delle eccellenze agroalimentari Made in Italy partendo dalle stalle italiane e dai milioni di animali allevati nel nostro Paese. Il decreto legislativo sulla disciplina della riproduzione animale è stato approvato dal Consiglio dei Ministri ed ora si punta alla riorganizzazione dei servizi al settore zootecnico in particolare per quanto riguarda la selezione, ricostituzione e soprattutto la conservazione del patrimonio zootecnico nazionale. Una necessità per rispondere a una sempre maggiore richiesta di tracciabilità, sicurezza alimentare e sostenibilità degli allevamenti. La

norma, oltre a confermare il ruolo degli “Enti selezionatori” nella realizzazione di programmi genetici, riconosce l’importanza della gestione dei libri genealogici e dei registri anagrafici per la conservazione della biodiversità e la valo-

rizzazione delle razze autoctone. Inoltre viene stabilita la creazione di un Comitato nazionale zootecnico per pianificare l’attività di raccolta dei dati negli allevamenti che confluiranno nella Banca Dati Unica Zootecnica a livello nazionale. Ricordiamo che in Piemonte si contano 6 mila aziende che allevano la razza bovina Piemontese, 15 mila addetti ed un fatturato che arriva a 500 milioni di Euro. Un patrimonio che con questo decreto viene ulteriormente valorizzato, e col quale non vengono dispersi i risultati raggiunti fino ad oggi dalle associazioni degli allevatori che, operando a livello nazionale e locale, hanno portato la zootecnia italiana a diventare un esempio a livello mondiale.

Aiuti per allevamenti ovicaprini

Una risoluzione europea per sviluppo e occupazione

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na terapia anticrisi per gli allevamenti di pecore e capre nell’Unione europea che offrono importanti potenzialità di sviluppo e occupazione (oltre 1,5 milioni di addetti in Europa) e svolgono un ruolo strategico per la sostenibilità ambientale, il mantenimento del paesaggio e la biodiversità. La proposta è contenuta in una risoluzione del Parlamento europeo. Nel pacchetto di misure che, secondo l’Europarlamento, la Commissione Ue dovrebbe mettere in campo, c’è il rafforzamento degli incentivi. In particolare un’indennità ambientale, fondi agli allevatori che praticano la

transumanza, un aiuto accoppiato maggiorato nella prossima riforma Pac e sovvenzioni per le razze autoctone. Da Strasburgo anche il suggerimento agli Stati membri di estendere i pagamenti agroambientali alle superfici utilizzate per

il pascolo con sostegni per gli allevatori che garantiscono un maggior benessere animale. E ancora, spazio ai giovani per incentivarli a rilevare allevamenti di pecore e capre e alle donne. Senza dimenticare l’impegno a diffondere tecnologie di produzione innovative e lanciare campagne promozionali basate sulla valorizzazione dei prodotti Igp e Dop. Il Parlamento Ue evidenzia la necessità di introdurre etichette di garanzia per la carne di agnello e capretto. Indispensabile poi che i prodotti non siano venduti al di sotto dei prezzi di produzione e che quindi agli allevatori sia garantita una remunerazione equa.


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Torna la coltivazione della canapa Decuplica: dai 400 ettari del 2013 ai 4000 di oggi

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27 ne per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2%, fatto salvo l’obbligo di conservare per almeno dodici mesi i cartellini delle sementi utilizzate. La percentuale di Thc nelle piante analizzate potrà inoltre oscillare dallo 0,2% allo 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore. Al momento risulta consentita solo la coltivazione delle varietà ammesse, l’uso industriale della biomassa, nonché la produzione per scopo ornamentale, mentre per la destinazione alimentare possono essere commercializzati esclusivamente i semi in quanto privi del principio psicotropo (Thc). Resta il divieto di utilizzo di foglie e fiori di canapa per scopo alimentare. Si tratta in realtà di un ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare

in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta. Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori; da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica.

numero 5 - 2018

oom della canapa in Italia che nel giro di cinque anni ha visto aumentare di dieci volte i terreni coltivati, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018 nelle campagne dove si moltiplicano le esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a semi, fiori per tisane, pasta, biscotti e cosmetici. Il seme di canapa e gli alimenti derivati contengono proteine che comprendono tutti gli aminoacidi essenziali, in proporzione ottimale e in forma facilmente digeribile. Dalla canapa si ricavano oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c’è chi ha utilizzato la canapa per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una combustione pulita. La nuova frontiera è però la cannabis light con la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) che potrebbe sviluppare un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro. Un boom spinto dall’approvazione della legge numero 242 del 2 dicembre 2016 recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” che ha disciplinato il settore. Con la nuova norma non è, infatti, più necessaria alcuna autorizzazio-


RUBRICA COLTIVA LA SALUTE REDATTA DA C.D.C.

Prevenzione dei tumori della pelle I raggi solari rappresentano i principali fattori di rischi

Sanità

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on l’improvviso arrivo dell’estate aumentano notevolmente le ore trascorse sotto il sole, senza che la pelle abbia avuto il tempo di abituarsi gradualmente. Poiché i raggi solari rappresentano i principali fattori di rischio che favoriscono l’insorgere del melanoma e di altri tumori della cute, è importante cautelarsi e soprattutto capire se la comparsa di nuovi nei o i loro cambiamenti morfologici rappresentano un potenziale pericolo. Ispezionare i nei prima e dopo l›estate, controllando poi se sono intervenuti cambiamenti sospetti, può essere un›ottima prevenzione Presso la Sede C.D.C. di Via Fabro 12 a Torino inoltre, si può effettuare la Visita Dermatologica e l’Esame di Epiluminescanza per verificare se esponendosi ai raggi solari si corre questo rischio. L’Epiluminescenza, anche chiamata Dermatoscopia, è una tecnica diagnostica non invasiva utile per la verifica di lesioni melanocitarie sospette o per il monitoraggio di nevi in soggetti con fattori

di rischio nei confronti del melanoma (tumore maligno a insorgenza cutanea). L’apparecchiatura utilizzata è il Fotofinder Dermoscope, sistema leader mondiale per la microscopia in epiluminescenza digitale e la mappatura dei nevi, che fornisce immagini che consentono di individuare caratteristiche del nevo non visibili a occhio nudo durante la visita clinica e che possono essere archiviate e confrontate nel tempo con quelle dei controlli successivi. L’esame si esegue appoggiando il dermatoscopio digitale sulla cute e visualizzando la lesione sospetta sullo schermo del computer che,

essendo munito di un particolare software di gestione dei dati, consente di creare una cartella personalizzata nella quale si raccolgono i dati anamnestici e una mappa delle lesioni neviche atipiche. Di ogni nevo viene memorizzata l’immagine clinica e dermatoscopica, che sarà facilmente confrontabile con altre immagini della stessa lesione raccolte nei controlli successivi, così da valutare ogni minima modificazione. L’Epiluminescenza è un esame semplice, rapido e indolore di fondamentale importanza sia per prevenire i tumori cutanei che per evitare un intervento chirurgico.

numero 5 - 2018

COLTIVA LA TUA SALUTE

Da oltre dieci anni, l’accordo tra Coldiretti-Epaca e C.D.C. permette di far crescere il valore della prevenzione e della sicurezza nella cultura dell’impresa agricola ed unire la tutela dell’imprenditore, dei suoi familiari e degli ospiti della sua azienda con l’idea di una nuova agricoltura multifunzionale territorialmente sostenibile. C.D.C. rappresenta una delle realtà sanitarie più significative e dinamiche del Piemonte, con un’attività diagnostica completa presso sedi dislocate in modo capillare su tutto il territorio regionale: a Torino, Biella, Cuneo, Novara, Vercelli e Verbania. Grazie a tale collaborazione, i soci Coldiretti-Epaca possono accedere privatamente a tutte le prestazioni con tariffario agevolato esibendo la Tessera Associativa Coldiretti/Epaca, oppure tramite il SSN presentando la richiesta del medico curante. Inoltre presso gli uffici provinciali o zonali Coldiretti-Epaca possono prenotare visite mediche specialistiche e prestazioni diagnostiche presso tutti i centri C.D.C. e con assoluto rispetto della privacy, il socio, tramite il PIN ricevuto in accettazione, può richiedere la stampa del proprio referto online. Periodicamente, tramite questa rubrica, vi informeremo su temi di interesse generale legati alla prevenzione ed alla cura di patologie tipiche del mondo agricolo. C.DC.: ASTI, C.so Galileo Ferraris, 4/a - EPACA: ASTI, C.so F. Cavallotti, 41, tel 0141.380.400 - CANELLI, Via Cassinasco, 11/13 - CASTELNUOVO D.B., V.le Europa, 12/B - MONCALVO, P.zza Carlo Alberto, 25 - MONTIGLIO M.TO, Via Padre Carpignano, 3 - NIZZA M.TO, C.so Acqui, 42/44 - S. DAMIANO D’ASTI, Via Roma, 23 - VESIME, P.zza V. Emanuele II, 3 - VILLANOVA D’ASTI, Via O. Blandino, 19


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Torna la coltivazione della canapa Decuplica: dai 400 ettari del 2013 ai 4000 di oggi

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B

27 ne per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di Thc al massimo dello 0,2%, fatto salvo l’obbligo di conservare per almeno dodici mesi i cartellini delle sementi utilizzate. La percentuale di Thc nelle piante analizzate potrà inoltre oscillare dallo 0,2% allo 0,6% senza comportare alcun problema per l’agricoltore. Al momento risulta consentita solo la coltivazione delle varietà ammesse, l’uso industriale della biomassa, nonché la produzione per scopo ornamentale, mentre per la destinazione alimentare possono essere commercializzati esclusivamente i semi in quanto privi del principio psicotropo (Thc). Resta il divieto di utilizzo di foglie e fiori di canapa per scopo alimentare. Si tratta in realtà di un ritorno per una coltivazione che fino agli anni ‘40 era più che familiare

in Italia, tanto che il Belpaese con quasi 100mila ettari era il secondo maggior produttore di canapa al mondo (dietro soltanto all’Unione Sovietica). Il declino è arrivato per la progressiva industrializzazione e l’avvento del “boom economico” che ha imposto sul mercato le fibre sintetiche, ma anche dalla campagna internazionale contro gli stupefacenti che ha gettato un ombra su questa pianta. Il boom della coltivazione della canapa è un’ottima dimostrazione della capacità delle imprese agricole di scoprire e sperimentare nuove frontiere e soddisfare i crescenti bisogni dei nuovi consumatori; da queste esperienze di green economy si aprono opportunità di lavoro nelle campagne che possono contribuire alla crescita sostenibile e alla ripresa economica.

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oom della canapa in Italia che nel giro di cinque anni ha visto aumentare di dieci volte i terreni coltivati, dai 400 ettari del 2013 ai quasi 4000 stimati per il 2018 nelle campagne dove si moltiplicano le esperienze innovative, con produzioni che vanno dalla ricotta agli eco-mattoni isolanti, dall’olio antinfiammatorio alle bioplastiche, fino a semi, fiori per tisane, pasta, biscotti e cosmetici. Il seme di canapa e gli alimenti derivati contengono proteine che comprendono tutti gli aminoacidi essenziali, in proporzione ottimale e in forma facilmente digeribile. Dalla canapa si ricavano oli usati per la cosmetica, resine e tessuti naturali ottimi sia per l’abbigliamento, poiché tengono fresco d’estate e caldo d’inverno, sia per l’arredamento, grazie alla grande resistenza di questo tipo di fibra. Se c’è chi ha utilizzato la canapa per produrre veri e propri eco-mattoni da utilizzare nella bioedilizia per assicurare capacità isolante sia dal caldo che dal freddo, non manca il pellet di canapa per il riscaldamento che assicura una combustione pulita. La nuova frontiera è però la cannabis light con la coltivazione e vendita di piante, fiori e semi a basso contenuto di principio psicotropo (Thc) che potrebbe sviluppare un giro d’affari potenziale stimato in oltre 40 milioni di euro. Un boom spinto dall’approvazione della legge numero 242 del 2 dicembre 2016 recante “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa” che ha disciplinato il settore. Con la nuova norma non è, infatti, più necessaria alcuna autorizzazio-


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Prevenzione dei tumori della pelle I raggi solari rappresentano i principali fattori di rischi

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on l’improvviso arrivo dell’estate aumentano notevolmente le ore trascorse sotto il sole, senza che la pelle abbia avuto il tempo di abituarsi gradualmente. Poiché i raggi solari rappresentano i principali fattori di rischio che favoriscono l’insorgere del melanoma e di altri tumori della cute, è importante cautelarsi e soprattutto capire se la comparsa di nuovi nei o i loro cambiamenti morfologici rappresentano un potenziale pericolo. Ispezionare i nei prima e dopo l›estate, controllando poi se sono intervenuti cambiamenti sospetti, può essere un›ottima prevenzione Presso la Sede C.D.C. di Via Fabro 12 a Torino inoltre, si può effettuare la Visita Dermatologica e l’Esame di Epiluminescanza per verificare se esponendosi ai raggi solari si corre questo rischio. L’Epiluminescenza, anche chiamata Dermatoscopia, è una tecnica diagnostica non invasiva utile per la verifica di lesioni melanocitarie sospette o per il monitoraggio di nevi in soggetti con fattori

di rischio nei confronti del melanoma (tumore maligno a insorgenza cutanea). L’apparecchiatura utilizzata è il Fotofinder Dermoscope, sistema leader mondiale per la microscopia in epiluminescenza digitale e la mappatura dei nevi, che fornisce immagini che consentono di individuare caratteristiche del nevo non visibili a occhio nudo durante la visita clinica e che possono essere archiviate e confrontate nel tempo con quelle dei controlli successivi. L’esame si esegue appoggiando il dermatoscopio digitale sulla cute e visualizzando la lesione sospetta sullo schermo del computer che,

essendo munito di un particolare software di gestione dei dati, consente di creare una cartella personalizzata nella quale si raccolgono i dati anamnestici e una mappa delle lesioni neviche atipiche. Di ogni nevo viene memorizzata l’immagine clinica e dermatoscopica, che sarà facilmente confrontabile con altre immagini della stessa lesione raccolte nei controlli successivi, così da valutare ogni minima modificazione. L’Epiluminescenza è un esame semplice, rapido e indolore di fondamentale importanza sia per prevenire i tumori cutanei che per evitare un intervento chirurgico.

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COLTIVA LA TUA SALUTE

Da oltre dieci anni, l’accordo tra Coldiretti-Epaca e C.D.C. permette di far crescere il valore della prevenzione e della sicurezza nella cultura dell’impresa agricola ed unire la tutela dell’imprenditore, dei suoi familiari e degli ospiti della sua azienda con l’idea di una nuova agricoltura multifunzionale territorialmente sostenibile. C.D.C. rappresenta una delle realtà sanitarie più significative e dinamiche del Piemonte, con un’attività diagnostica completa presso sedi dislocate in modo capillare su tutto il territorio regionale: a Torino, Biella, Cuneo, Novara, Vercelli e Verbania. Grazie a tale collaborazione, i soci Coldiretti-Epaca possono accedere privatamente a tutte le prestazioni con tariffario agevolato esibendo la Tessera Associativa Coldiretti/Epaca, oppure tramite il SSN presentando la richiesta del medico curante. Inoltre presso gli uffici provinciali o zonali Coldiretti-Epaca possono prenotare visite mediche specialistiche e prestazioni diagnostiche presso tutti i centri C.D.C. e con assoluto rispetto della privacy, il socio, tramite il PIN ricevuto in accettazione, può richiedere la stampa del proprio referto online. Periodicamente, tramite questa rubrica, vi informeremo su temi di interesse generale legati alla prevenzione ed alla cura di patologie tipiche del mondo agricolo. C.DC.: ASTI, C.so Galileo Ferraris, 4/a - EPACA: ASTI, C.so F. Cavallotti, 41, tel 0141.380.400 - CANELLI, Via Cassinasco, 11/13 - CASTELNUOVO D.B., V.le Europa, 12/B - MONCALVO, P.zza Carlo Alberto, 25 - MONTIGLIO M.TO, Via Padre Carpignano, 3 - NIZZA M.TO, C.so Acqui, 42/44 - S. DAMIANO D’ASTI, Via Roma, 23 - VESIME, P.zza V. Emanuele II, 3 - VILLANOVA D’ASTI, Via O. Blandino, 19


Malattie professionali in agricoltura dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. DIMINUZIONE DELLA CAPACITA’ UDITIVA I lavoratori che sono affetti da ipoacusia percettiva bilaterale simmetrica per essere stati esposti a lavorazioni rumorose nell’industria, nei trasporti o in agricoltura hanno diritto alla richiesta di indennizzo per il riconoscimento della malattia professionale: a titolo esemplificativo, in ambito agricolo, è una patologia che colpisce frequentemente i trattoristi o coloro che, comunque, utilizzano in modo frequente macchinari piuttosto rumorosi. Può essere richiesto l’indennizzo entro 4 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. TENDINITI Sono malattie professionali tabellate le tendiniti della spalla, del

gomito, del polso e della mano se coloro che ne risultano affetti svolgono o hanno svolto lavorazioni, in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, posture incongrue ed impegno di forza: sono patologie frequenti, ad esempio, fra coloro che svolgono la raccolta di frutti pendenti, la cernita di frutta e verdura o la sessatura del pollame. Può essere richiesto l’indennizzo entro 1 anno dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. PATOLOGIE DEL GINOCCHIO Le borsiti per chi svolge o ha svolto lavorazioni con appoggio prolungato del ginocchio e le meniscopatie degenerative o le tendinopatie del quadricipite per chi svolge o ha svolto lavorazioni con movimenti ripetuti del ginocchio o mantenimento di posture incongrue sono state inserite tra le malattie professionali tabellate: sono patologie frequenti, ad esempio, fra coloro che svolgono la semina o raccolta di frutti od ortaggi a terra, viticoltori ed in genere coloro che sono costretti all’utilizzo prolungato della gamba come punto di appoggio per far leva su attrezzi di lavoro. Può essere richiesto l’indennizzo entro 2 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. Per ogni ulteriore informazione o chiarimento in merito, invitiamo gli interessati a rivolgersi al Patronato Epaca della Coldiretti dove personale qualificato saprà fornire le corrette indicazioni del caso.

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N

el corso degli ultimi anni specifiche disposizioni di legge e diverse sentenze della Corte di Cassazione hanno consentito di ampliare la tabella delle malattie professionali riconoscibili dall’INAIL anche in ambito agricolo. Negli ultimi mesi grazie ad una qualificata consulenza medicolegale il Patronato EPACA della Coldiretti ha presentato numerose istanze finalizzate al riconoscimento delle malattie professionali più frequenti in agricoltura e sono stati riconosciuti numerosi indennizzi da parte dell’Istituto assicuratore. Evidenziamo di seguito tali malattie professionali, piuttosto frequenti in agricoltura ma anche in altri ambiti lavorativi, per le quali è possibile effettuare richiesta all’INAIL di indennizzo; invitiamo tutti coloro che ritengono di poter essere nelle condizioni per richiedere il beneficio a rivolgersi tempestivamente all’ufficio zona Coldiretti più vicino per la valutazione del caso attraverso una qualificata consulenza medica gratuita. TUNNEL CARPALE La sindrome del tunnel carpale viene riconosciuta come malattia professionale nei confronti di coloro che sono impegnati in lavorazioni, svolte in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, mantenimento di posture incongrue e impegno di forza: è il caso, ad esempio, di coloro che sono impegnati o sono stati impegnati nella potatura ovvero coloro che svolgono o hanno svolto l’attività di mungitura senza l’ausilio di mezzi tecnici. Può essere richiesto l’indennizzo entro 2 anni

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