Il notiziario agricolo n 03 2015

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Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 3 - Anno 2015. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo

Anno

64° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI

numero

ASTI

COLDIRETTI

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10 marzo 2015



m m a r i o

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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Coldiretti vera forza sociale

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Dal tavolo del latte ci si aspetta l’etichetta

Delia Revelli è la nuova Presidente Coldiretti Piemonte

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Agroalimentare italiano: un export da record

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Ma guarda un pò come va l’agricoltura

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Italia leader per l’export di alimenti bio

Speciale Misura 111 Comportamento dei batteri acetici nei vini; Cap: ecco l’accordo soia no Ogm; Concimazione frumento e orzo; Importanti novità con il decreto “Milleproroghe”; Riforma Pac: l’intesa con le regioni; Novità per il “patentino dei Fitofarmaci”; Registro dei trattamenti fitosanitari; Stoccaggio dei prodotti fitosanitari.

Sommario

Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Periodico ufficiale Coldiretti Anno 64° numero 3 - 10 marzo 2015* Realizzazione grafica e stampa Riflesso – Artigrafiche M.A.R. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarl Tel. 0141.380.400 – 0141.590425 Abbonamento annuale: Euro 20,00 *Data di chiusura del giornale

argomenti in evidenza

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La Pasqua 2015 ci invita a contemplare Nella Sindone l’ “amore più grande”

Riflessioni

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di don Francesco Cartello*

iamo prossimi alla Pasqua, che per noi cristiani rappresenta innanzitutto il memoriale della morte e resurrezione di Gesù. Augurarci Buona Pasqua significa quindi riconfermarci nella certezza che la vita rinasce dalla terra dove è stata sepolta. È bello pensare che questa festa da millenni viene a rivestire i mesi di primavera di speranza, e ripercorrerne le origini non è semplice ripasso di storia, ma lezione eterna di vita. Tutto inizia dalle antiche tradizioni maturate nei secoli tra i popoli di pastori e di contadini: una doppia origine che sta alle spalle della festa di Liberazione che ha determinato i fatti ricordati nel libro dell’Esodo, con l’uscita di Israele dall’Egitto. In questo evento si colgono i segni di quanto già da secoli si celebrava tra le genti dell’oriente, culla delle civiltà. Non solo quindi il “passaggio”, secondo il significato della parola Pasqua, dell’Angelo sterminatore in Egitto, e quello delle acque del Mar Rosso, ma prima ancora il passaggio dall’inverno alla primavera, quando nelle tribù nomadi gli agnellini venivano ad arricchire le greggi, e il raccolto delle prime messi assicurava il pane. Festa dei pastori quindi, che, dopo la fermata invernale, sul far della primavera al sorgere della luna nuova, riprendevano il loro peregrinare in cerca di nuovi pascoli sacrificando un giovane animale, che poteva essere agnello o capretto, per la prosperità e la fecondità degli armenti. Per gli agricoltori invece segnava l’inizio della mietitura dell’orzo, che è la prima dell’anno, mentre l’ultima, quella del frumento, sarebbe

Lunedì 27 aprile il pellegrinaggio diocesano a Torino in Duomo e alla Basilica dell’Ausiliatrice. Il 21 giugno ci sarà anche Papa Francesco

stata celebrata cinquanta giorni dopo, cioè alla Pentecoste. A fissare queste date non è il sole, che determina le stagioni, ma la luna, che nel mondo contadino ha sempre avuto importanza fondamentale: pensiamo al riferimento che ancora si fa per determinare la semina, il tirare e imbottigliare il vino… Ed è proprio il plenilunio di primavera a determinare di anno in anno il calendario. Anche nella cena pasquale prima della partenza degli Ebrei schiavi in Egitto compare l’agnello sacrificato, e il pane non lievitato, che proseguirà come azzimo nella celebrazione della Pasqua cristiana, e sarà innalzato proprio con queste parole: “Ecco l’agnello di Dio”. Questo sapore “agricolo” della Pasqua storica noi lo perpetuiamo in ogni Messa, in ogni domenica “piccola Pasqua”, quando il Signore Gesù diviene anche oggi per noi pane e vino, “frutto della terra e del lavoro dell’uomo”, cibo e bevanda per saziare la nostra fame di bene, per noi, per le nostre famiglie e per i nostri cari. *** Il tempo pasquale di quest’anno di grazia 2015 sappiamo che è segnato da un grande evento legato alla morte e resurrezione di Gesù attraverso quel segno unico che è

la Sindone. Per contemplare il sacro lenzuolo la nostra terra piemontese accoglierà una schiera immensa di pellegrini. Per noi astigiani sarà un viaggio molto più breve rispetto a quanti giungeranno da tutta Italia e da tante parti del mondo. Si potrà andare a Torino da soli, in gruppo di amici, o partecipando al pellegrinaggio diocesano, il pomeriggio di lunedì 27 aprile. Basterà rivolgersi alle parrocchie della nostra Diocesi per avere le notizie utili. Questo grande appuntamento, dopo la visita nel Duomo, avrà un momento comunitario alle 18,30 con la concelebrazione presieduta dal nostro Vescovo nella Basilica di Maria Ausiliatrice. La scelta della Basilica è anche un primo momento di festa in quella che fu la prima casa di Don Bosco, il santo nostro conterraneo del quale ci apprestiamo a celebrare il secondo centenario della nascita. E per rendere questi mesi ancora più ricchi di emozioni, domenica 21 giugno tornerà nella terra dei suoi avi Papa Francesco, anche Lui per sostare davanti al Sacro Lino che ci invita a contemplare, secondo le parole con cui il Vescovo di Torino mons. Nosiglia ha annunciato l’ostensione della Sindone, “l’Amore più grande”. *Consigliere Ecclesiastico Coldiretti Asti


Coldiretti vera forza sociale

ome ogni anno il periodo relativo ai mesi di febbraio e marzo vede la Federazione impegnata negli incontri territoriali con la propria base associativa. Se rimangono stabili le sedi degli incontri ovvero una per ogni zona organizzativa, gli argomenti che vengono affrontati sono naturalmente diversi a seconda degli interessi degli associati. Oltre ad un aggiornamento su vicende fiscali, quali ad esempio l’Imu, il Reverse Charge e lo Split Payment, ci si è soffermati sulla abolizione della Cosap. Proprio due anni fa, durante gli incontri territoriali del 2013, Coldiretti Asti assunse l’impegno di convincere la Provincia di Asti ad abolire questo balzello, ritenendolo non solo costoso ma sopratutto fastidioso per le imprese agricole. Dopo due anni di duro impegno che ha visto anche il massimo coinvolgimento delle amministrazioni comunali, proprio subito dopo l’entrata di quest’ultime nel governo della Provincia, si è riusciti ad ottenere l’abrogazione dell’imposta per gli anni futuri ad iniziare proprio dal 2015. I soci riconoscono non solo l’impegno ma anche la determinazione e

l’efficacia delle strategie messe in atto da Coldiretti Asti. Per gli aspetti tecnici le ultime novità sulla Pac e le prospettive del nuovo Piano di Sviluppo Rurale sono sicuramente argomenti di forte interesse per le imprese. Grande attenzione però richiamano i progetti economici sviluppati da Coldiretti Asti quali quello sul settore vitivinicolo, quello sul settore cerealicolo ed orticolo. Dalla base viene chiesto di prendere in considerazione anche un percorso economico sul settore coricolico che, proprio in virtù di un’annata fuori dal comune come l’ultima, rende ancora più necessaria una seria progettazione che porti a concreti accordi di filiera. In termini generali la base associativa condivide pienamente il percorso che la nostra organizzazione ha sviluppato in quest’ultimo anno e ribadisce il bisogno delle imprese di riaffermare sempre con più convinzione l’importanza strategica del rifiuto dell’utilizzo di OGM come uno dei presupposti essenziali per la difesa e valorizzazione del vero Made in Italy. Esempio ultimo in termini temporali, è stata la mobilitazione che

Coldiretti ha messo in campo a livello nazionale sul problema del prezzo del latte lo scorso 6 febbraio. Anche in questa occasione gli allevatori si sono trovati primi alleati i consumatori che hanno riconosciuto e riconoscono sempre più a Coldiretti un ruolo non solo di sindacato agricolo bensì di vera forza sociale del Paese essendo stata in grado di far emergere la coincidenza del bene per le imprese con quello del Paese e dei cittadini.

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*direttore Coldiretti Asti

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di Antonio Ciotta*

Editoriale

Il bene delle imprese deve coincidere con quello del Paese e dei cittadini


Coinvolti migliaia di agricoltori Gli incontri territoriali molto utili per tracciare la linea sindacale

Attualità

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on le nove riunioni nelle principali zone agricole dell’Astigiano, Coldiretti Asti ha coinvolto migliaia di agricoltori. Gli incontri hanno toccato le zone di Asti, Canelli, Castelnuovo D.B., Moncalvo, Montiglio, Nizza M., San Damiano, Vesime, Villanova. Queste consultazioni della base associativa, sono state molto utili per definire la linea sindacale di Coldiretti Asti che rappresenta l’organizzazione maggiormente rappresentativa del territorio e del settore primario. Lo stato di attuazione del progetto Coldiretti per le imprese e per il Paese “Una filiera agricola tutta italiana” prosegue con successo palpabile in ogni zona dell’Astigiano: dalle iniziative di Campagna Amica, con i punti vendite, le botteghe e gli agri mercati, ai tre principali progetti di filiera, sugli ortaggi, sul vitivinicolo e sui cereali. Ovviamente non sono mancati i rilievi sulle molteplici problematiche che attanagliano il settore, sempre comunque nella consapevolezza che Coldiretti, in qualità della più grande e rappresentativa forza sociale del territorio può e deve dare a tutti gli agricoltori la possibilità di sentirsi rappresentati. Gli incontri sono stati coordinati dal direttore provinciale, Antonio Ciotta, che ha chiamato i vari responsabili della struttura a relazionare sulle principali tematiche attraversate dal settore: Secondo Rabbione, vice direttore e responsabile del Centro Studi Vini del Piemonte, Luigi Franco, responsabile settore economico, Pierluigi Musso, responsabile fiscale e tributario. Molto segui-

to l’intervento del presidente provinciale, Roberto Cabiale, sempre assistito dalla presenza del presidente della zona locale.

Nelle fotografie alcuni momenti degli incontri territoriali a San Damiano d’Asti, Canelli, Villanova d’Asti e Asti.


Delia Revelli è la nuova Presidente di Coldiretti Piemonte

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La neo eletta Presidente Coldiretti Piemonte Delia Revelli

La neoletta Presidente regionale, ha così salutato l’Assemblea: “Sono onorata per l’incarico affidatomi e ringrazio Roberto Moncalvo per il lavoro che ha svolto in Piemonte ma, soprattutto, per quanto sta portando avanti a livello nazionale, con il supporto dell’intera dirigenza Confederale. Ringrazio anche il vicepresidente Roberto Cabiale, che inquesti mesi è stato molto presente. Conti-

nuerò nella tradizione tracciata di un lavoro di squadra, innanzitutto teso a rafforzare le diverse filiere, utilizzando al meglio le risorse del Programma di Sviluppo Rurale: da quella risicola a quella ortofrutticola; dal comparto zootecnico a quello cerealicolo e vitivinicolo. Per tutte quante dovremo continuare a perseguire una semplificazione, cercando di proporre il prodotto al consumatore eliminando passaggi inutili. È opportuno sostenere ulteriormente l’internazionalizzazione e, in sinergia con il livello nazionale, ottenere l’origine in etichetta con la più efficace identificazione e valorizzazione delle nostre produzioni. Questo permetterà di presentarci all’appuntamento di Expo con l’offerta del vero agroalimentare piemontese, evitando il perpetrarsi di speculazioni a danno dei produttori e di inganni nei confronti dei consumatori. Ci fa piacere, infine, che sulle nostre esigenze di semplificazione burocratica anche il Consiglio Regionale di ieri ha voluto fare un significativo passo avanti con l’approvazione del disegno di Legge n. 77 - Disposizioni regionali in materia di semplificazione, all’interno del quale sono state recepite alcune delle richieste della nostra Organizzazione”.

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ORARI UFFICI COLDIRETTI ASTI Validi dal 5 gennaio al 5 aprile 2015 Mattino

Pomeriggio

Lunedì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,00

Martedì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,00

Mercoledì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,00

Giovedì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,00

Venerdì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,00

Sabato

Chiuso

Chiuso

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elia Revelli, quarantenne, di Margarita (CN), laureata in amministrazione d’azienda, titolare della Società Agricola San Biagio specializzata nell’allevamento di trote, il 27 febbraio scorso, è stata eletta presidente di Coldiretti Piemonte. Nell’elegante Circolo dei Lettori di Torino, ha ricevuto un’eredità molto pesante, succede infatti a Roberto Moncalvo il quale, secondo quanto previsto dallo Statuto, si dedicherà esclusivamente alla presidenza della Confederazione Nazionale. Nel passare il testimone al suo successore, il Presidente Moncalvo ha tratteggiato una panoramica di quanto sta avvenendo in questo momento a livello nazionale su alcuni temi di rilievo: “Coldiretti, con le associazioni dei consumatori, ha presentato un esposto all’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato per rilevare le incongruità nella filiera del latte che penalizzano produttori e consumatori. Il prezzo riconosciuto per il latte alla stalla mortifica il lavoro degli allevatori – ha proseguito Moncalvo- mentre sullo scaffale il latte ed i prodotti lattiero caseari continuano a conservare o ad aumentare di prezzo. Siamo soddisfatti, però, dei segnali positivi registrati in seguito alla mobilitazione dello scorso 6 febbraio: la grande distribuzione organizzata (GDO) ha, infatti, aderito alla proposta del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina di garantire al consumatore una maggior trasparenza sull’origine in etichetta per il latte UHT e per tutti i prodotti lattiero caseari, questione su cui si è espresso in modo positivo anche il Parlamento Europeo. Buone notizie provengono anche dal settore vitivinicolo per il quale dovrebbe definirsi a breve una semplificazione degli adempimenti a carico delle imprese”.

Elezioni

Quarantenne di Margarita (CN) eredita l’incarico del Presidente Moncalvo


La nuova legge sull’attività agrituristica Approvata dalla Regione anche per presidiare il territorio

Agriturismo

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metà febbraio la Regione Piemonte ha emanato un provvedimento atteso da anni da centinaia di aziende agricole piemontesi. Per essere più precisi da almeno 1068 imprese (forse alcune in più in quanto i dati si riferiscono al censimento dell’agricoltura del 2010) che esercitano l’attività agrituristica. Stiamo parlando della nuova legge sugli agriturismi. Tra gli obiettivi principali del nuovo ordinamento troviamo il presidio del territorio agricolo e rurale, la valorizzazione dei prestigiosi prodotti dell’agricoltura regionale e lo sviluppo turistico nelle aree rurali. La nuova legge tende a dare maggiore valore all’agricoltura, la ristorazione, infatti, deve utilizzare quasi esclusivamente prodotti locali e tipici, garantendo così agli ospiti di assaporare il vero Made in Piemonte e di conoscere la provenienza di ciò che viene messo in tavola. Inoltre, viene data attenzione anche alle zone svantaggiate, soprattutto quelle montane, dove l’agriturismo rappresenta un ulteriore presidio del territorio. “Approviamo questo risultato come Terranostra Piemonte, in quanto in linea con il progetto Coldiretti di Campagna Amica che, con i suoi 300 agriturismi, offre prodotti del territorio, provenienti da una filiera controllata e garantita” ha affermato Stefania Grandinetti presidente di Terranostra Piemonte. Dopo tanti anni d’attesa, prima che la legge sia pienamente operativa, ora occorrerà anco-

AGRITURISMI IN PIEMONTE

Cuneo Torino Asti Alessandria Novara Biella Vercelli Vco

344 206 176 174 57 41 35 35

FONTE: CENSIMENTO AGRICOLTURA 2010

ra aspettare il parere di leggitimità dell’Avvocatura, i 30 giorni per la pubblicazione sul Bollettino Ufficiale della Regione e

l’effettiva esecutività entro 180 giorni per avere i regolamenti attuativi. E su questi ultimi potrebbero esserci altre novità.

Maxi multa a quattro industrie di patatine fritte Pubblicità ingannevole e informazioni nutrzionali scorrette

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’Antitrust ha comminato una sanzione di oltre un milione di euro a quattro grandi aziende del settore alimentare. Secondo quanto emerso, hanno dichiarato, anche con messaggi pubblicitari ingannevoli e informazioni scorrette, caratteristiche nutrizionali o salutistiche non corrette delle loro patatine fritte. Particolarmente grave anche l’informazione non corretta sulla composizione e gli ingredienti o sulle modalità di trasformazione o cottura, attribuendo ai prodotti anche “vanti di artigianalità” nonostante la loro natura industriale. Con un comunicato stampa pubblicato sul sito internet dell’Agcom, sono stati divulgati i nominativi delle aziende, con

le relative sanzioni: “sono stati irrogati 350.000 euro al gruppo “San Carlo”; 300.000 ad “Amica chips”; 250.000 a “Pata” e 150.000 a “Ica Foods”. Tutte e quattro le imprese sanzionate dall’Autorità garante della Concorrenza e del Mercato dichiaravano un ridotto contenuto di grassi nelle loro confezioni”.


Ma guarda un pò come va l’agricoltura... Controtendenza: crescono ancora gli occupati nelle nostre campagne

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NUOVA GENERAZIONE Una situazione che conferma la dinamicità del settore nel combattere la disoccupazione anche grazie alla capacità di attrarre le nuove generazioni. Lo dimostra il fatto che nell’ultimo trimestre del 2014 le imprese agricole condotte da giovani con meno

di 35 anni sono salite a 49.871 con un aumento dell’1,5 per cento dal punto di vista congiunturale, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Unioncamere. TUTTI ALL’AGRARIO Ma le potenzialità del settore agricolo sono evidenziate anche nelle scuole secondarie con gli istituti agrari che fanno segnare quest’anno un aumento record del 39 per cento dall’inizio della crisi nel 2007/2008. Non a caso, secondo un sondaggio Coldiretti/Ixè il 57 per cento dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18 per cento) o fare l’impiegato in banca (18 per cento). PROSPETTIVE DI LAVORO “Le campagne possono offrire prospettive di lavoro sia per chi vuole intraprendere con idee innovative che per chi vuole tro-

Il 57% dei giovani oggi preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che lavorare in una multinazionale (18 per cento) o fare l’impiegato in banca (18 per cento) vare una occupazione anche temporanea” ha spiegato il presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo. “L’esperienza dimostra che molti giovani hanno saputo riconoscere ed incarnare le potenzialità del territorio trovando opportunità occupazionali, ma anche una migliore qualità della vita. Ora la sfida - ha concluso Moncalvo - è portare il valore della trasparenza nelle filiere fino alla grande distribuzione per garantire a tutti gli agricoltori la giusta redditività”.

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Occupazione

Nel solo quarto trimestre gli occupati sono addirittura aumentati del 7,1 per cento e le imprese agricole condotte da giovani con meno di 35 anni sono salite a 49.871 con un incremento dell’1,5%

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rescono gli occupati nelle campagne italiane. Nonostante la pessima annata che ha visto il crollo delle attività di raccolta e in barba al perdurare della crisi, l’agricoltura si conferma settore in controtendenza con un incremento dell’occupazione dell’1,6 per cento nel 2014, secondo un’analisi di Coldiretti su dati Istat. Si tratta del miglior dato a livello nazionale tra i vari settori. Ad aumentare in campagna è soprattutto il numero di lavoratori dipendenti (+2,4 per cento, con punte del 23,9 al Centro), ma crescono anche quelli indipendenti (+0,7 per cento). Un incremento che è ancora più netto se si considera il solo IV trimestre, dove gli occupati sono addirittura aumentati del 7,1 per cento. Nello stesso periodo si registra, al contrario, una vera e propria fuga dalla grande industria.


Tendenze: le indagini di Coldiretti La crisi rimette in forma i bimbi Calano gli obesi e i sovrappeso

Notizie in breve

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Un 2014 passato nei discount Crollati gli acquisti nelle botteghe

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all’inizio della crisi si è ridotto del 5,2 % in Italia il numero di bambini obesi o in sovrappeso anche se rimane ancora su livelli preoccupanti. I bambini in sovrappeso sono infatti il 20,9% mentre quelli obesi sono il 9,8 % sulla base di un campione di età compresa 8-9 anni nelle scuole primarie. Le prevalenze più alte si registrano nelle Regioni del Sud e del Centro ma in generale si tratta di livelli elevati che pongono l’Italia ai primi posti in Europa. Ci sono ancora troppe cattive abitudini: l’8% dei bambini che salta la prima colazione; il 31% la fa non adeguata; il 41% assume abitualmente bevande zuccherate e gassate; il 75% assume poca frutta.

el 2014 è la spesa low cost nei discount alimentari a far segnare la migliore performance con un aumento del 2,4 per cento. Si registra invece il crollo per le piccole botteghe alimentari (-2,6 per cento), tra tutte le forme distributive alimentari e non. In generale il calo nel commercio al dettaglio nel 2014 è stato dell’1,2 per cento . Per quanto riguarda le categorie merceologiche si registrano ovunque risultati negativi ma in fondo alla classifica ci sono libri e giornali, dotazioni per l’informatica e la telefonia con un taglio del (-2,8 per cento). Una inversione di tendenza è prevista nel 2015: ci sarà il ritorno della fiducia tra i consumatori.

Nascite in Italia al minimo storico

Birra italiana nei pub inglesi

Dal 2008 un calo del 12%

Sono oltre 600 i microbirrifici

l crollo delle nascite è iniziato con la crisi economica nel 2008 quando si è registrata una netta inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti. Nel 2014 si è raggiunto il minimo con ben il 12 per cento di nati in meno rispetto all’inizio della crisi, con 68mila nascite in meno. Anche i nati stranieri in contrazione: per la prima volta sono sotto la soglia di 2 figli per donna (1,97).

olano le esportazioni di birra italiana all’estero con un aumento del 13 per cento nel 2014. Oltre la metà delle spedizioni di birre artigianali nostrane sono dirette nei pub nel Regno Unito. La produzione di birra Made in italy è cresciuta notevolmente: oltre 600 microbirrifici nel 2014 (rispetto alla trentina di dieci anni fa) per una produzione di 30 milioni di litri, destinati per il 10 per cento all’esportazione.

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Basta incolpare carne e formaggi Nuova ricerca scagiona i grassi

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na nuova ricerca medica scagiona i grassi. In una forbice compresa tra il 25 e il 35 per cento del totale delle calorie giornaliere, non ci sono evidenze certe che ridurre i grassi di qualsiasi natura sia benefico. In base ad una ricerca pubblicata su Openheart e condotta a partire solo da Studi Controllati Randomizzati (RCT), non vi sarebbero forti relazioni tra risultati di salute (mortalità e malattie cardiovascolari) e introito complessivo di grassi. Di conseguenza le Linee Guida di Usa e Regno Unito (che sono quelle investigate dalla ricerca, a confronto con studi clinici) sarebbero state basate su dati non adeguati. Inutile, dunque, mantenersi al di sotto del 30 per cento delle calorie da grassi, e al di sotto del 10 per cento di quelle da grassi saturi in particolare. Insomma, i grassi non vanno demonizzati: né quelli di origine vegetale e “nobili” come l’olio extravergine di oliva, per il quale addirittura i pionieri della dieta mediterranea non pongono restrizioni quantitative, né quelli di origine animale come il burro o formaggi, che nelle giuste quantità, rappresentano fonti di nutrienti importanti.


Contributi per la sicurezza sul lavoro Aperto il bando Inail 2014 a favore delle imprese

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a martedì scorso e fino al 7 maggio prossimo si possono predisporre le domande per accedere ai finanziamenti Inail a favore delle imprese che intendano intervenire sulla salute e sulla sicurezza sul lavoro. La spesa massima

finanziabile è di 23 mila euro, per un contributo di 15 mila nei tre anni soggetto a “de minimis”. La selezione degli aventi diritto al contributo avverrà attraverso il famigerato “Click Day”, quando in un giorno successivo al 7 mag-

gio sarà dato l’accesso on line alle domande. È una sorta di roulette, dove vince il più veloce, in quanto l’anno scorso hanno avuto accesso ai finanziamenti coloro che hanno inserito la domanda entro 8 secondi dall’apertura.

IMU: attese detrazioni per la collina Il Decreto al Senato contiene la moratoria fino al 31 marzo per le sanzioni da ritardato pagamento e la detrazione di 200 euro in quei comuni della cosiddetta “collina svantaggiata” per i terreni posseduti e condotti dai coltivatori diretti e imprenditori

agricoli professionali. È anche necessario eliminare le incongruenze che ancora esistono rispetto alle reali condizioni e caratteristiche dei terreni coinvolgendo gli enti territoriali nell’adozione dei criteri di classificazione.

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opo la scadenza del 10 febbraio e l’appello a tutti i Sindaci affinchè venga ridotta al minimo l’aliquota da applicare ai terreni agricoli nei comuni interessati dall’Imu, Coldiretti serra le fila per ottenere equità nell’applicazione dell’Imu.

Provvedimenti

La revisione della tassa in questi giorni in Parlamento


Dal tavolo del latte ci si aspetta l’etichetta Vigilerà l’Antitrust, si lavora su un nuovo contratto e sull’educazione alimentare

Mobilitazione

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rrivano già i primi risultati della mobilitazione Coldiretti a difesa del latte nazionale. Il Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, si è impegnato a prendere contatti istituzionali con l’Autorità garante per il mercato e la concorrenza, in modo che le pratiche commerciali scorrette possano essere immediatamente segnalate. Un altro importante segnale è che la Grande distribuzione organizzata si è dichiarata possibilista all’etichetta d’origine. In pratica la la piattaforma di rivendicazioni “Un giorno da allevatore”, predisposta da Coldiretti, si sta via via dipanando ed alcune azioni concrete iniziato a prospettarsi. IL TAVOLO DI LAVORO Dopo l’iniziativa promossa nelle principali piazze del Paese, si è svolta una riunione al Ministero con i rappresentanti del mondo agricolo e industriale della filiera lattiero-casearia italiana e delle regioni interessate. Nel corso dei lavori è stato confermato che ci si trova di fronte al caso di “relazioni economiche tra gli operatori della filiera connotate da un significativo

squilibrio nelle rispettive posizioni di forza commerciale” e si configura l’esistenza di “pratiche commerciali sleali”. Occorre pertanto intervenire per ripristinare le condizioni e assicurare una adeguata remunerazione del latte alla stalla sulla base dei costi di produzione. GRANDE DISTRIBUZIONE Un altro grande risultato della mobilitazione è l’adesione della grande distribuzione organizzata (GDO) alla proposta del Ministero delle Politiche Agricole di garantire al consumatore una maggiore trasparenza sull’origine del latte, attraverso un segno chiaro e omogeneo per l’indicazione della zona di mungitura in etichetta. UN NUOVO CONTRATTO Si sta lavorando, in particolare, ad un nuovo modello di contratto che sarà già attuabile da aprile/ maggio nel quale il periodo con-

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trattualizzato sarà non più di qualche mese ma pluriennale, con alla base il prezzo riconosciuto in riferimento ai costi sostenuti dalle aziende. Positivo è anche l’impegno per arrivare all’indicazione obbligatoria del paese d’origine o del luogo di provenienza per il latte tal quale e per il latte usato quale ingrediente di prodotti lattiero-caseari, anche sotto la spinta della consultazione pubblica on line promossa dal Ministero delle Politiche Agricole. CONSUMATORI E BAMBINI Un’esigenza ribadita da Martina anche nel corso di una successiva riunione con i rappresentanti della Grande distribuzione organizzata i quali hanno aderito alla proposta del Ministero di garantire al consumatore una maggiore trasparenza sull’origine del latte, attraverso un segno chiaro e omogeneo per l’indicazione della zona di mungitura in etichetta. Il programma di educazione alimentare “Latte nelle scuole”, che prevede la distribuzione gratuita di prodotti lattiero-caseari nelle scuole primarie Italiane, sia pubbliche che private, a partire dall’anno 2016, risponde alle nostre sollecitazioni per rilanciare i consumi.


Al via le iscrizioni all’Oscar Green 2015 Fino al 5 aprile è possibile partecipare on line, premiazioni all’Expo

e innovazione, ma non solo. Il mondo agroalimentare ha molte sfaccettature e diramazioni, che vanno a toccare e legarsi a molti altri settori, dal design al turismo. Agricoltura italiana, dunque, come punto di forza nazionale, su cui puntare per la ripresa del Paese, facendo rete e sostenendo l’economia locale, per affrontare e superare insieme le difficoltà economiche. Sul sito ufficiale www.oscargreen.it si possono trovare ulteriori informazioni sugli Oscar Green e compilare la domanda di partecipazione online. Le iscrizioni rimarrano aperte fino al 5 aprile, la finale nazionale si terrà a fine settembre all’Expo di Milano.

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2015 sono: Impresa, Terra, Campagna Amica, Paese Amico, We Green, Fare Rete. Proprio quest’ultima categoria è la grande novità di questa edizione, con la possibilità di partecipazione anche per aziende non agroalimentari, che hanno però dato vita a una forte collaborazione con imprese del settore e che si candidano insieme a queste ultime. 
Più in generale, sarà prestata particolare attenzione alla capacità di utilizzare l’innovazione per dare lustro alle tradizioni e ai prodotti locali, così come il ruolo dell’imprenditore per la tutela e l’arricchimento del territorio, e degli enti che sostengono il loro lavoro. Cibo, agricoltura

Concorso

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l via le iscrizioni all’Oscar Green 2015, il premio promosso da Coldiretti Giovani Impresa che quest’anno è arrivato alla IX edizione. L’obiettivo dell’iniziativa è di valorizzare le giovani realtà imprenditoriali italiane del settore agricolo e alimentare, che sono state capaci di emergere tra le altre grazie a un modello di impresa innovativo e sostenibile. Il 2015, l’anno dell’Expo di Milano che vedrà l’Italia sotto i riflettori internazionali, è rivolto al rinnovamento e alla valorizzazione del patrimonio agroalimentare Made in Italy e del lavoro dei giovani agricoltori italiani. Nel segno del cambiamento, si rinnovano anche le categorie degli Oscar Green. Vogliamo puntare i riflettori sull’Italia, che produce eccellenze innovative, ma con un occhio di riguardo per le tradizioni. Le categorie dell’edizione


Quel diavolo di Parmesan anche su Masterchef Dagli USA all’Australia sull’etere viaggia la truffa al Made in Italy

Contraffazione

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elle ricette proposte dalla trasmissione Masterchef nei diversi continenti, dall’Australia agli Stati Uniti, si parla spesso di Parmesan invece che di Parmigiano Reggiano o di Grana Padano. È quanto denuncia Coldiretti sottolineando l’importanza di rispettare la tradizione produttiva italiana nella popolare trasmissione televisiva che è seguita da milioni di spettatori a livello internazionale. La cucina ha un grande valore culturale ed è chiamata a svolgere un valore un ruolo determinante nel difendere far conoscere le tradizioni alimentari e con esse la vera identità dei prodotti impiegati. Invece nei siti ufficiali della trasmissione Masterchef dei diversi continenti, dalle Americhe all’Oceania si fa spesso riferimento a piatti che hanno come ingredienti il Parmesan anche quando fanno esplicito riferimento a ricette italiane. Sul sito ufficiale di Masterchef Australia ad esempio si parla infatti di “Pasta con mais, erbe e Parmesan” e di “Risotto al Parmesan con uovo cotto in camicia” o addirittura di “Po-

modoro basilico e bruschetta al Parmesan. La situazione non cambia in Usa tra le ricette di Masterchef Usa junior ci sono la “Pasta condita con olio di oliva e Parmesan” o il “Pollo al Pamesan”. Siamo di fronte ad una situazione che alimenta una grave incertezza sulla reale origine dei prodotti utilizzati poiché il Parmesan è l’imitazione più diffusa del Parmigiano Reggiano e del Grana Padano nel mondo, con una produzione che solo negli Stati Uniti tra Wisconsin, California e New York arriva a 120 milioni di chili all’’anno ma elevati quantitativi si realizzano anche in Australia dove si commercializza addirittura Parmesan con il marchio Perfect italiano, che non ha nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale. Si tratta di imitazioni che fanno concorrenza sleale al vero Parmigiano Reggiano che è realizzato secondo un disciplinare approvato dall’Unione Europea che prevede tra l’altro che il latte provenga da determinate zone del territorio nazionale, il divieto nell’uso di insilati, additivi e conservanti nell’ali-

mentazione del bestiame, una stagionatura che varia da 12 a 24 mesi, l’impiego di 14 litri di latte per produrre un chilo di formaggio e 550 per produrre una forma dal peso medio di 40 chili. Confondere il Parmesan con il Parmigiano Reggiano e Grana Padano mette a rischio c’è un sistema produttivo Made in Italy che vale complessivamente quasi 4 miliardi di fatturato con il Grana Padano che si colloca al vertice delle produzioni italiane tutelate dall’Unione Europea con un volume di affari che vale 1,5 miliardi al consumo nazionale e 530 milioni mentre il Parmigiano Reggiano si colloca al secondo posto con 1,5 miliardi al consumo nazionale e 460 milioni all’export. Il problema è però soprattutto culturale e la Coldiretti sottolinea l’importanza che sul tema intervenga anche il pool di cuochi stellati chiamati giustamente a raccolta in vista di Expo 2015 dal Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina con l’obiettivo di valorizzare il grande potenziale inespresso della cucina italiana dentro e fuori i confini nazionali.

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RIFLESSO

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LAVORAZIONE DEI NOCCIOLETI


Agroalimentare italiano: un export da record

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e esportazioni italiane chiudono il 2014 facendo registrare il record storico per le esportazioni di prodotti agroalimentari e bevande nazionali raggiungendo il valore di 34,3 miliardi, con un aumento del 2,4 per cento rispetto all’anno precedente. È quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi al commercio estero nel 2014, dalla quale si evidenzia che l’Italia si presenta all’appuntamento dell’Expo con un ottimo biglietto da visita. Un risultato ottenuto nonostante le difficoltà che si sono registrare a seguito dell’embargo russo che ha sancito a partire dall’8 agosto il divieto all’ingresso di una lista di prodotti agroalimentari che comprende frutta e verdura, formaggi, carne e salumi ma anche pesce. A spingere le esportazioni è stata invece la caduta del tasso di cambio dell’euro nei confronti del dollaro con effetti sopratutto per il mercato Usa dove le spedizioni di vino italiano hanno superato

Il Presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo

abbondantemente 1,1 miliardi di euro nel 2014. I 2/3 del fatturato realizzato all’estero si ottiene con l’esportazione di prodotti agroalimentari verso i paesi dell’Unione Europea ma il Made in Italy va forte anche nelle Americhe e nei mercati emergenti come quelli asiatici. Il prodotto Made in Italy piu’ esportato è il vino ma rilevanti sono anche le spedizioni all’estero di ortofrutta, quelle di pasta e di olio di oliva. “Con questi risultati sul commercio

estero l’agroalimentare si conferma una leva competitiva determinante per far uscire l’Italia dalla crisi” ha affermato il presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “all’estero il vero nemico sono le imitazioni low cost dei cibi nazionali che non hanno alcun legame con il sistema produttivo del Paese. L’agropirateria internazionale sui prodotti italiani vale 60 miliardi con quasi due prodotti alimentari i tipo italiano su tre che sono falsi, dal Parmesan diffuso in tutti i continenti, dagli Stati Uniti al Canada, dall’Australia fino al Giappone, ma in vendita c’è anche il Parmesao in Brasile, il Regianito in Argentina, Reggiano e Parmesao in tutto il Sud America. Per non parlare del Romano, dell’Asiago e del Gorgonzola prodotti negli Stati Uniti dove si trovano anche il Chianti californiano e inquietanti imitazioni di soppressata calabrese, asiago e pomodori San Marzano “spacciate” come italiane.

Made in Italy

Nel corso del 2014 sono stati raggiunti i 34,3 miliardi di euro

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Italian sounding: scippati 300 mila posti di lavoro

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a contraffazione e la falsificazione dei prodotti alimentari Italian sounding a livello internazionale costa all’Italia trecentomila posti di lavoro che si potrebbero creare nel Paese con una azione di contrasto a livello nazionale ed internazionale. È quanto emerge da una analisi Coldiretti a commento al piano per l’export del Governo divulgato dal Mise che prevede per la prima volta azioni di contrasto all’italian sounding che solo nell’agro-

alimentare sviluppa un fatturato di oltre 60 miliardi di euro, quasi il doppio dei prodotti originali. La trattativa sull’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, Transatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agro-alimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding molto diffuso sul mercato statunitense. A questa

realtà se ne aggiunge una ancora più insidiosa: quale è quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa materia prima (latte, carni, olio) dai paesi più svariati la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l’obbligo di indicare la provenienza in etichetta.

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L’Unione Europea vorrebbe tutelarsi meglio negli USA anche con il “Ttip”


Unione Europea verso l’etichetta per la carne Oltre la metà della spesa nella Ue è ancora anonima

Etichettatura

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inalmente anche nell’Unione Europa si comincia a cambiare verso nella trasparenza dell’informazione ai consumatori dopo i ripetuti scandali favoriti dal fatto che oltre la metà della spesa dei cittadini europei è anonima. Emerge chiaramente anche dalla risoluzione non legislativa sull’indicazione del paese di origine in etichetta per la carne contenuta nei prodotti alimentari trasformati adottata dal Parlamento Europeo in seduta plenaria con 460 voti favorevoli, 204 contrari e 33 astensioni. Con questa Risoluzione non legislativa, il Parlamento europeo esorta l’Esecutivo dell’Ue a far seguire alla sua Relazione proposte legislative che rendano obbligatoria l’indicazione dell’origine delle carni presenti negli alimenti trasformati onde assicurare maggiore trasparenza lungo la filiera alimentare ed informare meglio i consumatori europei. Come è avvenuto per l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della carne bovina fresca sotto la pressione della mucca pazza, anche in questo caso è stato uno scandalo a favorire l’accelerazione, con il ritrovamento di carne di cavallo spacciata come bovina in piatti pronti come lasagne, ravioli, tortellini, cannelloni, olive all’ascolana, polpette e ragù, venduti anche sotto marchi nazionali nell’aprile 2013. Oggi in Italia la metà della spesa è anonima, anche se il nuovo regolamento comunitario entrato in vigore il 13 dicembre prevede che a partire

dal prossimo 1 aprile 2015 dovranno essere indicate in etichetta luogo di allevamento e di macellazione di carni suine e ovi-caprine. In Europa è in vigore l’obbligo di indicare l’origine della carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca, dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova, a partire dal primo agosto 2004 l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto e dal 1° luglio 2009 l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. Ma l’etichetta resta anonima oltre che per gli altri tipi di carne anche per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi. L’Italia sotto il pressing di Coldiretti è all’avanguardia in que-

sto percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria; a partire dal 1 gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. “In questo senso - ha precisato il presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo - abbiamo accolto con grande favore anche la decisione del Ministro delle Politiche Agricole Maurizio Martina di promuovere la consultazione pubblica on line per sostenere l’indicazione di origine negli alimenti e spingere a livello europeo per rendere le etichette più trasparenti. Una opportunità per accelerare un percorso dal quale dipende la sopravvivenza dell’agricoltura italiana”.

A METÀ DELLA SPESA DEGLI ITALIANI È ANONIMA L Cibi con l’indicazione di provenienza E quelli senza Carne di pollo e derivati Pasta Carne bovina Carne di maiale e salumi Freutta e verdure fresche Carne di coniglio Uova Carne trasformata Frutta e verdura trasformata Miele Derivati del pomodoro diversi da passata Passata di pomodoro Formaggi Latte fresco Derivati dei cereali (pane, pasta) Pesce Carne di pecora e agnello Extravergine di oliva Latte a lunga conservazione Concentrato di pomodoro e sughi pronti Fonte: Elaborazioni Coldiretti


Libertà di divieto agli Ogm nell’Unione Europea

L’Italia è libera di non coltivare Ogm come ha fatto fino ad ora e come chiedono quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) che si oppongono al biotech nei campi”. È quanto afferma il presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo nel commentare positivamente il via libera finale del Consiglio Ue alle nuove regole che consentono agli Stati membri di poter scegliere se limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati (Ogm) sul proprio territorio nazionale. Ora tocca al parlamento italiano mettere a punto una normativa nazionale che possa dare continuità alla lungimirante scelta fatta dall’Italia di vietare gli Ogm dato che la nuova normativa che dovrebbe entrare in vigore già a

marzo, dopo 20 giorni dalla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale Europea. “Siamo di fronte – afferma Moncalvo - ad un importante e atteso riconoscimento della sovranità degli Stati nonostante il pressing e alle ripetute provocazioni delle multinazionali del botech”. L’Europa da un lato, le Alpi e il mare dall’altro, renderanno l’Italia finalmente sicura da ogni contaminazione da Ogm a tutela della straordinaria biodiversità e del patrimonio di distintività del Made in Italy. Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del “Made

in Italy”. Secondo l’analisi della Coldiretti del 3 per cento i terreni seminati con organismi geneticamente modificati (Ogm) in Europa nel 2014 a conferma della crescente diffidenza nei confronti di una tecnologia che non rispetta le promesse, secondo l’analisi del rapporto annuale 2014 dell’“International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications” (ISAAA). La superficie Ogm in Europa nel 2014 si è ridotta ad appena 143.016 ettari di mais Bt coltivati in soli 5 Paesi sui 28 che fanno parte dell’Unione. Peraltro ben il 92 per cento di mais biotech europeo è coltivato in Spagna dove sono stati seminati 131.538 ettari mentre le superfici coltivate sono residuali in Portogallo, Romania, Slovacchia e Repubblica Ceca.

No Ogm

Ora tocca al parlamento mettere a punto una normativa nazionale

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Usa: via libera alle prime mele biotech

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l Dipartimento dell’agricoltura statunitense (APHIS) ha dato il via libera alla commercializzazione della prima mela geneticamente modificata. Chiamata “Arctic Apple”, la mela Ogm ha caratteristiche inquietanti: non annerisce e mantiene l’aspetto sempre fresco una volta tagliata a fette. Praticamente sono due le varietà di mele Ogm, le Golden Delicious e le Granny Smith, manipolate geneticamente con l’inserimento di un gene antimacchia da parte dell’azienda canadese Okanagan Specialty Fruits che saranno distribuite sul mercato Usa a partire dalla

fine del 2016. Un elemento di novità che potrebbe influenzare le trattative sul libero scambio in corso tra Unione Europea e Stati Uniti, cosidetto TTIP rendendo ancora più spinoso il capitolo agricolo. Se per l’azienda produttrice si tratta di una scoperta rivoluzionaria perché consente di allungare la scadenza delle

confezioni di frutta già sbucciate e porzionate, a preoccupare i coltivatori è il fatto che l’arrivo di questo frutto innaturalmente “a prova di macchie” possa alterare la percezione di semplicità e salute che da sempre accompagna le mele. Una preoccupazione che riguarda sopratutto l’Italia che è il primo produttore europeo di mele con circa 70mila ettari coltivati e oltre 2 milioni di tonnellate di produzione con gran parte della produzione che ha avuto il riconoscimento comunitario come indicazioni geografica protetta (Igp) o denominazione di origine protetta (Dop).

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Golden e granny, col gene “anti macchia”, in commercio dal 2016


Inaugurata una nuova Agrimacelleria A Montegrosso d’Asti dall’Azienda Agricola Enrico Pia

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l 12 febbraio è stata inaugurata una nuova Agrimacelleria. Si trova a Montegrosso d’Asti, nella centralissima Via XX Settembre n. 111. Ad attivarla è stato l’allevamento di Enrico Pia giovane trentaquattrenne, già delegato provinciale Giovani Imperesa Coldiretti, titolare della storica azienda agricola di famiglia di Isola d’Asti. Il rinnovato locale propone carni bovine provenienti dall’allevamento che cura in modo particolare gli animali di razza Piemontese nutriti esclusivamente con foraggi, mais e orzo prodotti in azienda, e l’integrazione di altri prodotti naturali come barbabietole, crusca, soia e sali minerali. Il metodo di allevamento è dunque tradizionale, senza l’utilizzo di nuclei composti e grassi. Da notare come l’allevamento

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sia garantito “Ogm free”, ovvero tutti gli alimenti forniti agli animali sono garantiti e certificati senza l’utilizzo di organismi geneticamente modificati. La carne ottenuta è poi certificata dal Coalvi, il Consorzio degli allebatori di vitelli della razza piemontese. Nel punto vendita si trovano inoltre prodotti gastronomici, sempre di produzione propria e con materie prime prodotte direttamente in azienda, quindi a chilometro zero, ed i vini ottenuti dalle vigne di proprietà e vinificati nella cantina di Isola. L’azienda agricola di Enrico Pia in questi ultimi anni è molto cresciuta, ed è un bell’esempio di impresa multifunzionale, oltre al moderno allevamento dove sono custoditi i capi esclusivamente di razza bovina piemontese, vengono coltivati pregiati vigneti, su una superfice

complessiva di 60 ettari. Nella nuova avventura, affiancano Enrico Pia, la mamma Giuseppina Zandrino, il papà Sergio e gli suoceri (impegnati direttamente nel punto vendita) Maria Aramini e Angelo Ruccio; il macellaio è Davide Gambino. La nuova Agrimacelleria Pia di Montegrosso è aperta al pubblico tutti i giorni dalle 8,30 alle 13 e dalle 15,30 alle 19,30 e alla domenica mattina (chiuso al lumedì mattina e giovedì tutto il giorno). Per informazioni e prenotazioni si può contattare direttamente il punto vendita al numero 0141 955 955.


ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

Comportamento dei batteri acetici nei vini pano sulla superficie dei liquidi. Occorrono da 2 a 6 litri di aria per produrre 0,5 g/L di acido acetico (questo si verifica nei recipienti scolmi o mal chiusi). Essi, come tutti i microorganismi, devono accumulare l’energia necessaria per far fronte alla biosintesi dei costituenti cellulari: utilizzano la respirazione e quindi l’ossigeno per soddisfare le necessità energetiche delle cellule. In genere sono meno esigenti di azoto e di vitamine specifiche rispetto ai batteri lattici. La tiamina risulta utile per lo sviluppo soprattutto dei Gluconobacter. L’azoto viene assimilato sotto forma di amminoacidi liberi e in forma peptidica e non si conoscono amminoacidi indispensabili per i batteri lattici. Alcuni ceppi si possono sviluppare anche con la sola presenza di azoto ammoniacale. Esiste una temperatura critica minima e massima per lo sviluppo; sia per i batteri lattici che per i batteri acetici la temperatura minima è di 5°C e la massima è intorno ai 52-55° C. Al di sotto e al di sopra di tali valori le cellule non muoiono ma rimangono allo stato di quiescenza. Alla temperatura ottimale di sviluppo si ha una rapida moltiplicazione dei batteri e la fase di latenza si abbrevia. Per gli acetici la temperatura ottimale è di circa 30°C; per i lattici (per la degradazione del malico) è di circa 20/22°C; con 28°C la velocità di sviluppo dei batteri acetici è doppia rispetto a 23°C. In caso di aerazione e di elevate temperature durante lo stoccaggio (soprattut-

In caso di aerazione e di elevate temperature durante lo stoccaggio (soprattutto durante i travasi) si accelera la moltiplicazione dei batteri acetici e si ottengono sensibili incrementi di concentrazione dell’ac. volatile (0,01 – 0,03 g/L). Le indicazioni di Secondo Rabbione, Responsabile del Centro Studi ini del Piemonte con sede a San Damiano d’Asti to durante i travasi) si accelera la moltiplicazione e si ottengono sensibili incrementi di concentrazione dell’ac. volatile (0,01 – 0,03 g/L). La temperatura mortale per i batteri è definita è quella alla quale le cellule muoiono; essa è in relazione al tempo di esposizione; più elevata è la temperatura e minore può essere il tempo di esposizione. Per questo, in caso di elevati valori di acidità volatile occorre stoccare il vino alle temperatura più basse (10°C) in quanto lo sviluppo dei batteri è molto rallentato sotto i 15°C. Negli acetifici vengo usati batteri acetici termo-tolleranti che si sviluppano anche a 37- 40°C. Sulle uve i batteri acetici sono presenti in quantità molto diverse in base al loro stato sanitario. Sulle uve attaccate da botrite possono raggiungere 1 milione di cellule/mL. I tannini hanno un effetto batteriostatico che sembra essere dovuto all’assorbimento dei tannini

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batteri acetici appartengono alla famiglia Acetobacteriacee e ai generi acetobacter e gluconobacter; hanno forma ellittica o a bastoncino diritto o ricurvo; possono essere mobili (con ciglia) o immobili; si presentano in cellule singole, appaiate o in catenelle; sono aerobi obbligati a metabolismo respiratorio. Sono gram negativi ovvero non sono in grado di conservare la colorazione blu del cristalvioletto dopo colorazione di Gram (soluzione di iodio e di alcol). In essi il peptidoglicano della parete cellulare è più sottile ed è ricoperto da una membrana esterna lipidica. Si definiscono microorganismi a catalasi positiva perché possiedono l’enzima catalasi, in grado di scindere i perossidi, con formazione dell’ossigeno molecolare. Il test diagnostico si effettua versando su una colonia pura, fatta sviluppare su di un terreno solido in provetta o in piastra, 1 mL di una soluzione di acqua ossigenata a 30 volumi in soluzione acquosa al 10%; dopo circa 5 minuti si ha produzione di bollicine di ossigeno, dovuta alla liberazione di ossigeno molecolare. Formano sulla superficie del vino un velo biancastro che in certi casi si presenta sottile, di rapida formazione che risale sulle pareti del recipiente; in altri casi risulta spesso, duro, viscoso, oleoso, che si colora invecchiando e non risale sulle pareti (la cosiddetta madre dell’aceto). I batteri acetici sono aerobi obbligati con metabolismo respiratorio non fermentativo; si svilup-

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Controllo dell’acidità volatile e sviluppo della flora batterica acetica


ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

Misura 111-1B

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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sulle cellule dei batteri. I batteri acetici si dimostrano poco sensibili ai tannini ellagici e gallici e mediamente sensibili ai tannini condensati. Le normali solfitazioni non sono sufficienti per inibirli e controllarli. Essi attaccano gli zuccheri e producono sostanze chetoniche in grado di combinare la solforosa. La protezione del vino a fine fermentazione alcolica deve essere fatta con anidride solforosa, (che risulta spesso poco efficace specialmente sugli acetobacter); evitando la dissoluzione di ossigeno, utilizzando gas inerti, utilizzando le basse temperature che ne riducono fortemente la velocità di sviluppo. I batteri acetici non si adattano a bassi valori di pH; il pH ottimale per l’ossidazione dell’etanolo è intorno a valori di 5,4 – 6,3. Alcuni

ceppi di Acetobacter si sviluppano anche con pH 3,00 se l’alcol è inferiore a 8% Vol. Con alcol 12% Vol. il pH deve essere almeno di 3,4, mentre a partire da pH 3,5 lo sviluppo risulta più rapido. La possibilità di sviluppo si riduce progressivamente con l’aumento dell’alcol. Alcuni ceppi tollerano gradazioni anche superiori ai 14% di alcol. La tolleranza all’alcol dipende quindi dalla disponibilità di ossigeno, dal pH, dalla temperatura, dal ceppo, dalla disponibilità di nutrienti e dalla concentrazione di acido acetico (sia come inibitore, sia per riduzione del pH). I batteri acetici risultano in generale poco sensibili agli antibiotici e non sono sensibili al sorbato di potassio (fungistatico). Sul prossimo numero del “No-

tiziario” approfondiremo alcuni argomenti legati alle fasi di sviluppo dei Batteri acetici ed al loro controllo nelle varie fasi della vinificazione.


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Cap: ecco l’accordo soia no Ogm

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l Consorzio Agrario delle Province del Nord Ovest propone per la corrente campagna un contratto di coltivazione di SOIA NON OGM da destinare alla produzione di mangimi. L’agricoltore deve osservare le disposizioni tecnico agronomiche del Cap, a partire dalle varietà. Il seme, i concimi e gli agrofarmaci devono essere acquistati presso i punti vendita del Consorzio Agrario; il prodotto finale va conferito presso i centri CAP ove viene acquistata la semente o comunque concordati. I mezzi tecnici vanno pagati nel modo seguente: • i concimi e prodotti fitosanitari: entro il 31/07/2015; • il seme: nel rispetto dell’articolo 62. PREZZI DI RIFERIMENTO Il Consorzio Agrario Nord-Ovest si impegna a retribuire la soia in granella con riferimento alla media

dei listini massimi della borsa di BOLOGNA, alla voce “Soia Produzione Nazionale” nel periodo scelto dall’agricoltore: 1. Dal primo mercato di ottobre 2015 (01 ottobre) fino all’ultimo mercato di dicembre 2015 (17 dicembre). 2. Dal primo mercato di ottobre 2015 (01 ottobre) fino all’ultimo mercato di novembre 2015 (26 novembre). 3. Dal primo mercato di ottobre 2015 (01 ottobre) fino all’ultimo mercato di ottobre 2015 (29 ottobre). Il pagamento è previsto mediante bonifico bancario a 30 giorni dalla data di determinazione del prezzo. QUALITÀ DEL PRODOTTO Il prodotto finale non deve superare le seguenti soglie: impurità 2%, semi spezzati 20%, semi danneggiati 5%, umidità 14%. Per eventuali conferimenti di granella con

umidità maggiore del 14% la merce verrà inviata all’essiccatoio con l’addebito dei costi di essiccazione. Inoltre, il Consorzio si riserva la facoltà di respingere partite di soia che non dovessero offrire sufficienti garanzie dal punto di vista fitosanitario. Per valori dei parametri superiori a quanto specificato verranno calcolate le detrazioni in base a quanto previsto dal Contratto Italiano per Semi di Soia n.132. Per ulteriori informazioni e per la sottoscrizione del contratto rivolgersi entro il 27 marzo agli uffici Coldiretti. GIRASOLE Oltre al contratto di coltivazione SOIA NON OGM, per l’imminente campagna semine primaverili il CAP Nord-Ovest propone anche un contratto di coltivazione GIRASOLE.

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Il Consorzio Agrario propone un contratto di coltivazione vantaggioso

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Importanti novità con il decreto “Milleproroghe”

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lcuni provvedimenti, fortemente sostenuti da Coldiretti, sono entrati in vigore ad inizio marzo con l’approvazione da parte del Parlamento del cossiddetto decreto “Milleproroghe”. È stato prorogato al 31 dicembre 2015 il termine per completare l’adeguamento alle disposizioni di prevenzione incendi per le strutture ricettive turistico-alberghiere che superino i 25 posti letto. Per la revisione delle macchine

agricole, il decreto ministeriale attuativo è stato prorogato al 30 giugno 2015, mentre l’avvio della revisione è posticipata al 31 dicembre. Per il Sistri (già prorogato al 1 aprile 2015) è stata introdotta una proroga parziale delle sanzioni, mentre per la tassazione agro energie è stato prorogato il regime fiscale relativo alle energie da fonti rinnovabili agro forestali e fotovoltaiche, nonché di carburanti ottenuti da produzioni vegetali previsto esclusivamente per il 2014.

Attese ed importanti proroghe sono state concesse anche sull’entrata in vigore di alcune normative per la prevenzione incendi per le nuove attività. Fra queste anche le norme che riguardano i contenitori distributori mobili di capienza tra i 6 mc ed i 9 mc. Infine, fra i provvedimenti più attesi, la proroga al 31 dicembre del termine per l’entrata in vigore dell’obbligo dell’abilitazione all’uso delle macchine agricole (Patentino).

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Patentini macchine agricole, Sistri e prevenzioni incendi


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Concimazione frumento e orzo Accestimento, fase fondamentale per la produzione

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ppena le condizioni pedoclimatiche lo permettono, intervenire con le concimazioni della fase di accestimento, fondamentale per raggiungere un n. ottimale di culmi e spighette. Proviamo a elencare in modo sintetico le indicazioni di concimazione per giornata piemontese (3810 mq); si tratta ovviamente di indicazioni di massima che vanno adeguate alla situazione di campo e alla tecnica colturale adottata.

FRUMENTO

STRATEGIA TRADIZIONALE • Caso di aziende zootecniche che fanno largo uso di letame, terreni ricchi, colture ben sviluppate: intervenire con nitrato ammonico al 33%, mediamente 65 Kg/giornata (oscillazione 50 – 70 Kg). • Caso di aziende non zootecniche ed altre casistiche: intervenire con nitrato ammonico al 33%, mediamente 80 Kg/giornata a seconda dei casi (oscillazione 70 – 90 Kg). STRATEGIA CONCIME A LENTA CESSIONE (da distribuire al massimo entro la seconda deca-

de di marzo): • Caso di frumenti ben sviluppati: intervento con concime a lenta cessione con azoto al 33%, 120 Kg/giornata in azienda zootecnica; 140 Kg/giornata in azienda non zootecnica. Se si utilizza concime a lenta cessione con azoto al 24%, 150 Kg/ giornata in azienda zootecnica; 170 Kg/giornata in azienda non zootecnica. • Caso di frumenti poco sviluppati, sofferenti e in altre situazioni critiche: intervenire con 50 Kg/ giornata di nitrato ammonico al 33% a cui dovrà seguire dopo qualche giorno il concime a lenta cessione nelle tipologie sopra accennate ridotte di un 20 %.

ORZO

• Caso aziende zootecniche (attenzione all’allettamento!): 35 Kg/giornata di nitrato ammonico 33% il prima possibile; 35 Kg/ giornata di nitrato ammonico 33% verso fine marzo. Gli stessi quantitativi complessivi di con-

cime possono essere ripartiti su 3 interventi, in ogni caso porre molta attenzione allo stato colturale per evitare futuri allettamenti. Caso aziende non zootecniche: 50 Kg/giornata di nitrato ammonico 33% il prima possibile; 50 Kg di nitrato ammonico 33% verso fine marzo. È possibile aumentare a complessivi 120 Kg/ giornata in caso di terreni decisamente poveri, in ogni caso porre molta attenzione allo stato colturale per evitare futuri lussureggiamenti e allettamenti. • Caso di utilizzo concimi a lenta cessione al 24% di azoto: distribuire una dose di 120 Kg/giornata.


ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

Italia leader per l’export di alimenti bio Sesta in termini di superficie ma prima in termine di valore esportato

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23 con il metodo biologico 43,1 milioni di ettari, con una crescita di quasi 6 milioni di ettari rispetto alla precedente rilevazione. In Oceania la superficie biologica è aumentata del 42 per cento, grazie soprattutto all’incremento in Australia, che è il Paese con la maggiore superficie agricola bio (17,2 milioni di ettari) seguita da Argentina (3,2 milioni) e dagli Stati Uniti (2,2 milioni). Il 40 per cento dei terreni bio si trova in Oceania (17,3 milioni di ettari), segue quindi l’Europa (27 per cento - 11,5 milioni di ettari) e l’America Latina (15 per cento - 6,6 milioni di ettari). I Paesi con la maggiore quota di terreni agricoli biologici sono le Isole Falkland (36,3 per cento) seguite dal Liechtenstein (31 per cento) e dall’Austria (19,5 per cento). In undici Paesi più del 10

per cento della superficie agricola è coltivata a biologico. Il trend positivo della crescita degli alimenti biologici non deve far dimenticare, però, che è importante migliorare gli standard di qualità di tali produzioni rispettando rigorosamente i criteri di fondo del metodo di produzione bio per avere alimenti realmente differenziati rispetto a quelli dell’agricoltura convenzionale, per la quale oggi è obbligatorio il metodo di produzione integrata e l’osservanza di norme sul benessere animale, nonché garantire l’attuazione del principio di conformità delle regole di produzione dei paesi extraeuropei a quelle dell’Ue. Questo deve essere un obiettivo prioritario della riforma della legislazione comunitaria in corso di discussione a Bruxelles.

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talia leader mondiale per l’esportazione di prodotti biologici. Ad affermarlo sono gli ultimi dati relativi al bio nel mondo, presentati al Biofach, la più grande fiera mondiale dell’alimentazione biologica, che si tiene a Norimberga. L’andamento positivo del settore dunque, continua. La società di ricerche di mercato Organic Monitor ha stimato che il mercato globale dei prodotti ha raggiunto i 72 miliardi di dollari (circa 55 miliardi di euro) nel 2013. I dati ufficiali di mercato relativi al 2013 sono stati pubblicati per la prima volta anche per la Cina, che con 2,4 miliardi di euro di spesa va ad occupare la quarta posizione dopo Usa, Germania e Francia. L’Italia è il primo paese al mondo in termini di valore di prodotti bio esportati, oltre a restare leader europeo per numero di operatori biologici. In termini di superfici coltivate, il nostro Paese è al sesto posto mondiale, preceduta da Spagna, Cina, Usa, Argentina e Australia. La spesa pro-capite più alta si ha in Svizzera (210 euro) e in Danimarca (163 euro). Ma un nuovo massimo storico è stato segnato anche dal numero di produttori, che nel 2013 hanno raggiunto la cifra di due milioni. Come negli anni precedenti, i Paesi con il più alto numero di produttori sono l’India (650.000), l’Uganda (189.000) e il Messico (169.703). Per quanto riguarda le superfici, nel 2013 sono stati coltivati


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Riforma Pac: l’intesa con le Regioni

Numerose disposizioni integrative e importanti novità

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stata raggiunta l’intesa tra le Regioni sul decreto relativo alle disposizioni modificative ed integrative del Decreto ministeriale 6513 del 18 novembre 2014. Tale intesa consentirà di avere a disposizione regole più chiare per l’applicazione del nuovo regime dei pagamenti diretti. Tra le novità proposte nell’ultima versione vi è la definizione dell’attività agricola ed in particolare il mantenimento e l’attività agricola minima da svolgere sulle superfici naturalmente mantenute in uno stato idoneo al pascolo e alla coltivazione. In merito al mantenimento sia delle superfici a prato e pascolo permanente (che di seguito chiameremo “prato permanente”) sulle quali sono svolte attività considerate tradizionali nello Stato membro, sia di quelle superfici sulle quali è svolta unicamente l’attività di pascolamento (compresi i pascoli magri), l’intesa prevede (fermo restando il rispetto degli impegni di condizionalità) l’obbligo del pascolamento con uno o più turni all’anno della durata complessiva di almeno sessanta giorni. In assenza di definizione da parte delle Regioni o delle Province Autonome (Pa), sulle superfici soggette all’obbligo di pascolamento dovrà essere garantito un carico minimo pari a 0,2 Uba per ettaro riferito all’anno di presentazione della domanda. Nel caso in cui il comune di ubicazione dell’azienda sia diverso dal comune di ubicazione dell’allevamento e non sia ad esso limitrofo, le superfici sono considerate ammissibili solo se il pascolamento è dimostrato attraverso la presenza di documenti che attestino la movimentazione dei capi verso le

località di pascolo. Tali documenti devono essere registrati presso la Banca Dati Nazionale. È necessario che i capi utilizzati per il pascolo siano complessivamente detenuti dal richiedente e appartengano ad un codice di allevamento intestato al richiedente stesso. In deroga a tale obbligo e qualora espressamente previsto dalla Regione o Pa tramite provvedimento possono essere ammessi anche capi appartenenti a codici di allevamento non intestati al richiedente. Oltre al carico minimo, la Regione o Pa può definire anche una durata del pascolamento diversa dai sessanta giorni. Anche per l’attività agricola minima, fermo restando il rispetto degli impegni di condizionalità, per le superfici naturalmente mantenute è previsto l’obbligo del pascolamento qualora l’agricoltore non sia in grado di dimostrare lo svolgimento di almeno uno sfalcio annuale oppure di un’altra operazione volta al miglioramento del pascolo. Il pascolamento dovrà essere svolto con uno o più turni all’anno della durata complessiva di sessanta giorni. Anche in questo caso è previsto il rispetto di un carico minimo che, se non definito dalle Regioni o Pa, dovrà essere pari a 0,2 Uba per ettaro riferito all’anno di presentazione della domanda. Inoltre, come per il mantenimento, la Regione o Pa può definire una durata del pascolamento diversa dai sessanta giorni. Altra novità riguarda la definizione di agricoltore attivo. Il Decreto stabilisce che, in caso di partita Iva attivata in campo agricolo successivamente al primo agosto 2014 oppure in assenza di par-

tita Iva, non può essere considerato attivo il soggetto la cui attività agricola complessiva rappresenta solo una parte insignificante delle sue attività economiche complessive. L’attività agricola è insignificante se l’importo annuo dei pagamenti diretti è inferiore al 5% dei proventi totali ottenuti da attività non agricole, oppure se l’importo totale dei proventi ottenuti da attività agricole è inferiore ad un terzo dell’importo totale dei proventi ottenuti nell’anno fiscale più recente. Inoltre, non è considerato agricoltore attivo il soggetto la cui attività principale o il cui oggetto sociale non è l’esercizio di un’attività agricola. L’attività agricola è considerata l’attività principale o l’oggetto sociale di una persona giuridica se è registrata come attività principale o oggetto sociale nel registro delle imprese. Le regioni hanno approvato anche la modifica dei criteri per l’attribuzione del premio del latte. Altre novità di rilievo rispetto alla precedente proposta del Decreto ministeriale riguardano: la diminuzione della tara prevista per le superfici a prato permanente sulle quali sono svolte pratiche tradizionali; la tara è stata diminuita dal 70% al 50% consentendo di fatto una superficie ammissibile maggiore; la riduzione del valore dei titoli trasferiti senza terra pari al 30%; nella proposta iniziale la riduzione era prevista sia per la vendita che per l’affitto. L’attuale proposta prevede la riduzione solo nei casi di affitto; le modalità di accesso alla riserva che avverrà mediante assegnazione di nuovi titoli per gli agricoltori che non ne detengono oppure mediante aumento del valore dei titoli detenuti dall’agricoltore.


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TITOLO E SEDI DI SVOLGIMENTO DEI CORSI

Corso per il conseguimento del “patentino” valido per l’acquisto, il trasporto e l’utilizzo dei fitofarmaci Sede: Asti - Canelli - Nizza M.to - S.Damiano d’Asti - Vesime Il lavoro negli ambienti confinati o sospetti di inquinamento Sede: Asti - Canelli - Nizza M.to

20 ore

Corso di aggiornamento per datore di lavoro con incarico diretto R.S.P.P - rischio medio Sede: Asti

10 ore

Corso di aggiornamento per l’incaricato all’attività di primo soccorso in aziende di Gruppo “B” Sede: Asti - Canelli Corso di aggiornamento per l’addetto alla prevenzione e lotta antincendio in aziende gruppo “B” Sede: Asti - Canelli Formazione generale e specifica dei lavoratori in agricoltura Sede: Asti - Canelli - Nizza M.to

6 ore

16 ore

6 ore 12 ore

Valorizzazione e commercializzazione dei prodotti agroalimentari con l’uso delle moderne tecnologie informatiche Sede: Asti Presentazione guidata del vino in pubblico - Sede: Asti

12 ore

Dalla vite al vino secondo i dettami dell’agricoltura integrata - Sede: Asti

12 ore

La sicurezza del lavoro negli allevamenti bovini - Sede: Asti

6 ore

Corso di formazione per la gestione della vendita diretta - Sede: Asti

8 ore

RICHIESTA PRE – ISCRIZIONE Restituire questa pagina contrassegnando i corsi di interesse e compilando la presente richiesta RAG. SOCIALE AZIENDA…………………………………………………… …………….................................................... PARTITA IVA …………………………………ALLIEVO COGNOME E NOME ……………………………………………… COD. FISCALE ……………….…….………………………RUOLO IN AZIENDA…………………………………………… Domicilio in Via/Loc…………………………….……...………...…………………...........n………….. C.A.P……………....

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Comune ………………...………...……………………Tel. ………………….………… Cell………………………………… Fax………………………………. E-mail:………………………………………………..………… Chiede di essere informato circa l’avviamento dei corsi contrassegnati. Ai sensi dell’art. 13 D.Lgs 196/2003, il sottoscritto a conoscenza dell’informativa, autorizza l’INIPA Piemonte alla raccolta, elaborazione e diffusione di tutti i dati personali necessari all’inoltro della domanda presentata e allo svolgimento del servizio richiesto.

Data…………………………… Firma ………………………………………………..…………………………………………….

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INFORMAZIONI COLDIRETTI ASTI: Tel. 0141- 380426, Fax 0141 - 355138 e-mail: isabella.schifone@coldiretti.it


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Novità per il “patentino dei Fitofarmaci”

Il 26 novembre scatterà l’obbligo per gli utilizzatori professionali

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al 26 novembre 2015, chi intende acquistare, manipolare, utilizzare o smaltire i prodotti fitosanitari destinati agli utilizzatori professionali dovrà obbligatoriamente essere in possesso del certificato di abilitazione all’acquisto ed all’utilizzo di tali prodotti “patentino”. Le novità in questa materia sono state introdotte dal decreto interministeriale del 22 gennaio 2014, con cui è stato adottato il Piano d’Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari (PAN) ai sensi dell’art. 6 del D.lgs n. 150/2012. I “patentini” per l’acquisto di prodotti “Molto Tossici” (T+), “Tossici” (T), e “Nocivi” (Xn), rilasciati o rinnovati entro la data del 26/11/2014, hanno validità fino alla loro naturale scadenza. La Regione Piemonte con DGR del 24 novembre 2014, n. 44-645, fornisce le disposizioni procedurali sul nuovo sistema di formazione obbligatorio degli utilizzatori professionali, dei distributori e dei consulenti finalizzato al rilascio e/o al rinnovo dei relativi certificati di abilitazione “patentini”. Rilascio di nuovi certificati di abilitazione per utilizzatori professionali. Si prevede un corso di 20 ore più l’esame a cui possono accedere soggetti con 18 anni compiuti che utilizzano i prodotti fitosanitari nel corso di un’attività professionale, compresi gli operatori e i tecnici, gli imprenditori e i lavoratori autonomi, sia nel settore agricolo sia in altri settori. Sono esentati dall’obbligo di frequenza del corso di formazione, ma non dall’esame, i soggetti in possesso di diploma di istruzione superiore di durata quinquennale o di laurea, anche triennale, nelle discipline agrarie e forestali, biologiche, naturali, ambientali, chimiche, farmaceutiche, mediche e veterinarie.Rinnovo dei certificati di abilitazione

per utilizzatori professionali. I certificati di abilitazione scadono dopo 5 anni dalla data di rilascio (anche quelli rilasciati prima del 26 novembre 2014). Essi vengono rinnovati, senza esame, a seguito di richiesta e previa frequenza di corsi o partecipazione a seminari e incontri di valore equivalente a 12 crediti formativi (12 ore). Infine coloro che sono in possesso di un patentino, rilasciato dalle Province ai sensi della precedente normativa DPR 290/2001, con scadenza tra 26 novembre 2014 (entrata in vigore del nuovo sistema di rilascio dei certi-

ficati) e il 31 dicembre 2015, possono accumulare i 12 crediti formativi partecipando alle iniziative formative ed informative come sopra descritte che saranno realizzate in tale periodo. Gli interessati devono fare richiesta di rinnovo agli Enti di competenza entro il 31 gennaio 2016. La succitata Delibera della Giunta Regionale altresì decreta che i patentini scaduti tra il 26 novembre 2014 e il 31 dicembre 2015 hanno validità per tutto il periodo sopra indicato. Per informazioni e iscrizioni ai corsi rivolgersi ai sportelli informativi Coldiretti.

Primi interventi fitosanitari di stagione Sulle colture frutticole di melo, pero e pesco MELO Cancri rameali (Nectria) Data la presenza della patologia in molti appezzamenti, in particolare quelli in fase di allevamento, è necessario realizzare un’attenta difesa preventiva allo scopo di evitare nuove infezioni. Negli impianti colpiti, in questa fase, oltre ad eliminare le parti colpite nel corso della potatura, si consiglia di eseguire una copertura con prodotti rameici in previsione di nuove piogge o periodi di elevata umidità. PERO Psilla Prima dell’inizio dell’ovideposizione delle femmine svernanti, negli appezzamenti più interessati dalla psilla nel 2014, è consigliabile intervenire con prodotti a base di caolino. Aven-

do questo prodotto esclusivamente un’azione di repellenza nei confronti delle femmine in fase di ovideposizione, è fondamentale intervenire ad inizio del volo. PESCO Bolla del pesco Nella maggior parte delle zone le gemme sono in fase di rigonfiamento e come noto la sensibilità del pesco alla bolla inizia in questa fase in presenza di condizioni favorevoli: umidità elevata e persistente per più di 15 ore e temperature comprese tra 3 - 15 °C. Si consiglia quindi in previsione di piogge eseguire un trattamento con uno dei prodotti sotto consigliati. Seguire con attenzione il meteo in modo da posizionare l’intervento in anticipo rispetto alla pioggia. Per ulteriori informazioni contattare gli uffici tecnici Coldiretti oppure tel. 3357502081.


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Registro dei trattamenti fitosanitari scritto da uno dei seguenti soggetti: • proprietario o conduttore dell’Azienda agricola; • utilizzatore dei prodotti fitosanitari, nel caso in cui questi non coincida con il proprietario o conduttore dell’azienda e nemmeno con l’acquirente dei prodotti stessi; in questo caso il titolare deve sottoscriverlo al termine dell’anno solare; • acquirente dei prodotti fitosanitari nel caso in cui non coincida con il proprietario o conduttore dell’azienda; • gli utilizzatori dei prodotti fitosanitari possono avvalersi, per la compilazione del registro, dei Centri di Assistenza Agricola di cui all’art. 3 bis del DL 27/5/99 n.165, previa notifica alla ASL di competenza. Si precisa inoltre che: • la compilazione del registro dei trattamenti è obbligatoria anche per le associazioni che effettuano trattamenti in comune nonché per impieghi in ambito extra-agricolo ( verde pubblico, diserbo di sedi ferroviarie ecc.); • il registro dei trattamenti deve essere compilato anche quando gli interventi fitosanitari vengono eseguiti per la difesa delle derrate alimentari immagazzinate; • sono esentati dalla compilazione del registro dei trattamenti i soggetti che utilizzano prodotti fitosanitari esclusivamente in orti e giardini familiari il cui raccolto e destinato al consumo proprio; • il registro dei trattamenti

deve essere conservato presso la sede legale dell’azienda, compilato a cura del proprietario o conduttore e sottoscritto al termine dell’annata agraria; • per le associazioni che effettuano trattamenti per conto dei loro soci (cooperative, consorzi ecc.) il “registro dei trattamenti” unico, può essere conservato presso la sede dell’Associazione e deve essere compilato e sottoscritto da un responsabile, previa delega rilasciata dai soci; • nel caso in cui i trattamenti siano demandati ad un contoterzista, questi controfirma il registro nell’apposita casella in corrispondenza di ogni intervento effettuato. In alternativa il contoterzista può rilasciare una dichiarazione, firmata, in cui indica tutti i dati relativi al trattamento, al fine della sua corretta registrazione sul registro da parte del committente; • è stato abolito l’obbligo della vidimazione del registro dei trattamenti da parte dell’ASL; lo stesso dovra essere esibito su richiesta dell’Autorità competente che ha la facoltà di effettuare controlli e riscontri presso le aziende agricole. La mancata registrazione, salvo che il fatto non costituisca reato, e sanzionabile ai sensi del D.Lgs 150/2012 (art. 24, comma 13, sanzione amministrativa da 250 a 1500 euro). In caso di reiterazione della violazione e disposta la sospensione da 1 a 6 mesi o la revoca dell’autorizzazione.

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iportiamo di seguito le indicazioni della nuova guida regionale all’uso corretto dei prodotti fitosanitari. Il registro dei trattamenti fitosanitari è il diario di campo su cui l’agricoltore deve riportare cronologicamente tutti gli interventi di difesa/diserbo effettuati sulle diverse colture nel corso della stagione di coltivazione. Sul registro devono essere annotati i trattamenti effettuati con tutti i prodotti fitosanitari utilizzati in azienda con qualsiasi classificazione. Tale registro deve contenere: 1. i dati anagrafici relativi all’azienda; 2. la denominazione della coltura trattata e la relativa estensione espressa in ettari; 3. la data del trattamento, il prodotto e la relativa quantità impiegata; 4. l’avversità che ha reso necessario il trattamento. Il D.P.R. 55/2012 all’art. 20 prevede che il titolare dell’azienda deve: • conservare in modo idoneo le fatture di acquisto dei prodotti fitosanitari, nonchè la copia dei moduli di acquisto; • registrare i trattamenti effettuati, annotandoli entro 30 giorni dalla data di esecuzione. Occorre inoltre conservare, presso la propria azienda, per i tre anni successivi a quello cui si riferiscono gli interventi effettuati, il registro compilato e sotto-

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Ecco le linee guida dettate dalla Regione


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Stoccaggio dei prodotti fitosanitari Le regole regionali per gli utilizzatori professionali

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iportiamo di seguito le indicazioni della nuova guida regionale all’uso corretto dei prodotti fitosanitari (PF). • Il deposito dei PF e obbligatorio per tutti gli utilizzatori professionali. • L’ambiente adibito a deposito dei PF può essere costituito da: - locale apposito; - area specifica, ben delimitata, all’interno di un magazzino; - idonei armadi. La scelta dipende, ad esempio, dalle caratteristiche del locale, dalla tipologia e dai quantitativi dei prodotti stoccati. deve essere chiuso e ad uso esclusivo, non possono esservi stoccati altri prodotti o attrezzature se non direttamente collegati all’uso dei prodotti fitosanitari; • non vi possono essere immagazzinate sostanze alimentari e mangimi; • possono essere conservati concimi utilizzati normalmente in miscela con i PF e rifiuti di prodotti fitosanitari, in deposito temporaneo, quali contenitori vuoti, prodotti scaduti o non più utilizzabili, purché tali rifiuti siano collocati in zone identificate del deposito, opportunamente evidenziate, e comunque separati dagli altri prodotti; • il locale deve disporre di sistemi di contenimento in modo che in caso di sversamento accidentale sia possibile impedire che il PF, le acque di lavaggio o i rifiuti di PF possano contaminare l’ambiente, le acque o la rete fognaria; • l’ ambiente destinato allo stoccaggio dei PF deve ri-

spondere alle seguenti caratteristiche: - disporre di chiusura di sicurezza esterna in modo da non essere accessibile dall’esterno attraverso altre aperture (es. finestre); - non rimanere incustodito mentre e aperto; l’accesso al deposito dei PF e consentito unicamente agli utilizzatori professionali; garantire un sufficiente ricambio dell’aria; - disporre di aperture per l’aerazione protette da apposite griglie in modo da impedire l’entrata di animali; - essere asciutto, al riparo dalla pioggia e dalla luce solare, e in grado di evitare temperature che possano alterare le confezioni e i prodotti, o creare condizioni di pericolo; - disporre di ripiani costituiti da materiale non assorbente e privi di spigoli taglienti; - disporre sulla parete esterna appositi cartelli di pericolo e, in prossimità dell’entrata, ben visibili i numeri di emergenza; - essere dotato di materiale e

attrezzature idonee per tamponare e raccogliere eventuali sversamenti accidentali di prodotto; - il deposito deve essere fornito di adeguati strumenti per dosare i PF (es. bilance, cilindri graduati). Gli stessi devono essere puliti dopo l’uso e conservati all’interno del deposito o armadietto. I PF devono essere conservati nei loro contenitori originali con etichette integre e leggibili.


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