Il notiziario agricolo n 04 2015

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Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 4 - Anno 2015. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo

Anno

64° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI

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ASTI

COLDIRETTI

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1 aprile 2015



m m a r i o

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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Expo: i primati della nostra agricoltura

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Assicurazioni agevolate per le imprese

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Dove fare la spesa? Al mercato di “Campagna Amica”

Fine delle quote latte: 30 anni di danni

Crece il Consorzio Terre di Qualità

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Carni fresche: c’è l’etichetta obbligatoria

Speciale Misura 111 Gluconobacter acetobacter nei mosti e nei vini; Si allargano le attività connesse all’agricoltura; Svolta per la combustione dei residui di potatura; corretta gestione dei rifiuti fitosanitari; Ecco la guida aggiornata sulla nuova Pac 2014 - 2020; Eriofide del nocciolo.

Sommario

Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Periodico ufficiale Coldiretti Anno 64° numero 4 - 1 aprile 2015* Realizzazione grafica e stampa Riflesso – Artigrafiche M.A.R. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarl Tel. 0141.380.400 – 0141.092036 Abbonamento annuale: Euro 20,00 *Data di chiusura del giornale

argomenti in evidenza

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Ecco “Expo Tour 2015”: un primo passo Coldiretti nazionale sul territorio piemontese il 16 e 17 aprile

Editoriale

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di Antonio Ciotta*

l presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo, e tutta la giunta esecutiva con i vertici dirigenziali nazionali, stanno effetuando un tour di consultazioni su tutto il territorio per preparare al meglio e da protagonisti la grande esposizione universale di Milano Expo 2015. Il 16 e 17 aprile il tour toccherà il Piemonte e incontrerà anche i dirigenti di Coldiretti Asti, ovviamente unitamente agli altri delle federazioni subalpine. Sarà un giro sui territori di LangheRoero e Monferrato che sicuramente farà crescere le aspettative in riferimento all’esposizione di Milano dove Coldiretti ha investito molto. D’altra parte un Expo che mette al centro il cibo, non solo non è mai stato realizzato, ma è la testimo-

nianza dell’importanza strategica che la nostra nazione vuole dare al settore primario, all’agroalimentare, all’ambiente e a tutti gli aspetti che quotidianamente toccano chi lavora e vive di agricoltura. Inoltre per Coldiretti un expo che si interroga su come “nutrire il pianeta”, è anche il riconoscimento e il coronamento di un lungo lavoro fatto a tutela e valorizzazione del made in Italy attraverso il progetto di “Una filiera agricola tutta italiana”, con le tante battaglie contro le contraffazioni e le iniziative di “Campagna Amica” per insinuare nell’opinione pubblica una giusta cultura sostenibile delle produzioni, si pensi solo ai progetti di educazione nelle scuole. Expo Milano sarà molto di più di un’occasione di promozione e valorizzazione delle produzioni sarà un evento che dovrà orientare l’inte-

ro continente verso i metodi produttivi sostenibili. Ci si gioca dunque una buona parte del futuro, non solo dell’agricoltura, ma dell’intera umanità. Per questi motivi il tour expo 2015 sui territori promosso da Coldiretti nazionale è il primo passo per fare le cose per bene. *Direttore Coldiretti Asti


Expo 2015: Il nostro impegno per il cibo marcato a tempo i fari dell’attenzione si sono accesi sull’evento che segnerà da inizio maggio la vita italiana, e per la vicinanza con Milano, sede di Expo 2015, anche quella della nostra regione. Ombre e luci stanno segnando negli ultimi mesi l’attesa, mentre l’informazione mette in evidenza il tema: “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Già in recenti edizioni dell’evento una realtà come quella di Coldiretti, tesa a riflettere e operare nel mondo della natura, dell’agricoltura, della produzione dei beni necessari al sostentamento, è stata interessata direttamente. Pensiamo all’ultimo Expo europeo, a Saragozza nel 2008 , dal titolo “Acqua e sviluppo sostenibile”, che portava a riflettere soprattutto sul problema della desertificazione e del sempre più difficile accesso alle acque. Ora la Coldiretti nazionale è entrata da subito a far parte della squadra di Padiglione Italia. L’accordo firmato già a fine 2913 prevede che Coldiretti sia presente all’Esposizione Universale, nel Padiglione Italia anche con l’organizzazione di un calendario di eventi per tutti i sei mesi, con l’obiettivo di far conoscere le distintività ed i primati dell’agroalimentare Made in Italy. La collaborazione della più importante organizzazione agricola europea con Padiglione Italia è di straordinaria importanza per il successo dell’Esposizione del 2015, sia perché Coldiretti è in sintonia con il racconto di un’Italia che affonda le proprie radici in un’identità contadina, sia perché il protocollo prevede per Coldiretti un ruolo di impulso e promozione del Padiglione Italia. “Coldiretti è la prima grande associazione di categoria che firma un’intesa con Padiglione Italia, e questo ci fa molto piacere - afferma Diana Brac-

co, Commissario generale di Sezione del Padiglione Italia - per la sua rilevanza nell’ambito dell’agricoltura europea e la sua straordinaria capillarità. Il Settore Agroalimentare italiano - ha aggiunto poi Diana Bracco - rappresenta una eccellenza assoluta nella gestione del prodotto ‘dal campo alla tavola’ e il nostro paesaggio unico al mondo forma un binomio indissolubile con la tradizione agricola italiana. E il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo riprende: “L’Expo deve sostenere la riscossa delle campagne italiane e presentare al mondo il nostro modello di sviluppo agricolo, la qualità delle nostre produzioni e le grandi potenzialità del cibo e di tutto il Made in Italy”, sottolineando fortemente che “l’agroalimentare italiano è il più apprezzato, ma anche il più copiato nel mondo e l’Expo è una storica opportunità per far conoscere le nostre produzioni autentiche che nascono da un territorio unico ed inimitabile”.Penso opportuno a questo punto, dopo il ricordo di notizie tecniche che ci saranno variamente richiamate, un momento di riflessione più profonda, alla luce della nostra ispirazione, tradizione ed esperienza vitale cristiana. Per noi il cibo assume valore simbolico, come quando diciamo al Padre “dacci oggi il nostro pane quotidiano”, dove con la parola cibo intendiamo ogni cosa necessaria per la nostra sussistenza fisica, indispensabile per la nostra vita affettiva e intellettuale, per il nostro impegno per assicurare il pane quotidiano per le persone care a noi affidate. E siamo ben coscienti che il comando iniziale “crescete e moltiplicatevi”, ovvero la vostra vita e la vostra felicità possano essere realizzate nell’amore che dona la vita, è accompagnato dall’investitura a coltivare la terra: a proseguire cioè, nella procreazione e nell’alimentazione, come compimento al disegno che il Padre ci affida.

Senza voler c o n t r a p p o rre mondi del lavoro che devono collaborare, è innegabile che la prima fonte dell’energia per la vita non può che risiedere nel lavoro diretto in agricoltura, con il supporto sicuramente di altre componenti: tecnologia, mezzi di lavoro, garanzia della bontà del prodotto… Ci devono toccare da vicino, anche se per tante versi le risposte le stiamo già dando, le questioni relative al modo di aumentare la disponibilità di cibo per tutti gli uomini, nella lotta al problema tragico della fame soprattutto dei più piccoli. Ma anche l’attenzione rigorosa alla sanità e autenticità dei prodotti, al rispetto per le tradizioni e le risorse dei popoli, il rifiuto dei rischi legati a certi procedimenti di coltivazione o di trasformazione, che portano alla risposta negativa perché esagerata e non sana alla necessità: pensiamo ai problemi legati allo spreco, che porta in piccoli e grandi nuove problematiche mediche, lasciando infiniti fratelli ancora a dibattersi per il minimo vitale. Non ultimo per noi il valore misterioso, ma non solo simbolico, che rivestono cibo e bevanda nell’incontro con quel Dio che sa che niente fa più comunione tra le famiglie, gli amici, ma anche gli stranieri che così vengono accolti, del mangiare e bere insieme: “Prendete e mangiatene tutti…prendete e bevetene tutti: questo sono Io, per voi cibo e bevanda, perché possiate condividermi e diventare un corpo solo e un cuore solo…”. *Consigliere Ecclesiastico Coldiretti Asti

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di don Francesco Cartello*

Riflessioni

Dalla genuinità e dalla solidarietà universale


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Expo: i primati della nostra agricoltura Il valore aggiunto per ettaro che è più del doppio della media europea

alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%) e non è quindi un caso il fatto che con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelle europee) siamo i campioni europei del settore. L’agricoltura italiana è peraltro tra le più sostenibili con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), Germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno). L’Italia è anche il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’, con 268 prodotti Dop e Igp e 4.813 specialità tradizionali regionali, seguita a distanza da Francia, 207, e Spagna, 162. Nel settore vino infine l’Italia conta su ben 332 Doc,

Il Presidente nazionale Coldiretti Roberto Moncalvo

Esposizione Universale

Siamo al vertice della sicurezza alimentare mondiale, campioni di sostenibilità e con più prodotti distintivi: solo il vino conta su ben 332 Doc, 73 Docg e 118 Igt

73 Docg e 118 Igt. “Guardando ai bisogni dei consumatori abbiamo costruito in questi anni un modello di sviluppo vincente replicabile in ogni parte del pianeta che l’Italia deve sapere offrire all’Expo” ha concluso il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “il successo dell’agricoltura italiana è la straordinaria qualita`, con caratteri distintivi unici, una varietà e un’articolazione che non hanno uguali al mondo”.

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Continua nella pagina successiva

AGRI AUTO Pratiche di Immatricolazione e Volture Prenotazione revisioni per autoveicoli e ciclomotori Per informazioni rivolgersi agli uffici Coldiretti AGRI AUTO SRL C.so F. Cavallotti 41 - 14100 ASTI - Tel. 0141.380.417

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al maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario, alla leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, ma anche il primato nella creazione di valore aggiunto per ettaro e quello nella sicurezza alimentare mondiale con la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma, senza dimenticare il fatto che l’agricoltura italiana è tra le più sostenibili dal punto di vista ambientale per la ridotta emissione di gas ad effetto serra. È il presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo, a tracciare a Firenze nell’imminenza dell’appuntamento di Milano il bilancio dei primati conquistati dal Made in Italy agroalimentare in occasione di “Italia 2015: il paese nell’anno dell’Expo”. “Il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione nella produzione di valore aggiunto per ettaro che è più del doppio della media europea dei 27 Paesi, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi” ha affermato Moncalvo ma “siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti ogni cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6”. L’Italia è al vertice della sicurezza


Esposizione Universale

Segue dalla pagina precedente

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I PRIMATI DEL MADE IN ITALY AGROALIMENTARE 1) Il modello produttivo dell’agricoltura italiana è campione nella produzione di valore aggiunto. Il valore aggiunto per ettaro realizzato dal settore è più del doppio della media UE-27, il triplo del Regno Unito, il doppio di Spagna e Germania, e il 70% in più dei cugini francesi. Non solo: siamo i primi anche in termini di occupazione, con 7,3 addetti per cento ettari a fronte di una media Ue di 6,6 (elaborazione su dati Commissione Europea); 2) L’agricoltura italiana è tra le più sostenibili. Con 814 tonnellate per ogni milione di euro prodotto dal settore, non solo l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media Ue, ma fa decisamente meglio di Spagna (il 12% in meno), Francia (35%), Germania (39%) e Regno Unito (il 58% di gas serra in meno); 3) L’Italia è al vertice della sicurezza alimentare mondiale. Siamo il paese con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici (0,2%, un terzo in meno rispetto all’anno prima), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%, aumentati di circa un terzo rispetto all’anno prima) e di oltre 30 volte quella dei prodotti extracomunitari (6,3%); 4) L’Italia è il primo paese europeo per numero di agricoltori biologici. Con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelli europei) siamo i campioni europei del settore, seguiti dalla Spagna (30.462 imprese, 12% dell’Ue) e Polonia (25.944, 10% di quello europeo); 5) L’Italia è il Paese più forte al mondo per prodotti ‘distintivi’ con 268 prodotti Dop e Igp e 4813 specialità tradizionali regionali. Nel settore vino l’Italia conta su ben 332 Doc, 73 Docg e 118 Igt.

Stranieri 2 vasi di miele su 3 Mai così tante importazioni, soprattutto da Ungheria e Cina

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uasi due barattoli di miele su tre in vendita in Italia sono stati in realtà prodotti all’estero. Le importazioni hanno registrato un record: 21,2 milioni di chili nel 2014, con un aumento del 15 per cento rispetto all’anno precedente. È quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat che rivelano, fra l’altro come l’invasione arrivi principalmente dall’Ungheria con 7,6 milioni di chilogrammi, seguita dalla Cina con 2,6 milioni di chili e poi dalla Romania con 1.8 milioni e dalla Spagna con 1,6 milioni di chili. La produzione in Italia nel 2014 è risultata in forte contrazione, si stima tra gli 11 e i 13 milioni di chilogrammi, con una riduzione attorno al 50 per cento a causa del cattivo andamento climatico durante alcune delle fioriture più importanti, quali acacia, agrumi e castagno. In particolare le temperature sotto le medie stagionali, le piogge abbondanti e i forti venti hanno ostacolato fortemente l’attività di raccolta del nettare da parte delle api. Preoccupanti anche gli effetti le avversità parassitarie che hanno colpito le famiglie di api, oltre alla ormai ubiquitaria Varroa destructor, i focolai di Aethina tumida e i ritrovamenti di Vespa velutina, hanno determinato danni e gravi ostacoli all’operatività degli apicoltori delle zone interessate. Un pericolo per l’Italia perché come diceva Albert Einstein: “Se l’ape scomparisse dalla faccia della terra, all’uomo non resterebbero

che quattro anni di vita”. Con il crollo della produzione nazionale aumenta il rischio di portare in tavola prodotti spacciati per Made in Italy, ma provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità e per questo occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina e in Romania è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria fortemente sostenuta dalla Coldiretti. Per acquistare miele italiano è bene verificare sempre l’etichettatura. La parola Italia deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”; se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”. L’apicoltura italiana conta 75mila apicoltori, con 1,1 milioni di alveari e un giro d’affari stimato di 70 milioni di euro. Per non parlare del servizio di impollinazione reso all’agricoltura, valutato da 3,5 a 3 miliardi di euro.

LE IMPORTAZIONI DI MIELE STRANIERO IN ITALIA anni

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2013

2014

CHILI

15.220.163

18.493.404

21.173.750

Fonte: Elaborazione Coldiretti su dati istat


Assicurazioni agevolate per le imprese agricole Entro il 20 aprile la scadenza per le polizze uva e frutta AVVERSITÀ Catastrofali

Frequenza

Accessorie

Alluvione

Grandine

Colpo di sole - Vento caldo

Gelo - Brina

Eccesso di Neve

Sbalzi Termici

Siccità

Eccesso di Pioggia

frequenza; c) polizze che coprono almeno 3 delle avversità di frequenza + eventualmente una o entrambe le avversità accessorie a cui può essere aggiunto anche il rischio gelo - brina; d) polizze che coprono l’insieme delle avversità catastrofali e avversità accessorie, sono facoltative e sono obbligatoriamente ricomprese solo nella prima combinazione. Da sottolineare che per poter accedere ai risarcimenti occorre che il 30% del comune sia stato interessato dall’avversità. I termini per sottoscrivere le polizze agevolate dal contributo pubblico sono i seguenti: - Colture a ciclo autunno primaverile: 20 aprile; • Colture permanenti: 20 aprile uva da vino, fruttiferi; • Colture a ciclo primaverile: 31 maggio;

Condifesa

Vento Forte

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La storica sede di Viale alla Vittoria del Consorzio Antigrandine fondato nel 1971

• Colture a ciclo estivo, di secondo raccolto, trapiantate: 15 luglio • Colture a ciclo autunno invernale e colture vivaistiche: 31 ottobre. Per informazioni si possono contattare gli uffici Coldiretti, telefono 0141.380.438.

LAVORAZIONE DEI NOCCIOLETI numero 4 – 2015

• Conto terzi Manuali e/o Meccaniche • RACCOLTA MECCANICA • Realizzazione nuovi impianti SPECIALE FORMULA ANNUALE: dalla potatura alla raccolta Disponibilità stipula contratto di affitto

Azienda Agricola Sillano Fabrizio Cell. 333.30.29.097 - E-mail: sillano.fabrizio@tiscali.it

RIFLESSO

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n questi giorni migliaia di imprenditori agricoli sono impegnati nel stipulare le polizze assicurative. Per chi ha qualche anno sulle spalle, si tratta della cosiddetta “Polizza Antigrandine”, anche se in realtà, per la prima volta nella storia, nata proprio ad Asti con la costituzione in Italia del primo Consorzio per la Difesa delle Colture Agricole dalle Calamità Atmosferiche (era il 1971), le avversità un tempo riconosciute dal “Fondo di Solidarietà” sono state riclassificate in tre categorie: Catastrofali, Frequenza, Accessorie (vedasi specchietto). Un’altra novità di quest’anno è l’abolizione della distinzione tra polizze pluririschio e multirischio, prevedendo unicamente polizze con la quantificazione del danno data dalla differenza tra resa effettiva e resa assicurata, tenendo conto della compromissione della qualità. C’è poi la possibilità di combinare le avversità in quattro modi: a) polizze che coprono l’insieme delle avversità: avversità catastrofali + avversità di frequenza + avversità accessorie; b) polizze che coprono le seguenti avversità: avversità catastrofali e almeno una avversità di


Cresce il Consorzio Terre di Qualità Dalla “Barbera Amica”, ai mercatini, alle forniture pubbliche

Assemblea Elettiva

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ffollata assemblea, il 1° aprile scorso, all’agriturismo “Il Buon Seme” di frazione Sessant ad Asti, per il Consorzio Terre di Qualità. Promossa da Coldiretti Asti, aderente all’Unione Europea delle Cooperative UeCoop, l’aggregazione di imprenditori agricoli si sta imponendo con successo nella missione di accorciare la filiera attraverso iniziative innovative. Promotore del primo Gruppo di Offerta di Campagna Amica dei produttori dell’Astigiano, braccio operativo del “Progetto Vino” Coldiretti e della diffusione della “Barbera Amica”, fornitore di diverse mense pubbliche con la formula a chilometro zero, il Consorzio Terre di Qualità ha saputo in questi anni aggregare con successo un centinaio di imprenditori agricoli che hanno nella qualità produttiva e nell’etica della produzione la loro principale filosofia di lavoro. Durante la serata si è discusso molto sulle strategie future del Consorzio. Innanzitutto il “Progetto Vino” che con la vendemmia 2014 ha interessato una superficie di oltre 100 ettari di vigneto. In particolare il Consorzio vorrebbe ulteriormente valorizzare il brand nato dall’iniziativa, quel marchio “Barbera Amica” che fin da subito, in questi primi tre anni di sviluppo, ha dato ai viticoltori un valore aggiunto superiore ad ogni aspettativa. Si è poi affrontato lo stato dell’arte del Gruppo d’Offerta, o meglio dei due Gas (Gruppi di Acquisto Solidale) che si sono affermati fra i consumatori. Uno presso l’Ospedale Cardinal Massaia di Asti, ogni mercoledì mattina riceve dai produttori, direttamente

Sopra: Franco Gallo, presidente uscente; a destra: Marco Reggio, neo eletto presidente del Consorzio Terre di Qualità.

presso l’ospedale, i prodotti che vengono poi suddivisi in singole confezioni e consegnati nel pomeriggio ai dipendenti dell’Azienda Sanitaria Locale. L’altro presso gli uffici di Coldiretti Asti in corso Felice Cavallotti 41 con, anche in questo caso, il conferimento dei prodotti al mercoledì mattina e la consegna ai consumatori (dipendenti, parenti, conoscenti ed amici Coldiretti) nel pomeriggio. Sempre particolare attenzione la società consortile intende riservare all’implementazione delle forniture a chilometro zero delle mense, sia pubbliche che private. In fine rimane perennemente aperta la lista di partecipazione ai tanti Agri Mercati di Campagna Amica, a fiere e manifestazioni varie, fra cui il prossimo 16 aprile in piazza Bodoni a Torino in occa-

Il 1° aprile si è svolta l’Assemblea dei Soci con la nomina dei vertici direttivi: Marco Reggio è stato nominato presidente sione dell’Expo Tour Coldiretti e all’Adunata nazionale degli Alpini a L’Aquila del prossimo maggio. Ma l’Assemblea si è riunita anche per provvedere al rinnovo delle cariche sociali. Nuovo presidente è stato nominato Marco Reggio, viticoltore, di Castelnuovo Calcea, la Vice presidenza è stata assegnata a Francesco Maccario di Castelnuovo don Bosco, mentre a completare il Consiglio di Amministrazione è stato eletto Valter Barrera di Moncalvo. L’assemblea ha anche espresso un sincero ringraziamento al Consiglio uscente, al presidente Franco Gallo che con gli altri due componenti del precedente C.d.A., Raffaele Denk e Pier Paolo Bagnasco, ha saputo far crescere il Consorzio e intraprendere numerose iniziative di successo.


Dove fare la spesa? Al mercato di “Campagna Amica” Sotto casa o in villeggiatura, tutto a portata di click sul sito internet www.campagnamica. it

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AgriMercati

In provincia di Asti sono attivi 10 Meracati di Campagna Amica, due hanno riaperto ad inizio aprile nel centro storico di Asti I PRINCIPALI MERCATI DI CAMPAGNA AMICA DELL’ASTIGIANO Asti

P.zza Statuto (piazza delle Erbe), ogni martedì pomeriggio dalle 14 alle 19

Asti

P.zza De Andrè (fronte C.so Alfieri e Università), ogni venerdì dalle 7 alle 13,30

Asti

(fronte Ospedale Cardinal Massaia), ogni lunedì dalle 7 alle 12

Bubbio

(in via Roma), specializzato in formaggi, ogni sabato pomeriggio

Calamandrana

Mercato di Terra Amica ogni sabato mattina

Castelnuovo D.B.

Mercato di vendita diretta del contadino, ogni domenica mattina

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I produttori di Campagna Amica sono poi massicciamente presenti in altre tre rassegne agroalimentare: ad Asti tutti i giorni feriali al mercato di P.zza Catena e ogni seconda domenica del mese sotto i portici di piazza Alfieri; a Canelli, tutte le prime domeniche del mese; a Nizza Monferrato, nell’ambito del Mercatino dell’Antiquariato, ogni terza domenica del mese.

duttori del nord dell’Astigiano. I produttori di Campagna Amica sono poi massicciamente presenti in altre tre rassegne agroalimentare: ad Asti tutti i giorni feriali al mercato di P.zza Catena e ogni seconda domenica del mese sotto i portici di piazza Alfieri; a Canelli, tutte le prime domeniche del mese; a Nizza Monferrato, nell’ambito del Mercatino dell’Antiquariato, ogni terza domenica del mese. La rete di Campagna Amica offre dunque la possibilità di poter sce-

gliere il luogo più comodo dove acquistare e a un prezzo equo i prodotti agroalimentari di qualità. Se poi si è in villeggiatura, tutto è a portata di un click. Sul sito internet www.campagnamica.it c’è la possibilità di una ricerca per trovare il Mercato di Campagna Amica più vicino, ma non solo c’è tutto il ventaglio di offerte garantito dai Punti Vendita Campagna Amica presso le aziende agricole. Inoltre si possono trovare tutti gli Agriturismo di Terranostra.

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on l’inizio di aprile Coldiretti riattiva tutti gli agrimercati di Campagna Amica, anche se la maggior parte sono rimasti aperti anche in inverno. Ogni mercato di Campagna Amica offre prodotti agricoli e trasformati di alta qualità ad un prezzo equo che tuteli l’ambiente ed i consumatori: mediamente -30% rispetto al servizio SMS consumatori per i prodotti generici confrontabili. Praticamente con la vendita diretta sui mercati, non ci sono intermediari e si evita l’aumento esponenziale lungo la catena di distribuzione. In provincia di Asti questa tipologia di vendita organizzata è ormai una realtà che tocca 10 location. Storicamente ad Asti il Moi, presso il mercato ortofrutticolo all’ingrosso, in piazza Saragat, è attivo ogni mercoledì e sabato dalle 7,30 alle 11. Sempre ad Asti di fronte all’Ospedale Cardinal Massaia si tiene il mercato settimanale al lunedì dalle 7 alle 12. Proprio in settimana riapriranno i due mercati del centro di Asti: in P.zza Statuto (piazza delle Erbe), ogni martedì pomeriggio dalle 14 alle 19 e in P.zza De Andrè (fronte C.so Alfieri e Università), il Mercato di Campagna Amica in Borgo Santa Maria Nuova, ogni venerdì mattina dalle 7 alle 13,30. A Bubbio il mercato si svolge ogni sabato pomeriggio nella centrale via Roma e, naturalmente, offre una “specializzazione” per i formaggi ed i prodotti caseari. A Calamandrana il mercato di Terra Amica è sempre al sabato, tornerà all’aperto dopo il periodo invernale dove è stato ospitato negli spazi dell’area mercatale della ristrutturata ex cantina sociale. A Castelnuovo don Bosco, il mercato di vendita diretta del contadino, è in funzione ogni domenica mattina e vede la partecipazione di molti pro-


Le tante novità viste al Vinitaly 2015

La kermesse di Verona ha offerto importanti spunti sul futuro del settore

Fiera di Verona

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nche quest’anno Coldiretti ha tenuto una presenza importante al Vinitaly di Verona. Oltre allo stand istituzionale della Confederazione, Coldiretti Piemonte occupava un apposito spazio realizzato con l’Associazione Gruppi Coltirvatori Sviluppo a cui hanno aderito anche una dozzina di produttori dell’Astigiano offrendo i loro vini accompagnati dalle sfiziosità del Consorzio Equaliter Terre di Qualità. Ma vediamo, in sintesi, i principali temi dibattuti a questa 49esima edizione del Vinitaly: MAI COSÌ TANTO IMPORT STRANIERO Non era mai arrivato così tanto vino straniero in Italia come nel 2014. È stato fatto segnare il record storico delle importazioni con 278 milioni di chili, in aumento del 46 per cento dall’inizio della crisi nel 2008. Da una analisi su dati Istat presentata al Vinitaly dalla Coldiretti emerge preoccupazione per il fatto che ben 228 milioni di chili (82 per cento) arriva sfuso in cisterne delle quali non si conosce la reale destinazione. La provenienza invece è soprattutto spagnola con l’arrivo di ben 154 milioni di chili di vino dalla penisola iberica e dagli Usa da dove sono sbarcati in Italia 47 milioni di chili di vino, la quasi totalità sfusi in recipienti superiori a 2 litri. Il timore è che un quantitativo elevato venga probabilmente imbottigliato in Italia e senza una adeguata tracciabilità e finisca per fare concorrenza sleale ai produttori nazionali e ingannare i consumatori. WINE BEAUTY CONTADINO In principio è stato il bagno nel vino ad inaugurare le tecniche di wellness dalla campagna ma poi dal dopobarba all’amarone alla crema viso alla linfa di vite, dallo scrub agli scarti di potatura al gel di uva rassodante, dalla crema antietà allo spumante allo shampoo al vino rosato o allo stick labbra agli estratti di foglie di vite si è verificato

un vero boom per il business del “wine beauty” con il variegato e curioso diffondersi dl prodotti di bellezza derivati dalla vigna. Una vera e propria esposizione dedicata al “Wine beauty” è stata presentata da Coldiretti al Vinitaly. Le proprietà cosmetiche derivano principalmente dal principio base dell’uva, il polifenolo, e anche dalla linfa della vite o dagli scarti della potatura in modo da deliziare non solo il palato ma prendersi cura anche del proprio corpo. Nel mondo del lavoro si affaccia così la nuova professione dell’”Agristetista”. ADDIO A 1 BICCHIERE SU 5 Dall’inizio della crisi è sparito dalle tavole degli italiani un bicchiere di vino su cinque ed i consumi sono scesi al minimo storico dall’Unità d’Italia. È quanto è emerso da una analisi Coldiretti presentata al Vinitaly dove sono stati esposti i falsi vini Made in Italy nell’angolo della vergogna. Se all’estero i problemi vengono dalle imitazioni, in Italia sono crollati gli acquisti di vino delle famiglie e i consumi nazionali sono scesi attorno ai 20 milioni di ettolitri, dietro Stati Uniti e Francia, con un taglio del 19 per cento dall’inizio della crisi nel 2008. Se la media di consumo è al di sotto dei 37 litri a persona, solo il 21 per cento degli italiani beve vino tutti i giorni e addirittura quasi la metà degli italiani (48,4 per cento) non lo beve mai durante l’anno, secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat. 1 MILIARDO DI FALSI Dal Bordolino nella versione bianco e rosso con tanto di bandiera tricolore al Meer-secco, ma ci sono anche il Barbera bianco prodotto in Romania e il Chianti fatto in California, il Marsala sudamericano e quello statunitense e il Kressecco tedesco tra le contraffazioni e imitazioni dei nostri vini e liquori più prestigiosi che complessivamente

provocano perdite stimabili in oltre un miliardo di euro sui mercati mondiali alle produzioni Made in Italy. Coldiretti, per sensibilizzare le Istituzioni in vista dell’Expo, ha allestito al Vinitaly “L’angolo della vergogna” dove, dopo le tensioni politiche e commerciali culminate con l’embargo da parte della Russia, è anche arrivato il Prosecco Made in Crimea. ARRIVO TESTO UNICO L’arrivo del testo unico sul vino taglia del 50 per cento il tempo dedicato alla burocrazia che dal vigneto alla bottiglia rende necessario adempiere a più di 70 pratiche che coinvolgono 20 diversi soggetti che richiedono almeno 100 giornate di lavoro per ogni impresa vitivinicola per soddisfare le 4000 pagine di normativa che regolamentano il settore. Il provvedimento è stato annunciato dal Ministro delle Politiche Agricole durante l’incontro “I territori viticoli italiani ad Expo - la semplificazione come strumento competitivo verso i mercati”. VINO POLIGLOTTA IN 42 LINGUE Al Vinitaly 2015 Coldiretti ha presentato numerose iniziative degli associati: dal più antico vino del mondo, a quello dell’Odissea, dal vino dei Celti, ai Borboni. Ma la vera “guest star” è stato il vino poliglotta in 42 lingue del mondo: dallo swahili al persiano, dal tigrino al russo, fino al giapponese e all’arabo scelto come simbolo dell’Expo per far conoscere a tutti i visitatori i primati del patrimonio vitivinicolo Made in Italy.


Viticoltura piemontese, parola d’ordine sburocratizzazione

Roberto Cabiale presidente di Coldiretti Asti

tà burocratiche nei confronti di ben 20 soggetti diversi che, molto spesso, non comunicano tra loro. Oltre 1000 norme di settore per un totale di 4000 pagine tra direttive, regolamenti, leggi, decreti, circolari, delibere nazionali e regionali. Tutto questo incide in media per 100 giornate all’anno pari ad oltre il 20% del tempo di lavoro dell’impresa vitivinicola. Una situazione pesante da sostenere per le aziende del nostro territorio piemontese che detiene una superficie vitata di 43 mila ettari e, nel 2014, ha registrato una produzione di oltre 3,5 milioni di quintali di uva da vino”. Al convegno ha preso parte Domenico Bosco, responsabile dell’Ufficio vitivinicolo della Confederazione nazionale Coldiretti, nel suo intervento ha fornito una panoramica di quanto è stato fatto e si sta facendo per sostenere il settore strozzato da una macchina burocratica insostenibile. “Coldiretti - ha affermato Bosco – fin dal 2010, anno di approvazione del DLGS 61/2010 sulla denominazione dei vini, ha analizzato in modo sistematico la questione: è possibile eli-

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minare almeno 40 tra adempimenti e registri con una riduzione del 50% del tempo, oltre che un risparmio di costi attualmente a carico delle imprese e della pubblica amministrazione. Tutto questo senza compromettere l’efficacia delle attività di controllo che, anzi, in molte situazioni possono aumentare. Il nostro pressing ha determinato l’attivazione di un processo di semplificazione amministrativa, sul quale si sta ancora lavorando, al fine di far confluire nella normativa in via di approvazione molti altri elementi tra cui: un sistema informatico unico, la revisione del modello di certificazione e controllo dei vini e del sistema di vigilanza sul mercato, le semplificazioni doganali, oltre che la modifica del sistema sanzionatorio e le norme di tutela del Made in Italy”. Al termine, il responsabile dell’Ufficio vitivinicolo della Confederazione nazionale Coldiretti si è soffermato sul nuovo sistema delle autorizzazioni degli impianti vitati che entrerà in vigore dal 1 gennaio 2016 determinando ufficialmente la fine dei diritti di reimpianto che attualmente vengono acquisiti direttamente dai produttori o attraverso la riserva regionale. “L’attuale sistema di gestione del potenziale produttivo viticolo sarà eliminato e non sarà più possibile trasferire i diritti di reimpianto tra i produttori in quanto le superfici vitate verranno autorizzate gratuitamente dalla Regione”, ha concluso Bosco.

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Vitivinicoltura piemontese: una prospettiva di sviluppo attraverso la semplificazione amministrativa” è stato il titolo del convegno organizzato l’11 marzo scorso a Torino da Coldiretti Piemonte. Tra gli obbiettivi: dimezzare il tempo perso dalle imprese con la burocrazia; semplificare ciò che è utile in termini di miglioramento del processo produttivo e sotto il profilo della qualità, sicurezza e riconoscibilità dei prodotti; eliminare ciò che non serve a nulla, è ripetitivo ed, a volte, intollerabile. “È stato un appuntamento importante - afferma Delia Revelli, presidente regionale Coldiretti - che fa sintesi su un progetto su cui Coldiretti lavora già da molto tempo. L’abbattimento e l’armonizzazione del numero di adempimenti nelle pratiche vitivinicole, sono una priorità per il settore e ci fa piacere che sulle nostre esigenze anche il Consiglio Regionale abbia voluto fare un significativo passo avanti con l’approvazione del disegno di Legge n. 77 “Disposizioni regionali in materia di semplificazione” con cui sono state recepite alcune delle richieste della nostra Organizzazione. A dare un’idea di quella che è attualmente la burocrazia nel settore vitivinicolo è stato Roberto Cabiale presidente di Coldiretti Asti e coordinatore del gruppo di lavoro sul vino: “Dall’impianto del vigneto alla vendita della bottiglia si contano oltre 70 attivi-

Convegno

Lo sviluppo passa attraverso la semplificazione amministrativa


Fine delle quote latte: 30 anni di danni Nel 1984 l’Italia contava 180 mila stalle, ora ne sono rimaste 36 mila

Economia

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olo 1 stalla su 5 è sopravvissuta alle quote latte. La fine, dopo oltre 30 anni, del regime in Italia ha lasciato in vita solo 36mila allevamenti. Ora, il prevedibile aumento della produzione comunitaria, rischia inolre di scatenare una ulteriore invasione di latte e derivati di scarsa qualità dall’estero, da cui per altro si importa già quasi il 40 per cento dei prodotti lattiero caseari consumati. È quanto emerso dal “Dossier sull’attuazione delle quote latte in Italia” presentato in occasione della mobilitazione di Roma degli allevatori Coldiretti per la fine del regime quote latte. Alla manifestazione era presente la pronipote della mucca “Onestina”, simbolo della battaglia per il Made in Italy degli imprenditori onesti che per una vita hanno resistito ed a caro prezzo a disattenzioni, errori, ritardi e compiacenze. Infatti trent’anni fa un’Italia disattenta acconsentì all’Unione Europea di farsi assegnare una quota produttiva molto inferiore ai reali regimi produttivi. Gli allevatori più solidi cercarono le quote e le acquistarano, molti dovettero chiudere le stalle, mentre un’esigua minoranza di allevatori disonesti beffarono tutti continuando a produrre e facendo comminare pesanti sanzioni all’Italia. All’inizio dell’applicazione del regime delle quote latte, nel 1984, in Italia erano presenti 180mila stalle, con il latte che veniva pagato in media agli allevatori 0,245 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 0,40 euro al litro (780 lire), con un ricarico quindi del 63 per cento

dalla stalla alla tavola. Nel 2000 agli allevatori il latte veniva pagato 0,32 euro al litro mentre i consumatori lo pagavano 1 euro al litro, con un aumento del 213 per cento dalla stalla alla tavola. Oggi la forbice si è ulteriormente allargata e il prezzo del latte fresco moltiplica più di quattro volte dalla stalla allo scaffale, con un ricarico del 317 per cento con il latte che viene pagato agli allevatori in media 0,36 centesimi al litro mentre al consumo il costo medio per il latte di alta qualità è di 1,5 euro al litro. In altre parole il prezzo pagato agli allevatori è aumentato di poco più 10 centesimi mentre il costo per i consumatori è cre-

sciuto di 1,1 euro al litro, a valori correnti. Il rischio reale ora è che dalle frontiere italiane passano arrivare ancora più prodotti concorrenziali e falsi Made in Italy. Attualmente ogni giorno arrivano dall’estero 24 milioni di litri di latte equivalente tra cisterne, semilavorati, formaggi, cagliate polveri di caseina per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani.

Fusione Kraft-Heinz

Da Plasmon a Sottilette i cibi “cult”

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Dai biscotti Plasmon nati in Italia nel 1902 alle Sottilette sono alcuni dei prodotti “cult” coinvolti nella fusione tra Kraft e Heinz che segna la nascita del quinto maggiore gruppo alimentare al mondo. I due grandi marchi sono diffusi in Italia con i loro prodotti globali dal ketchup alla maionese, ma anche con specialità tipicamente nazionali immancabili sulle tavole delle famiglie. Un esempio è la linea di alimenti senza glutine venduti

con il marchio BiAglut dal 1964 oppure quelli venduti con il marchio Aproten per l’alimentazione ipoproteica che fanno capo al Gruppo Heinz.


Dopo 6 anni gli italiani aumentano la spesa Nonostante la verdura segni un aumento del prezzo al dettaglio del 12,5%

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Russia: persi 236 milioni di export in un mese

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e esportazioni di prodotti Made in Italy in Russia sono crollate del 29 per cento nel mese di febbraio, per una perdita di circa 236 milioni di euro. È quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base dei dati Istat sul commercio extra Ue. Le tensioni politiche hanno avuto riflessi anche sugli scambi non colpiti direttamente dall’embargo, ma particolarmente significativi per l’Italia. Resta pesante il bilancio per i prodotti interessati direttamente dal blocco scattato dal 7 agosto che ha sancito il divieto all’ingresso di una lista di prodotti agroalimentari che comprende frutta e verdura, formaggi, pesce, carne e salumi. Ai danni diretti vanno aggiunti quelli indiretti determinati dalla dif-

fusione sul mercato russo di imitazioni low cost dei prodotti italiani che rischiano di scalfire l’immagine dei prodotti originali nel tempo, dal parmesan al provolone, dalla mozzarella al salame. Lo stop alle importazioni dall’Italia ha infatti provocato in Russia un vero boom nella produzione locale di prodotti Made in Italy taroccati, dal salame Italia alla mozzarella “Casa Italia”, dall’insalata “Buona Italia” alla Robiola Unagrande, ma anche la mortadella Milano o il parmesan Pirpacchi tutti rigorosamente realizzati nel Paese di Putin. Solo nel 2014, tra embargo e tensioni politiche, l’Italia ha perso oltre 1,25 miliardi di export in Russia, con un crollo dell’11,6 per cento rispetto all’anno precedente.

Attualità

Oltre al danno dell’embargo sono cresciute le imitazioni del Made in Italy

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Gli alimenti stranieri sono più rischiosi I prodotti irregolari extra Ue sono 4 volte di più

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cquistando prodotti extracomunitari è quattro volte più probabile di mettere nel carrello alimenti con un contenuto irregolare di pesticidi. È quanto emerge da una analisi Coldiretti sulla base della relazione dell’Autorità per la sicurezza alimentare (Efsa). In media il 97% dei campioni di alimenti valutati contiene livelli di residui chimici che rientrano nei limiti di legge. Emergono tuttavia profonde dif-

ferenze con le irregolarità che per i prodotti di origine comunitaria sono appena l’1,4 per cento del totale mentre per quelli extracomunitari salgono al 5,7 per cento, ben 4 volte maggiori.La situazione è ancora diversa per i prodotti Made in Italy, con appena lo 0,6 per cento di prodotti con residui chimici oltre il limite, anche perché in Italia si trova il maggior numero di produttori biologici dell’Unione Europea.

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ispetto allo scorso anno, i prezzi della verdura sono aumentati del 12,5 per cento. In parte a causa del maltempo che ha distrutto le coltivazioni invernali in campo come cavoli, verze, cicorie, carciofi, radicchio e broccoli e danneggiato quelle in serra lungo tutta la Penisola, in parte a causa della dell’andamento dell’economia. È quanto emerge dai dati sull’andamento dell’inflazione in Italia nel mese di marzo che evidenziano anche un aumento del 3,5 per cento dei prezzi dell’olio e dell’1,5 per cento per quelli della frutta. L’andamento dei prezzi è accompagnato da una inversione di tendenza positiva sul lato dei consumi. Dopo sei anni di flessione si arresta la caduta dei consumi alimentari degli italiani che nel 2015 riprendono a salire. A dimostrarlo dono i dati diramati dall’Istat sulla fiducia di consumatori e imprese nel mese di marzo. Tutto questo dopo sei anni consecutivi di calo superiore ai 2 punti medi annui. La spesa alimentare, con un importo complessivo di 215 miliardi, è la principale voce del budget delle famiglie dopo l’abitazione. Si auspica ora che questa inversione di tendenza possa trasferirsi alle imprese agricole, attraverso una adeguata remunerazione dei prodotti dopo che nel 2014 alle difficoltà economiche si sono sommate quelle climatiche. I dati consuntivi sul commercio al dettaglio dei prodotti alimentari hanno fatto registrare un aumento delle vendite del 2,9 per cento a gennaio 2015 rispetto allo stesso mese dello scorso anno, con un vero boom per i discount che mettono a segno un +5,6 per cento, ma incrementi per gli alimentari si registrano anche nella grande distribuzione (+3,6 per cento) e nei piccoli negozi (+0,6 per cento).


Carni fresche: c’è l’etichetta obbligatoria

Dal 1 aprile si dichiara l’origine di maiali, agnelli e capretti

Origine dei prodotti

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inalmente non sarà più anonima la provenienza della carne fresca di maiale, di agnello e capretto grazie all’entrata in vigore dal primo aprile anche in Italia del nuovo Regolamento che impone l’indicazione del paese di origine o del luogo di provenienza delle carni fresche, refrigerate o congelate di animali della specie suina, ovina, caprina e di volatili. È questo il risultato della lunga battaglia di Coldiretti per la trasparenza. Il prodotto al 100% tricolore, deve ora avere in etichetta la scritta “Origine Italia” che sta a significare come tutte le fasi, dalla nascita all’allevamento fino alla macellazione siano state svolte sul territorio nazionale. Una storica novità che giunge dopo gli scandali della carne di maiale tedesca alla diossina venduta in tutta Europa e degli agnelli ungheresi spacciati per italiani. Si completa così un percorso iniziato circa 15 anni fa, dall’obbligo di etichettatura di origine per la carne bovina fresca, introdotta sotto la spinta dell’emergenza “mucca pazza” con il regolamento Ce 1760/2000 che impose anche l’indicazione del luogo di nascita, oltre a quello di allevamento e macellazione. Dalla nuova norma restano ingiustamente escluse la carne di coniglio, particolarmente diffusa a livello nazionale, e quella di cavallo oggetto del recente scandalo, ma anche le carni di maiale trasformate in salumi. Una carenza particolarmente grave che va colmata al più presto, in una situazione in cui

Dopo gli scandali della carne di maiale alla diossina tedesca e agnelli ungheresi spacciati per italiani, mai più anonima la provenienza della carne fresca “La nuova etichetta della carne di maiale e di pollame nato, allevato e macellato in Italia” (etichetta carne); “La nuova etichetta della carne di maiale se gli animali hanno svolto parte del ciclo all’estero”

in Italia due prosciutti su tre sono fatti da maiali stranieri ma il consumatore non lo può sapere, e la situazione non è certo migliore per salami, soppressate, coppe o pancette. Su questi prodotti come su altri l’eventuale obbligo dell’origine dipenderà dagli studi di impatto che la Commissione Europea sta realizzando, con un certo ritardo sui tempi previsti dal Regolamento 1169/2011, nonché dalle successive valutazioni politiche degli Stati membri. Braciole e arista di maiale come pure cosciotti e carrè di agnello avranno dunque d’ora in poi la carta di identità e non potranno più circolare in confezioni anonime. Con l’entrata in vigore del Regolamento Ue 1337/2013 dal primo aprile 2015 sull’etichetta delle carni di suino, ovino, caprino e volatili in vendita, dovrà comunque essere riportata una delle due

seguenti indicazioni: . “Allevato in…” seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo e poi “Macellato in…” seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo, oppure si può indicare . “Origine…” seguito dal nome dello Stato membro o del Paese terzo ma solo se l’animale è nato, allevato e macellato in un unico Stato membro o Paese terzo. Il regolamento prevede delle specifiche casistiche sui tempi di permanenza in un determinato Paese e di peso raggiunto dall’animale, per poter indicare in etichetta qual è il luogo di allevamento e di macellazione. “Questa positiva novità introdotta dall’Europa è una tappa di un lungo percorso per garantire scelte di acquisto consapevoli ai consumatori” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo sottolineando


La pizza è patrimonio dell’umanità Traguardo raggiunto il 26 marzo scorso grazie a 300 mila adesioni

Roberto Moncalvo nel sottolineare che ”quando un prodotto diventa globalizzato il rischio è che se ne perda l’origine ed è proprio il caso dell’arte della pizza”. Il riconoscimento dà valore ad una tradizione sostenibile, attenta alla naturalità, che parla di materie prime povere e d’ingegnosità umana, di genialità di donne e uomini che volevano trovare modi gustosi e sostanziosi per nutrire le proprie famiglie e la propria comunità.

Attualità

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l 26 marzo la Commissione italiana Unesco ha dato il via libera all’iscrizione della pizza nella lista Unesco del patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Per raggiungere l’importante traguardo, nella stessa giornata Coldiretti è tenuto alta l’attenzione con una mobilitazione corredata da 300mila firme raccolte insieme all’Associazione Pizzaiuoli Napoletani e alla fondazione UniVerde dell’ex ministro dell’Agricoltura Alfonso Pecoraro Scanio. Anche nell’Astigiano sono state raccolte centinaia di sottoscrizioni per raggiungere l’obbiettivo. “Il riconoscimento dell’Unesco ha un valore straordinario per l’Italia che è il Paese dove più radicata è la cultura alimentare e la pizza rappresenta un simbolo dell’identità nazionale”, ha affermato il presidente della Coldiretti

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Riforma delle pensioni serve fare chiarezza

Federpensionati: dare certezze dopo gli annunci di modifiche alla legge

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ulle pensioni serve fare chiarezza. Ad affermarlo è la Federpensionati Coldiretti dopo i recenti annunci circa l’arrivo di nuove modifiche alla legge in materia. In un tema così delicato per la vita dei cittadini anziani, sottolinea l’organizzazione, è oggi quanto mai necessario dare certezze. Federpensionati Coldiretti ha denunciato il crescente disagio sociale che vivono i propri associati e le loro famiglie sulle cui spalle si sono sempre più massicciamente scaricate le disfunzioni dell’intervento pubblico.

La difficile situazione economica e sociale del Paese ha avuto ripercussioni molto negative sulla vita dei pensionati delle aree rurali che devono, fra l’altro, far fronte alle crescenti spese della vita quotidiana e all’insufficienza dei servizi pubblici.
 “Per queste ragioni – sottolinea il Presidente della Federpensionati Coldiretti, Antonio Mansueto - è necessario non suscitare attese impossibili, ma adottare provvedimenti concreti ed immediati, che siano finalizzati ad alleviare le difficoltà, soprattutto, di quanti vivono con pensioni molto basse, anche al disotto del trattamento minimo”.

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anche che “la battaglia continua perché in una situazione di difficoltà economica bisogna portare sul mercato il valore della trasparenza a vantaggio dei consumatori e dei produttori agricoli”. L’Italia che nell’alimentare ha conquistato primati qualitativi e sanitari deve essere capofila nell’Unione Europea nel sostenere le politiche di tutela della sicurezza alimentare che sono al centro dei lavori dell’Expo. L’etichettà c’è L’obbligo per gli operatori di indicare in etichetta il luogo di allevamento e di macellazione delle carni di maiale, capra e pecora rappresenta un nuovo passo avanti del cammino iniziato a livello comunitario dalla carne bovina dopo l’emergenza mucca pazza nel 2002, mentre dal 2003 è d’obbligo indicare varietà, qualità e provenienza nell’ortofrutta fresca. Dal primo gennaio 2004 c’è il codice di identificazione per le uova e, a partire dal primo agosto 2004, l’obbligo di indicare in etichetta il Paese di origine in cui il miele è stato raccolto. Il 1° luglio 2009 è scattato l’obbligo di indicare anche l’origine delle olive impiegate nell’olio. L’Italia sotto il pressing della Coldiretti è all’avanguardia in questo percorso: il 7 giugno 2005 è scattato l’obbligo di indicare la zona di mungitura o la stalla di provenienza per il latte fresco; dal 17 ottobre 2005 l’obbligo di etichetta per il pollo Made in Italy per effetto dell’influenza aviaria; a partire dal 1° gennaio 2008 l’obbligo di etichettatura di origine per la passata di pomodoro. Purtroppo però l’etichetta resta ancora anonima per i salumi, i succhi di frutta, la pasta ed i formaggi.


Novità per l’etichettatura volontaria delle carni bovine In Italia esistono ben 163 disciplinari di etichettatura volontaria

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ovità in materia di etichettatura volontaria delle carni bovine. Sulla Gazzetta ufficiale n.56 del 9 marzo scorso è stato pubblicato il Decreto del Ministero delle Politiche agricole (il n. 876 del 16/1/2015), che sostituisce il precedente dispositivo sulle indicazioni e modalità applicative relative all’etichettatura obbligatoria e facoltativa delle carni bovine. La normativa in materia, lo ricordiamo, è stata modificata di recente a livello comunitario dal Reg. (UE) n. 653/2014, che ha soppresso gli articoli 16, 17 e 18 del Reg. 1760 relativi proprio al sistema di etichettatura facoltativa delle carni bovine. Tuttavia, con il nuovo decreto ora pubblicato, il Mipaaf mantiene la possibilità di etichettare alcune informazioni facoltative, consentendo agli allevatori e alle loro associazioni di fornire informazioni suppletive in etichetta, a condizione che vi sia un adeguato sistema di controllo e certificazione. Le informazioni facoltative sull’animale e sulle relative carni, apposte sulle etichette delle confezioni di carne bovina (preconfezionati e preincartati), possono riguardare: a) l’animale: razza o tipo genetico, indicazioni relative al benessere animale; b) l’allevamento: azienda di allevamento, sistema di allevamento, la razione alimentare, i trattamenti terapeutici, l’epoca di sospensione dei trattamenti terapeutici, indicazioni relative all’alimentazione; c) la macellazione: periodo di frollatura delle carni. L’operatore che intende etichettare la carne bovina con informazioni facoltative deve garantire il riscontro della veridicità delle informazioni medesime, mettendo a disposizione una banca dati dalla quale è possibile risalire

ai codici di rintracciabilità riportati sulla documentazione ufficiale medesima e inserita nella Banca Dati Nazionale (BDN) dell’anagrafe bovina; in caso di lotti di carne bovina con codici o numeri di rintracciabilità della carne bovina diversi, da quelli contenuti nella BDN, gli operatori o le organizzazioni che commercializzano carni bovine devono mettere a disposizione tutti i codici di rintracciabilità delle carni che costituiscono il lotto. Rispetto al vecchio Dm 30/8/2000, il nuovo decreto chiarisce che l’etichettatura facoltativa non si applica alle carni bovine Dop/ Igp (Reg. UE 1151/2012), biologiche (Reg. Ce 834/2007) e ai Sistemi di Qualità Nazionali (Reg. Ce 1974/2006), anche se di fatto il Mipaaf non ha mai autorizzato informazioni facoltative per queste tipologie. Inoltre, vengono per così dire “liberalizzate” alcune informazioni facoltative desumibili direttamente o indirettamente dalla documentazione ufficiale (es. passaporto), purché verificabili nella Banca Dati Nazionale dell’anagrafe bovina, come ad esempio età, sesso, categoria, ecc. Infine, il tempo minimo di conservazione della documentazione cartacea e informatica necessaria allo svolgimento di quanto previsto dal disciplinare viene ridotto da due anni ad almeno un anno. Da notare come nel periodo 2000 – 2014 sono stati individuati ben 163 disciplinari di etichettatura volontaria (di cui 91

operanti): lo scopo del nuovo Dm è quindi quello garantire una comunicazione ottimale e la massima trasparenza nella commercializzazione di alcune informazioni facoltative, non riscontrabili dalla documentazione ufficiale, riguardanti il bovino, le metodiche di allevamento e di alimentazione. L’etichettatura facoltativa rappresenta un valido strumento di comunicazione verso il consumatore, integrando sistemi esistenti indispensabili a garantire un prodotto controllato, sicuro e con caratteristiche definite. Inoltre, un sistema certificato di informazioni può consentire una attività di formazione e promozione nei confronti dei consumatori, volte ad apprezzare le carni nazionali e ad accrescerne la consapevolezza nell’acquisto.


ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

Gluconobacter Acetobacter nei mosti e nei vini lo. In carenza di ossigeno, i batteri acetici possono ossidare l’acido lattico con formazione di acetoino ( fino a 30 mg/L), che anch’esso combina la solforosa. Sotto il profilo sensoriale non è da sottovalutare la produzione di acetato di etile con l’esterificazione di alcol etilico e acido acetico. L’acetato di etile viene prodotto anche dai lieviti fino a concentrazioni di circa 50 mg/L. La sua soglia di percezione organolettica è intorno ai 150-160 mg/L, mentre la soglia di percezione dell’acido acetico è intorno ai 0,70 – 0,80 g/L nei vini rossi e circa 1 g/L nei vini bianchi. Il Genere Gluconobacter ha minore tolleranza all’alcol ( fino ad un massimo di 5 gradi ) per cui si trova solo sulle uve e nei mosti. È presente in particolare sulle uve botritizzate, colpite da marciume acido e nei mosti concentrati e rettificati su cui prolifera facilmente. Si trova sotto forma di cellule singole, appaiate, raramente in catenelle, di forma ellissoidale o a bastoncelli, con dimensioni variabili di 0,6-0,8 x 1,0-4,0 µm e con forme soprattutto mobili con ciglia polari. Si tratta di batteri aerobi obbligati, privi di metabolismo fermentativo, a catalasi fortemente positiva, con un ottimo di temperatura intorno ai 25-30°C, un ottimo di pH intorno a 5,5-6,0 e poco tolleranti all’alcol; scompaiono rapidamente durante la vinificazione. L’unica specie che interessa il settore enologico è Gluconobacter oxydans. Essi, in presenza di ossigeno, si procurano carbonio ed energia preferibilmente con l’ossidazione degli zuccheri da cui si ottengono prodotti chetonici o direttamente

Con un travaso il vino si arricchisce di 3-4 mg/L di ossigeno che può produrre da 0,003 a 0,007 g/L di acido acetico. Le analisi chimiche di routine non sono in genere sufficienti a verificare i rischi di alterazione. Può essere d’aiuto la prova di tenuta all’aria. Articolo redatto da Secondo Rabbione, responsabile del Centro Studi Vini del Piemonte anidride carbonica. L’ossidazione completa degli zuccheri è inibita con pH inferiori a 3,5. In questi casi si ha formazione importante di prodotti chetonici che combinano la solforosa riducendo la quota di solforosa libera. Per questo gli attacchi di Gluconobacter rendono difficile la conservazione dei vini dolci. Essi non ossidano l’acido lattico e l’acido acetico. I batteri acetici si sviluppano in generale su tutti i materiali di cantina, sulle vinacce e nei recipienti scolmi. Non si sviluppano durante la fermentazione alcolica e la malolattica a causa del basso potenziale di ossidoriduzione che si viene a creare. Sulle uve sane si riscontrano soltanto i Gluconobacter oxydans in numero molto limitato (102 UFC/ grammo) mentre sulle uve ammuffite si riscontrano Gluconobacter e Acetobacter fino a 105 – 106 UFC/ grammo. Prima della raccolta, sulle uve guaste, i Gluconobacter metabolizzano gli zuccheri producendo sostanze con funzione chetonica che bloccano la solforosa aggiunta in

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ome detto nel precedente numero i batteri acetici appartengono alla famiglia delle Acetobacteriace ed ai generi Acetobacter e Gluconobacter. Il genere Acetobacter si presenta sotto forma di cellule singole, appaiate o in catenelle, di forma ellissoidale o a bastoncini diritti o leggermente ricurvi, con dimensioni variabili di 0,6-0,8 x 1,0-5,0 µm, non mobili o mobili con ciglia intorno alla cellula. I microorganismi sono aerobi obbligati, privi di metabolismo fermentativo, con catalasi positiva, salvo alcune eccezioni, con una temperatura ottimale di sviluppo tra i 25 e 30°C e con un pH ottimale tra 5,4 e 6,3. Le principali specie che riguardano il settore enologico sono l’Acetobacter aceti, e pasteurianus che hanno una maggiore tolleranza all’alcol per cui si trovano nei mosti in fermentazione e nei vini. Gli Acetobacter si procurano il carbonio e l’energia preferibilmente con l’ossidazione dell’alcol etilico, ma anche della glicerina, dell’ acido citrico, acido lattico e lattati. L’ossidazione dell’alcol avviene con formazione di aldeide acetica prima e poi di acido acetico con l’intervento di due deidrogenasi. In condizioni di forte aerobiosi si forma solo acido acetico. Se si riduce l’ossigeno si accumula aldeide acetica che combina la solforosa. L’etanale si accumula anche con elevate concentrazioni di acido acetico che inibiscono la seconda deidrogenasi. L’acido acetico può essere completamente ossidato ad anidride carbonica ed acqua ma tale reazione è inibita dalla presenza di etano-

Misura 111-1B

Classificazione e fasi di sviluppo dei batteri acetici sull’uva e nello stoccaggio di mosti e vini


ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

Misura 111-1B

ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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vinificazione. Nei mosti che derivano dalla pigiatura di uve parzialmente ammuffite, si trovano acido acetico, acetato di etile, glicerina fino a 2 g/L e diidrossiacetone prodotto dai batteri acetici a partire dalla glicerina. Il diidrossiacetone produce un sentore misto dolciastro ed etere. In questi mosti l’acido acetico prodotto dai batteri in partenza, inibisce sia la fermentazione alcolica che la malolattica. Essi producono anche altre sostanze inibitrici dei lieviti. Durante lo stoccaggio si sviluppa soprattutto L’Acetobacter aceti che si moltiplica con l’arricchimento di ossigeno durante i travasi. Con un travaso il vino si arricchisce di 3-4 mg/L di ossigeno che possono produrre da 0,003 a 0,007 g/L di acido acetico; il tenore prodotto dipende dalla popolazione, dal tenore di alcol, di solforosa, dal pH, dalla temperatura e dal potenziale redox. In certi casi Acetobacter aceti può

anche raggiungere 108 cellule/mL. Nella fase moltiplicativa vengono prodotti ac. acetico, acetaldeide, diidrossiacetone (dalla glicerina), acetoino. In queste situazione occorre evitare ogni arricchimento di ossigeno, solfitare, impiegare le basse temperature, quando possibile abbassare il pH e impiegare gas inerti (azoto e miscele di azoto e anidride carbonica). Dopo il travaso la popolazione si riduce gradualmente fino a 102 – 104 cellule/mL, per poi risalire con il travaso successivo. Spunto acetico ed acescenza I vini presentano valori di acidità volatile da 0,30 a 0,60 g/L dovuti all’attività dei lieviti e dei batteri lattici. Normalmente, tenori superiori a questi sono da attribuire all’attività dei batteri acetici. La fase iniziale dell’acescenza viene definita spunto acetico (fino ad 1 g/L di ac. acetico).

Con valori superiori si parla di acescenza. I batteri acetici formano acetato di etile nella fase iniziale dello spunto acetico mentre lo distruggono nella fase dell’acescenza. Esso non viene prodotto dai batteri e nelle malattie indotte dai batteri lattici. Controllo dell’acidità volatile: prova di tenuta all’aria Le analisi chimiche di routine non sono in genere sufficienti a verificare i rischi di alterazione. Può essere molto d’aiuto la prova di tenuta all’aria. Si prova l’acidità volatile sul vino in esame ed eventualmente si effettua un esame microscopico. Un contenitore da 250 mL viene riempito per metà con il vino, evitando qualsiasi contaminazione. Si tappa con cotone e si pone in termostato a 27-28°C per 48 ore. Trascorse le 48 ore si verifica con l’analisi l’incremento dell’acidità volatile ed eventualmente l’esame microscopico.


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Si allargano le attività connesse all’agricoltura

Entrano le paste alimentari, gli sciroppi di frutta e la silvicoltura

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on la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale n. 62 del 16 marzo scorso, si allargano i beni oggetto delle attività connesse in agricoltura. Entrano

a far parte delle attività produttive di reddito agrario le produzioni delle paste alimentari (fresche o secche), gli sciroppi di frutta e quelle derivanti dall’attività di ma-

nipolazione nella selvicoltura. Da notare come tali attività potranno già essere inserite nei modelli dichiarativi 2015 in riferimento ai redditi prodotti nell’anno 2014.

Prodotti

(10.11.0 - 10.12.0)

Produzione di carni e prodotti della loro macellazione.

(ex 10.13.0)

Produzione di carne essiccata, salata o affumicata, salsicce e salami.

(ex 10.31.0)

Lavorazione e conservazione delle patate, escluse le produzioni di puré di patate disidratato, di snack a base di patate, di patatine fritte e la sbucciatura industriale delle patate.

(10.32.0)

Produzione di succhi di frutta e di ortaggi.

(10.39.0)

Lavorazione e conservazione di frutta e di ortaggi.

(01.26.0 - 10.41.1 - 10.41.2)

Produzione di olio di oliva e di semi oleosi.

(ex 10.62.0)

Produzione di olio di semi di granoturco (olio di mais).

(01.41.0 - 01.45.0 - 10.51.1 - 10.51.2)

Trattamento igienico del latte e produzione dei derivati del latte.

(da 10.61.1 a 10.61.3)

Lavorazione delle granaglie.

(ex 10.61.4)

Produzione di farina o sfarinati di legumi da granella secchi, di radici o tuberi o di frutta in guscio commestibile.

(ex 10.71.1)

Produzione di pane.

(ex 10.73.0)

Produzione di paste alimentari fresche e secche.

(01.21.0 - 11.02.1 - 11.02.2)

Produzione di vini.

(ex 11.01.0)

Produzione di grappa.

(ex 10.84.0)

Produzione di aceto.

(ex 11.03.0)

Produzione di sidro e di altri vini a base di frutta.

(11.06.0) e (11.05.0)

Produzione di malto e birra.

(ex 10.91.0)

Disidratazione di erba medica.

(ex 10.89.0)

Lavorazione, raffinazione e confezionamento del miele.

(ex 10.81.0)

Produzioni di sciroppi di frutta.

(ex 10.20.0)

Produzione e conservazione di pesce, crostacei e molluschi, mediante congelamento, surgelamento, essiccazione, affumicatura, salatura, immersione in salamoia, inscatolamento e produzione di filetti di pesce.

01.11, 01.12, 01.13, 01.15, 01.16, 01.19, 01.21, 01.23, 01.24, 01.25, 01.26, 01.27, 01.28 e 01.30, nonchè di quelli derivanti Manipolazione dei prodotti derivanti dalle coltivazioni dalle attività di cui ai sopra elencati gruppi e classi.

(02.10.0 e 02.20.0)

Manipolazione dei prodotti derivanti dalla silvicoltura, comprendenti la segagione e la riduzione in tondelli, tavole, travi e d altri prodotti similari compresi i sottoprodotti, i semilavorati e gli scarti di segagione delle piante.

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Codice ATECO

Misura 111-1B

Attività connesse inserite a reddito agrario


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La prelazione Agraria

I casi particolari in cui esercirate il diritto

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’articolo 8 comma 1 della legge n.590 del 1965 stabilisce che il diritto di prelazione nasce in caso di trasferimento del fondo a titolo oneroso. Quando cioè viene trasferita la proprietà di un fondo in cambio di una controprestazione (che è di regola una somma di denaro). Sono invece esclusi dalla prelazione gli atti divisori in cui non è un trasferimento della proprietà del fondo a titolo oneroso, e le donazioni che sono a titolo gratuito. Atto di trasferimento a titolo oneroso è soprattutto la vendita. Essa può riguardare l’intero fondo o una porzione di esso. La prelazione nasce anche in caso di alienazione della nuda proprietà con riserva dell’usufrutto da parte dell’alienante. Anche in questo caso l’esercizio della prelazione per la sola nuda proprietà è possibile poiché gli scopi della legge sono destinati ugualmente a realizzarsi nel tempo. Difatti il coltivatore ha in ogni caso la giuridica aspettativa della riunione nelle sue mani in

un tempo più o meno prossimo della proprietà e dell’usufrutto. Specificando che il coltivatore continua a condurre il fondo in virtù del rapporto agrario preesistente concluso con il concedente - alienante divenuto quindi usufruttuario. Il diritto di prelazione compete anche nel caso di vendita del fondo all’asta pubblica disposta dall’autorità giudiziaria. L’aggiudicazione del fondo deve ritenersi infatti condizionata al mancato esercizio di detto diritto da parte del titolare, e quindi solo nel caso che questo non lo eserciti, l’aggiudicazione produce i suoi effetti. La stessa regola si applica nel caso di fondo di proprietà di un ente pubblico che venga alienato dall’Ente con il metodo dei pubblici incanti. Si può sostenere in merito che il bando d’asta non costituisce

una valida alternativa alla notifica della proposta al titolare del diritto di prelazione secondo quanto previsto dall’art.8 L.590/65. Quindi nel caso in cui un fondo venga alienato da un Ente pubblico a mezzo di gara pubblica aperta a tutti (pubblici incanti o a gara ristretta licitazione privata) l’aggiudicazione del fondo deve ritenersi, invero, condizionata al mancato esercizio di tale diritto da parte del titolare al quale deve essere notificato il verbale di aggiudicazione, con la conseguenza che solo nel caso di mancato esercizio del diritto di prelazione, l’aggiudicazione produce i suoi effetti.


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Svolta per la combustione dei residui di potatura nell’ambito della propria competenza, a disciplinare la materia. Tali norme sono state impugnate davanti alla Corte costituzionale. Successivamente, il legislatore statale è intervenuto sulla materia, con l’art. 14, comma 8, lettera b), del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 che precisa che le attività di raggruppamento e abbruciamento in piccoli cumuli e in quantità giornaliere non superiori a tre metri steri per ettaro dei materiali vegetali di cui all’articolo 185, comma 1, lettera f) del codice ambientale medesimo, effettuate nel luogo di produzione, costituiscono normali pratiche agricole consentite per il reimpiego dei materiali come sostanze concimanti o ammendanti e non attività di gestione dei rifiuti» (art. 182, comma 6-bis, del d.lgs. n. 152 del 2006). Al tempo stesso, il legislatore statale ha vietato la combustione di residui vegetali agricoli nei periodi di massimo rischio per gli incendi boschivi, dichiarati dalle regioni e ha attribuito ai comuni e alle altre amministrazioni competenti in materia ambientale «la facoltà di sospendere, differire o vietare la combustione del materiale di cui al presente comma all’aperto in tutti i casi in cui sussistono condizioni meteorologiche, climatiche o ambientali sfavorevoli e in tutti i casi in cui da tale attività possano derivare rischi per la pubblica e privata incolumità e per la salute umana, con particolare riferimento al rispetto dei livelli annuali delle polveri sottili (PM10)». La Corte Costituzionale, chiamata a pronunciarsi sulle leggi re-

gionali, ha precisato che, come attestato a più riprese dalla Corte di Cassazione (si veda, da ultimo, la sentenza 7 gennaio 2015, n. 76), l’articolo 185, comma 1, lettera f), del codice dell’ambiente (e quindi anche le corrispondenti disposizioni della direttiva n. 2008/98/CE) consentiva – pure anteriormente all’introduzione del comma 6-bis all’art. 182 – di annoverare tra le attività escluse dall’ambito di applicazione della normativa sui rifiuti l’abbruciamento in loco dei residui vegetali, considerato ordinaria pratica applicata in agricoltura e nella selvicoltura. In tale prospettiva, ha ritenuto che il legislatore regionale fosse legittimamente intervenuto sul punto, nell’esercizio della propria competenza nella materia «agricoltura», di carattere residuale per le Regioni a statuto ordinario ed esclusiva per la Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia. Ha inoltre precisato che: “peraltro, dato che attiene alla «tutela dell’ambiente», di competenza esclusiva dello Stato, la definizione degli ambiti di applicazione della normativa sui rifiuti, oltre i quali può legittimamente dispiegarsi la competenza regionale nella materia «agricoltura e foreste», restano fermi i vincoli posti dal sopravvenuto comma 6-bis dell’art. 182 del codice dell’ambiente al fine di assicurare che l’abbruciamento dei residui vegetali in agricoltura – in conformità del resto a quanto stabilito dalla normativa dell’Unione europea – non danneggi l’ambiente o metta in pericolo la salute umana”.

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’abbruciamento in loco dei residui vegetali va considerato, da sempre, ordinaria pratica applicata in agricoltura e nella selvicoltura ed è nel potere della Regione legiferare in merito. Questo è quanto chiarito dalla Corte Costituzionale, in diverse sentenze, chiamata a pronunciarsi sulle norme approvate dalle Regioni per disciplinare la fattispecie, nelle more della definizione di una normativa statale di riferimento (cfr. sentenze Corte Costituzionale n.16/2015 e 38/2015).Il problema interpretativo si era posto, inizialmente, a causa della diffusione sul territorio di interpretazioni contraddittorie e, talvolta, di indicazioni contrastanti da parte delle Pubbliche Amministrazioni e degli organi di controlli sulla questione relativa all’applicabilità della normativa in materia di rifiuti alla fattispecie della combustione controllata sul luogo di produzione degli scarti di potatura derivanti dalle attività agricole. A ciò si era aggiunta la complicazione derivante dalla approvazione, nell’ambito del decreto legge 10 dicembre 2013, n.136 (cd. Decreto Terra dei fuochi), delle disposizioni penali sulla combustione illecita di rifiuti che, se interpretate in maniera restrittiva, rischiavano di rendere addirittura applicabili onerosissime sanzioni penali alle ipotesi di combustione controllata dei residui vegetali prodotti nell’ambito delle attività agricole. Nelle more, quindi, della approvazione di una norma nazionale, molte Regioni hanno provveduto,

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Per la Corte Costituzionale è normale pratica agricola decisa dalle Regioni


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Corretta gestione dei rifiuti fitosanitari (Tratto da: Guida all’uso corretto dei prodotti fitoterapici della Regione Piemonte)

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a legislazione attuale in materia rifiuti prevede una precisa responsabilità dell’imprenditore agricolo, in quanto produttore di rifiuti, nei riguardi dell’ambiente; questa responsabilità riguarda molte fasi della gestione dei rifiuti, compreso l’impiego di prodotti fitosanitari e la gestione delle relative rimanenze. Pur riconoscendo che questa normativa può risultare ai non addetti del settore particolarmente complessa e di difficile comprensione, essendo in continua evoluzione, le conseguenze che possono derivare dalla sua mancata applicazione possono provocare alle aziende gravi danni, soprattutto economici, come ad esempio l’irrogazione di sanzioni penali e amministrative, nonché rischiose ricadute economiche a seguito dei controlli sui criteri di condizionalità per la concessione di contributi. Sono rifiuti fitosanitari: • le rimanenze di prodotti fitosanitari non più utilizzabili (comprese le miscele inutilizzate rimaste all’interno della irroratrice); • i prodotti fitosanitari revocati o scaduti; • gli imballaggi primari costituiti dai contenitori dei prodotti fitosanitari; • altri materiali filtranti o derivanti dal tamponamento di perdite o di gocciolamenti (come ad es. stracci, carta, filtri, segatura), contaminati da prodotti fitosanitari. Tutti questi rifiuti devono essere gestiti come rifiuti speciali attraverso il conferimento ad ope-

Esempi di corretta modalità di stoccaggio degli agrofarmaci e dei rifiuti derivati

ratori specializzati e non possono mai essere recuperati o smaltiti all’interno dell’azienda. La gestione dei rifiuti derivanti dall’uso dei prodotti fitosanitari avviene sostanzialmente in due momenti distinti: • il deposito temporaneo all’interno dell’azienda (in attesa della consegna a ditte specializzate); • il conferimento a operatori specializzati per lo smaltimento o il recupero. Il deposito temporaneo in azienda, che non necessita di autorizzazione, è l’operazione di raggruppamento dei rifiuti, per categorie omogenee, in un ambiente o locale idoneo, allo scopo di impedire la loro dispersione, la con-

taminazione di suolo e acque, i possibili inconvenienti igienicosanitari e, in generale, i danni a cose o persone.… L’imprenditore agricolo, produttore del rifiuto fitosanitario pericoloso, deve avere in dotazione un Registro di carico e scarico (Registro C/S), sul quale annotare la presenza del rifiuto prodotto entro 10 giorni lavorativi dalla sua produzione. Tale registro va tenuto o presso l’azienda o, in alternativa, presso le associazioni di categoria se la produzione e inferiore a due tonnellate/anno. È inoltre necessario compilare ed inviare una volta l’anno, entro il 30 aprile dell’anno successivo


ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA

Rifiuti (FIR), il quale va redatto e firmato dal produttore di rifiuti. Il produttore di rifiuti deve porre particolare attenzione alla compilazione del documento soprattutto se effettuata da terzi, in quanto risponde anche penalmente del suo contenuto. Qualora il trasporto dei rifiuti prodotti dall’impresa agricola avvenga tra fondi appartenenti alla stessa azienda ed e finalizzato solo al successivo raggruppamento per categorie omogenee (deposito temporaneo), tale trasporto non necessita del FIR. Il FIR e costituito da 4 copie: la prima resta presso l’impresa che ha

prodotto il rifiuto, la seconda copia viene trattenuta dal trasportatore, la terza dall’impianto che riceverà il rifiuto, la quarta dovrà tornare al produttore del rifiuto, a garanzia che il rifiuto e stato accettato dall’impianto destinatario (tale documento certifica la cessazione della responsabilità dell’impresa agricola nella gestione del rifiuto). Qualora l’impresa non riceva la quarta copia del FIR entro 3 mesi dalla partenza del rifiuto dovrà darne comunicazione alla Provincia. Il Registro C/S ed i formulari vanno conservati per 5 anni.

Ecco la guida aggiornata sulla nuova Pac 2014-2020 Redatta da Coldiretti, contiene una sezione dedicata al settore vitivinicolo

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n occasione del Vinitaly, Coldiretti ha aggiornato la guida sulla riforma della Pac 2014 - 2020, di recente pubblicazione, con l’inserimento di una sezione dedicata alle novità che riguardano il settore vitivinicolo. La guida è consultabile e scaricabile al seguente indirizzo internet: http://www.ilpuntocoldiretti.it/Documents/Brochure%20

InfoPac_B2Brev.5.pdf . La pubblicazione contiene tutto quello che c’è da sapere sul nuovo sistema di autorizzazione degli impianti vitati che entrerà in vigore dal 1° gennaio 2016 e sulle opportunità di finanziamento previste dal Programma Nazionale di sostegno, con un focus specifico sulla misura di investimenti e le relative operazioni finanziabili regione per regione.

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a quello in cui si sono prodotti i rifiuti pericolosi, il cosiddetto Modello Unico di Dichiarazione ambientale (MUD) nel quale vengono elencate tutte le operazioni svolte nel corso dell’anno precedente sui rifiuti pericolosi. Sono esclusi da tali obblighi gli imprenditori agricoli di cui all’art. 2135 del C.C. con volume d’affari non superiore a euro ottomila. Il trasporto può essere effettuato esclusivamente a cura di soggetti iscritti all’Albo nazionale per la raccolta e trasporto dei rifiuti. Durante il trasporto i rifiuti vanno sempre accompagnati dal Formulario di Identificazione dei

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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo


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Eriofide del nocciolo Il periodo ideale per la lotta

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on il bel tempo di fine marzo, dopo un periodo di abbondanti precipitazioni, nelle aree corilicole più anticipate (es. Canale) si sono osservate le prime gemme gallate aperte con gli acari eriofidi pronti per la migrazione, momento ideale per effettuare interventi efficaci di contenimento. I corilicoltori possono avere informazioni tempestive per realizzare i trattamenti fitosanitari aderendo al Servizio Informazioni Rapide (via SMS o POSTA ELETTRONICA) di Coldiretti Asti oppure contattando direttamente i nostri uffici tecnici zonali.

Galla aperta

Galla chiusa

CONSORZIO SMALTIMENTO RIFIUTI DI ORIGINE ANIMALE (CO.SM.AN.) Costituito ai sensi L.R. n. 11 del 25.05.2001 – Registro Imprese di Torino REA n°1013880 Palazzo della Regione, Corso Stati Uniti 21, 10121 Torino CONVOCAZIONE ASSEMBLEE ai sensi degli artt. 7÷10 dello Statuto sono convocate le seguenti assemblee: Le Assemblee Parziali dei Consorziati con i seguenti punti all’Ordine del Giorno: Discussione materie oggetto dell’Assemblea Generale; Nomina dei delegati partecipanti all’Assemblea Generale. Ai sensi dell’art. 10 dello Statuto ogni consorziato ha diritto ad un voto e può farsi rappresentare con delega scritta da altro consorziato o da un famigliare convivente. Ogni consorziato può rappresentare al massimo altri due consorziati. La delega deve essere accompagnata da fotocopia della carta d’identità del delegante e riportare chiaramente i dati identificativi del delegato. Le Assemblee Parziali avranno luogo:

Lunedì 20 Aprile 2015, (alle ore 14.00 in prima convocazione) ed occorrendo in SECONDA CONVOCAZIONE alle ore 15.00, a SAN MICHELE Frazione di ALESSANDRIA (AL) (uscita autostrada Alessandria Ovest), presso la Sala della Parrocchia per i consorziati delle Province di AL, AT, BI, NO, VB, VC; Mercoledì 22 Aprile 2015, (alle ore 14.00 in prima convocazione) ed occorrendo in SECONDA CONVOCAZIONE alle ore 15.00, a FOSSANO (CN), presso il Salone “Brut e Bon”, area Foro Boario, per i consorziati della Provincia di Cuneo. Venerdì 24 Aprile 2015, (alle ore 14.00 in prima convocazione) ed occorrendo in SECONDA CONVOCAZIONE alle ore 15.00, a CARMAGNOLA (TO) presso la Sala Comunale “Monviso”, Cascina Vigna, Via San Francesco di Sales n. 188, per i consorziati della Provincia di Torino; L’Assemblea Generale Ordinaria dei delegati eletti nelle Assemblee Parziali con il seguente punto all’Ordine del Giorno:

Approvazione Bilancio Consuntivo 2014, della Relazione del CdA e del Collegio Sindacale; Approvazione del Bilancio Preventivo 2015 e della Relazione Previsionale 2015; Approvazione del Regolamento Consortile; Varie ed eventuali. L’Assemblea Generale Ordinaria è convocata in prima convocazione per il giorno Mercoledì 29 Aprile 2015 alle ore 9.00 presso la sede del Consorzio ed occorrendo in SECONDA CONVOCAZIONE GIOVEDI’ 30 APRILE 2015, alle ore 10.00, presso la sede del Consorzio in Corso Stati Uniti, 21 Palazzo della Regione - Torino. Per ogni eventuale informazione in merito è possibile rivolgersi agli uffici del Consorzio, Tel. 011/432.60.84, Fax 011/432.60.85, e-mail info@cosmanpiemonte.it, PEC cosman@pec.cosmanpiemonte.it. Torino 17 marzo 2015 Il Presidente, Chialva Roberto


Multe per 192,7 milioni al “cartello degli yogurt”

tamento favorevole e di non incorrere in sanzioni.
A sostegno delle loro dichiarazioni, i rappresentanti di Yoplait e di General Mills hanno trasmesso (…) all’Antitrust (…) un documento nel quale un dipendente della Yoplait, il signor X, registrava scrupolosamente gli appunti presi durante le riunioni o gli scambi telefonici con i suoi concorrenti.
Anche se i primi contatti risalirebbero al 2002, gli scambi contestati si sono svolti in particolare tra il 2006 e il 2012. Nel quaderno del signor X figura la descrizione di sette riunioni tenutesi tra il dicembre del 2006 e il dicembre del 2007 e di cinque nel 2008.
(…) Questi incontri si tenevano in alberghi prenotati a turno dai partecipanti, i luoghi cambiavano ad ogni incontro per ragioni di discrezione. Ma si tenevano anche nei caffè, come il Chien qui fume ad esempio, a Boulevard Montparnasse. Un luogo strategico, vicino alla stazione dove arrivano numerosi attori del “Grande Ovest” francese, e alla Tour Montparnasse dove si trovano gli uffici parigini di Lactalis, ma anche nei pressi dell’appartamento parigino del direttore generale di Novandie (…).
È in questo contesto più intimo che, a volte, i rappresentanti dei quattro leader, Yoplait, Novandie, Lactalis e Senagral, si incontravano. I contatti telefonici invece avvenivano con telefoni cellulari segreti e i nomi degli utilizzatori non comparivano nelle fatture.
Durante questi incontri, le compagnie concorrenti si informavano sugli aumenti dei prezzi passati e si accordavano sugli aumenti che desideravano

annunciare ai distributori e su come giustificarli. Così, durante la riunione del 4 luglio 2007, il dipendente della Yoplait annotava: “L’aumento generale delle tariffe dovrebbe diventare effettivo dal 1° ottobre 2007, secondo i seguenti principi: +3% sui dessert, +4% sugli yogurt e +5% sui formaggi freschi e la panna liquida”.
Le compagnie hanno inoltre stretto dei patti di non aggressione, che consistevano nella ripartizione dei volumi e nel congelamento delle proprie rispettive posizioni, a costo di falsare le gare d’appalto della grande distribuzione.
(…) A corroborare queste informazioni è stata la società Senoble, che a sua volta si è recata negli uffici dell’Antitrust nel febbraio 2012 per confessare le pratiche contestate. Una mossa che si è tradotta in un ammorbidimento della pena. La multa in cui incorreva era di circa 100 milioni di euro ed è stata ridotta di più della metà. Il desiderio di collaborazione di Senoble si è concretizzato a due settimane dalla perquisizione, a febbraio 2012, nelle imprese sospettate. Tre anni dopo, al momento del verdetto, l’Autorità presieduta da Bruno Lasserre stima che queste “pratiche gravi” hanno perturbato il funzionamento del mercato, dal momento che gli attori implicati rappresentavano il 90% dei prodotti lattieri freschi MDD, che incidono per il 40% sul mercato totale.
Tuttavia, l’Antitrust riconosce la variazione del prezzo del latte e il forte potere di negoziazione della distribuzione, che vende il 92% dei prodotti lattieri freschi in Francia, per un ammontare di 5 milioni di euro. Un potere più ampio, concede, nel caso delle MDD in cui la grande distribuzione organizza a suo piacimento le gare di appalto. Senoble si è peraltro, da allora, completamente ritirata dall’attività MDD, deficitaria. Ha ceduto le sue quote in Senagral alla cooperativa Agrial. [Laurence Girard, quotidiano – a cura di agra press (gin)]

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opo le insalate, la farina, il maiale, sono i prodotti lattiero-caseari a finire sotto i colpi di mannaia dell’Autorità della concorrenza. E il “cartello degli yogurt” non ha beneficiato di un regime di sanzioni meno severo. L’Autorità della concorrenza ha condannato i fabbricanti di prodotti lattieri freschi sotto marchio distributore (MDD) ad una multa totale di 192,7 milioni di euro. Questa dura sanzione per essersi accordati sui prezzi è stata resa pubblica giovedì 12 marzo.
Il leader mondiale dei prodotti lattieri, (…) Lactalis, e il numero uno mondiale dell’agroalimentare Nestlè a cui è associata, sono, per via della loro dimensione, le più toccate. Dovrebbero versare a titolo della loro società comune 56,1 milioni di euro. Una somma a cui Lactalis dovrebbe aggiungere 4 milioni di euro per la sua attività di produzione di burro e panna.
La società Senagral, filiale di Senoble, è invece condannata a versare 46 milioni. Per la filiale di Andros, Novandie, la “dolorosa” cifra arriva a 38,3 milioni. Il conto è salato anche per la cooperativa Maîtres Laitiers du Cotentin, poichè è di 22,9 milioni. Ma lo è anche per le piccole e medie imprese come Triballat, la cui sanzione è di 1,4 milioni di euro. In totale, la sentenza riguarda dieci imprese fra cui Yeo Frais, Laita, Alsace Lait e Laiterie de Saint-Malo.
(…) Un nome importante di prodotti freschi esce invece indenne da questa sanzione collettiva, Yoplait. Non perchè questo attore non abbia partecipato alle riunioni segrete d’intesa sui prezzi e i mercati. Al contrario. Tuttavia ha deciso di non fare sconti ai suoi concorrenti. È la Yoplait infatti che, d’accordo con il proprio azionario di maggioranza, l’americana General Mills, si è recata negli uffici dell’Autorità per la concorrenza il 12 agosto 2011 per smascherarli. Una procedura di delazione che le permette di beneficiare di un trat-

Antitrust francese

Il quotidiano francese “Le Monde” ha svelato i retroscena della vicenda


Infortuni sul lavoro

Obbligatoria la denuncia se la prognosi supera i 3 giorni

Sicurezza sul lavoro

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numero 4 – 2015

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coltivatori diretti, coloni, mezzadri e gli operai agricoli che subiscono un infortunio sul lavoro che comporti conseguenze di carattere permanente possono ottenere, a domanda e in presenza di determinate condizioni, un risarcimento economico da parte dell’Inail. In particolare, al termine del periodo di inabilità temporanea e a seguito di una visita medico-legale, l’Inail deve valutare se in conseguenza dell’infortunio o della malattia professionale, il lavoratore presenta dei danni permanenti (c.d. postumi indennizzabili). Il risarcimento in tal caso non è limitato alle sole conseguenze che derivano dalla diminuzione della capacità lavorativa, ma comprende anche la valutazione del cosiddetto danno biologico, inteso come danno alla salute, vale a dire la menomazione dell’integrità psico-fisica della persona interamente considerata, a prescindere dall’attività svolta e dalla retribuzione percepita. L’indennizzo riconosciuto dall’Inail varia in base alla gravità e, quindi, al grado della menomazione: 
1. dal 6% al 15%: indennizzo in capitale (una tantum)
2. dal 16% al 100%: rendita mensile che tiene conto anche delle conseguenze patrimoniali delle menomazioni. Per gradi di invalidità inferiori al 6% non spetta nessun indennizzo (c.d. franchigia). Entro dieci anni, in caso di ricaduta, si può comunque inoltrare all’Inail la richiesta di revisione. Per i coltivatori diretti, le prestazioni economiche a carico dell’Inail sono condizionate alla regolare iscrizione dell’infortunato negli elenchi Inps e, per i titolari di azienda, anche al regolare versamento della contribuzione dovuta

all’Inail (“regolarità contributiva”), la cui riscossione è affidata all’Inps, unitamente ai contributi previdenziali. Qualunque sia il grado di menomazione riconosciuto, in caso di successivo aggravamento, verificatosi entro 10 anni dalla data dell’infortunio (o 15 anni in caso di malattia professionale) si può chiedere:
­- l’indennizzo in capitale, se la menomazione originariamente inferiore al minimo indennizzabile si è aggravata, raggiungendo o superando il grado del 6%;
­- l’adeguamento dell’indennizzo in capitale già erogato;
-­ la liquidazione della rendita se la menomazione si è aggravata raggiungendo postumi di grado pari o superiore al 16%. Per i casi di infortunio o malattia professionale avvenuti prima del 25 luglio 2000, vige una disciplina differente.
Ricordiamo che in tutti i casi di infortunio sul lavoro con prognosi superiore a tre giorni è comunque sempre obbligatoria la denuncia di infortunio, da parte del titolare di azienda o datore di lavoro, indipendentemente da ogni valutazione circa la ricorrenza degli estremi di Legge per l’indennizzabilità da parte dell’Inail. Data la complessità della materia è ne-

Nella fotografia la responsabile dell’Epaca di Asti e provincia, Rosanna Porcellana

cessario che in caso di infortunio sul lavoro o sospetta malattia professionale, gli interessati prendano contatto tempestivamente con gli uffici del patronato Epaca. Gli operatori forniranno tutta l’assistenza necessaria, provvedendo in primo luogo ad inviare la denuncia all’Inail , offrendo al contempo un servizio gratuito di consulenza medico-legale qualificata.

ORARI UFFICI COLDIRETTI ASTI Validi dal 6 aprile al 12 luglio 2015 Mattino

Pomeriggio

Lunedì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,30

Martedì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,30

Mercoledì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,30

Giovedì

8,30 – 12,30

14,00 – 18,30

Venerdì

8,30 – 12,30

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