Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 9 Anno 2018 - In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo
Anno
67° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI
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ASTI
COLDIRETTI
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SETTEMBRE 2018
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Finalmente il Monferrato ha una doc Nebbiolo tutta sua Interesserà 118 comuni dell’Astigiano e 113 dell’Alessandrino
Vendemmia
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Si punta decisi sull’alta qualità: il nuovo disciplinare prevede due tipologie, una con 12 mesi di affinamento e una Monferrato Nebbiolo Superiore di 18 mesi di cui 6 in botti di legno d’ora innanzi può fregiarsi di due tipologie di nebbiolo: “Monferrato Nebbiolo” e “Monferrato Nebbiolo Superiore”. “La principale novità – rileva Paolo Anziano, responsabile settore vitivinicolo di Coldiretti Asti - consiste nell’inserimento di una nuova tipologia con indicazione di vitigno: il “Monferrato”
Periodico Ufficiale di Coldiretti Asti
Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 - Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Anno 67° numero 9 - Settembre 2018 Stampa Artigrafiche M.A.R. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949
Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl Tel. 0141.380.400 - Tel. 335.471017 Abbonamento annuale: Euro 10,00 Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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Finalmente si restituisce dignità a un intero territorio e il giusto rispetto a una tradizione da sempre coltivata nel Monferrato”, Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti e viticoltore a Castelnuovo Calcea, non nasconde la giusta enfasi alla notizia rimbalzata da Roma il 20 settembre, quando il Comitato vitivinicolo nazionale ha approvato all’unanimità la nuova Doc Monferrato Nebbiolo. Per Coldiretti e i viticoltori dell’Astigiano e dell’Alessandrino, la Doc Monferrato Nebbiolo è un traguardo agognato per anni e raggiunto con tenacia e perseveranza. “Di fatto – rileva il direttore di Coldiretti Asti, Antonio Ciotta – viene regolarizzata una situazione da sempre presente nel Monferrato. Il Nebbiolo è sempre stato coltivato, anche perchè era già un vitigno raccomandato dalla Regione Piemonte, ed è anche da sempre vinificato da numerosissimi vignaioli. Pur avendo quindi tutte le caratteristiche per potersi fregiare di una Doc, fin’ora non era stato possibile farlo. Per i viticoltori è sicuramente un’opportunità in più per dare reddito alle aziende, per il territorio è la possibilità di aggiungere e sviluppare un nuovo brand”. La svolta ci fu il 17 maggio dell’anno scorso, quando il Comitato Vitivinicolo regionale approvò all’unanimità la modifica al disciplinare Monferrato Doc, ora recepita anche da quello nazionale. Anche l’enologia dell’Astigiano, e più in generale di tutto il Monferrato, 118 comuni della provincia di Asti e 113 di quella di Alessandria,
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Nebbiolo, con l’introduzione in esclusiva della menzione “Superiore”, secondo i riferimenti normativi della Legge n.238/16 (Testo Unico). Tra questi anche un periodo di affinamento minimo di 12 mesi, che si protrae a 18 mesi, di cui 6 in botti di legno, per i vini riportanti la menzione Superiore”. “Dobbiamo ringraziare l’attenta regia del Consorzio della Barbera e dei Vini del Monferrato – sottolinea il presidente Reggio – e del suo presidente Filippo Mobrici, se siamo arrivati all’importante riconoscimento di indicare ed evidenziare il nome del vitigno Nebbiolo in etichetta”. Da notare come, negli anni, nello stesso areale produttivo, il Nebbiolo sia già entrato a far parte di alcuni vini a denominazione di origine quali l’Albugna-
IL DISCIPLINARE Monferrato Nebbiolo Resa 90 q.li per ettaro Gradazione delle uve minino 11.50% Vol. Resa uva/vino 70% quindi 6300 litri ettaro Affinamento: 12 mesi dal 1 novembre della vendemmia
Monferrato Nebbiolo Superiore Resa 80 q.li ettaro per ettaro Gradazione delle uve minimo 12 % Vol. Resa uva vino 70% quindi 5600 litri ettaro Affinamento: 18 mesi dal 1 novembre della vendemmia con almeno 6 mesi in legno
LE CARATTERISTICHE AL CONSUMO Colore: rosso rubino tendente al granato Profumo: fruttato e caratteristico Sapore: secco, vellutato, armonico Titolo alcolometrico volumico totale minimo: 12,00% Vol.; con la menzione Superiore 12,50% Vol. Acidità totale minima: 4,5 g/l Estratto non riduttore minimo: 21,0 g/l; con la menzione Superiore: 22 g/l no d.o.c., il Terre Alfieri d.o.c. Nebbiolo, il Colli Tortonesi d.o.c. rosso, il Piemonte d.o.c.
Rosso. Da oggi, finalmente, il Monferrato ha invece una nuova doc Nebbiolo tutta sua.
“Barbera Amica”: un’altra eccellente annata Interessati 200 ettari di vigneto per un valore delle uve di oltre 2 milioni di euro
Antonio Ciotta, direttore Coldiretti Asti
Il presidente Reggio: è stato un fantastico Settembre a dare il salto di qulità alle uve Barbera, ora ci vuole il giusto valore oltre un euro al chilogrammo
Il “Progetto Vino” di Coldiretti Asti coinvolge la Cantina Sei Castelli di Agliano, la Cantina Terre Astesane di Mombercelli e la Cantina Sociale di Nizza
quanto riguarda le uve biologiche (in quest’ultimo caso i conferimenti cominceranno dal 30 settembre). Come per le precedenti vendemmie, i viticoltori si sono attenuti scrupolosamente al protocollo di produzione delle uve e quindi la qualità risulterà sicuramente ottima anche quest’anno. D’altra parte non è ormai più un mistero che, in media, gli aderenti al progetto Coldiretti abbiano performance qualitative superiori rispetto ai colleghi fuori dal “Barbera Amica”. “L’annata 2018 – ci spiega Salvatore Giacoppo, tecnico vitivinicolo del progetto “Barbera Amica” - è risultata essere molto umida rispetto alle precedenti, con precipitazioni
che, in alcune zone, hanno raggiunto quantità storiche, nonostante questo però è anche stata un’annata molto calda. Anche quest’anno si sono registrate alcune grandinate più o meno intense sui vigneti un po’ su tutto il territorio, in ogni caso bisogna anche rilevare che nel complesso la carica produttiva risulta essere generosa”. Tutti questi fattori hanno portato ad avere una difformità non solo tra le varie zone, ma anche all’interno dei vigneti fino al mese di agosto, poi da settembre il tempo ha contribuito notevolmente a una crescita qualitativa delle uve. “Abbiamo praticamente recuperato un grado a settimana – sottolinea Secondo Rabbione, responsabile del Cen-
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Marco Reggio, presidente Coldiretti Asti
Filiera vitivinicola
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E’ un fantastico settembre. Se fino a pochi giorni fa potevano esserci dei dubbi sull’effettiva qualità delle uve Barbera d’Asti, oggi possiamo affermare, senza ombra di smentita, che l’annata 2018 è in gran parte eccellente”. Siamo a fine settembre, esattamente mercoledì 26, quando hanno inizio i ritiri della “Barbera Amica” e il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio, spiega così la decisa virata dell’annata verso l’altissima qualità. Questo è il sesto anno di attuazione del “Progetto Vino”, realizzato da Coldiretti Asti attraverso il Consorzio Terre di Qualità con la consulenza del Centro Studi Vini del Piemonte, e già ribattezzato progetto “Barbera Amica” per gli evidenti benefici portati alla redditività dell’uva più rappresentativa del territorio. Il meccanismo è ormai perfettamente collaudato e, nonostante i tanti passi avanti fatti in questi anni dal comparto vitivinicolo, in primo luogo con il valore delle uve Barbera d’Asti mediamente attorno all’euro al chilogrammo, le adesioni continuano a crescere, sia in termini di produttori che di ettari coinvolti. “Per la vendemmia 2018 – specifica Antonio Ciotta, direttore di Coldiretti Asti - la superficie coinvolta ha raggiunto i 200 ettari, i viticoltori aderenti sono 87 e il valore dell’uve andrà sicuramente ben oltre i 2 milioni di euro”. La vendemmia della “Barbera Amica”, se il tempo sarà clemente, si protrarrà fino al 6/7 ottobre prossimo e coinvolgerà la Cantina Barbera dei Sei Castelli di Agliano Terme, partner ormai storico del progetto Coldiretti, la Cantina Terre Astesane di Mombercelli e da quest’anno anche la Cantina Sociale di Nizza Monferrato per
MERCURIALI 2018 Uve da vino - vendemmia 2018 (franco produttore)
Kg. Kg.
0,60
0,75
0,60
0,80
Alta Langa D.O.C.
Kg.
1,00
1,20
Ruchè di Castagnole Monferrato D.O.C.G. Dolcetto d’Asti D.O.C. Monferrato Dolcetto D.O.C. Moscato D.O.C.G. Piemonte Moscato D.O.C. Brachetto d’Acqui D.O.C.G. - tipologia Spumante Brachetto d’Acqui D.O.C.G. - tipologia Tappo raso Piemonte Brachetto D.O.C. Malvasia di Castelnuovo D.Bosco D.O.C. Malvasia di Casorzo D.O.C. Cortese dell’Alto Monferrato D.O.C. Piemonte Cortese D.O.C. Grignolino d’Asti D.O.C. Piemonte Grignolino D.O.C. Barbera d’Asti D.O.C.G. Barbera d’Asti D.O.C.G. (uve diradate e selezionate) Barbera del Monferrato D.O.C.
Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg. Kg.
1,20 0,55 0,55 1,08 0,70 1,00 1,00 0,75 0,70 0,70 0,50 0,50 0,60 0,55 0,60 1,00 0,60
1,50 0,65 0,65 1,18 0,80 1,00 1,10 0,85 0,90 0,90 0,70 0,65 0,80 0,70 1,15 1,35 0,80
Piemonte Barbera D.O.C.
Kg.
0,50
0,70
Freisa d’Asti D.O.C.G. Piemonte Bonarda D.O.C. Cisterna D.O.C.
Kg. Kg. Kg.
Terre Alfieri D.O.C.
Kg.
0,70 0,70 0,80 0,70 0,90
0,95 0,95 1,10 0,80 1,15
VINO
Uva Chardonnay bianco Uva Pinot nero Uva Pinot bianco Uva Chardonnay Uva Pinot nero Uva Ruchè
Piemonte Chardonnay D.O.C.
Uva Moscato Uva Brachetto Uva Malvasia Uva Cortese
Filiera vitivinicola
Prezzo Massimo €
UVA
Uva Dolcetto
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25/09/2018 Prezzo Minimo €
Unità di misura
Uva Grignolino
Uva Barbera Uva Freisa Uva Bonarda Uva Croatina Uva Arneis Uva Nebbiolo
Piemonte tipologie D.O.C.
Le quotazioni si riferiscono a uve della vendemmia 2018 destinate alla produzione di vini D.O.C. e D.O.C.G. (IVA esclusa). I prezzi sono stati rilevati dalla Commissione camerale per l’accertamento dei prezzi all’ingrosso dei vini sulla base delle operazioni di compravendita concluse dai componenti la Commissione o dagli stessi rilevati sulla piazza di Asti. La rilevazione si riferisce a prezzi medi di mercato relativi a transazioni già avvenute e non rappresenta una quotazione fissa per transazioni future.
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Fonte: elaborazione Coldiretti Asti su dati CCIAA di Asti
tro Studi Vini del Piemonte che ha sede a San Damiano d’Asti - l’acido malico è sceso regolarmente e le escursioni termiche di questi ultimi giorni hanno ulteriormente influito sulla maturazione delle uve”. Si prospetta dunque un’ottima annata per la Barbera d’Asti, con punte significative di eccellenza laddove i viticoltori hanno seguito attentamente e con perizia i protocolli produttivi. Se la qualità non è dunque in discussione, l’obbiettivo prioritario anche di questa vendemmia diventa il valore delle uve. Proprio ieri l’apposita commissione della Camera di Commercio di Asti ha
fissato i mercuriali delle uve che comprendono anche le prime quotazioni delle Barbera d’Asti. I prezzi in contrattazione sono sostanzialmente gli stessi della precedente vendemmia, leggermente al ribasso nei valori minimi ma più alti in quelli massimi. La Barbera d’Asti Docg è quindi stata rilevata in una forbice compresa fra i 60 centesimi e 1,15 euro, ma se diradata e selezionata (come per altro hanno fatto quest’anno gran parte dei viticoltori) l’oscillazione è compresa fra 1,00 e 1,35 euro al chilogrammo. “Queste rilevazioni – sottolinea Ciotta – sono sicuramente riferite alle prime partite vendemmiate
e verosimilmente, considerando l’ulteriore rivalutazione qualitativa registrata in questi ultimi giorni prima della vendemmia, dovrebbe ancora esserci una tendenza al rialzo”. “Teniamo conto, ad esempio, che per l’annata 2017 – gli fa eco Reggio - il progetto “Barbera Amica” ha visto mediamente liquidare per le Barbera d’Asti Docg importi superiori ai 90 centesimi al chilogrammo, con le Docg Barbera d’Asti Superiore a 1,40 euro al chilogrammo. Sarebbe quindi veramente importante riuscire ad alzare ulteriormente la soglia minima verso 1 euro al chilogrammo per tutte le tipologie di Barbera d’Asti”.
Storico sorpasso dell’export inglese su quello tedesco fronti del vino. A livello piemontese calano infatti del 2% le esportazioni verso il Canada. Un’inversione di tendenza che potrebbe ripercuotersi anche su altri mercati, se l’Europa continuerà con questi accordi scellerati che premiano il falso made in Italy”. E’ la riprova che l’accordo fra Italia e Canada, che ha compiuto un anno in questi giorni, non può che arrecare danni, come aveva affermato fin dall’inizio Coldiretti, ottenendo anche le delibere “No Ceta” da un’ottantina di sindaci dell’Astigiano. Coldiretti ricorda che un’intesa simile al Ceta è stata siglata anche con il Messico e il “Mercosur” con i Paesi del Sudamerica. Fortunatamente, come per il Regno Unito, l’agroalimentare astigiano è in
espansione in gran parte del mondo, con una crescita in valore di quasi 34 milioni di euro nei primi sei mesi di quest’anno e con performance interessanti nel Medio Oriente.
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L’export alimentare astigiano REGNO UNITO GERMANIA FRANCIA Tot. Europa Mondo
26.162.359 24.695.782 19.510.238 132.275.060 194.068.331
Fonte: Coldiretti Asti su dati Istat secondo trimestre 2018, valori in Euro
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i sudditi di Sua Maestà la regina Elisabetta piacciono sempre più i prodotti dell’Astigiano. Nei primi sei mesi di quest’anno le esportazioni dei prodotti agroalimentari verso il Regno Unito sono aumentate del 15%. E’ quanto emerge da un’analisi di Coldiretti Asti sulla base dei dati Istat riferiti alle esportazioni. Con questo scatto l’export nel Regno Unito supera quello verso la Germania e diventa quindi il primo mercato astigiano per alimenti e bevande. “Una prima avvisaglia – annota Antonio Ciotta, direttore di Coldiretti e vice presidente della Camera di Commercio di Asti – c’era stata nei mesi precedenti, ma ora il trend si fa sempre più interessante e salvo stravolgimenti, quest’anno si registrerà lo storico sorpasso del Regno Unito nei confronti della Germania”. Un dato significativo se si pensa che mai il primato tedesco è stato in discussione. Negli anni Novanta valeva il doppio di quello inglese, poi la crescita del mercato oltre la manica è stata costante mentre quello verso la Germania ha segnato il passo, soprattutto negli ultimi tre anni. “Possiamo dire – rileva il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – che la Brexit faccia dunque bene agli astigiani, mentre è ormai conclamato il danno dell’accordo Ceta nei con-
Attualità
La Brexit aiuta, il Ceta frena, ma è in crescita l’agroalimentare astigiano nel mondo
A Roma per il grande Villaggio Contadino In questi giorni anche una nutrita rappresentanza in pullman da Asti
Manifestazione
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er la prima volta la grande bellezza delle mille campagne italiane conquista la Capitale con il “Villaggio Coldiretti”. Dislocato al Circo Massimo su 80mila metri quadrati, dal 5 al 7 ottobre migliaia di agricoltori provenienti dalle diverse regioni sono presenti per far conoscere il lavoro, le produzioni e le ricette della tradizione Made in Italy. Fra questi una importante presenza astigiana, capitanata dal presidente provinciale Marco Reggio, con il direttore Antonio Ciotta, i leader dei giovani Danilo Merlo, delle donne Micaela Soldano e degli agrichef Giovanna Soligo. In vetrina (e in vendita) anche le Robiola Roccaverno Dop, i Salumi del Monferrato, le Nocciola Piemonte Igp e lo zafferano, portati a Roma dal Consorzio Terre di Qualità in collaborazione con i prodotti delle aziende agricole “Rosso Zafferano” di Moncalvo (creme ed erbe aromatiche), Giuseppa Musolino di Roccaverano (formaggi), Elisa Montrucchio di Antignano (torte, biscotti e altri prodotti trasformati con le nocciole), Agrisalumeria “Luiset” di Ferrere (col Salame Cotto Monferrato e altri insaccati tipici). Tra venerdì e sabato Coldiretti Asti con una doppia trasferta in pullman porta a Roma circa 200 astigiani per visitare il Villaggio e vivere così un giorno da contadino tra le aziende agricole ed i loro prodotti, sui trattori, a tavola con gli agrichef, in sella ad asini e cavalli, tra gli uccelli per imparare l’antica arte del falconiere, nella stalla con mucche, pecore, capre, maiali, conigli e galline, nella
capanna dei pastori o nelle fattorie didattiche dove i bambini possono imparare a pigiare l’uva, a impastare il pane o a fare l’orto. Una vera e propria Arca di Noè dove scoprire gli animali salvati dall’estinzione grazie al lavoro di generazioni riconosciuto e sostenuto dai “Sigilli” di Campagna Amica che presenterà la più grande opera di valorizzazione della biodiversità contadina mai realizzata in Italia. Simbolo della manifestazione l’asino italiano che dopo aver rischiato l’estinzione è tornato prepotentemente nelle diverse razze da quello dell’Amiata, a quello dell’Asinara, da quello sardo a quello d Martina Franca e molti altri. E poi i formaggi, i salumi, la frutta e gli ortaggi “dimenticati”, dai fagioli del Purgatorio di Gradoli alla patata Cojonaria del Friuli, dalla pera Angelica di Serrungarina al barattiere che, consumato acerbo, trova spazio in insalate o senza condi-
mento e ricorda un po’ il cetriolo e molti altri. #STOCOICONTADINI è anche l’unico posto al mondo dove per l’intero week end tutti possono vivere per una volta l’ esperienza da gourmet con il miglior cibo italiano al 100% a soli 5 euro per tutti i menu preparati dai cuochi contadini che hanno conservato i sapori antichi del passato. E ancora degustazione guidata dei vini nelle enoteche, dell’olio nell’oleoteca e di birre agricole, ma anche la possibilità di assistere dal vivo al miracolo della trasformazione delle olive in extravergine, del grano in focaccia e dell’orzo in birra o di seguire le lezioni di agrocosmesi con i trucchi di bellezza della nonna. Spazio al più grande mercato a chilometri zero con Campagna Amica dove o acquistare direttamente dagli agricoltori provenienti da tutta Italia esclusivi souvenir del gusto per se stessi o da regalare agli altri con aree dedicate alla solidarietà per aiutare le categorie più deboli. Un intero settore dedicato alla pet therapy e al ruolo degli animali nella cura del disagio ma ci sarà anche pompieropoli con un coinvolgente percorso per i più piccoli con tuffi sul telo, ponte tibetano, trave basculante, parete da arrampicata, teleferica e azioni antincendio, anche per imparare a rispettare e a difendere il bosco italiano. Presenti esponenti istituzionali, rappresentanti della società civile, studiosi, sportivi e artisti che discuteranno su esclusivi studi e ricerche elaborate per l’occasione dalla Coldiretti sui temi dell’alimentazione, del turismo dell’ambiente e della salute, ma non mancheranno spettacoli di animazione e concerti.
Due astigiani vincono l’Oscar Green regionale
Evento
aria Paola Merlo di Agliano Terme e Marco Francesconi di Moasca, si sono aggiudicati l’“Oscar Green” regionale dell’agricoltura. Le premiazioni dei giovani selezionati in Piemonte del Concorso che premia il talento e l’innovazione, si sono tenute il 5 settembre scorso al Borgo Medievale di Torino sotto la regia di un altro astigiano, Danilo Merlo, delegato regionale Giovani Impresa Coldiretti, l’aggregazione che a livello nazionale organizza, ogni anno, l’iniziativa. I due astigiani hanno vinto due categorie sulle sette previste dal concorso (più una menzione speciale). Sono risultate tutte estremamente creative le otto “invenzioni” dei giovani agricoltori piemontesi, oltre all’olio ristrutturante per capelli creato attraverso lo squalene ricavato dagli scarti della birra di Maria Paola Merlo e al ghiacciolo allo yogurt di latte di capra ideato da Marco Francesconi, si sono distinti i prodotti derivate dalle bacche di goji e i cosmetici ottenuti dalla bava di lumaca. Oltre alle idee imprenditoriali e ai nuovi progetti, il concorso ha anche voluto premiare gli effettivi riscontri registrati dai mercati, ovvero le rinnovate tendenze dei consumatori. “Si tratta di una vetrina molto importante – ha evidenziato Danilo Merlo, delegato Giovani Impresa Piemonte
9 Maria Paola Merlo e Marco Francesconi con i loro Oscar insieme a Antonio Ciotta, Danilo Merto e Marco Reggio
e Asti -, con “Oscar Green” Coldiretti offre, infatti, una grande opportunità ai giovani agricoltori che si impegnano, con il loro lavoro quotidiano, ad implementare ed innovare il nostro patrimonio enogastronomico e non solo. Grazie alle nuove generazioni, il binomio agricoltura e innovazione è diventato sempre più frequente: l’esempio l’abbiamo avuto proprio dalle aziende che hanno partecipato a questo concorso con estro, passione, innovazione e professionalità”. “La finale regionale del concorso “Oscar Green” – gli fa eco Marco Reggio, presidente di Coldiretti Asti - è sempre un grande momento di confronto proficuo in cui si respira l’aria positiva del rinnovamento. L’agricoltura piemontese è fatta di tantissime realtà imprenditoriali gio-
Incredibile creatività al Concorso: dallo “squalene”, al ghiacciolo allo yogurt, dalle bacche di goji, alla bava di lumaca vanili e i dati dimostrano che sempre di più i giovani decidono di dare continuità all’azienda familiare o di dare vita a nuove realtà tanto che le aziende under 40, rispetto allo scorso anno, sono aumentate del 30%. Questo perché, anche nel confronto con altri settori, l’agricoltura oggi sa dare concrete prospettive di futuro” “Possiamo anche essere orgogliosi – sottolinea Antonio Ciotta, direttore Coldiretti Asti - che due astigiani abbiano raggiunto questa importan-
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Il premio Coldiretti per l’innovazione imprenditoriale giovanile
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te tappa regionale, accedendo ora all’ulteriore selezione nazionale. Sono entrambi giovanissimi e hanno saputo unire l’innovazione ai processi tradizionali delle loro rispettive imprese agricole”. Marco Francesconi, giovanissimo responsabile dell’azienda agricola Vigliani di Moasca, si è dunque aggiudicato la categoria regionale Creatività “per aver avuto – recita la motivazione - l’intuito di intraprendere una nuova strada lavorativa e di creare un prodotto originale per sapersi differenziare”. Marco si è infatti inserito alla guida dell’azienda agricola della zia, diventandone ben presto il responsabile e inventando “Yo-Ice” un ghiacciolo allo yogurt di latte caprino. Maria Paola Merlo ha vinto la categoria regionale Fare Rete “per aver saputo unire alla creatività l’arte del riciclo – c’è scritto nella motivazione -, dando valore alla produzione agricola e al territorio in maniera innovativa”. In particolare Paola ha ideato la linea di bio cosmesi “Ambaduè” estraendo lo squalene dagli scarti della birra prodotta nell’azienda agricola della mamma, Silvia Castagnero. “Complimenti dunque ad entrambi – sottolinea Danilo Merlo -, anzi doppi complimenti, uno come giovane e uno come astigiano. Siamo veramente felici ed è stata una bellissima serata, speriamo di ottenere ulteriori soddisfazioni anche alla finalissima di Roma”. Di seguito l’elenco completo delle categorie e i relativi vincitori: Categoria: CAMPAGNA AMICA Motivazione: Per aver saputo apportare alla tradizionale attività aziendale la giusta innovazione imprenditoriale per la produzione di prodotti genuini e tipici del territorio Finalisti regionali sono: Claudio e Diego Masante di Cascina Masueria in provincia di Cuneo Categoria: CAMPAGNA AMICA – MENZIONE SPECIALE Motivazione: Per aver saputo cogliere nella tradizione il fermento dell’innovazione valorizzando il territorio
Il folto pubblico presente al Borgo Medioevale di Torino
A sinistra: Maria Paola Merlo nel suo laboratorio dove viene prodotto l’olio ristrutturante per capelli ottenuto dagli scarti della birra; sopra: il giovanissimo Marco Francesconi con la zia, Alessandra Vigliani, che gli ha affidato la totale gestione dell’azienda agricola di Moasca dove viene prodotto il ghiacciolo allo yogurt
Finalista regionale è: Manuela Moretti dell’azienda agricola Molino Moretti in provincia di Alessandria Categoria: IMPRESA SOSTENIBILITÀ Motivazione: Per aver saputo diversificare la produzione aziendale badando non solo alle peculiarità del territorio ma anche alla domanda di mercato sempre più variegata Finalista regionale è: Luca Leggero dell’omonima azienda agricola in provincia di Torino Categoria: IMPRESA 3.TERRA Motivazione: Per aver saputo scommettere sul futuro cogliendo le potenzialità del territorio e creando un’ampia offerta di prodotti Finalista regionale è: Michele Bergese dell’omonima azienda agricola in provincia di Cuneo Categoria: IMPRESA 3.TERRA – MENZIONE SPECIALE Motivazione: Per aver creduto nelle proprie radici territoriali valorizzando le produzioni tipiche e le tradizioni Finalisti regionali sono: Daiana, Fili-
berto e Leonardo Vaira dell’azienda agricola Vaira in provincia di Vercelli Categoria: FARE RETE Motivazione: Per aver saputo unire alla creatività l’arte del riciclo dando valore alla produzione agricola e al territorio in maniera innovativa Finalista regionale è: Maria Paola Merlo di Ambadué – Azienda Agricola Castagnero in provincia di Asti Categoria: CREATIVITÀ Motivazione: Per aver avuto l’intuito di intraprendere una nuova strada lavorativa e di creare un prodotto originale per sapersi differenziare Finalista regionale è: Marco Francesconi dell’azienda agricola Vigliani Alessandra in provincia di Asti Categoria: NOI PER IL SOCIALE Motivazione: Per aver saputo creare una rete di relazioni con cui condividere l’attività agricola badando alla formazione e alla riscoperta del territorio Finalista regionale è: Edoardo Patrone dell’omonima azienda agricola in provincia di Verbania
Cresce il successo per la Fiera della nocciola di Settime Una bella rassegna con prove in campo e valutazione qualitativa
nico dal titolo “La cimice asiatica su nocciolo, diffusione 2018 e metodi di contrasto”. Organizzato da Impresa Verde Asti nell’ambito del progetto “Agrishare” di Uecoop Piemonte, l’Unione Europea delle Cooperative, in attuazione al Piano di Sviluppo Rurale “PSR” del Piemonte 2014-2020, Misura 1, Operazione 1.2.1, Azione 1 “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”, l’incontro ha illustrato come intervenire correttamente sulla gestione della chioma del nocciolo e sul corretto monitoraggio della presenza dell’insetto. A seguire, il Comune di Settime ha voluto premiare le migliori partite di
nocciole. Prima classificata l’Az. Agr. L’Alegra con 49 di resa; piazza d’onore per Cristina Pocioviloisteanu con 48,5; terza classificata con una resa di 48 Tenuta Rilà. Con l’esposizione delle macchine e attrezzature per il noccioleto, i corilicoltori hanno potuto informarsi e approfondire gli aspetti tecnici delle nuove tecnologie a disposizione, soprattutto per la raccolta e la selezione delle nocciole. Nel pomeriggio, dopo il pranzo benefico preparato dalla formidabile pro loco di Settime, è stato particolarmente apprezzato lo “show cooking” magistralmente interpretato dallo chef Diego Bongiovanni.
Rassegne
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ontinua a crescere la manifestazione “Nocciole, sapori e dintorni” di Settime. Posticipata rispetto all’anno passato per non sovrapporsi al Palio di Asti, si è tenuta il 15 e 16 settembre scorso. Già dal sabato sera, con la cena di “Corte in Corte”, si è avuto un notevolissimo afflusso di pubblico. La giornata di domenica è stata dedicata ai produttori della tonda gentile trilobata, con aggiornamenti e informazioni sulle tecniche di coltivazione e sulla valutazione dell’annata. Prima in un corileto dove il tecnico di Agrion, Claudio Sonnati, ha illustrato le tecniche di potaura. Contestualmente Coldiretti Asti ha predisposto, nella centrale piazza Dante, un punto tecnico informativo. I tecnici, guidati da Maurizio Gucciardo, hanno valutato la resa produttiva dell’annata e la qualità delle partite di nocciole. Alle 11 in Municipio si è tenuto un “workshop focus”, un convegno tec-
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Scommesse vinte per le fiere zootecniche
Valfenera e San Giorgio hanno introdotto quest’anno importanti novità
la location, molto apprezzata all’ombra della torre medioevale. In linea generale, fra gli allevatori, si è apprezzato un certo ottimismo per la razza bovina Piemontese, il che ha permesso di vivere due giornate in totale allegria. Scommesse vinte
dunque dai due sindaci, Marco Listello di San Giorgio e Paolo Lanfranco di Valfenera, veri “motori” di entrambe le fiere che da sempre seguono e organizzano con grande passione, ben coadiuvati dagli allevatori e dalla loro associazione.
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e date coincidevano, entrambe si sono tenute domenica 26 agosto, e poteva sembrare un clamoroso autogol, in realtà la diciasettesima Rassegna del Bovino Castrato Piemontese di San Giorgio Scarampi e la ventitreesima Mostra Bovina di Valfenera hanno registrato un clamoroso successo. Le loro specificità, da una parte il castrato, dall’altra gli animali da riproduzione, hanno decretato un forte interesse da parte degli addetti ai lavori e non solo. È stata Valfenera ad anticipare la data di un giorno e San Giorgio ha risposto cambiando
A Moncalvo e Villanova il premio Coldiretti Festival delle Sagre: ottengono 1.000 € grazie alla razza bovina piemontese
Rintracciabilità
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l “Sontuoso bollito misto” della pro loco di Moncalvo e il “Vitello tonnato” di Villanova d’Asti, sono i piatti vincitori del premio Coldiretti “Garantiamo l’Origine” preparati al “Festival delle Sagre Astigiane”. Per questa diciassettesima edizione, si è dunque registrato un ex aequo. Entrambe le pro loco erano meritevoli di essere premiate, quindi la giuria ha deciso di attribuire in coabitazione il primo posto che garantisce i mille euro messi in palio da Coldiretti e Fondazione Campagna Amica. La giuria di esperti nominata per l’occasione, ha analizzato con attenzione i piatti concorrenti al premio, riscontrandone in ogni caso la buona tracciabilità e qualità delle materie prime utilizzate nella preparazione. Nel caso dei piatti proposti dalla pro loco di Moncalvo e di Villanova d’Asti, sono state valutate con il massimo dei giudizi, la fedeltà di partecipazione negli anni, la completezza della documentazione presentata al concorso e, soprattutto, i contenuti espressi nel dossier di presentazione con particolari riferimenti alla filiera corta. In entrambi i casi è stata protagonista la carne di razza bovina Piemontese, a poco più di un anno dall’ottenimento dell’Igp “Vitellone della Coscia”, la qualità della carne nostrana conferma dunque il suo stretto legame col territorio e la sua secolare tradizione, che hanno sicuramente voluto evidenziare, e con successo, le due pro loco, distinguendosi rispetto a tutti gli altri piatti presentati al Festival. “Era giusto premiare entrambi i piatti. Siamo molto soddisfatti del livello delle proposte gastronomi-
Sono stati affollatissimi gli stand di Moncalvo e Villanova al Festival delle Sagre
che in gara – ha affermato il presidente di Coldiretti Asti, Marco Reggio – il pari merito è anche la riprova del fatto che tutte le pro loco si impegnano costantemente per impiegare materie prime del nostro territorio, accuratamente selezionate. Il livello delle proposte gastronomiche in gara è stato veramente alto, direi eccellente”. La pro loco di Moncalvo annoverava già due successi nell’albo d’oro del concorso, ormai datati di oltre 12 anni, Villanova d’Asti è invece una new entry nell’olimpo della rintracciabilità dei piatti. Le premiazioni del Festival delle Sagre, come da tradizione, si terranno quest’inverno alla Camera di Commercio di Asti con una celebrazione ufficiale.
ALBO D’ORO DEL CONCORSO 2002: Moncalvo 2003: Isola d’Asti 2004: Cessole 2005: Cellarengo 2006: Moncalvo 2007: Castagnole M.to 2008: S. Damiano d’Asti 2009: Azzano 2010: Villafranca d’Asti 2011: Cellarengo 2012: Isola d’Asti 2013: Costigliole d’Asti 2014: Castello di Annone 2015: Cellarengo e Isola d’Asti (ex-aequo) 2016: Valenzani 2017: Castellero 2018: Moncalvo e Villanova (ex-aequo)
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GIOVANI&INNOVAZIONE le e un filo conduttore che lega queste pagine speciali, un’analisi, alcuni spunti di ragionamento per l’innovazione a livello gestionale, commerciale, produttivo e tecnologico.
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RECUPERO AREE MARGINALI I giovani credono nel loro territorio
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In 10 anni persi 3.700 ettari di terreno coltivato, pari a 172 metri quadrati per ogni abitante della provincia di Asti
ell’assemblea dell’aprile scorso, Danilo Merlo, leader provinciale e regionale di Giovani Impresa Coldiretti, insieme ad altri 120 giovani agricoltori, aveva confessato di avere un sogno, una priorità: ricuperare i 3.700 ettari di terreno sottratto all’agricoltura in questi ultimi 10 anni. Per rendere l’idea, si parla di 37 milioni di metri quadrati, diventati incolti in tre vaste aree dell’Astigiano, in pratica oltre 172 metri quadrati per ogni abitante residente nella provincia. E’ un dato preoccupante e che fa riflettere, anche se preferiamo ragionare sulla sensibilità di questi giovani. Sono giovani che non dimenticano il loro territorio, giovani legati alla loro terra e, indagando meglio, sono giovani
che scavano nelle tradizioni per portare innovazioni che risolvano questi problemi. “Da un lato – ci spiega Danilo abbiamo necessità di pascoli per l’allevamento, dall’altro abbiamo vaste aree abbandonate. Non sono boschi, sono terre dove c’erano vigneti, seminativi e foraggere, ma oggi sono
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tematiche di particolare interesse per il ricambio generazionale delle imprese agricole e la qualificazione dei giovani agricoltori. “Giovani & Innovazione” un binomio oggi imprescindibi-
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incolti con gravi problemi idrogeologici, dove si annidano insetti e piante infestanti e proliferano gli animali selvatici, con tutte le conseguenze negative che ne derivano. Pensiamo siano territori ormai “senza futuro” e che l’unica speranza di ripristino possa darla solo l’agricoltura”. Ragionamenti lungimiranti già
6.500 Ha persi nelll’ultimo decennio. Negli ultimi 10 anni, in provincia di Asti, sono stati abbandonati circa 6.500 ettari, principalmente seminativi e vigneti. 2.800 Ha riconvertiti. Dei 6.500 ettari persi, ne sono stati riconvertiti circa 2.800, principalmente grazie ai nuovi impianti di noccioleto. 3.700 Ha rischiano l’incolto. Il saldo è quindi negativo per 3.700 Ha che rischiano di rimanere incolti, molti dei quali in zone dove l’agricoltura è già stata abbandonata e dove si inaspriscono ulteriormente criticità già evidenti.
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rosegue anche in questo numero de “Il Notiziario Agricolo” l’inserto “Giovani & Innovazione” della Misura 1, Operazione 1.2.1 del P.S.R. Vogliamo così mettere a fuoco alcune
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raccolti da Coldiretti Asti e che si stanno espandendo a macchia d’olio fra le istituzioni, soprattutto su sollecitazione dei sindaci, da sempre sensibili alla diminuzione demografica e alla conseguenza chiusura dei servizi nei centri rurali. Dall’input dato dai giovani, Coldiretti sta cercando di trovare un percorso che classifichi queste aree e che dia impulso a un progetto di recupero degli incolto, degli edifici rurali, delle attività agricole e di quelle di trasformazione delle produzioni. L’idea dei giovani Coldiretti è nata annotando, nel corso dell’ultimo Forum Coldiretti dell’agroalimentare astigiano, come nell’ultimo decennio siano stati abbondonati 6.500 ettari di terreno coltivato, poi parzialmente ricuperati con nuovi impianti di noccioleti per 2.800 ettari. Dalle indagini e gli approfondimenti scolti da Coldiretti in queste aree, che sono principalmente tre, sta emergendo come lo spopolamento e l’abbandono dei terreni non possa essere esclusivamente un elemento depressivo, ma che possa anche diventare un punto di forza se si valuta l’ampia superficie disponibile a basso costo, se si considerano le possibilità di installare nuovi o rinnovati insediamenti in un territorio praticamente vergine ma con una profonda tradizione. Ovviamente bisogna veramente crederci e trovare gli strumenti per agevolare e incentivare l’iniziativa privata e gli investimenti. “Crediamo – conclude Danilo Merlo - che l’agricoltura possa avere anche una funzione di tutela e presidio del territorio, specialmente in un’area Une-
sco come la nostra. Ovviamente occorrono strumenti adatti, incentivi, meno lacci e lacciuoli e una buona burocrazia per permettere la messa a disposizione di questi terreni a noi imprenditori agricoli. Poi non dimentichiamo che la bilancia
commerciale agroalimentare non è autosufficiente e c’è sempre più richiesta di produzioni di alta qualità che per altro caratterizzano i nostri territori. Anche per rivendicare il nostro ruolo e per la nostra giusta dignità chiediamo il rilancio di queste aree”.
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R O LT O IC R G A I N A V IO G R E P I CORS Coldiretti Asti, in collaborazione con INIPA Piemonte, ha programmato la realizzazione delle seguenti iniziative formative gratuite e specificamente destinate a giovani agricoltori: INNOVAZIONE IN AGRICOLTURA durata 16 ore, sede Coldiretti Asti, informazioni e adesioni Beatrice Tesino tel. 0141-380431. Il tumultuoso sviluppo della tecnologia a servizio dell’impresa sta cambiando rapidamente il modo di produrre, facilitando il lavoro. Ma l’innovazione non è solo in termini di tecnologie, macchine, attrezzature, passa infatti anche attraverso l’orientamento verso nuovi modelli (o rivalutando determinati modelli) di produzione e commercializzazione. Queste sono alcune delle sfide che il corso intende affrontare. GESTIONE DEI RISCHI DEL LAVORO AGRICOLO E MODALITA’ DI PREVENZIONE: durata 8 ore, sede Coldiretti Asti, informazioni e adesioni Antonio Bagnulo tel. 0141-380427. Il corso rappresenta un momento di formazione generale per giovani neoinsediati in agricoltura o comunque giovani che vogliono approfondire gli aspetti del lavoro in sicurezza e la prevenzione dei rischi, sulla scia del trend positivo per il settore agricolo che fa registrare un continuo calo di incidenti e infortuni sul lavoro. L’andamento registrato conferma il prezioso lavoro di ammodernamento delle imprese agricole fatto in questi anni per rendere il lavoro in agricoltura tecnologicamente più avanzato, ma anche più sicuro. Molto resta tuttavia ancora da fare e per questo è necessario continuare con decisione sulla strada intrapresa con interventi per la semplificazione, la trasparenza, l’innovazione tecnologica e la formazione, che sappiano accompagnare le imprese nello sforzo di prevenzione in atto. Tenendo conto che le due iniziative sono a numero chiuso, si invitano gli interessati a contattare quanto prima i referenti della Coldiretti per avere tutte le informazioni del caso e iscriversi.
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a difesa delle colture orticole intensive è stata a lungo basata quasi esclusivamente su strategie di lotta chimica. La crescente sensibilità di consumatori e produttori verso la protezione dell’ambiente e la sicurezza alimentare, l’introduzione di norme comunitarie che hanno escluso dal mercato numerosi prodotti fitosanitari ed introdotto una maggiore difficoltà a registrarne di nuovi (Regolamento CE 1107/2009) rendono la difesa molto complicata. A partire dal 1° gennaio 2014, la Direttiva europea 2009/128/CE sull’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari prevede l’obbligo, per tutti gli utilizzatori professionali, di attuare i principi generali della difesa integrata imponendo una severa riduzione all’impiego di prodotti chimici di sintesi. La lotta ai patogeni delle colture con mezzi alternativi agli agrofarmaci di sintesi richiede interventi di difesa preventivi la cui efficacia è influenzata da diversi fattori (per es. il genotipo, lo stadio di sviluppo fenologico della pian-
ta, le condizioni ambientali, ecc.). L’attività microbica che caratterizza diverse tipologie di terreni agrari è un fattore primario in grado di influenzare sia la gravità degli attacchi di un patogeno tellurico sia il successo delle misure di lotta adottate. Infatti, a livello della rizosfera (ossia della porzione di suolo che circonda le radici delle piante) si instaurano complesse interazioni tra la pianta e i microrganismi presenti in grado di interferire sul processo infettivo e sulla gravità dei sintomi. AGROINNOVA, il Centro di Competenza per l’Innovazione in Campo Agro-ambientale dell’Università di Torino, nell’ambito del progetto europeo EUCLID, finanziato dal Programma Horizon 2020 dell’UE, sviluppa strategie di produzione sostenibile per l’agricoltura, migliorando impatto ambientale, sicurezza e salubrità di alcune colture economicamente rilevanti in Europa e in Cina. In collaborazione con AgriNewTech s.r.l., sono stati studiati gli effetti di diversi prodotti noti per la capa-
cità di indurre resistenza, applicati in trattamenti preventivi in vivaio su piante di lattuga e pomodoro per contrastare gli attacchi di diversi agenti di tracheofusariosi. Sono state svolte prove in condizioni controllate, in presenza di inoculazione artificiale con patogeni selezionati, o in presenza di infestazione naturale in aziende agricole. Nelle diverse prove sono stati applicati in modo preventivo in vivaio induttori di resistenza (acibenzolar-S-metile e fertilizzanti a base di fosfito di potassio), microrganismi agenti di lotta biologica (Fusarium oxysporum antagonisti, Pseudomonas, Bacillus spp., Trichoderma spp., complessi microbici e Glomus), e ammendanti compostati. L’applicazione di prodotti di sintesi o microbiologici, o l’induzione della repressività nel substrato di coltivazione, utilizzando compost di qualità in trattamenti preventivi in vivaio, sono metodi relativamente semplici e poco costosi che consentono di ridurre il numero dei trattamenti successivi
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La rapida introduzione di sistemi innovativi nelle colture orticole
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Oltre la chimica, verso la difesa biologico-integrata
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in campo con agrofarmaci, con conseguente riduzione dei rischi ambientali e dei residui al momento della raccolta. Si guarda con ottimismo all’uso di cultivar tolleranti e rispondenti alle esigenze del consumatore combinate con microrganismi antagonisti o con substrati repressivi, effettuando trattamenti preventivi in vivaio con diversi prodotti. I fosfiti hanno contenuto significativamente le tracheofusariosi di lattuga, rucola e pomodoro nel corso di prove svolte in condizioni controllate in vivaio. Numerosi studi hanno dimostrato l’importanza dei fosfiti anche in applicazioni in campo, da soli o combinati con agrofarmaci, evidenziando l’effetto additivo della protezione ottenuta nei confronti di vari agenti patogeni, con positivi effetti in termini di riduzione del numero di trattamenti con fungicidi e con la possibilità di impiego in strategie anti-resistenza, assumendo un interessante ruolo in programmi di difesa integrata. L’effetto di questi prodotti è però influenzato dal tipo di formulazione, dalla tempistica di impiego, dal numero dei trattamenti e dalla dose di applicazione. L’inclusione di sali inorganici nei programmi di difesa dalle malattie fungine di diverse specie orticole e ornamentali merita certamente maggiore considerazione anche a livello normativo. In Europa, i fosfiti sono registrati come agrofarmaci su un numero limitato di colture, tra cui la vite, mentre su diverse specie orticole essi sono utilizzati come fertilizzanti. Attualmente l’Unione Europea considera i residui massimi ammessi per i fosfiti facendo riferimento ai Limiti Massimi di Residui (LMR) fissati per il fosetil-Al, che nel caso di patata e pomodoro sono rispettivamente
30 e 100 mg/kg. Di conseguenza, colture su cui vengono utilizzati composti contenenti fosfiti, come fungicidi o fertilizzanti, sono a rischio di non conformità (EFSA, 2014). Le applicazioni preventive in vivaio potrebbero risolvere il problema dei residui anche in colture a ciclo breve come gli ortaggi a foglia. Lo sfruttamento di fenomeni di repressività del terreno e dei substrati rispetto ad infezioni di parassiti tellurici rappresenta una strategia applicabile su numerose colture. Il compost, tradizionalmente utilizzato come ammendante per migliorare lo stato di nutrizione delle piante e la struttura del suolo, può essere utilizzato anche come substrato di arricchimento della torba in vivaio e potrebbe sostituire, almeno parzialmente, substrati non rinnovabili, come la torba, essendo reperibile localmente e facilmente miscelabile ai substrati di coltivazione. L’effetto repressivo del compost nei confronti di numerosi oomiceti consente di gestire in modo completo la difesa delle colture orticole oltre che dalle tracheofusariosi anche da patogeni tellurici (per esempio diversi Pythium spp. agenti di marciume radicale) che risultano critici in vivaio e che talvolta possono essere
introdotti proprio con i substrati di coltivazione torbosi. La possibilità di impostare già in vivaio un programma di difesa integrata combinando ad esempio trattamenti su giovani piante con l’uso di cultivar tolleranti è di sicuro interesse. Tuttavia, è necessario considerare che diverse cultivar possono variare nell’intensità della loro risposta allo stesso induttore di resistenza. I programmi di miglioramento genetico dovranno meglio considerare la possibilità di questa combinazione. I trattamenti eseguiti a partire dalle condizioni di vivaio utilizzando diversi prodotti e microrganismi che sfruttano i meccanismi di induzione di resistenza hanno mostrato un promettente effetto nel contenimento degli agenti della tracheofusariosi della lattuga e del pomodoro. Inoltre, l’induzione di resistenza nei confronti dei patogeni fungini o batterici può essere acquisita in modo sistemico, risultando in genere efficace nei confronti di un ampio spettro di patogeni. Nel caso, ad esempio, del pomodoro l’impiego di silicati ha la potenzialità di indurre la resistenza nella pianta nei confronti di patogeni della parte epigea delle piante (tra cui l’agente di mal bianco Oidium neolycopersici e dei marciumi cau-
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complessità dei problemi causati dalle tracheofusariosi e la necessità di una continua evoluzione delle strategie di difesa, con particolare riferimento al possibile trasferimento nella pratica, rispondendo alle esigenze del settore produttivo. Induttori di resistenza Una delle strategie maggiormente investigate per il contenimento delle malattie delle piante in differenti sistemi colturali è l’induzione di resistenza nei confronti di patogeni, mediante l’impiego di sostanze naturali o di sintesi. Vi sono diversi prodotti induttori di resistenza nei confronti di funghi, batteri o virus in numerose specie orticole. La resistenza sistemica indotta comprende un insieme complesso di reazioni della pianta, ancora non completamente conosciute, che possono essere legate all’uso di agenti biotici (microrganismi antagonisti e non, funghi micorrizici) o abiotici (stress di natura fisica, prodotti naturali o chimici di sintesi) e che hanno come effetto l’innalzamento delle capacità di difesa dell’ospite nei confronti dei patogeni, determinando la protezione sistemica dell’intero individuo. Sali e prodotti naturali Diversi sali inorganici (silicati, fosfati e fosfiti, bicarbonati, cloruri…) possono essere adottati con efficacia per il contenimento di patogeni fungini e batterici delle colture ortoflorofrutticole.
I fosfiti sono impiegati fin dal 1970 per il contenimento di diverse specie di Phytophthora in differenti patosistemi, e dimostrano una buona efficacia anche nei confronti di altri patogeni fungini e batteri (Fusarium solani, Rhizoctonia solani e Erwinia carotovora). La capacità dei fosfiti di essere traslocati in modo sistemico nelle piante per via xilematica o floematica influenza la scelta della modalità di applicazione, che può essere attuata attraverso trattamenti fogliari o al terreno. Numerose prove sperimentali hanno dimostrato la possibilità di contenere i marciumi basali causati da Phytophthora nicotianae e P. capsici rispettivamente su pomodoro e su zucchino mediante tre trattamenti effettuati in vivaio a partire dalle prime foglie vere di giovani piante di pomodoro. Tra i prodotti di origine naturale grande interesse è rivolto all’effetto antimicotico e antibatterico degli estratti da piante officinali, tra cui l’olio essenziale di timo risulta essere il più promettente per il contenimento di diversi patogeni. Gli oli essenziali di basilico, cumino e geranio, utilizzati per trattamenti delle sementi, hanno dimostrato di contenere in vitro la contaminazione da diverse specie di Fusarium (tra cui F. oxysporum, F. solani, F. moniliforme, F. dimerum, F. equiseti e F. lateritium). Da studi condotti in vivaio, gli oli essenziali di timo e santoreggia, applicati alla concentrazione di 0.1% e 1% in trattamenti di concia umida a semente di lattuga artificialmente inoculata con F. oxysporum f. sp. lactucae (agente della tracheofusariosi della lattuga), hanno ridotto rispettivamente del 48% e dell’83% la diffusione degli attacchi di questo patogeno.
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sati da Botrytis cinerea) e radicali (tra cui Phytophthora nicotianae agente del marciume del colletto del pomodoro). L’induzione di resistenza nell’ospite può anche essere attivata dall’interazione tra l’apparato radicale delle piante con microorganismi del suolo (per es. rizobatteri e diverse specie di Bacillus spp.). E’ emerso un effetto significativo dell’impiego di almeno tre trattamenti a base di microrganismi fungini (Trichoderma e F. oxysporum) e batterici (Pseudomonas sp.) in vivaio nei confronti di diversi agenti di tracheofusariosi, rappresentando questa una via percorribile per ottimizzarne l’uso, riducendo la variabilità delle applicazioni realizzate presso le aziende agricole (uno dei fattori che spesso ne complicano l’impiego pratico). Questo approccio, oltre a garantire una migliore uniformità dei trattamenti, che richiedono preferibilmente applicazioni preventive, permette di trasferire nella pratica l’uso dei microrganismi antagonisti più promettenti a seconda della coltura. Molti dei prodotti impiegati in trattamenti di vivaio sono noti induttori di resistenza sistemica, e rappresentano un’interessante prospettiva per la difesa delle colture orticole dai patogeni tellurici e fogliari, anche se raramente utilizzati, per diverse ragioni. In primo luogo, forniscono raramente una completa efficacia di contenimento dei patogeni: tipicamente la resistenza indotta rallenta la progressione della malattia, anziché eliminarla. In secondo luogo, le sostanze chimiche che inducono la resistenza possono avere, talvolta, effetti collaterali negativi sulla crescita delle piante e sulla produzione di sementi, se applicate in concentrazioni elevate. Quanto riportato evidenzia la
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La repressività del terreno e dei substrati Lo sfruttamento della repressività del terreno e dei substrati nei confronti di parassiti tellurici rappresenta un’interessante strategia di difesa per molte colture. In questi terreni e/o substrati non si osserva lo sviluppo del patogeno oppure la comparsa della malattia o, comunque, non si riscontrano gravi attacchi, nonostante il patogeno sia naturalmente presente o sia introdotto artificialmente. Gli studi sulla relazione tra la repressività di un terreno ai patogeni tellurici e il sistema colturale evidenziano un ampio numero di caratteristiche chimiche, fisiche e microbiologiche collegate alla sanità del terreno repressivo. Molti studi hanno riportato un effetto repressivo degli ammendanti compostati organici nei confronti di diversi patogeni tellurici. Gli ammendanti compostati hanno dimostrato interessanti potenzialità nel contenimento dei marciumi basali causati da Rhizoctonia solani e Sclerotinia spp.,, dei marciumi radicali da Pythium spp. e delle tracheomicosi da Verticillium dahliae e Fusarium oxysorum., anche se con risultati diversi. Ciò nonostante, i compost sono ancora scarsamente utilizzati come substrati di coltivazione, mentre in generale vengono utilizzati come additivi, aggiunti ai substrati di coltivazione. Negli studi condotti ad AGROINNOVA, la tracheofusariosi del pomodoro in fuori suolo è stata ridotta dal 57 al 68% arricchendo un substrato a base di torba e perlite con un ammendante compostato verde alla concentrazione di 2 g/l di substrato. Gli ammendanti compostati possono, inoltre, trovare impiego soprattutto nel settore vivaistico.
...E se usiamo il compost? Variabilità della capacità repressiva nei confronti di patogeni diversi da parte di compost selezionati (misti o verdi), espressa come Delta (Δ) dell’Indice di Malattia 0-100 (valore medio) e Delta (Δ) della Biomassa delle piante (percentuale media).
Microrganismi I microrganismi registrati attivi contro patogeni tellurici agenti di tracheofusariosi non sono ancora molti: sono disponibili forme saprofite di Fusarium, Pseudomonas e Bacillus spp.. Una crescente attenzione è rivolta alla selezione di microrganismi ottenuti da substrati repressivi o isolati da ammendanti compostati. Sono stati condotti sudi per valutare l’effetto di diversi microrganismi nel contenimento dell’agente della tracheofusariosi della lattuga. Le applicazioni sono state effettuate mediante immersione dei semi o delle piante in pre-trapianto in sospensioni liquide di antagonisti selezionati e utilizzando sospensioni liquide di diversi microrganismi in trattamenti preventivi in vivaio. I diversi metodi di applicazione sono rivolti a favorire la colonizzazione radicale delle piante da parte di alcuni batteri e funghi tra cui diverse specie di Bacillus, Pseudomonas, Agrobacteria, Aspergillus e Trichoderma. Il metodo di applicazione e il numero di trattamenti assume un ruolo importante nell’influenzare
l’efficacia dei diversi microrganismi nei confronti dei patogeni tellurici. L’aumento della concentrazione di Pseudomonas spp. nel terreno è frequentemente associata a fenomeni di repressività nei confronti di diversi agenti di tracheofusariosi tra i quali Fusarium oxysporum f. sp. vasinfectum, F. oxysporum f. sp. lycopersici, F. oxysporum f. sp. radicis-lycopersici, e F. oxysporum f.sp. lactucae. Inoltre, pensando a possibili strategie di lotta integrata è possibile osservare un miglioramento dell’effetto di protezione fornita da micorganismi, anche in applicazioni di campo o in fuori suolo, quando combinati con un induttore di resistenza. Ringraziamenti Si ringraziano le aziende Mardedi Arian (Moretta, CN), Frate.lli Porcellana (Asti) e Vivaio Ricca (Carignano, TO) per la preziosa collaborazione ed assistenza nella realizzazione delle attività presso le realtà produttive. [Realizzato in collaborazione con: Giovanna Gilardi Centro Agroinnova, Università degli Studi di Torino e Massimo Pugliese, AgriNewtech s.r.l.]
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Nuove tecnologie al servizio dell’allevatore
non ricevono solo messaggi di testo, ricevono avvisi sulla fertilità e sul comportamento degli animali. L’obiettivo di ogni allevatore Quale è l’obiettivo a cui mira ogni allevatore? Avere un rilevamento del calore facile e preciso, un maggior numero di vitelli al momento giusto, vacche in buona salute e con la migliore genetica possibile. Potessimo domandare ad un allevarore… In questo periodo estivo, alle prime ore del mattino, a tarda notte, con poche ore di sonno alle spalle… ti sembra di riuscire a gestire la fertilità della mandria in modo adeguato? Riesci a dedicare a tutti gli animali la stessa quantità di tempo che hai dedicato qualche mese fa? E le vacche fresche? Bisogna ricordare che più del 75% di tutte le malattie nella vita adulta di una vacca si verificano
in questo periodo. Tuttavia, con le maggiori dimensioni delle mandrie e gli alti costi di manodopera, diventa sempre più difficile per l’allevatore mantenere tutto sotto controllo. Una buona salute equivale a una buona fertilità e una buona fertilità equivale a una buona produttività. Se uno dei tre ambiti non va bene l’effetto si ripercuote anche sugli altri due. È qui che entra in gioco il Dispositivo di monitoraggio.
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Più che un semplice rilevamento del calore Le impostazioni avanzate del Dispositivo di monitoraggio consentono non solo di rilevare il calore in modo molto preciso: ma vengono misurate anche le ruminazioni giornaliere, i tempi di alimentazione e i tempi di riposo. Monitorando questi comportamenti, accanto all’attività quotidiana e all’irrequietezza, il software del Dispositivo di monitoraggio può dire quando
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a tecnologia sta rivoluzionando le nostre vite, giorno dopo giorno. Siamo tutti collegati tramite Internet, grazie ai social media, a YouTube e i nostri smartphone sempre alla mano. Ma la tecnologia può anche cambiare la vita delle vacche. Ti ricordi quando hai comprato il tuo primo telefono cellulare? Che aspetto aveva? Ricordi quando hai ricevuto il tuo primo SMS o messaggio di testo, e da chi era? Se ti avessero detto che un giorno le tue vacche o le vacche del tuo cliente ti avrebbero inviato messaggi di testo, avresti sicuramente pensato che fossero pazzi. Bene, questo è ciò che sta accadendo quotidianamente in molte aziende in tutto il mondo. Le persone coinvolte
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Quando internet può dare un po’ di felicità all’uomo e all’animale
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GIOVANI&INNOVAZIONE una vacca non si comporta come dovrebbe ed è in grado di rilevare i problemi di salute.
re pienamente il corso degli eventi sulla salute e il periodo di recupero. Tutti questi dati e le capacità del sistema si traducono in un sistema di gestione che consente di risparmiare molto tempo e di gestire ogni vacca in modo individuale.
è fondamentale quando si ha bisogno di prendere decisioni importanti che influenzeranno la redditività dell’azienda. Per ottenere i maggiori benefici è consigliabile inserire tutti gli eventi nel sistema: più allerte vengono confermate, più preciso diventa il dispositivo. Inserendo dati come i parti, si attivano automaticamente i periodi di attesa volontaria per il proprio bestiame. Tutte le informazioni sono disponibili ovunque, sul tuo telefono. I dispositivi di monitoraggio
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Negli allevamenti di vacche da latte sta crescendo l’interesse per l’uso di sistemi di monitoraggio. Questo interesse è guidato dal desiderio di migliorare le prestazioni riproduttive, ridurre la manodopera e ridurre i costi di produzione.
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Guardare l’intera performance della mandria o confrontare le singole vacche con l’intera mandria è facile grazie all’uso di grafici di comportamento. Osservando la normale distribuzione giornaliera della mandria e i loro comportamenti, si capisce rapidamente dove si trovano i valori anomali e quale gruppo di produzione potrebbe beneficiare di procedure di gestione alternative. E’ possibile conoscere anche quali animali stanno iniziando ad ammalarsi e di segui-
L’identificazione degli animali, la registrazione corretta degli eventi e le altre informazioni, possono essere difficili da reperire nei momenti in cui si è molto impegnati in azienda e spesso la raccolta di questi dati viene dimenticata o considerata come la cosa meno importante da fare. Tuttavia, avere queste informazioni
In cosa consistono i sistemi? I Dispositivi di monitoraggio solitamente consistono in tre parti principali: 1) un tag di attività che contiene un pedometro o un accelerometro collegato alla gamba, all’orecchio o a un collare sul collo della vacca; 2) un’antenna per leggere il tag di attività; 3) un computer con software che consente all’allevatore di inserire informazioni nel sistema e visualizzare il risultato dei tag di attività.
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Molto semplicemente, i tag di attività misurano l’attività o il movimento della vacca. Il computer acquisisce queste informazioni e le confronta con i dati raccolti in precedenza per determinare quando l’attività di una vacca è in aumento o in diminuzione. I dati relativi all’attività vengono presentati all’allevatore in tabelle e grafici, e in genere viene mostrato anche il numero di ore trascorrono fino all’ovulazione o/e il momento ottimale per l’inseminazione. Oltre all’attività, molti di questi sistemi monitorano anche la temperatura della vacca, il tempo di alimentazione, la funzionalità del rumine e la posizione della vacca (in piedi o sdraiata). L’attività della vacca e queste altre misurazioni sono spesso combinate, per fornire un’indicazione generale della salute. Alcuni sistemi consentono inoltre all’allevatore di individuare un animale specifico che si trova in stalla. Quanto ci vorrà per ripagare il costo del sistema? La maggior parte delle aziende che vendono questi sistemi riferiscono un periodo di recupero dell’investimento da uno a due anni, sul costo del sistema. Il tempo effettivo dipenderà dal programma di riproduzione esistente e dal modo in cui l’alleva-
tore è in grado di integrare la nuova tecnologia nel proprio sistema di gestione. Alcune delle aree in cui le aziende da latte ottengono risparmi sui costi con l’introduzione di un sistema di attività includono: diminuzione del lavoro per osservare i calori, diminuzione dei costi ormonali e del lavoro che necessitano, ottenuti da un minor uso di un programma di sincronizzazione e da una diminuzione dei costi spesi nelle fiale. La generazione delle entrate da un sistema di attività può provenire da una più giovane età al primo parto, da un decremento dell’interparto e da un aumento della produzione di latte media, risultante da un calo dei giorni di lattazione. Quando l’attività è combinata con altre misure che forniscono un’indicazione sulla salute è possibile ottenere ulteriori risparmi, potendo trattare una vacca prima che vengano osservati altri segni clinici. Quanto è facile da usare il sistema? È possibile accedere ai dati della maggior parte dei sistemi da un computer o da uno smartphone, con alcuni sistemi che utilizzano un terminale autonomo per visualizzare e immettere dati. Nella maggior parte dei casi, sono necessarie solo competenze informatiche di base per il funzionamento del sistema e molte aziende offriranno corsi di formazione su come utilizzare il sistema. I dati del sistema di attività possono spesso essere integrati con i software di
gestione delle mandrie per evitare la necessità di immettere dati in più sistemi. I sistemi di attività possono funzionare con la maggior parte dei sistemi di gestione e allevamenti da latte di grandi dimensioni. Esistono esempi di sistemi di attività utilizzati negli allevamenti da latte con stalle da 50 vacche ad oltre il migliaio, stabulazione libera e anche su cuccette, oppure un sistema di gestione intermedio. Alcuni sistemi richiedono una connessione Internet affidabile. Ogni vacca ha bisogno di un tag attività? Ciò dipenderà dal modo in cui si desidera utilizzare il sistema nell’azienda. Per la maggior parte dei sistemi, una volta che il tag di attività è sull’animale, occorrono dai sette ai dieci giorni affinché il sistema stabilisca una linea di base per quell’individuo. Se si desidera utilizzare il sistema solo per il rilevamento del calore, è necessario un numero sufficiente di tag attività in modo da poterne inserire uno su ogni vacca alcune settimane dopo il parto fino alla conferma di una gravidanza. Se si desidera utilizzare i tag attività per monitorare la salute della vacca attorno al parto e per il rilevamento del calore, è necessario disporre di tag di attività sufficienti per le vacche circa un mese prima del parto e fino alla conferma della gravidanza. Se si desidera utilizzare i tag attività per monitorare la salute della vacca durante la sua vita o semplicemente
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Che cosa misurano i tag di attività e quali informazioni forniscono i sistemi?
Misura 121
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non ti piace l’idea di cambiare i tag attività in ogni momento, hai bisogno di tag sufficienti per l’intero allevamento.
Misura 121
Quali domande fare prima dell’acquisto di un sistema di attività?
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Quale formazione o supporto viene fornito con il sistema? Quanto è lungo il periodo di garanzia sui tag o altri componenti del sistema? Quanto grande sarà il lettore di tag o la copertura dell’antenna? Il sistema sarà in grado di leggere i tag di attività in tutte le parti della stalla o dei pascoli? C’è un’altra azienda nell’area che utilizza il sistema che potrei visitare? Qual è il periodo di ammortamento del sistema? Diverse aziende dispongono di un calcolatore di payback che consente di immettere informazioni sul sistema corrente e di fornire ipotesi sui cambiamenti che possono essere previsti con il sistema. Il sistema di attività è compatibile con l’attuale software di gestione della mandria? Serve una connessione Internet per questo sistema? Un esempio di dispositivo di monitoraggio MOOMONITOR è uno dei dispositivi di monitoraggio disponibili sul mercato; risulta molto innovativo, utilizzando l’archiviazione dati basata su cloud e un’app mobile che consente l’interazione bidirezionale con il sistema, ad es. gli eventi di vacca e inseminazione possono essere inse-
riti immediatamente eliminando la necessità di tornare al computer. La nuova rivoluzione nel settore bancario sono i pagamenti con carta di credito senza contatto (NFC), Dairymaster MooMonitor sta già utilizzando questa tecnologia nel suo tag. Si può scorrere il tag con un telefono compatibile rendendo molto più facile assegnare una vacca. Il vantaggio aggiunto a questo è la facilità d’uso, meno disturbo degli animali, meno stress sia per l’agricoltore sia per la vacca. Il Dispositivo di monitoraggio controlla i movimenti del collo della vacca per attività correlate al calore, riposo, ruminazione, alimentazione, posizione della testa e irrequietezza. L’aggiornamento dei dati della vacca avviene ogni 15 minuti, fornendo informazioni in tempo reale. Ciò significa che i cambiamenti nel comportamento sono monitorati più precisamente e le malattie vengono identificate molto prima. Il sistema è progettato per stalle e pascoli e ha una portata fino a 3.000 metri in condizioni ottimali, ed è così possibile monitorare le vacche in qualsiasi punto del pascolo. Intervalli di feedback più brevi forniscono informazioni più precise sulla comparsa del calore e questo consente di inseminare le vacche al momento giusto. I collari non invasivi sono semplicemente attaccati al collo della vacca utilizzando un sistema di fibbia a
sgancio rapido che è di alta qualità e durevole. Per assegnare o modificare i record delle vacche è sufficiente scorrere uno smartphone compatibile sui tag in modo da aggiornare immediatamente i record. Niente serve più scrivere su carta promemoria e … lunghe camminate tra allevamento e ufficio. Con l’elettronica avanzata incorporata nel tag, insieme agli algoritmi e all’efficienza del software, il tag ha una durata della batteria fino a 10 anni. Questo potere fenomenale consente all’allevatore di raccogliere un enorme profilo di dati in tempo reale, per ogni singolo animale della fattoria, per un lungo periodo di tempo. Il vantaggio di questa tecnologia è di fornire all’allevatore uno strumento eccellente per aiutare a gestire la propria mandria, il benessere degli animali, la salute e le prestazioni riproduttive. I dati non hanno valore intrinseco, è ciò che si fa con i dati che crea valore. In ogni caso, questi dispositivi di monitoraggio migliorano la redditività dell’azienda riducendo il fabbisogno di manodopera per il personale, migliorando le prestazioni riproduttive e riducendo al minimo le perdite dovute a calori persi, malattie non diagnosticate e miglioramento del benessere generale degli animali. [Realizzato in collaborazione con Italo Guarneri di MDM srl]
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o sviluppo della tecnologia, come quella legata alla sensoristica e i sistemi di supporto alle decisioni, potenzia sempre più la fertirrigazione, soluzione che sta prendendo sempre più in diverse tipologie di coltivazione, dalle tradizionali orticole, floricole, vivaistiche, fino alle frutticole, al nocciolo, alla vite, alle colture di pieno campo. La crescente diffusione di questa tecnica è da ricercare negli indubbi vantaggi economici e organizzativi ma, sempre più, incidono i fattori ambientali legati al risparmio di energia, di acqua e di fertilizzanti. L’evoluzione tecnologica ne massimizza gli effetti, ma ogni innovazione va adattata all’interno del singolo contesto aziendale. Il termine fertirrigazione significa distribuire dei fertilizzanti insieme all’acqua d’irrigazione. Questa tecnica è un’ulteriore passo avanti da abbinare preferibilmente alla microirrigazione e/o irrigazione a goccia, ma è abbinare anche a sistemi di irrigazione con microspruzzi o con la subirrigazione, tecniche che
sono principalmente diffuse nel settore degli impianti fruttiferi. Si può effettuare anche con altri sistemi irrigui, ma per una migliore distribuzione del fertilizzante si preferiscono i sistemi sopradetti. La distribuzione dei fertilizzanti in acqua migliora l’assorbimento dei nutrienti da parte delle piante ed al tempo stesso si rende più efficiente l’utilizzo dell’acqua. In pratica la fertirrigazione realizza un effetto sinergico tra acqua e fertilizzante. La tecnica della fertirrigazione, è ben diffusa nelle coltivazioni orticole specializzate in serra, ma negli anni si è adattata e affermata anche nella coltivazione di orticole in pieno campo, come ad esempio pomodoro da industria e patata, oppure negli impianti di fruttiferi, e viene applicata anche a coltivazioni estensive come il mais. Per effettuare in maniera efficiente la fertirrigazione, non basta semplicemente distribuire il concime nell’acqua, ci sono diverse considerazioni da fare per poter ottenere il massimo dei benefici da questa
tecnica. Per poter ottenere il massimo dalla fertirrigazione servono conoscenze specifiche, soprattutto legate a questi aspetti: • esigenze nutrizionali minerali della coltura, cioè sapere cosa, quanto e quando distribuire. • il fabbisogno idrico della coltura: per poter fare bene la fertirrigazione è basilare saper irrigare bene, e questo non è sempre automatico, non basta dotarsi di un impianto di irrigazione a goccia per poter irrigare bene, bisogna saperlo gestire. • la fertilità del terreno e/o del substrato di coltivazione: fondamentale conoscere il proprio terreno e saper utilizzare i dati forniti da un’analisi del suolo. • le caratteristiche chimiche dell’acqua d’irrigazione: utilissimo partire da un’analisi dell’acqua di irrigazione, spesso ci indica i problemi che rischiamo di avere con il nostro impianto di irrigazione, direzionandoci verso soluzioni rapide ed efficaci, senza avere brutte sorprese e senza spendere soldi in inutili tentativi. Inoltre, l’analisi dell’acqua ci indica
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Strategico il risparmio di energia, acqua e fertilizzanti
Misura 121
Fertirrigazione, tecnica in continua evoluzione
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Misura 121
quali elementi nutritivi abbiamo già a disposizione, permettendoci di risparmiare concime. • la tecnica fertirrigua, per poterla gestire ed applicare in modo corretto e razionale.
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VANTAGGI E SVANTAGGI Come tutte le tecniche, anche la fertirrigazione presenta vantaggi e svantaggi che l’imprenditore deve conoscere valutando caso per caso all’interno della propria realtà produttiva. I principali vantaggi della fertirrigazione consistono in: • minor impiego di manodopera per le operazioni di distribuzione del fertilizzante, non si fanno applicazioni manuali su colture specializzare con concime granulare e non sono necessari passaggi con macchine all’interno della coltivazione, otteniamo minor calpestamento del terreno, oltre a una riduzione del tempo dedicato dall’operatore e alla possibilità di effettuare le concimazioni anche in quei momenti in cui la coltura non è accessibile ai mezzi meccanici per la loro distribuzione; • miglior frazionamento della concimazione azotata, aumentando di molto l’efficienza dell’azoto, ma non solo, di tutti gli elementi nutritivi, in quanto vengono distribuiti prontamente assimilabili e localizzati alla radice; con tecniche tradizionali gli elementi nutritivi distribuiti hanno un’efficienza del 40%, con la fertirrigazione si arriva al 90% di efficienza,intendiamo per efficienza la % di elemento distribuito effettivamente assorbito dalla pianta. • migliore applicazione dei fertilizzanti, perché essi vengono distribuiti nell’area di terreno effettivamente esplorato dagli apparati radicali delle colture. Iprincipali svantaggi si riassumono in: • necessità di un impianto d’irriga-
zione tecnologicamente più perfezionato e costoso rispetto all’irrigazione tradizionale, quindi tra gli svantaggi abbiamo sicuramente un incremento del costo degli impianti di produzione. • interventi d’irrigazione non sempre strettamente necessari ma da effettuare al solo scopo di distribuire il fertilizzante. Una corretta e razionale gestione della fertirrigazione consente, generalmente, di migliorare le rese rispetto alla concimazione tradizionale, intendendo come aumento delle rese sia l’incremento qualitativo che quantitativo delle nostre produzioni. Per prevenire fenomeni d’inquinamento per dilavamento è opportuno che la tecnica irrigua adottata assicuri un’elevata efficienza ed uniformità distributiva dell’acqua. Occorre distribuire volumi di adacquamento idonei per portare il volume di terreno interessato dalle radici alla capacità idrica di campo, ciò significa definire correttamente le variabili irrigue (turni e volumi), conoscere le caratteristiche idrologiche del terreno, la profondità delle radici e l’umidità del terreno al momento dell’irrigazione. Far partire semplicemente l’impianto di irrigazione, magari basandoci su turni e durate ipotizzate o utilizzando esperienze di colleghi, con terreni molto diversi o impianti di
irrigazione diversi, può essere altamente pericoloso. Esagerare con l’irrigazione a goccia può essere costoso e anche deleterio per le radici delle nostre piante, quindi irrigare bene non significa irrigare molto! Nel caso dell’irrigazione a goccia è opportuno adottare turni irrigui molto stretti. Nelle colture in contenitore, come anche per i terreni sabbiosi, a volte le colture richiedono più turni irrigui giornalieri, in considerazione delle perdite d’acqua per evapotraspirazione e per la bassa capacità di trattenere l’acqua del terreno. Una delle problematiche principali quindi è la necessità di avere acqua nel momento del bisogno, quindi servono fonti di acqua disponibili sul momento, come pozzi, oppure sistemi di stoccaggio dell’acqua come invasi e vasche, che richiedono investimenti abbastanza importanti. Nei terreni argillosi occorre adottare turni irrigui più lunghi per evitare fenomeni d’asfissia radicale. Anche la scelta e la tipologia dell’impianto irriguo è di estrema importanza. Occorre conoscere il numero e la portata dei gocciolatoi per unità di superficie. Essi devono consentire una erogazione tale da ottenere una continuità di volume di terreno bagnato lungo tutta la linea distributrice, inoltre la superficie di terreno umettata deve essere adeguata alle esigenze della coltura. La
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METODOLOGIA FERTIRRIGUA Una corretta e razionale applicazione della fertirrigazione richiede la conoscenza dei diversi parametri, quali la quantità ed i rapporti fra gli elementi nutritivi, la composizione chimica della soluzione, la frequenza degli interventi di fertirrigazione. Possiamo distinguere, fondamentalmente, due metodologie di fertirrigazione: • Distribuzione degli elementi nu-
tritivi in modo continuo e proporzionale all’intervento irriguo. Questo metodo ha il vantaggio di essere estremamente semplice e consente di aumentare la distribuzione dei fertilizzanti all’aumento della domanda di acqua di irrigazione. E’ una metodologia che si avvicina alla tecnica della fertirrigazione delle colture fuori suolo. Estrema importanza ha la composizione chimica della soluzione, la sua conducibilità elettrica (EC) ed il pH. Nella versione estrema il terreno costituisce solamente un supporto della coltura. Questo sistema si sta evolvendo in maniera veloce in quanto stanno migliorando i sistemi di monitoraggio dello stato di nutrizione delle piante coltivate, effettuando opportune analisi, è possibile correggere la fertirrigazione delle colture, e mantenere sempre lo stato ottimale di nutrizione, evitando fenomeni di carenza o di eccesso prima che si manifestino sulla pianta e diventino visibili all’occhio dell’agricoltore o del tecnico. • Distribuzione degli elementi nutritivi in modo discontinuo, non proporzionale all’irrigazione. La fertirrigazione viene definita e suddivisa per ciascuna fase fenologica della pianta. Il fabbisogno della coltura viene stimato attraverso un bilancio che considera le asportazioni, le immobilizzazioni, le perdite, gli apporti e le disponibilità naturali del terreno. Quindi viene suddiviso,
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distanza tra i gocciolatoi lungo l’ala gocciolante può variare tra valori che vanno da 30 cm a 80cm, passando da terreni sabbiosi a terreni argillosi. Solo in questo modo sarà possibile ottenere un’elevata uniformità ed efficienza di distribuzione dell’acqua e contemporaneamente un’efficace distribuzione del fertilizzante. Attenzione però, perché in alcuni casi con la fertirrigazione si sono avuti problemi legati ad un’elevata perdita di nutrienti nel terreno, e possibile inquinamento delle falde. I terreni con caratteristiche più sfavorevoli, e che quindi sono più soggetti a rischio di inquinamento da nitrati, sono i terreni sabbiosi per la limitata capacità di ritenzione idrica e di scambio cationico, quelli con falda superficiale (inferiore ai 2 m), i terreni con uno ridotto strato utile (15-20 cm), i terreni con una pendenza elevata e quelli ricchi in sostanza organica.
considerando i rapporti ottimali fra gli elementi, per ciascuna fase fenologica ottenendo la quantità da distribuire periodicamente. In pratica si applica lo stesso criterio per il calcolo della concimazione in copertura tradizionale dove, al posto di utilizzare lo spandiconcime meccanico per distribuire il fertilizzante, si utilizza l’acqua d’irrigazione. La fertirrigazione è tra i migliori sistemi per soddisfare al meglio i fabbisogni nutritivi delle piante. Essa permette la regolazione dell’apporto nutritivo in conformità con le effettive necessità della pianta. Sia le quantità di sostanze nutritive che le esigenze del periodo fenologico possono essere soddisfatti facilmente usando i fertilizzanti giusti. Una piccola quantità di fertilizzante somministrata a brevi intervalli è più disponibile per le piante che una massiccia applicazione ripetuta poche volte all’anno. Per la fertirrigazione non sono necessari concimi liquidi, si possono usare particolari concimi idrosolubili, simili a quelli granulari utilizzati per la concimazione tradizionale, ma più puri, in modo da evitare depositi durante la loro dissoluzione. I depositi possono crearsi anche in seguito a reazioni chimiche tra i diversi concimi. I coltivatori ed i loro tecnici dovrebbero conoscere bene queste reazioni per assicurare una completa dissoluzione dei concimi in tutta sicurezza. In molti casi, le sostanze che si formano possono creare problemi agli impianti causa otturazione o occlusione dei filtri e dei gocciolatori. Le interazioni più comuni sono: – i fertilizzanti che contengono fosfati generalmente interagiscono con il calcio per formare precipitati che sono difficili da disciogliere. – i fertilizzanti che contengono solfati interagiscono con il calcio per
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Misura 121
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formare il gesso o solfato di calcio. In generale, i fertilizzanti che contengono livelli elevati di calcio (Ca) non dovrebbero essere mescolati con i fertilizzanti che contengono fosforo (P) o zolfo. L’analisi chimica dell’acqua può contribuire ad identificare dove è probabile che ci possa essere un problema e, ove necessario, l’acqua dovere essere trattata prima dell’aggiunta del fertilizzante. Una volta scelti i concimi per preparare la nostra soluzione di fertirrigazione bisogna affrontare il discorso di come iniettarli all’interno del nostro impianti di irrigazione. L’iniezione dei fertilizzanti nell’acqua di irrigazione può essere fatta in vari modi. La scelta del sistema e dell’apparecchiatura di iniezione giusta va fatta secondo le esigenze di precisione che necessita la coltivazione (su terreno o fuori suolo ad esempio per le orticole, oppure su coltivazione di frutteti oppure su coltivazioni estensive) tenendo conto anche della disponibilità di una fonte di energia elettrica ( alcuni sistemi necessitano di fonte elettrica, altri no), il bisogno o meno di trasportare il sistema di iniezione da un campo all’altro, i requisiti ed i vincoli della portata necessaria. L’iniezione del fertilizzante dovrebbe essere fatta preferibilmente prima dei filtri. Inoltre sarebbe consigliata una filtrazione di sicurezza della soluzione fertilizzante prima dell’iniezione nel sistema microirriguo. Serbatoio di by-pass a pressione: un serbatoio, contenente il fertilizzante nella forma solida o liquida, viene installato in parallelo con una valvola collocata sulla linea di irrigazione. L’acqua attraversa il serbatoio, dissolvendo e trasportando il fertilizzante nell’acqua di irrigazione. Gli svantaggi principali di questo metodo sono che la concentrazione
del fertilizzante nell’acqua di irrigazione non è uniforme (diminuendo con la durata della fertirrigazione) e che il serbatoio deve essere riempito di fertilizzante ogni volta. È un sistema adatto per piccoli impianti, senza una fonte di energia e per chi necessiti di un apparato portatile e facile da spostare, è particolarmente diffuso per gli impianti fruttiferi ad esempio nella coltivazione di mele. Iniettore Venturi: sistema semplice che genera una aspirazione, la soluzione fertilizzante viene succhiata e veicolata nel flusso dell’acqua di irrigazione. La costruzione del dispositivo è semplice ed i costi d’acquisto sono relativamente bassi. Non richiede energia elettrica ma per funzionare serve una pressione elevata. Pompe di iniezione idrauliche e elettriche: le pompe iniettano la soluzione del fertilizzante aspirando la soluzione da un serbatoio aperto (non a pressione) ed iniettandolo nell’acqua di irrigazione con un pressione più elevata rispetto alla prevalenza nel punto di innesto. L’uso delle pompe permette una gestione completa dei quantitativi e della temporizzazione del fertilizzante. Sono adatte sia per il funzionamento manuale che per l’automazione più avanzata. Le pompe elettriche possono fornire una vasta gamma di portate e capacità; sono le più adatte per l’automazione di impianti fissi (come per le serre)
poiché la sua limitazione è la disponibilità di una sorgente di energia elettrica. FILTRAZIONE La filtrazione è un trattamento meccanico delle acque, realizzato per proteggere l’impianto di irrigazione da otturazioni e da usura eccessiva. Viene progettato per separare le particelle solide più grandi di una dimensione stabilita. Il meccanismo di filtrazione deve essere selezionato e regolato secondo l’impianto di irrigazione, le caratteristiche dell’acqua e nel caso di fertirrigazione, alla presenza di particelle solide, dovute all’incorporazione del fertilizzante. Vediamo i principali sistemi di filtrazione e le loro caratteristiche di funzionamento: a) Sistema Idrociclone (separatore centrifugo) L’acqua viene iniettata in un cono rovesciato attraverso un ingresso tangenziale. La separazione cinetica viene effettuata dalla forza centrifuga che spinge le particelle solide (con peso specifico maggiore dell’acqua) verso la parete del cono. Scorrendo dalla sommità fino alla parte inferiore del cono, lungo le pareti (per la forza di gravità), i solidi allora vengono raccolti in un serbatoio separato mentre l’acqua pulita viene espulsa attraverso una bocca nella parte superiore del cono. I filtri idrociclone sono i più adatti per la filtrazione o separazione della sabbia.
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GIOVANI&INNOVAZIONE termine di ogni ciclo. Lo strumento adibito alla misurazione del pH si chiama pHmetro, mentre quello per il rilevamento dell’Ec è il conduttivimetro. Entrambi i sensori devono essere collocati in linea abbastanza lontani dal punto di iniezione, cioè dove è ormai avvenuta completamente la miscelazione tra le soluzioni stock e l’acqua. Per facilitare tale miscelazione di solito si mette tra il punto di iniezione e le sonde anche un filtro a dischi con la funzione di diffusore. Inoltre, siccome le sonde operano con più precisione in condizioni di bassa pressione idrica, sarebbe opportuno che queste fossero poste su un by-pass (una deviazione) collegato alla linea. ALTRI ACCORGIMENTI Per eliminare le incrostazioni saline al livello degli ugelli, può essere iniettato dell’acido ad una concentrazione specifica e per un periodo di tempo specifico del vostro impianto. Inoltre il trattamento con acido è utile nell’inizio del processo di incrostazione, quando gli ugelli sono soltanto parzialmente bloccati. Se viene effettuato in ritardo, quando gli emettitori sono completamente o quasi completamente bloccati, è inutile e può causare un bloccaggio completo e irreversibile. Consultate sempre il fornitore del vostro impianto di irrigazione per la procedura giusta per il vostro sistema. Gli ioni di ferro nella loro forma ridotta accelerano lo sviluppo di determinati tipi di batteri con conseguente formazione di mucillagini batteriche che sono una grossa minaccia per gli impianti di irrigazione a basso volume in generale e per i sistemi a goccia in particolare. L’uso di agenti ossidanti può risolvere questi problemi. [Realizzato in collaborazione con il Dott. Simone Marchisio, Agenzia 4 A Cuneo]
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SENSORI E AUTOMAZIONE Il funzionamento programmato dell’impianto di irrigazione e del processo di fertirrigazione può essere attuato dall’utente con un sistema centralizzato facile e pratico. Possono essere installati dispositivi di controllo e di misura dei volumi, dei tempi o delle pressioni (come nel caso di lavaggio automatico dei filtri), con differenti livelli di indipendenza e di complessità secondo il bisogno. E’ da precisare che l’automazione degli impianti va comunque seguita e soprattutto impostata correttamente e controllata, automatizzare gli impianti di irrigazione e fertirrigazione per gli agricoltori spesso significa affidarsi ciecamente a un computer, l’automazione non sostituisce la gestione dell’agricoltore, la agevola. Esistono anche dei fertirrigatori computerizzati che permettono di erogare soluzioni nutritive diverse in ciascun settore irriguo, ad esempio quando si gestiscono coltivazioni diverse. La loro diffusione è limitata a causa dell’elevato costo, ma la loro utilità nelle coltivazioni su grandi superfici o in grandi vivai con numerose specie diverse è enorme. Questi sistemi hanno un dispositivo di dosaggio (generalmente un tubo venturi o delle pompe dosatrici) e due sensori di controllo (uno per il pH ed uno per la conducibilità elettrica) per ciascun settore e sono controllati da un software di gestione, che controlla le caratteristiche chimiche della soluzione nutritiva di ogni settore e il corretto funzionamento dell’intero sistema e fornisce ausilio agli operatori. I sensori per il rilevamento del pH e della salinità, tramite la conducibilità elettrica (Ec), sono importanti in qualsiasi impianto di fertirrigazione, dove la soluzione nutritiva, perdendo i nutrienti assorbiti dalle piante ad ogni somministrazione, deve essere opportunamente reintegrata al
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b) Filtri a rete L’acqua di irrigazione passa attraverso una rete di metallo o di plastica creando una zona di filtrazione. La rete è sostenuta da un corpo rigido per resistere alla pressione sviluppata dall’acqua e dall’accumulo dello sporco. Questo tipo di filtro è solitamente meno costoso di altri sistemi di filtrazione. L’utilizzo di semplici filtri a rete di solito avviene per la filtrazione di bassi livelli di contaminazione da particelle solide o come controllo per i filtri idrociclone. I sistemi automatici di lavaggio incorporati nei filtri a rete aumentano la capacità di filtrazione, anche se ne innalzano il costo. c) Filtri a graniglia o a sabbia Il filtro a graniglia prende il nome dall’elemento filtrante, costituito da sabbia o elementi di quarzo, di dimensione variabile in base alla necessità di filtrazione. È indicato per acque a cielo aperto, come quelle prelevate da corsi d’acqua, laghetti, canali ecc.. L’acqua penetra nel serbatoio contenente la graniglia da un’apertura situata in sommità e rivolta verso l’alto. L’acqua si distribuisce, così, in maniera omogenea sulla superficie della graniglia e, attraversandone gli strati, viene pulita da alghe, terra e altre particelle organiche. d) Il filtro a dischi lamellari Il filtro ha forma cilindrica. Lo strato filtrante non deve essere particolarmente alto, ma bensì largo, perché l’azione filtrante è più efficace quando l’acqua si distribuisce su di una superficie ampia. Il materiale filtrante deve avere la superficie ruvida per trattenere meglio le impurità. L’acqua compie un lavoro per attraversare lo strato filtrante Questo tipo di filtro ha l’elemento filtrante costituito da lamelle circolari di materiale plastico ruvido, per meglio trattenere le impurità dell’acqua che le attraversa.
Pre-iscrizioni corsi 2018 Per ricevere maggiori informazioni, compilare la parte sottostante e consegnarla all’ufficio
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Data…………………………… Firma ………………………………………………..…………………………………………….
TITOLO
Inipa
Addetto alla conduzione macchine movimento terra (es. escavatore)
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ORE 16
Addetto alla conduzione di Trattori agricoli su gomma – chi non dimostra di avere una esperienza pregressa di 2 anni (negli ultimi 10 anni acquisita al 31.12.2017)
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Addetto alla conduzione di Trattori agricoli cingolati – chi non dimostra di avere una esperienza pregressa di 2 anni (negli ultimi 10 anni acquisita al 31.12.2017)
8
Addetto alla conduzione di Trattori agricoli su gomma e cingolati – chi non dimostra di avere una esperienza pregressa di 2 anni (negli ultimi 10 anni acquisita al 31.12.2017)
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Addetto alla conduzione di PLE (piattaforme lavoro elevabile) con stabilizzatore
8
Addetto alla conduzione di PLE senza stabilizzatore
8
Addetto alla conduzione di PLE con o senza stabilizzatore
10
Addetto alla conduzione di Carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo – carrelli industriali semoventi (es. muletto)
12
Addetto alla conduzione di Carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo – carrelli semoventi a braccio telescopio (es. Merlo)
12
Addetto alla conduzione di Carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo – carrelli/sollevatori/elevatori semoventi telescopici rotativi
12
Addetto alla conduzione di Carrelli elevatori semoventi con conducente a bordo – carrelli industriali semoventi, carrelli semoventi a braccio telescopico e carrelli/sollevatori/elevatori semoventi telescopici rotativi
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Addetto alla conduzione di Gru per autocarro
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Datore di lavoro con incarico diretto R.S.P.P.- RISCHIO MEDIO – Formazione
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Datore di lavoro con incarico diretto R.S.P.P.- RISCHIO MEDIO – Aggiornamento
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Incaricato per l’attività di primo soccorso in aziende di gruppo “B” - Formazione
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Incaricato per l’attività di primo soccorso in aziende di gruppo “B” - Aggiornamento
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Addetto alla prevenzione e lotta antincendio in aziende di gruppo “B” - Formazione
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Addetto alla prevenzione e lotta antincendio in aziende di gruppo “B” –Aggiornamento
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Norme igienico/sanitarie di cantina - HACCP
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Norme igienico/sanitarie per la trasformazione dei prodotti - HACCP
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Norme igienico/sanitarie per la produzione primaria e mercati - HACCP
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Corso per il conseguimento del patentino valido per l’acquisto, il trasporto e l’utilizzo dei fitofarmaci-Formazione
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Corso per il conseguimento del patentino valido per l’acquisto, il trasporto e l’utilizzo dei fitofarmaci-Aggiornamento
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Corso Formazione lavoratori settore agricolo(formazione generale e specifica)
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Corso Formazione lavoratori settore agricolo (aggiornamento)
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Malattie professionali in agricoltura bandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. DIMINUZIONE DELLA CAPACITA’ UDITIVA I lavoratori che sono affetti da ipoacusia percettiva bilaterale simmetrica per essere stati esposti a lavorazioni rumorose nell’industria, nei trasporti o in agricoltura hanno diritto alla richiesta di indennizzo per il riconoscimento della malattia professionale: a titolo esemplificativo, in ambito agricolo, è una patologia che colpisce frequentemente i trattoristi o coloro che, comunque, utilizzano in modo frequente macchinari piuttosto rumorosi. Può essere richiesto l’indennizzo entro 4 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. TENDINITI Sono malattie professionali tabellate le tendiniti della spalla,
del gomito, del polso e della mano se coloro che ne risultano affetti svolgono o hanno svolto lavorazioni, in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, posture incongrue ed impegno di forza: sono patologie frequenti, ad esempio, fra coloro che svolgono la raccolta di frutti pendenti, la cernita di frutta e verdura o la sessatura del pollame. Può essere richiesto l’indennizzo entro 1 anno dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. PATOLOGIE DEL GINOCCHIO Le borsiti per chi svolge o ha svolto lavorazioni con appoggio prolungato del ginocchio e le meniscopatie degenerative o le tendinopatie del quadricipite per chi svolge o ha svolto lavorazioni con movimenti ripetuti del ginocchio o mantenimento di posture incongrue sono state inserite tra le malattie professionali tabellate: sono patologie frequenti, ad esempio, fra coloro che svolgono la semina o raccolta di frutti od ortaggi a terra, viticoltori ed in genere coloro che sono costretti all’utilizzo prolungato della gamba come punto di appoggio per far leva su attrezzi di lavoro. Può essere richiesto l’indennizzo entro 2 anni dall’abbandono della lavorazione che ha dato origine alla malattia. Per ogni ulteriore informazione o chiarimento in merito, invitiamo gli interessati a rivolgersi al Patronato Epaca della Coldiretti dove personale qualificato saprà fornire le corrette indicazioni del caso.
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numero 9 - 2018
N
el corso degli ultimi anni specifiche disposizioni di legge e diverse sentenze della Corte di Cassazione hanno consentito di ampliare la tabella delle malattie professionali riconoscibili dall’INAIL anche in ambito agricolo. Negli ultimi mesi grazie ad una qualificata consulenza medicolegale il Patronato EPACA della Coldiretti ha presentato numerose istanze finalizzate al riconoscimento delle malattie professionali più frequenti in agricoltura e sono stati riconosciuti numerosi indennizzi da parte dell’Istituto assicuratore. Evidenziamo di seguito tali malattie professionali, piuttosto frequenti in agricoltura ma anche in altri ambiti lavorativi, per le quali è possibile effettuare richiesta all’INAIL di indennizzo; invitiamo tutti coloro che ritengono di poter essere nelle condizioni per richiedere il beneficio a rivolgersi tempestivamente all’ufficio zona Coldiretti più vicino per la valutazione del caso attraverso una qualificata consulenza medica gratuita. TUNNEL CARPALE La sindrome del tunnel carpale viene riconosciuta come malattia professionale nei confronti di coloro che sono impegnati in lavorazioni, svolte in modo non occasionale, che comportano movimenti ripetuti, mantenimento di posture incongrue e impegno di forza: è il caso, ad esempio, di coloro che sono impegnati o sono stati impegnati nella potatura ovvero coloro che svolgono o hanno svolto l’attività di mungitura senza l’ausilio di mezzi tecnici. Può essere richiesto l’indennizzo entro 2 anni dall’ab-
Previdenza
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