Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 4 Anno 2017 - In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo
Anno
66° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI
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ASTI
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aprile 2017
19 aprile: data storica per il lattiero caseario Finalmente la carta d’identità per il latte Uht e i suoi derivati
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monte, Bruno Rivarossa - che va a giovamento del lattiero-caseario piemontese che registra una produzione lorda vendibile di 390 milioni, conta 2000 aziende produttrici e 51 specialità di formaggi. Una garanzia di trasparenza, oltretutto, che consente alle nostre imprese di vedere riconosciuto in etichetta il loro lavoro: d’ora in poi, infatti, andrà specificato il paese di mungitura, quello di confezionamento e di trasformazione”. Il provvedimento riguarda l’indicazione di origine del latte o del latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari e prevede l’utilizzo in etichetta delle seguenti diciture: a) “Paese di mungitura”: nome del Paese nel quale è stato munto il latte; b) “Paese di condizionamento o di trasformazione”: nome del Paese nel quale il latte è stato condizionato o trasformato. Qualora il latte o il latte usato come ingrediente nei prodotti lattiero-caseari sia stato munto, condizionato o trasformato, nello stesso Paese, l’indicazione di origine può essere assolta con l’utilizzo della seguente dicitura: “origine del latte”: nome del Paese. Se invece le operazioni indicate avvengono nel territorio di più Paesi membri dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettua-
Antonio Ciotta, Direttore Coldiretti Asti
Etichettatura
Roberto Cabiale, Presidente Coldiretti Asti
3 Le nuove etichette obbligatorie per il latte
ta, possono essere utilizzate le seguenti diciture: “latte di Paesi UE” per l’operazione di mungitura, “latte condizionato o trasformato in Paesi UE” per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Infine qualora le operazioni avvengano nel territorio di più Paesi situati al di fuori dell’Unione europea, per indicare il luogo in cui ciascuna singola operazione è stata effettuata, possono essere utilizzate le seguenti diciture: «latte di Paesi non UE» per l’operazione di mungitura, «latte condizionato o trasformato in Paesi non UE» per l’operazione di condizionamento o di trasformazione. Per le violazioni si applicano le sanzioni di cui all’art. 4, comma 10, della legge 3/2/2011, n. 4.
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ercoledì 19 aprile 2017, è stata una data storica per gli allevatori e i consumatori italiani. È entrato in vigore l’obbligo di indicare in etichetta l’origine del latte a lunga conservazione e dei suoi derivati. È quindi operativo il decreto “Indicazione dell’origine in etichetta della materia prima per il latte e i prodotti lattieri caseari, in attuazione del regolamento (UE) n. 1169/2011”, firmato dai ministri delle Politiche Agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n.15 del 19 gennaio 2017. Il provvedimento per il latte Uht è stato accolto positivamente dal 76% degli italiani e per yogurt e formaggi dal 91%, secondo quanto è emerso dalla consultazione on online del Ministero delle Politiche Agricole. Due confezioni di latte a lunga conservazione su tre sono già in regola con la nuova etichetta di origine che consente di smascherare il latte straniero spacciato per italiano. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti che ha raccolto i campioni di latte in vendita nei principali supermercati e nei negozi italiani. “Un altro passo importante sulla strada della trasparenza dell’informazione ai consumatori arrivato grazie alle battaglie portate avanti dalla nostra Organizzazione – commenta Roberto Cabiale presidente di Coldiretti Asti. Oggi, in Italia, tre cartoni di latte Uht su quattro sono stranieri: questo provvedimento è, quindi, anche un importante segnale di cambiamento a livello comunitario dove occorre proseguire nell’impegno per la valorizzazione dei prodotti Made in Italy”. “Un risultato – sottolineano Antonio Ciotta, direttore di Coldiretti Asti, e il Delegato Confederale in Pie-
Brinate: un vero dramma, intervenga lo Stato Gravi danni all’agricoltura, soprattutto per il vento gelido che ha sferzato valli e colline
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stato un vero e proprio dramma, quello vissuto anche dagli agricoltori dell’Astigiano dopo le notti dal 18 al 21 aprile scorso, quando le temperature sono scese sotto lo zero. Lo sviluppo vegetativo delle piante era ormai in fase avanzata e questo ha causato gravi danni, sia ai vigneti che ai frutteti. Una situazione generalizzata anche nel resto dell’Italia e che quindi ci si aspetta che possano essere varate misure straordinarie dallo Stato. I tecnici di Coldiretti Asti hanno iniziato fin da subito il monitoraggio per valutare attentamente la situazione in tutta la provincia. Le temperature sotto zero e, soprattutto, il vento gelido del nord, hanno danneggiato molti vigneti, con maggiori danni nei fondo valle e nei confronti degli impianti di recente messa a dimora. Purtrop-
po l’aria gelida si è infilata fra le gole delle valli raggiungendo anche quote più alte. “È stata come una doccia gelata – commenta Antonio Bagnulo, responsabile del servizio di assistenza tecnica di Coldiretti Asti – una tremenda tramontana, aria artica, che non ha dato tempo alle piante di difendersi”. Oltre alla vite, la brinata ha colpito anche i frutteti e gli ortaggi. “Per descrivere la portata del fenomeno – rimarca Bagnulo – possiamo rilevare come gli ortaggi danneggiati non siano stati solo quelli a pieno campo, ma in alcuni casi anche quelli sotto alle serre, laddove i tunnel non sono stati riscaldati o coperti con un telo aggiuntivo, il solo nylon non ha potuto nulla contro la brinata”. Il fenomeno ha interessato un po’ tutto l’Astigiano, da nord a sud, fino nella valle Bormida:
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Periodico Ufficiale di Coldiretti Asti Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 - Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Anno 66° numero 4 - Aprile 2017 Stampa Artigrafiche M.A.R. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949
Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl Tel. 0141.380.400 Tel. 335.471017 Abbonamento annuale: Euro 20,00
Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
“Purtroppo – sottolinea Giorgio Bodrito, Segretario della Zona Coldiretti di Vesime e Valle Bormida – sono state due nottate tremende, con temperature sotto lo zero e correnti d’aria che si sono insinuate anche oltre i 300 metri di altitudine”. “Ho visto andare in fumo – rileva sconsolato Domenico Perfumo di Nizza Monferrato - 10 ettari di vigneto. La prima notte sono stati colpiti i vigneti più a valle, la seconda notte anche quelli più a monte. La temperatura è andata ben oltre gli sero gradi centigradi, sono state vere e proprie gelate”. “Io ho 77 anni – rimarca Remo Scarrone, frutticoltore di Calamandara – e non ho mai visto una cosa simile. L’azienda condotta da mio figlio Stefano è stata colpita si 8 ettari di frutteto. Quest’anno non raccoglieremo neanche un chilogrammo delle 40 varietà di prugne che ho selezionato, negli anni, in tutto il mondo”. La perdita del raccolto è sicuramente consistente e a questo occorrerà aggiungere un’ulteriore lavoro da parte dei viticoltori. “La stagione vegetativa era ormai in fase di forte sviluppo – sottolinea Pier Paolo Anziano, responsabile del servizio di assistenza tecnica vitivinicola di Coldiretti Asti – e quindi gran parte del raccolto, dove si sono verificate le brinate,
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ultimi dieci anni il settore primario ha subito danni per 14 miliardi di euro a causa delle bizzarrie del tempo. A marzo in Italia la temperatura è stata di ben 2,5 gradi superiore alla media del periodo di riferimento, mentre le precipitazioni sono praticamente dimezzate (-54%) ma la pioggia, che è importante per dissetare i campi
resi aridi dalla siccità, per essere utile, deve cadere in modo costante e leggero mentre i forti temporali, soprattutto se accompagnati da grandine, aggravano i danni.
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andrà perduto. Il suggerimento è di ripassare in tutti i vigneti colpiti per eliminare la parte secca e cercare così di attivare il ricaccio della seconda gemma”. GRANDINATA Nel frattempo, i tecnici di Coldiretti sono stati anche impegnati nella conta dei danni provocati dalla grandinata di sabato 15 aprile. Le principali zone colpite sono nei comuni di Castagnole delle Lanze, Coazzolo, San Martino Alfieri e Villafranca d’Asti. Anche in questo caso, i maggiori danni sono su vigneti e frutteti, con un danno più esiguo, non oltre il 20%, sui noccioleti. CAMBIAMENTI CLIMATICI “Dopo l’alluvione del novembre scorso – rileva il presidente di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale - e queste brinate insolitamente molto tardive, nonché la grandinata di sabato molto anticipata, c’è da riflettere sui repentini capovolgersi del tempo e ci si interroga sui cambiamenti climatici in atto”. In Italia, purtroppo, sono ormai all’ordine del giorno ripetuti sfasamenti stagionali ed eventi estremi anche con il rapido passaggio dalla siccità all’alluvione, precipitazioni brevi e violente accompagnate anche da grandine e quindi pesanti effetti sull’agricoltura. Negli
Ecco la birra con l’orzo del Monferrato Attivata a Villafranca d’Asti la prima malteria del nord Italia
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entrata in funzione in questi giorni a Villafranca d’Asti, la prima malteria del Nord Italia. Si trova in regione Crocetta ed è il fulcro di un progetto di filiera attivato da Coldiretti Asti con il Consorzio Agrario delle province del Nord Ovest.
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Si chiama “Malteria Monferrato”, non a caso, ci spiega Davide Monastra, tecnico della malteria, “vogliamo dare identità territoriale a un prodotto come la birra che in molti casi è frutto dell’intraprendenza di agricoltori e mastri birrai che operano nel Monferrato”. La malteria nasce dopo un’attività di start up di almeno un
NUOVO PROGETTO DI FILIERA DI COLDIRETTI ASTI: 13 agricoltori dell’Astigiano produrranno quest’anno, su 50 ettari, 100 tonnellate di orzo per la nuova “Malteria Monferrato”
paio d’anni. Nel 2015, Davide Monastra si è recato in Canada per un master, ha poi frequentato il corso di mastro artigiano birraio di Padova, l’unico riconosciuto in Italia, e quindi ha cercato percorsi birrai paralleli, approfondendo e studiando la maltazione dell’orzo. Così
come la sperimentazione sulla coltivazione del grano, è in continuo aggiornamento. “Iniziamo a rifornire la nuova malteria – sottolinea Adriano Cavallito, vice presidente del Consorzio Nord Ovest – con due varietà di orzo già sperimentate, Monroe e Scarlett,
Filiera birra 7 sono prettamente industriali, mentre la terza, più artigianale e simile alla nostra si trova nelle Marche”. “Dopo i progetti e gli accordi di filiera attuati da Coldiretti Asti su uva e vino, ortaggi e nocciole – ci spiega il presidente di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale – questo sull’orzo è forse quello più creativo, anche perchè va ad intervenire con un prodotto come la birra, su un territorio con la vocazionalità per il vino. In realtà la filiera della birra può prendere esempio anche dalla nostra enologia, andando a qualificare ogni annata attraverso un più stretto legame col territorio. D’altra parte, come è ormai conclamato che la qualità del vino si fa nelle vigne, anche la qua-
lità della birra non può che cominciare dai campi di orzo”. C’è dunque molto spazio per un serio sviluppo del progetto di filiera sulla maltazione dell’orzo per la birra, la nuova malteria, grazie a un laboratorio interno, offre anche ai birrai la possibilità di sperimentare una maltatura ad hoc prima di procedere nell’intera produzione dell’annata. La nuova struttura di Villafranca si rivolge dunque sia ai birrai agricoltori che si producono l’orzo, sia ai mastri birrai che producono con l’orzo offerto dagli agricoltori del territorio. Per informazioni si può contattare Coldiretti Asti al telefono numero 0141.380400 oppure direttamente “Malteria Monferrato” al numero 0141.943600.
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ma abbiamo a dimora altre quattro varietà che andremo a testare nel corso dell’annata agraria”. Per ora sono interessati al progetto di filiera 13 aziende agricole del nord dell’Astigiano, per un totale di 50 ettari di coltivazione. “Il progetto di filiera – sottolinea Luigi Franco, vice direttore di Coldiretti Asti - per questa prima annata garantirà agli agricoltori un 20% in più sul valore di mercato dell’orzo. Puntiamo, ovviamente, ad incrementare le produzioni e, soprattutto, a raggiungere un prezzo minimo garantito”. In questo primo anno, l’obbiettivo è di maltare 100 tonnellate di orzo per fare la birra. Ovviamente saranno prodotte le quattro tipologie principali di malto, Pilsener, Pale, Vienna e Monaco, ma l’obbiettivo di tutti è quello di identificare, con la materia prima, malti tipici del Monferrato. “Anche perchè – sottolinea Monastra - la birra merita una sua rintracciabilità e quindi identità. Si pensi come in Italia, ogni anno, arrivino dall’estero almeno 90 mila tonnellate di malto e d’altra parte questa di Villafranca è solamente la quarta malteria operativa, due
La Barbera è stata protagonista al Vinitaly Moscato e Barbera
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a cinquantunesima edizione del Vinitaly, la fiera di riferimento per l’enologia nazionale, è stata un grande palcoscenico per verificare l’andamento del mercato, per confrontarsi con i consumatori, per individuare nuove strategie e circoscrivere le problematiche e anche per testare nuovi prodotti. Dal Piemonte erano presenti un esercito di vignaioli, circa seicento, che hanno accolto almeno 150mila visitatori, un terzo dei quali stranieri, e almeno un migliaio di compratori provenienti da tutto il mondo. Gettonatissima la Barbera d’Asti Docg, forte di un’annata destinata a diventare sicuramente fra le migliori del secolo e molto interesse attorno al Moscato d’Asti e alle nuove strategie per lanciare la tipologia secco dell’Asti. BARBERA D’ASTI Superfluo sottolineare come nel padiglione Piemonte al Vinitaly, la Barbera d’Asti Docg sia stata la regina. Nel padiglione allestito da Union Camere, una miriade di aziende vitivinicole proponevano barbere stupefacenti, una sorta di percorso sensoriale che toccava tutto il Monferrato, dalla valle Bormida al Casalese. Tutti prodotti di grande qualità, a testimonianza di un’annata che rimarrà negli annali come fra le migliori. Anche i visitatori del Vinitaly, a quanto ci è parso di capire, hanno oramai acquisito un’immagine di alto profilo del prodotto barbera. Non resta dunque che cercare il giusto riscontro sul mercato. MOSCATO TIPOLOGIA SECCO
Piemonte sugli scudi; prime degustazioni per l’Asti tipologia secco È un capitolo ancora tutto da scrivere quello dell’Asti tipologia secco, ma si palpava un po’ ovunque un forte interesse. Ci sono anche state le primissime degustazioni in anteprima proprio al Vinitaly: “Abbiamo sperimentato a lungo – ha detto Secondo Rabbione, responsabile del Centro Studi Vini del Piemonte – la vinificazione a secco delle uve Moscato d’Asti Docg ed ora non ci resta che incontrare i consumatori e testare la nuova versione dell’Asti. È stata la Cantina Vallebelbo a pro-
porre ai visitatori del Vinitaly le prime bottiglie sperimentali, si è trattato di un prodotto vinificato col metodo classico e classificabile come Extra Dry”. Proprio dopo il Vinitaly i produttori della Cantina Vallebelbo e del Consorzio Terre di Qualità hanno avviato un progetto per concretizzare una consistente produzione di Asti tipologia secco. Infine, segnaliamo le due problematiche più dibattute al Vinitaly: la dematerializzazione dei registri e l’abolizione dei Voucher.
Spumante secco, degustazioni d’autore La sperimentazione sull’Asti da parte del Centro Studi Vini
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ome accennato nell’articolo sul Vinitaly, la sperimentazione sulla nuova tipologia secco delle spumante “Asti Docg”, è in atto da tempo, sia da parte degli enologi che da parte delle aziende. Come abbiamo già avuto modo di ricordare sull’ultimo numero di questa rivista, ci sono vignaioli che già dagli anni Novanta annoverano fra le proprie produzioni spumanti dry a base di uve moscato. Fra tutti, il Centro Studi Vini del Piemonte, con sede a San Damiano d’Asti, ha da tempo posto le basi per ottenere un protocollo di vinificazione di uno spumante classico a base moscato, da mettere a disposizione di tutti gli associati Coldiretti che volessero intraprendere la produzione della nuova versione dell’Asti. Al
Vinitaly, presso lo stand della Cantina Vallebelbo presieduta da Serena Ficani, c’è stata l’occasione più recente per provare questo nuovo prodotto. Già nei mesi scorsi, il Centro Studi ha promosso alcune degustazioni sull’annata precedente, fra queste nella foto vediamo una degustazione con illustri esperti del settore. Con il responsabile del Centro Studi Vini del Piemonte, Secondo Rabbione (nella foto di spalle), il presidente e il direttore di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale e Antonio Ciotta, si riconoscono il Direttore e l’Enologo della Cantina Vallebelbo, Alessandro Pio e Alessandro Vero, il Direttore di Cantine Bersano di nizza M.to, Roberto Morosinotto, il Direttore ed Enologo della Cantina Sei Castelli di Agliano, Enzo Gerbi, e in piedi il presidente del Consorzio Barbera, Filippo Mobrici.
Addetti al settore vino: sono 1,3 milioni zioni, da quella degli accessori, come cavatappi e sciabole, dai vivai agli imballaggi, dalla ricerca e formazione alla divulgazione, dall’enoturismo alla cosmetica e al mercato del benessere, dall’editoria alla pubblicità, dai programmi software fino alle bioenergie ottenute dai residui di potatura e dai sottoprodotti della vinificazione (fecce, vinacce e raspi). Secondo uno studio della Coldiretti la raccolta di un grappolo alimenta opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie. “Il settore del vino dimostra più di altri che l’agricoltura è in grado di offrire opportunità di lavoro sia a chi vuole investire con progetti innovativi sia a chi vuole fare una esperienza in cam-
Roberto Moncalvo, presidente nazionale Coldiretti, nello stand al Vinitaly
pagna a contatto con la natura anche solo per integrare il proprio reddito”, ha affermato il Presidente nazionale Coldiretti, Roberto Moncalvo, nel denunciare che “la prima vendemmia senza voucher rischia di far perdere 25mila posti di lavoro tra le vigne per giovani e pensionati e occorre trovare pertanto presto una valida soluzione alternativa nell’interesse delle imprese e dei cittadini”.
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LA TOP TEN DEI VINI CHE DANNO PIU’ LAVORO VINI DEL TERRITORIO
Provincia
1 Montepulciano D’Abruzzo Doc
Chieti
19.359.600
2 Puglia Igt
Foggia
16.519.200
3 Sicilia Doc
Trapani
16.032.264
4 Oltrepo Pavese Doc
Pavia
14.244.750
5 Asti Docg, Barbera d’Asti
Asti
13.443.750
6 Amarone Della Valpolicella Docg, Soave Docg
Verona
13.090.480
7 Prosecco Docg
Treviso
12.850.760
8 Barolo Docg, Barbaresco Docg, Langhe Doc, Roero Docg
Cuneo
12.402.000
9 Gavi Docg
Alessandria
10.869.750
10 Castel Del Monte Doc, Igt Puglia
Bari
9.355.680
Fonte: analisi Coldiretti
TOTALE ORE LAVORATE
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on un totale di 19,4 milioni di ore impiegate all’anno in provincia di Chieti è il Montepulciano d’Abruzzo Doc il vino italiano che dà più lavoro a livello locale, davanti al Puglia Igt con 16,5 milioni nella provincia di Foggia e alla Doc Sicilia con 16 milioni di giornate in quella di Trapani. È quanto emerge dalla prima analisi sui vini Doc e impatto occupazionale a livello provinciale diffusa da Coldiretti in occasione del Vinitaly. Dallo studio traspare dunque in tutta la sua evidenza il ruolo del settore vitivinicolo per l’economia e il lavoro nel Mezzogiorno, ma l’impatto occupazionale è rilevante anche al nord. Al quarto posto si piazza il lombardo Oltrepò Pavese Doc, con 14,2 milioni di ore di lavoro, davanti a un “collega” del Piemonte, l’Asti Docg, per produrre il quale ne servono “solo” 13,4 milioni insieme al Barbera d’Asti. Al sesto posto il pregiato Amarone della Valpolicella Docg con 13,1 milioni di ore a Verona dove pesa anche il Soave Docg seguiti da un altro gioiello della regione che ospita il Vinitaly, il Prosecco Docg con 12,9 milioni di ore a Treviso. Ci sono poi i piemontesi Barolo Docg, Barbaresco Docg, Langhe Doc e Roero Docg a Cuneo (12,4 milioni di ore), il Gavi Docg ad Alessandria (10,9 milioni di ore), mentre a chiudere è il Castel Del Monte Doc pugliese, con 9,4 milioni di ore lavorate nella provincia di Bari dove di rilievo c’è anche il Puglia Igt. Complessivamente si stima, secondo Coldiretti, che il vino abbia offerto durante il 2016 opportunità di lavoro ad un milione e trecentomila persone tra quanti sono impegnati direttamente in vigne, cantine e nella distribuzione commerciale, ma anche in attività connesse, di servizio e nell’indotto che si sono estese negli ambiti più diversi: dall’industria vetraria a quella dei tappi, dai trasporti alle assicura-
Valore del vino
Coldiretti ha calcolato l’impatto sull’occupazione, vino per vino
Zone di restrizione per “Blue Tongue” Parzialmente interessata anche la provincia di Asti
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’è apprensione fra gli allevatori per una recrudescenza della Blue Tongue. Con il recente dispositivo Prot. 6478, 10 marzo 2017, il Ministero della Salute, oltre a fornire le nuove disposizioni per la gestione della movimentazione degli animali all’interno della zone di restrizione, ha ampliato le stesse zone. Allo stato attuale, per il Piemonte, rimangono fuori restrizione la provincia di Cuneo, e solo parzialmente le province di Torino, Asti, Alessandria (vedasi cartina). Questo a seguito di alcuni focolai di Blue Tongue, sierotipo BTV4 e BTV1, rilevati in alcune regioni del Nord Italia dal mese di ago-
sto 2016 (in particolare in Veneto ed Emilia Romagna). Attualmente, il Piemonte, sarebbe solo stato rilevato il sierotipo BTV4. Per gli ovicaprini nello specifico, la Regione Piemonte starebbe per predisporre uno specifico piano di vaccinazione che permetta di avere la copertura finanziaria da parte dello Stato. Sempre per gli ovicaprini, la circolare del Ministero n. 7699 del 24 marzo 2017, ha disposto le modalità di movimentazione
Furti di trattori e gasolio Preoccupanti episodi in provincia di Asti
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on bastessero le preoccupazioni per i mercati e le mille problematiche legate al settore primario, ora ci si mettono anche i ladri ad intralciare l’attività delle imprese agricole. Nell’ultimo mese sono stati rilevati una decina di furti di mezzi agricoli. In alcuni casi attrezzature, in altri moltocoltivatori e in almeno sei circostanze sono stati rubati trattori di grandi dimensioni, provocando un danno molto rilevante agli imprenditori agricoli. Per attività a basso valore aggiunto, come quella agricola, la sottrazione di un trattore, del valore di alcune decine di migliaia di euro, rappresenta un danno molto consistente e talvolta l’impossibilità di rimpiazzare il mezzo e quindi di continuare a lavorare come prima. Infatti, ammesso di avere una
copertura assicurativa, il rimborso di un mezzo sottratto, quindi usato, visti i prezzi dei trattori nuovi, andrà a coprire solamente una piccolissima parte dell’esborso necessario per il rimpiazzo. Di qui le notevoli difficoltà di chi si è visto portare via il trattore e le forti preoccupazione di tutti gli altri agricoltori. Le autorità stanno indagando per cercare di identificare i malviventi autori dei furti e anche Coldiretti Asti sta cercando di sollecitare azioni di difesa, anche amplificando la situazione per cercare di stroncare, attraverso un maggiore monitoraggio preventivo del territorio da parte di tutti, queste attività illecite. Fra l’altro, contestualmente ai furti di mezzi agricoli, negli ultimi giorni sono anche ripresi i furti di gasolio.
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dei capi destinati alla macellazione in zona soggetta a restrizione per lo/gli stesso/stessi sierotipo/i in territori geograficamente contigui. In pratica è stato specificato che solo se provenienti da aziende sedi di focolaio gli animali della specie ovina devono essere sottoposti a visita clinica del Veterinario ufficiale entro le 24 ore dalla partenza. In ogni caso, anche per i bovini, la Blue Tongue sta provocando particolari restrizioni e adepimenti per gli allevbatori che ritroviamo riassunti nella tabella qui di seguito.
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AGLIANO TERME ALBUGNANO ANTIGNANO ARAMENGO ASTI AZZANO D’ASTI BALDICHIERI D’ASTI BELVEGLIO BERZANO DI SAN PIETRO BRUNO CALAMANDRANA CALLIANO CAMERANO CASASCO CANELLI CAPRIGLIO CASORZO CASTAGNOLE MONFERRATO CASTEL BOGLIONE CASTEL ROCCHERO CASTELL’ALFERO CASTELLERO CASTELLETTO MOLINA CASTELLO DI ANNONE CASTELNUOVO BELBO CASTELNUOVO CALCEA CASTELNUOVO DON BOSCO CERRETO D’ASTI CERRO TANARO CHIUSANO D’ASTI CINAGLIO
COCCONATO CORSIONE CORTANDONE CORTANZE CORTAZZONE CORTIGLIONE COSSOMBRATO CUNICO FONTANILE FRINCO GRANA GRAZZANO BADOGLIO INCISA SCAPACCINO ISOLA D’ASTI MARANZANA MARETTO MOASCA MOMBARUZZO MOMBERCELLI MONALE MONCALVO MONCUCCO TORINESE MONGARDINO MONTABONE MONTAFIA MONTALDO SCARAMPI MONTECHIARO D’ASTI MONTEGROSSO D’ASTI MONTEMAGNO MONTIGLIO MONFERRATO
MORANSENGO NIZZA MONFERRATO PASSERANO MARMORITO PENANGO PIEA PINO D’ASTI PIOVA’ MASSAIA PORTACOMARO QUARANTI REFRANCORE REVIGLIASCO D’ASTI ROBELLA ROCCA D’ARAZZO ROCCHETTA PALAFEA ROCCHETTA TANARO SAN MARZANO OLIVETO SCURZOLENGO SETTIME SOGLIO TIGLIOLE TONCO TONENGO VAGLIO SERRA VIALE VIARIGI VIGLIANO D’ASTI VILLA SAN SECONDO VINCHIO
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COMUNI SOTTO RESTRIZIONE IN PROVINCIA DI ASTI
Il trucco della farina straniera che diventa italiana Coldiretti: i consumatori non si fanno di certo ingannare da Italmopa
Attualità
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l trucco dei mugnai di Italmopa non inganna i consumatori che sanno bene che da un grano straniero non si può certo ottenere il miracolo della farina italiana. È quanto afferma Coldiretti nel commentare le assurde dichiarazioni del presidente di Italmopa, Ivano Vacondio, che pretende di spacciare per farina italiana quella ottenuta dalla semplice macinatura del grano straniero. Sono queste furbizie che – sottolinea la Coldiretti – distruggono il vero Made in Italy dal campo alla tavola, favoriscono le importazioni straniere da spacciare
come italiane e spingono alla delocalizzazione con danni economici e occupazionali per il Paese. Ma Italmopa si spinge anche oltre diffamando le qualità delle produzioni italiane a vantaggio di quelle straniere nonostante sappia bene che le maggiori importazioni di grano duro – precisa la Coldiretti - arrivano da un Paese come il Canada che in preraccolta fa un uso massiccio di glifosate, vietato in Italia. Un malcostume che va fermato con la trasparenza dell’informazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del grano utilizzato nella produ-
6 italiani su 10 dicono no all’olio di palma Negli ultimi vent’anni però le importazioni sono raddoppiate
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ei italiani su dieci evitano di acquistare prodotti alimentari che contengono olio di palma. È la conferma della diffidenza che sta portando un numero crescente di imprese ad escluderlo dalle proprie ricette. È quanto afferma Coldiretti, sulla base dei dati Eurispes, a commento della risoluzione sulla produzione di olio di palma
approvata martedì scorso dal Parlamento Europeo e che mette l’accento sulla “sostenibilità rintracciabile” della produzione. Le importazioni di olio di palma ad uso alimentare, in Italia, sono più che raddoppiate negli ultimi 20 anni, raggiungendo nel 2016 circa 500 milioni di chili. Uno sviluppo enorme nonostante che alle perplessità sugli effetti sulla
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zione di pasta accelerando l’iter dello schema di decreto condiviso dai Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, inviato ormai da tempo per l’esame preliminare alla Commissione Europea a Bruxelles. “Ci sarà pure un giudice a Berlino”, diceva il mugnaio di Potsdam nel ‘700, opponendosi al sopruso di un nobile, dopo essersi rivolto, invano, a tutte le corti di giustizia germaniche, conclude Coldiretti nel sottolineare “l’esigenza di fare giustizia di una insopportabile ipocrisia”.
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99,9% del totale delle imprese in Italia e il 99,8% del totale delle imprese nell’Unione Europea. In Italia i giovani i sotto i 40 anni ne guidano 1.155.000 imprese, il maggior numero in Europa davanti al Regno Unito con 990.100, alla Polonia (988.200), la Romania (902.200), la Spagna (691.100), la Francia (568.900) e la Germania (511.400) su un totale di 24.889.700 presenti nell’Unione Europea per una incidenza del 30%. In Italia dunque i giovani alla guida di imprese sono il doppio che in Germania.
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Collabora con l’Istituto Coltivazioni Arboree della Facoltà di Agraria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e con Coldiretti
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ono quasi 600mila le imprese italiane condotte da under 35 che dinanzi alla crisi si sono messi in proprio e hanno raggiunto l’autonomia. Tutti insieme garantiscono all’Italia la leadership in Europa per numero di attività imprenditoriali condotte da giovani nel 2016. Questi dati emergono da un’analisi di Coldiretti su uno allo studio della Fondazione Visentini. Per diventare autonomi, i giovani italiani ci mettono sempre di più con l’età del distacco da casa oggi salito a 38 anni ma che potrebbe arrivare nel 2020 addirittura a 50. Di fronte a questa situazione di disagio, nel 2016, sottolinea Coldiretti, si registra un saldo positivo con la nascita di circa 90mila nuove imprese giovani a fronte delle quasi 40mila che, nello stesso periodo, hanno chiuso i battenti, sulla base dei dati Movimprese relativi ai primi nove mesi. In altre parole i giovani italiani sono stati i più intraprendenti dell’Unione Europea grazie all’apertura di circa 325 imprese al giorno con il risultato che quasi una nuova impresa su tre (31,1%) è stata aperta da giovani nel primi nove mesi del 2016. Il maggior numero di nuove imprese giovanili, precisa Coldiretti, è nato nel mezzogiorno (34.334) seguito dal nord ovest (21.611), dal centro (18.064) e dal nord est (13.937). La presenza dei giovani si concentra nelle piccole medie imprese (PMI) che peraltro rappresentano il
In pieno “splendore” i mercati di Campagna Amica Anche nell’Astigiano, con la primavera, brillano di colori con prodotti di alta qualità
Attualità
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l colpo d’occhio è il preludio alle prelibatezze che si possono trovare negli agrimercati di “Campagna Amica”. Sotto ai gazebo gialli di Coldiretti, sulle bancarelle brillano i colori vivacissimi di frutta e ortaggi, prodotti freschi, sbocciati col bel tempo della primavera. Fragole e asparagi sono i più richiesti dai consumatori, i prezzi sono particolarmente abbordabili e la qualità è indiscutibile. È così tutti i martedì pomeriggio dalle ore 14 nella centralissima piazza Statuto di Asti (nella fotografia), così come nell’area del mercato ortofrutticolo all’ingrosso, in via Cuneo pressi in piazza Saragat, dove l’agrimercato è attivo ogni mercoledì e sabato dalle 7,30 alle 11. Sempre ad Asti di fronte all’Ospedale Cardinal Massaia l’agrimercato settimanale si tiene al lunedì dalle 7 alle 12. A Bubbio l’agrimercato si svolge ogni sabato pomeriggio nella centrale via Roma e, naturalmente, offre una “specializzazione” per i formaggi ed i prodotti caseari; sempre al sabato, ma in mattinata i produttori di Campagna Amica sono impegnati a Calamandrana con il mercato di terra amica. Ad Asti c’è anche un mercato mensile, ogni seconda domenica del mese, con la rassegna agroalimentare sotto i portici di piazza Alfieri. Ci sono poi altri mercati dove è forte la presenza di produttori di Campagna Amica come a Canelli, tutte le prime domeniche del mese, o a Nizza Monferrato, nell’ambito del Mercatino dell’Antiquariato, ogni terza domenica del mese. “In questi agrimercati – sottolinea il direttore di Coldiretti Asti, Antonio Ciotta – si segue attentamen-
te la stagionalità dei prodotti. Si accorcia così la filiera e per tutti i consumatori è un’occasione per fare una spesa sostenibile, acquistando prodotti agricoli selezionati con cura, sempre freschi e di origine controllata e garantita”. Oltre alla salubrità dei prodotti, da non sottovalutare, in un momento di ristrettezze economiche come l’attuale, il vantaggio di acquistare a prezzi decisamente inferiori alla media in rapporto alla qualità. “Ai Mercati di Campagna Amica – rileva il responsabile provinciale di Campagna Amica, Luigi Franco - partecipano esclusivamente i produttori agricoli iscritti a Coldiretti che si impegnano a vendere solo i loro prodotti agricoli provenienti dalle loro imprese agricole. Sono tutti mercati molto dinamici, dove ogni settimana si possono aggiungere o ruotare nuovi produttori per presentare
una gamma di prodotti completa e sempre fresca”. “Dobbiamo rimarcare l’impegno dei produttori di Campagna Amica – conclude il presidente di Coldiretti Asti, Roberto Cabiale -, sicuramente non è facile conciliare il lavoro nelle aziende agricole con i mercati, però ormai è un’attività indispensabile che rinsalda il rapporto con i consumatori. Possiamo affermare, senza ombra di smentite, che grazie ai nostri associati e a Campagna Amica, in questi anni, è stato radicalmente cambiato il modo di percepire l’agricoltura e anche il cibo. Oggi, concetti come chilometro zero, rispetto dell’ambiente e del territorio, qualità del cibo e della vita, vengono tenuti in forte considerazione da tutti i consumatori, proprio grazie all’opera di sensibilizzazione e di arricchimento culturale trasmesso da Campagna Amica”.
LA RETE CAMPAGNA AMICA NELL’ASTIGIANO, IN PIEMONTE, IN ITALIA ITALIA
ASTI
PIEMONTE
Punti vendita Campagna Amica
131
663
6.144
Agriturismo di Campagna Amica
40
186
1.682
Mercati Campagna Amica
10
110
1.018
Botteghe Campagna Amica
2
10
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Un’astigiana fra i primi laureati Agrichef d’Italia Fra i magnifici 20, Giovanna Soligo, titolare dell’agriturismo “San Nazario” di Montechiaro
scana, Ilaria Marino dalla Toscana, Amelia Salamone dalla Campania, Floriana Fanizza dalla Puglia, Weronika Wyczawska dalla Calabria, Michelina Mulas dalla Sardegna, Daniela Barbera dalla Sicilia, Alvio Pituello dal Friuli, Federico Moschini dall’Emilia, Gabriele Maiezza dall’Abruzzo, Giovanni Togni dalle Marche, Felice Amicone dal Molise, Donato Tornillo dalla Basilicata, Gian Marco Girelli dal Veneto e Daniele Scalet del Trentino.
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no nel proprio territorio, essere i principali interpreti dell’autentica cucina “contadina” a km zero e stagionale, ma anche innovativa ed attenta alle nuove tendenze ed ai nuovi stili di vita che si stanno affermando nella società. Il tutto valorizzando i prodotti della grande rete di Campagna Amica. Ecco i primi magnifici 20: Giovanna Soligo dal Piemonte, Tiziana Portieri dalla Lombardia, Antonella Murialdo dalla Liguria, Francesca Buonagurelli dalla To-
Corso nazionale
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’è anche un’astigiana fra i primi 20 laureati Agrichef d’Italia. È Giovanna Soligo, titolare dell’agriturismo “San Nazzario” di Montechiaro d’Asti e presidente degli Agriturismo Campagna Amica Terranostra Asti. Ha preso parte con successo al 1° corso nazionale per Agrichef, promosso da Campagna Amica e Terranostra e riservato ai migliori cuochi agrituristici. Fra gli scopi dell’iniziativa, valorizzare i prodotti agricoli di Campagna Amica e coniugare l’esperienza di essere dei veri agricoltori con l’autentica arte culinaria che deriva dalla loro civiltà contadina. Le lezioni di “laurea” si sono tenute all’agriturismo “Fiorenire” di Castignano, nelle Marche, uno dei 131 comuni del cratere del terremoto, in segno di solidarietà verso gli agricoltori delle zone colpite dal sisma, ma anche per valorizzare i prodotti di quelle aree dando vita a piatti da portare poi nelle varie regioni. Sotto la guida del Presidente di Terranostra, Diego Scaramuzza, ideatore del progetto, sono così stati “laureati” i primi 20 agrichef. Spetterà a loro, ciascu-
Controllo dello scolo delle acque Come devono comportarsi i proprietari dei fondi
Legislazione
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l fondo inferiore è soggetto a ricevere le acque che dal fondo più elevato scolano naturalmente, senza che sia intervenuta l’opera dell’uomo. Il proprietario del fondo inferiore non può impedire questo scolo, né il proprietario del fondo superiore può renderlo più gravoso(art.913 c.c.): in questo modo, il codice civile pone a carico dei proprietari, sia del fondo superiore che del fondo inferiore, un obbligo di non fare, vietando loro ogni alterazione che renda più gravoso o ostacoli il naturale deflusso delle acque a valle. Il codice civile permette di modificare il deflusso naturale delle acque per permettere un’adeguata sistemazione agraria. Le acque a cui si fa riferimento sono quelle
piovane, anche se provenienti da fondi superiori non contigui, quelle derivanti da fusione di neve, da infiltrazioni, da sorgenti. Non vi si possono comprendere, invece, le acque dei serbatoi, dei tetti, delle fabbriche, delle officine e, in genere, quelle che il proprietario abbia attirato artificialmente sul fondo e nemmeno le acque delle sorgenti trovate durante lo scavo delle fondazioni di un edificio (In tutti questi casi il proprietario del fondo superiore, per smaltire le acque che il vicino non consentisse di ricevere nel suo fondo, deve ricorrere all’acquedotto coattivo di scarico: cosi come prevede l’art. 1043 cod. civ). La disciplina della materia si basa su alcuni punti fondamentali:
1)lo scolo (o deflusso) delle acque è possibile se tra i due fondi esiste un dislivello: nel dettaglio, il codice di riferisce a quello che avviene “naturalmente”, senza che sia intervenuta un’opera dell’uomo; 2)il proprietario del fondo inferiore che riceve il deflusso non può impedire lo scolo; 3)il proprietario del fondo che invia il deflusso non può aggravare il deflusso sul fondo inferiore; 4)insieme con l’acqua, il proprietario del fondo inferiore deve subire anche lo scarico di materie solide che naturalmente sono mischiate all’acqua (come ciottoli, fango) ma non delle altre che vi fossero state aggiunte per opera dell’uomo (come colori, sapone e simili).
La “Festa degli Alberi nelle Scuole” Si è tenuta il primo giorno di primavera con le scuole Gramsci e Parini di Asti
Educazione Campagna Amica
attratti dal virtuale e abituati a frequentare centri commerciali e difficilmente luoghi rupestri o comunque ambienti naturali”. Per la “Festa degli Alberi nelle scuole”, Coldiretti ha voluto unire la celebrazione alla necessità di sostituire un albero cadente nel parco della scuola, secondo una concretezza tipica della tradizione rurale. “Anche il nostro progetto di “Educazione alla Campagna Amica”, attivo da oltre vent’anni - sottolinea il vice direttore di Coldiretti Asti, Luigi Franco – vuole trasmettere alle giovani generazioni quei saperi tramandati dal mondo contadino e che a volte vengono travisati da mode e dall’economia globalizzata. Il rispetto per l’ambiente, della biodiversità e delle cose sane e genuine, non sono principi astratti, ma possono tradursi in azioni concrete anche per la salute personale di ogni persona: dalla corretta alimentazione, al consumo di frutta e verdura secondo la stagionalità, fino alla salubrità attraverso un’attenta lettura delle etichette”.
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on il primo giorno di Primavera, anche ad Asti, è stata celebrata la “Festa degli Alberi nelle scuole”. L’iniziativa di Coldiretti Asti, in collaborazione con “Campagna Amica”, ha visto coinvolti gli scolari di quinta della primaria della Gramsci e di prima e terza della secondaria Parini. In totale un centinaio di ragazzi, che con gli insegnanti e i tecnici di Coldiretti hanno messo a dimora alberelli di melograno, ciliegio, cachi-melo e acero. “È stata l’occasione – ha spiegato Simona Orecchia, insegnante della scuola Gramsci e referente del progetto “Ethical Living” che coinvolge anche le primarie Pascoli e Frank – per stimolare la curiosità dei ragazzi, sollecitare domande e sviluppare la loro voglia di sperimentare, analizzando i problemi, in un confronto con la realtà che in questo caso è rappresentato dal contatto con la natura. Tutte tematiche che potrebbero sembrare scontate ma che in realtà, oggi, non lo sono per i nostri bambini, sempre più
Malattie professionali in agricoltura
Quando il lavoro ne costituisce la causa diretta e determinante
Epaca
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coltivatori diretti coloni e mezzadri sono assicurati obbligatoriamente all’Inail, quindi sono tutelati non solo se subiscono un infortunio sul lavoro, ma anche se contraggono una malattia a causa e nell’esercizio del lavoro svolto o dei materiali utilizzati (es. esposizione a sostanze dannose, rumore, ecc.). Le malattie professionali si differenziano dagli infortuni sul lavoro in quanto sono originate da una causa lenta e prolungata nel tempo (es. il lento processo di assorbimento di sostanze tossiche da parte dell’organismo), al contrario dell’infortunio sul lavoro che si caratterizza per una causa violenta e improvvisa (es. una caduta dall’alto). Il riconoscimento della malattia professionale comporta il conseguente indennizzo economico da parte dell’Inail oltre all’erogazione delle necessarie cure mediche riabilitative. Le malattie di origine professionale riconosciute dalla Legge in agricoltura sono elencate in una apposita tabella e sono associate a una o più attività o lavorazioni. Rientrano ad esempio nell’elenco delle malattie professionali in
agricoltura: le malattie causate da esposizione a sostanze dannose, quelle causate da radiazioni solari, per le lavorazioni svolte prevalentemente all’aperto; la sordità da rumore; l’ernia discale lombare causata da lavorazioni svolte con macchine che espongono a vibrazioni trasmesse al corpo intero: trattori, mietitrebbia, vendemmiatrice semovente; malattie da sovraccarico degli arti superiori: tendiniti e sindrome del tunnel carpale, ecc. Sono comunque indennizzabili dall’Inail anche le malattie non presenti nella tabella di Legge: in tal caso, però, il lavoratore deve dimostrarne l’origine lavorativa, vale a dire che la malattia si è verificata a causa e nell’esercizio del lavoro svolto. Data la complessità della materia è necessario che in caso di
sospetta malattia professionale gli interessati prendano contatto tempestivamente con gli uffici del patronato EPACA che provvederà, tra l’altro, al servizio gratuito di consulenza medico legale qualificata. Informazioni al n. 0141.380.404/432.
RUBRICA COLTIVA LA SALUTE REDATTA DA C.D.C.
La rieducazione respiratoria Favorisce il ripristino dei meccanismi fisiologici di pulizia i danni delle patologie croniche. La Rieducazione Respiratoria prevede Esercizi di: • Coordinazione respiratoria: per insegnare a respirare correttamente, sfruttando al meglio i movimenti, al fine di compiere il minor lavoro possibile • Respirazione diaframmatica: per riallenare i muscoli respiratori, migliorandone la forza e la resistenza, al fine di aumentare il livello di ventilazione e la resistenza allo sforzo fisico • Fisioterapia toracica: per rimuovere l’eccesso di secrezioni delle vie aeree, riducendo la resistenza al flusso aereo e il lavoro respiratorio e migliorando l’ossigenazione (aerosol terapia, drenaggio autogeno, drenaggio posturale) • Ricondizionamento fisico: per au-
mentare il metabolismo della muscolatura scheletrica. Gestione Crisi Asma Bambini Nell’ambito dell’attività di Rieducazione Respiratoria, è attivo un percorso dedicato alla gestione delle crisi d’asma dei bambini da parte dei genitori, che vengono istruiti sulle modalità da mettere in atto per prevenire ed affrontare in modo corretto ed efficace il verificarsi di queste situazioni.
Sanità
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a Rieducazione Respiratoria è la terapia di supporto indicata in quasi tutte le patologie dell’apparato respiratorio, quali: bronchite cronica ostruttiva, asma bronchiale, enfisema polmonare, insufficienza respiratoria, bronchiectasia, fibrosi polmonare, cifoscoliosi, sclerosi laterale amiotrofica, apnea ostruttiva notturna. La Rieducazione Respiratoria è finalizzata ad aumentare l’autonomia della capacità funzionale respiratoria nel Paziente, favorendo il ripristino dei meccanismi fisiologici di pulizia delle vie respiratorie. La Rieducazione Respiratoria è rivolta a bambini, adolescenti, adulti e anziani e può essere indicata: • In fase pre-operatoria: per preparare Pazienti a rischio (soggetti anziani, fumatori, obesi, affetti da precedenti malattie respiratorie) a interventi chirurgici programmati in chirurgia toracica e chirurgia dell’addome • In fase post-operatoria: per interagire con le cure mediche, accelerando i processi di risoluzione delle affezioni respiratorie acute e limitando
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C.DC.: ASTI, C.so Galileo Ferraris, 4/a - EPACA: ASTI, C.so F. Cavallotti, 41, tel 0141.380.400 - CANELLI, Via Cassinasco, 11/13 - CASTELNUOVO D.B., V.le Europa, 12/B - MONCALVO, P.zza Carlo Alberto, 25 - MONTIGLIO M.TO, Via Padre Carpignano, 3 - NIZZA M.TO, C.so Acqui, 42/44 - S. DAMIANO D’ASTI, Via Roma, 23 - VESIME, P.zza V. Emanuele II, 3 - VILLANOVA D’ASTI, Via O. Blandino, 19
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COLTIVA LA TUA SALUTE
Da oltre dieci anni, l’accordo tra Coldiretti-Epaca e C.D.C. permette di far crescere il valore della prevenzione e della sicurezza nella cultura dell’impresa agricola ed unire la tutela dell’imprenditore, dei suoi familiari e degli ospiti della sua azienda con l’idea di una nuova agricoltura multifunzionale territorialmente sostenibile. C.D.C. rappresenta una delle realtà sanitarie più significative e dinamiche del Piemonte, con un’attività diagnostica completa presso sedi dislocate in modo capillare su tutto il territorio regionale: a Torino, Biella, Cuneo, Novara, Vercelli e Verbania. Grazie a tale collaborazione, i soci Coldiretti-Epaca possono accedere privatamente a tutte le prestazioni con tariffario agevolato esibendo la Tessera Associativa Coldiretti/Epaca, oppure tramite il SSN presentando la richiesta del medico curante. Inoltre presso gli uffici provinciali o zonali Coldiretti-Epaca possono prenotare visite mediche specialistiche e prestazioni diagnostiche presso tutti i centri C.D.C. e con assoluto rispetto della privacy, il socio, tramite il PIN ricevuto in accettazione, può richiedere la stampa del proprio referto online. Periodicamente, tramite questa rubrica, vi informeremo su temi di interesse generale legati alla prevenzione ed alla cura di patologie tipiche del mondo agricolo.
FEASR
“Avvio anticipato iniziativa prevista nella Domanda di Sostegno n° 20201063409 trasmessa in data 10 ottobre 2016 ai sensi del Psr 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1: “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”
Lotta “integrata” alle cimici del nocciolo Come difendersi a partire già dal mese di maggio
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di norma tra maggio e giugno. Ben più gravi sono le punture sui frutti a partire dalla formazione del seme che provocano il cosiddetto cimiciato, cioè un complesso di alterazioni sotto forma di macchie superficiali, scure, più o meno estese, accompagnate da decrementi qualitativi in grado di compromettere
seriamente la commerciabilità delle produzioni. Alle già note cimici “nostrane” si è aggiunta inoltre la cimice asiatica, insetto di recente introduzione, che tende a sviluppare popolazioni molto elevate e del quale al momento non si conoscono limitatori naturali efficaci.
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e cimici che interessano il nocciolo in Piemonte sono soprattutto Gonocerus acuteangulatus e Palomena prasina. La loro attività trofica sui frutticini può, in areali dove siano presenti massicciamente già nel mese di maggio, talvolta contribuire a determinare la cascola che si verifica
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Quali sono le cimici da cui difendersi ? Gonocerus acuteangulatus: Compie 1 generazione/anno. Adulto di color marrone nella parte dorsale e verde chiaro su quella ventrale. Sverna in siepi e cespugli e compare in campo nella seconda metà di maggio. La femmina depone uova isolate, color perla,
su brattee e foglie di nocciolo. Le neanidi compaiono a fine giugno e danno luogo a forme adulte a fine luglio. Soglia di intervento – Si interviene quando i campionamenti catturano 1,5-2 adulti/cespuglio. Palomena prasina: Compie 2 generazioni/anno. Adulto di colore verde scuro. Svernamento in siepi e cespugli e comparsa in pieno campo in maggio. La femmina ovidepone sulla pagina inferiore delle foglie.
Le uova sono di color verde brillante e sono deposte in gruppo. Le neanidi, che nascono una decina di giorni dopo, si trasferiscono su nocciolo per pungere i frutticini. Soglia di intervento – La stessa indicata per G. acuteangulatus.
FEASR
“Avvio anticipato iniziativa prevista nella Domanda di Sostegno n° 20201063409 trasmessa in data 10 ottobre 2016 ai sensi del Psr 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1: “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”
Monitorare le cimici con il “frappage” La difesa efficace e sostenibile si basa su pochi interventi mirati eseguiti al superamento delle soglie. Il monitoraggio delle cimici nei noccioleti piemontesi inizia nell’ultima decade di maggio e si protrae per i mesi di giugno e luglio. Per campionare si stende un
leto, avendo cura di cambiare di volta in volta i cespugli; – si raccoglie il materiale caduto in sacchetti in plastica per consegnarlo ai tecnici che provvedono alla classificazione. Quando viene superata la soglia d’intervento di 1,5-2 adulti/cespuglio, si interviene con insetticidi di sintesi o biologici.
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telo in plastica sotto la chioma e si scuotono vigorosamente le pertiche (frappage) per fare cadere gli insetti. Gli accorgimenti: – i campionamenti si eseguono a cadenza settimanale nelle prime ore del mattino (tra le 5,00 e le 6,00); – si scelgono 4-8 piante rappresentative all’interno del noccio-
21 Alcuni accorgimenti per migliorare la difesa Per ottimizzare la distribuzione degli agrofarmaci, occorre farli arrivare in modo omogeneo su tutta la chioma, anche nelle parti interne. In questo modo si migliora l’efficacia della sostanza attiva contro le avversità, si riducono le perdite per colatura o deriva, con conseguenti benefici economici e ambientali. Per raggiungere questo obiettivo, occorre tarare le irroratrici e regolare i profili di distribuzione in funzione del volume fogliare che deve essere trattato. L’incremento sia del volume di distribuzione che della portata e velocità dell’aria non si traducono in aumenti significativi del deposito di soluzione sul bersaglio. Irroratrici da vigneto ‘adattate’ al noccioleto a causa delle ridotte
dimensioni e delle caratteristiche tecniche del ventilatore (aspirazione unica) non sono in grado di garantire la medesima copertura del bersaglio alle maggiori altezze e internamente alla vegetazione. Per tanto, al fine di migliorare l’efficacia della distribuzione di agrofarmaci, sono molto importanti due elementi su cui si può agire: da una parte accertarsi regolare al meglio l’attrezzatura irroratrice, dall’altra evitare che le chiome delle piante siano troppo affastellate e soprattutto troppo alte, infatti le cimici tendono a stare in alto ove c’è più luce ed è più difficile arrivare con i trattamenti. Per ulteriori informazioni e adesioni al monitoraggio fitosanitario è possibile rivolgersi ai tecnici Coldiretti Zonali.
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Cimice Asiatica (Halyomorpha halys): e’ una nuova cimice originaria dell’Asia che punge e succhia 300 specie di piante diverse, fra cui il nocciolo, e per ora pare che non abbia nemici naturali che la contengano. Ha una lunghezza di 1-1,5 cm. La parte superiore dello “scudo” della cimice ha un colore di fondo grigio, con macchie rosso-marrone-nero-blu, variabili con l’età dell’insetto e la stagione. La parte inferiore è invece grigia chiara. In autunno gli adulti si concentrano in posti asciutti e riparati (volentieri in case e capannoni) per trascorrere l’inverno. In primavera si spostano sulle piante per mangiare e riprodursi. Nei nostri ambienti compie 2 generazioni all’anno. I giovani hanno ai lati del capo, che è rettangolare, “punte” che si vedono con una lente di ingrandimento, che li distinguono da tutte le altre cimici.
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“Avvio anticipato iniziativa prevista nella Domanda di Sostegno n° 20201063409 trasmessa in data 10 ottobre 2016 ai sensi del Psr 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1: “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”
Interventi primaverili per orzo e frumento
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Contro erbe infestanti e successivamente funghi ed insetti
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ERBE INFESTANTI Prima di intervenire contro le erbe infestanti dei cereali a paglia occorre valutare con estrema attenzione il prodotto da utilizzare, l’epoca d’intervento e le dosi consultando il proprio tecnico. Non intervenire in presenza di temperature rigide o con ritorni di freddo. Di seguito riportiamo alcuni criteri generali a cui fare riferimento: osservazioni rilevate durante le campagne precedenti: 1. non utilizzare sempre le stesse strategie, ma differenziare da un anno all’altro; 2. cercare di agire nei primi stadi di sviluppo dell’infestante; 3. fare attenzione nella miscelazione delle sostanze attive (diserbi per foglia larga/foglia stretta, coadiuvanti, fungicidi) per evitare fenomeni di fitotossicità; 4. fare attenzione al coretto impiego dei bagnanti; 5. utilizzare circa 130 litri di acqua a giornata piemontese, alla pressione di 2,5 bar; 6. non diserbare verso sera ma durante le ore caldo umide della giornata; si raggiungono risultati migliori trattando con una buona umidità del terreno; 7. non transitare con la trattrice nella stessa rotaia della concimazione: se si diserbano piantine traumatizzate meccanicamente insorgono seri problemi di fitotossicità; 8. non diserbare colture sofferenti. FUNGHI E INSETTI Durante la fase di spigatura, indicativamente verso metà maggio, intervenire con un trattamento fun-
gicida abbinandolo, se necessario, all’insetticida. In questa fase è molto importante porre la massima attenzione alle condizioni metereologiche; interventi non tempestivi, soprattutto se in presenza di avversità atmosferiche, potrebbero favorire compromettenti attacchi di Fusarium; trattamenti effettuati dopo le piogge, in fase di fioritura, non coprono a sufficienza le possibili infezioni di Fusarium. Porre in ogni caso la massima attenzione al tempo di carenza dei prodotti. L’eventuale trattamento insetticida
deve mira a contenere soprattutto la cimice che, se presente, può dare origine a gravi decadimenti qualitativi della farina (W). Non sottovalutare, inoltre, gli attacchi di afidi e lema. In ogni caso valutare con il proprio tecnico l’effettiva necessità di eventuali interventi, e comunque solo al superamento dei valori di “soglia”.
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“Avvio anticipato iniziativa prevista nella Domanda di Sostegno n° 20201063409 trasmessa in data 10 ottobre 2016 ai sensi del Psr 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1: “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”
Norme sanitarie per patate all’ingrosso In 12 punti, le indicazioni del Settore fitosanitario regionale
a Soggetti non autorizzati dal Settore Fitosanitario Regionale, devono richiedere la specifica autorizzazione regionale e assoggettarsi all’annuale vigilanza fitosanitaria. Gli ispettori fitosanitari regionali potranno effettuare l’ispezione nei luoghi di coltivazione, di stoccaggio, di commercializzazione, per accertarsi che vengano rispettate le buone prassi per evitare diffusione di agenti patogeni.
PRESCRIZIONI FITOSANITARIE PER I PRODUTTORI CHE COMMERCIALIZZANO ALL’INGROSSO PATATE DA CONSUMO
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l titolare dell’autorizzazione è soggetto alle seguenti prescrizioni: 1. rendere visibile, presso gli eventuali punti vendita, l’autorizzazione regionale oppure la sua copia; 2. riportare l’indicazione del numero dell’autorizzazione sulla documentazione amministrativa concernente la propria ditta (carta intestata, fatture, bolle, timbri, ecc.); 3. riportare l’indicazione del numero dell’autorizzazione sugli imballaggi o sul mezzo di trasporto nel caso di patate caricate alla rinfusa e come tali trasportate; 4. non commercializzare o cedere a qualunque titolo prodotti vegetali che presentino gravi infezioni o infestazioni in atto; 5. consentire ai soggetti incaricati della vigilanza l’accesso nei campi di produzione e nei locali
di lavorazione, trattamento e deposito delle patate; 6. non distribuire il terreno residuo derivante dalla lavorazione delle patate su superfici agricole diverse da quelle di provenienza delle patate; 7. comunicare ogni variazione dei dati riportati nella richiesta di autorizzazione entro 60 giorni dal verificarsi della stessa; 8. restituire entro 60 giorni l’autorizzazione regionale nel caso di cessazione dell’attività; 9. conservare presso l’Azienda o i centri aziendali ed esibire, a richiesta del personale incaricato: a) l’autorizzazione regionale rilasciata dal S.f.r.; b) la copia di un documento valido di disponibilità dei terreni (certificato catastale o contratti di affitto o di uso); c) almeno per un anno il passaporto delle piante del tubero seme; 10. comunicare immediatamente
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al Registro Ufficiale dei Produttori, dell’autorizzazione all’uso del passaporto delle piante, dell’accreditamento per la commercializzazione dei materiali di moltiplicazione di piante ornamentali, di piante orticole, di piante da frutto e di micelio fungino. Per quanto riguarda i produttori di patate da consumo commercializzate all’ingrosso (es. a commercianti, a Centri di lavorazione, Associazioni, Cooperative)
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al S.f.r. la comparsa oppure la sospetta presenza di organismi nocivi da quarantena o non conosciuti; 11. adempiere alle disposizioni impartite dal S.f.r.; 12. collaborare con il S.f.r. allo scopo di un puntuale raggiungimento degli obiettivi fissati dal D.Lgs.214/2005 e s.m.i.. Gli interessati possono rivolgersi agli uffici tecnici zonali della Coldiretti per ricevere ulteriori informazioni e verificare la propria situazione.
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e procedure legate alla normativa fitosanitaria, compreso ciò che riguarda le patate da consumo commercializzate all’ingrosso, sono state riviste in Piemonte con la Determinazione del Settore Fitosanitario Regionali n. 459 del 21 giugno 2016; sono state approvate le procedure per il rilascio dell’autorizzazione alla produzione, commercio e importazione di vegetali e prodotti vegetali, dell’iscrizione
FEASR
“Avvio anticipato iniziativa prevista nella Domanda di Sostegno n° 20201063409 trasmessa in data 10 ottobre 2016 ai sensi del Psr 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1: “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”
Limitazioni per erbicidi con terbutilazina
Rispettare la distanza di almeno 5 metri dai corpi idrici superficiali
Misura 121
V
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ediamo quanto il Settore Fitosanitario Regionale ha reso noto attraverso una sua recente circolare. “Si rammenta che a partire dal 1 gennaio 2008 sono in commercio e vanno impiegati esclusivamente formulati che contengono la terbutilazina in miscela con altre sostanze attive diserbanti. Sulle etichette di tutte queste miscele sono riportate le seguenti limitazioni all’impiego della terbutilazina: “Rispettare una fascia di sicurezza non trattata, distante almeno 5 metri dai corpi idrici superficiali. Nelle aree definite vulnerabili, ai sensi del D.L.vo 152/2006, impiegare ad annialterni ed esclusivamente con interventi localizzati sulla fila di semina”. Come già segnalato gli scorsi anni, si comunica che per la campagna in corso, relativamente alla limitazione d’impiego che prevede i trattamenti ad anni alterni con distribuzione localizzata sulla fila di semina, l’area in cui permane tale limitazione coincide con gli areali definiti TO08 e TO09. Di conseguenza: · nei suddetti areali, chi avesse impiegato diserbanti contenenti Terbutilazina nel 2016, nell’anno in corso non potrà utilizzarli sugli stessi appezzamenti; · mentre là dove è stata impiegata Terbutilazina nel 2015 e non nel 2016, nell’attuale campagna la sostanza attiva potrà essere utilizzata, ma sempre con distribuzione localizzata sulla fila di semina e facendo ricorso a formulati che la contengono in miscela con altri erbicidi. Le superfici che ricadono nei due areali suddetti vengono riportate nella tabella allegata alla presente comunicazione. Ulteriori approfondimenti sempre relativi alle aree vulnerabili da
COMUNE z.i.s.
codice
fogli di mappa ricadenti nelle zone vulnerabili di prodotti fitosanitari denominazione Provincia di Torino
TO08
001009
Andezeno
da 006 a 011, 013, 014
TO08
001012
Arignano
da 011 a 017
TO08
001048
Cambiano
004, da 007 a 021
TO09
001058
Carignano
Da 006 a 015, da 032 a 038, 040, 041, 093, 097
TO09
001059
Carmagnola
Da 001 a 049, 054, da 057 a 092, da 098 a 118, da 124 a 146, 164, da 166 a 172
TO08
001078
Chieri
da 025 a 034, da 037 a 046, da 053 a 063, da 066 a 093
TO08
001123
Isolabella
tutti
TO09
001127
La Loggia
020
TO08
001153
Mombello di Torino
008
TO08
001156
Moncalieri
Sezione censuaria di Moncalieri: 019, 022, 023, da 025 a 028, da 039 a 056
TO09
001156
Moncalieri
Sezione censuaria di Moncalieri: da 057 a 066
TO08
001197
Poirino
Da 001 a 029, 031, da 039 a 055, da 076 a 095, da 106 a 108
TO09
001197
Poirino
030, da 032 a 038, da 056 a 075, da 096 a 105, da 109 a 138
TO08
001203
Pralormo
Da 001 a 009, 011, 012, 019, 020
TO09
001203
Pralormo
Da 021 a 029, da 038 a 049, 056
TO08
001215
Riva presso Chieri
tutti
TO08
001257
Santena
Da 001 a 012
TO09
001257
Santena
Da 013 a 025
TO08
001280
Trofarello
Da 004 a 015, da 018 a 021
TO08
001308
Villastellone
tutti
Provincia di Cuneo TO09
004041
Caramagna Piemonte
Da 005 a 007
TO09
004062
Ceresole d’Alba
Da 001 a 035
TO09
004140
Monteu Roero
001, 006, 007
TO09
004222
Sommariva del Bosco
Da 001 a 004
Provincia di Asti TO08
005012
Buttigliera d’Asti
Da 001 a 003, da 007 a 013
TO08
005033
Cellarengo
Da 001 a 005
TO08
005052
Dusino San Michele
001, da 008 a 010
TO08
005101
San Paolo Solbrito
001, 002
TO08
005118
Valfenera
Da 001 a 004, da 007 a 011, 013, 014, 016
TO08
005118
Villanova d’Asti
Da 001 a 003, da 009 a 050
fitofarmaci sono riportati all’indirizzo http://www.regione.piemonte.it/ambiente/acqua/atti_doc_adempimenti.htm nella sezione Inquinamento diffuso/Aree Vulnerabili. Si precisa, infine, che la limitazione relativa al mantenimento di una fascia di
sicurezza non trattata, distante almeno 5 metri dai corpi idrici superficiali va comunque rispettata su tutto il territorio regionale e nazionale. La s.a. di cui alla presente deroga è oggetto del monitoraggio ambientale regionale delle acque.”
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“Avvio anticipato iniziativa prevista nella Domanda di Sostegno n° 20201063409 trasmessa in data 10 ottobre 2016 ai sensi del Psr 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1: “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”
Marchio per produzioni di qualità forma singola o associata ed è consentita anche ad aziende di trasformazione, condizionamento e distribuzione. La verifica della conformità è svolta da appositi Organismi di Controllo, accreditati dal Mipaaf, sulla base dei Piani di Controllo regionali coerenti con le Linee Guida Nazionali; tali controlli sono volti ad accertare la conformità dei processi e del prodotto e si riferiscono ad appositi Disciplinari regionali, elaborati sulla base di linee guida nazionali. La legge ha istituito un apposito ‘Marchio SNQPI’ che identifica i prodotti agricoli ed agroindustriali la cui produzione è certificata nell’ambito del SNQPI in quanto conforme alla norma tecnica sulla Produzione Integrata. Il marchio può essere utilizzato anche in abbinamento con marchi privati o collettivi. Gli operatori che intendono aderire al SQNPI devono seguire l’iter di certificazione di seguito riassunto: 1. Richiesta e successiva formulazione dell’offerta da parte dell’Organismo di Controllo (ODC). 2. Domanda di certificazione e contestuale scelta dell’ODC. 3. Inserimento dell’azienda nel sistema di Rete Rurale produzione integrata. 4. Stipula contratto di certificazione con l’ODC prescelto. 5. Visita ispettiva in azienda o aziende. 6. Rilascio del certificato di conformità. 7. Visite di sorveglianza annuali. In seguito all’adesione al SQNPI vengono pianificate le visite ispettive da parte dell’ODC prescelto. Le aziende
devono prevedere un autocontrollo che consiste tra l’altro nella tenuta corretta dei registri di campagna, nella predisposizione di analisi del terreno, di un piano di fertilizzazione e di irrigazione, nella corretta tenuta delle fatture di acquisto e negli obblighi di tracciabilità. La certificazione SQNPI è compatibile con le Misure di finanziamento pubblico quali la Mis.10.1 e la Mis. 3.1 dei PSR. Più nello specifico la Misura 3 contribuisce a valorizzare e rafforzare le produzioni di qualità, nella consapevolezza che il plusvalore imprenditoriale e territoriale generato dalla partecipazione ai regimi di qualità comporta vincoli e costi aggiuntivi. Tra i regimi di qualità ammissibili, indicati dal Reg. UE 1305/2013, si ricordano i Prodotti DO/ IG/STG, l’agricoltura biologica e i vini DO/IG. La Misura 10, prevista dall’art. 28 del reg. (UE) 1305/2013, sostiene l’adozione di tecniche produttive compatibili con la tutela delle risorse naturali e del paesaggio, atte a mitigare i cambiamenti climatici o a favorire l’adattamento ad essi. Per aderire al SQNPI occorre rispettare, per tanto, le Norme Tecniche di produzione integrata approvate dalla Regione Piemonte per i beneficiari dell’Operazione 10.1.1 del PSR 20142020. Gli interessati possono contattare gli uffici tecnici zonali della Coldiretti per avere maggiori dettagli. Articolo redatto in collaborazione con: Luca Bosco – luca.bosco@valoritalia.it; 335 7502058 Alessandro Barbieri – alessandro. barbieri@valoritalia.it; 3474444006
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’agricoltura integrata è un sistema produttivo a basso impatto ambientale, collocabile a metà tra il regime convenzionale e il biologico, volto a ridurre al minimo l’impatto produttivo sull’ambiente o sulla salute dei consumatori. I principali ambiti di applicazione dell’agricoltura integrata sono: fertilizzazione, lavorazioni del terreno, controllo delle infestanti e difesa dei vegetali. La fertilizzazione è condotta sfruttando nei limiti del possibile il ciclo della sostanza organica, secondo i criteri conservativi della fertilità chimica che è ammessa per mantenere alti i livelli di fertilità e di produttività delle colture, e comunque prevenendo i fenomeni di perdite per dilavamento e percolazione. Le lavorazioni del terreno devono essere condotte con l’obiettivo di prevenire la degradazione della struttura del terreno e l’erosione. Il controllo delle infestanti va eseguito sfruttando tecniche che limitano il ricorso al diserbo chimico, che deve comunque essere a basso impatto e orientato verso la riduzione dei trattamenti. La difesa dei vegetali si basa esclusivamente sulla lotta integrata, ossia sull’impiego razionale di mezzi di difesa biologici, chimici, biotecnici, agronomici, sfruttando nei limiti del possibile la lotta biologica. L’uso dei fitofarmaci è improntato all’abbattimento del quantitativo di prodotti chimici rilasciati nell’ambiente. SISTEMA DI QUALITÀ NAZIONALE PRODUZIONE INTEGRATA La Legge n. 04 del 3 febbraio 2011 nel definire la Produzione Integrata istituisce il relativo Sistema di qualità nazionale di produzione integrata (SQNPI), volto a certificare le produzioni agricole ed agroindustriali conformi. L’adesione al Sistema è possibile in
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SQNPI: “Sistema di Qualità Nazionale di Produzione Integrata”
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“Avvio anticipato iniziativa prevista nella Domanda di Sostegno n° 20201063409 trasmessa in data 10 ottobre 2016 ai sensi del Psr 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1: “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”
Obblighi per la sicurezza dei luoghi di lavoro Si può avere una verifica tecnica personalizzata in azienda
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roviamo a fare un cenno sintetico su alcuni degli importanti obblighi prescritti dal Testo Unico sulla sicurezza dei luoghi di lavoro (D.Lgs 81/2008), distinguendo tra Imprese assuntrici di manodopera e non, invitando eventuali interessati a contattarci per una verifica dettagliata nella propria azienda. Imprese agricole assuntrici di manodopera 1. Redazione del Documento di Valutazione dei Rischi (D.V.R.) 2. Nomina e formazione delle seguenti figure: Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione (RSSP), Rappresentante dei lavoratori (RLS/ RLST), Addetto primo soccorso, Addetto antincendio 3. Nomina del Medico Competente e attivazione della sorveglianza sanitaria del personale dipendente 4. Formazione dei lavoratori 5. Formazione specifica degli operatori addetti all’utilizzo di macchine agricole 6. Utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) 7. Utilizzo di macchine, attrezzature e impianti a norma 8. Utilizzo di tesserino di riconoscimento corredato di fotografia, in caso di attività in regime di appalto o subappalto 9. Vie di fuga negli allevamenti 10. Abilitazioni per rischi specifici (es. “Patentino agrofarmaci”) 11. Imprese agricole NON assuntrici di manodopera, Società Semplici Agricole 12. Utilizzo di Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) 13. Utilizzo di macchine, attrezzature e impianti a norma
14. Utilizzo di tesserino di riconoscimento corredato di fotografia, in caso di attività in regime di appalto o subappalto 15. Abilitazioni per rischi specifici (es. “Patentino agrofarmaci”) Gli interessati ad una valutazione
personalizzata in azienda possono contattare il nostro Servizio Sicurezza del Lavoro presso la Coldiretti di Asti: Edoardo Marchisio – Cell. 338/3083096 – Tel. 0141/380418 – E-mail edoardo. marchisio@coldiretti.it
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Sicurezza del lavoro in caso di infortuni
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Cassetta di primo soccorso Per tutti gli infortuni di piccola entità (piccoli tagli, piccole contusioni, ecc.) deve essere presente negli ambienti di lavoro, una cassetta di pronto soccorso, in posizione fissa, ben segnalata e facilmente accessibile, il cui contenuto è indicato nell’allegato 1 del D.M. 15 luglio 2003, n. 388. Il contenuto della cassetta dovrà essere mantenuto in condizioni di efficienza e di pronto impiego, nonché dovrà essere prontamente integrato quando necessario. Contenuto minimo della cassetta di pronto soccorso:
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La cassetta di primo soccorso e il pacchetto di medicazione
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Misura 121
“Avvio anticipato iniziativa prevista nella Domanda di Sostegno n° 20201063409 trasmessa in data 10 ottobre 2016 ai sensi del Psr 2014-2020 della Regione Piemonte – Misura 1 – Operazione 1.2.1- Azione 1: “Attività dimostrative e di informazione in campo agricolo”
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- guanti sterili monouso (5 paia) - visiera paraschizzi - flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da lt 1 (1) - flaconi di soluzione fisiologica da 500 ml (3) - compresse di garza sterile 10x10 in buste singole (10) - compresse di garza sterile 18x40 in buste singole (2) - teli sterili monouso (2) - confezione di rete elastica misura media (1) - confezione di cotone idrofilo (1) - confezione di cerotti di varie misure (2) - rotoli di cerotto 2,5 cm (2) - un paio di forbici - lacci emostatici (3) - ghiaccio pronto uso (2) - sacchetti monouso per la raccolta di prodotti sanitari (2) - termometro (1) - apparecchio per la misurazione della pressione arteriosa
Il pacchetto di medicazione Il pacchetto di medicazione è fondamentale che sia disponibile sul luogo di lavoro, quando si effettuano lavorazioni distanti dal centro aziendale, come spesso avviene per i lavori agricoli (ad esempio installato sulla trattrice). Il contenuto del pacchetto di medicazione dovrà essere mantenuto in condizioni di efficienza e di pronto impiego, nonché dovrà essere prontamente integrato quando necessario. Contenuto minimo del pacchetto di medicazione: - guanti sterili monouso (5) - flacone di soluzione cutanea di iodopovidone al 10% di iodio da lt 1 (1) - flaconi di soluzione fisiologica da 250 ml (3) - compresse di garza sterile 10x10 in buste singole (10) - compresse di garza sterile 18x40 in buste singole (2) - pinzette da medicazione mo-
nouso (2) - confezione di cotone idrofilo (1) - confezione di cerotti di varie misure (2) - rotoli di cerotto 2,5 cm (2) - rotolo di benda orlata 10 cm (1) - un paio di forbici - laccio emostatico (1) - ghiaccio pronto uso (1) - sacchetti monouso per la raccolta di rifiuti sanitari (1) - termometro - istruzioni sul modo di usare i presidi e di prestare i primi soccorsi. NOTA BENE: la cassetta di primo soccorso e il pacchetto di medicazione è sempre opportuno che siano presenti, ma nel caso di aziende con dipendenti sono obbligatori. Per eventuali approfondimenti: Servizio Sicurezza del Lavoro di Coldiretti Asti, tel. 0141380418.
NUMERI UTILI IN CASO DI EMERGENZA
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Per ogni eventualità ed emergenza è utile tenere in evidenza i numeri telefonici utili e informare tutti gli operatori del luogo di lavoro in cui potranno eventualmente trovare sia l’elenco e sia un telefono per la chiamata d’urgenza. Numero Unico di Emergenza ricomprende: Carabinieri-Corpo Forestale, Polizia, Vigili del Fuoco e Emergenza Sanitaria (Ambulanza)
112
Polizia di Stato
113
Emergenxza Sanitaria
118
Emergenza ambientale - Corpo Forestale
1515
Vigili del Fuoco
115
Croce Verde Asti
0141.595154
Comando dei Vigili Urbani di Asti
0141.399900
Guardia Medica di Asti
800.700707
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C
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PUBBLICAZIONE ANNUNCIO ECONOMICO Gli annunci sono riservati agli Associati Coldiretti in regola con il Tesseramento, per i non tesserati è necessario associarsi con tessera da € 15,00. TESTO ANNUNCIO:
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