Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 4 - Anno 2013. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo
Anno
62° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI
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COLDIRETTI
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8 aprile 2013
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Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana
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Il presidente Marini fra i vignaioli dell’Astigiano
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Come cambia il settore vitivinicolo
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Quando la barbera diventa “Amica”
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Vino: 40 milioni di litri in meno
Le principali novità previste dalla Pac
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I giovani investono il futuro nell’agricoltura
Speciale Misura 111 -Caseinato di potassio, PVPP e colla di pesce; Chiarimenti sui documenti di accompagnamento; Richieste di idoneità Doc; La ripresa vegetativa; Contributi in conto interesse; Perchè fertirrigare il mais?; Le conserve vegetali; Ecco il coniglio biologico; Elencazione delle Regioni agrarie e dei Comuni che ne fanno parte.
Sommario
Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Periodico ufficiale Coldiretti Anno 62° numero 4 - 8 aprile 2013* Realizzazione grafica e stampa Riflesso – S.r.l. F.lli Scaravaglio & C. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarl Tel. 0141.380.400 – 0141.590425 Abbonamento annuale: Euro 20,00 *Data di chiusura del giornale
argomenti in evidenza
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Il presidente Marini fra i vignaioli dell’Astigiano Inaspettata e graditissima visita al Vinitaly di Verona
Attualità
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opo aver presentato i numeri del vino Made in Italy con il convegno “50 anni di qualità e bellezza nei territori” organizzato al Vinitaly di Verona da Coldiretti e da Città del Vino, che ripercorreva la storia del settore a 50 anni dalla produzione della prima bottiglia di vino italiano Doc del 1963, domenica, il presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini, ha voluto visitare gli stand degli associati alla Coldiretti di Asti. Accompagnato dal presidente provinciale, Roberto Cabiale, e dal direttore, Antonio Ciotta, il leader nazionale della più grande forza sociale, fra lo stupore dei vignaioli dell’Astigiano, ha brindato nello stand dei Tremillii, il consorzio dei produttori di vini biologici promosso dal componente della giunta provinciale Coldiretti, Gianfranco Torelli. Durante il Vinitaly, Coldiretti ha presentato nel proprio stand le stravaganti imitazioni dei vini Made in Italy, raccolte un po’ in tutto mondo, come la Barbera rumena. Secondo una stima Coldiretti, i prodotti “taroccati” sottraggono almeno 200 milioni di euro all’anno alla produzione nazionale. Per questo al Vinitaly è stato allestito questo “Angolo della vergogna” e durante il convegno è stato fatto intervenire, fra gli altri, Gian Carlo Caselli, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino. Anche il magistrato ha apprezzato molto i vini astigiani, degustando e chiedendo informazioni particolari sulle nostre doc. Da quando, mezzo secolo fa, sono state istituite le denominazioni, con il progressivo abbandono della commercializzazione dello sfuso, si è arrivati al record storico delle esportazioni italiane di vini “Doc/Docg”. Nel 2012 infatti, per la prima volta - ha precisato Marini – è stato superato il tetto dei 2 miliardi di euro (2,086 miliardi) con un aumento dell’8 per cento, superiore a quello medio del vino. L’impegno per la qua-
Marini allo stand Trimillii con il presidente Cabiale e i produttori.
Il Procuratore Caselli brinda con il direttore provinciale Coldiretti Ciotta
lità ha accompagnato il passaggio da una economia di autoconsumo in cui il vino rappresentava un bisogno primario ad una in cui viene identificato con un elemento che concorre alla realizzazione personale. Il vino è stato in grado di creare qualità, benessere, occupazione e sviluppo economico nei territori dove si è insediato. Una opportunità occupazionale rilevante confermata dall’utilizzazione nel 2012 di 13.756.061 voucher equivalenti 10 euro dei quali 1.607.338 in agricoltura soprattutto nelle regioni del Piemonte, Veneto, Emilia, Toscana e regioni ad importante vocazione vitivinicola. L’impatto positivo si è esteso pero’
oltre i confini della vigna poiché la raccolta di un grappolo alimenta, secondo l’analisi Coldiretti, opportunità di lavoro in ben 18 settori: 1) agricoltura, 2) industria trasformazione, 3) commercio/ristorazione, 4) vetro per bicchieri e bottiglie, 5) lavorazione del sughero per tappi, 6) trasporti, 7) assicurazioni/credito/finanza, 8) accessori come cavatappi, sciabole e etilometri, 9) vivaismo, 10) imballaggi come etichette e cartoni, 11) ricerca/ formazione/divulgazione, 12) enoturismo, 13) cosmetica, 14) benessere/ salute con l’enoterapia, 15) editoria, 16) pubblicità, 17) informatica, 18) bioenergie.
Quando la Barbera diventa “Amica” Cresce il valore delle uve: 8 euro e 50 centesimi al miriagrammo
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L’ottimo risultato di 20 viticoltori che sono diventati vignaioli associati saltando il passaggio dell’intermediazione. per rivalutare il valore delle uve barbera. Abbiamo fatto molti incontri in tutte le zone viticole della provincia, alla fine sono emersi 20 viticoltori che hanno deciso di saltare il passaggio dell’intermediazione delle uve e di procedere con la vinificazione associata. Praticamente – rivela Cabiale – abbiamo studiato, con il Centro
5 In alto: Ermes Moiso, viticoltore 42enne di Viarigi, riceve l’acconto delle uve dal presidente del Consorzio Terre di Qualità, Franco Gallo, e dal segretario della zona Coldiretti di Moncalvo, Enrico Botto. Sopra: Roberto Cabiale, presidente provinciale Coldiretti.
Studi Vini del Piemonte coordinato da Secondo Rabbione, un protocollo di vinificazione per
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Rispetto alle vendemmie precedenti ho più che raddoppiato il valore delle mie uve. L’anno scorso neanche 30 centesimi al chilogrammo, due anni fa 18 centesimi. Mi vergognavo, ma quest’anno dovrei arrivare attorno agli 80 centesimi”. Sembra quasi un miracolo quanto accaduto ad Ermes Moiso, 42 anni di Viarigi, viticoltore produttore di Barbera d’Asti. La tanto vituperata barbera, lui l’ha già ribattezzata “Barbera Amica”. “Si la mia è diventata la Barbera Amica di Coldiretti”, sottolinea con orgoglio Ermes Moiso. Tutto è stato possibile grazie al “Progetto Filiera Vitivinicola” messo in atto per la vendemmia 2012 da Coldiretti Asti, Consorzio Terre di Qualità e Centro Studi Vini del Piemonte. “In linea col nostro progetto di una Filiera agricola tutta italiana e Campagna Amica – sottolinea Roberto Cabiale, presidente provinciale Coldiretti – abbiamo cercato di trovare una via alternativa ai tradizionali canali di contrattazione dei prezzi delle uve. Con un gruppo di viticoltori associati al Consorzio Terre di Qualità aderente a “UeCoop” e presieduto da Franco Gallo ci siamo ritrovati per studiare un metodo
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valorizzare l’aspetto qualitativo delle uve, abbiamo poi individuato un vinificatore e quindi cercato lo sbocco sul mercato del vino. Il risultato è stato veramente sorprendente”. “È nata così la “Barbera Amica” - sottolinea Antonio Ciotta, direttore provinciale Coldiretti - un esperimento che ormai è qualcosa di molto concreto: 1.716 quintali di uve barbera ritirate per una superficie viticola di 22 ettari che mediamente prevediamo di pagare al saldo 85 euro al quintale. Siamo veramente soddisfatti perchè abbiamo aperto una strada lungo la filiera, come avevamo già fatto con gli ortaggi e l’accordo con la F.lli Saclà”. In pratica venti semplici viticoltori sono ora diventati vignaioli, sottolinea il presidente del Consorzio Terre di Qualità, Franco Gallo: “Abbiamo accorciato la filiera, qualificato il lavoro del viticoltore, creato nuove prospettive e smosso il valore del prodotto. Un bel segnale contro le speculazio-
Un produttore: due anni fa ho ricavato 18 centesimi al Kg, stavo per espiantare i vigneti, ma grazie a “Barbera Amica Coldiretti” ho rivisto un futuro nel mio lavoro. ni a cui gran parte del comparto barbera spesso deve sottostare”. Un progetto molto interessante, destinato a un ulteriore sviluppo: “Stiamo già lavorando per la vendemmia di quest’anno – spiega Ciotta – abbiamo intenzione di ritirare oltre 10 mila quintali di barbera per una superficie di 120 ettari e di allargare i conferimenti anche alle uve Grignolino, Dolcetto, Chardonnay e Cortese”. “Se non avessi aderito al progetto vitivinicolo di Coldiretti – rivela Moiso – avrei espiantato i vigneti, oggi sento che il mio lavoro può avere un futuro”.
Dall’alto: Antonio Ciotta, direttore provinciale Coldiretti e Secondo Rabbione, Responsabile Centro Studi Vini del Piemonte
Uve di alta qualità da tutto l’Astigiano Grazie al protocollo di produzione e vinificazione
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In alto: i produttori di Nizza Monferrato con l’assegno dell’acconto per il conferimento della “Barbera Amica”, sopra: un produttore riceve l’acconto dal segretario della zona di Canelli
e dell’orario dei conferimenti, in tutto 38. La vendemmia è stata separata per vigneto con trasporto entro la giornata di raccolta impiegando rimorchi in acciaio o provvisti di teloni in materiale idoneo per alimenti, evitando di formare cumuli e schiacciamenti con eccessivo ammostamento delle uve. La raccolta - in base agli indici di maturazione - è eseguita da martedì 18 a Sabato 22 settembre,
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compilando una scheda di valutazione per ogni singola partita con registrazione dei valori del grado Babo, indice di qualità fenolica (IQF), tonalità, pH, temperatura dell’uva, aspetto visivo e sanitario e igienico-sanitario dei mezzi di trasporto. Alla fine, con un grado Babo medio di 21,90, un apposito protocollo di vinificazione ha consentito di ottenere uva atta a produrre Barbera d’Asti Docg”.
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e uve della “Barbera Amica”, nata dal progetto “Filiera Vitivinicola” Coldiretti Asti, provengono dalle zone di Asti, Canelli, Moncalvo e Nizza Monferrato. Il Centro Studi Vini del Piemonte, con sede a San Damiano d’Asti, ha seguito l’intero iter qualitativo dalla vigna al vino. Ma vediamo con il responsabile del CSV, Secondo Rabbione, quali sono stati i passaggi più significativi per la produzione che consentirà ai viticoltori di ricavare dalle loro uve 8,5 € al miriagrammo: “I controlli sull’idoneità dei vigneti e quelli su un apposito protocollo per le lavorazioni agronomiche studiate dal Centro Studi Vini, sono stati curati dal Servizio tecnico di Coldiretti Asti. L’assistenza tecnica ha previsto il controllo delle operazioni di potatura, legatura, potatura verde primaverile, cimatura, sfogliatura, difesa sanitaria e le lavorazioni del terreno. La produzione di uva, ove necessario, è stata ricondotta a 80 quintali ad ettaro, tramite diradamento dei grappoli, attraverso comunicazione della data di inizio del diradamento, seguito da controllo del tecnico e rilascio di dichiarazione di conformità. Per la scelta del periodo vendemmiale sono stati effettuati i controlli analitici sulla maturazione, cosiddette “curve di maturazione”, con la comunicazione agli aderenti della data
Le principali novità previste dalla Pac Si premierà chi suda e lavora e non chi vive di rendita
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on può che essere soddisfacente, l’accordo raggiunto dai ministri dell’Unione Europea, per la per la riforma della Politica Agricola Comunitaria (Pac). Come ha affermato il presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini, “le modifiche apportate alla definizione di agricoltore attivo rappresentano un passo in avanti per riorientare le minori risorse disponibili, premiando chi vive e lavora di agricoltura e le attività rivolte alla produzione di cibo, nonché alla sostenibilità ambientale. Su questo aspetto sono state raccolte le nostre sollecitazioni”. Vediamo i punti più importanti dell’accordo sulla Riforma. Agricoltore attivo Viene lasciatoo allo Stato membro di individuare i soggetti a cui concedere i pagamenti diretti. È tra l’altro previsto che “gli Stati membri possono decidere di non concedere pagamenti diretti a persone giuridiche di diritto pubblico quali Stati, autorità regionali e locali, a persone fisiche o giuridiche o ad associazioni di persone fisiche o giuridiche” (...) “i quali garantiscono che: le loro attività agricole costituiscono solo una parte insignificante delle loro attività economiche globali, e/o la loro attività principale o l’oggetto sociale non sia l’esercizio di un’attività agricola”. È quindi ora fondamentale che, in sede di TRILOGO (35 riunioni ad iniziare dall’11 aprile), anche il Parlamento europeo possa rivedere la propria posizione ed adeguarsi alle richieste del Consiglio. Capping Gli Stati membri possono ridurre l’importo dei pagamenti diretti da concedere ad un agricoltore, di una percentuale fissa, per lo sca-
glione o gli scaglioni (a scelta degli Stati membri), a partire da 150.000 euro. Nel testo non viene più previsto il legame con il lavoro, come aveva proposto la Commissione. Flessibilità tra pilastri Tutti gli Stati membri possono trasferire fino al 15% delle risorse dal 1° al 2° (con cofinanziamento al 100%) e viceversa. I diritti all’aiuto saranno assegnati agli agricoltori che, nel 2010 o 2011, abbiano ricevuto aiuti diretti o, se non hanno ricevuto nessun sostegno, abbiano prodotto, nell’ambito del regime di pagamento unico, ortofrutticoli e patate da consumo e/o abbiano coltivato la vite o nel Regime di Pagamento Unico (RPU) abbiano posseduto terreni agricoli che non erano mantenuti in buone condizioni agronomiche; nel 2012 o 2013 abbiano ricevuto diritti all’aiuto dalla riserva o dall’integrazione del sostegno accoppiato nell’ambito del Regime di Pagamento Unico. In caso di vendita o affitto della loro azienda o di parte di essa persone fisiche o giuridiche hanno la facoltà di trasferire, con un contratto firmato anteriormente al 15 maggio 2014, il diritto a ricevere diritti all’aiuto a uno o più agricoltori. Inoltre, nel caso di trasferimento, i diritti di pagamento possono essere trasferiti unicamente a un agricoltore attivo, stabilito nello stesso Stato membro, ad eccezione dei diritti di pagamento trasferiti con contratti di locazione nel caso in cui il contratto preveda che i diritti ritornino al locatore al termine del contratto stesso. Convergenza interna Gli Stati membri possono decidere di raggiungere una convergenza parziale anziché totale, entro il 2019, assicurando una percen-
In sede di TRILOGO (35 riunioni ad iniziare dall’11 aprile), il Parlamento potrà adeguare la propria posizione alle richieste del Consiglio. tuale minima di convergenza che rispecchia il meccanismo di convergenza esterna stabilito nelle conclusioni del Consiglio europeo sul Quadro Finanziario Pluriennale. Inoltre, possono limitare la prima fase di convergenza al 10% (invece del 40% proposto dalla Commissione europea) del massimale nazionale o regionale. Pagamento ridistributivo Gli Stati membri possono concedere un’integrazione al pagamento di base per i primi ettari di ogni azienda, per un numero di ettari non superiore a 30 ettari o alle dimensioni medie delle aziende agricole. Greening L’aiuto potrà essere concesso sulla base del rispetto dei criteri (diversificazione, mantenimento prati permanenti ed aree di interesse ecologico) o delle pratiche equivalenti (o una combinazione di questi). La diversificazione delle colture si applica al di sopra dei 10 ettari. Le aree di interesse ecologico si applicano al di sopra di 15 ettari, dal 2014 al minimo il 5% e dal 2018, la percentuale è aumentata al 7%, su valutazione di impatto della Commissione europea. Possono essere considerate aree di interesse ecologico, fra gli altri, le superfici a colture permanenti coltivate in terreni con penden-
aiuti agli investimenti. Promozione È stato inoltre reintrodotto l’aiuto per coprire i costi derivanti dalle attività di informazione e promozione dei prodotti di qualità. Pagamenti agro-climatico-ambientali Come per il biologico e le Aree natura 2000, anche nel caso dai pagamenti agro-climatico-ambientali, la condizionalità (e non il greening) è stata indicata come soglia oltre la quale gli agricoltori possono essere compensati per gli impegni ambientali intrapresi. Zone soggette a vincoli naturali o ad altri vincoli specifici relativamente alle zone svantaggiate, è stato proposto di prolungare al 2019 il sostegno transitorio decrescente che, per 4 anni, il Consiglio propone di riconoscere alle aree che non risulteranno più ammissibili all’aiuto per effetto dell’applicazione di nuovi criteri di delimitazione. Filiera Il Consiglio conferma la proposta della Commissione europea per un sostegno alla cooperazione di filiera per la creazione di piattaforme logistiche nelle filiere corte e i mercati locali, nonché alla promozione per il loro sviluppo. Risorse e loro ripartizione. L’unico punto del negoziato sullo sviluppo rurale rimasto aperto riguarda le disposizioni finanziarie, il Consiglio agricoltura ha deciso di discuterne in un secondo momento.
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Gli Stati membri possono stabilire un regime per i piccoli agricoltori (anche per gli agricoltori la partecipazione al regime è facoltativa). OCM unica Il sistema delle quote di zucchero è prorogato fino alla campagna 2017. Per il latte vengono confermati i principali elementi già previsti. Per la gestione del sistema di autorizzazioni per i nuovi impianti viticoli vedasi articolo in questa stessa pagina. Per le norme di commercializzazione è eliminata la conformità alla norma di commercializzazione generale. È stabilito l’elenco dei settori e dei prodotti ai quali si possono applicare tali norme di commercializzazione mediante atti delegati e la possibilità di stabilire l’etichettatura obbligatoria del “luogo di produzione e/o origine” per tali settori (con esclusione delle carni di pollame e dei grassi da spalmare). Previsto uno strumento di misure eccezionali per risolvere problemi specifici e misure di sostegno per malattie animali / perdita di fiducia dei consumatori. È anche previsto un meccanismo di emergenza per le situazioni di crisi con l’attivazione della “riserva per le crisi nel settore agricolo” per 2,8 miliardi di euro (dal 2014-2020). Programmi di sviluppo rurale Per gli Stati membri, che hanno optato per Piani di sviluppo rurale regionali, il Consiglio prevede la possibilità di presentare, unitamente a quelli regionali, anche un programma nazionale. Per l’Italia questo vuol dire avere la possibilità di dotarsi di un programma nazionale per le misure sulla gestione del rischio. Investimenti Il Consiglio ha proposto di innalzare al 75% il cofinanziamento del Feasr nel caso di
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za del 10% o più, e superfici con colture permanenti con più di 20, ma meno di 250 alberi per ettaro. Inoltre, sono previste deroghe per l’applicazione dei criteri a superfici investite per più del 75% da prato permanente o investite a colture sommerse (riso) per una parte significativa dell’anno o una significativa parte del ciclo colturale, e quando più del 75% delle superfici a seminativo sono interamente utilizzate per la produzione di erba o altre piante erbacee da foraggio, lasciate a riposo, interamente investite a colture di leguminose, o sottoposte a una combinazione di tali usi. Gli agricoltori, le cui aziende sono situate in zone Natura 2000 e contemplate dalla direttiva quadro acque, hanno il diritto al pagamento “greening” purché applichino le pratiche compatibili con gli obiettivi di tali direttive. Gli agricoltori che soddisfano i requisiti per la produzione biologica hanno diritto “ipso facto” al pagamento greening (per le sole unità dedite alla produzione biologica). Giovani agricoltori Viene lasciata la facoltà agli Stati membri di concedere un pagamento annuo per i giovani agricoltori, intesi quali persone fisiche che non hanno più di 40 anni di età nell’anno della presentazione (e non al momento di presentazione come da proposta della Commissione) della domanda al regime di pagamento di base. Aiuto accoppiato Gli Stati membri possono utilizzare fino al 7% del loro massimale nazionale, con possibilità di deroga fino al 12% o fino a 3 milioni di euro all’anno, per finanziare il sostegno accoppiato facoltativo. Per quanto riguarda la portata del sostegno accoppiato facoltativo, è confermata la proposta della Commissione europea relativamente all’elenco di settori e produzioni a cui concedere il sostegno (il Tabacco è escluso). Piccoli agricoltori
La strana classifica italiana della Pac Primi per agricoltori ma quarti per pagamenti erogati
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’Italia è lo stato con il più alto numero di agricoltori ma nella classifica dei pagamenti diretti della Pac si trova solo al quarto posto, con 4 miliardi di euro. È uno degli spunti che emergono dalla rapporto finanziario 2011 presentato dalla Commissione Europea. In cima alla classifica dei finanziamenti erogati resta la Francia, con il doppio dei fondi elargiti al nostro paese (8 miliardi) ma con poco più di un terzo del numero di produttori, seguita dalla Germania (5,3 miliardi), che strappa la seconda posizione alla Spagna (5,2 miliardi). Nell’Unione Europea a 27 i pagamenti diretti a partire dal 2011
ammontano a 40,2 miliardi di euro e sono stati versati a 7,6 milioni di beneficiari. Un aumento dell’1,3 per cento rispetto al 2010, a causa della continua introduzione progressiva dei pagamenti diretti nei nuovi Stati membri. Resta però il problema della mancanza di equità della distribuzione degli aiuti. Basti dire che all’80 per cento delle aziende europee finisce appena il 20 per cento delle risorse. Se si guarda poi all’Italia, nel 2011 sono stati erogati contributi europei per 4,04 miliardi di euro a 1,24 milioni di aziende. Analizzando la distribuzione dei pagamenti, si scopre però che
oltre mezzo milione di agricoltori ha ricevuto tra zero e 500 euro, mentre per 290mila il contributo è arrivato appena a 1.250 euro. Per altri 240mila, poi, i pagamenti Ue rientrano in una forbice che va da 2mila a 10mila euro. Solo a 3.200 “fortunati” finiscono contributi annui che vanno da 100mila e oltre 500mila euro. Ciò vuol dire che l’87 per cento dei beneficiari percepisce un aiuto medio inferiore a 5mila euro e rappresenta circa il 26% dei pagamenti diretti complessivamente versati al nostro Paese. Il rapporto conferma anche che il 92 per cento di questi pagamenti sono ora “disaccoppiati” e che il pagamento è concesso per pratiche agricole sostenibili.
Come cambia il settore vitivinicolo sanzione. Il sistema sarà accompagnato da una clausola di salvaguardia nazionale finalizzata a garantire una crescita controllata del potenziale viticolo non superiore all’1% della superficie vitata nazionale. Gli Stati membri avranno la possibilità di ridurre la percentuale e limitare il rilascio in alcune zone (Do-Ig, senza Ig) tenendo in considerazione le raccomandazioni dei Consorzi di tutela e/o delle Organizzazioni di produttori. La riduzione non potrà essere fino a zero e sarà possibile solamente ad alcune giustificate condizioni. Gli Stati membri fisseranno i criteri di ammissibilità che i produttori dovranno avere per poter presentare domanda di autorizzazione ad un nuovo impianto. Le richieste valide dovranno essere tutte autorizzate se gli ettari richiesti risulteranno inferiori a quelli stabiliti. Se le richieste saranno superiori le autorizzazioni dovranno essere concesse sulla base di una graduatoria che tenga conto dei seguenti criteri di priorità: giovani produttori, requisiti ambientali, ricomposizione fondiaria e esproprio, sostenibilità economica, aumento della qualità dei prodotti a Do-Ig. In caso di reimpianto saranno concesse automaticamente delle autorizzazioni che potranno essere rilasciate anche prima dell’avvenuto espianto purché questo sia fatto al più tardi entro quattro anni dalla data di impianto del nuovo vigneto.
Le autorizzazioni per reimpianto non saranno conteggiate ai fini della clausola di salvaguardia. Dovranno essere utilizzate nella stessa azienda in cui avviene l’estirpazione e non potranno essere trasferite. In caso di espianto di vigneti non autorizzati non sono concesse nuove autorizzazioni. Il sistema non sarà applicato nei paesi della Ue con produzione inferiore a 50.000 ettolitri, mentre quelli che hanno una superficie vitata inferiore a 10.000 ettari potranno decidere se applicarlo o meno. I diritti di reimpianto detenuti al 31 dicembre 2018 e ancora validi saranno convertiti su richiesta dei produttori in nuove autorizzazioni, anche queste non conteggiate ai fini della clausola di salvaguardia; le stesse dovranno essere utilizzate al più tardi entro il 31 dicembre 2021. Gli Stati membri continueranno ad avere l’obbligo di tenere sotto controllo gli impianti viticoli e sanzionare comportamenti contrari alle norme. Se del caso dovranno far estirpare a spese dei produttori eventuali impianti effettuati senza autorizzazione. Le superfici vitate provenienti da impianti non autorizzati non potranno beneficiare di alcun aiuto nazionale e/o comunitario.
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ei giorni scorsi sia il Parlamento Europeo che il Consiglio dei Ministri agricoli di Bruxelles hanno definito le rispettive posizioni negoziali sul tema della liberalizzazione dei diritti di impianto dei vigneti prevista a partire dal 1° gennaio 2016. Vediamo nel dettaglio quali sono le posizioni degli attori in campo. Per la Commissione Ue l’eliminazione del sistema dei diritti di impianto per i vigneti è già fissata nel Regolamento del Consiglio approvato nel 2007. La liberalizzazione parte dal 1° gennaio 2016, ma gli stati membri hanno la possibilità di far slittare questa data al 1° gennaio 2019. Un Gruppo di Alto Livello (Gal) in ogni caso analizzerà le problematiche e fornirà delle raccomandazioni sul controllo del potenziale vitivinicolo al termine dell’attuale sistema. Da parte sua il Parlamento europeo ha definitivamente approvato la sua proposta di Ocm Unica che prevede una proroga dell’attuale sistema basato sui diritti di impianto fino al 31 dicembre 2030. Il Consiglio, rispecchiando le conclusioni emerse nel Gal, ha, invece, proposto un testo di compromesso che prevede l’impianto e il reimpianto di vigneti esclusivamente attraverso la concessione di una autorizzazione a partire dal 1° gennaio 2019 e fino al 31 dicembre 2024. Gli Stati membri dovranno concedere autorizzazioni gratuite, espresse in ettari e legate a specifiche superfici, ai produttori che avendone i requisiti ne faranno richiesta. I produttori che non utilizzeranno l’autorizzazione entro i tre anni di validità saranno assoggettati a
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Dai diritti di impianto alle autorizzazioni, le proposte Ue
Vino: 40 milioni di litri in meno Fortunatamente crescono i consumi all’estero
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ei bicchieri degli italiani sono stati versati 40 milioni di litri di vino in meno nel 2012, in controtendenza a quello che è avvenuto a livello globale dove invece sono cresciuti i consumi. È quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base dei dati dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) che ha stimato la produzione mondiale di vino in calo del 5 per cento a 251 milioni di ettolitri che rappresenta il minimo storico da quando sono iniziate le rilevazioni. I consumi di vino degli italiani sono scesi del 2 per cento, per un valore di 22,6 milioni di ettolitri, molto vicino a quello di 21,5 milioni di ettolitri fatto segnare dalle esportazioni che hanno sancito il primato enologico Made in Italy nel mondo. Una posizione competitiva importante in una situazione in cui - continua la Coldiretti - si sta profondamente modificando la mappa internazionale della domanda di vino. Il consumo mondiale di vino è infatti in crescita e ha raggiunto 245,2 milioni di ettolitri (+0,6 per cento) per effetto dell’aumento della domanda in Cina con 18
milioni di ettolitri (+9 per cento). Segno positivo anche negli Stati Uniti che, con 29 milioni di ettolitri (+2 per cento), tallonano da vicino la Francia che con 30 milioni di ettolitri mantiene ancora per poco la leadership nei consumi. In Europa - continua la Coldiretti - i consumi sono invece stabili in Germania, Portogallo e Grecia mentre calano, oltre che in Italia, anche in Spagna di 60 milioni di litri in un anno. Le esportazioni hanno raggiunto il valore record di 4,7 miliardi di euro (+6% ) per il vino Made in Italy che si classifica come il prodotto agroalimentare italiano piu’ esportato nel 2012. Negli Stati Uniti il vino italiano sottolinea la Coldiretti - supera lo storico tetto di un milione di euro
L’export è praticamente pari al consumo interno con 21,5 milioni di ettolitri, crescono soprattutto Usa e Cina. in valore, con un aumento del 6 per cento mentre un incremento a due cifre si registra in Cina, dove le bottiglie tricolori stanno conquistando sempre più spazi di mercato (+17 per cento, da 66 milioni a 77 milioni). Ma - conclude la Coldiretti - è l’intero continente asiatico a rivelarsi terra di conquista per i nostri prodotti, con un aumento netto del 20 per cento.
Imprenditrici agricole
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er il periodo di gravidanza e per quello successivo al parto, le coltivatrici dirette, colone, mezzadre, imprenditrici agricole professionali, hanno diritto ad un assegno che viene corrisposto dall’Inps per un periodo complessivo di cinque mesi. In aggiunta, le neomamme nel caso in cui si astengano dal lavoro entro il primo anno di vita del bambino hanno diritto ad un’indennità giornaliera per tre mesi (il cosiddetto congedo parentale). Vediamo nel dettaglio. L’indennità di maternità Alle madri coltivatrici dirette, colone e mezzadre, imprenditrici agricole, per i due mesi precedenti il parto e per i tre mesi successivi, è riconosciuta un’indennità giornaliera pari all’80% delle retribuzioni convenzionali. L’Inps ha comunicato che il nuovo limite minimo di retribuzione giornaliera su cui calcolare tale indennità è pari a 40,65 euro. Pertanto, per l’anno in corso per le coltivatrici l’assegno è pari a 32,52 euro al giorno, anche quando il periodo indennizzabile abbia avuto
inizio nel 2012. Per il riconoscimento della indennità, tali lavoratrici devono risultare iscritte all’Inps (o aver richiesto l’iscrizione entro 90 gg dall’inizio dell’attività) ed essere in regola con il pagamento dei contributi previdenziali relativi al periodo indennizzabile. L’indennità di maternità deve essere richiesta all’Inps entro il termine di prescrizione di un anno decorrente dal giorno successivo all’ultimo giorno indennizzabile (tre mesi dopo il parto). I congedi parentali Le lavoratrici autonome agricole madri possono inoltre chiedere di astenersi dal lavoro per tre mesi entro il primo anno di età del bambino, con conseguente diritto ad un’indennità corrisposta dall’Inps pari al 30% della retribuzione convenzionale (per l’anno in corso pari a 12,20 euro al giorno). Tale indennità spetta solo in caso di effettiva interruzione dell’attività lavorati-
va, che deve essere attestata dall’interessata mediante dichiarazione di responsabilità. Conseguentemente è sospeso in tale periodo l’obbligo di versare la contribuzione all’Inps (il periodo è comunque coperto da contribuzione figurativa). La domanda per ottenere l’indennità per congedo parentale deve essere presentata all’Inps prima dell’inizio dell’astensione. In caso di presentazione tardiva sono indennizzati solo i periodi successivi alla data di presentazione della domanda. Per non perdere i benefici riconosciuti in caso di maternità, raccomandiamo alle lavoratrici interessate di rivolgersi per tempo al Patronato Epaca. Gli operatori Epaca forniranno gratuitamente tutta l’assistenza necessaria, predisponendo tutta la documentazione che deve essere inviata telematicamente all’Inps.
Notizie
Ecco i nuovi importi 2013 degli assegni di maternità
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Giornata mondiale del Pensionato La 16a edizione a Novara il 6 giugno
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arà la città di Novara ad ospitare quest’anno l’annuale Giornata regionale dei pensionati Coldiretti. Giunta alla sedicesima edizione, giovedì 6 giugno riunirà gli associati in pensione, i loro amici, parenti e chi ha fatto parte dell’organizzazione nella sua vita lavorativa. La quota di partecipazione individuale è stata fissata a 30 euro. Naturalmente anche da Asti sarà organizzata la trasferta in pullman e si prevede una massiccia partecipazione. Come di consueto il comitato regionale dell’Associazione Pensionati Coldiretti guidato dall’astigiano Bruno Porta, ha fatto le cose per bene ed ha organizzato una giornata di sicuro interesse e di divertimento. Il ritrovo dei partecipanti è previsto a Novara alle 9,30, con colazione nel chiostro della Cattedrale, alle 10,30 si terrà la solenne celebrazione eucaristica. Alle 12 è programmato il saluto dei dirigenti nazionali, regionali e provinciali. A seguire il pranzo a “Novarello” dove il gruppo sarà intrattenuto anche con musiche e balli.
Responsabilità solidale del committente Nei confronti dell’appaltatore/subappaltatore
Pagamento imposte
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l Dl 83/2012 Art 13 ter detta norme riguardo la responsabilità solidale del committente che agisce in regime di impresa (sono escluse le persone fisiche prive di soggettività passiva iva e i condomini) nei confronti dell’appaltatore in caso di inadempienza dal pagamento di Imposte. La circolare 2/E del 1/03/2013 fornisce ulteriori chiarimenti. La responsabilità in solido scatta solo se l’appaltatore o subappaltatore non hanno eseguito i versamenti delle imposte (ritenute, iva, irpef o ires) Prevista una sanzione da 5.000,00 a 200.000,00 euro se il committente provvede al pagamento all’appaltatore senza che questi abbia esibito documentazione attestante la regolarità dei versamenti fiscali scaduti alla data del pagamento del corrispettivo. Si considera documentazione valida l’autocertificazione presentata dall’appaltatore/subappaltatore che attesta l’avvenuto pagamento degli obblighi previsti. La norma trova applicazione su tutti i settori di attività e mira al contrasto dell’evasione/elusione fiscale e viene applicata a
tutti i contratti d’appalto così come definito dall’art 1655 codice civile ed esclude: - gli appalti per fornitura di beni – il contratto d’opera di cui all’art. 2222 codice civile –il contratto di trasporto – le prestazioni rese nell’ambito del rapporto consortile. Occorre distinguere il contrato d’opera (art 2222 cc), escluso dagli obblighi solidali e dalle relative sanzioni, dal contratto d’appalto (art 1655 cc) richiamato dalla norma. Entrambi hanno per oggetto l’esecuzione di opere o di servizi effettuate nei confronti di committenti dietro il pagamento di un corrispettivo. Il contratto d’appalto si concretizza nei confronti di una medio/ grande impresa che utilizza quasi esclusivamente manodopera dipendente e che il titolare dispone di una vera e propria organizzazione imprenditoriale. Il contratto d’opera si concretizza nei confronti di piccole imprese (artigiani, professionisti lavoratori autonomi) dove il lavoro viene svolto prevalentemente dal titolare o suoi famigliari. In conclusione: Le imprese agricole che svolgono attività connesse di prestazioni di servizi, con lavoro prevalen-
te proprio e di famigliari, possono rientrare tra i contratti d’opera e pertanto non sussiste l’obbligo di certificare la regolarità fiscale. Le imprese agricole che, come committenti, demandano lavori o prestazioni ad altre imprese devono verificare se si tratta di piccole imprese artigiane o lavoratori autonomi/professionisti con cui si configura il contratto d’opera e quindi non necessità richiedere alcuna certificazione al momento del pagamento del corrispettivo rispetto a medio/grandi imprese per le quali, trattandosi di appalti, prima di effettuare il pagamento di corrispettivi, anche in acconto, occorre acquisire documentazione di regolarità fiscale per evitare sanzioni nel caso in cui la ditta appaltatrice/subappaltatrice non abbia regolarmente pagato le imposte; Rientrano nella casistica di contratto d’appalto anche le prestazioni affidate a cooperative di lavoro e pertanto prima di effettuare il pagamento di qualsiasi corrispettivo occorre acquisire la certificazione di regolarità dei versamenti fiscali dovuti per le rate scadute al momento del pagamento di corrispettivi.
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Ingresso per 30 mila lavoratori immigrati
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l via le domande telematiche per l’ingresso di 30mila lavoratori non comunitari stagionali che potranno essere inviate fino al 31 dicembre utilizzando il sistema telematico disponibile sul sito del ministero dell’Interno. Lo rende noto la Coldiretti nel sottolineare che è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale numero 71 il decreto del presidente del Consiglio dei Ministri 15/02/2013 riguardante la programmazione transitoria dei flussi di ingresso nel territorio dello Stato per lavoratori non comunitari stagionali per l’anno 2013. Con il click day si avvia una procedura informatica con domande di ingresso on line che evitano le lunghe file alle poste del passato, secondo la Coldiretti che lo scorso anno è stata l’associazione che ha presentato il maggior numero di domande ed è impegnata nelle proprie strutture territoriali a raccogliere le richieste dei
datori di lavoro. La maggioranza dei lavoratori stagionali extracomunitari - sottolinea la Coldiretti - troverà infatti occupazione in agricoltura che insieme al turismo e all’edilizia è il settore con maggiori opportunità occupazionali per questi lavoratori sopratutto per le grandi campagne di raccolta delle principali produzioni Made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti. Possono essere assunti per lavori stagionali cittadini non comunitari originari di Albania, Algeria, BosniaHerzegovina, Croazia, Egitto, Filippine, Gambia, Ghana, India, Kosovo, Macedonia, Marocco, Mauritius, Moldavia, Montenegro, Niger, Nigeria, Pakistan, Senegal, Serbia, Sri Lanka e Ucraina e Tunisia, ma anche cittadini stranieri non comunitari di altre nazionalità purchè abbiano fatto ingresso in Italia negli anni precedenti con permesso di lavoro stagionale. Un numero sempre
maggiore di aziende agricole ha scelto invece di non attendere ogni anno la pubblicazione del DPCM e ha riconfermato già dal primo gennaio la riassunzione del lavoratore stagionale extracomunitario utilizzando la procedura di richiesta di nullaosta pluriennale. Sono molti i “distretti agricoli” dove i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso - aggiunge la Coldiretti - della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia. Sono circa 30mila – conclude la Coldiretti - le aziende agricole italiane che secondo la Coldiretti assumono lavoratori extracomunitari.
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Le domande possono essere inviate fino al 31 dicembre
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Aviaria: evitare allarmismi
Occorre comunque fare chiarezza sui casi in Cina
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ccorre comunque fare chiarezza sui casi in Cina Occorre fare chiarezza sui casi di contagio in Cina senza inutili allarmismi di cui in passato hanno beneficiato solo le case farmaceutiche. È quanto ha affermato la Coldiretti nel commentare i casi di contagio dal nuovo ceppo di influenza aviaria, l’H7N9, che si sono verificati in Cina e sui quali sta indagando l’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’Italia - sottolinea la Coldiretti - non importa dalla Cina carne di pollame per la quale è peraltro obbligatorio indicare la provenienza in etichetta grazie ad una legislazione di avanguardia fortemente voluta dalla Coldiretti.
I giovani investono il futuro nell’agricoltura
Numerosa la delegazione piemontese all’Assemblea Giovani Impresa macroarea Nord Italia
Giovani Impresa
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na nutrita delegazione piemontese ha partecipato il 26 marzo a Milano all’Assemblea di Coldiretti Giovani Impresa Macroarea Nord Italia. L’assemblea interregionale, dedicata al tema “Coltiviamo La Crescita”, presso il Teatro Manzoni, è stata organizzata da Giovani Impresa Lombardia in collaborazione con i movimenti di Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Veneto e Friuli. Al centro dei lavori, una realtà in controtendenza, rispetto alla crisi economica. La scelta di dedicarsi all’agricoltura da parte di un numero crescente di giovani conferma la vitalità del settore: lo sviluppo economico, la salvaguardia del territorio e l’innovazione sono il motore di tante imprese agricole, che diventano tasselli importanti anche per la funzione di supporto alle politiche di welfare. All’assemblea ha partecipato Vittorio Sangiorgio, delegato nazionale Coldiretti Giovani Impresa e tra i relatori, hanno presenziato la prof. ssa Marina Puricelli dell’Università Bocconi di Milano e il prof. Paolo Pileri, docente alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Milano e referente del rapporto annuale per la Regione Lombardia sul consumo di suolo. Le aziende agricole sono state capaci di rispondere alle richieste dei cittadini: con la vendita diretta, i farmers market e con servizi dedicati alle fasce più deboli della popolazione, andando a sopperire alle carenze nelle politiche di welfare, creando nuova economia e investendo in nuovi posti di lavoro. Dario
S. Damiano Cisterna Celle Enomondo Ferrere
Perucca, delegato Coldiretti Giovani Impresa Piemonte, ha portato l’esempio dei giovani che hanno introdotto le attività sociali in azienda agricola: “Una sfida che si è dimostrata una scelta vincente, le fattorie sociali sono diventate una realtà importante, capaci di offrire servizi oltreché di avvicinare sempre più persone al mondo agricolo, con un’attenzione speciale dedicata a chi vive situazioni di disagio”, “perché – continua Perucca - il nostro mondo è capace anche di questo: di dare un sostegno concreto e mirato a quanti si impegnano per superare momenti di difficoltà”. “Le scelte dell’indirizzo scolastico confermano una tendenza che si è affermata negli ultimi anni – evidenziano Roberto Moncalvo, presidente, e Bruno Rivarossa, direttore di Coldiretti Piemonte. L’analisi di Coldiretti, sui dati delle iscrizioni alle scuole secondarie di II grado per l’anno scolastico 2012/2013, evidenzia il successo dell’agroalimentare nell e scelte formative, con un aumento record del 29 per cento delle iscrizioni negli istituti professionali agricoli e del 13 per cento negli istituti tecnici di agraria, agroalimentare ed agroindustria, senza dimenticare il boom di immatricolazioni nelle facoltà di agraria. A Torino, dal 2009 ad oggi, le matricole dei corsi triennali sono cresciute del 68 per cento. A livello nazionale, l’83% dei giovani agricoltori ha un diploma o una laurea”. Aggiunge Maria Chiara Bellino, segretario Giovani Impresa Coldiretti Piemonte: “I giovani impren-
Marco Melica, leader di Coldiretti Giovani Impresa Asti guidava la delegazione provinciale presente il 26 marzo a Milano
ditori agricoli utilizzano le nuove tecnologie come siti web, facebook e twitter per promuovere la propria azienda. La maggior parte ha conseguito titoli specifici (perito agrario, agrotecnico, scienze agrarie, viticoltura ed enologia), ma non mancano meccanici, geometri, esperti di pubbliche relazioni e ingegneri che nonostante studi non agricoli hanno scelto il ritorno alla terra”. In uno spazio espositivo appositamente allestito “il Salone delle Idee Giovani Anti Crisi”, largo alla creatività dei giovani con le aziende che hanno partecipato al concorso Oscar Green 2012. Per il Piemonte, hanno presenziato: “IL PRIMO BAMBÙ MADE IN ITALY” di Andrea De Magistris di Cuneo, Vincitore Oscar Green 2012, Categoria Ideando; “GLI AGRIDETERSIVI ECOLOGICI” di Paola Polce di Torino, Finalista Oscar Green 2012, Categoria Non solo Agricoltura.
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San Damiano d’Asti
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ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo
Caseinato di potassio, PVPP e colla di pesce to in acqua tiepida, 2-3 ore prima dell’impiego, fino ad una consistenza cremosa, incorporandolo lentamente nell’acqua con energica agitazione per evitare la formazione di grumi. Siccome coagula immediatamente per effetto del pH del mosto, per migliorare la sua azione chiarificante e stabilizzante occorrono soluzioni molto diluite (una parte di caseina in 15-20 parti di acqua). In mancanza di idonee attrezzature, per ottenere flocculi piccoli, sono consigliabili soluzioni al 2-5%. Il prodotto deve essere incorporato molto lentamente alla massa in rimontaggio. PVPP (polilivinilpolipirrolidone) È un chiarificante organico di sintesi utilizzabile anche sui vini rossi. Floccula e precipita sotto l’azione dei tannini. Da prove di laboratorio risulta avere una velocità di flocculazione 5 volte superiore di qualsiasi altro chiarificante di natura proteica. Agisce per adsorbimento colloidale. Esplica la massima efficacia su mosti chiarificati e filtrati. La sua azione sui fenoli è decrescente in base allo stato di polimerizzazione: in ordine decrescente vengono asportate proantocianidine tetramere, trimere, catechine, flavoni, antociani e acidi fenolici. Può essere impiegato in diverse fasi della vinificazione e dell’affinamento; prima o durante la fermentazione alcolica, oppure successivamente nel vino. Può essere utile il suo impiego durante la defecazione dei mosti per la rimozione selettiva dei flavani
Prosegue il nostro percorso di approfondimento sui coadiuvanti enologici autorizzati in enologia; dedichiamo questo articolo al Caseinato di Potassio, al PVPP ed alla colla di pesce; perchè usarli, come e quando usarli.
ossidabili, come alternativa o insieme alla iperossigenazione (per la ossidazione e la polimerizzazione dei flavani). Si presenta come polvere biancagiallastra, molto fine, leggera, insolubile nell’acqua e nel vino, per cui viene totalmente eliminato senza rischi di residui, per sedimentazione e filtrazione. Vini rossi: il PVPP si può usare per ammorbidire i vini rossi giovani, troppo tannici ed allappanti, sfruttando la sua azione sui tannini astringenti, e sulle frazioni amare dei polimeri ossidati. Per questo scopo specifico, quando si tratta di vini bianchi, conviene impiegare la caseina o il caseinato di potassio. L’assorbimento sui tannini è migliore con temperature inferiori a 15° C. Ha una reazione e influenza quasi nulla nei confronti degli antociani liberi. In taluni casi viene impiegato per la
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aseina e Caseinato di K Con l’impiego della caseina e del caseinato di potassio non esistono pericoli di surcollaggio; essa si comporta nei mosti e nei vini da colloide elettropositivo che floccula come complesso tanno-proteico; la flocculazione non è condizionata dalla presenza di tannino ma avviene per azione degli acidi; il tannino tuttavia influisce sulla flocculazione formando un coagulo più pesante. La caseina possiede azione e potere decolorante; si calcola che tale azione si manifesti intorno al 20-30% rispetto ad un normale carbone decolorante. La sua azione è generalmente molto selettiva, rispettando gli aromi varietali. Infatti, la caseina possiede anche una certa azione deodorante: asporta gli odori impropri, preservando, a differenza dei carboni, il fruttato e la freschezza del vino. Possiede una notevole affinità con la frazione ossidata ed ossidabile di catechine e proantocianidine, per cui permette di intervenire per adsorbimento sia come intervento preventivo che come intervento curativo sulla frazione gialla ossidata. Dosi di 100 g/hl asportano mediamente il 20% dei polifenoli; il caseinato asporta il ferro trivalente (20-40%) in particolar modo su vino preventivamente areato, sia in forma ionica che come complesso fosfato-ferrico, responsabile della casse; possiede inoltre una parziale azione di asporto sugli antibiotici ed una certa azione sulle micotossine (ocratossina). Il Caseinato deve essere reidrata-
Misura 111-1B
Le indicazioni del Centro Studi Vini di San Damiano d’Asti
ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo
correzione della componente gialla sui vini affinati ed invecchiati.
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Vini rosati: il PVPP viene anche impiegato per asportare la componente gialla sui vini rosati, proprio per la sua azione selettiva che permette di salvaguardare gli antociani.
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Vini bianchi: il PVPP viene impiegato principalmente sui vini bianchi, per adsorbimento della frazione ossidata ed ossidabile di catechine e proantocianidine, in alternativa al caseinato di potassio. La sua azione di riduzione del colore è simile a quella ottenuta con il caseinato di K. È utilizzabile in alternativa al carbone decolorante perché più selettivo e rispettoso degli aromi varietali. A differenza del carbone e del caseinato in dosi elevate non va ad intaccare gli aromi e permette di conservare il fruttato. Esso esplica un’azione efficace sui cosiddetti “flobafeni” responsabili dell’imbrunimento dei vini bianchi esposti alla luce e al calore, a cui si fa seguire il trattamento di protezione con solforosa e acido ascorbico.
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Uso del prodotto in vasca. Per l’uso in vasca si deve far ri-
gonfiare il prodotto in acqua fredda pari al 5 -10% (generalmente in rapporto 1:10). Si attendono 20 o 30 minuti; si aggiunge alla massa in rimontaggio evitando qualunque arieggiamento; si mantiene la massa in movimento con rimontaggi o con l’ausilio di elettroagitatori. Questa operazione deve durare almeno mezz’ora. Si può passare a successive operazioni enologiche: chiarifiche o filtrazioni strette. Sono sufficienti 20 minuti di contatto e alcune ore di sedimentazione prima della filtrazione. Uso in filtrazione di alluvionaggio. Per l’uso durante la filtrazione di alluvionaggio si deve preparare la soluzione come al punto precedente. La medesima deve essere dosata insieme al prepanello in rapporto del 5-10%. Si impiega il prodotto in alluvionaggio a 5 /15 g/hl, sempre aggiungendo il PVPP in sospensione. È consigliabile l’uso di farine strette, in quanto la velocità di filtrazione è più bassa e quindi aumenta il tempo di contatto. Le dosi consigliate vanno mediamente dai 5 ai 20/25 g/hl in dipendenza della quantità di polifenoli contenuti nel mosto o nel vino, con
una dose massima pari a 80 g/hl. Colla di pesce La colla di pesce viene ricavata dalla vescica natatoria dei pesci. È costituita da fibre di collagene: si presenta sotto forma di fogli, scaglie o in polvere. Presenta una carica simile a quella di una gelatina liquida. È un ottimo chiarificante da usare su vini di qualità bianchi e rosati. Risulta molto adatta su vini bianchi affinati, tipo Chardonnay o Cortese, con eccesso di catechine, di astringenza o eccessi di sentori legnosi; si impiega in dosi di 1-3, massimo 4 grammi/hl. Prima del suo impiego è buona regola effettuare alcune prove scalari in laboratorio; nell’arco di un’ora dal trattamento si può già degustare per verificare l’incidenza organolettica riscontrata. Il suo effetto di chiarifica è molto efficace e completo perché riesce a trascinare e far precipitare anche le particelle più piccole ottenendo ottimi risultati e vini brillanti. È generalmente poco sensibile ai colloidi protettori: ottiene eccellenti risultati chiarificando vini trattati con carboni e vini provenienti da uve botritizzate. Si può impiegare abbinata a piccole dosi di bentonite per evitare casi di surcollaggio, che risultano però abbastanza rari.
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Chiarimenti sui documenti di accompagnamento
La Commissione UE ha comunicato in data 14/03/2013 quanto segue: “è facoltà degli operatori, che se ne assumono la responsabilità, riportare sul documento di accompagnamento le indicazioni di cui all’articolo 31 del citato regolamento n. 436/2009 relative all’intestazione di DOP o di IGP ed alla certificazione dell’annata di raccolta e/o della (delle) varietà di uve da vino. Tale facoltà riguarda indistintamente, la spedizione sia di prodotti confezionati che allo stato sfuso ed
i trasporti destinati sia al mercato interno che estero.” Una buona notizia per i produttori di vino, per i quali il nuovo sistema rappresentava un aggravio burocratico del tutto inutile. La nota consente che, nelle more del pronunciamento della Commissione, la compilazione dei documenti di accompagnamento per i prodotti vitivinicoli a Do e Igt sia confezionati che sfusi possa avvenire senza riportare il codice Ebacchus e i riferimenti alla certificazione ottenuta e alla struttura di controllo autorizzata. Dal 1° gennaio scorso, con E-bacchus e con la precedente circolare dell’Icqrf, era entrata in vigore l’ennesima inutile complicazione burocratica ai danni delle aziende vinicole. Coldiretti aveva immediatamente segnalato al Ministero le innumerevoli criticità riscontrate e la sostanziale inutilità di questo nuovo adempimento per i vini confezionati. Bisogna ricordare infatti che in
Italia è ormai consolidato un sistema oneroso di certificazione e controllo per i vini a Denominazione e Indicazione geografica, che esclude la necessità di ulteriori controlli attraverso i documenti di accompagnamento. Il sistema italiano, la cui entrata in vigore ha già determinato un considerevole aumento dei costi e della burocrazia a carico dei produttori, garantisce ampiamente la rispondenza quantitativa sulle movimentazioni di carico e scarico dei vini e la loro più completa tracciabilità. Il risultato ottenuto è sicuramente importante ma la partita non si può ritenere definitivamente chiusa, in quanto come previsto dalle norme comunitarie entro il 1 agosto 2013 dovranno essere predisposti i nuovi documenti di trasporto dei prodotti vitivinicoli, sicuramente come organizzazione dovremo imporre i nostri principi di semplificazione che comunque dovranno sempre garantire la massima trasparenza e tracciabilità dei prodotti .
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seguito della richiesta di parere, presentata nei giorni scorsi ai servizi della Commissione Ue dalla Direzione generale per le politiche internazionali e dell’Unione europea del Mipaaf, l’Ispettorato centrale per la repressione frodi (Icqrf) ha emanato una nuova circolare con la quale ritorna sulle proprie decisioni, accogliendo le richieste di Coldiretti.
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Per i prodotti vitivinicoli accolte le richieste Coldiretti
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Richiesta di idoneità Doc Ai fini della rivendicazione delle uve
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.G.R. n. 38-4016 del 11 giugno 2013, determinazione della Regione Piemonte del 19/03/2013: approvazione delle modalità di gestione della richiesta di idoneità, o della sua variazione, delle superfici vitate ai fini della rivendicazione delle uve destinate alla produzione di vini a denominazione d’origine per la vendemmia 2013. L’idoneità tecnico-produttiva riconosciuta per la denominazione primaria ai fini della rivendicazione delle produzioni è valida per tutte le denominazioni d’origine di pari o inferiore livello che sono compatibili con quella superficie vitata in termini di area di produzione, vitigno o vitigni coltivati, caratteristiche agronomiche e produttive. L’idoneità tecnico-produttiva riconosciuta per un denominazione di ricaduta non è valida per tutte le denominazioni primarie che sono compatibili con quella superficie vitata.
La richiesta di idoneità riguarda uno dei seguenti casi: a) Superficie vitate già esistenti e iscritte allo schedario senza una idoneità a prodotte una denominazione di origine, quindi esclusivamente destinate alla produzione di vino; b) variazione di idoneità da una DO ad un’altra DO; c) Superficie oggetto di reimpianto. Il conduttore che intende iscrivere allo schedario una superficie idonea alla rivendicazione di una DO o variarne l’idoneità presenta una dichiarazione alla Provincia competente per territorio entro il 30 giugno.
La dichiarazione deve essere predisposta e presentata, utilizzando la procedura informatizzata di compilazione predisposta dalla Regione Piemonte su “estirpo – impianto vigneto”nell’ambito del Sistema Agricolo Piemontese (SIAP). In conformità al parere prot. N. 901-14392, rilasciato in data 13 marzo 2013 dalla Direzione regionale dell’Agenzia delle Entrate, in merito alla necessità di applicare l’imposta di bollo alla dichiarazione del produttore, si precisa che la dichiarazione di variazione di idonieità è esente dall’imposizione di bollo.
Le prime bottiglie bio certificate
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Presentate al Vinitaly di Verona
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anno fatto il loro ingresso al Vinitaly le prime etichette di vino biologico regolarmente certificate con l’eurofoglia, il logo europeo obbligatorio per questo tipo di produzioni; la novità non è passata inosservata e, anzi, ha registrato un notevole interesse, anche commerciale. Sono già oltre 50.000 gli ettari di vitigno in Italia che si sono convertiti all’agricoltura biologica, mettendo al bando fitofarmaci e fertilizzanti chimici di sintesi. Quasi 1.000 sono invece le cantine che hanno scelto di trasformare queste uve
nel rispetto del Regolamento Europeo 203/2012. Un regolamento, atteso per oltre 20 anni, che fa discutere, ma che certamente ha consentito di mettere un punto fermo, in modo da poter verificare, a partire da quest’anno, anche le risposte dei consumatori a questo nuova proposta. Crescita dei consumi, e crescita del fatturato delle imprese sono i segnali più incoraggianti per il biologico italiano che continua a registrare molti primati in Europa: il maggior numero di imprese certificate in Europa, tra i Paesi con il maggior numero di ettari conver-
titi e, non da ultimo, la più grande vigna biologica d’Europa. Ma ancora il lavoro da fare è molto e interessa più fronti: normativo, tecnico ma anche culturale e di conoscenza. Coldiretti Asti, in collaborazione con l’INIPA Piemonte e il Centro Studi Vini del Piemonte, ha già previsto un’imminente corso di formazione e aggiornamento professionale per gli agricoltori interessati; inoltre, è già operativo un servizio di consulenza tecnica specifico. Per ogni informazione è possibile telefonare al 0141380427 oppure 335-7502076.
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La ripresa vegetativa Le principali problematiche in vigneto
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un gerbido ex-vigneto molto pericoloso per i vigneti circostanti in quanto riserva di Flavescenza dorata e Scafoideo
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Foro di sfarfallamento di bostrico adulto su tralcio.
vengono correttamente gestiti i sarmenti di potatura, materiale preferito dalle femmine di questi coleotteri per l’ovideposizione. A causa della presenza, sempre maggiore, di terreni abbandonati nelle nostre aree vitate, la diffusione di questo insetto sta
diventando sempre più importante. Il sistema migliore per contenere la popolazione di questo insetto consiste proprio nella corretta eliminazione del legno di potatura; nel caso di infestazioni importanti si può effettuare
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a ripresa vegetativa del vigneto rappresenta una fase piuttosto delicata, in quanto vi è ancora una certa possibilità di ritorni di freddo e i giovani germogli di vite sono particolarmente sensibili ad abbassamenti repentini di temperatura che provocano l’allessamento dei germogli o, nei casi più gravi, la loro necrosi. Questi problemi sono particolarmente evidenti su vitigni a germogliamento precoce, quali Nebbiolo, Barbera e Brachetto, mentre risulta meno frequente su vitigni tardivi come il Freisa. Oltre ai danni da agenti abiotici, in questo periodo si possono avere anche dei problemi a livello di insetti; in particolare in aree vitate prossime a boschi e gerbidi, durante la fase di legatura si possono riscontrare delle rotture alla base dei capi a frutto causate dai bostrichi (Sinoxylon perforans e Sinoxylon sexdentatum). Questi insetti, all’inizio dell’autunno scavano delle gallerie alla base dei tralci per svernare provocando un indebolimento della struttura del legno, che si spezza molto facilmente. Si possono avere dei danni anche durante il periodo vendemmiale, in particolare per la varietà tardive, in quanto il tralcio, indebolito, può rompersi per il peso dell’uva. Le infestazioni di questo insetto possono risultare particolarmente gravi in vigneti dove non
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la lotta agronomica disponendo in vigneto delle fascine esca in modo che le femmine dei bostrichi vadano a ovideporre , per poi distruggerle entro la metà di giugno riducendo molto la popolazione dell’insetto. Normalmente i danni subiti non giustificano mai un intervento chimico. A partire dal rigonfiamento delle gemme si possono verificare dei danni causati dalle NOTTUE Le larve di questi lepidotteri, durante il giorno si trovano nel terreno in prossimità della pianta, nella tipica posizione acciambellata che si può vedere in figura. Durante la notte risalgono il ceppo della vite per nutrirsi, per poi tornare nel terreno prima dell’alba. Di norma questi insetti compiono due generazioni, entrambe dannose, una a cavallo tra il mese di marzo e aprile dove provocano danni alle gemme appena germogliate svuotandole completamente; l’altra in giugno colpisce i grappolini fiorali e le foglie dei germogli. Gli interventi, nel rispetto del Disciplinare di lotta integrata, sono giustificati solo nel caso di forti infestazioni e si possono esplicare nei seguenti casi: • Raccolta manuale delle larve dopo le ore 22 (metodo tradizionale ma di difficile effettuazione per chiari motivi) • Intervento con spollonatrice a flagelli sul terreno. • Posizionamento di barriere in film plastico a imbuto rovesciato attorno a ceppi, tutori e pali • Trattamento chimico (al massimo un intervento all’anno in fase di germogliamento) con i
Dall’alto: tralcio completamente roso all’interno dai bostrichi; larva di nottua nella tipica posizione acciambellata (40-50 mm di lunghezza); gemma svuotata da nottua.
seguenti principi attivi: Ciflutrin: 3-5 g/Ha sul terreno in prossimità del ceppo Deltametrina: 3-9 g/Ha sul terreno in prossimità del ceppo a seconda dei formulati In alternativa si possono utilizzare esche avvelenate imbevendo della crusca con questi principi attivi, tuttavia è bene coprirle accuratamente in modo da non avvelenare passeri o altri uccelli. Lotta indiretta alla Flavescenza dorata: gestione degli incolti Nell’ottica di ridurre in partenza la popolazione di Scaphoideus titanus, vettore della Flavescenza dorata, è bene, dove possibile, effettuare una corretta gestione degli incolti confinanti con i vigneti; si può operare senza problemi di reinfestazioni poiché la schiusura delle uova è ancora lontana.
A tale proposito è bene ricordare che questo insetto ovidepone esclusivamente su vite, non importa se domestica o selvatica, per cui vanno eliminate in particolare le viti selvatiche sviluppate sulle piante arboree che formano in alcuni casi vere e proprie liane in grado di “ospitare” anche migliaia di uova di Scaphoideus; la loro eliminazione è fondamentale per integrare gli interventi insetticidi che verranno eseguiti nei prossimi mesi.
ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo
Contributi in conto interesse Grazie al Piano Verde, da 5 mila a 80 mila euro
Misura 111-1B
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a Regione Piemonte ha deliberato l’avvio 2013 del programma regionale di concessione contributi negli interessi sui prestiti contratti da imprenditori agricoli singoli od associati e dalle cooperative agricole per esigenze di conduzione aziendale (L.R. n. 63/78, art. 50). BENEFICIARI: piccole e medie imprese (PMI) aventi sede operativa in Regione Piemonte, condotte da imprenditori agricoli singoli e da altre forme associate in possesso dei requisiti di cui l’articolo 1 commi 1 e 3 del D.Lgs. n. 99/2004, iscritte al Registro delle Imprese, che rispettino le norme in materia di previdenza agricola, che risultino in possesso di Partita I.V.A. per il settore agricolo e che abbiano costituito il fascicolo aziendale. LIMITI DI SPESA AMMISSIBILE: minima € 5.000,00; massima € 80.000,00. Il contributo sugli interessi ammonta a: • 1% per le aziende ubicate in zona di pianura o collina
• 1,5% per le aziende ubicate in zona di montagna • 3% per le aziende che nel corso della campagna agraria in essere al momento dell’emanazione del bando, hanno subito danni da calamità naturali rientranti nelle zone e con le tipologie di danno individuate dalla Giunta Regionale ai sensi del D.Lgs. n. 102/2004.
È previsto un incremento di 0,3% nel caso in cui almeno il 50% del prestito sia garantito da un Confidi. Gli aiuti previsti sono concessi nel rispetto del “de minimis”. Si rammenta che l’importo complessivo degli aiuti de minimis concessi ad una medesima impresa non può superare l’importo di € 7.500,00 nell’arco di tre esercizi fiscali.
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Nuovi stanziamenti con il bando P.S.R. misura 121 Healt Check
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a Giunta della Regione Piemonte ha deliberato l’apertura del bando 2013, nell’ambito della Misura 121 “Ammodernamento delle aziende agricole” del PSR 2007-2013, con il quale sarà possibile presentare
domande di sostegno per “Sistemi di irrigazione a basso utilizzo di acqua in luogo dell’irrigazione a scorrimento”. Le aziende agricole, per richiedere il contributo, dovranno presentare la doman-
da per via telematica. Gli Uffici Coldiretti sono a disposizione per ogni chiarimento in merito Le Domande di contributo possono essere presentate, fino ad esaurimento risorse, non oltre il 16/09/2013.
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Contributi per gli impianti di irrigazione
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Perchè fertirrigare il mais? I risultati economici e sulla qualità
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l mais è una coltura molto importante nei nostri areali che valorizza grandemente l’irrigazione e la fertilizzazione: è una coltura irrigua, con grandi consumi di acqua, di concimi, di energia e di manodopera. Il limite al raggiungimento delle massime rese produttive risiede in gran parte nel non idoneo utilizzo di acqua ed elementi nutritivi. Per quanto riguarda l’acqua, con i metodi tradizionali di irrigazione si possono evidenziare le seguenti criticità: uso di acque fredde, alternanza tra eccesso e carenza di acqua dopo un intervento irriguo e prima del successivo, impossibilità a gestire interventi irrigui a causa del vento, asfissia dovuta a eccessi di precipitazioni, che seguano all’intervento irriguo, erosione del suolo, formazione di croste, dilavamento di elementi nutritivi ecc.. A riguardo invece degli elementi nutritivi, alcune tipiche criticità possono essere: concimazione con azoto fosforo e potassio in momenti lontani dal reale utilizzo da parte della coltura, spesso con ricorso a tecniche (inibitori di nitrificazione, inibitori di ureasi) di dubbia efficacia e elevato costo. Non corrispondenza tra rapporti di assorbimento reali della coltura e disponibilità di elementi nel suolo, che costringe spesso a sovradosaggi, sprechi, inquinamenti, perdite per percolazione, lisciviazione, gassificazione. Negli ultimi tempi sta destando sempre più interesse e diffusione la tecnica della fertirrigazione del mais in quanto consente di: ottimizzare e ridurre l’uso dell’acqua, senza carenze né eccessi, senza risentire di vento e pendenze, senza erodere il suolo o creare effetto battente, ridurre il con-
sumo di energia. Inoltre si tratta di una tecnica facilmente automatizzabile, per ridurre l’impiego di manodopera, che permette di distribuire in modo facile e in qualunque momento del ciclo gli elementi fertilizzanti, presso la radice, secondo un rapporto adatto al momento fenologico della coltura. La tecnica della fertirrigazione più adatta a raggiungere questi obiettivi prevede l’utilizzo di ale gocciolanti (tubicini plastici forati) che vengono disposti uno ogni due file di mais immediatamente dopo la semina. Non vanno effettuate operazioni di sarchiatura o rincalzatura, altrimenti le ali gocciolanti vanno sistemate successivamente. Il costo dell’irrigazione a pioggia, a differenza del costo di irrigazione con ala gocciolante, è direttamente proporzionale al numero di irrigazioni: più irrigazioni si effettuano, quindi, e più il vantaggio dell’ala gocciolante aumenta. L’irrigazione a goccia è una tecnica di grande interesse, se valutata in proiezione futura, poiché sposa le richieste di tecniche a sempre più basso impatto a ambientale, grazie alla concimazione estremamente mirata a soddisfare le esigenze della coltura, senza sprechi, alla riduzione dell’impiego di antiparassitari, e soprattutto di energia motrice e di acqua, risorse sempre più preziose nel prossimo futuro. Dal punto di vista economico, in sintesi, dalle recenti esperienze di campo è emerso che con la fertirrigazione localizzata si ottiene: • maggiore produzione (quali-quantitativa) +10-20% • consumo di energia (gasolio) -40/60% • consumo di acqua -16/20 % • consumo di manodopera -35/50 %
• efficienza dei fertilizzanti + 20-40% • maggior utilizzo del suolo (da 90 % a 100% SAU) Dal punto di vista qualitativo e fitosanitario i vantaggi sono: • Miglioramento generale della qualità della granella • Riduzione delle patologie fungine (evitando ristagni di acqua sul fogliame) • Prevenzione dallo sviluppo di aflatossine (che si formano quando la pianta subisce stress idrico o una concimazione inadeguata) • Possibilità di irrigare durante la fioritura senza compromettere l’impollinazione, quindi migliore allegagione e maggior produzione di granella [Articolo redatto in collaborazione con Dott. Mattia Canalis]
ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo
Le conserve vegetali meno 10 minuti, ne garantisce l’eliminazione. L’acidità, che si ottiene con l’aggiunta di aceto e sale contribuiscono a controllare lo sviluppo del batterio, riducendo quindi la possibilità della produzione delle tossine. 6. È importante ricordare che le tossine botuliniche sono tutte termolabili e quindi sono distrutte rapidamente dalla comuni temperature di cottura dei cibi (almeno 80°C per 5 minuti). Per questo si consiglia portare a bollitura le conserve di pomodoro fatte in casa prima di utilizzarle (ad esempio, nella preparazione di un sugo, riscaldandolo adeguatamente). 7. La distruzione delle spore (responsabili della produzione della tossina) richiede trattamenti più drastici, come una sterilizzazione a 121°C per 3-4 minuti che assicura la riduzione delle spore a un valore sufficientemente piccolo da non rappresentare nessun rischio per la salute umana. Una volta aperto il barattolo, il prodotto va conservato in frigorifero per breve tempo. 8. Anche se non costituisce obbligo di legge, consigliamo di indicare a tutela delle imprese, tra le condizioni di conservazione, una durata stabilita (come “conservare in frigorifero una volta aperto, non oltre 7 giorni”). 9. Mantenere la catena del freddo. 10.Buttare prodotti conservati sui quali si hanno dubbi sullo stato di conservazione, che hanno subìto rotture della catena del freddo, o di cui non si ha sicurezza della perfetta
conservazione (ad esempio, latte arrugginite, presenza d’aria nei sottovuoto, capsule ermetiche che emettono il caratteristico “click” in seguito a pressione sul tappo o al contrario, capsule “gonfie” a causa di fermentazione batterica, alterazione apprezzabile di aspetti visivi e olfattivi). La proliferazione del botulino è inoltre riscontrabile analizzando le conserve, in particolare: la frutta e gli ortaggi si presentano rancide e con difetti di consistenza; la carne si scurisce; l’odore è alterato (ma non sempre: ci sono ceppi non proteolitici che non producono alcun odore, quindi si raccomanda comunque di fare attenzione); il liquido di conservazione può diventare torbido; la capsula del barattolo si può gonfiare. In tutti i casi in cui l’aspetto o l’odore delle conserve non ci rassicurano, è sempre consigliabile buttarle. Il botulino si sviluppa in ambiente anaerobico, quindi in mancanza d’aria e a temperature che vanno dai 3 ai 30 gradi ed è resistente ai succhi gastrici. La tipologia degli alimenti causa della malattia è del 56.7% per vegetali in olio, del 23.3% per vegetali in acqua, del 6,7% sia per carne conservata che per tonno, del 3,3% per carne di salame e salsiccia, del 3,3% per alimenti macrobiotici 3.3%.
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e conserve preparate in casa – come, ad esempio, le verdure sott’olio – sono uno dei prodotti in cui più facilmente si può rischiare la presenza del botulino (la tossina più potente conosciuta, che anche in dosi molto basse può portare a malattia o morte in poco tempo). Come regola di fondo, va considerato che tutti i cibi conservati non cotti e che non siano sufficientemente acidi sono potenzialmente a rischio. Come si devono comportare allora le aziende che producono e vendono direttamente tramite i canali di filiera corta ? Ecco 10 consigli utili. 1. Rispettare le buone prassi igieniche di produzione primaria, come contenute nella manualistica messa a disposizione di Coldiretti e pubblicata anche sul sito del Ministero della Salute. 2. Funghi, olive, peperoni, melanzane e fagiolini sott’olio sono gli alimenti a maggior rischio. Bisogna lavarli per bene evitando la presenza di terra e residui in barattoli puliti, asciutti e con capsula ermetica. 3. L’acidificazione a più di 4,6 pH rende l’ambiente inadatto alla crescita del botulino; l’aceto deve quindi ricoprire per intero il prodotto conservato. 4. È necessario lavare verdure, stoviglie, piani di lavoro e contenitori per limitare o eliminare la presenza del batterio e delle spore. Va evitata inoltre la contaminazione crociata, mantenendo separate le fasi produttive (ad esempio, non riutilizzare contenitori usati per la verdura da pulire per rimetterci poi la verdura lavata). 5. La tossina botulinica viene distrutta alle alte temperature e quindi la sterilizzazione dei cibi in vasetto e in scatola, tramite bollitura per al-
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Un decalogo per prevenire problemi
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Ecco il coniglio biologico Il nuovo disciplinare di produzione
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l Ministero delle Politiche agricole ha fornito alcune indicazioni aggiuntive in riferimento alla norma nazionale per la produzione, preparazione, commercializzazione ed etichettatura del coniglio biologico (art. 42 del Reg. (CE) n. 834/07). Il disciplinare è scaricabile dal sito: http://www.sinab.it/share/ img_lib_files/2102_disciplinareconiglio_def.pdf In riferimento alla norma di produzione, sono pervenute al Ministero alcune richieste relative alla possibilità di utilizzo di marchi privati ed alla deroga relativa al periodo di conversione dei conigli. A tal proposito il dicastero delle Politiche agricole fa presente che i marchi in uso prima della pubblicazione della norma di cui in oggetto possono continuare ad essere utilizzati, senza alcun riferimento alla produzione biologica, fino all’esaurimento delle scorte di animali da ingrasso presenti in azienda. Tale disposizione è limitata ad un periodo transitorio pari a 6 mesi a partire dalla pubblicazione della nota ministeriale. Inoltre, gli animali allevati nel rispetto di norme di produzione private, senza soluzione di continuità e sotto il controllo di un Organismo autorizzato ai sensi del d.lgs. 17 marzo 1995, n. 220, possono essere considerati biologici senza che venga rispettato il periodo di conversione di cui alla norma in oggetto. Tale deroga è limitata ad un periodo transitorio pari a 2 mesi, sempre a partire dalla pubblica-
zione della nota ministeriale. Il disciplinare, in sintesi, prevede che la produzione del coniglio biologico rispetti i seguenti principi: utilizzazione di razze rustiche e/o popolazioni locali, resistenti alle malattie, poco precoci e con riduzione dei fenomeni di aggressività; divieto di utilizzazione di riproduttori con gli occhi rossi e di ibridi commerciali selezionati per la rapidità di accrescimento, capacità di conversione alimentare e adattamento per la produzione in spazi ridotti; mantenimento dell’integrità delle nidiate al momento del trasferimento nei parchetti di ingrasso al fine di rispettare le gerarchie già stabilite e ridurre i fenomeni di aggressività; adozione di regimi alimentari a basse densità energetiche; divieto di allevamento di animali isolati, fatta eccezione per i riproduttori e le fattrici durante la gestazione e l’allattamento. In merito all’origine e razze dei conigli da allevare con metodo di produzione biologico, il disciplinare stabilisce che: devono essere utilizzate razze e tipi genetici colorati a medio accrescimento; gli animali da ingrasso devono essere nati e allevati secondo quanto previsto dal disciplinare; ai fini riproduttivi sono introdotti in azienda animali provenienti da allevamenti biologici. In mancanza di animali biologici possono essere introdotti in azienda, conformemente all’articolo 14, paragrafo 1, lettera a), punto ii), del regolamento (CE) n. 834/2007, animali da riproduzione provenienti da allevamenti
convenzionali, nel rispetto delle modalità di cui all’allegato 1 del disciplinare. In tal caso gli animali devono essere acquistati ad un’età non superiore alle 12 settimane, devono essere identificati e potranno essere considerati biologici solamente dopo essere stati allevati per almeno tre mesi dalla data d’introduzione nell’allevamento. Il settore cunicolo si inserisce in un mercato in cui i consumi di carne di coniglio sono in lento ma graduale incremento, favorito dalla contrazione dei consumi di carne bovina e dall’insorgenza di nuovi modelli di consumo che richiedono alimenti con basso contenuto in colesterolo e in grassi. L’Italia è al primo posto in Europa per la produzione e il consumo di carne di coniglio, e la coniglicoltura rappresenta il quarto settore della zootecnia. Un ulteriore passo in avanti nei consumi può essere realizzato puntando proprio su sistemi di allevamento biologico e sul miglioramento delle caratteristiche qualitative della carne ed in particolare sulle proprietà fisiche (colorazione) e sensoriali (tenerezza). Lo sviluppo di tecniche di allevamento alternative, quali appunto il metodo di produzione biologico, ha lo scopo di ottenere prodotti più graditi al consumatore, di creare ambienti più vicini alle necessità etologiche dei conigli. In ogni caso, le soluzioni trovate devono ridurre i costi di gestione o aumentare la produttività aziendale.
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COMMISSIONE ESPROPRI PER LA PROVINCIA DI ASTI VALORI AGRICOLI MEDI PER TIPO DI COLTURA DEI TERRENI COMPRESI NELLE SINGOLE REGIONI AGRARIE DELLA PROVINCIA DI ASTI - ANNO 2013 (Ai sensi del T.U. Espropri . D.P.R. n. 327/01 e succ. D. Lgs. 302/02 art. 41)
Regione Agraria n. 1
Regione Agraria n. 2
Regione Agraria n. 3
Regione Agraria n. 4
Regione Agraria n. 5
Valori medi ad HA Valori medi ad HA Valori medi ad HA Valori medi ad HA Valori medi ad HA
Euro
Euro
Euro
Euro
Euro
Seminativo
10.304,00
15.010,00*
13.478,00
7.480,00
12.387,00*
2
Seminativo arborato
10.304,00
15.010,00
13.478,00
7.480,00
12.387,00
3
Seminativo irriguo
24.480,00
30.117,00
29.724,00
23.764,00
29.002,00
4
Prato
11.730,00*
15.010,00
14.044,00
7.904,00
13.844,00
5
Prato arborato
-
-
12.915,00
-
13.844,00
6
Seminativo irriguo
24.480,00
29.724,00
26.864,00
-
-
7
prato irriguo arborato
-
-
-
19.804,00
-
8
Orto
-
42.911,00
42.911,00
-
-
27
9
Orto irriguo
-
42.911,00
42.911,00
-
-
10
Frutteto
12.185,00
22.915,00
20.077,00
-
-
11
Vigneto
12.916,00
16.790,00
24.538,00*
11.108,00*
11.108,00
12
Incolto produttivo
562,00
562,00
562,00
562,00
562,00
13
Pascolo
996,00
996,00
996,00
871,00
-
14
Pascolo cespugliato
-
996,00
996,00
871,00
-
15
Pascolo arborato
-
-
996,00
-
-
16
Bosco ceduo
2.612,00
3.108,00
3.420,00
2.300,00
2.922,00
17
Bosco Misto
3.420,00
3.915,00
3.915,00
3.420,00
-
18
Bosco alto fusto
6.526,00
8.143,00
6.962,00
4.723,00
7.769,00
19
Noccioleto
8.924,00
11.154,00
10.039,00
7.723,00
9.703,00
20
Castagneto
-
-
-
2.053,00
-
Annotazioni: i valori sono riferiti all’anno solare 2012
* COLTURA PIÙ REDDITIZIA DI SUPERFICIE SUPERIORE AL 5% DELL’INTERA SUPERFICIE COLTIVATA DELLA REGIONE AGRARIA
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Misura 111-1B
N. ORDINE
TIPI DI COLTURA
ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo
Elencazione delle Regioni Agrarie e dei Comuni che ne fanno parte REGIONE AGRARIA N. 1 = COLLINE DELL’ALTO MONFERRATO ASTIGIANO
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Albugnano, Aramengo, Berzano San Pietro, Buttigliera d’Asti, Cantarana, Capriglio, Castelnuovo Don Bosco, Cellarengo, Cerreto d’Asti, Cisterna d’Asti, Cocconato, Cortandone, Cortanze, Cortazzone, Dusino San Michele, Ferrere, Maretto, Monale, Moncucco Torinese, Montafia, Montiglio Monferrato parte (ex territorio di Montiglio), Moransengo, Passerano Marmorito, Piea, Pino d’Asti, Piovà Massaia, Roatto, Robella, San Paolo Solbrito, Tonengo, Valfenera, Viale d’Asti, Villafranca d’Asti, Villanova d’Asti.
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REGIONE AGRARIA N. 2 = MEDIO MONFERRATO ASTIGIANO Antignano, Asti, Baldichieri d’Asti, Calliano, Camerano Casasco, Casorzo, Castagnole Monferrato, Castell’Alfero, castellero, Celle Enomondo, Chiusano d’Asti, Cinaglio, Corsione, Cossombrato, Cunico, Frinco, Grana, Grazzano Badoglio, Moncalvo, Montechiaro d’Asti, Montemagno, Montiglio Monferrato parte (ex territori di Colcavagno e Scandeluzza), Penango, Portacomaro, Revigliasco d’Asti, San Damiano d’Asti, San Martino Alfieri, Scurzolengo, Settime, Soglio, Tigliole, Tonco, Viarigi, Villa San Secondo.
REGIONE AGRARIA N. 3 = COLLINE DEL BELBO E DEL TIGLIONE Agliano Terme, Azzano d’Asti, Belveglio, Bruno, Calamandrana, Calosso, Canelli, Cassinasco, Castagnole Lanze, Castel Boglione, Castelletto Molina, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Rocchero, Coazzolo, Cortiglione, Costigliole d’Asti, Fontanile, Incisa Scapaccino, Isola d’Asti, Maranzana, Moasca, Mombaruzzo, Mombercelli, Mongardino, Montabone, Montaldo Scarampi, Montegrosso d’Asti, Nizza Monferrato, Quaranti, Rocca d’Arazzo, Rocchetta Palafea, Rocchetta Tanaro, San Marzano Oliveto, Vaglio Serra, Vigliano d’Asti, Vinchio.
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REGIONE AGRARIA N. 4 = COLLINE DEL BASSO BORMIDA E DI MILLESIMO E DI SPIGNO Bubbio, Cessole, Loazzolo, Mombaldone, Monastero Bormida, Olmo Gentile, Roccaverano, San Giorgio Scarampi, Serole, Sessame, Vesime.
REGIONE AGRARIA N. 5 = PIANURA DEL TANARO ASTIGIANO Castello d’Annone, Cerro Tanaro, Refrancore.
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PUBBLICAZIONE ANNUNCIO ECONOMICO Gli annunci sono riservati agli Associati Coldiretti in regola con il Tesseramento, per i non tesserati è necessario associarsi con tessera da € 15,00. TESTO ANNUNCIO:
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COSTO DELL’INSERZIONE € 5,00, l’annuncio sarà pubblicato per 1 uscita. Il pagamento può essere effettuato presso qualsiasi ufficio Coldiretti Asti. La pubblicazione degli Annunci de “Il Notiziario Agric olo” è riservata esclusivamente per le compravendite fra privati, non si pubblicano annunci di carattere commerciale. L’annuncio verrà pubblicato a partire dal primo numero utile, in caso di mancanza di spazio le pubblicazioni slitteranno sui numeri successivi. L’editore non è responsabile di quanto pubblicato negli annunci, il presente modulo vale come dichiarazione che quanto richiesto di pubblicare corrisponde al vero.
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numero 4 – 2013
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