Il Notiziario Agricolo n. 6/2013

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Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 6 - Anno 2013. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo

Anno

62° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI

numero

ASTI

COLDIRETTI

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31 maggio2013



m m a r i o

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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Cresce l’accordo Coldiretti - F.lli Saclà

Quando la “spending review” diventa “spendi di più”

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Fattorie didattiche insieme

Burocrazia più leggera per il vitivinicolo

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200 mila nuovi giovani nei campi

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Usa: storico via libera ai salumi

Speciale Misura 111 -PSR: Fermentazione malolattica: effetti e conseguenza sulla qualità dei vini; Flavescenza dorata della vite; Valutazione rischi: stop autocertificazione; Difesa anticrittogamica in vigneto; È italiano il cibo meno contaminato in Ue e nel mondo; Irroratrici efficienti con la taratura; Innovazione in orticoltura; Realizzare una serra

Sommario

Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Periodico ufficiale Coldiretti Anno 62° numero 6 - 31 maggio 2013* Realizzazione grafica e stampa Riflesso – S.r.l. F.lli Scaravaglio & C. Reg. Trib. di Asti n.44 del 20-04-1949 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarl Tel. 0141.380.400 – 0141.590425 Abbonamento annuale: Euro 20,00 *Data di chiusura del giornale

argomenti in evidenza

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La cultura del vino vuole il patrimonio dell’umanità Pubblichiamo un articolo tratto dall’agenzia di stampa spagnola EfeAgro

Attualità

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a cultura del vino potrebbe diventare patrimonio dell’umanità. È l’obiettivo dell’azione condotta da un folto schieramento di addetti ai lavori, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa spagnola EfeAgro. Un’idea che avrebbe un effetto di grande impatto economico sulla viticoltura. La lobby pro-vino è immersa in una dura battaglia che la contrappone ai paesi “anti-alcolici” per ottenere che la cultura del vino sia dichiarata patrimonio immateriale dell’umanità per il 2015 e, per questo scopo, cerca il sostegno da parte dei governi e dell’Europarlamento. L’Associazione per la cultura e lo scambio turistico del vino (ACTE il suo acronimo in inglese), creata nell’ambito della Commissione Europea a Strasburgo, che sviluppa la cultura del vino ed è presieduta dal 2011 da Santiago Vivanco, porta avanti questa candidatura che, se accolta, avrebbe un effetto di grande impatto economico sulla viticoltura. Sarebbe il primo alimento a ottenere questo riconoscimento, come ha spiegato Vivanco in una dichiarazione a Efeagro, anche se crede che altri (alimenti), come l’olio, potrebbero presentare presto la stessa domanda. Sarebbe anche la prima volta di un riconoscimento della cultura del vino nella sua totalità, perchè finora l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’Umanità solo zone viticole concrete, come Bordeaux e la Borgogna in Francia, o

Los Arribes del Duero, in Spagna, per la ricchezza del paesaggio. L’associazione, che ha il sostegno di cantine, musei del vino e dell’Organizzazione internazionale del vino (OIV), ha chiesto ai parlamenti nazionali dei paesi produttori o che storicamente hanno avuto rilevanza in questo settore una dichiarazione di sostegno, come ha spiegato Vivanco. Secondo quanto detto, in Spagna è assicurato il sostegno della maggioranza parlamentare (Partito popolare e Partito socialista) e c’è anche l’approvazione del Cile e dell’Argentina. Attualmente si stanno prendendo accordi con i gruppi parlamentari di Francia e Italia - paesi fondamentali per l’associazione, per la loro natura di potenze vitivinicole mondiali - e con i governi di Georgia, Armenia, Turchia, nazioni che si contendono la qualifica di “culla (di origine) del vino”. A febbraio l’associazione ha presentato al Parlamento Europeo la sua richiesta per una dichiarazione di sostegno per la candidatura e crede che il voto (previsto per giugno) sarà favorevole, potendo contare sull’impegno dei gruppi dei verdi, dei popolari e dei socialisti. Si lavora sull’ipotesi che il processo per ottenere la dichiarazione dell’Unesco sia completato nel 2015, “se tutto va bene”. Tra i principali ostacoli incontrati da questo movimento di sostenitori del vino, che non è solo europeo ma mondiale, c’è l’opposizione dei paesi che vedo-

no questo prodotto come una semplice bevanda alcolica, che non lo ritengono nè un alimento ne’ un fatto culturale, e lo collegano addirittura con le “droghe”, sottoponendolo a restrizioni alla vendita o a una forte tassazione. Secondo Vivanco, l’Europa è divisa e i paesi del sud lottano per fare spazio alla candidatura contro le nazioni del nord, come Norvegia, Svezia, Finlandia, Danimarca, Lituania, Lettonia ed Estonia, così come si teme l’opposizione delle nazioni musulmane. (…) “Il vino e l’uomo hanno convissuto per 8000 anni dopo la scoperta, avvenuta intorno al 6000 avanti Cristo”, e al di là del contenuto di alcol, bisogna riconoscere il valore (del vino), perche’ “il mondo non sarebbe lo stesso senza il vino” né i paesaggi senza i vigneti, ha insistito Vivanco. Anche la letteratura e l’arte sono permeate di questa cultura, mentre c’è da ricordare che alcune cantine finanziarono la nascita dei primi documenti filmati dei fratelli Lumiere. [agenzia di stampa - a cura di agra press (pf)]


Cresce l’accordo Coldiretti - F.lli Saclà Aumentano le referenze conferite dalla cooperativa Orto Piemonte

Territorio

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Roberto Cabiale, presidente provinciale Coldiretti

avrà le massime garanzie qualitative, la costanza delle forniture e, soprattutto, il forte valore aggiunto del territorio piemontese. “Siamo veramente soddisfatti – conferma il presidente di Orto Piemonte, Renzo Allegretti – sia per i prezzi spuntati con l’azien-

900 tonnellate sono gli ortaggi semilavorati che nell’anno 2013 l’importante azienda conserviera astigiana ritirerà dagli agricoltori delle province di Asti, Alessandria, Cuneo e Torino da agroalimentare, sia per le nuove referenze introdotte nelle forniture. Significa anche che abbiamo lavorato bene durante la campagna scorsa, siamo riusciti a mettere a regime le coltivazioni e ad organizzare al meglio il sistema

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mmontano almeno a 9 mila quintali i quantitativi di ortaggi locali che quest’anno saranno ritirati dalla F.lli Saclà Spa di Asti. È stato sottoscritto ieri, giovedì 23 maggio, l’accordo di fornitura fra la F.lli Saclà e la cooperativa Orto Piemonte. “Siamo soddisfatti - commenta il presidente Coldiretti Asti, Roberto Cabiale – per questa ulteriore conferma da parte della F.lli Saclà. Il contratto di filiera quinquennale, stipulato due anni fa, è stato ulteriormente implementato. Aumentano le referenze ed anche alcuni prezzi, nonostante il momento congiunturale sicuramente difficoltoso per tutti”. L’importante e prestigiosa azienda conserviera dell’Astigiano, si rifornirà dagli orticoltori Coldiretti delle province di Asti, Alessandria, Torino e Cuneo, di basilico, carote, cavolfiori, cipolle rosse e bionde, peperoni, rape, scalogno e sedani bianchi e verdi. Grazie alla capillare assistenza tecnica Coldiretti erogata alle imprese associate, che fornisce le massime garanzie qualitative dei prodotti, nei centri di San Damiano d’Asti e Castelnuovo Scrivia, presso la cooperativa agricola “Orto Piemonte”, saranno raccolti e semilavorati gli ortaggi per poi conferirli alla Saclà. Naturalmente ai produttori saranno garantiti prezzi adeguati e soprattutto la certezza della collocazione del prodotto senza particolari problemi. Da parte sua anche la F.lli Saclà


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di lavorazione del prodotto”. “Un ringraziamento particolare – sottolinea Roberto Cabiale – va all’amministratore delegato della F.lli Saclà Spa, il Cavaliere del Lavoro Lorenzo Ercole, e con lui a tutto il management dell’azienda, per il rinnovato impegno verso il territorio e il Made in Italy. Al contrario di quanto accade nella pubblica amministrazione, un’azienda che produce, come la F.lli Saclà, ha capito l’importante valore aggiunto offerto dal territorio e dai produttori locali”. La vena polemica del Presidente provinciale Coldiretti si riferisce, evidentemente, al recente mancato rinnovo del contratto di fornitura per la mensa dell’Asl At, dettato dal perverso meccanismo della centrale di acquisti collettivi introdotto dalla “spending review” del governo Monti.

LE REFERENZE DELL’ACCORDO “ORTO PIEMONTE” E “F.LLI SACLA’ SPA”

PRODOTTO

TIPO DI LAVORAZIONE

Basilico fresco

Foglie di basilico reciso fresco

Cavolfiori sfiocchettati

Sfiocchettati in fusti in salamoia

Carote asciutte

Scollettate asciutte in sacchi jumbo

Cipolle bionde pelate

Pelate messe in fusti in liquido di governo

Cipolle rosse pelate

Pelate messe in fusti in liquido di governo

Peperoni detorsolati

Detorsolati messi in fusti in salamoia

Sedani bianchi e verdi Tagliati e messi in fusti in salamoia Scalogno

Pelati messi in liquido di governo

Sedano rapa

Pelati messi in fusti in salamoia

Rape

Pelate messe in fusti in salamoia


Quando la “spending review” diventa “spendi di più” Il triste caso delle forniture alimentari per la mensa dell’Asl At

Attualità

Gli agricoltori locali non possono più partecipare al bando e così tolgono ai pazienti il km zero per acquistare prodotti più cari e di provenienza estera

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Antonio Ciotta, direttore provinciale Coldiretti

ding review” per la disperazione delle povere casse dell’Asl è diventata “spendi di più”. “Abbiamo anche fatto i conti – rileva Antonio Ciotta, direttore provinciale Coldiretti – con le nuove forniture l’esborso maggiore dell’Asl per rifornire la mensa dell’ospedale sarà me-

diamente del 15%. Nostro malgrado, al contrario di quanto accaduto per altre amministrazioni pubbliche, le Asl non hanno ottenuto deroghe agli acquisti collettivi e non possono pertanto rivolgersi al mercato locale, anche se è più conveniente”. Chissà perchè. numero 6 – 2013

Mentre noi proponiamo l’economia del territorio, purtroppo il nostro ospedale è costretto ad approvvigionarsi all’estero”. È sconsolato Roberto Cabiale, presidente provinciale Coldiretti per una vicenda che vale la pena raccontare e che è sintomatica della confusione in cui si muove la pubblica amministrazione. Fino al 30 marzo scorso, diverse imprese agricole dell’Astigiano, fra cui alcune riunite nel Consorzio Terre di Qualità, fornivano la mensa dell’ospedale dell’Asl At con latticini, carne e ortofrutta a chilometro zero. Per un lustro, le forniture di qualità degli agricoltori dell’Astigiano, hanno garantito un alto livello dei per i 1.500 pasti giornalieri serviti all’Ospedale Cardinal Massaia. Un esempio di buona gestione, un modello positivo a cui guardavano ed aspiravano le mense pubbliche di tutta l’Italia. Tutto si interrompe con la revisione della spesa pubblica introdotta dal governo Monti, con la cosiddetta spending review e con la centrale di acquisti per la pubblica amministrazione i produttori locali vengono esclusi dai bandi di fornitura. Alla mensa dell’ospedale sono così arrivati prodotti di origine straniera, mentre l’economia locale ha rinunciato ad un introito sicuro. Voi penserete: c’è stato sicuramente un risparmio... Niente affatto, la “spen-


“L’Italia che fa l’Italia” In 4 anni tante iniziative per l’economia del territorio

Filiera

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utto iniziò quattro anni fa, quando il presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini, lanciò il Progetto di una filiera agricola tutta italiana. Sono nati così i Mercati, poi i Punti Vendita e quindi le Botteghe di Campagna Amica, si sono sviluppati gli accordi di filiera con le grandi aziende dell’agroalimentare, è stata costituita una rete capillare per l’accesso al credito con CreditAgri Italia. Dai cereali fino ai prodotti di nicchia, l’obiettivo del progetto economico Coldiretti è quello di valorizzare il lavoro degli agricoltori utilizzando e sperimentando forme di commercializzazione sempre nuove. Tante iniziative, fino all’ultima con il riconoscimento da parte del Ministero dello Sviluppo Economico dell’Associazione denominata Unione Europea delle Cooperative (UE.COOP) organizzazione di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo promossa da Coldiretti che ha visto l’adesione di oltre 4.000 società cooperative. Praticamente, in questi anni, il progetto Coldiretti è stato l’unico vero modello di sviluppo dell’agroalimentare italiano. Uno sviluppo che guarda esclusivamente all’economia dei territori e che fa leva sull’eticità del lavoro

delle imprese agricole nazionali. I principi e i valori della nostra campagna, si sposano al meglio con il desiderio di tutti i cittadini di migliorare il proprio stile di vita. Mangiare sano e stare in contatto con la natura sono un principio a cui tutti noi aspiriamo. Per garantire tutto questo Coldiretti, in questi quattro anni, ha combat-

tuto contro il cosiddetto “italian sounding”, ha dovuto difendere il made in italy, ha affrontato le lobby che tutelavano le rendite finanziarie, in una parola ha cercato di difendere quell’Italia laboriosa formata da milioni di imprese agricole cercando di farle emergere. In una frase ha portato avanti quell’”Italia che fa l’Italia”.


È nata Ue.Coop, l’Unione Europea delle cooperative Promossa da Coldiretti vede l’adesione di 4.000 società, 40 nell’Astigiano

Cooperazione

Sergio Marini, presidente nazionale dell’Unione Europea delle Cooperative

to Marini - crede nel ruolo della cooperazione e nei valori forti di solidarietà, sussidiarietà e sostenibilità. UE.COOP mette al centro delle proprie azioni persona e territori, capitale umano e sociale, ricchezze naturali e culturali, risorse uniche del nostro Paese. È questa “Italia che fa l’Italia” dove crescita e qualità della vita, lavoro e giustizia sociale, dimensione globale e identità territoriale potranno convivere in una

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rinnovata stagione di democrazia e pluralismo. Con UE.COOP - ha sostenuto Marini - un nuovo paradigma di sviluppo sostenibile alimenta una moderna forma della rappresentanza dove alla “verticalità” dei settori si sostituisce l’”orizzontalità” dei territori. Una rappresentanza dunque ha concluso Marini - meno corporativa ed egoista e capace di rivolgersi alla gente, alle comunità, di capire e aprirsi al mondo.

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Sicuramente è un momento importante che apre ad una nuova rappresentanza per il mondo cooperativo. Annotiamo con soddisfazione – sottolinea Roberto Cabiale, presidente provinciale Coldiretti - che anche in provincia di Asti 40 cooperative hanno voluto aderire alla nuova associazione promossa da Coldiretti, l’Unione Europea delle cooperative (UE. COOP)”. Fra gli ultimi atti del governo Monti, sono arrivati il riconoscimento e l’autorizzazione quale Associazione nazionale di rappresentanza, assistenza e tutela del movimento cooperativo ai sensi dell’articolo 3 del decreto legislativo 2 agosto 2002, n.220 con decreto del Ministero dello Sviluppo Economico. Lo ha reso noto il presidente di UE.COOP Sergio Marini nel sottolineare che all’Unione, promossa dalla Coldiretti, in poco più di due mesi hanno già aderito oltre quattromila cooperative che operano in tutte le Regioni ed in tutti e 14 i settori dell’albo competente, dal lavoro al sociale, dall’edilizia fino all’agricoltura. UE.COOP nasce per volontà di tanta gente che - ha sottolinea-


Sospesa la prima rata dell’Imu Uno “sconto” che vale ben 346 milioni di euro

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on la sospensione della prima rata Imu da 346 milioni in scadenza per terreni agricoli e fabbricati strumentali, il Governo ha dato un importante segnale al settore agricolo riconoscendone la straordinaria importanza in termini economici e sociali e quale perno per una nuova stagione di cresci-

ta sostenibile. È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini in riferimento alla decisione del Consiglio dei Ministri. Un particolare riconoscimento va sicuramente - sottolinea Marini - al Ministro delle Politiche Agricole Nunzia De Girolamo che in pochi giorni ha saputo far proprie le aspettative di un intero

settore e so essersi impegnata con determinazione e competenza nell’ottenimento di questo importante risultato. Tutto ciò - ha concluso Marini - è sicuramente di buon auspicio per il riaffermarsi di una rinnovata e meritata centralità del settore agricolo in questo contesto di straordinaria crisi economica che vive il Paese.

Politiche Agricole in mano a una giovane Ministra Attualità

Nunzia De Girolamo ha soli 37 anni, è campana e milita nel Pdl

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a 37 anni la nuova Ministra delle Politiche Agricola, Nunzia De Girolamo è di origini campane ed è in quota Pdl. Si è subito fatta apprezzare, oltre che per essere la più giovane e tra le più affascinanti componenti femminili del Governo guidato da Enrico Letta, per alcune precise prese di posizione a favore del mondo agricolo, vedasi sospensione dell’Imu. La De Girolamo subentra alla guida del dicastero di via XX Settembre a Mario Catania, che ha guidato il Ministero durante il Governo Monti. Il nuovo esecutivo nasce con una età media dei Ministri e del presidente del Consiglio di 53 anni, inferiore

di ben 11 anni a quella del Governo precedente (64 anni), ma sale ad un livello record di 7 dicasteri anche la presenza femminile (32 per cento) che poteva contare in precedenza solo su tre Ministri. L’abbassamento dell’età media dei Ministri e la maggiore presenza femminile sono in linea con il rinnovamento avvenuto a seguito delle elezioni nel Parlamento che è il più giovane e con il maggiore numero di donne della storia repubblicana con una età media di deputati e senatori di 48 anni ed il 31 per cento di presenza femminile. “Siamo di fronte ad una sfida generazionale nella quale ripongono una speranza di cam-

biamento i troppi giovani in cerca di lavoro in un Paese come l’Italia che ha avuto fino ad ora la classe dirigente più vecchia in Europa” ha sottolineato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.


200 mila nuovi giovani nei campi Al mondo del lavoro gioverebbe una staffetta generazionale

Giovani Impresa

L’Assemblea nazionale Coldiretti Giovani Impresa con 2.000 imprenditori under 30 fra cui 200 piemontesi.

In alto: La delegazione piemontese presente a Roma per l’Assemblea nazionale Coldiretti Giovani Impresa; a lato: Marco Melica, leader di Coldiretti Giovani Impresa Asti.

dell’agricoltura attraverso la nota trasmissione televisiva, tutti accolti con grande entusiasmo dal pubblico presente. “Pur non avendo esperienza nel mondo dell’agricoltura garantisco il mio impegno fin da ora per dare futuro e redditività alle aziende agricole - ha dichiarato il Ministro dell’agricoltura Nunzia De Girolamo - intendo lavorare di concerto con la rappresentanza agricola e in particolare con Coldiretti, in favore del nostro settore che sta dimostrando di poter essere il motore in grado di spingere il Paese fuori dalla crisi”. “Se proprio vogliamo dare un segnale forte ai figli e ai padri del-

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le nostre campagne, che punti sull’intraprendenza dei giovani, sulla loro voglia di fare e sulla loro capacità di innovare, allora – ha chiesto Sangiorgio - sospendiamo il pagamento di imposte e contributi per cinque anni alle imprese familiari in cui si concretizza quella che viene definita la staffetta generazionale. L’agricoltura sta vivendo una straordinaria fase di attenzione da parte dei giovani, ma alle imprese è preclusa la possibilità di ospitare giovani tirocinanti e offrire quindi l’opportunità anche a studenti di effettuare brevi esperienze full immersion in una realtà di impresa. La pretesa che per ospitare un ti-

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Dalla staffetta generazionale è possibile l’inserimento di 200mila giovani nelle campagne dove il 37,3 per cento delle imprese ha un conduttore di età superiore ai 65 anni”. È uno dei passaggi della relazione del delegato nazionale di Giovani Impresa Coldiretti, Vittorio Sangiorgio all’Assemblea nazionale svoltasi martedì, 21 maggio, a Roma. All’Auditorium Parco della Musica, con la partecipazione del presidente nazionale Sergio Marini e del ministro delle Politiche agricole, Nunzia De Girolamo, erano presenti oltre duemila imprenditori under 30 provenienti da tutta Italia. Fra questi anche la nutrita delegazione piemontese con 200 giovani fra cui quella astigiana guidata dal delegato provinciale Marco Melica alla presenza del presidente e del direttore Coldiretti, Roberto Cabiale e Antonio Ciotta. “L’Italia ha bisogno di una scossa, ha bisogno di ritrovare fiducia, deve ritornare a crescere” sono stati i punti fondamentali del manifesto letto da Stefano Ravizza, delegato Regionale di Giovani Impresa, e da Maria Letizia Gardoni, delegata Regionale delle Marche. Sono stati molti gli interventi, coordinati dal segretario organizzativo di Coldiretti Enzo Gesmundo, con un’apertura “coreografica” di Fede e Tinto del programma radiofonico Decanter di Radio 2, alcuni giovani agricoltori che hanno portato l’entusiasmo della loro esperienza, Eleonora Daniele presentatrice di Linea Verde, che ha raccontato il suo viaggio nel mondo


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rocinante l’impresa debba avere alle proprie dipendenze almeno un dipendente a tempo indeterminato comporta, in un settore nel quale molte imprese utilizzano solo manodopera familiare, l’impossibilità di dare corso a questa esperienza. È necessario quindi - ha concluso il Delegato dei giovani Coldiretti - superare l’interpretazione restrittiva della normativa vigente per assecondare e favorire un fenomeno tanto recente quanto positivo come quello del ritorno alla campagna di tantissimi giovani”. Ma il delegato nazionale di Coldiretti Giovani Impresa ha messo l’accento anche sulla necessità di un ricambio generazionale, con la classe dirigente italiana che è la più vecchia dell’intera Unione Europea. “Noi siamo pronti a svolgere il nostro ruolo per il bene del Paese, nel suo motore possiamo mettere il miglior carburante (le energie giovani) proveniente da fonte rinnovabile (il meglio del territorio italiano). Abbiamo certamente il merito – ha detto Sangiorgio - di aver in questi anni argomentato il perché la classe dirigente più vecchia d’Europa non sarebbe stata in grado di portare il Paese verso la rotta giusta. In politica abbiamo iniziato un ricambio di qualità, ma terremo alta l’attenzione contro tentativi di retromarcia.

“Il fatto che il Ministro più giovane del governo, l’onorevole Nunzia De Girolamo, abbia la delega alle Politiche agricole – ha concluso il delegato dei giovani Coldiretti - è una opportunità per cogliere al meglio ciò che di “straordinariamente giovane” sta avvenendo in agricoltura e nei territori italiani”. Ma il ricambio non è la sola difficoltà da superare. “Servono politiche che incoraggino le banche a rischiare sui progetti e sui talenti e meno sul consolidato – ha sottolineato il delegato di Coldiretti giovani -, poiché il 65 per cento dei giovani lamenta come ostacolo al fare impresa l’accesso al credito e il 67 per cento ritiene che strumenti di finanziamento agevolato siano necessari per avviare un’impresa, secondo una indagine Coldiretti/Swg”. E mentre i giovani hanno bisogno di credito, la quasi totalità del credito va a società finanziarie. “Sarà pure arrivato il tempo – ha denunciato Sangiorgio - di smetterla di prendere i soldi dall’economia reale, quella delle persone che lavorano e faticano, per darli a quella virtuale, quella dei capitali e delle speculazioni. Noi lo stiamo facendo con il nostro progetto giovani Coldiretti Giovani Impresa – CreditAgrItalia, con cui quest’anno abbiamo finanziato 57 milioni di investi-

menti per 760 giovani imprese, 20 milioni in più rispetto all’anno precedente. Un risultato straordinario nell’anno del credit crunch. Per quest’anno con CreditAgri – ha precisato il leader di Giovani Impresa Coldiretti - avevamo pensato di dedicare un nuovo plafond di 80 milioni di euro, ma per dare un messaggio ancora più forte siamo arrivati ad un plafond di 100 milioni. Cento milioni di investimenti per giovani, che si alzeranno presto la mattina, che troveranno soluzione a tutti gli ostacoli che verranno loro posti, che contribuiranno al benessere del Paese, perché hanno il diritto a sognare un loro futuro migliore”. Nella sua relazione all’Assemblea di Roma Sangiorgio ha anche toccato i temi del dissesto (“dove ci siamo noi l’Italia non frana perché le aziende agricole riescono ad arrivare dove lo Stato fa fatica ad essere. Eppure pochi riescono a ‘vedere’ questa centralità dell’azienda agricola italiana”) e della cittadinanza. “Accogliamo – ha sottolineato - l’invito del Presidente Napolitano a riconoscere la cittadinanza italiana agli italiani figli di immigrati, nostri amici che parlano in romanesco o in toscano. L’Italia è un Paese inclusivo con i giovani che nelle campagne raccontano storie fantastiche di integrazione”.

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Fattorie didattiche insieme Saperi e sapori astigiani alla scuola Baracca

un lavoro con la canapa, Mimma Lovisolo ha proposto il laboratorio “I vestiti degli animali”, Marinella Maggiorotto il coinvolgimento dei 5 sensi con degusta-

“Abbiamo fatto il pane”

zione delle mele e Alberto Brosio ha trasformato in bambini in api ed ha insegnato loro come le api si procacciano il cibo utile al loro sostentamento.

Iniziative

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rano un centinaio i bimbi che mercoledì scorso hanno partecipato all’innovativo progetto “Fattorie Didattiche insieme: saperi astigiani”, nato dall’istituzione da parte di Coldiretti delle della rete astigiana delle Fattorie Didattiche. All’attività hanno preso parte gli scolari delle classi prime e seconde delle primarie dell’Istituto Baracca di Asti. Si è trattato di una intera mattinata di laboratori didattici organizzati presso “L’azienda agricola La Benedetta di Fe’ d’Ostiani Benedetta” sita in Località Viatosto ad Asti. In ognuna delle 4 postazioni, gli insegnanti hanno proposto un’attività didattica diversa: Benedetta Fe’ d’Ostiani ha fatto svolgere

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Anche a Nizza si educano gli scolari

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iovedì scorso, 22 maggio, anche a Nizza Monferrato Coldiretti ha tenuto una bella iniziativa alla scuola primaria Rossignoli. Erano un centinaio i bambini, tutti della quarta classe, impegnati nella panificazione. Madrina della giornata è stata l’associata Coldiretti, Graziana Baldizzone di Cascina Lana, che coadiuvata dalla mamma Mylli ha guidato gli scolari nella produzione manuale dell’impasto per fare il pane partendo dalla farina. Tutti i bambini hanno potuto impastare e cuocere la propria “michetta” di pane e sbizzarrirsi in un’attività tanto stimolante quanto ricca di spunti e nuovi insegnamenti.


In trecento mila per Cibi d’Italia Prova generale per Expo 2015

Manifestazione

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Dentro questa iniziativa c’è un’idea di modello di sviluppo diverso per il Paese che possiamo percorrere tutti, ed è ciò che dobbiamo raccontare a Expo 2015, questa straordinaria Italia che c’è”. Lo ha sottolineato, il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, nel corso del suo intervento a Cibi d’Italia, la manifestazione promossa con Fondazione Campagna Amica al Castello Sforzesco di Milano. Una tre-giorni di iniziative che ha visto la partecipazione di oltre trecentomila visitatori, assieme a centocinquanta aziende accreditate ma che, soprattutto, ha rappresentato una prova generale in vista dell’Expo 2015, il grande evento internazionale in programma nel capoluogo lombardo nel quale, ha puntualizzato Marini “dopo il percorso che abbiamo fatto fare all’agricoltura

italiana pensiamo di dovere e potere avere un ruolo da protagonisti”. “Se anche gli altri settori dell’economia iniziassero a recuperare da quello che abbiamo di unico ed esclusivo e, pertanto, inimitabile, e su quello costruissero una traiettoria di futuro – ha aggiunto Marini -, questa sarebbe l’Italia che si proietta nel mondo, un’Italia che fa leva e perno sul territorio e lì trova la risorse”. Ma, secondo Marini, l’Expo 2015 può rappresentare l’occasione anche per raccontare “tutte le contraddizioni che stanno intorno al cibo, che è un bene comune, contraddizioni globali che ci dovrebbero fare indignare, poiché non è più accettabile che il cibo sia considerata una merce come un’altra”. “L’iniziativa di Coldiretti ci permette sempre di più di parlare di contenu-

ti che riguardano Expo 2015 – ha confermato il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia - , poiché la tutela dei beni primari e della loro qualità è una garanzia per le persone, per l’ambiente e il territorio. È questa la strada da seguire per fare di Expo 2015 un’occasione non solo di sviluppo economico, ma anche e soprattutto sociale e culturale”. “Expo 2015 dovrà essere l’occasione per sensibilizzare i Paesi del mondo a porre fine all’agropirateria - ha annunciato il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni -. Il cibo è uno dei vanti del Made in Italy e, sotto questo aspetto, l’Expo di Milano rappresenta un’occasione speciale, per sensibilizzare i Governi sulla contraffazione, una piaga straordinariamente forte, che penalizza il nostro Paese dal punto di vista economico”.


Burocrazia più leggera per il vitivinicolo Il MInistero rimanda l’obbligo di informatizzare i documenti di trasporto

15 utilizzare il sistema informatizzato o l’impresa non possa dotarsi di mezzi informatici. Tutto rimandato, a data da destinarsi; il Ministero ha infatti confermato un approccio graduale e autorizzato il proseguimento all’impiego dei tradizionali stampati. “Sebbene al momento non sia il testo definitivo – conclude Roberto Cabiale, presidente di Coldiretti Asti, componente di giunta regionale con delega al

settore vitivinicolo - la predisposizione in formato elettronico dei documenti sarà solamente volontaria e non obbligatoria per i produttori e saranno inoltre esenti tutte le vendite di prodotto confezionato. Coldiretti ha inoltre chiesto una dettagliata circolare esplicativa in modo che le imprese siano informate e non vi possano essere fraintendimenti o problematiche che rallentino la commercializzazione del vino”.

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Normative

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n altro importante risultato di Coldiretti contro la burocrazia che soffoca le imprese vitivinicole. Si aggiunge allo stop ottenuto a febbraio sull’applicazione del codice della denominazione del registro europeo, E-Bacchus, e riguarda i documenti di trasporto del vino, lo hanno annunciato Roberto Moncalvo e Bruno Rivarossa, rispettivamente presidente e direttore di Coldiretti Piemonte. Le osservazioni critiche e le richieste che Coldiretti ha mosso contro la sfrenata corsa alla “telematizzazione” hanno portato il Ministero delle Politiche Agricole a riconsiderare le precedenti posizioni che avrebbero comportato, a partire da agosto 2013, l’obbligo indistinto all’impiego di supporti informatici per tutti i documenti di trasporto dei prodotti vitivinicoli. Nello specifico, Coldiretti ha chiesto di esonerare i prodotti imbottigliati poiché il lotto in etichetta e la fascetta applicata sono sufficienti a dimostrare e garantire l’avvenuta certificazione, il controllo e la rintracciabilità del vino. La telematizzazione potrà in futuro portare benefici, ma questa deve essere attentamente e progressivamente introdotta, continuando ad ammettere il cartaceo, quando non sia possibile


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Fermentazione malolattica: effetti e conseguenze sulla qualità dei vini Appunti sulla morfologia, fisiologia e nutrizione dei batteri lattici

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A cura del Centro Studi Vini del Piemonte

sistono varie tipologie di batteri lattici, appartenenti a diverse famiglie, generi e specie. Alcuni di essi dono importanti e utili ai fini della fermentazione malolattica, altri, invece, risultano dannosi e più predisposti a degradare altri componenti del vino; questi ultimi possono provocare alterazioni gravi e malattie con formazione di elevata ac. volatile per fermentazione di zuccheri, ac. tartarico e glicerina, oppure alterazioni limitate e deviazioni batteriche, con formazione di piccole quantità di ac. volatile per fermentazione di pentosi ed acido citrico, formazione di diacetile, ammine biogene, ecc. La Fermentazione malolattica può determinare effetti sul gusto, sugli aromi con conseguenze sensoriali positive sul volume in bocca e sulla complessità aromatica del vino; le conseguenze possono anche essere negative o addirittura dannose con possibilità di alterazioni e/o problemi sanitari nei vini. Molti difetti o deviazioni organolettiche riscontrabili durante l’affinamento derivano da problematiche riconducibili ai batteri lattici. Conoscere i meccanismi che regolano la fermentazione malolattica e saperli gestire correttamente risulta assai importante, considerato che un vino di qualità deve essere prima di tutto esente da difetti. Caratteristiche dei batteri lattici I batteri lattici, si presentano come cellule arrotondate, ovali detti cocchi, oppure come bastoncini più o meno lunghi a volte in catena, detti bacilli. Per la distinzione delle specie ci si basa prevalentemente sui caratteri fisiologici e non su quelli morfologici,

ossia sul metabolismo dei differenti substrati, in particolare di diversi zuccheri. I BL sono Gram positivi con parete cellulare composta da uno spesso strato di peptidoglicano che è il principale responsabile della rigidità della cellula. Essi possono essere anaerobi obbligati, facoltativi, microaerofili. Generalmente sono anaerobi facoltativi microaerofili, possono cioè svilupparsi sia assenza che in presenza di ossigeno ricavando l’energia sia dalla fermentazione che dalla respirazione aerobica. Sovente sono in grado di sintetizzare composti dotati di attività antimicrobica. Si tratta di proteine (le cd. batteriocine) capaci di svolgere attività inibente verso altri BL e verso i lieviti. Questa produzione di batteriocine risulta una delle maggiori cause che inibisce le rifermentazioni su vini che hanno terminato la malolattica e presentano ancora un residuo di zuccheri. Ad eccezione di alcune specie di Pediococcus, i BL sono a catalasi negativa, ossia non sono in grado di scindere, per mancanza dell’enzima catalasi, i perossidi, con formazione dell’ossigeno molecolare. In genere sono in grado di metabolizzare l’acetaldeide sia libera che combinata; tale fattore è considerato positivo in certi vini bianchi (per riduzione della SO2 combinata) e negativo nei vini rossi (riduzione del ponte tannini – antociani durante la stabilizzazione del colore e l’affinamento). Secondo una classificazione più generale possiamo distinguere i batteri lattici in omofermentativi ed etereofermentativi. I BLO – omofermentativi fermentano lo zucchero con produzione quasi esclusiva di acido lattico, in percentuale superiore all’85%. Il

Conoscere i fattori che influenzano la fermentazione malolattica e saperli gestire correttamente risulta di findamentale importanza, considerato che un vino di qualità deve essere prima di tutto esente da difetti. Con questi obiettivi iniziamo un percorso di approfondimento e di conoscenza sui batteri lattici. carattere omofermentativo non risulta però essere una garanzia di innocuità. I BLE – eterofermentativi (più sensibili alla solforosa) fermentano lo zucchero con produzione di acido lattico e di molti altri composti come alcol, acido acetico, acido succinico, glicerina, CO2, 2-3 butilenglicole, acetilmetilcarbinolo, diacetile, mannitolo dalla fermentazione del fruttosio, ecc Il carattere omolattico, come si diceva, non è garanzia di innocuità. Risulta invece sempre garanzia di innocuità il valore del pH e la temperatura (in parte). Con valori di pH superiori a 3,5 e temperature intorno ai 25° C vengono generalmente favoriti i Lactobacillus e i Pediococcus (il cui sviluppo è quasi impossibile a pH inferiori a 3,3) con maggior formazione di diacetile e note indesiderate di burro, formaggio, latte, metallico, terroso e produzione elevata di acido acetico. Questi ultimi, pur essendo omofermentativi, possiedono un pH soglia tra acidi e zuccheri che fa prediligere l’impiego degli zuccheri sia come fon-


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Fonti assimilabili di carbonio: il carbonio proviene principalmente dagli zuccheri ed eventualmente dagli acidi organici. I BL per procurarsi il carbonio necessario alla biosintesi possono utilizzare come substrati preferibilmente esosi (glucosio, fruttosio, mannosio, galattosio), ma anche pentosi (xilosio ed arabinosio), disaccaridi e poliosi, acido malico, acido tartarico (solo alcune specie), acido citrico. La maggioranza dei BL è fruttosofila e predilige il fruttosio rispetto al glucosio, che può essere convertito in piccola parte in mannitolo. Si è osservato che l’attività dei BL può essere inibita in vini in cui la somma di glucosio e fruttosio non raggiunga i 200 mg/l. Con la FML vengono degradati circa 0,4-0,8 g/l di zuccheri (principalmente glucosio e fruttosio), che sono la principale fonte di energia per la crescita batterica. Difatti, la disponibilità di carboidrati fermentescibili risulta di fondamentale importanza perché l’acido malico non può essere impiegato come unica fonte di carbonio disponibile. I BL degradano l’acido Lmalico naturalmente presente mentre non sono in grado di metabolizzare l’acido D-malico eventualmente aggiunto al vino. In particolare, il batterio Oenococcus oeni degrada l’acido malico velocemente e i carboidrati molto più lentamente; ciò determina l’elevazione del pH che consente un incremento delle velocità di degradazione dei carboidrati: ciò spiega l’effetto positivo della degradazione dell’acido malico sull’induzione e sull’evoluzione rapida della FML. Alcuni ceppi di Lactobacillus sono in grado di degradare l’acido tartarico. Composti azotati: i BL non sono in grado di utilizzare l’azoto sotto forma ammoniacale, nitrica e proteica (essendo privi di attività proteolitica). Sono molto esigenti di azoto ed hanno bisogno di trovarlo nel mezzo sotto forma di miscele di amminoacidi liberi, che vengono utilizzati tal quali, senza desaminazione (non sono in grado

di sintetizzarli), o, eventualmente peptidi. Gli amminoacidi vengono utilizzati per la biosintesi delle proteine e possono essere catabolizzati anche per l’accumulo di energia. Per i bacilli, meno esigenti, sono indispensabili acido glutammico, isoleucina, leucina, valina. Per i cocchi, più esigenti, oltre ai suddetti amminoacidi occorrono arginina, istidina, metionina, fenilalanina, serina, tirosina, ecc. La loro disponibilità non è però un fattore limitante perche possono utilizzare anche peptidi e mannoproteine come fonte di amminoacidi. Sostanze minerali: i minerali necessari per la moltiplicazione di batteri sono il fosforo (che ha un ruolo fondamentale nella costituzione degli acidi nucleici, fosfolipidi, e nell’immagazzinamento di energia sotto forma di ATP) il potassio, il magnesio (che ha un ruolo importante nella divisione cellulare) il manganese, il calcio, il ferro e lo zolfo. L’arricchimento del vino in manganese, magnesio e potassio facilita la FML. Il manganese, pur non essendo indispensabile per lo sviluppo dei BL, lo è per la FML; esso infatti entra a far parte del coenzima che catalizza la trasformazione dell’acido lattico in acido malico (enzima malico). Fattori di crescita – vitamine. Le vitamine sono sufficienti in dosi minime e la loro assenza può determinare l’arresto della moltiplicazione dei batteri; I BL sono molto più esigenti dei batteri acetici in vitamine (in particolare acido pantotenico, acido paminobenzoico e acido nicotinico). I bacilli, diversamente da quanto accade per gli amminoacidi, risultano più esigenti dei cocchi in fattori di crescita mentre i cocci risultano più esigenti dei lattobacilli, soltanto in riboflavina e tiamina. La FML è nettamente accelerata quando si arricchiscono i vini in fattori di crescita di riboflavina particolarmente, tiamina, acido pantotenico, acido nicotinico, piridossina, biotina, mesoinositolo, acido folico.

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te di energia che come fonte di carbonio, rispetto all’acido malico. Per questo il carattere omofermentativo non è garanzia di innocuità; infatti, pur producendo dallo zucchero oltre l’85% di acido malico ed una minima marte di prodotti secondari, la produzione di questi ultimi risulta continua in quanto la fonte di energia e di carbonio proviene prevalentemente dai carboidrati e in minima parte dall’acido malico, che pur continua ad essere fermentato. Ciò determina un maggior consumo di zuccheri, una produzione più elevata di acido lattico (sotto forma D/L-lattico o soltanto Llattico) e una produzione maggiore di prodotti secondari e acidità volatile. Nutrizione dei batteri lattici I processi esoergonici producono energia e servono a soddisfare le necessità energetiche delle cellule. I batteri devono accumulare l’energia necessaria per far fronte alla biosintesi dei costituenti cellulari. La biosintesi necessita di molecole in grado di fornire l’energia necessaria tramite il metabolismo di zuccheri esosi, pentosi, amminoacidi (in particolare arginina ed istidina) ed acidi organici. La degradazione di questi substrati consente l’accumulo di energia sotto forma di molecola di ATP. L’energia accumulata viene poi utilizzata nei processi endoergonici, che richiedono energia. La FML attraverso la decarbossilazione dell’acido malico può considerarsi un’attività collaterale enzimatica dei batteri (che viene usata per la disintossicazione del mezzo e per l’innalzamento del pH), che non produce energia ma richiede energia; è quindi un processo endoergonico. In carenza di zuccheri l’energia necessaria alla biosintesi ed alla moltiplicazione cellulare viene accumulata con la degradazione dell’acido malico in acido lattico. I batteri, come tutti i microrganismi devono trovare nel mezzo per la biosintesi fonti assimilabili di carbonio, azoto, sostanze minerali, fattori di crescita.

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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo


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Flavescenza dorata della vite: lo sapevate che...?

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1) Preferenze alimentari dello Scaphoideus titanus, vettore della FD Sono stati effettuati dei test su barbatelle in vaso di quattro diversi vitigni, Barbera, Nebbiolo, Chardonnay e Moscato bianco, per verificare eventuali preferenze degli Scaphoideus. I test non hanno evidenziato particolari preferenze tra questi vitigni, che vengono utilizzati per la nutrizione allo stesso modo. 2) Possibile esistenza di altri insetti vettori di fitoplasmi. In situazioni di vigneti in cui si rivela la presenza di Flavescenza dorata (FD) ma non di Scaphoideus, sono state effettuate catture di altre specie di cicaline al fine di verificare il loro possibile ruolo di vettori. Nelle cicaline Dictyophara europaea e Orientus ishidae, specie molto polifaghe ed occasionalmente ampelofaghe, sono stati ritrovati gli agenti della FD; inoltre, tali cicaline in condizioni di laboratorio sono in grado di trasmettere la FD, tuttavia non è mai stato provato che lo siano anche in campo e in ogni caso si tratterebbe di vettori occasionali e decisamente poco efficienti rispetto allo Scaphoideus. In ogni caso, i normali interventi insetticidi per la lotta allo Scaphoideus titanus sono efficaci per contenere anche questi potenziali vettori. 3) Spostamento di adulti di Scaphoideus da incolti a vigneti Sono ormai provate le grandi capacità di volo dello Scaphoideus e la sua tendenza a spostarsi dagli appezzamenti incolti, con vite allo stato selvatico, a vigneti coltivati. Alcuni insetti adulti riescono a spostarsi di oltre 300 metri. Sono stati condotti dei test spruzzando dei preparati a base di albumina su appezzamenti incolti con presenza di vite selvatica; in seguito sono stati catturati degli adulti di Scaphoideus marcati con albumina

su vigneti distanti oltre 300 metri. Questo dimostra ancora di più la pericolosità dei terreni abbandonati con presenza di vite selvatica, come fonte di infestazione di questi temibili vettori di FD. 4) Possibile acquisizione di FD da parte dello Scaphoideus su viti selvatiche È stata dimostrata la presenza di cellule di FD anche nelle viti selvatiche asintomatiche presenti nei terreni abbandonati, per cui tali situazioni rappresentano anche una fonte di inoculo di fitoplasma, oltre che di Scaphoideus e pertanto vanno correttamente gestite. Molto utili a tale riguardo risultano essere le Linee guida approvate recentemente dalla Regione Piemonte per la cooperazione dei Comuni attraverso i Regolamenti di polizia rurale (ved. Il Notiziario Agricolo n. 3/2013, pag. 25). 5) Scala della sensibilità varietale I principali vitigni coltivati in Piemonte hanno una diversa scala di sensibilità ai fitoplasmi; dal più sensibile al meno sensibile: • Chardonnay • Barbera • Dolcetto • Arneis • Malvasia di Casorzo • Grignolino • Bonarda • Freisa • Cortese • Moscato bianco • Nebbiolo • Ruchè • Brachetto • Croatina • Timorasso


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Servizio di consulenza agricola zioni agronomiche ed ambientali dei terreni) e della SICUREZZA SUL LAVORO (requisiti prescritti dalla normativa comunica tria e nazionale con particolare riguardo ai campi di applicazione che interessano la singola azienda agricola). Inoltre, facoltativamente, l’agricoltore può usufruire di una consulenza aziendale SPECIALISTICA nel settore delle produzioni/filiere zootecniche e vegetali. La consulenza specialistica può concretizzarsi attraverso: • sistemi per la tracciabilità e rintracciabilità obbligatoria delle produzioni agricole, • sistemi per la tracciabilità e rintracciabilità volontaria delle produzioni agricole; • tecniche innovative di produzione; • fattori della produzione; • risparmio energetico e produzione di energia in azienda; • analisi del bilancio aziendale, riclassificazione, ecc.; • indirizzi di marketing e assistenza volta a migliorare la collocazione del prodotto sul mercato; • qualità di prodotti e certificazione;

• tecnologie di informazione e comunicazione (ICT); • innovazione e trasferimento tecnologico; • gestione globale d’impresa. L’attivita di consulenza si svolge attraverso visite aziendali, colloqui in ufficio, via telefono, posta elettronica, sms, ecc.. Inoltre, settore per settore, gli agricoltori ricevono via posta ordinaria informazioni tempestive e specialistiche di particolare interesse tecnico e normativo. Nell’ambito dei servizi di consulenza sopra indicati è possibile, qualora ritenuto necessario dai tecnici consulenti o dagli agricoltori, eseguire analisi di laboratorio (chimiche, fisiche, ecc.) presso laboratori convenzionati, nel rispetto dei limiti dell’Azione 114. Tutta l’attività viene caricata e documentata su apposito software on-line messo a disposizione dalla Regione Piemonte e assoggettata ai controlli ufficiali da parte del Servizio Provinciale Agricoltura di competenza. Vediamo allora com’è l’organigramma 2013 dell’attività di consulenza 114:

• Antonio Bagnulo, coordinatore provinciale, consulenza orticola • Edoardo Marchisio, responsabile segreteria tecnica • Secondo Rabbione, consulenza e analisi enologiche • Matteo Marchisio, consulenza vitivinicola • Daniele Di Matteo, consulenza frutticola e corilicola • Tiziana Saba, consulenza normative igienico-sanitarie

• Adriano Cavallito, consulenza seminativi e foraggi • Daniele Giaccone, consulenza zootecnica • Claudio Chizzini, consulenza di base Zona di Asti • Andrea Pia, consulenza di base Zona di S. Damiano • Silvia Binello, consulenza di base Zona di Castelnuovo Don Bosco • Claudio Torchio, consulenza di base Zona di Montiglio Monferrato

• Giampiero Maio, consulenza di base Zona di Moncalvo • Bruno Brignolo, consulenza di base Zona di Nizza Monferrato • Alberto Leardi, consulenza di base Zona Valle Bormida • Davide Frandino, consulenza sicurezza sul lavoro • Paolo Ariano, consulenza sicurezza sul lavoro • Pietro Montaldo: consulenza sicurezza sul lavoro

Per ulteriori informazioni: 0141-380418-380427

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on la corrente campagna 2013 entriamo ormai nel terzo anno di attività del servizio di consulenza agricola attivato con l’Azione 114 del Programma di Sviluppo Rurale. Tale Azione permette alle aziende agricole di ricevere un contributo massimo annuale di € 1500,00, a copertura dell’80% della spesa in servizi di consulenza agricola. Sono circa un migliaio le aziende agricole astigiane che si sono affidate alla Coldiretti per l’attività di consulenza nei diversi settori specialistici di interesse. La Coldiretti, tramite la propria Società di Servizi Impresa Verde Asti, opera in convenzione con Gruppi Coltivatori Sviluppo (Federsviluppo), associazione autorizzata dalla Regione Piemonte per i servizi di consulenza agricola. L’Azione 114 prevede un’attività di consulenza di base obbligatoria sugli argomenti della CONDIZIONALITA’ (sanità pubblica, salute delle piante, salute degli animali, ambiente, benessere animale, buone condi-

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Grazie al Psr un risparmio dell’80%


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Valutazione rischi: stop autocertificazione In vigore l’obbligo del documento di valutazione

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al 1 giugno 2013 tutti i datori di lavoro che occupano da uno a dieci lavoratori, in qualsiasi settore,non possono più avvalersi della autocertificazione per valutare i rischi ma dovranno predisporre il documento di valutazione utilizzando le procedure standardizzate emanate con il decreto interministeriale del 30 novembre 2012. Nel concetto di lavoratore rientrano tutte le persone che indipendentemente dal tipo di contratto svolgono un’attività lavorativa. Il documento di valutazione secondo le procedure standardizzate deve avere i seguenti contenuti: 1) Descrizione dell’azienda; 2) Identificazione dei pericoli presenti in azienda; 3) Valutazione dei rischi associati ai pericoli identificati e individuazione delle misure di prevenzio-

ne e protezione attuate; 4) Definizione del programma di miglioramento dei livelli di salute e sicurezza. Al documento di valutazione va apposta una data certa o con firma congiunta di datore di lavoro, responsabile servizio prevenzione protezione, rappresentante lavoratori per la sicurezza e medico competente, oppure con Pec o con altri mezzi legali. Il documento di valutazione rischi deve essere custodito in azienda. In base alla valutazione rischi occorre provvedere alla formazione, informazione, a addestramento lavoratori, sorveglianza sanitaria se necessaria, adeguamento luoghi di lavoro

etc. Si segnala che la mancanza della valutazione rischi,anche in assenza di infortuni, determina pesanti sanzioni penali: arresto da tre a sei mesi o l’ammenda da 2.500 a 6.400 Euro. In caso di infortunio di un lavoratore, il datore di lavoro che non ha redatto il documento di valutazione, rischia l’imputazione per lesioni colpose o omicidio colposo se l’incidente è collegato all’omissione.


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Difesa anticrittogamica in vigneto Fondamentale il confronto con il servizio di assistenza tecnica

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Disciplinare di lotta integrata della Regione Piemonte impone un numero massimo di trattamenti con lo stesso principio attivo. È importante un confronto con il servizio tecnico Coldiretti in modo da poter scegliere una strategia di lotta efficace, che non generi forme resistenti ed eviti la presenza di residui nei vini. A partire dalla fase subito successiva alla fioritura, sarà bene effettuare

una corretta difesa anti-botritica viste le abbondanti precipitazioni cadute fino ad ora che favoriscono anche questa ampelopatia, in particolare nelle zone più umide e su vitigni particolarmente predisposti alla Botrytis come Barbera, Moscato e Grignolino. Per maggiori informazioni contattare i tecnici Coldiretti di Zona oppure Matteo Marchisio (3357502076)

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’attuale andamento meteorologico primaverile, con ripetute e prolungate piogge di forte intensità, è fortemente predisponente per la Peronospora della vite, unitamente alle temperature minime al di sopra dei 10 °C. Nelle annate “normali” in queste fasi fenologiche si tende a privilegiare i trattamenti antiperonosporici con prodotti di contatto, effettuati alcuni giorni prima della previsione di un evento piovoso; invece, questo andamento stagionale obbliga verso differenti strategie di difesa, con prodotti ad azione sistemica o citotropica/translaminare in modo da avere una maggiore garanzia contro l’azione dilavante della pioggia. Bisogna ricordare che i trattamenti con prodotti di questo tipo vanno ravvicinati a intervalli di 7-9 giorni per mantenere la giusta copertura. Il problema principale delle molecole ad azione curativa è l’insorgere di resistenze, per cui risulta necessaria l’alternanza di principi attivi ad azione differente; proprio per questo il


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È italiano il cibo meno contaminato in Ue e nel mondo Residui chimici 5 volte inferiori, 26 volte rispetto ai paesi extracomunitari

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’Italia conquista il primato in Europa e nel mondo della sicurezza alimentare con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici oltre il limite (0,3 per cento) che sono risultati peraltro inferiori di cinque volte a quelli della media europea (1,5 per cento di irregolarità) e addirittura di 26 volte a quelli extracomunitari (7,9 per cento di irregolarità). È quanto emerge da una elaborazione della Coldiretti sulle analisi condotte dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare, su oltre 77mila campioni di 582 alimentari differenti ed appena pubblicate nel Rapporto annuale sui residui di pesticidi negli alimenti. Secondo i dati contenuti nel Rapporto un prodotto su due che circola nel Vecchio Continente è - sottolinea la Coldiretti - completamente privo di “tracce” di residui chimici da fitofarmaci mentre il 98,4 per cento dei campioni esaminati presenta residui entro i limiti, con la percentuale che sale addirittura al 99,7 per cento nel caso dell’Italia che conquista il primato e scende al 92,1 per cento per la media dei Paesi extracomunitari. Se si vanno ad analizzare i singoli paesi il dato peggiore - precisa la Coldiretti - viene fatto segnare dai cavoli cinesi che in piu’ di quattro casi su cinque (83 per cento) sono risultati con valori oltre i limiti ammessi, ma lo stesso discorso vale anche per i broccoli (irregolare il 77 per cento dei casi) e i pomodori (47 per cento dei casi) provenienti dal paese asiatico. Risultano poco salubri

anche l’uva (65 per cento di superamento dei limiti) e il pepe (42 per cento) indiani, i piselli sloveni, l’aglio argentino, le patate brasiliane. Per le analisi Efsa ha usato per la primissima volta il sistema di analisi cumulativa del rischio, che consente di valutare insieme gli effetti combinati di una esposizione incrociata a diversi agenti chimici che hanno proprietà tossicologiche simili. Il risultato - sostiene la Coldiretti - è incoraggiante per i produttori agricoli italiani che vedono così premiato il loro impegno per garantire la qualità e la sicurezza alimentare ma preoccupa per la crescente flusso di importazioni di prodotti alimentari dall’estero, spesso a basso costo e con minori garanzie, favorito dalla crisi. Secondo il rapporto Coldiretti/ Eurispes la produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati per un valore di 51 miliardi di euro di fatturato, deriva da materie prime importate, trasformate e vendute con il marchio Made in Italy. Nello specifico secondo una analisi della Coldiretti viene dall’estero ben il 40 per cento del frumento duro utilizzato per produrre la pasta, il 60 per cento il frumento tenero per produrre il pane, il

40 per cento della carne bovina, il 35 per cento della carne suina da consumare fresca o da trasformare in salumi e prosciutti e il 45 per cento del latte per prodotti lattiero caseari. Tra l’altro nel 2012 - precisa la Coldiretti - sono stati importati dalla Cina oltre 80 milioni di chili di pomodori conservati destinati con la rilavorazione industriale a trasformarsi magicamente in prodotti Made in Italy. Una situazione resa possibile dalla mancanza di trasparenza nell’informazione dovuta ai ritardi accumulati nell’introdurre l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza degli alimenti per effetto della pressione delle lobby nonostante sia ritenuto importante dal 71 per cento dei cittadini europei secondo Eurobarometro. Ad oggi - denuncia la Coldiretti è obbligatorio indicare l’origine in etichetta per la carne bovina ma non per quella di cavallo, agnello, coniglio o maiale fresco o trasformato in salumi, per il latte fresco ma non per quello a lunga conservazione o i formaggi, per la passata di pomodoro ma non per le il concentrato o i sughi pronti, per la frutta fresca ma non per quella conservata o per i succhi, nè tantomeno per il grano impiegato nella pasta.


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Irroratrici efficienti con la taratura controllo e la taratura, viene rilasciato uno specifico attestato di taratura. Una corretta taratura permette di ottenere una maggiore efficacia del trattamento, un minor impiego di acqua, una riduzione dei tempi di esecuzione del trattamento, una riduzione delle perdite di prodotto nell’ambiente, un costo inferiore del trattamento ed una maggiore durata dell’attrezzatura irroratrice. Gli interessati possono contattare il Centro abilitato della Coldiretti asti-

giana, tel. 0141/380408-380427, per ricevere tutte le informazioni del caso ed eventualmente richiedere l’intervento di controllo delle attrezzature.

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ntrando nel pieno della stagione primaverile-estiva, nell’ambito della difesa fitosanitaria un importante accorgimento che l’agricoltore deve mettere in atto è costituito dalla cura del buon funzionamento delle attrezzature irroratrici degli agrofarmaci, ad esempio verificando che gli ugelli non siano otturati, che non si verifichino perdite, ecc.. Per avere cura dei macchinari utilizzati per i trattamenti è pratica corretta far periodicamente eseguire una verifica del loro funzionamento presso i Centri di controllo e taratura accreditati e controllati dalla Regione. Esistono due tipi di attrezzature di verifica: per atomizzatori e per barre. Una volta effettuato il

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Le verifiche al Centro di controllo Coldiretti abilitato dalla Regione


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Innovazione in orticoltura Sistemi di fertirrigazione connessi ad impianti a goccia

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a nostra orticoltura professionale se da un lato deve affrontare i consolidati e storici problemi di carattere commerciale, per la forte concorrenza nazionale e internazionale, dall’altro deve fare anche i conti con la lievitazione dei costi di produzione e le esigenze di innovazione. Crescente è l’attenzione dell’orticoltore verso tutti quei sistemi che possono massimizzare/ottimizzare le risorse aziendali disponibili, in particolare per quanto concerne la manodopera. Ad esempio, si sta decisamente consolidando l’utilizzo dei sistemi di fertirrigazione connessi a impianti di irrigazione localizzata a goccia; tale tecnica permette l’apporto degli elementi minerali alle colture unitamente all’acqua di irrigazione, con l’obiettivo di migliorare lo sviluppo e la qualità delle produzioni, evitando nel contempo perdite o accumuli indesiderati di fertilizzanti nel terreno. Con la fertirrigazione è possibile somministrare alle colture gli elementi nutritivi necessari in ciascuna fase di sviluppo, in modo tempestivo e proporzionato alle esigenze. Chiaramente tale tecnica necessita di un maggior investimento economico per la necessaria impiantistica e per l’utilizzo di fertilizzanti idrosolubili o liquidi più puri ma anche più costosi rispetto a quelli tradizionali. Per l’immissione dei fertilizzanti in opportune dosi, vi sono varie soluzioni: da dispositivi molto semplici e poco costosi fino a stazioni computerizzate (banchi di fertirrigazione), capaci di variare la composizione della

Sopra: impianto di fertirrigazione, a lato: insalate coltivate in fuori suolo.

soluzione nutritiva nei diversi settori irrigui e di automatizzare la gestione dell’irrigazione. Ma dal punto di vista delle nuove possibilità offerte dalla tecnologia, con costi ormai sostenibili, oggi una nuova frontiera è rappresentata dai sistemi “fuori suolo” nei quali le colture crescono alimentandosi in sacchetti di terriccio inerte oppure in canaline di acqua, periodicamente arricchite degli elementi nutritivi bilanciati in base alle esigenze nutrizionali della coltura. Spesso tali sistemi, iniziano a interessare anche alla nostra orticoltura professionale, in quanto permettono di superare i limiti di stanchezza del terreno, con inevitabili perdite di resa produttiva e crescenti problemi fitosanitari, questi ultimi sempre più difficili da contenere se pensiamo alla drastica riduzione attuale di agrofarmaci utilizzabili. L’interesse per queste nuove

soluzioni è per tanto legato anche alla possibilità di ottenere prodotti sicuri dal punto di vista igenicosanitario. Per tali motivazioni si può giustificare il successo di alcune iniziative formative, organizzate da Coldiretti Asti e INIPA Piemonte. Per informazioni rivolgersi al servizio di consulenza orticola Coldiretti: tel. 0141-380427; 3357502061.


ATTIVITA' INFORMATIVA E DIVULGATIVA ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

Realizzare una serra Quando è necessario il permesso

Misura 111-1B

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una valutazione caso per caso, verificando se una struttura che forma un ambiente destinato a perdurare nel tempo sia costruita con materiali tali da non potere essere asportata o spostata ed incida in modo determinante sul territorio. Ne consegue che l’esecuzione dei lavori in assenza di permesso non costituisce un illecito qualora la serra, oltre ad essere collocata su terreno agricolo, sia formata da materiale facilmente rimovibile ed abbia una dimensione tale da armonizzarsi con l’ambiente circostante.

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n alcuni casi la realizzazione di una struttura da adibire a serra richiede il rilascio del permesso di costruire, a prescindere dalla destinazione agricola dell’area su cui è stato realizzato il manufatto. Ciò è quanto ha stabilito una sentenza della Cassazione penale che ha condannato una società cooperativa per avere costruito, illegittimamente, sul fondo di proprietà una serra per la coltivazione di ortaggi, poiché non era stata richiesta al Comune l’autorizzazione sebbene le caratteristiche della struttura rendevano necessario il rilascio di un titolo abilitativo. Nella sentenza si evidenzia che dell’opera edificata a serra devono essere valutate l’imponenza, la strutturazione, la tipologia dei materiali utilizzati e, soprattutto, l’ancoraggio stabile al suolo. èchiaro che la struttura richiede il preventivo rilascio di una concessione o autorizzazione quando è di grandi dimensioni e costruita su di una piattaforma di cemento armato. Serve, quindi, chiedere il permesso alla competente amministrazione quando la costruzione non possiede quelle caratteristiche per le quali la legge ne esclude la necessità, altrimenti si commette un reato urbanistico. A riguardo, infatti, il titolo abilitativo non deve essere richiesto quando la serra ha dimensioni che non incidono negativamente sull’ambiente e è situata su area agricola e con finalità esclusivamente agricole. Deve essere effettuata, per tanto,


Quell’ortofrutta “clandestina” Troppa ortofrutta “perde” l’etichetta di origine

Ortofrutta

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n Italia vengono importati oltre 3 miliardi di chilogrammi di prodotti ortofrutticoli delle più svariate provenienze che, però, molto spesso perdono la loro identità, la loro origine. Sono prodotti che possiamo definire “clandestini” non perché siano importati illegalmente, ma perché sempre più raramente viene esplicitata al dettaglio la loro provenienza che diventa, ovviamente, tutta italiana. Attraverso la conoscenza dell’origine si può capire quali prodotti sono di stagione, qual è il momento migliore per acquistare le ciliegie, le pesche, l’uva da tavola, che evidentemente non sono presenti nel nostro paese 12 mesi all’anno. Allo stesso tempo si potrebbe invece capire che, visto il suo clima favorevole, l’Italia può fornire pomodori e zucchine anche in pieno inverno, grazie a sempli-

ci tunnel non riscaldati utilizzati nel nostro meridione. L’esposizione di queste informazioni dovrebbe essere la normalità, se è vero che esiste una norma comunitaria che prevede l’obbligo di evidenziare i dati relativi all’origine, alla categoria, alla varietà per 10 prodotti ortofrutticoli (agrumi, mele, pere, pesche e nettarine, kiwi, fragole, pomodori, lattughe, indivia riccia e scarola, peperoni dolci, uva da tavola) e l’origine per tutti gli altri. Purtroppo la situazione di mercato è carente, come testimoniato anche da una recente indagine di una associazione di consumatori che ha verificato come solo il 22 per cento dei banchi di ortofrutta dei mercati rionali di 7 regioni fossero in regola, dato quasi dimezzato rispetto a 5 anni prima. I prodotti possono non essere confezionati o presentati nell’imballaggio, dove ci deve essere l’etichetta,

e quindi essere esposti e venduti allo stato sfuso, purché il rivenditore al minuto apponga sulla merce messa in vendita un cartello sul quale figurino in caratteri molto chiari e leggibili le indicazioni previste dalle norme relative alla varietà, all’origine del prodotto ed alla categoria. Si ricorda che l’esposizione di queste informazioni è obbligatoria ed è un diritto dei produttori, che vogliono vedere valorizzato il loro prodotto, e dei consumatori, che pagano per avere gli elementi per poter effettuare scelte consapevoli.


Usa: storico via libero ai salumi Finalmente si bloccheranno anche i tarocchi

Attualità

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oltre i 14 mesi può già essere esportato negli Usa. Dal culatello uruguaiano alla soppressata calabrese Made in Usa, dal salame veneto canadese al “Parma salami” del Messico, i consumatori statunitensi sostiene la Coldiretti - sono stati fino ad ora una facile preda di salumi taroccati che purtroppo è imbarazzante notare a volte vedono coinvolte all’estero imprese industriali italiane. Se l’abbattimento di questa anacronistica barriera com-

merciale, che ha fatto perdere all’Italia un importo stimato in 250 milioni di euro all’anno, sarà accompagnato a livello internazionale da una più decisa tutela delle denominazione di origine dei nostri salumi si aprono enormi spazi di crescita. La Coldiretti ricorda ad esempio che in Canada vengono venduti salumi locali con il marchio “San Daniele” e che non può essere esportato il prosciutto di Parma perché il marchio è stato registrato da una azienda privata.

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inalmente salami, pancette, coppe, culatello e altri salumi Made in Italy potranno arrivare sulle tavole dei 250 milioni di cittadini americani che fino ad ora sono stati costretti ad acquistare imitazioni di bassa qualità realizzate fuori dall’Italia. È la Coldiretti a commentare il passo storico compiuto con il superamento del blocco durato 15 anni delle esportazioni nazionali di salumi dal prossimo 28 maggio grazie alla pubblicazione del provvedimento con cui le autorità statunitensi di Aphis (Animal and Plant Health Inspection Service) hanno ufficialmente riconosciuto l’indennità dalla malattia vescicolare del suino di Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Piemonte e delle Province autonome di Trento e Bolzano. Si tratta di Regioni dove - precisa la Coldiretti - si concentra la stragrande maggioranza degli allevamenti di maiali e degli stabilimenti di lavorazione delle carni in Italia. In questo difficile momento di crisi - sottolinea la Coldiretti - si tratta di un passo importante per l’economia del sistema agroalimentare nazionale che ha ora l’opportunità di crescere nel ricco mercato americano dove le esportazioni di cibo e bevande italiane sono cresciute in valore del 10 per cento ad un livello record di 2,7 miliardi. Il provvedimento non riguarda il prosciutto che se stagionato


I falsi salumi italiani causano crisi allevamenti I Nac scoprono 4.000 chilogrammi di prodotto realizzato con carne straniera

Normative

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l giro di falsi salumi prodotti con carni straniere, ma spacciati come italiani è una delle cause della crisi dei nostri allevamenti dove i prezzi sono in discesa e le macellazioni nazionali si sono drasticamente ridotte del 17,4 per cento a febbraio 2013. È quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per i risultati dei controlli effettuati dai Nuclei antifrodi dei carabinieri (Nac) sulla tracciabilità ed etichettatura dei prodotti agroalimentari che ad inizio maggio hanno portato al sequestro di oltre 4.000 chili di prodotto, tra cui anche carne proveniente dall’Olanda in un circuito di produzione di falsi salumi falsi Dop. Quattro prosciutti su cinque di quelli venduti in Italia provengono da maiali allevati in Olanda, Danimarca, Francia, Germania, Spagna senza che questo – sottolinea la Coldiretti - venga chiaramente indicato in etichetta e con

l’uso di indicazioni fuorvianti come “nostrano” che ingannano il consumatore sulla reale origine. L’importante azione di controllo svolta dalle forze dell’ordine deve essere accompagnata – conclude la Coldiretti - da

una decisa politica di valorizzazione degli allevamenti nazionali che deve partire dalla obbligatorietà dell’indicazione dell’origine del suino in tutti i prodotti della macelleria e della salumeria.

Suini: produzione in calo in Italia e Ue Si stima un decremento produttivo dell’1,8% rispetto all’anno scorso

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roduzione suinicola in calo nell’Italia e in Ue, secondo le previsioni Anas per il 2013. Nel nostro paese si stima un decremento produttivo dell’1,8 per cento rispetto all’anno passato. La diminuzione interesserà soprattutto i primi nove mesi di quest’anno. Nell’ultimo trimestre si verificherà un parziale recupero, grazie a numeri sostanzialmente in linea con quelli dello stesso periodo del 2012. In totale la produ-

zione suinicola italiana di quest’anno dovrebbe ammontare a circa 12 milioni di capi. Calo più pronunciato a livello europeo, con un disavanzo del 3,4 per cento nel confronto con l’anno passato. I Paesi maggiormente interessati dal calo produttivo saranno la Germania (-4,1%), la Spagna (-3,8%), la Francia (-2,6%), la Polonia (-12,6%) ed il Belgio (-2,8%). Più stabili le produzioni di Olanda (-0,7%) e Danimarca (+0,4%).


Stop a cacciatori nei fondi agricoli

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l proprietario di un fondo non è tenuto a tollerare che altri vi pratichino la caccia, se l’esercizio di tale attività si pone in contrasto con le proprie convinzioni personali e morali. Secondo la Corte Europea dei Diritti Umani (Cedu), infatti, essendo l’attività venatoria esercitata a fini prevalentemente ricreativi, una legislazione nazionale non può impedire al proprietario di negare l’accesso al proprio fondo quando la caccia è vista da chi non la pratica come una ingerenza sproporzionata di terzi nella propria sfera privata. Non vale a contrastare tale opinione la constatazione che la caccia soddisfa l’interesse generale a che siano preservate soltanto le specie sane di selvaggina e che le coltivazioni siano tutelate contro i danni provocati dalla presenza indisturbata di animali selvatici. Neppure il riconoscimento di un compenso al proprietario tollerante è considerato dalla Cedu un rimedio proporzionato alla perdita del suo diritto a manifestare i propri convincimenti a favore della protezione della fauna selvatica. Il caso oggetto della sentenza (Cedu-Grande Camera, 26.6.2012, Herrmann vs. Germania) non costituisce una novità as-

soluta, essendo stata la Corte già in altre occasioni investita del compito di verificare se possa essere sacrificato il diritto di proprietà in presenza di un interesse della collettività, quale è quello alla pratica venatoria. La particolarità della pronuncia risiede nel fatto che i giudici hanno adottato un concetto ampio di proprietà, riconoscendo al titolare non soltanto un diritto reale sul bene fondo ma anche un vero e proprio diritto di esprimere e attuare, attraverso il fondo, le proprie idee. Vengono, cioè, garantiti il diritto a non subire invasioni di terzi nel proprio terreno e il diritto a non lasciare che le convinzioni altrui alterino il proprio rapporto con il fondo e con l’ambiente circostante, che si traduce nella libertà di non rendere disponibile il fondo per la cattura e l’uccisione degli animali selvatici. La decisione adottata dalla Corte assume particolare rilievo per l’Italia, appartenente alla categoria di quegli Stati membri nei quali il proprietario non può impedire a terzi di entrare nel proprio fondo per praticare la caccia, a meno che egli non abbia provveduto a recintarlo o non abbia destinato lo stesso a colture determinate suscettibili di essere danneg-

giate (così stabilisce il codice civile, all’art. 842). Una legge speciale del 1992 riconosce al proprietario il diritto di opporsi all’esercizio dell’attività venatoria, inoltrando entro 30 giorni dalla pubblicazione del piano faunistico-venatorio una richiesta motivata al presidente della giunta regionale. La richiesta è accolta quando si tratta di tutelare produzioni agricole condotte con sistemi sperimentali o a fini di ricerca scientifica, oppure quando vi è la necessità di evitare un danno ad attività di rilevante interesse economico, sociale o ambientale (l. 157/1992, art. 15, co. 4). L’attività venatoria è invece vietata nei fondi chiusi da muro o da rete metallica o da altra recinzione di 1.20 di altezza ovvero da corsi o specchi d’acqua perenni aventi una larghezza di almeno 3 metri (art. 15, co. 8). La sentenza della Cedu, quindi, amplia notevolmente i confini della proprietà privata, riconoscendo al titolare il diritto di opporsi alle attività di caccia anche quando non insistano sul proprio terreno particolari coltivazioni o attività bisognose di specifiche tutele, e anche quando il proprietario decida di non scegliere le attività da esercitarvi.

Notizie

La Corte Europea riconosce “l’obiezione di coscienza venatoria”

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Credito: una “boccata d’ossigeno”

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l taglio dei tassi è una boccata di ossigeno che ci auguriamo possa favorire l’accesso al credito delle PMI per le quali secondo la stessa Banca centrale Europea c’è stato ‘’un aumento delle necessità di finanziamento’’ accoppiato a ‘’un peggioramento della disponibilità di prestiti bancari’. È quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che Il credito agrario erogato alle

aziende agricole ha subito un taglio del 22 per cento nel 2012 con il valore delle erogazione sceso al livello più basso dal 2008. L’effetto credit crunch si è fatto sentire anche nel settore agricolo dove calano i finanziamenti e aumentano le sofferenze. Nel 2012 - sottolinea la Coldiretti - è stato erogato un monte-crediti all’agricoltura di 2,11 miliardi di euro, contro i 2,73

miliardi circa registrati nel 2011. In agricoltura - conclude la Coldiretti - c’è ancora voglia di investire, ma dall`inizio 2013 si è verificato un netto rallentamento della gestione dell`iter istruttorio presso le maggiori banche attive nel settore del credito agrario, con un preoccupante blocco dei processi di investimento, in particolar modo legati ai rinnovi degli impianti e macchinari.

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Per le imprese è positivo il taglio dei tagli della Bce


Il latte e i bambini Interessante mostra alla Coldiretti

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Notizie

isegni, sculture con bottiglie, vasetti di yogurt e materiale di riciclo, testi e cartelloni sono il frutto della fantasia dei 400 bambini delle scuole materne, elementari e medie di Asti e provincia che, dal 16 al 18 maggio, hanno partecipato ad una mostra allestita dalla Centrale del Latte di Torino presso la sede di Coldiretti Asti. Gli scolari hanno sviluppato in veste creativa il concetto della sana alimentazione che, insieme all’attività fisica, diventa mezzo di prevenzione.

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Sopra: l’affollata inaugurazione della mostra, a lato: i riconoscimenti agli insegnanti

17 sono state le opere premiate con una macchina fotografica d’ultima generazione e un Attestato di Partecipazione.

Un messaggio giunto dal cielo Ritrovato a Costigliole dopo un viaggio di 150 km con un palloncino

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Il signore ama chi dona con gioia’’ è questo il messaggio giunto a Cesare Stella attraverso il vento. ‘’Il sabato pomeriggio del 9 febbraio andavo a piedi nel mio vigneto per la potatura. Ad un tratto ho trovato un palloncino che portava legato a sè un bigliettino’’ racconta Cesare, un agricoltore di Sant’Anna di Costigliole d’Asti. Il biglietto, giallo e rettangolare diceva ‘’impariamo a rispettare la vita di tutti, ciao! Anna’’. A Cesare è arrivato uno dei tanti palloncini colorati che i giovani dell’oratorio San Filippo Neri di Angera (VA) lanciano al cielo ogni anno all’inizio della primavera in onore della Festa della Vita. Ognuno di questi palloncini porta con sè un

messaggio di pace, di amore, di fede e di vita da recapitare a qualcuno attraverso il leggero soffio del vento. Di molti palloncini non si hanno più notizie ma, in questo caso, Cesare ha voluto segnalarlo: “In questi tempo difficili, dove tante persone hanno abbandonato Dio, trovare un segno concreto giunto da lontano (Angera si trova a circa 150 chilometri da Costigliole), soprattutto dal cielo, mi fa pensare che lassù ci sia ancora Qualcuno che mi vuole bene’’ scrive in una lettera indirizzata all’oratorio di Angera. I giovani mittenti con questo semplice gesto, non hanno solamente arrecato un messaggio ma hanno fatto sorridere e riflettere Cesare, il quale scrive: Questo biglietto mi ri-

corda in particolare, mio nipote deceduto improvvisamente il 6 dicembre 2012, all’età di soli 23 anni; io lo interpreto come un messaggio da parte sua, come se volesse dirmi che il Signore ama chi dona con gioia’’. La lettera che Cesare ha mandato all’oratorio di Angera è stata ricambiata: oltre ad avergli spedito una copia del Bollettino Parrocchiale (sul quale, peraltro, hanno pubblicato la sua lettera) i ragazzi con affetto gli hanno comunicato la loro vicinanza attraverso la preghiera. Questa è la dimostrazione di come un gesto apparentemente banale possa, in realtà, suscitare ricordi, speranze e pensieri meravigliosi. Un palloncino, tanto significati.




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