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Speciale Consuntivo Annata Agraria Parte 2: allegato a “Il Notiziario Agricolo” n. 12 - Dicembre 2017
Su questo secondo fascicolo del Consuntivo dell’Annata Agraria 2016/17, riprendiamo le risultanze emerse nel corso della presentazione del 30 novembre scorso al “Palco 19” di Asti. Affrontiamo il settore zootecnico, con i bovini da carne e i comparti lattiero caseario, con gli ovicaprini, i settori suinicolo e avicunicolo, il cerealicolo, il corilicolo, l’ortofrutticolo, il vivaistico e l’apistico. I dati sono sempre riferiti al territorio della provincia di Asti. Anche grazie al varo del marchio IGP “Vitellone piemontese della coscia”, che deve comunque ancora entrare effettivamente in funzione, l’allevamento della razza Piemontese vive un periodo sufficientemente positivo. Ci sono purtroppo criticità per gli allevamenti semi brado: manca un’adeguata disponibilità di pascoli e la burocrazia ostacola la costruzione di ricoveri ade-
guati per gli animali. Nel 2017 è entrato in vigore l’obbligo dell’etichetta di provenienza anche per il latte UHT, accrescendone il valore alla stalla. Positivo è il settore dell’allevamento caprino, in continua crescita, trainato dalla Robiola DOP di Roccaverano: da valorizzare ancora è invece la carne di capretto, con il 60% dei consumi proveniente dall’estero. Scarsissima la produzione corilicola, con cali tra il 50 - 70% rispetto all’eccezionale annata precedente. Il settore ortofrutticolo oltre al calo produttivo, subisce ancora alti costi produttivi, unica consolazione un aumentato dei consumi, grazie ad uno stile di vita più salutistico. Infine, l’apicoltura subisce il sesto anno consecutivo ancora peggiore di tutti i precedenti, il calo produttivo è del 70% rispetto a un’annata media che però ormai non ricorda più nessuno.
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Il Bilancio di un’annata - Parte 2
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È nata l’I.G.P. Vitellone della Coscia
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SETTORE ZOOTECNIA - COMPARTO BOVINI DA CARNE
Nel 2017 è stato finalmente ottenuto il riconoscimento comunitario I.G.P. “VITELLONE PIEMONTESE DELLA COSCIA” per la razza bovina Piemontese. Un avvenimento che potrà essere di buon auspicio per i 4.200 allevatori e per i 300.000 capi allevati, contando che il riconoscimento dovrebbe ulteriormente tutelare e valorizzare le caratteristiche di pregio di questa razza. D’altra parte si tratta della prima razza bovina che ottiene questo importante riconoscimento comunitario. Le quotazioni dei bovini da macello nel corso del 2017 sono state su livelli soddisfacenti garantendo agli allevatori un’equa remunerazione. Il comparto, nell’Astigiano, ha segnato un leggero incremento di capi allevati (specialmente da ingrasso), con una diminuzione del numero degli allevamenti e l’aumento medio del numero di capi/allevamento, specie negli allevamenti di dimensioni maggiori, dove essenzialmente viene praticato l’ingrasso con animali da ristallo. Nella realtà astigiana la razza bovina Piemontese rimane comunque quella più apprezzata e con le maggiori quotazioni di mercato fino a raggiungere 4,30 euro al Kg per i vitelloni da macello. Da segnalare come la maggior parte degli allevamenti astigiani utilizzi, per il mantenimento degli animali, cereali e foraggi di produzione aziendale garantendo una stretta integrazione tra coltivazione/produzione ed allevamento, condizione indispensabile per la salvaguardia di una zootecnia di qualità e sostenibile. Si stanno sempre più diffondendo gli allevamenti allo stato semibrado di vacche, pratica che si adatta bene alla nostra realtà collinare, ma che sconta ancora problemi legati al frazionamento territoriale, alla disponibilità (scarsa) di pascolo, alle difficoltà della costruzione di ricoveri temporanei che vengono ostacolati dai
COSA VA & COSA NON VA La Razza Piemontese sulle ali dell’Igp Valore dei bovini da macello L’allevamento semibrado L’auto approvvigionamento alimenatre Disponibilità dei pascoli per il semibrado Piani Regolatori dei Comuni
PRGC dei comuni ed anche dall’assoluta mancanza di applicazione di tecnologie per il controllo dello stato di questi animali in ambienti non confinati. Sicuramente tale tipo di allevamento, si adatta bene al territorio astigiano e può essere un fattore di promozione specie in un’ottica di allevamento sostenibile.
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Speciale Consuntivo 2016/2017
CLASSI DIMENSIONE ALLEVAMENTI BOVINI
SETTORE ZOOTECNIA - COMPARTO BOVINI DA CARNE
N. ALLEVAMENTI E CAPI BOVINI
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ALTRI SETTORI ZOOTECNICI
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SETTORE ZOOTECNIA - COMPARTO BOVINI DA CARNE
ALTRI ALLEVAMENTI
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Bene i caprini da latte, manca distintività per la carne Risulta in continua crescita il numero dei caprini allevati. L’approccio a questo tipo di allevamento è sostanzialmente legato alle buone performance economiche e di vendita dei trasformati del latte caprino che, prevalentemente, viene usato per la Robiola di Roccaverano D.O.P. Gli operatori del settore stanno inoltre lamentando la mancanza di legame tra i capretti allevati e la loro carne che non avendo differenzazioni sul mercato sconta la concorrenza della carne importata.
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Rimane sostanzialmente stabile il numero dei capi di vacche da latte cosi come le aziende di questo settore. Si registra nell’anno 2017 un aumento del prezzo del latte alla stalla. Sarà un caso ma nel 2017 è entrata a regime l’obbligo di etichettature della provenienza anche sul latte ad UHT.
SETTORE LATTIERO CASEARIO E CAPRINI - OVINI
Grazie all’etichettatura aumenta il valore del latte alla stalla
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Calano i costi dei mangimi, ma infastidisce l’import
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SETTORE SUINICOLO E AVICUNICOLO
Sostanzialmente stabile è il numero dei capi allevati. I prezzi dei capi da macello sono stati sostanzialmente in leggero rialzo attestandosi a livelli superiori all’anno precedente che legati al basso costo dei mangimi ha determinato una resa economica superiore agli anni precedenti. Il settore, comunque, non gode di ottima salute considerate l’import di carne gia macellate, le problematiche di natura ambientale dovute allo smaltimento delle deiezioni e non ultimo al benessere animale dovuto al tipo di allevamento intensivo.
Male gli animali da macello; bene le uova, ma l’aviaria preoccupa
Per il comparto avicolo da carne, in particolare per i Broiler, il valore dei capi da macello sconta prezzi sempre bassi, d’altronde il sistema allevatoriale legato a contratti di soccida facenti capo a grosse società di commercializzazione della carne, pagando gli allevatori sulla base dei listini camerali ha tutto interesse a tenere bassi i prezzi. Per quanto riguarda la produzione di uova il mercato ha mostrato segnali confortanti di ripresa ed i listini prezzi segnano una crescita a partire da metà dell’anno in corso. Purtroppo le recenti notizie di focolai di “aviaria” inizialmente in Veneto, poi in Lombardia ed Emilia Romagna ed ora anche nell’Astigiano stanno creando non pochi danni al sistema degli allevamenti avicoli per le misure restrittive messe in atto dalla Sanità.
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Notevole riduzione produttiva
Progetto di filiera tra Coldiretti e Novi Costante crescita professionale degli addetti Aggiornamento tecnologico delle imprese agricole Cascola dei frutticini, anche per le gelate Forte perdita produttiva: fino al 70% Cimice: danno medio compreso tra il 3 e il 6%
SETTORE CORILICOLO
COSA VA & COSA NON VA
efficaci, ma va rilevato l’intenso sforzo del mondo tecnico-scientifico nella ricerca di soluzioni efficaci ed ecocompatibili. Tra gli aspetti positivi c’è sicuramente un’ulteriore importante crescita del progetto di filiera fra Coldiretti e l’industria dolciaria Novi. Quest’anno sono ulteriormente aumentati i conferimenti di nocciole e hanno interessato ben 176 corilicoltori dell’Astigiano. Un altro aspetto da non sottovalutare, e che fa ben sperare per il futuro, è la costante crescita professionale di tutto il settore, anche grazie a un continuo aggiornamento tecnico degli addetti e tecnologico delle imprese agricole.
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Campagna corilicola non priva di difficoltà, dovute a tutta una serie di problematiche che hanno determinato un forte calo produttivo rispetto all’annata precedente. In molti noccioleti, a partire da fine giugno, si è assistito ad una cascola anticipata dei frutticini in formazione, fenomeno accentuato dalla gelata primaverile del 19-21 aprile nel periodo in cui iniziava la fase di differenziazione delle nocciole. Temperature particolarmente alte e un prolungato periodo di siccità hanno portato ad un anticipo della raccolta. Dall’analisi dei dati produttivi è emersa una forte perdita di produzione che in certe zone ha toccato il 50-70% di prodotto. Le cause di questo decremento sono da ricercare sicuramente nell’altalenante andamento fisiologico del nocciolo da un anno all’altro, al quale bisogna aggiungere la preoccupante diffusione della cimice asiatica anche nei nostri areali, oltre ai già citati problemi di siccità estiva e gelate primaverili. Tutti fattori che hanno influito non poco anche sulla qualità, risultata inferiore rispetto gli ultimi anni con una consistente percentuale di cimiciato mediamente variabile dal 3 al 6 %. Di non poco conto è stato il livello di attenzione dal punto di vista agronomico e fitosanitario, da parte del Servizio Tecnico Coldiretti e Agrion, con monitoraggi periodici in noccioleti campione e l’organizzazione di vari eventi tecnico/dimostrativi sul territorio che hanno visto la partecipazione di centinaia di corilicoltori professionali. Al calo produttivo è seguita anche una flessione delle quotazioni di mercato rispetto lo stesso periodo dell’anno scorso, anche se attualmente i prezzi mostrano una tendenza all’aumento. Per il futuro desta particolare preoccupazione la veloce diffusione della cimice asiatica verso areali fino adesso non colpiti, con i conseguenti rischi sulla produzione delle successive campagne. Attualmente manca ancora una strategia e mezzi di difesa
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SETTORE CORILICOLO
SUPERFICIE NOCCIOLETO IN PIEMONTE
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Annata storta, ma crescono i consumi
Aumento dei consumi, anche grazie agli “smoothies” Grado zuccherino dei frutti Gelate e siccità Carenze idriche Aumenti dei costi produttivi Calo produttivo delle mele: -20% sul 2016
SETTORE ORTO FRUTTICOLO
COSA VA & COSA NON VA
frullati e centrifugati di frutta e verdura che soddisfano nutrono, dissetano, reintegrano i sali minerali persi con il sudore, riforniscono di vitamine, mantengono in efficienza l’apparato intestinale con il loro apporto di fibre e si oppongono all’azione dei radicali liberi prodotti nell’organismo dall’esposizione al sole. Peraltro quest’anno la frutta, che si è salvata da nubifragi e siccità, è dolcissima per le condizioni climatiche che hanno garantito un elevato grado zuccherino e di sostanze antiossidanti (vitamine, antociani e betacaroteni). Purtroppo, però, nelle campagne si soffre per i prezzi in calo fino al 40% che non coprono i costi di produzione per effetto delle distorsioni del mercato, mentre l’ISTAT certifica che al dettaglio i prezzi sono in aumento (+ 4,9%). Occorre estendere al più presto l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della frutta trasformata in conserve e succhi per evitare che venga spacciata come Made in Italy quella importata dall’estero, ed aumentare i controlli sull’ortofrutta fresca di importazione, spesso etichettata e venduta per nazionale. Prosegue l’accordo di fornitura fra “Orto Piemonte” e “Saclà Spa”. Anche quest’anno sono state contrattualizzate 600 tonnellate di ortaggi.
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Nel 2017 la produzione orto-frutticola è stata negativamente condizionata dalle gelate che hanno colpito l’intero nostro territorio, dal 18 al 21 aprile, producendo danni sia quantitativi che qualitativi. Dopo un inverno e una prima fase della primavera abbastanza miti e poco piovosi, il clima secco ed il vento, hanno provocato un brusco abbassamento delle temperature e non pochi danni alle coltivazioni. La piovosità particolarmente bassa, soprattutto nel periodo estivo, ha favorito la difesa fitosanitaria dalle specie fungine mentre ha reso più aggressivi alcuni insetti, in particolare lepidotteri carpofagi e cimici. Oltre ai danni diretti per le condizioni climatiche avverse, vanno ricordati anche i notevoli aumenti nei costi di produzione (es. nell’orticoltura in serra per irrigazione, umidificazione, ombreggiamento, ecc.) o, peggio, l’impossibilità di coltivare (es. ortaggi in pieno campo senza disponibilità di acqua per irrigazione). Per le mele va registrato un notevole ridimensionamento produttivo, con un calo di almeno il 20% rispetto al 2016 e, talvolta, una sensibile riduzione del calibro dei frutti. Alcune importanti sfide per la redditività nel settore dell’orto-frutta fresca riguardano la valorizzazione di salubrità e provenienza, e riguardano la qualità, ottenibile con adeguate e innovative scelte agronomiche, ad esempio attuando la fertirrigazione che permette di fornire l’acqua e i nutrienti in modo commisurato agli effettivi fabbisogni, contromisura efficace ai cambiamenti climatici come la siccità 2017. Il caldo record 2017 stravolge i consumi, con aumenti del 3-4% per l’ortofrutta rispetto allo scorso anno. Un andamento influenzato dalle condizioni meteorologiche, ma anche da uno stile di vita più salutistico con il ritorno della dieta mediterranea, con l’affermarsi di smoothies (bevande leggere a base di frutta e verdura),
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Migliora il bilancio Import/Export
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SETTORE FLOROVIVAISTICO
Anche in questo settore l’andamento climatico 2017 ha inciso pesantemente, modificando spesso la periodicità di coltivazione e commercializzazione, mettendo non poco alla prova l’esperienza e la professionalità dei produttori; in particolare pensiamo ai comparti che vanno per la maggiore nelle aziende florovivaistiche astigiane: le piantine orticole, i fiori annuali e i crisantemi, destinati direttamente o indirettamente all’utilizzatore finale. Il clima favorevole di inizio primavera ha stimolato diffusamente l’anticipo dell’ondata di trapianti sia per le orticole che per i fiori annuali, ma il gelo di metà aprile ha distrutto molti impianti e “raffreddato” la campagna di commercializzazione fino a metà maggio. È seguito un boom di trapianti tra metà maggio e inizio giugno, poi il progressivo aumento di temperature e l’assenza di precipitazioni ha bloccato la commercializzazione vivaistica, tranne poche eccezioni, fino a fine agosto quando si è verificata una piccola ma tardiva ripresa dei trapianti. Dal punto di vista fitosanitario, al di là di qualche differenza tra aziende e tra specie vegetali, in genere sono diminuiti i problemi di natura crittogamica, mentre vi è stata un’impennata per determinate infestazioni (soprattutto tripidi e ragnetto rosso). Per quanto riguarda i prezzi di vendita, soprattutto dopo le gelate si è assistito ad un eccesso di offerta di piantine e un calo dei prezzi, la domanda primaverile è poi ripresa ma in modo molto concentrato con calo dei prezzi medi. Nota diversa per il crisantemo i cui prezzi in genere hanno tenuto, con alcune situazioni e varietà che hanno fatto registrare un aumento nel prezzo di vendita. Dal punto di vista generale, dell’annata 2017 in questo settore possiamo ricordare
COSA VA & COSA NON VA Approvazione “Bonus Verde” Valore dei Crisantemi Meno problemi di natura crittogamica Le gelate hanno influenzato l’andamento produttivo e di conseguenza i mercati Infezioni da tripidi e ragnetto rosso un miglioramento del saldo della bilancia commerciale import-export, una ripresa ancora stentata dei consumi interni, una passione per piante e fiori ancora deludente nei giovani, mentre è in progressivo aumento quanto più si alza l’età (soprattutto orti per autoconsumo). Altro aspetto generale degno di nota riguarda l’approvazione in autunno del cosiddetto “bonus verde”, con detrazioni del 36% per la cura del verde privato (terrazzi, giardini, anche condominiali). Un impegno che arriva per combattere lo smog ed abbellire le nostre città dove ci sono appena 31,1 metri quadrati di verde urbano per abitante. Una misura importante vista la crescita dei livelli di smog e polveri sottili. Favorendo la diffusione e la qualità di parchi e giardini si potrà ridurre l’inquinamento, infatti una pianta adulta può catturare dall’aria da 100 a 250 grammi di polveri sottili. È auspicabile, quindi, che tale provvedimento possa avere un buon impatto e venga utilizzata la leva fiscale per riconoscere i benefici collettivi che derivano dalla cura e dagli investimenti privati nel verde.
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Di male in peggio: in fumo il 70% del prodotto
Diminuzione delle infezioni da varroa Sesto annus horribilis consecutivo Siccità, fronte artico e gelate Produzione azzerata di Melata e Acacia Importazioni di mieli di dubbia qualità Furti di nuclei e alveari
SETTORE APICOLTURA
COSA VA & COSA NON VA
tarassaco è stata a macchia di leopardo, registrando medie comprese in una forbice tra i 5 e i 10/kg ad alveare nelle zone di pianura. Nella prima parte del mese di aprile le temperature al di sopra delle medie stagionali hanno determinato un anticipo delle fasi fenologiche delle piante (almeno 10-15 giorni) e, a differenza delle altre annate, non si è assistito ad una gradualità di fioritura tra zone pianeggianti e zone collinari. La seconda parte del mese, invece, è stata caratterizzata da un inasprimento delle condizioni meteorologiche, con abbassamento repentino delle temperature, gelate tardive e grandinate a macchia di leopardo, accompagnate da giornate molto ventose. La vegetazione non gravemente danneggiata dalla gelata ha reagito con fioriture anche di lunga durata, ma sostanzialmente prive di nettare. Se inizialmente le famiglie si presentavano nel complesso in buono stato, a causa del peggioramento meteorologico molti apicoltori hanno assistito ad un rapido ridimensionamento e peggioramento delle colonie. Il raccolto di miele di acacia è stato quindi praticamente assente: in molti casi non sono stati neanche levati i melari a fine fioritura. Non sono state migliori le produzioni di
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Andamento generale Il 2016 era stato definito “il peggior anno apistico degli ultimi 35 anni”: in questa espressione era implicita la convinzione di potersi solo risollevare, perché “peggio di così ….”. L’anno 2017, invece, ha avuto il potere di zittire qualsiasi ulteriore commento in merito, con un calo produttivo stimato in oltre il 70%. Il disastro ha coinvolto il nostro territorio astigiano, ma non solo; tutto il Piemonte, salvo locali eccezioni, ha subito danni consistenti. L’astigiano, in particolare, però, può “vantare” il fatto che con il 2017 ammontano a 6 gli anni funesti, con un disarmante crescendo di negatività. Le conseguenze di questo trand continuano a pesare soprattutto sulle aziende di medio–piccole dimensioni, dove gli investimenti in strutture ed attrezzature, effettuati negli anni precedenti e ora diventati insostenibili, portano a importanti ridimensionamenti. L’implacabile successione di siccità invernale, primavera fortemente anticipata, calda e siccitosa anch’essa, il passaggio di un fronte artico a fine aprile e nuovamente una lunga siccità estiva, hanno rappresentato un fenomeno destabilizzante per insetti e piante. Unica nota positiva: il livello di infestazione da varroa risulta relativamente basso. Furti di nuclei e alveari sono stati segnalati anche durante questa stagione produttiva, tuttavia si comincia a riscuotere interessanti successi nella cattura dei ladri grazie a sistemi di telecamere e tracciatura GPS del materiale. Produzioni In primavera lo sviluppo della vegetazione ha registrato un anticipo di qualche settimana rispetto alla norma, anticipando quindi anche l’avvio della stagione apistica. I raccolti primaverili sui fruttiferi sono stati non particolarmente abbondanti, ma sufficienti per lo sviluppo delle colonie più in difficoltà e in vista della fioritura delle acacie. La produzione di miele di
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SETTORE APICOLTURA
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miele di ailanto, comprese tra 0 e 5 kg/alveare. Per quanto riguarda la produzione di miele di castagno, in Piemonte i livelli produttivi hanno avuto un andamento a macchia di leopardo: sono state segnalate medie produttive intorno ai 15 kg/alveare, con punte massime che hanno raggiunto circa 25/kg/alveare nelle zone montane più vocate. La produzione di miele di tiglio è stata abbondante solo in alcune zone di montagna (15-20 kg/alveare), mentre in pianura non ha sortito esiti soddisfacenti. La produzione di millefiori estivo è risultata assente. Il grande assente della stagione 2017, però, è stato il miele di melata, infatti nella stagione appena conclusa, l’areale con presenza di metcalfa si è drasticamente ridimensionato e la siccità ha impedito la produzione delle melate. Nella ristretta zona produttiva, quindi, si sono ottenuti raccolti fino a poco tempo fa impensabili (0-10 kg/alveare). Sanità Dal punto di vista sanitario, sono state segnalate consistenti perdite invernali di colonie (inverno 2016/17), dovute, nella maggior parte dei casi, a varroa. Le fioriture primaverili, seppur scarse, sono risultate utili ai fini di un buon sviluppo delle famiglie ad inizio stagione. Durante l’estate, però, per la carenza dei raccolti di nettare e di polline, protratta dal mese di maggio fino a fine agosto, si è assistito ad un progressivo peggioramento dello stato delle colonie. Una ripresa delle stesse è avvenuta a fine stagione, a partire da settembre, grazie alla fioritura autunnale dell’edera, ricca di polline, complice anche il lungo autunno con temperature miti. Attualmente abbiamo una situazione di colonie non di grandi dimensioni, ma tendenzialmente sane e apparentemente con bassi livelli di varroa. Solo a trattamenti invernali conclusi, però, si potranno avanzare previsioni sulle capacità di svernamento. Avvelenamenti da trattamenti antiparassitari e nuove avversità
Anche nel corso del 2017 sono stati segnalati alcuni casi di spopolamento nelle zone di coltivazione del nocciolo, in concomitanza dei trattamenti contro la cimice. Per quanto riguarda la Vespa velutina, volgarmente detta calabrone asiatico, durante il 2017 non sono stati rinvenuti altri casi di presenza. Aspromiele sollecita comunque sempre tutti gli apicoltori ad attivarsi con trappole per il monitoraggio già a partire dal mese di marzo/aprile. Il coleottero Aethina tumida, monitorato direttamente dai veterinari del Servizio Sanitario, fortunatamente non è stato ritrovato nella nostra Regione. Emergenza furti In continuità con gli anni precedenti sono stati denunciati diversi casi di furto di materiale apistico (apiari interi, alveari, nuclei, singoli favi di covata o singole regine). Aspromiele sollecita sempre a sporgere regolare denuncia presso le forze dell’ordine. Nota positiva: cresce il numero dei ladri catturati in flagranza di reato grazie alla protezione degli apiari con sistemi di fototrappole o di allarme satellitare. Commercializzazione A fronte della scarsa produzione di miele registrata negli ultimi cinque anni, le scorte di prodotto si mantengono a livelli piuttosto bassi e l’ingresso in Italia di miele di importazione di dubbia provenienza e qualità è diventata realtà. Il valore del miele dovrebbe mantenersi sui livelli dello scorso anno. Per informazioni sui valori di mercato del miele si segnala il sito www.informamiele.it
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