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a Posta Vecchia Hotel riaprirà le sue porte dal 30 dicembre al 2 gennaio, vestita dei suoi abiti più eleganti. Festeggia la notte di San Silvestro con una cena di gala al ristorante The Cesar e un menu gourmet creato dall’Executive Chef Antonio Magliulo, che renderà omaggio ai grandi classici della tradizione reinterpretati in chiave contemporanea. La serata continuerà con balli sulle note musicali della Montefiori Cocktail Band, brindisi di mezzanotte e fuochi d’artificio sul mare. In questa casa ricca di storia e di charme si possono anche organizzare cene private e ricevimenti ed affittare in uso esclusivo tutte le 19 camere, che possono ospitare fino a 40 persone. Gli ospiti avranno a disposizione l’antica villa, il ristorante The Cesar, la terrazza sul mare, tanto spazio nel parco, più tre incantevoli saloni al piano terra: la Sala Camino, lo Studio Vanvitelli e lo Studio Getty. Qualsiasi sia l’occasione, La Posta Vecchia può diventare una villa privata sul mare, il luogo perfetto per celebre un evento speciale, disponibile tutto l’anno su richiesta.
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TUTTOVINO
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CUCINA ROMANA
sommario OTTOBRE - NOVEMBRE 2017
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Dove Mangiare Pizzerie e Ristoranti scelti per voi
Prodotti Stagionali Funghi & Castagne, delizie della stagione autunnale
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Oroscopo Lavoro, amore, salute e il consiglio da gustare
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A N I C CU ANA M è O o R o il cib
CUCINA ROMANA
d n a u q
I D N U M T U P CA
di Roberta D’Ancona, giornalista e food blogger. Per saperne di più: robertadancona@hotmail.com / incucinaconroberta.blogspot.it
Nel corso dei secoli, alla grandezza del popolo romano ha contribuito, senza ombra di dubbio, la cucina. Roma è eterna in tutto, non soltanto per la sua storia, ma anche quando si sta a tavola. Mangiare bene ha permesso ai Romani di dominare il mondo e ancor oggi è possibile attraverso la cucina ripercorrere la storia di Roma da angolazioni inedite, altrettanto importanti per comprenderne la dimensione umana e culturale. Nella cucina contemporanea romana sono convogliate diverse specialità delle tradizioni culinarie dell’antica Roma, in cui era possibile mangiare qualunque prelibatezza del mondo civilizzato. Nel ‘400 e nel ‘500 la cucina delle corti italiane segue certe regole comuni: è straordinariamente elaborata, via via sempre più ricca di spezie, affidata a cuochi e scalchi che passano da una capitale all’altra; ma il popolo, la borghesia, continuano per conto loro a seguire una cucina regionale, locale, che pur subisce le sue trasformazioni e i suoi scambi con la cucina aulica dei sovrani, ma che obbedisce comun-
que a canoni propri. Ai primi del ‘600 Roma tocca uno dei momenti più modesti della sua storia. Dopo gli splendori e il crollo della politica europea e temporale dei papi, la popolazione è ridotta notevolmente di numero intorno alla corte papale; non ci sono grandi correnti di scambi commerciali e la cucina mantiene quella tendenza conservatrice che è già insita nel carattere dei romani. Quando la popolazione comincia a risalire e Roma torna metropoli e si inserisce in una cornice europea, lo schema della cucina è in pratica quello che conosciamo ancora oggi e che i forestieri ricercano con ghiotta curiosità. Il passaggio dal ‘500 all’800 potremmo dire che è in qualche modo segnato dalla continuità delle Osterie. Nell’800 la cucina romana assume una fisionomia che è in pratica quella di oggi.
DALLA ROMA DEI RE ALLA CADUTA DELL’IMPERO Quello romano è certamente l’impero per antonomasia. Roma, fondata, secondo un preciso rituale sacro,
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FORSE NON SAI CHE… Verso il 1450 le Osterie romane erano più di mille: numero spropositato in rapporto alla popolazione, servivano da asilo per i pellegrini, i visitatori e i personaggi illustri che si recavano alla corte papale. alla metà dell’VIII secolo a.C., da genti rustiche e rozze, subì ben presto l’influenza dei più evoluti Etruschi, come più tardi subirà l’influenza dei Greci, anche da un punto di vista gastronomico. La storia della cucina romana può essere divisa in due periodi. Il primo, il più antico, è quello della Roma dei Re, dal 750 a.C. al 27 d.C. Il secondo attraversa tutto il periodo imperiale fino alla caduta dell’Impero Romano, dal 27 al 395 d.C. La prima Roma era popolata prevalentemente da ex pastori, fermatisi in quei luoghi non più per una questione di greggi e di pascoli, ma per scambi commerciali. Tra il IX e l’VIII secolo a.C., un rudimentale sistema insediativo si consolida sulla riva sinistra del Tevere, nell’area compresa tra il Campidoglio, l’Esquilino e il Quirinale. Le risorse naturali,
benché non molto abbondanti sono sufficienti per la ridotta popolazione dell’area in cui sta per nascere Roma. L’agricoltura non conosce ancora i tipi di grano più adatti a fare il pane, ma l’allevamento delle pecore e delle capre è facilitato dall’estrema vicinanza delle saline, che forniscono l’elemento indispensabile per la sopravvivenza delle greggi. Tutto intorno vi sono boschi di querce dove i maiali possono pascolare allo stato brado. E vi sono anche le risorse alimentari fornite dalla caccia e dalla pesca. È quanto basta perché nasca una città.
I GRANDI CLASSICI DELLA CUCINA ROMANA Roma, capitale della civiltà moderna, ha la cucina più plebea del mondo. Nell’arco di quasi venti secoli, la
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cucina romana è rimasta fedele a sé stessa. I gusti dei concittadini di Catone e di Cicerone non si sono mai smentiti, anche se nel periodo fastoso dell’apogeo dell’Impero e nella decadenza alcuni facoltosi romani si distinsero per banchetti ‘luculliani’, cioè opulenti e stravaganti come quelli del ricco Lucullo o del gaudente Trimalcione. All’ombra del Cupolone sono nati molti piatti celebri, entrati di diritto fra i ‘classici’ del menu all’italiana. Basti pensare alle maestose pastasciutte, fra le quali spiccano le Fettuccine alla romana, i Bucatini (e gli spaghetti) all’amatriciana, gli Spaghetti alla carrettiera con tonno, funghi e pomodoro, quelli alla carbonara (così chiamati perché pare fosse il piatto tipico di chi lavorava nei boschi, molto nutriente e perciò adatto a chi era sottoposto a grandi fatiche) con guanciale, pecorino e rosso d’uovo. Ma anche la semplice Pasta ajo e ojo, la Stracciatella e la classica minestra o Zuppa di fagioli, che prende sapore da un battuto di lardo ricco di aromi. Passando ai piatti di mezzo, è nota la fortuna che incontrano a Roma e dintorni le frattaglie, le code dei bovini, le zampe e le guance degli animali da macello, tutto ciò che sotto il Cupolone si chiama il quinto quarto, ossia tutte le parti di scarto del manzo (o di altro animale) che rimanevano dopo che si erano tagliati i quattro quarti, i due del davanti e i due del dietro: dalla coda alle budelline, dalla trippa alle rigaglie, alla guancia. Fra i piatti di carne, sempre in testa al menu, sono le tenere carni d’agnello arrosto o alla cacciatora, il garofolato di
manzo, i famosi Saltimbocca. Nel menu romano non può mancare un fritto scelto e giustamente celebrato: i pezzetti, composto da cervella, animelle, fegato, carciofi, zucchine, ricotta, mele, pere, fette di pane. Il Fritto misto presenta, invece, fette di carne, costolette d’abbacchio, verdure ripassate in padella.
CUCINA ROMANA O ROMANESCA? Di secolo in secolo, la cucina romana si è evoluta, fino ad arrivare alla cucina romana contemporanea o, come amano precisare gli storici, alla cucina romanesca dei nostri giorni. La cucina romana, infatti, è quella della Roma imperiale, mentre quella giunta fino a noi ha perso il suo filone aristocratico per assumere caratteristiche popolaresche. Tre sono le componenti che la caratterizzano: quella del filone romano-giudaico, quella burina, di derivazione abruzzese e, infine, quella macellara.
IL FILONE ROMANO-GIUDAICO La cucina ebraica è molto presente non solo nelle famiglie, ma anche nei ristoranti, nelle trattorie. Tale presenza massiccia è dovuta al fatto che i primi insediamenti di ebrei in Italia sorgono a Roma, e ancora oggi la Capitale accoglie la comunità ebraica più numerosa. Segni evidenti della millenaria presenza ebraica in Roma rimangono in certi piatti della cucina romana, arricchita dai notevoli apporti delle tradizioni orientali, importate dai mercanti e dagli artigiani ebrei sin dal
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X sec. Ogni piatto della cucina ebraica è di per sé molto elaborato, per osservanza alle regole religiose, per trasformare alimenti poveri in piatti gustosi, nonché per la solennità che il cibo riveste da sempre tra gli ebrei, che considerano la tavola luogo di sacrificio e preghiera. Si tratta, comunque, di una cucina semplice, ma resa sempre nuova e interessante dalle note orientali e dall’uso di ingredienti molto profumati come uvetta, pinoli, cannella e chiodi di garofano. Fra i raffinati piatti, entrati con alcune varianti nella tradizione della cucina romana, riscontriamo alcuni fritti, come i fiori di zucchina farciti con mozzarella e alici, i filetti di baccalà, nonché una serie di ricette tipiche delle festività religiose, come l’indivia con le alici, i Carciofi alla giudia, il Risotto di Shabbat, il pane a forma di treccia, gli Aliciotti con l’indivia, le Coppiette di carne secca (piatto anche del capodanno sefardita). È molto probabile che la prevalenza dei sapori agrodolci
in molti piatti di pesce, conosciuti ancora oggi con l’appellativo alla ebraica o alla giudea, risalga alla tradizione culinaria degli ebrei nell’antica Roma.
LA COMPONENTE BURINA La componente burina è certamente legata all’aspetto rustico popolaresco di molti suoi piatti, nonché all’uso di ingredienti genuini, provenienti in gran parte dall’orto e dal pascolo. Fin dai tempi più antichi, questa cucina, pur nella sua infinita genuinità e semplicità, si è caratterizzata per una ricchezza di sapori tale da poter comparire sulle tavole anche dei signori. E così il termine burini, con cui si indicavano un tempo i contadini romagnoli che fino a tutto l’Ottocento andavano a lavorare la terra nell’agro romano, è entrato anche in cucina ad indicare l’apporto dato alla cucina romana dalla presenza di queste comunità, come di altre comunità di regioni confinanti, dalle quali la
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cucina romana ha ricavato numerosi piatti tipici, che già nel nome nascondono origini non propriamente romane, pur essendo ormai del tutto assimilati dalla tradizione gastronomica della Capitale. Si spiega così, intatta ancora oggi, la passione dei romani per l’abbacchio, giovanissimo agnello, per le interiora variamente cucinate e per il pecorino. Dalla Ciociaria, zona della provincia di Frosinone, la cucina romana ha acquisito diversi piatti, alimenti e usanze. Ad es, la Provatura fritta, una sorta di mozzarella il cui nome deriva da prova, cioè l’assaggio del cacio fatto dai casari per controllarne la filatura della pasta. Questo piatto altro non è che mozzarella fritta, frequentemente presente negli antipasti romani assieme alle frittate con la ricotta insaporite da qualche erba aromatica, prima fra tutte la menta. Particolare è la Frittata burina, di cuori di lattuga mescolati alle uova e a pezzetti di formaggio. Tipica della Ciociaria è la frittata all’aglio che si fa solo in primavera, perché l’aglio deve essere freschissimo. Ricordiamo anche il Pancotto, la minestra fatta con pane raffermo, una ricetta presente in tutta la cucina contadina del centro-sud con molte varianti. E, visto che nelle campagne ciociare l’allevamento degli ovini è molto praticato, ricordiamo tutti i piatti a base di agnello. Non tanto come riferimento all’Abbacchio scottadito (costolette e pezzi di agnello cotti con l’osso, che i romani mangiavano ai pranzi con le mani, scottandosi appunto le dita), quanto a
piatti più poveri come la Coratella di abbacchio, le Animelle al prosciutto, la Pajata fatta con le budelline, tutti piatti che usano le parti di recupero. Altre ricette ed alimenti la cucina romana li ha ereditati dalla vicina provincia di Viterbo, centro agricolo-commerciale di notevole importanza. Le famose Anguille alla bisentina ne sono un esempio. Le stesse derivano il loro nome dalla Bisentina, un’isoletta che sorge in mezzo al Lago di Bolsena, dove si pescano appunto ottime anguille che hanno dato vita a un famoso proverbio: “Vino de Montefiascone e anguilla de Bolsena, nun c’è mejo cena”. La ricetta prevede che le anguille, infarinate e fritte, vengano insaporite con aceto bianco di buona qualità, abbondante pepe e alloro. Fra gli altri piatti della zona, le antiche Pizzacce, frittate realizzate con uovo, farina e latte, sulle quali viene grattato del pecorino e che vengono spolverate con un velo di zucchero cannellato; la Zuppa casereccia, una zuppa alla contadina cucinata con sedano, lattuga, aglio, pomodoro e i fagioli che si producono nella zona, i cosiddetti quarantini, perché maturano in circa quaranta giorni. Un’altra zuppa di fagioli proviene da antichi monasteri ed è denominata Imbracata, perché arricchita di tagliatelle e cotenne; un piatto sostanzioso a cui pare si riferisca il proverbio: “Chi se vò imparà a magnà, da li preti bisogna che và”; e, ancora, le Fettuccine alla burina, tipiche di tutto il Viterbese, condite con piselli, funghi secchi, prosciutto
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CUCINA ROMANA cotto e panna. Dalla Maremma Laziale, che risente dell’influenza della cucina toscana, la cucina romana ha fatto proprie alcune gustose zuppe, che fra loro presentano ben poche differenze: tutte utilizzano il pane raffermo con cui si fanno il Pancotto o l’Acquacotta (che può essere arricchita con l’uovo fresco) o altre zuppe con le verdure di cui la zona è ricca. Ricordiamo gli apporti del bosco, ricco di funghi di varie qualità cucinati in diversi modi, di asparagi selvatici che si mangiano lessi o in frittata così come i prati e i campi forniscono ottime insalatine selvatiche con cui si arricchisce la famosa Misticanza. Infine, dalla vicina Umbria derivano alcuni piatti ormai storicamente entrati nella cucina laziale, primo fra tutti gli Spaghetti alla carbonara, importati nel Lazio dai
carbonari, gli uomini che fino ai primi decenni del Novecento si recavano nei boschi di questa terra a fare il carbone di legna. Dall’Abruzzo arriva invece l’Amatriciana, originaria di Amatrice, un paese che fino a non moltissimi anni fa apparteneva alla provincia de L’Aquila, ora invece è in provincia di Rieti come la Sabina di cui fa parte. La pasta viene intrisa di un sugo in cui ha una parte essenziale il guanciale, cioè la parte lardosa più delicata del maiale. La ricetta della Pasta con la ricotta viene dai semplici deschi del contado, come i Rigatoni alla Pajata e le fettuccine. A queste influenze si sono aggiunte anche le risorse della piana pontina, riscattata dall’abbandono e dalla malaria.
NELL’AMATRICIANA… È preferibile non affettare il guanciale a dadini perché risulterebbe troppo duro; inoltre si consiglia di non utilizzate la pancetta perché è troppo salata ed ha un sapore più forte.
NELLA CARBONARA… Attenzione: l’uovo nella fase finale deve rapprendersi e non cuocere o soffriggere a guisa di frittata!
NELLA CACIO E PEPE… Non salate troppo l’acqua della pasta perché il pecorino è già salato di suo. La crema di pecorino e pepe va mescolata alla pasta sempre a freddo; infatti il formaggio non deve cuocere.
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CUCINA ROMANA NELLA PASTA ALLA GRICIA… Gli ingredienti sono pochi, quindi è preferibile sceglierli tutti di alta qualità. Nella sua preparazione bisogna stare attenti alla cottura della pasta, a non esagerare col sale e a non bruciacchiare il guanciale.
LA COMPONENTE MACELLARA A Roma e dintorni, le frattaglie, le code dei bovini (celeberrima è la Vaccinara), le zampe e le guance degli animali da macello hanno sempre riscosso molto successo. Con grande scrupolo, i macellai laziali di una volta recuperavano ogni parte commestibile delle bestie. Ecco allora il quinto quarto, ciò che restava dopo che si erano tagliati i quattro quarti, i due del davanti e i due del dietro. Alcuni famosi piatti, come la Pajata, la Coda alla vaccinara, i Fagioli con le cotiche sono la dimostrazione di come il popolo romano, non potendosi permettere ingredienti costosi, fece di necessità virtù e, ricorrendo alla fantasia, arrangiò con le interiora piatti succulenti. Altrettanto popolare è la Coratella d’abbacchio. Poi c’è la Pajata, che abbiamo già menzionato: a base di budella di vitello da latte, si cuoce in un soffritto molto aromatizzato che dà luogo a un intingolo col quale, per tradizione, si condiscono i rigatoni.
LA CODA ALLA VACCINARA... È buona anche riscaldata con l’aggiunta di un po’ di vino al posto dell’acqua.
FAGIOLI CON LE COTICHE... La cotica (cotenna del maiale) è uno dei pezzi del famoso quinto quarto, quello che si dava ai lavoranti nei mattatoi insieme alla paga. Nella preparazione di questo piatto è meglio usare tegami in ceramica o in coccio. Servite con pane casereccio fresco a fette o leggermente abbrustolito.
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CUCINA ROMANA LA TRIPPA... È il piatto povero per eccellenza, che può richiedere un po’ di tempo per la cottura. Ricco e sostanzioso, è ideale per la stagione invernale. Nella preparazione fate attenzione che il sugo non si restringa: se occorre, aggiungete dell’acqua o un bicchiere di vino bianco.
LA PAJATA DI ALDO FABRIZI Ecco come l’attore descrive in versi questo piatto: “Pe’ fa ‘sto piatto serve ‘na pajata, che solo un vero amico ar Mattatoio ve la po’ dà, sicura, senza imbrodo, de vitella de latte appena nata. / Invece de legalla acciambellata / Cor filo che s’impiccia ne l’ingoio, va messa a pezzi piccoli nell’ojo e assieme cor battuto rosolata. / Un battuto de grasso de prosciutto, cipolla, ajo, sellero e carota che poi s’affoga cò un quintino asciutto (vino bianco da evaporare lentamente fino a cottura completa) / In bianco o ar pomidoro, pe’ gustallo, co’ un po’ de pecorino, ‘sto piatto va magnato callo callo (i rigatoni, appena scolati, vanno ripassati nel sugo e scodellati direttamente nelle fondine tenute in caldo fino all’ultimo momento)”.
CIPOLLA SÌ, CIPOLLA NO La cipolla nell’Amatriciana ha rischiato di dividere famiglie intere: l’attore Aldo Fabrizi, ad es, nella sua ricetta usava la cipolla, mentre sua sorella, l’altrettanto buongustaia Sora Lella, non ce la voleva per niente al mondo!
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IL CANTO DELLE BATTILONTE Condimento principe dell’autentica cucina popolare era fino a qualche decennio fa lo strutto; seguito dal guanciale, dal lardo e, in tempi più recenti, dall’olio. Il Belli, profondo conoscitore dei meccanismi tradizionali della cucina romana, dedica a Li connimenti un sonetto dal quale traspare il contrasto tra olio e strutto. “Sì, è bona la cucina co lo strutto; anzi lo strutto er barbiere m’ha detto ch’è un connimento che fa bene ar petto come fa er pepe ch’arifresca tutto. S’adatta a li grostini cor presciutto… Ar pollame… a l’arrosto de lommetto… A lo stufato… all’ummido… ar guazzetto…; ma addoprallo in ner fritto è un uso brutto. Vòi frigge er pesce co lo strutto? Eh zitto. Er pesce fritto in nell’ojo va cotto: l’ojo è la morte sua p’er pesce fritto. Che magnà da stroppiati! Io ne so matto. E guarda er Papa, che davero è jotto: ce se lecca li baffi com’un gatto”. È evidente dal sonetto, come sempre dal tono ironico, che lo strutto andava bene per tutto, tranne che per il pesce. Infatti, era utilizzato nella preparazione di numerose zuppe, minestre casalinghe, sughi, intingoli di carne come fondo di cottura, e per friggere numerosi dolci. Come ricorda G. Malizia in La cucina romana, fino al periodo del primo dopoguerra, ovvero fino a quando ci si poteva ancora fidare della genuinità dei grassi animali, in particolare del maiale, al mattino presto da una cucina all’altra dei vari ca-
seggiati prendeva il via il canto delle battilonte, che segnava l’inizio di un lavoro culinario da concludere all’incirca al suono delle campane di mezzogiorno. La ‘battilonta’, caduta ormai in disuso, era una sorta di tavoletta di legno sulla quale le massaie preparavano il battuto, la base di cottura senza olio, per la preparazione delle minestre. Immancabilmente un pezzo di lardo faceva compagnia al sedano, alla cipolla, all’aglio, alla carota, al prezzemolo. Il soffritto preparato in questo modo rimane quasi un ricordo nostalgico. Quanto al guanciale, è utilizzato ancora oggi per preparare piatti importanti come l’Amatriciana o la Carbonara. Aldo Fabrizi descrive così gli ingredienti principali per la preparazione della sua Amatriciana: “Sofriggete in padella stagionata, cipolla, ojo, zenzero infocato, mezz’etto de guanciale affumicato e mezz’etto de pancetta arotolata”.
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I CONDIMENTI Da quando lo strutto ha perduto importanza con l’evoluzione dei tempi, l’olio è diventato l’elemento essenziale della cucina romana. L’olivo è il simbolo della cultura del Mediterraneo, il centro della civiltà contadina intorno alla quale si è sviluppato un mondo di tradizioni e di storia. Durante il Medioevo, nel bel mezzo di Roma crescevano in misura copiosa alberi d’olivo. Oggi è divenuto indispensabile per la preparazione di ottimi fritti, come quello alla romana, dove accanto ad alcuni vegetali (fiori di zucchine, cavolfiori, patate) trionfano schienali, animelle, cervella, granelli, costolette d’abbacchio. L’olio è anche l’elemento fondamentale per la preparazione di un piatto tipico della tradizione romanesca, il cosiddetto Cazzimperio da consumare a fine pasto.
ERBE, SPEZIE E PIANTE AROMATICHE L’AGLIO. Uno dei grandi protagonisti della cucina romana, che si caratterizza per i sapori forti e genuini, è l’aglio. Un tempo si diceva: Ubi allium, ibi Roma, dove c’è l’aglio o si avverte odore di aglio, lì c’è Roma. Piatti come la Bruschetta non avrebbero lo stesso sapore senza l’aglio, strofinato rigorosamente su una bella fetta di pane casereccio. L’aglio fa la sua comparsa in moltissimi piatti della cucina romano-laziale: basti pensare che è indispensabile per
insaporire l’abbacchio, che in linguaggio tecnico si dice pilottato. Le puntarelle, i carciofi alla romana, gli spaghetti ajo, ojo e peperoncino non sarebbero gli stessi senza questo prezioso alimento. LA CIPOLLA. Accanto all’aglio, la cipolla entra rigorosamente in molti piatti della cucina romana: minestre, sughi, risotti, secondi vari. ‘Cipollaro’ era detto un tempo il venditore ambulante e Monte Cipollaro era una collinetta, che sbarrava il passo tra San Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme, coltivata a cipolle e agli. Oggi, come in passato, la cipolla si sposa con tutto: rende profumate le frittate e le zuppe; è immancabile nei soffritti, si sposa perfettamente col tonno o con il lesso ripassato al pomodoro e va bene anche da sola, semplicemente accompagnata con una fetta di pane.
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GLI ODORI E LE SPEZIE. Già ai tempi dell’Impero Romano gli aromi e le spezie servivano per esaltare il gusto delle pietanze. Fu soprattutto durante l’alto Medioevo che cominciò a delinearsi, grazie agli Arabi, un gusto nuovo, sottolineato proprio dall’uso delle spezie, comunque saldamente ancorato ai caratteri di fondo della cucina romana. Le spezie maggiormente usate oggi nella cucina romana sono soprattutto il pepe e il peperoncino. Quanto agli aromi, capita spesso nei mercati cittadini di imbattersi in alcune bancarelle dove, accuratamente legati a mazzetti, si trovano gli odori, che tanto peso hanno nella cucina romana. Sedano, prezzemolo e basilico sono onnipresenti. Il sellero, così è chiamato a Roma il sedano, è arrivato nell’Urbe grazie al cardinale Luigi Corsaro che ne coltivò in abbondanza nel giardino di sua proprietà, vicino alla fontana di Trevi. Oggi il sellero, insieme a finocchi e ravanelli, è indispensabile per gustare a fine pasto il Cazzimperio: pepe macinato, sale, olio e pepe sono gli ingredienti indispensabili per creare questo sfizio. Il prezzemolo, presente in tutte le stagioni, conferisce sapore a molti piatti, come i carciofi alla romana o alla giudia. Lo stesso basilico si sposa con tutte le pietanze a base di pomodoro e
conferisce particolare aroma a minestre, pastasciutte e sughi vari. Re indiscusso degli arrosti è invece il rosmarino, presente in molte marinate. Seguono la salvia (che rende profumatissimi i Saltimbocca alla romana), la maggiorana, i semi di finocchio, l’origano, l’alloro, che rimanda ai fegatini di maiale, e l’immancabile mentuccia, che caratterizza il profumo di numerosi piatti tradizionali. La stessa si usa in alcune zuppe a base di funghi, in tutti i piatti con le lumache, nei carciofi al tegame, nella zuppa di pesce del lago di Bolsena (la Sbroscia), nel pancotto con l’aglio, nella salsa con cui si condiscono i pomodori, le melanzane, le zucchine bollite; in Maremma è utilizzata anche nella Panzanella. Ma, soprattutto, la mentuccia dona un profumo inconfondibile a tutte le acquacotte.
GLI ORTAGGI Gli antichi Romani conquistarono il mondo nutrendosi di fave, pecorino e lattuga. Quando una legione costruiva l’accampamento in una zona conquistata e si prevedeva che le cose sarebbero andate per le lunghe, piantava anche la lattuga, verdura preferita dai soldati. Così gli studiosi, per trovare tracce dei campi romani in Britannia, Iberia, Gallia, cercano i luoghi
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CUCINA ROMANA dove cresce ancora oggi allo stato selvatico. Apicio, Columella, Plinio, Marziale, Orazio e Giovenale, Petronio e Marrone confermano che i Romani facevano grande uso di asparagi, bieta, cavolo, cicoria. Fino a tutto l’Ottocento, Roma era disseminata di orti: famoso era quello del Greco alle Quattro Fontane, e quelli nei quali era stata suddivisa l’area del Circo Massimo. Durante l’ultima guerra e l’occupazione tedesca, gli orti furono spostati in periferia. Tra le ricette più importanti a base di ortaggi e verdure sono da ricordare quelle a base di carciofi, tra i più usati in diverse preparazioni. Altre verdure molto usate e pregiate sono i broccoli, i piselli e le fave, ancora oggi utilizzate copiosamente, come forse in nessun’altra parte d’Italia. Vastissima la schiera delle erbe di campo che dà luogo alla Misticanza,
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un’insalata nella quale trionfa, insieme alle erbe selvatiche e domestiche, la rucola, dall’ineguagliabile sapore amarognolo. Un tempo erano i frati della questua ad offrire l’insalata per le strade. Che dire, poi, delle famose Puntarelle, punte di cicoria amara condite a crudo con un pesto di aglio, olio e acciughe? La cicoria, infine, è tanto familiare tra gli abitanti di Roma e del Lazio da fornire l’avvio e le rime per alcuni stornelli popolari.
LE CARNI A Roma l’agnello e ogni altro genere di carni sono
popolari da sempre. Un documento della fine del XVI sec, nel quale è contenuto il resoconto ufficiale degli animali macellati in un anno, ce ne dà un’idea piuttosto precisa: circa 20.000 maiali, circa 50.000 fra vitelli, vacche e castrati, e ben 73.000 agnelli, su una popolazione di circa 100.000 abitanti. Dalla più profonda e popolare tradizione agreste della città deriva la passione per ‘l’abbacchio’, ovvero l’agnello da latte, il quale viene consumato soprattutto nel periodo primaverile in occasione delle festività pasquali, in ricordo dell’agnello immolato a Dio per celebrare il passaggio del Mar Rosso. L’abbacchio ha dato vita a
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infinite preparazioni culinarie, che per la complessità degli ingredienti usati (lardo, strutto, pancetta, prosciutto) sono piuttosto caloriche e quindi contrarie ai dettami di una dieta moderna. Tra le tante preparazioni, vanno ricordate: l’abbacchio arrosto, immancabile nel pranzo di Pasqua, sia con le patate sia senza, ma molto usato è anche l’appetitoso abbacchio alla cacciatora con aceto, aglio, acciughe o rosmarino; o il gustoso abbacchio brodettato, tipico della cucina ebraica, cucinato in casseruola con strutto, prosciutto, cipolla, vino bianco, aromatizzato alla fine con prezzemolo e maggiorana e completato con una salsa di
uova e limone, con eventuale aggiunta di parmigiano grattugiato. Altri modi appetitosi di cucinare l’abbacchio o l’agnello sono le costolette fritte, che normalmente vengono servite insieme ad altri cibi anch’essi fritti, tra cui il cervello, le animelle, i carciofi e la ricotta a tocchetti, che danno vita al famoso Fritto misto alla romana. Vanno ricordati, inoltre, le braciole d’abbacchio a scottadito, la coratella d’abbacchio cucinata in padella semplice o con l’aggiunta di carciofi, oppure l’agnello in umido con i piselli, con i fagioli e con le patate. Importante nella dieta dei romani è anche il maiale, usato per dare sapore a minestre e piatti di
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verdura. I romani apprezzano così tanto le doti del maiale che gli hanno dedicato una via della loro città, via Panisperna (dal latino panis, pane, e perna, prosciutto), situata nel luogo dove anticamente si mangiava il prosciutto di porco in occasione delle cerimonie dedicate a Giove. Ed anche il nome maiale deriva probabilmente dall’antica Roma: i romani infatti sacrificavano questo animale a Maia, la Pleiade amante di Giove. Il piatto forte di maiale è senza dubbio la porchetta, regina incontrastata di osterie, feste e gite fuoriporta. Già Apicio, nel suo De Re Coquinaria, ci dà una descrizione dei diversi modi di farcirla. Nel XV sec, il ripieno si faceva con aglio, lardo, formaggio, uova,
pepe e una mescolanza di aceto e zafferano. L’intingolo, profumato col rosmarino, serviva pure ad ungere la porchetta durante la cottura allo spiedo. Oggi la stessa viene per lo più insaporita con finocchio selvatico ed imbottita con lardo, fegato e cuore. Cugino selvatico del maiale è il cinghiale, la cui ricetta in agrodolce richiama alla mente l’antica Roma di Apicio. Per quanto riguarda la carne bovina, le ricette dedicate alla preparazione della stessa dimostrano che i romani non ebbero in passato grande confidenza con questi animali. A parte il lesso o l’umido (quello che alla maniera antica si chiama garofolato di manzo, per via dei chiodi di garofano che danno aroma al
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CUCINA ROMANA
piatto), qualche ricetta particolarmente saporita come quella dei Saltimbocca alla romana, dove si uniscono i sapori del vitello e del maiale, non si può certo dire che siano tante le ricette in cui la carne bovina fa la sua comparsa. Appartiene, infatti, solo all’epoca rinascimentale l’uso della carne macellata, specialmente di manzo e di vitello, un po’ trascurata dai cuochi medievali. Il bue comincia così ad essere largamente impiegato per usi alimentari, come testimonia la presenza di un Campo Vaccino (da qui la Coda alla Vaccinara) tra gli antichi archi e le colonne. È di questo periodo l’uso fantasioso e sapiente delle frattaglie e delle interiora degli animali da macello. Non si disdegnavano neppure le teste, specialmente di vitello, manzo e capretto, delle quali venne utilizzato proprio tutto: lingua, muso, cervello, guance, orecchie, palato e perfino gli occhi. L’odierna cucina macellara sfrutta,
come in passato, ogni singola parte del vitello. Il quinto quarto, comprende infatti anche fegato, pajata, milza, polmoni, cuore, lombatello, testina e zampe di vitello, coda, granelli (testicoli), rognone (reni), animelle, schienali, torcioli (pancreas), trippa. Ciascuno ha dato vita ad alcuni piatti classici della cucina romana, un tempo considerati poveri, oggi vere e proprie ghiottonerie per intenditori, come le Animelle allo spiedo, i Nervetti lessi con sottaceti. Quanto ai pennuti, i Romani ereditarono dagli Etruschi l’arte di cucinare la selvaggina. Molte le ricette tradizionali e tutte abbastanza semplici da preparare: allodole al vino bianco e grani d’uva, allodole con fughi porcini, beccafichi con polenta a palombacci in salmì, pollo alla romana, cotto con pomodori e vino bianco e completato egregiamente con un contorno di pomodori arrostiti, pollo spezzato con peperoni, gallinaccio brodettato.
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CUCINA ROMANA I PESCI Contrariamente a quanto si può immaginare, Roma ha una grande tradizione per quanto riguarda i piatti di pesce, sia di mare sia di lago. In particolare trionfano in occasione del cenone di Natale, ricchissimo di portate di pesce. Anzio, Fiumicino e Civitavecchia erano già in tempi antichi tra i più importanti centri consacrati alla pesca e di conseguenza alla gastronomia ittica. In particolare, la passione per il pesce raggiunse l’apice nelle età più ricche, quando Roma
dominava dall’Oceano Atlantico al Caspio e i pesci più rari e prelibati erano trasportati in apparati molto ingegnosi oppure sotto neve. I cuochi delle case patrizie ponevano grande cura nella preparazione del pesce, ricorrendo spesso a ricette prese a prestito dal mondo greco. Ogni piatto veniva accompagnato da una salsa, come ci rivela l’opera del celebre Apicio, che dedicò un libro intero alle salse, il De condituris, nel quale se ne trovano numerosissime per pesci lessi,
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CUCINA ROMANA
fritti, arrosto. In epoca medievale del pesce cominciò a farsi grande consumo, soprattutto nei monasteri (il pesce era ammesso da tutte le Regole), anche per l’importanza biblica attribuitagli dalla religione cristiana. Pesci cotti alla griglia, fritti o bolliti continuarono in epoca medievale ad essere serviti con salse raffinate. Appartiene a questo periodo l’uso di farcire tonni, seppie, calamari e la preparazione di polpette con carne di aragosta, calamari e seppie, citate nei testi
di Apicio e del Panunto. Il pesce, nonostante i numerosi bandi ed editti che si interponevano tra luoghi di produzione e centri di consumo, riusciva ad affluire sui banchi di vendita in tale quantità ed assortimento da lasciare stupefatti turisti e viaggiatori. Il baricentro di quel mondo straordinario, come ricorda L. Jannattoni in Osterie e feste romane, era costituito da alcune colonne corinzie ed altre strutture superstiti del Portico d’Ottavia, il cui ricordo è giunto fino a noi grazie ai
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CUCINA ROMANA preziosi acquerelli di Franz Roesler. La grande importanza rivestita dal pesce nella cucina romana del passato è testimoniata dalla ricchezza di ricette di gusto popolare. Da Civitavecchia fino ai confini con la Campania, triglie, merluzzi, cefali, spigole, sogliole, mazzancolle e gamberoni sono protagonisti di numerose preparazioni, come le Sogliole gratinate di Gaeta, le Seppie con i carciofi, la Tiella Gaetana. I romani conservano una vera e propria passione per le anguille (quelle piccole del
Tevere sono dette ciriole), molto apprezzate in differenti preparazioni: marinate, fritte, in umido, alla griglia, bollite. Molto apprezzati sono sarde e sardine, acciughe e sgombri, baccalà e stoccafisso, che hanno dato vita ad un’infinita varietà di ricette dal gusto semplice e nello stesso tempo raffinato. Infine va ricordato che Roma e gli immediati dintorni beneficiano anche dei prodotti delle acque interne: facile citare le dantesche anguille di Bolsena; a questo lago ed a quello di Bracciano vanno associati anche il coregone e il pesce persico.
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CUCINA ROMANA I DOLCI La tradizione dolciaria della Capitale, pur non annoverando vere e proprie tipicità, ha tuttavia una serie di dolci tradizionali, di solito legati a festività, che vale comunque la pena provare. In particolare hanno grande popolarità le Frittelle dolci che si preparano soprattutto in coincidenza della festa di San Giuseppe. In passato, a Roma, la presenza dei banchetti
dei frittellari era molto frequente, dove si preparavano delle frittelle con la pasta lievita, che in quel caso prendevano anche il nome di bignè, per via della forma che assumevano una volta cotte. I Maritozzi, la Pizza dolce di Civitavecchia e i numerosi dolci a base di ricotta fresca, come la Crostata di ricotta e visciole, sono anch’essi fra i migliori esempi della pasticceria locale.
Roberta d ’ Ancona Bucatini all'amatriciana Procedimento
INGREDIENTI // per 4 persone
Eliminate la cotenna dura e tagliate il guanciale a dadini o listarelle; mettetelo in una padella a soffriggere con lo strutto, aggiungendo il peperoncino tritato. Abbassate il fuoco e fate rosolare il guanciale per 2min circa, finché non abbia raggiunto la giusta coloritura giallo dorato. Fermate la rosolatura versando il pomodoro. Fate cuocere il sugo per circa 10min, girandolo di tanto in tanto, finché non raggiunga il giusto grado di densità e fluidità. A cottura ultimata togliete il peperoncino e intanto scolate la pasta al dente. Versate i bucatini nella padella e saltateli, aggiungendo, un po’ alla volta, il pecorino grattugiato. Trasferire la pasta in un piatto, aggiungendo in superficie il pepe nero, e servire ben calda.
T EL
400g bucatini, 1 peperoncino rosso non troppo piccante, 250g guanciale, 1 cucchiaio di strutto (o in alternativa olio extravergine d’oliva), pepe nero, 500g passata di pomodoro fresco (o pelati), 150g pecorino di Amatrice (dal sapore più delicato, non salato e leggermente piccantino) MEDIA
10 MIN FRASCATI SUPERIORE DOCG
R OBERTA D’A NCONA - G IORNALISTA / F OOD B LOGGER 393.3053466 - WWW . INCUCINACONROBERTA . BLOGSPOT . IT - ROBERTAINCUCINA @ GMAIL . COM f R OBERTA D’A NCONA // 38
20 MIN
Spaghettone mancini alla carbonara Procedimento Soffriggere il guanciale nel suo grasso a fiamma bassa finché non raggiunge la giusta croccantezza. Mettere in una ciotola i tuorli, le uova e il pepe, quindi sbattere aggiungendo il pecorino fino a raggiungere una crema molto solida. Cuocere gli spaghettoni in acqua bollente senza sale, scolare e mantecare con il guanciale e acqua di cottura. Togliere dal fuoco e aggiungere la base carbonara, infine mantecare ancora e trasferire nel piatto.
INGREDIENTI // per 2 persone 200g spaghettoni Mancini 80g guanciale stagionato 2 tuorli 2 uova intere Pecorino q.b. Pepe nero appena macinato
SEMPLICE
15 MIN
8 MIN
BIANCO CAPENA DOC
O RARIO : VEDI PAGINA 57 VIA DEL BECCACCINO, SNC – LADISPOLI (RM) TEL 331.2772234 WWW.AGRITURISMOTORREFLAVIA.IT / INFO@AGRITURISMOTORREFLAVIA.IT // 39
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Roberta d ’ Ancona Spaghetti alla gricia Procedimento
Private il guanciale della cotenna, tagliandolo a listarelle non troppo fini. Fatelo rosolare in una padella antiaderente a fuoco medio/basso, fino a che diventerà trasparente e inizierà a perdere il suo grasso, formando un delizioso sughino. A questo punto potete mettere a lessare la pasta in abbondante acqua, facendo attenzione a non salarla troppo perché il guanciale e il pecorino sono molto saporiti. Pepate abbondantemente e aggiungete un po’ d’acqua di cottura della pasta per allungare il sughino con il guanciale. Scolate la pasta (conservando dell’acqua di cottura) e fatela saltare con il guanciale, aggiungendo, se fosse necessario, qualche cucchiaio di acqua di cottura. Trasferite nel piatto e spolverizzate con abbondante pecorino romano grattugiato. T EL
INGREDIENTI // per 4 persone 400g spaghetti 100g pecorino romano 250g guanciale Sale Pepe nero
SEMPLICE
10 MIN CERVETERI BIANCO DOC
R OBERTA D’A NCONA - G IORNALISTA / F OOD B LOGGER 393.3053466 - WWW . INCUCINACONROBERTA . BLOGSPOT . IT - ROBERTAINCUCINA @ GMAIL . COM f R OBERTA D’A NCONA // 40
15 MIN
Amatriciana affumicata Procedimento
Incidere i pomodori e sbianchirli in acqua bollente, privarli della buccia, quindi affumicare il pomodoro in questo modo: mettere in una bull il mazzetto aromatico, dandogli fuoco, poi mettere sopra la bull un setaccio con i pomodori e coprire con la pellicola per un’ora. Una volta affumicato, tagliare il pomodoro e farlo cuocere per 20min. A parte, tagliare il guanciale e cuocerlo con poco olio; una volta dorato aggiungere il pomodoro, la pasta cotta e mantecare con il pecorino a piacere. Per dare un tocco in piÚ, in una padella antiaderente fate sciogliere il parmigiano fino ad ottenere una chips da adagiare sopra la pasta.
INGREDIENTI // per 4 persone 500g fettuccine 4 pomodori a grappolo 300g guanciale Mazzetto aromatico di alloro e rosmarino 200g parmigiano Pecorino a piacere
MEDIA
1 ORA E 30 MIN
20 MIN
CESANESE DEL PIGLIO DOCG
O RARIO : L UN -M AR 9:00-16:00 / M ER - GIO -V EN -S AB -D OM 9:00-16:00 / 18:00-23:00 PIAZZA G. FALCONE, 26 - C.C. LA PALMA, LADISPOLI (RM) - T EL 380.8604457 / 06.88651729 WWW . PASTAPASSIONE . IT - f // 41
Roberta d ’ Ancona Puntarelle Procedimento Lavate le puntarelle e lasciatele in ammollo in acqua fredda per un’ora. Realizzate il condimento, pestando nel mortaio o frullando nel mixer le alici con l’aglio, l’olio, il sale e qualche goccia di aceto fino ad ottenere un composto cremoso e omogeneo. Una volta arricciate, le puntarelle vanno tolte dall’acqua, scolate e poste in un’insalatiera. Si servono con la salsa di alici. Nota: se non riuscite a trovare le puntarelle, mondate due cespi di cicoria catalogna, per un totale di 1kg e mezzo, scartando le foglie verdi esterne e le parti dure e legnose. Private ogni ramo delle foglie e, dopo averle tagliate a striscioline di 10cm, ammollatele per 1 ora in acqua fredda finché non si saranno arricciate.
T EL
INGREDIENTI // per 4 persone 4 etti di puntarelle 1 spicchio d’aglio 6-8 alici (acciughe) sottolio 1 cucchiaio di aceto Olio extravergine d’oliva Sale SEMPLICE
10 MIN
/
È uno dei contorni tipici della cucina romana. Le puntarelle si ricavano dai cespi di un tipo di insalata catalogna, raccolta verso Febbraio-Marzo, periodo in cui si formano i germogli caratteristici, che devono essere corti, teneri e carnosi.
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ANTICA PIZZERIA
Trippa alla romana
Procedimento
Lessare la trippa tagliata a strisce. Soffriggere gli odori e sfumare col vino bianco. Unire il pomodoro e dopo qualche minuto la trippa precedentemente lessata. A fine cottura aggiungere la menta romana e infine spolverare con il pecorino.
INGREDIENTI // per 2 persone 300g trippa, ½ cipolla 1pz sedano, 1 carota, Menta romana 1 mestolo di pomodoro pelato 1 pizzico di sale 1 bicchiere di vino bianco Pecorino romano q.b.
SEMPLICE
1 ORA
20 MIN
FRASCATI SUPERIORE DOCG
V IA
O RARIO : NO STOP DALLE 8:00 ALLE 22:00 / M ERCOLEDÌ RIPOSO A NCONA , 110 - L ADISPOLI (RM) - T EL 06.99222141 / 06.99225162 - f ANTICAPIZZERIA 72 // 43
Roberta d ’ Ancona Frittata con acciughe alla romana Procedimento Fate scaldare bene il grasso, versate le uova sbattute e mescolate col pesto d’acciuga, pochissimo sale e un pizzico di pepe. Date ancora una mescolata, abbassate la fiamma, completate la cottura da entrambe le parti. Passate la frittata nel piatto di servizio, disponetevi sopra a piccoli pezzetti i filetti di acciuga rimasti e portate in tavola.
INGREDIENTI // per 4 persone 6 uova 3 filetti di acciuga interi 3 filetti di acciuga pestati in un mortaio 2 cucchiai d’olio o di strutto Un pizzico di cipolla tritata fine Sale, pepe
SEMPLICE
5 MIN
10 MIN
TREBBIANO BIANCO DI APRILIA DOC
T EL
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Roberta d ’ Ancona Alici gratinate Procedimento INGREDIENTI // per 4 persone
Dopo aver predisposto un fine battuto con l’aglio, mescolatelo alle foglie più delicate di mentuccia, lavate ed eviscerate le alici aprendole ventralmente a libro ed asportate la lisca. Sciacquate le alici nel vino e fatele scolare brevemente, farcitele, a due a due, unendole per la polpa, impanatele e disponetele in un solo strato su teglia leggermente oliata. Cuocere in forno caldo per 20-25min.
1kg alici di paranza 1 mazzetto di mentuccia 1 o 2 spicchi d’aglio 1 bicchiere di vino bianco secco Pane grattugiato q.b. Olio extravergine d’oliva
MEDIA
35 MIN FALANGHINA DEL SANNIO
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25 MIN
Roberta d ’ Ancona Uova in trippa Procedimento In una terrina sbattete le uova, aggiungetevi del prezzemolo tritato, sale e pepe. Versate l’olio d’oliva in una padella, scaldatelo, versatevi 6-7 cucchiai del composto preparato precedentemente e formate una frittatina. Giratela e, dopo pochi secondi di cottura, levatela e sistematela in un piatto largo. Proseguite formando altre frittatine. Quando avrete finito di prepararle, arrotolatele e tagliatele a listarelle larghe, quindi ungete una pirofila con qualche cucchiaio d’olio. Sistematevi le listarelle a strati e condite con il sugo di pomodoro, il formaggio grattugiato e la mentuccia sminuzzata. Mettete la pirofila nel forno caldo e lasciatela cuocere per 15min circa.
T EL
INGREDIENTI // per 4 persone 4 uova Prezzemolo tritato Salsa di pomodoro Formaggio grattugiato q.b. Mentuccia fresca Olio extravergine d’oliva Sale, pepe SEMPLICE
30 MIN
15 MIN
Questo piatto deve il suo nome alle striscioline di frittatine condite poi con il sugo, proprio come per la trippa.
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Roberta d ’ Ancona Fiori di zucca in pastella Procedimento Eliminare il pistillo dai fiori di zucca, facendo attenzione a lasciare intatto il fiore. Lavarli e riempire ogni fiore con un pezzetto di mozzarella e uno di alici. In una terrina, preparare una pastella molto elastica con: acqua, farina, uovo e sale. Immergere i fiori nella pastella e, dopo averli sollevati con un cucchiaio, friggere in olio bollente. Lasciarli asciugare su carta assorbente e portarli subito in tavola.
INGREDIENTI // per 4 persone 8 fiori di zucca, 100g mozzarella, 50g alici dissalate. Per la pastella: 1 uovo, 200g farina 00, acqua q.b., sale. Per la frittura: olio extravergine d’oliva.
SEMPLICE
5 MIN BELLONE SPUMANTE
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10 MIN
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LADISPOLINONSPRECA È LA RETE DEGLI OPERATORI DEL SETTORE ALIMENTARE UNITI PER SCONFIGGERE LO SPRECO DI CIBO. LADISPOLINONSPRECA È Donazione delle eccedenze alimentari dagli esercenti Distribuzione ai cittadini in condizioni disagiate. Ritiro gratuito delle donazioni Prenotare il ritiro è semplice e immediato grazie all’App della rete. www.ladispolinonspreca-app.it Riduzione della produzione dei rifiuti alimentari Il cibo è prezioso, non può finire nella spazzatura e limitare i rifiuti fa bene all’ambiente. Riduzione della TA.RI. (Tariffa Rifiuti) e Agevolazioni su IVA e Imposte dirette.
In Italia ogni anno, si spreca una quantità di cibo tale da soddisfare il fabbisogno alimentare di tre quarti della popolazione italiana, cioè 44.472.924 abitanti (Fonte FAO).
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Lo chef Marco Belardi conduce gli ospiti alla ricerca di intense emozioni gustative con una cucina semplice, basata sulla qualità delle materie prime e realizzata con tecniche moderne, dalla cottura sottovuoto a bassa temperatura alla più antica cottura alla brace. Tutti i piatti sono preparati scrupolosamente con prodotti stagionali. Ottime le carni alla brace, certificate dall’Università di Bologna. Nel menu anche piatti di pesce, preparati rigorosamente con il pescato locale. In cantina vini nazionali, anche bio e biovegan. La location è immersa nel verde e ogni spazio è curato nei dettagli; è perfetta per festeggiare eventi bucolici, dal gusto raffinato.
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Un nuovo locale, luminoso e coloratissimo, inaugurato lo scorso giugno, che già fa parlare bene di sé per la gustosa e variegata proposta del menu, improntato sui sapori generosi della cucina mediterranea. Immancabile la pizza (forno a legna) in teglia, nonché tonda (anche da asporto), preparata in mille gusti, poi i primi piatti espressi, i secondi di carne e pesce, i contorni e i fritti. Qui troverete sempre i cannelloni, le melanzane alla parmigiana, le lasagne, i pomodori col riso e il pollo arrosto. Tra le chicche: i supplì rigorosamente artigianali, non surgelati. Segue una lista sconfinata di bontà, dalle fritture di pesce alle arancine, dai filetti di orata o di baccalà alle scaloppine, fino alla pasta fredda e all’insalata di riso. In cantina vino locale e birra, anche alla spina. O RARIO :
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Un nuovo ristorante, finemente arredato e ben gestito dal valente Gionatan Venturini, che incanta con il suo charme. Lo staff propone una gastronomia d’eccellenza imperniata su materie prime selezionate: si spazia dalle colazioni agli appetizer con formaggi e salumi pregiati, dalla pasta e dal pane fatti in casa con preparazione giornaliera alle specialità di carne e pesce, fino alle crudité con ostriche Belon de Bretagne. Qualche esempio: Carbonara Paolo Parisi, Tortello di manzo su crema di parmigiano e salsa jou, Risotto Acquerello cacio e pepe con Gamberi rossi di Mazara. Pregiatissime le carni alla griglia, nazionali ed estere, tra cui Rubia Gallega. Consigliato il Filetto di fassone piemontese in riduzione di birra. Tra i dolci, ottima scelta le Ricottine caramellate e i Semifreddi. In cantina bollicine e vini italiani e internazionali. Nel dopocena Lounge Bar con burger gourmet e birra artigianale. VIENI A SCOPRIRE I PIATTI DEL MENU INVERNALE
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O RARIO : SEMPRE APERTO NO STOP 06:30-01:00 L. GO T USCOLO , 7 - CERENOVA, C ERVETERI (RM) - T EL 06.9902612 f B RASSERIE DE N AIF // 61
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PINO al MARE Scopri di più... Il mare declinato in tutti i modi, materie prime di assoluta qualità, pesce freschissimo e rispetto della stagionalità offrono un meraviglioso spettacolo per occhi e palato. Lo chef stupisce con piatti ben equilibrati e nitidi al gusto, che appagano i sensi. Di altissimo pregio i crudi di pesce, consigliati anche i Paccheri con scorfano e pomodorini, gli Spaghetti ai ricci di mare, nonché le fantastiche fritture. Si chiude in dolcezza con dessert che puntano dritti al cuore del buongusto: tutti da provare! Carta dei vini per veri intenditori con un’accurata selezione di etichette nazionali e internazionali. Inoltre champagne, spumanti e distillati. Infine una raffinata rarità: la carta delle acque minerali.
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Scopri di più... Il nuovo locale di Martin ha già conquistato i buongustai del litorale. La carta vincente è il giusto mix tra l’offerta gastronomica, variegata e sempre di qualità, e il design originale, interamente realizzato dallo staff e ispirato al riuso e riciclo creativo. Gustose le prime colazioni classiche con tutta la proposta della caffetteria, cornetti (anche vegani), estratti di frutta e verdura, dolci homemade. La giornata continua con i pranzi veloci: tavola calda con menu fisso e ristorante alla carta. Nel pomeriggio e sera: merende con caffetteria e biscotteria artigianale, nonché sontuosi aperitivi e apericena. Infine la cena, dove risaltano le pizze tonde, i primi e i secondi piatti di pesce e di terra. Due specialità da provare: il Risotto alla crema di scampi e la Pizza Martin’s House (mozzarella, speck, melanzane sott’olio, grana, rughetta). In cantina: vini locali e nazionali, birre artigianali (le italiane Flea e Dolomiti e la statunitense Six Point), bollicine, liquori e distillati. Molto grazioso il dehors, luogo perfetto per incontri conviviali da ricordare, nonché la spaziosa area esterna.
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Scopri di più... Il locale, spazioso e arredato con cura, propone un variegato menu all’insegna della qualità: dalle specialità di cucina messicana alle pizze con farina biologica e lievito madre, dalle carni nazionali ed estere (Angus, Danese, Scottona, ecc.) ai panini classici e gourmet, fino ai fritti artigianali (anche messicani). Molto gettonati anche i dolci rigorosamente di produzione propria. In cantina una buona selezione di birre artigianali italiane e internazionali.
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O RARIO : SEMPRE APERTO DALLE 19:00 ALLE 02:00 V IA M URA C ASTELLANE , 56 - CERVETERI (RM) - T EL 06.99552640 - WWW . QUETZALCAFE . IT - f QUETZALCAFE // 64
Scopri di più...
Carta d’identità
Il Ristorante Nosari, inserito all’interno dello stab. balneare Saint Tropez come la perla nella sua conchiglia, è il regno incantato del puro piacere gastronomico, dove si può cogliere l’attimo e rendere indelebile il ricordo di un momento conviviale. In un’atmosfera di pura luce e mare, lo chef televisivo Gianluca Nosari, coadiuvato dal figlio Cristiano, propone una cucina di pesce che spazia dalla tradizione alle interpretazioni più moderne e creative; così, accanto ai Tagliolini fatti in casa con le telline sgusciate del litorale romano, possiamo trovare il Salmone con mango e cocco o il Tataki di tonno con cipolla di Tropea in agrodolce e misticanza selvatica. Si potrebbe chiudere qui, ma tra i dolci, tutti homemade, va provato il Semifreddo all’olio d’oliva. Inoltre, pane fatto in casa con lievito madre, selezione di olio extravergine biodinamico, nonché ostriche irlandesi, bretoni e italiane. Nella cantina interna refrigerata oltre 250 etichette tra vini, bollicine e Champagne. Consigliati i crudi, da gustare nella “Cruderia”, area riservata dove si bevono solo bollicine.
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ORARIO: SEMPRE APERTO PRANZO E CENA LUNGOMARE DI LEVANTE, 241 - FREGENE (RM) - TEL 06.66564493 - GIANLUCANOSARI@VIRGILIO.IT f STABILIMENTO SAINT TROPEZ - FREGENE WWW.SAINTTROPEZCHEFNOSARI.IT
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ANTICA PIZZERIA Scopri di più...
L'unica e vera Antica Pizzeria di Ladispoli (unico punto vendita nella città balneare). Qui si sforna una pizza bianca senza pari, seguendo una ricetta che risale alle origini e che non hanno mai voluto cambiare. La differenza la fa la lunga lievitazione, 24 ore, nonché la farina e gli ingredienti, tutti di prima qualità a km0. Oltre a trovare dell’ottima pizza da teglia – sia tonda che al taglio – di tutti i gusti, facilmente digeribile, lo staff propone cucina tradizionale con ricette che variano a seconda del giorno e della stagione. Altre specialità sono il pollo alla brace e i filetti di baccalà. La cantina presenta birre classiche e artigianali, nonché una selezione di vini del territorio ed etichette umbre.
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O RARIO : NO STOP DALLE 8:00 ALLE 22:00 / M ERCOLEDÌ RIPOSO A NCONA , 110 - L ADISPOLI (RM) - T EL 06.99222141 / 06.99225162 - f ANTICAPIZZERIA 72 // 66
Scopri di più... Frontemare si distingue per la raffinatezza dei suoi piatti a base di pesce fresco, sapientemente cucinati dallo chef patron Corrado Correra, che riesce a proporre la migliore tradizione mediterranea rivisitata in chiave moderna. Le preparazioni variano dalla griglia al forno, dalle fritture ai crudi, fino al sushi. Tra i piatti più apprezzati del nuovo menu estivo: Trofia al ragù di ombrina con zucchine romanesche menta e fiori croccanti; inoltre selezioni di crudi e grigliate (crudo imperiale e grigliata imperiale). Tutto da gustare davanti al mare, in abbinamento ad una carta dei vini di qualità nazionali ed esteri, nonché champagne, birre italiane e distillati. Tutti i giorni dalle ore 18 aperitivo di fritti e mare a partire da 8€ bevanda compresa. L UNGOMARE R EGINA E LENA , 84 - L ADISPOLI
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Scopri di più... Mandala non è soltanto un accogliente locale in cui gustare del buon cibo, ma anche un social club dove si organizzano serate a tema, laboratori e incontri. Tra le iniziative: tutti i Venerdì “Serata Esoterica”; un Sabato al mese “Laboratori di Biblioterapia”. Il menu propone gustose grigliate di carne a Km 0, sfiziosi burger e panini, nonché verdure provenienti dall’orto sociale gestito dallo staff. Da provare i taglieri di salumi e formaggi locali; ottima scelta anche il menu vegetariano. Un servizio molto comodo è l’apertura della cucina fino a tarda sera, anche take away. In cantina birra artigianale sia alla spina che in bottiglia, cui si aggiunge una selezione di vini nazionali. I dolci sono tutti fatti in casa: non andate via senza aver assaggiato il loro ‘DOLCE DELLA CASA’.
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O RARIO : A PERTO DALLE 18:30 ALLE 2:00 - A PERTO ANCHE A PRANZO DAL LUNEDÌ AL VENERDÌ - G IOVEDÌ RIPOSO V IA DELLE O RCHIDEE , 18-20 ( ZONA CAMPO SPORTIVO ) - LADISPOLI (RM) - T EL 328.2651239 f M ANDALA GRILL - PUB // 68
Scopri di più... Un autunno veramente gustoso si preannuncia nel bel ristorante di Julien con una valanga di squisite novità, a partire dagli antipasti con gli speciali affettati spagnoli siglati “Blazquez”, il top del prosciutto iberico. Ampio spazio, vista la stagione, ai funghi porcini del Tentino, da gustare in carpaccio o scottati e in abbinamento alla pregiata Black Angus dell’Uruguay. Un benvenuto anche alle costate: danese e romagnola Igp. Da provare, inoltre, la Fiorentina di Black Angus USA. C’è spazio anche per gli amanti del pescato con una vera eccellenza: il salmone selvaggio delle Faroe Islands, tutto un altro sapore! In più segnaliamo i nuovi hamburger di filetto di tonno o salmone, nonché l'impasto per la pizza realizzato con 4 farine speciali. In cantina, oltre ai vini nazionali e locali, troviamo anche birre artigianali italiane, con particolare attenzione alle Trappiste e IPA.
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O RARIO : SEMPRE APERTO A CENA DALLE 19:00 ALLE 24:00 V IALE A. M ANZONI , 94 - CERVETERI (RM) - T EL . 06.99552650 // 69
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Scopri di più... Questo nuovo ristorante è il regno della titolare e chef Violetta, che prepara con maestria i piatti più apprezzati della tradizione mediterranea, soprattutto capitolina. La pasta e i dolci sono fatti in casa, la carne è nazionale, le verdure di stagione sono prevalentemente a Km 0. Il menu cambia giornalmente e propone ricette veramente gustose, come i Saltimbocca alla romana, l’Abbacchio a scottadito, nonché primi e secondi a base di pesce. Nota di merito ai dolci, in particolare alla Cheesecake. In cantina vini nazionali e locali. Novità: pizza a cena!
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ORARIO: APERTO TUTTI I GIORNI PRANZO E CENA, DOMENICA SOLO PRANZO, LUNEDÌ CHIUSO VIA FONTANA MORELLA,173 - CERVETERI (RM) - TEL 06.98878312 - 389.8973559 - f // 70
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Scopri di più...
Questo locale, perfetto per una ‘full immersion’ nel relax e nell’arte culinaria, è una nuova apertura nelle campagne di Borgo San Martino, dove la giovanissima titolare Giulia è cultrice della buona cucina e del piacere della convivialità. Lo chef propone soprattutto ottime specialità marinare, tra cui spiccano gli intriganti Gnocchetti con gamberi e tartufo. Altro piatto molto gettonato è il Risotto alla crema di scampi. Presente anche la pizza a legna: pizze giganti e normali (ogni due pizze a portar via un supplì o crocchetta in omaggio). Il locale dispone di ambienti comodi e accoglienti, nonché di un’ampia veranda che si affaccia sul giardino. Consigliato il Menu di pesce fresco (tre assaggini di antipasti, due primi, secondo). Si organizzano compleanni, cerimonie, eventi. O RARIO :
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19:30-23:00. L A D OMENICA APERTO A PRANZO 12:00-15:30 V IA D OGANALE 112 – BORGO SAN MARTINO, CERVETERI (RM) 06.99208164 / 329.3807134 - WWW . RISTORANTEILSOGNODIGIULIA . IT - ILSOGNODIGIULIA @ GMAIL . COM f I L S OGNO DI G IULIA // 71
Scopri di più... Locale accogliente e spazioso, dotato anche di un’ampia sala per banchetti, dove la cucina propone i migliori piatti della tradizione italiana, spaziando dal pesce alla carne, senza tralasciare la pizza, presente tutte le sere in tanti gusti diversi. Su ordinazione è possibile prenotare un menu fisso personalizzato, in grado di soddisfare le esigenze di tutta clientela. In cantina un’accurata selezione di vini e birra alla spina. La struttura dispone di uno spazio esterno, ben curato, con barbecue per grigliate a vista e area giochi per i più piccoli: luogo ideale per rilassarsi con tutta la famiglia nelle belle giornate di sole, gustando i piatti genuini proposti sempre con cortesia dallo staff del ristorante.
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O RARIO : SEMPRE APERTO A PRANZO E CENA V IA A URELIA , K M 47,800 – FURBARA, C ERVETERI (RM) - T EL 06.9902623 / 328.4145938 S EGUICI SU f R OSETTA R ISTORANTE F URBARA // 72
Scopri di più... La cucina è affidata al maestro pizzaiolo Amedeo Segarelli (vincitore Alice Master Pizza), che ha saputo coniugare con professionalità i prodotti tipici italiani con la giusta creatività. Ottimi i piatti di pasta fresca, le carni nazionali e argentine cotte su pietra lavica, i dolci fatti in casa. Il fiore all’occhiello sono le pizze tonde e la pinsa romana®; le farine utilizzate sono: tipo 0, tipo 2, di riso e di soia. La lievitazione va dalle 24 alle 144 ore, la stesura dell’impasto è rigorosamente manuale e la cottura si realizza nel forno a legna. Le pizze sono di media altezza, croccanti, leggere; le pinse sono preparate alla perfezione: bordo e base croccanti, interno morbido, caldo e fragrante, il massimo della digeribilità. Il locale è sede della Scuola di Pizza e Pinsa Romana®.
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O RARIO : SEMPRE APERTO PRANZO E CENA / M ARTEDÌ RIPOSO V IA S ETTEVENE P ALO , 4 - C ERVETERI (RM) - T EL 06.9941309 / 393.4840144 // 73
Scopri di più... La nuova gestione di Alessia ed Enrico punta su un’ampia gamma di prodotti e servizi, sempre all’insegna della qualità. Si parte con gustose colazioni (classiche, vegan, gluten free), dove spicca il caffè biologico, passando per i pranzi veloci a base di piatti freddi e pasti pronti (pappardelle, lasagne, cotolette, ecc.), nonché tramezzini e panini espressi, fino agli aperitivi e apericene con cocktail, taglieri e pasta fredda. Ma non finisce qui: la sera bombe, ciambelle e cornetti caldi fatti al momento. Inoltre tè e cioccolate calde Almar (20 gusti), senza glutine e vegan. Altra chicca è il Caffè delle Canarie. Il locale è dotato di una spaziosa veranda con schermo tv e servizio ai tavoli gratuito. È possibile effettuare ricariche telefoniche e pagamenti bollette. ARTICOLI PER FUMA
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O RARIO : SEMPRE APERTO NO STOP 05:30-21:00 ( NEI GIORNI DELLE PARTITE CHIUSURA ORE 23:00) V IA S ATURNO , 2 - MARINA DI SAN NICOLA, L ADISPOLI (RM) - T EL 329.4688446 f K ARIBU ’ // 74
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Scopri di più... Locale trendy, a un passo dalle Mura Vaticane, ben gestito dal giovane e dinamico Christian. Qui il buon gusto si può assaporare in ogni momento della giornata. Si comincia con ricche prime colazioni: all’italiana, all’americana e vegetariane. Si prosegue a pranzo col variegato menu della tavola calda: primi e secondi piatti, contorni, pizza, tramezzini e panini freschi e genuini. È poi il momento pomeridiano delle cioccolate calde e del tè, nonché degli aperitivi serali con spuntini da abbinare a cocktail e vini selezionati. Graziosa la saletta interna, perfetta per godersi un po’ di relax in compagnia o per festeggiare eventi e feste private. L’accurata selezione dei prodotti e la solare cordialità dello staff rendono questo locale una sicura sosta gustosa nel cuore della Capitale. OFFERTA VALIDA FINO AL 31 OTTOBRE: apericena completo e il secondo giro di cocktail lo offriamo noi! O RARIO :
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Scopri di più... Questo locale è da 50 anni la qualità e l’efficienza al servizio di tutti. Dal 2001 Fabio e Marco continuano
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la tradizione nel segno del buon gusto, con un’attenta selezione degli ingredienti per migliorare i prodotti di pasticceria e caffetteria, nonché, dal 2016, la produ-
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proveniente dalla frequentazione delle migliori scuole del settore, affiancano l’efficienza dei servizi offerti
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Catering, l’accurata selezione degli ingredienti da gelateria con una preparazione altamente professionale
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dalla tabaccheria del bar, facendo sì che il cliente sia soddisfatto al 100%. Il tutto in un ambiente dal design all’avanguardia e dagli arredi raffinati che offrono comfort e relax ai numerosi clienti. O RARIO :
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Scopri di più... La continua evoluzione e la ricerca della perfezione sono da sempre parte integrante del lavoro professionale svolto da tutto lo staff del Café d’Europe. Una mission che si riscontra anche nella talentuosa squadra che opera nel laboratorio artigianale di pasticceria; infatti, grazie ai molti corsi di formazione, alle consulenze con i migliori maestri pasticcieri italiani e all’uso delle più pregiate materie prime in circolazione, questo team ha determinato un notevole salto di qualità nella produzione dolciaria del bar, dove spicca per varietà l’offerta di pasticceria mignon moderna, vero fiore all’occhiello del laboratorio. Golosissime anche le altre proposte: monoporzioni, torte classiche e moderne, gelateria, biscotteria; inoltre, su ordinazione, rinfreschi dolci e salati e creazioni uniche di cake design. Menzione di merito ai lieviti, preparati esclusivamente con burro belga di altissima qualità. Da provare, infine, anche gli abbondanti e sempre originali apericena.
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O RARIO : SEMPRE APERTO DALLE 04:00 ALLE 01:00 V IA I AFFEI , 30 - CERVETERI (RM) - T EL 06.9943828 - WWW . CAFEDEUROPE . COM // 77
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Scopri di più... La titolare Susanna, esperta pasticciera, propone un ampio ventaglio di dolci tradizionali e moderni, preparati artigianalmente e quotidianamente nel suo laboratorio. Si spazia dalla cornetteria (dolce e salata) alla biscotteria, da abbinare alle proposte della caffetteria, fino alle torte classiche (anche personalizzate), ai mignon e alla torta sacher. Su ordinazione: cake design, cupcake, babà, cheesecake brownies e macarons. Inoltre, degustazione vini con prodotti dolci e salati, servizio catering e cornetti artigianali caldi (tutti i sabato sera). Splendida e spaziosa la nuova area esterna.
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Scopri di più...
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Al Malecon anche l’occhio vuole la sua parte! E non potrebbe essere diversamente considerato lo spettacolo che questa location offre con la sua ampia veranda sul mare, luogo d’elezione per suggestive colazioni e aperitivi ammirando i colori del Grande Blu. Ben curate anche le due sale interne, dove uno staff efficiente propone golose colazioni, coloratissimi taglieri e cocktail, tramezzini espressi, pizze tonde e molto altro: insomma, il meglio per accompagnare l’intera giornata dei clienti. Da provare il Tagliere Malecon e la Pizza. Tra i servizi: tabaccheria e schermo tv. È attiva la cucina con
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O RARIO : APERTO 7 GIORNI SU 7 DALLE 6:00 FINO A TARDA SERA . L UNGOMARE M ARINA DI P ALO , 28 - LADISPOLI (RM) - T EL 06.88938711 - f M ALECON // 79
Scopri di più... Un’oasi gourmet nella piazza centrale di Santa Severa, che il titolare Michele Bonfitto, di origini pugliesi, gestisce sapientemente dal maggio del 2015. Si spazia dalla colazione alla cena con proposte di qualità, come la cornetteria artigianale realizzata con burro da centrifuga, quindi più sana e digeribile. Consigliato l’aperitivo tris: baccalà in bassa temperatura con maionese senza uova alle nocciole, gambero in pasta kataifi con crema di zucca e stracciatella, calamaro con panure di taralli pugliesi. Ottimo anche l’aperitivo degustazione: 4 portate di pesce in abbinamento al vino Bombino Bianco DOC (€ 15). In cantina ben 42 etichette di birra artigianale, poi vini nazionali, bollicine, distillati, liquori. Eccellente anche la produzione dolciaria, il pane e la pinsa romana. Tutto da gustare nelle 2 sale interne oppure nell’ampio spazio esterno. Un’altra piacevole sorpresa è il rapporto qualità/ prezzo: a dir poco eccezionale!
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O RARIO : SEMPRE APERTO DALLE 6:00-21:00 P IAZZA R OMA , 5 - SANTA SEVERA (RM) – T EL 0766.571427 - WWW . LECATTIVECOMPAGNIE . IT f C ATTIVE C OMPAGNIE // 80
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Scopri di più... Il pastrychef Simone Campoli compie un ulteriore salto di qualità trasferendo la sua attività in un nuovo locale di 100mq, completamente ristrutturato, dotato anche di un ampio parcheggio privato e di una comoda area esterna. Tra le novità segnaliamo i ricchi aperitivi da abbinare ad un’interessante selezione di birre artigianali e vini prestigiosi. Per il resto continua la caffetteria e la proposta rigorosamente artigianale di pasticceria e gelateria con prodotti di altissima qualità, dal classico biscottino secco ai più moderni mignon internazionali, non tralasciando le fantastiche torte, anche personalizzate, per matrimoni ed eventi di ogni tipo. Ottimi i dolci tradizionali, nonché gli accurati buffet dolci e salati, perfetti per compleanni, battesimi, cresime, comunioni e feste private.
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O RARIO : SEMPRE APERTO 7:00-22:00 NO STOP - V ENERDI E S ABATO 7:00-24:00 M ORELLA , 81 - CERVETERI (RM) - T EL 06.64012242 / 338.9668130 - f D OLCI I NCONTRI // 81
Scopri di più...
Carta d’identità
Un nuovo locale gestito egregiamente da Fabrizio e Luca, due giovani e competenti professionisti. Qui il cappuccino è perfetto, accompagnato da cornetti a lievitazione naturale, anche vegan e gluten free. Consigliato il Nocciolino (caffè espresso alla nocciola),
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nonché il tè e le cioccolate calde, anche per celiaci e vegani. Per chi ama il salato suggeriamo i loro tra-
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Città
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mezzini artigianali con prodotti di qualità, ma anche gli aperitivi e i panini imbottiti con salumi o cotoletta. Tra i servizi offerti: articoli per fumatori, ricariche telefoniche e biglietti Cotral. Assolutamente da non per-
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Novità: Prodotti per celiaci O RARIO :
05:00 ALLE 02:00. V ENERDÌ E S ABATO APERTO V IA A NCONA , 2 - LADISPOLI (RM) - T EL 06.89938259 f R OYAL C AFFÈ
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dere, dopo la mezzanotte del Venerdì e del Sabato, i loro cornetti caldi, la pizza alla pala e i tramezzini dolci (Nutella e fragola, Nutella e banana)! Il bar dispone anche di un ampio e comodo spazio esterno.
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TUTTA LA NOTTE
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Scopri di più... La pastrychef Martina Pascucci, giovanissima ma molto competente, ha realizzato finalmente il suo ‘dolce’ sogno: una pasticceria artigianale capace di strabiliare i clienti, grazie a squisite creazioni realizzate con ingredienti di primissima scelta. Nel suo locale, luminoso e curato, ogni giorno si producono un’infinità di delizie, dai mignon alla pasticceria secca, dalle torte (anche personalizzate e cake design) ai dolci tradizionali, senza dimenticare la cornetteria. Consigliata la Torta Chantilly. C’è spazio anche per la gastronomia con muffin salati, nonché panini farciti preparati al momento con il pane, integrale e al latte, di produzione propria. Ogni Venerdì e Sabato gustosi cornetti anche di notte. Dalle ore 19:00 sfiziosi aperitivi con assaggi dolci e salati, artigianali e di alta qualità. Novità: piccolo angolo caffetteria.
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O RARIO : SEMPRE APERTO 6:30-13:00 / 16:00-20:00. V ENERDÌ E S ABATO FINO A TARDA SERA P IAZZA G. F ALCONE , 25 (C ENTRO C OMMERCIALE L A P ALMA ) - LADISPOLI (RM) - T EL 389.9348708 f C HANTILLY P ASTICCERIA A RTIGIANALE // 83
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Scopri di più... Uno scrigno di sapori autentici, da cui ogni giorno si spri-
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Carta d’identità
giona il profumo del pane caldo, appena sfornato. Qui Valentina e Valerio, giovani e talentuosi titolari, propongono un’offerta gastronomica di primo piano, puntando su prodotti artigianali preparati con amore, utilizzando ingredienti sani, anche a km 0. In primis le varietà di pane: casereccio, sciapo e salato, anche a lievitazione naturale, preparato sia con farina di grano duro sia con farina multicereale o integrale macinata a pietra. Poi la pizza alla pala, a lunga lievitazione e ad alta digeribilità, anche integrale: insuperabile quella bianca, croccante, servita calda e con olio extravergine d’oliva. Fantastica anche la produzione dolciaria, tra cui i dolci tipici delle più importanti ricorrenze. Inoltre la caffetteria, da abbi-
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nare alla biscotteria artigianale. Infine la tavola calda con primi piatti espressi (anche da asporto) e contorni a base di verdure locali.
O RARIO : 07:30-13:30 / 16:30-20:00. S ABATO CHIUSURA ALLE 20:30. D OMENICA RIPOSO L ARGO D ANTE T RAVAGLIATI ( DAVANTI S CUOLA S ALVO D'A CQUISTO ), 8 - CERVETERI (RM) T EL 06.64013808 f F ORNO A RTE F ARINA // 84
ARTE E FARINA
Scopri di più... Lo staff propone una ricca produzione artigianale di torte per tutte le occasioni (anche matrimoni), cornetti, pasticceria mignon (mousse di vari gusti) e paste grandi, biscotteria, dolci tradizionali, meringhe e tanto altro. Eccellenti le torte: nutella e cocco, pistacchio e nocciola, arance e cioccolato, tiramisù (anche alla nutella). Molto apprezzata la Torta Kinder. Di rilievo anche la cornetteria, con un’ampia varietà di prodotti, tutti di assoluta bontà.
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O RARIO : APERTO TUTTI I GIORNI , NEL FINE SETTIMANA FINO A TARDA SERA . L UNEDÌ RIPOSO . V IA G ENOVA , 30 - LADISPOLI (RM) - T EL 06.9948536 - f I L C ORNETTO D ELLA N OTTE // 85
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Scopri di più... Questo storico bar di Cerveteri, che vanta oltre 50 anni di attività, ha recentemente ristrutturato con estrema cura i suoi locali, offrendo ai propri clienti spazi ancora più comodi e confortevoli dove poter trascorrere con gusto ogni momento della giornata, dalla colazione all’aperitivo. La punta di diamante è il laboratorio interno di pasticceria, che sforna una squisita produzione dolciaria con ingredienti di primissima scelta. Speciali le loro crostate fatte in casa con marmellate di produzione propria. Non mancano tramezzini e panini artigianali per gustosi pranzi veloci. Durante la bella stagione il fiorito e ombreggiato giardino esterno è il luogo perfetto per rilassarsi. Tra i tanti servizi offerti: pagamento bollette, biglietteria stadio, servizio Banca ITB, piccoli rinfreschi su ordinazione.
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O RARIO : SEMPRE APERTO 05:30-21:00. D OMENICA 05:30-14:30. S ETTEVENE P ALO , 167 - CERVETERI (RM) - T EL 06.9943459 - f B AR M EZZOPANE // 86
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Abbinamenti i c i s s cla di Catia Minghi, sommelier Per saperne di più: www.momentidivini.it
“Ciascun sorso deve dolcemente prepararci a gustare il boccone successivo, ricreando le condizioni di equilibrio che la nostra bocca aveva prima di iniziare a mangiare”. L’abbinamento cibo/vino è l’arte di armonizzare e valorizzare al meglio le caratteristiche di ciò che mangiamo e beviamo. Il primo a parlare di abbinamento nella prima metà del XVI secolo, fu Sante Lancerio, coppiere di Papa Farnese e autore del primo trattato enologico. L’abbinamento richiede conoscenza, elasticità, abilità, esperienza. Infatti ciò che ci porta a scegliere un vino piuttosto che un altro, non è affatto casuale. I gusti della pietanza e del vino non devono prevalere gli uni sugli altri, ma devono essere sempre in simbiosi, devono semplicemente
accompagnarsi in modo tale da completarsi reciprocamente. Tendenzialmente il corpo del vino deve essere proporzionale alla struttura del piatto, quindi un piatto piuttosto complesso che ha bisogno di una preparazione elaborata dovuta al tipo di cottura, alla quantità o preziosità degli ingredienti, va abbinato ad un vino altrettanto complesso e robusto, di buon invecchiamento, che possa cioè non essere sovrastato dalla personalità del cibo. Varie scuole di pensiero sul giusto abbinamento cibo/vino, hanno elaborato particolari schede ad indicare le scelte migliori secondo diversi criteri di idoneità. La scheda Piccinardi considera le 5 caratteristiche del cibo (aromi, grassi, strutture, riduzione e dolcezza) e le 5 caratteristiche del vino (aromi, capacità sgrassante, struttura, invecchiamento, dolce-secco). Questo metodo valuta la struttura e la riduzione del cibo e il corpo e l’invecchiamento del vino; ad ogni caratteristica del cibo, ne viene abbinata una del vino. Ad esempio, se l’aroma del cibo è molto speziato il vino dovrà avere un aroma molto intenso, se il piatto è molto gras-
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a t i n i f n i a i n o arm e r e i h c c i b e o t t a i p a r t so il vino dovrà avere una bella capacità sgrassante e quindi essere tannico, se la struttura della pietanza è ricca sceglieremo un vino corposo ed equilibrato. La scheda Mercatini considera le caratteristiche del cibo (tendenza dolce, grasso, succulenta, untuoso, aromatico, speziato, amarognolo, saporito, tendenza acida) e quelle del vino (acidità, effervescenza, alcol, tannicità, morbidezza, profumo, aroma) in base alla saporosità e la succulenza del cibo. Il metodo Sicheri, oltre a considerare le peculariarità cibo/vino, ad ogni caratteristica del cibo e del vino dà un punteggio da 1 a 4. Più i due punteggi sono uguali più l’abbinamento è ottimo. Molto probabilmente l’abbinamento perfetto non esiste, ma possiamo sicuramente trovare quello ideale, attenendoci ad alcune semplici regole. ABBINAMENTO PER CONTRAPPOSIZIONE ED ASSONANZA DI SAPORI L’abbinamento migliore si ha quando il vino esprime caratteristiche opposte a quelle del cibo. Se il piatto è particolarmente grasso (lo zampone ad esempio)
sarà meglio abbinarlo ad un vino rosso fresco (riferito all’acidità del vino), sapido in modo da contrastare l’untuosità del cibo, ripulire la bocca e alleggerire la pesantezza del piatto come un buon Lambrusco. Un piatto leggero e delicato non deve mai essere ‘coperto’ da vini troppo importanti o con una spiccata componente aromatica, ma si sposerà ad un vino leggero, giovane e sincero. ABBINAMENTO PER TRADIZIONE O TIPICITÀ Una specialità tipicamente regionale è meglio abbinarla ad uno dei vini prodotti nella stessa zona, in modo da creare un’affinità di sapori. Anche a seconda delle stagioni avremo un abbinamento diverso. In estate generalmente la cucina è semplice e leggera, mentre in inverno più complessa e strutturata. Pertanto nei mesi estivi preferiamo sicuramente bere vini bianchi e rosati più freschi e sapidi, mentre nella stagione fredda si opta per vini più complessi e strutturati. Ogni pietanza dovrebbe essere accompagnata da un vino diverso, proprio perché ogni piatto ha le pro-
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TUTTOVINO prie caratteristiche gustative. Anche la successione dei vini in un pranzo o una cena importante segue uno schema dettagliato. Si inizia con gli champagne o gli spumanti, seguiti dai bianchi leggeri, bianchi strutturati, rosati e rossi leggeri, rossi di medio corpo, rossi invecchiati, vini da dessert e da meditazione.
VITELLO TONNATO: Gavi
SCHEDA RIEPILOGATIVA
FORMAGGI ERBORINATI: Sauternes, Marsala, Moscato di Pantelleria, Amarone
PESCE SPADA: Carricante, Grillo MOZZARELLA DI BUFALA: Moscato di Terracina, Falangina, Greco di Tufo
Cibi profumati Vini profumati e aromatici CASTELMAGNO: Barolo, Barbaresco Cibi neutri Vini poco profumati PIZZA: Gragnano Cibi dolci Vini dolci liquorosi STRUDEL: Moscato Rosa, Vino Santo Cibi salati Vini sapidi CANTUCCI: Vin santo Cibi grassi Vini vivaci CUBANA: Picolit Cibi untuosi Vini tannici ed elevata alcolicità PASTIERA: Falangina passita Cibi piccanti Vini leggeri PANETTONE E PANDORO: Moscato d’Asti Cibi speziati Vini morbidi ABBINAMENTI IDEALI SALUMI: Lambrusco, Pignoletto, Chardonnay, Freisa, Barbera, Sangiovese, Bonaria, Dolcetto SALUMI AFFUMICATI: Gewurztraminer, Sylvaner, Lagrein TORTELLINI IN BRODO: Lambrusco PASTA CON LE SARDE: Catarratto BUCATINI ALL’AMATRICIANA: Frascati Superiore AGNELLO/CAPRETTO AL FORNO: Montepulciano, Aglianico del Vulture, Chianti Classico ABBACCHIO SCOTTADITO: Cesanese del Piglio STRACOTTO: Amarone BRASATO: Barolo
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COME SI DEGUSTA IL V NO di Antonio Vaia, Delegato FISAR Civitavecchia e Costa Etrusco Romana
Degustare significa esplorare il mondo racchiuso in una bottiglia di vino – fatto di natura, tecnica, storia e passione – mediante l’analisi sensoriale. Il degustatore esamina il prodotto sotto i profili visivo, olfattivo e gustativo, in genere dotato di una griglia interpretativa basata su scale di valutazione; limitandosi ad esprimere una valutazione sensoriale, senza sconfinare in ambiti come la viticoltura, l’enologia, ecc. ESAME VISIVO Il primo step della degustazione è l’esame visivo. Fornisce informazioni relative al vitigno compositivo, all’ambiente pedoclimatico, alle pratiche enologiche utilizzate. Con l’aiuto degli occhi si possono analizzare la limpidezza, la trasparenza, il colore, la fluidità e l’effervescenza. È un esame breve e potrebbe apparire poco significativo, ma in realtà rivela caratteristiche del vino che saranno confermate o meno nei passaggi successivi della degustazione. ESAME OLFATTIVO Il successivo esame olfattivo è finalizzato a riconoscere i profumi presenti nel vino e consente di analizzar-
ne l’intensità, la qualità, la complessità e la natura. Sovente è considerato il momento più difficile della degustazione, in quanto l’olfatto è un senso spesso non utilizzato per captare le ‘sfumature’ odorose e andrebbe quindi rieducato al riconoscimento dei profumi. Per di più nel vino le sostanze odorose sono poco concentrate, in parte coperte da altre componenti, e ciò rende un vero ostacolo la percezione di ogni singolo profumo. ESAME GUSTATIVO La fase culminante della degustazione è l’esame gustativo. Per degustarlo veramente, il vino deve entrare in bocca in modo da bagnare ogni parte della lingua, che individua i singoli sapori con aree diverse, per consentire di valutarne il corpo, la struttura generale, l’equilibrio, le sensazioni retrolfattive e lo stato evolutivo. Solo ora possiamo capire se le sensazioni iniziali rispondono pienamente alla valutazione complessiva del vino degustato, consapevoli – per dirla con Jean d’Alembert – che “niente è più indiscutibile dell’esistenza dei nostri sensi”.
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Ad ogni VINO il suo
BICCHIERE di Alessio Bartolini, Sommelier enogastronomo Epulae
Per apprezzare al meglio le caratteristiche di un vino, bisogna berlo nel bicchiere giusto. Infatti le caratteristiche presenti in un vino possono essere esaltate o penalizzate se andiamo a servirlo e/o degustarlo in un bicchiere sbagliato. Entriamo nello specifico. Innanzitutto il bicchiere deve essere di vetro (anche se sarebbe meglio di cristallo), trasparente, sottile, ovviamente pulito e asciutto, incolore e privo di scritte. Esistono numerosissime tipologie di bicchieri, ma per semplicità li riassumo in sette: flûte (per spumanti secchi), coppa di champagne (per spumanti dolci e vini aromatici), cru (per vini bianchi), gran cru (per vini rossi), bicchieri per passiti, per vini liquorosi, per grappe e acquaviti. Gli spumanti secchi e lo champagne, vini sapidi e acidi che vanno serviti freddi e in piccole quantità, hanno necessità di un bicchiere dalla forma slanciata e affusolata (come appunto la flûte) tale da convogliare il liquido sulla punta della lingua in modo da esaltare il residuo zuccherino ridotto; inoltre, essendo alto, risalta anche il perlage, ossia il movimento di risalita delle bollicine. Per quanto riguarda gli spumanti dolci ed i vini aromatici, poiché la sensazione di dolcezza è percepita maggiormente sulla punta della lingua, si utilizza la coppa di champagne che, essendo larga, va a convogliare il vino su tutta la lingua e non sulla punta,
evitando così sensazioni stucchevoli. Il cru è per i vini bianchi e può avere due tipi di aperture: una che tende ad allargarsi – usata per i vini bianchi giovani e freschi che hanno un certo residuo zuccherino che deve essere valorizzato – in modo tale da convogliare il vino sulla punta della lingua più sensibile alla dolcezza e poi ai lati più sensibili all’acidità; un’altra che ha un corpo più largo – usata per i vini bianchi corposi e maturi – in modo tale da ossigenare il vino e convogliarlo nelle parti posteriori e laterali della lingua e poi sulla punta. Stesso discorso vale per il gran cru, solo che questo ha una pancia ancora più larga in modo tale da ossigenare il vino rosso (specie se corposo e molto maturo) e rendere percepibili i profumi terziari. I bicchieri per i vini liquorosi, per le grappe e le acquaviti devono essere piccoli, allungati e con la bocca stretta perché devono contenere poco vino da bere a piccoli sorsi. Inoltre, ciò impedisce all’alcol di coprire i profumi che, così facendo, verranno convogliati rapidamente verso il naso.
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galateo
del vino di Alessio Bartolini, Sommelier enogastronomo Epulae
Lo scopo di questo articolo è orientare il neofita che si avvicina al nettare di bacco nel vasto – e a volte poco conosciuto – mondo delle norme comportamentali di buona educazione. Anche per il vino, infatti, esistono numerose regole che, se conosciute, ci permettono di fare sempre bella figura davanti agli amici, ai colleghi di lavoro o nelle cene cosiddette ‘ufficiali’. Il mio intento è proprio questo: farvi trovare a vostro agio in ogni tipo di contesto. E cercherò di farlo nella maniera più semplice possibile, perché in pratica si tratta di nozioni semplici.
MISE EN PLACE Parliamo della mise en place. “Che cosa vuol dire?”, mi chiederete giustamente voi. La mise en place non è altro che l’apparecchiatura della tavola, e relativamente al vino – che rimane il nostro punto di riferimento – la disposizione dei bicchieri sulla tavola. Come minimo devono essere presenti almeno due bic-
chieri (uno per l’acqua, l’altro per il vino) e non bisogna mai superare il numero di tre bicchieri oltre quello dell’acqua. La disposizione inizia a partire dalla punta del coltello con il primo bicchiere che generalmente è la flute; poi, a seguire verso sinistra, in diagonale e alla stessa distanza l’uno dall’altro, quello per il vino bianco e quello per il vino rosso. Conclude la fila sempre in diagonale il bicchiere per l’acqua. I bicchieri devono rimanere in queste posizioni anche quando viene versata la bevanda: mai sollevarli per agevolare il servizio! Se si passa ad un secondo vino sempre dello stesso colore, il bicchiere va cambiato ugualmente, perché rimanendo ‘sporcato’ dal vino precedente potrebbe alterare le caratteristiche gusto-olfattive del secondo. Prima del dolce devono essere tolti tutti i bicchieri ad eccezione di quello per l’acqua e di quello da dessert.
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CONSERVAZIONE DEL VINO UNA CANTINA IN CASA? ECCO COME FARE!
di Alessio Bartolini, Sommelier enogastronomo Epulae
Siamo in grado di crearci una piccola cantina tra le mura domestiche? Certamente! Basta seguire alcune regole fondamentali. Il locale preposto, ovviamente, non sarà la classica cantina a 4m di profondità scavata nella roccia, però dovrà avere alcune caratteristiche simili, a cominciare dalla temperatura costante tra i 12°C ed i 16°C; questo per evitare sbalzi termici che danneggiano sia il tappo che il nettare di bacco: infatti il caldo dilata il vino, secca il tappo e causa fuoriuscite di liquido ed ossidazione. L’ambiente, poi, dovrà essere umido, ventilato e lontano da rumori e vibrazioni, per questo si suggerisce di riporre le bottiglie su scaffalature in legno in grado di attutire eventuali vibrazioni che fanno perdere elasticità al tappo. Meglio ancora se il locale è privo di luce, o quantomeno si consiglia di usarla il meno possibile o di utilizzare
lampade schermate, giacché quelle al neon o sopra i 75 Watt possono attraversare il vetro ed alterare il prezioso liquido. All’interno della cantina dovremo riporre solo bottiglie di vino: evitate di conservarci altri generi alimentari i cui odori potrebbero, penetrando dal tappo, alterare le caratteristiche organolettiche del vino. Altra cosa importante: posizionate le bottiglie orizzontalmente per far sì che il tappo sia sempre a contatto col vino, in modo tale che non si secchi e non faccia passare aria all’interno causando ossidazione. Avremo cura, infine, di disporre gli spumanti negli scaffali più in basso e poi, mano a mano che si sale, vini bianchi, rosati, rossi giovani, rossi di medio invecchiamento e rossi di lungo invecchiamento. Questo perché in basso le temperature sono più fresche e si avvicinano a quelle di servizio.
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Novello!
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Benvenuto
di Catia Minghi, sommelier Per saperne di più: www.momentidivini.it
L’autunno è arrivato e come d’abitudine il primo prodotto di bacco è il vino novello. Questo tipo di vino conosciuto nell’antichità con il nome di doliore era tenuto nelle celle vinarie anziché nelle apoteche dove si conservavano i vini da invecchiamento. È il primo vino della vendemmia appena trascorsa e che può essere messo in commercio dopo la mezzanotte del 5 novembre. Il vino novello in Italia viene prodotto su tutto il territorio nazionale, prevalentemente nel Veneto, Trentino Alto Adige e Toscana. L’uva utilizzata maggiormente è a bacca rossa e tra i vitigni più utilizzati abbiamo: Aglianico, Barbera, Cabernet, Cannonau, Corvina, Merlot, Nero d’Avola, Refosco, Sangiovese. Nel 2000 è stato costituito l’Istituto Vino Novello Italiano che regolamenta, protegge e promuove questo
vino, la cui caratteristica principale è il processo di vinificazione, chiamato ‘macerazione carbonica’. La tecnica consiste nel mettere i grappoli di uva interi, non diraspati, per un tempo variabile da 5 a 20 giorni, ammassati dentro un contenitore chiuso ermeticamente saturo di anidride carbonica e mantenuto ad una temperatura costante di 30° C. La parte di uva che si trova più in basso viene schiacciata dal peso dell’uva soprastante e libera il mosto che, grazie agli enzimi presenti nell’uva, inizia a fermentare producendo alcol e anidride carbonica. In questo modo si ha una fermentazione alcolica intracellulare ad opera degli zuccheri, in quanto le cellule vive degli acini dell’uva, impossibilitate a respirare, sono costrette ad un metabolismo d’emergenza. Durante la fermentazione vengono estratte anche tutte le sostanze aromatiche della buccia e della polpa. Lo schiacciamento progressivo dell’uva sotto il proprio peso, libera gradualmente tutto il liquido nel serbatoio. Successivamente l’uva viene pigiata e lasciata fermentare per altri 5-6 giorni nel modo convenzionale. Al termine della trasformazione da mosto a vino, si procede con il travaso ed il no-
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vello è pronto ad essere immesso sul mercato. Per il suo contenuto alcolico e polifenolico, il novello deve essere bevuto giovane, la sua sensibilità alla maturazione e la freschezza degli aromi tendono infatti ad esaurirsi nell’arco di 6 mesi. È consigliabile non invecchiarlo troppo tempo e consumarlo preferibilmente entro primavera. Non a caso, il termine ultimo per l’imbottigliamento è il 31 dicembre dell’annata di produzione delle uve. Il vino novello è caratterizzato da sentori fruttati, in particolare fragola, lamponi e frutti di bosco, da una buona morbidezza, livelli tannici bassi e dal colore vivace e brillante con una tonalità che varia fino al rosso porpora. L’abbinamento perfetto è con le castagne, meglio se caldarroste, e castagnaccio. È doveroso ricordare che la macerazione carbonica è una tecnica di vinificazione ideata dai francesi. Il nome Beaujolais Noveau del vino novello francese deriva dalla zona di produzione. La legislazione fran-
cese prevede che il 100% del vino contenuto nella bottiglia di Beaujolais Noveau sia prodotto con macerazione carbonica, con uve esclusivamente Gamay, vendemmiate nello stesso anno. Può essere messo in commercio dopo la mezzanotte del terzo mercoledì di novembre dello stesso anno di vendemmia. La legislazione italiana invece è molto meno restrittiva e prevede che il termine Novello è riferito ai vini prodotti con macerazione carbonica per almeno il 40% dell’uva e per il restante 60% si può aggiungere vino vinificato tradizionalmente anche di annate precedenti. Purtroppo questa è la nota dolente che in Italia ha trasformato questa tecnica in una trovata commerciale, per svuotare le cantine di tutte le rimanenze. Quindi, prima di bere novello, vi suggeriamo di chiedere informazioni in cantina sul processo produttivo.
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SPECIALE OLIO
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di Gianluigi De Benedittis, produttore olivicolo e Assaggiatore Nazionale Tecnico ed Esperto di Oli vergini ed extravergini di oliva UNAPROL
Gli elementi che ci permettono di capire se abbiamo o meno di fronte un buon olio, sono molteplici e intrinseci.
1° ELEMENTO L’aspetto visivo è trascurabile nella valutazione di un olio. Il colore è indice di tipicità, unione di diverse varianti che cercheremo di capire; di contro è assolutamente sbagliato pensare che sia un elemento di qualità. Il colore dipende da tanti fattori: caratteristiche del terreno – ovvero se siamo di fronte a un terreno di medio-impasto di tipo vulcanico, subalcalino, ottimo per gli oliveti perché ricco di minerali, come il magnesio che favorisce la fotosintesi e dunque la clorofilla
(colore verde) – metodi di lavorazione e caratteristiche proprie delle cultivar. 2° ELEMENTO Per avere certezza che il nostro è buon olio, sarà solo un laboratorio di analisi a dircelo, stabilendo in maniera esatta qual è il grado di acidità espresso in acido oleico, presenza di perossidi e cere. Le analisi di tipo sensoriale sono degli elementi probanti ma non probatori, dimostrazione ne è il fatto che per valutare
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SPECIALE OLIO
un olio non è sufficiente il giudizio di un singolo assaggiatore – in quanto ci troviamo di fronte a valutare una mediana di pregi e difetti – ma di una équipe guidata da un capo panel. E sicuramente bisogna avere alle spalle molte sedute di assaggio. ELEMENTI DI CARATTERE TECNICO Per assaggiare un olio è importante evitare il contatto con qualsiasi strumento che possa alterare le nostre sensazioni e con esse il nostro olfatto, ad es. lavarsi
le mani col sapone, avere fumato e/o mangiato in un lasso di tempo ristretto rispetto alla seduta. Pertanto bisogna trovarsi in un ambiente neutro, godere di una luce neutra, posizionarsi in una cabina d’assaggio separata da quella del nostro collega, utilizzare l’apposito bicchiere di colore blu. Tutti elementi che evitano di influenzare le nostre scelte. ANALISI OLFATTIVA Consiste nel portare l’olio, che si trova nel bicchiere,
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SPECIALE OLIO ad una temperatura di 28°: questo lo possiamo fare chiudendo con la mano la parte superiore del bicchiere, sfregandolo fino al punto ottimale della temperatura richiesta. Ciò ci permette di sentire i profumi con cui ogni olio si presenta. ANALISI GUSTATIVA Dopodiché si passa all’assaggio, sperando di trovare coerenza e armonia tra olfatto e palato, sicuramente un punto d’equilibrio tra il fruttato dell’olio e le caratteristiche proprie delle cultivar che emanano diversi strati di amaro e piccante. Far roteare in bocca l’olio distribuendolo su tutto il cavo orale: fare attenzione agli stimoli tattili (fluidità, consistenza, untuosità) e gustativi (dolce, amaro, piccante). Ecco alcuni tratti peculiari dell’olio extravergine d’oliva:
MATURO: flavour caratteristico delle olive mature, spesso presente in oli dal colore giallo acceso e dal sapore rotondo, tendente al dolce. OLIO VERDE: definizione solitamente adatta agli oli toscani, dal consistente aroma fruttato e di colore verde brillante. PICCANTE: sensazione pungente caratteristica di oli prodotti all’inizio della campagna, principalmente da olive ancora verdi. È una nota gradevole e caratteristica degli oli toscani, pugliesi e siciliani: per essere apprezzabile non deve persistere troppo a lungo nella cavità orale. ROTONDO: attributo adatto all’olio che presenta un gusto pieno ed equilibrato.
AMARO: sapore caratteristico dell’olio ottenuto da olive verdi o invaiate, che non deve comunque essere eccessivamente accentuato.
VERDE ERBA: quando l’olio ha un gusto che ricorda l’odore dell’erba appena falciata ci troveremo di fronte a un olio perfetto.
CARCIOFO: flavour che richiama il gusto della parte più tenera del carciofo.
I DIFETTI Sentendo e assaggiando un olio, tutte le percezioni che ci portano a riconoscere difetti quali il riscaldo, la morchia, l’avvinato (che è una declinazione del riscaldo), il metallo o il rancido, sono delle spie che ci dicono che quell’olio non è di qualità.
DOLCE: attributo adatto ad oli dal sapore non molto marcato, di tenue aromaticità, delicati. FIORI: sapore delicato di fiori bianchi o gialli, conferisce un gusto delicato all’olio. FRUTTATO: flavour dell’olio che ricorda il profumo e il gusto di un frutto sano, colto al punto ottimale di maturazione. All’assaggio, il fruttato può coprire una gamma che si estende da un grado delicato (più tenue) ad uno molto intenso (più pungente). Ovviamente se la mediana del fruttato è pari a zero, quello che stiamo degustando non è un olio extravergine d’oliva: nelle migliori delle ipotesi è un olio vergine; nelle peggiori avremo a che fare con un olio deodorato o raffinato, sicuramente non un buon olio. MANDORLATO: flavour tipico della mandorla, fresca o secca. Si apprezza come sensazione retro-olfattiva ed è tipicamente associato agli oli dolci.
CARATTERISTICHE DELLE PRINCIPALI CULTIVAR DEL LAZIO CANINESE: olio con un fruttato medio-intenso che regala al naso note di foglie, di ortaggi freschi e carciofo. In bocca emergono sentori di mandorla, con un finale di amaro e piccante equilibrato. CARBONCELLA: dal fruttato leggero- medio con note di erbe tagliate e balsamiche. In bocca sentori di carciofo. Piccante che prevale sull’amaro. ITRANA: fruttato intenso con note di foglia di pomodoro fresco ed erbe balsamiche. In bocca sentori d’erbe officinali. Finale equilibrato tra amaro e piccante.
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PRODOTTI STAGIONALI
Funghi, delizie d'autunno DOPO TANTO CALDO TORRIDO ARRIVA LA STAGIONE AUTUNNALE, CON I SUOI COLORI CALDI E AVVOLGENTI E CON TANTI PRODOTTI GUSTOSI PER IL PALATO E OTTIMI PER IL BENESSERE E LA SALUTE. IN QUESTE PAGINE, TANTE INFORMAZIONI PER UN AUTUNNO PIENO DI GUSTO! di Catia Minghi
I funghi sono organismi viventi inseriti nei vegetali atipici, appartenenti al gruppo delle crittogame, piante dalla struttura molto semplice, sprovviste di clorofilla. Pertanto non sono indipendenti dal punto di vista nutrizionale e per vivere necessitano di sostanze già elaborate da altri esseri viventi. Si riproducono per mezzo di spore e, come le piante verdi, sono immobili e hanno pareti cellulari definite, ma non hanno fusto, radici o foglie e sono prive del sistema vascolare. La parte del fungo che viene raccolta (carpoforo) è una sorta di frutto, prodotto dall’attività di un apparato vegetativo, costituito da elementi filiformi e biancastri, denominati micelio, che si diffondono nel substrato da cui traggono gli alimenti. QUANDO FIORISCONO La stagione micologica inizia in primavera e termina in autunno con l’avvento dei primi freddi. C’è da
dire che esistono anche alcune specie invernali. In primavera spuntano le Spugnole, il Tricholoma di San Giorgio e le Gambesecche. A giugno i Cantarelli, le Amanite e qualche Porcino. In estate la fioritura rallenta e si trovano le Russole e l’Amanita caesarea (detta ovolo buono). Con l’arrivo delle piogge compaiono tutte le specie fungine estive, comprese quelle tossiche: Boleti (porcini), Amanite (ovoli), Lepiote, Russole, Tricholomi, Cantarelli, Cortinari, sulle ceppaie spuntano le Famigliole. Con i primi freddi si trovano i Pleurotus Ostreatus e la Collybia velutipes. COME SI RACCOLGONO È opportuno scegliere un contenitore: il classico cesto di vimini è in grado di mantenere i funghi in uno stato di integrità ottimale e permette la dispersione delle spore nel terreno che determinano la nascita, nel tem-
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PRODOTTI STAGIONALI
CON I FUNGHI NON SI SCHERZA Purtroppo non sempre la conoscenza e la prudenza vanno di pari passo con la passione per i funghi. È indispensabile conoscere come raccoglierli correttamente e come distinguere quelli commestibili da quelli velenosi o tossici. A tal fine può risultare utile frequentare un corso di micologia: ce ne sono in tutti i comuni italiani e sicuramente permettono una maggiore conoscenza e rispetto per il bosco, patrimonio comune da considerare e valorizzare.
po, di nuovi funghi. Se non avete a disposizione un cesto potrete usare anche una scatola di cartone o di legno, meglio se rivestita con qualche foglia. Assolutamente sconsigliati i sacchetti di plastica, poiché comprimono i funghi e favoriscono l’insorgere di processi fermentativi. FUNGHI SECCHI E CONSERVATI Durante l’acquisto occorre la massima attenzione alle etichette sulle confezioni, che devono attestare l’avvenuta visita sanitaria. In Italia i funghi secchi commercializzati sono in prevalenza porcini, in particolare il Boletus Edulis mescolato e confuso con il Boletus aeurus, pinicola e reticulatus. L’aspetto che presentano nelle confezioni dipende dal grado di integrità del prodotto fresco e dal metodo di essiccamento; per questo esistono, di norma, cinque scelte, ognuna delle quali ha un suo prezzo.
COME SI PULISCONO La pulizia va fatta in maniera accurata affinché vengano rimossi tutti i frammenti terrosi, i residui di foglie e muschio. Se presentano parti intaccate dai vermi o dalle lumache o semplicemente ammuffite, queste vanno rimosse, compresa la cuticola del cappello se risulta alla vista alterata. Eliminare la parte terminale del gambo, quella a contatto con il terreno. I funghi non vanno lavati a lungo con acqua, perderebbero gran parte dei loro aromi, anzi è preferibile pulirli con uno strofinaccio umido e poi asciugarli con un panno asciutto. Le specie che invece presentano sostanze indigeste, parti vischiose, gusto acre e resinoso, devono subire un processo di bollitura preventiva per qualche minuto. Per la cottura dare la preferenza a recipienti smaltati o di vetro temperato per il fuoco e a coperchio chiuso per evitare la dispersione degli aromi.
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PRODOTTI STAGIONALI
CASTAGNE,
DA “PANE DEI POVERI”... di Catia Minghi
! o c c i r o t t u r f a
La castagna è il frutto simbolo della stagione autunnale. Forse non tutti sanno che non contiene glutine, quindi costituisce una valida alternativa per l’apporto di carboidrati alle persone che soffrono di celiachia o di intolleranza. Le castagne possono essere consumate crude, bollite con dei semi di finocchio o preparate come caldarroste. L’operazione di incisione della castagna prima di fare le caldarroste è chiamata ‘castratura’: si effettua con un coltellino appuntito facendo un taglio di 2cm circa sulla parte bombata della buccia, senza intaccare la polpa, e serve ad evitare che le castagne scoppino durante la cottura. La farina di castagne viene utilizzata per fare il castagnaccio (golosa la ricetta toscana con pinoli, uvetta e scorzette d’arancia), la polenta, la pasta fresca, gli gnocchi e il pane. Sono altresì ottime le minestre con castagne e funghi. VARIETÀ MARRONI. Maturano alla fine di settembre e sono così chiamati i frutti del castagno che presentano, nell’interno
della buccia, i frutti interi, non settati, con una pellicola (episperma) che non penetra nella polpa e che si stacca con facilità nelle operazioni di pelatura. Normalmente sono destinati alla trasformazione industriale e al consumo fresco. CASTAGNE. Un grande gruppo che racchiude le infinite varietà presenti su tutto il territorio italiano e in Europa. Hanno una pezzatura piccola e una pellicola interna che penetra in profondità all’interno della polpa. I frutti sono destinati sia al consumo fresco che a quello secco. EUROGIAPPONESI. Derivano da incrocio naturale o guidato tra il castagno europeo (Castanea sativa) e il castagno giapponese
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PRODOTTI STAGIONALI (Castanea crenata); in Italia sono comparsi verso la metà degli anni ‘70. Sono più resistenti alle malattie, i frutti presentano una pezzatura più grande, maturano precocemente ed è possibile quindi anticipare il raccolto a settembre. GIAPPONESI. Le più importanti varietà sono: Tanzawa e Ginyose. Rispetto alle nostre piante, queste hanno uno sviluppo ridotto e necessitano d’irrigazione costante e di potatura annuale. Il raccolto precoce è previsto per fine agosto, primi di settembre.
LA NUTRIZIONISTA CONSIGLIA La castagna è definita frutto atipico, perché ricca di amidi (carboidrati complessi) e non di zuccheri semplici (come il fruttosio). Dal punto di vista qualitativo, le castagne sono composte per circa il 50% da acqua, il 45% da carboidrati, proteine, grassi, fibre e ceneri; discreta la presenza di minerali, quali sodio, calcio, fosforo, magnesio, ferro, potassio, zinco, rame e manganese. Per quanto riguarda le vitamine, troviamo vitamina A, B1, B2, B3, B5, B6, B9, B12, C e D. Per la presenza dell’acido folico sono consigliate anche in gravidanza, in quanto quest’ultimo è in grado di prevenire l’insorgere di alcune malformazioni a livello fetale. Essendo ricche di minerali, le castagne sono particolarmente indicate per chi soffre di stanchezza cronica, per chi è in convalescenza dopo l’influenza e per bambini e anziani. Hanno un elevato contenuto energetico che varia in base al tipo di cottura: 120Kcal /100g per le castagne lessate che diven-
a cura della Dott.ssa Luisa Rivelli, biologa nutrizionista
tano 193Kcal/100g nel caso delle caldarroste. Durante la cottura, buona parte dell’amido si riduce in zuccheri semplici, conferendo alle castagne il tipico sapore dolciastro e rendendole controindicate a chi soffre di diabete. Per evitare problemi quali gastrite, colite, gonfiore addominale, le castagne devono essere consumate ben cotte e ben masticate per facilitare il compito degli enzimi digestivi.
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AZIENDE&LAVORO
COME AVVIARE UN’IMPRESA ALIMENTARE DOMESTICA POSSIBILITÀ E FATTIBILITÀ a cura del Dr. Paolo Roccetti, laureato in Tecniche della prevenzione dell’Ambiente e Nei Luoghi di Lavoro e Tecnico Competente in Acustica Ambientale, e del Geom. Federico Bellucci. Per saperne di più: Studio Roccetti, Tel 333.4037175 - 392.5765121 - studioroccetti@gmail.com. Studio Geom. Bellucci, Tel 392.1551262 - 06.99225178 - V.le Italia 7, Ladispoli (RM)
Considerato l’interesse suscitato dal precedente articolo, ed i molti progetti in via di sviluppo, abbiamo deciso di dare altre informazione sulle Imprese Alimentari Domestiche, che danno l’opportunità a chiunque di poter diventare un piccolo imprenditore nel campo alimentare, potendo così testare la propria passione e le proprie capacità, senza però dover affrontare
le importanti spese di progettazione e realizzazione di un laboratorio professionale (tradizionale). A nostro avviso, infatti, le Attività Alimentari Domestiche possono essere considerate sia una valida alternativa a chi vuole intraprendere una piccola attività con basso rischio di impresa, sia un’opportunità per sperimentare le proprie capacità per poi lanciarsi in un’impresa più
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AZIENDE&LAVORO grande ma con maggiore serenità e maturità. I principali quesiti delle persone che ci hanno contattato riguardano la fattibilità e le possibilità di vendita dei propri prodotti.
finale (ovviamente in questo caso andrà autorizzato anche il mezzo di trasporto).
LA FATTIBILITÀ Per quanto riguarda la fattibilità, come già descritto nel precedente articolo (vedi pag.90 ilPunto Magazine Ago/Set 2017) sarà infatti indispensabile uno studio preliminare, per verificare: • l’esistenza di tutti i requisiti igienici, ed eventualmente quali modifiche apportare alla vostra cucina;
• Commercio online dei propri prodotti.
• Attività di Catering per eventi privati, ecc.
• la regolarità urbanistica dell’immobile; • prendere contatto con il Comune in cui si trova l’abitazione per verificare la posizione del Comune stesso verso l’apertura di questa tipologia di attività (a molti sconosciuta) e accertarsi di eventuali divieti dovuti a vincoli, ecc.; • studiare nel dettaglio il prodotto che vorreste produrre per evidenziarne tutte le criticità. QUALI SONO LE OPPORTUNITÀ DI VENDITA Le opportunità di vendita del vostro prodotto sono svariate: • fornitura ad altre attività, come ad esempio bar; infatti molti bar non hanno un laboratorio e non possono preparare e/o cuocere dolci, quindi una fornitura di pasticceria fresca e secca presso tali attività può essere un’ottima opportunità, sia per l’attività domestica sia per il bar stesso, che in questo modo può proporre ai propri clienti dei prodotti artigianali, tracciati, con tutti i vantaggi di una filiera corta. • Vendita dei propri prodotti presso mercati, sagre e feste (ovviamente previo l’idoneo percorso autorizzativo); sono infatti molti i mercati organizzati da associazioni e Comuni, con la conseguente opportunità di far conoscere a molti il vostro prodotto. • Consegne a domicilio; è infatti esclusa la vendita presso il laboratorio, ma non sembrano esserci limitazione per eventuali ordini e consegne presso il cliente
UN’IDEA PER VENDERE I VOSTRI PRODOTTI Un esempio di dove poter vendere i prodotti di un’attività alimentare sul nostro territorio è il Mercato della Terra di Canale Monterano, organizzato dalla Condotta Slow Food di Bracciano e patrocinato dal Comune di Canale Monterano; mercato nel quale si incontrano produttori che rappresentano il territorio e le sue peculiarità. Per informazioni potete contattare la fiduciaria della Condotta Slow Food di Bracciano, la Sig.ra Barbara Santangelo, al seguente numero: 333.8365694.
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AZIENDE&LAVORO fessionali richiesti per l’avvio, gli adempimenti da porre in essere e le procedure, gli enti competenti, ecc.; CONSULENZE SPECIALISTICHE, finalizzate ad approfondire particolari aspetti in materia fiscale, contributiva, di igiene e sicurezza; CORSO DI FORMAZIONE PER ASPIRANTI IMPRENDITORI, finalizzato ad acquisire conoscenze e competenze specifiche per l’avvio e la gestione di un’attività d’impresa o libero professionale; PERCORSI DI COACHING PER LA CREAZIONE D’IMPRESA, realizzati attraverso incontri di gruppo e individuali;
INTERESSANTE INIZIATIVA DELLA CARITAS DI LADISPOLI Il primo passo che consigliamo gli aspiranti imprenditori che vogliano aprire un’Attività Alimentare Domestica, è sicuramente quello di verificarne la fattibilità con professionisti qualificati e, parallelamente, di valutare un’interessante iniziativa della Caritas Porto-Santa Rufina di Ladispoli. Per avere un supporto nella valutazione della fattibilità della vostra microimpresa domestica potete rivolgervi alla Caritas Diocesana, che attraverso il progetto L’Ora Undecima offre, in modo del tutto gratuito, un’assistenza a 360 gradi a supporto della creazione d’impresa. Il progetto, realizzato da Caritas Porto-Santa Rufina in collaborazione con Caritas Italiana e con il contributo dei fondi CEI 8x1000, prevede, infatti, un’offerta integrata di servizi finalizzati ad accompagnare i giovani e i meno giovani a costruirsi un futuro, attraverso l’avvio di un’attività di impresa o lavoro autonomo. Ecco i servizi offerti dal progetto: INCONTRI INFORMATIVI, in cui vengono fornite informazioni generali per l’avvio di una qualsiasi attività imprenditoriale che potranno riguardare i requisiti pro-
ASSISTENZA PER LO SVILUPPO DEL BUSINESS PLAN, finalizzato a valutare la fattibilità dell’idea, a definire il fabbisogno finanziario e, se necessario alla realizzazione del progetto, ad accedere a finanziamenti pubblici o privati; SOSTEGNO ECONOMICO ALL’AVVIO A FONDO PERDUTO, attraverso il fondo messo a disposizione da Caritas Diocesana; ASSISTENZA PER L’ACCESSO a finanziamenti agevolati. SERVIZI DI SUPPORTO all’inserimento lavorativo. Per informazioni sul progetto “L’Ora Undecima” e sulla microimpresa domestica: Centro Caritas Santi Mario, Marta e figli, Via Enrico Fermi, 10 - Ladispoli (RM), 320.8314898 - 06.9946428 oraundecima.caritas.psr@gmail.com Lo Studio Roccetti offre la sua disponibilità ad effettuare sopralluoghi nelle abitazioni di coloro vogliano avviare un’attività domestica, al fine di verificarne la fattibilità. Per info ed appuntamenti: 333.4037175 - 392.5765121 - 06.99226088 studioroccetti@gmail.com
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Mangiare le stelle meditazioni
LA FILOSOFIA NEL PIATTO
in cucina a cura di Roberto Del Duce,
Direttore Officina Gastronomica Marepuntoeat Hotel alle Tamerici Per saperne di più: 06.99222867
La cucina non serve alla fame, non appartiene al mondo degli istinti. “L’animale si nutre, l’uomo mangia”, scriveva Brillat Savarin. Non è la fame a spingerci a montare la panna o a fare un soufflé. Piuttosto è il gusto o quello che definiamo ‘desiderio’. Ma cosa significa desiderare? In latino: desiderium, composto di de- (mancanza) e sidus (stella); dunque, “mancanza di stelle”: anticamente un cielo ricoperto di nuvole non consentiva di leggere il futuro nelle stelle e questo ‘silenzio degli astri’ dava luogo ad
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LA FILOSOFIA NEL PIATTO un sentimento di mancanza di senso e, appunto, di desiderio. Il cielo stellato interroga l’uomo sin dalle origini della civiltà: appena sorto dal mondo animale, l’essere umano resta attonito davanti alle stelle. Cosa sono quei punti luminosi, quelle cifre segnate sul buio? Alla primitiva esperienza della volta stellata si collega l’idea di un segno che possa esprimere un significato, dunque di un linguaggio e di un pensiero astratto. I segni generano il linguaggio e il linguaggio la civiltà. Il desiderio, se ci pensiamo bene, è in qualche modo l’istinto trasformato in qualcosa di simbolico, perché ciò che desideriamo non è mai desiderato in sé (il fieno dalla vacca), ma in quanto significa qualcosa, cioè rimanda a qualcos’altro (desidero una moto...). D’accordo, ma si discuteva di cucina: come siamo finiti a parlar di stelle e di nascita della civiltà? Il fatto è che la cucina è il vero libro dell’umanità su cui è scritto ogni passaggio dall’animale all’umano. Come nota l’antropologo Claude Lévi-Strauss, nei miti sulla scoperta del fuoco e sulla nascita della cucina, tramandati dalle popolazioni aborigene del Sud America come da altri popoli della terra, compare spesso il tema delle stelle assieme a quello della brevità della vita. La cucina è il modo in cui l’uomo incontra il mondo, conoscendolo in forma di sapori. “Sapere” ha la stessa radice etimologica di “sapore”. Allora perché cuciniamo? Per via del desiderio? Probabilmente. Ma forse sentiamo anche il bisogno di ritornare a quel cielo stellato dinanzi al quale si spendeva il primo pensiero umano: per noi la cucina è un modo di rivivere quel momento, di provare la curiosità meravigliata
delle cose e inquieta sul senso della vita. Arrovellati attorno al nostro desiderio e alla nostra incompiutezza, avvertiamo che la meraviglia dei sapori ci fa sentire più profondamente umani.
Una leggenda tramandata dagli antichi pescatori narra che le stelle erano un tempo così lucenti, che la luna per invidia le gettò giù dal cielo. Cadute nel mare, esse si trasformarono in alici scintillanti. In foto la proposta del Ristorante Officina Gastronomica alle Tamerici: Alici marinate nell’aceto di Jerez in panure di polvere di pomodoro. Per degustare i piatti di Roberto Del Duce: Officina Gastronomica alle Tamerici Via dei Delfini n.13 - Ladispoli (RM)
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GustArte
MOZART un GENIO di Giovanni Galotta, compositore e direttore d’orchestra Per saperne di più: hefos69@gmail.com
L’enfant prodige del pentagramma, aveva soltanto 5 anni quando scrisse la sua prima composizione. Sin da adolescente attribuiva al cibo, ancor prima che alla musica, una valenza quasi primordiale: ‘goduriosa’ fonte d’ispirazione nell’atto del comporre, e poi, dopo uno dei tanti successi, di psicologico appagamento. Goloso, godereccio e di una vivacità quasi bulimica, W. A. Mozart dava alla buona tavola e al convivio una grande importanza. Sappiamo che adorava le buone costolette accompagnate dal vino brioso e allegro della Mosella. Probabilmente se Mozart non avesse avuto la possibilità di poter dare sfogo al piacere della gola, non sarebbe stato il grande musicista che tutti noi oggi conosciamo; la complicità che condivideva con gli amici intorno ad una tavola imbandita, era di certo una situazione di pura gioia
che ha contribuito a donarci il grande musicista che oggi tutti noi conosciamo. Di primo impatto potrebbe sembrare opportuno distinguere il Mozart uomo comune dal divino musicista, ma ci si rende subito conto che le due situazioni sono sia intrecciate sia fortemente correlate; ciò avviene proprio grazie al cibo, che dalla vita quotidiana si proietta nella sua produzione musicale, in particolare nelle sue opere teatrali.
L’importanza del cibo nella composizione operistica trova esplicita conferma in Così fan tutte, nella quale viene esaltato l’alimento principe dei golosi: la cioccolata. Nella ‘gustosa aria’ della cameriera Despina, alle prese con il ‘cioccolatte’, tradizionalmente servito per curare la malinconia d’amore, si enuncia quanto segue: “Che vita maledetta è il far la cameriera! Dal mattino alla sera si fa, si suda, si lavora, e poi di tanto, che si fa, nulla è per noi. È mezz’ora che sbatto; il
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GustArte
cioccolatte è fatto, ed a me tocca restar ad odorarlo a secca bocca? Non è forse la mia come la vostra? O garbate signore, che a voi dessi l’essenza, e a me l’odore! Per Bacco, vo’ assaggiarlo (e lo assaggia in scena). Com’è buono!”.
Altro eloquente esempio è il Don Giovanni, ancor oggi una delle commedie musicali più celebri del Settecento. In esso Mozart preferisce mettere in evidenza più la passione per il cibo che le capacità seduttive ed amatorie di Don Giovanni: è un susseguirsi di pranzi e cene, feste e banchetti, con una cucina ricca, opulenta e sontuosa, nella quale viene lasciato libero sfogo alle golosità del protagonista, che in pratica viene ad essere una sua biografica trasfigurazione.
Genialità ed eccesso, ecco le due parole che ben sintetizzano uno dei più grandi musicisti che la cultura umana abbia mai conosciuto. Immaginando di volervi consigliare un alimento che in primis lo identifica, penso sia opportuno scegliere un dolce, ancor meglio se in esso vi è compresa la cioccolata, perché nella fitta corrispondenza epistolare che era solito tenere con la moglie Constanze Nissen, si trovano soprattutto preparazioni di pasticceria, il cui onnipresente ingrediente è proprio il rinvigorente prodotto della lavorazione dei semi del cacao.
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LA CASA, UN BENE DA PROTEGGERE ASSICURARE LA PROPRIA ABITAZIONE È UN’ESIGENZA SEMPRE PIÙ FORTE IN ITALIA. VEDIAMO PERCHÉ…
di Marco Pagani, Gruppo TCS Per saperne di più: 06.99221801 – m.pagani@gruppotcs.it
Quando si pensa alle catastrofi naturali – quali terremoto, alluvioni e inondazioni – la preoccupazione più immediata è di poter salvare la propria vita e quella dei propri cari da un evento talmente improvviso che coglie impreparati anche i più attenti. Ma, subito dopo, il pensiero va inevitabilmente al danno economico. La perdita della casa di proprietà ha sicuramente un impatto enorme, sia per il profilo affettivo (specie per quanto riguarda gli oggetti in essa contenuti), sia e soprattutto per quello economico. Chi paga in questi casi? Chi ci risarcisce se la nostra casa dovesse essere distrutta da una catastrofe naturale? E cosa succede se c’è un mutuo in corso? Non sarà lo Stato a restituirci i soldi o a garantirci un secondo tetto, né ci sarà qualche fondo di garanzia o di solidarietà. Salvo, infatti, l’aver stipulato un’apposita assicurazione contro le calamità naturali, ogni rischio di crollo ricade sul proprietario. Sarà al ‘buon cuore’ delle casse statali prevedere benefici e sostegni come, ad esempio, la collocazione in case provvisorie tipo containers o la sospensione dall’obbligo di pagamento delle tasse. Quasi ridicola, a tale
riguardo, la decisione adottata lo scorso anno, in favore delle popolazioni terremotate del centro Italia, di non richiedere il versamento del canone Rai: passata come una misura ‘umanitaria’ – per un totale di 100 euro annui – in realtà era impossibile pensare che, in assenza di una casa, le famiglie potessero guardare la televisione e, magari, accenderla mediante un impianto della luce non più funzionante. In Italia non esiste – al contrario di quanto avviene per la circolazione delle auto – l’obbligo di assicurare la casa. È una scelta che fa il singolo proprietario e che potrebbe essere estesa al rischio delle calamità naturali. È questo l’unico modo per garantirsi un risarcimento nel caso di crollo dovuto a sisma. Una scelta che andrà valutata con una certa attenzione, d’ora innanzi, specie se si considera il forte rischio sismico di determinate zone della Penisola; inoltre, al contrario di ciò che solitamente si pensa, il costo di questo tipo di polizza è veramente basso. Va infine considerato che, se la casa viene rasa al suolo dal terremoto e c’è ancora un mutuo in corso, il proprietario resterà obbligato a versare le rate alla banca.
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OROSCOPO OTTOBRE / NOVEMBRE [di Giovanni Paolo Pulina, astrologo]
SCOPRI IL TUO PIATTO DELLE STELLE E VINO ASTRALE!
ARIETE
TORO
Ottobre: pressioni nel lavoro per errori commessi in Ottobre: se avete lavorato bene, ora è il momento di precedenza. In amore riconquistate il partner facendo raccogliere i frutti. In amore tanta voglia di tenerezza. la cosa giusta. Curate l’aspetto. Rilassatevi. Novembre: basta lamentele, avete ora l’opportunità anche di cambiare lavoro. In amore organizzate una cena afrodisiaca. Più fiducia.
Novembre: non è uno dei mesi migliori, tensioni e malumori. In amore manca la sicurezza e la serenità interiore. Relax.
Piatto delle stelle: pennette all’arrabbiata. Vino astrale: Merlot in purezza, deciso!
Piatto delle stelle: cioccolato mon amour! Vino astrale: l’eleganza del Pinot Noir
GEMELLI
CANCRO
Ottobre: tanti impegni vi rendono nervosi, non scoraggiatevi! In amore voglia di cambiare, ma non sapete
Ottobre: tutto sembra andare a rilento. Dissolvete i ricordi di una vecchia relazione. La troppa ansia non
bene cosa. Più riposo.
giova in questo periodo!
Novembre: nel lavoro dovrete adattarvi a fattori ester- Novembre: favoriti i nuovi progetti. In amore un atto di ni disturbanti. In amore prevale la noia. Massaggi e coraggio sarà definitivo. Dedicatevi a uno sport vincenginnastica.
do la pigrizia.
Piatto delle stelle: finger food e insalate. Vino astrale: Chardonnay di Sicilia.
Piatto delle stelle: risotti in tutte le salse. Vino astrale: l’antico Lambrusco.
Oroscopo 137 //
LEONE
VERGINE
Ottobre: senza troppi sforzi riuscite a centrare obiettivi importanti. Amore dolce, caldo e passionale. Seguite una dieta sana.
Ottobre: siete più sicuri anche nelle questioni che sembrano impossibili. In amore più levità. Ottima la forma fisica!
Novembre: molte cose si muovono nel lavoro con nuo- Novembre: è il momento di rinascere e guardare oltre. vi incarichi. In amore il vostro fascino fa colpo. Modera- In amore siete troppo agitati. Spegnete il cervello e atte le bevande alcoliche. tivate il cuore! Piatto delle stelle: cucina romana, ogni tanto. Vino astrale: Bolgheri Rosso, dominatore!
Piatto delle stelle: piatti semplici e sani. Vino astrale: un meticoloso Müller-Thurgau.
BILANCIA
SCORPIONE
Ottobre: è il momento di prendervi il riconoscimento Ottobre: basta col vostro eccessivo pessimismo. In che vi spetta. In amore volere è potere! Scacciate la amore il tempo perso va recuperato. Amatevi curando malinconia.
la forma estetica.
Novembre: via i vecchi fardelli, libertà! In amore dolci
Novembre: ora potrete riprendere quota con nuove
nuovi incontri. Seguite i vostri sogni con la bellezza che opportunità. In amore attenzione a trasgredire. Urge vi appartiene. una buona dieta. Piatto delle stelle: dolci al cucchiaio. Vino astrale: Roero Arneis, morbido!
Piatto delle stelle: succulente carni alla griglia. Vino astrale: Barolo, caldo e sensuale.
// 138 Oroscopo
SAGITTARIO
CAPRICORNO
Ottobre: contrasti e opposizioni nel lavoro. In amore
Ottobre: mese di grandi occasioni da non perdere. An-
agite con prudenza. Cercate di ritrovare il vero senso che l’amore e la passione possono rinascere. Curate il della vostra vita. benessere fisico. Novembre: nel lavoro siete in grado di trovare solu- Novembre: ogni sorta di cambiamento è destinato al zioni geniali. In amore desiderate più libertà. Guardate successo. In amore armonia ritrovata. Mangiate cibi più verso il futuro. sani e naturali. Piatto delle stelle: cucina etnica, sushi. Vino astrale: un Rosé vezzoso e dinamico.
Piatto delle stelle: yogurt homemade. Vino astrale: Syrah, tutto da scoprire!
ACQUARIO
PESCI
Ottobre: andate dritti all’obiettivo scegliendo il meglio! In amore voglia di libertà. Passate qualche momento in solitudine.
Ottobre: una situazione lavorativa ha chiuso un ciclo. Godetevi l’amore senza interferenze. Ritagliatevi momenti di relax.
Novembre: nel lavoro fate affidamento sulle vostre intuizioni. Situazione amorosa un po’ caotica. Program-
Novembre: qualche problema di ordine finanziario. In amore comunicazione e scambio vi conforteranno. Pu-
mate un piccolo viaggio.
rificazione fisica.
Piatto delle stelle: continuate a sperimentare... Vino astrale: un buon Prosecco, tra amici.
Piatto delle stelle: crostacei e molluschi. Vino astrale: un sognante Pinot Grigio.
SCOPRI IL TUO PIATTO DELLE STELLE E VINO ASTRALE! Vuoi un oroscopo personalizzato, di coppia o karmico? Contatta G. Paolo Pulina 339.7272347 paolopulina@yahoo.it
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RAFFREDDORE come prevenirlo
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PRONTI PARTENZA VIA!
sommario OTTOBRE - NOVEMBRE 2017
ilPunto Magazine
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il vostro benessere
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I NOSTRI ESPERTI G. Cristofaro, B. Donati, A. Manciocchi, A. Rocchi, A. Ferrero, A. Lustrino, R. Massari, M. Nuti, S. Caleffi, F. Orlandi, L. Marini, R. Mattolin, G. Mansi, R. Del Re, L. Sibio, E. Mottino, S. De Risio, E. L. Sozio, G. Todaro, B. Esposito
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SALUTE
A cura del Dr. Gabriele Cristofaro, Odontoiatra Per saperne di più: Studio Dentistico Dr. Cristofaro, Via Ancona 40 - Ladispoli (RM) Tel 06.9911245 / 392.7770399 - cristofaro.g@gmail.com - f Studio Cristofaro
Lo sbiancamento dentale professionale è una prestazione odontoiatrica sempre più richiesta, di cui si parla molto. Tralasciando spiegazioni troppo dettagliate sulla chimica dei materiali utilizzati o sui processi d’azione, di seguito alcune informazioni utili a conoscere questo trattamento. Innanzitutto, la possibilità di ottenere buoni risultati dallo sbiancamento non è data dal solo colore dei denti ma anche e soprattutto dallo
stato degli stessi prima del trattamento. Per esempio, se nei settori anteriori sono presenti troppe otturazioni o corone in ceramica, lo sbiancamento è generalmente sconsigliato poiché, non essendo possibile schiarire le riabilitazioni presenti, lo stesso potrebbe creare delle discromie ancora più evidenti. Inoltre, nemmeno eventuali discromie dovute all’assunzione di antibiotici in età infantile (principalmente tetracicline)
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SALUTE ottengono grandi miglioramenti da questo trattamento. È importante, inoltre, essere consapevoli del fatto che i denti non vengono sbiancati dalla pulizia dei denti professionale, che rimuove le macchie più difficili ma non cambia la tinta dei denti, e che dentifrici, collutori e trattamenti acquistabili in farmacia possono essere solo un aiuto a mantenere il risultato di un trattamento sbiancante professionale, ma nulla di più. Quanto ai bizzarri – e purtroppo diffusi – rimedi fai-da-te quali, per esempio, lavare i denti con il bicarbonato o strofinare sui denti la buccia di un limone, il loro risultato è solo quello di danneggiare lo smalto dei denti attraverso un meccanismo chimico-meccanico. COME FUNZIONA Lo sbiancamento si ottiene attraverso l’applicazione, per un periodo di tempo variabile a seconda della tecnica impiegata, di acqua ossigenata in gel a diverse concentrazioni. Questo sistema non danneggia i denti, in quanto non comporta l’impiego di acidi erosivi ma solo di sostanze che con un’azione ossidativa agiscono sulle sostanze che determinano la presenza di discromie sui denti. Spesso gli sbiancanti contengono anche fluoro che viene aggiunto dai produttori per la sua azione desensibilizzante e che, però, agisce anche come rimineralizzante per lo smalto e previene
o blocca lo sviluppo delle carie. La convinzione che lo sbiancamento danneggi i denti probabilmente è legata al fatto che, nel corso del trattamento, alcuni pazienti sviluppino una forte sensibilità, al freddo o spontanea. Questo è un fenomeno molto soggettivo che comunque scompare in uno o due giorni dalla sospensione del trattamento. TECNICHE DI SBIANCAMENTO Lo sbiancamento professionale può essere eseguito secondo due principali modalità: in poltrona, mediante l’applicazione di gel attivati o meno da lampade, oppure a domicilio, mediante mascherine personalizzate al cui interno è applicato il gel sbiancante. Delle due metodiche anzidette, sicuramente lo sbiancamento domiciliare è quello che garantisce maggiori risultati ed ha innumerevoli vantaggi: • uso di gel meno aggressivi che restano a contatto con i denti per molte più ore; • migliore mantenimento dell’effetto sbiancante; • possibilità di richiami in caso di recidive nel corso degli anni; • costo contenuto.
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SALUTE
OSTEOPATIA E MAL DI SCHIENA A cura del Dott. Bruno Donati, Fisioterapista-Osteopata Per saperne di più: Studio Donati, via Prato del Cavaliere 6 - Cerveteri (RM) Tel 06.97248123 / 339.7412831 - brunodonati74@gmail.com - studiodonatifisioterapia.it f Studio Donati - Fisioterapia & Osteopatia
Il più noto dei mal di schiena è il cosiddetto colpo della strega, che arriva intenso ed improvviso nella parte inferiore mentre si sta spostando un peso. Poiché il peso del corpo si è scaricato soprattutto sulla zona lombare, lo stato di sofferenza e i dolori che ne derivano vengono definiti ‘lombalgia’, un’entità clinica largamente benigna che migliora spontaneamente in poche settimane, riservando i maggiori problemi (mal di schiena cronico) ad un ristretto numero di soggetti. In inglese, il dolore è definito in modo più appropriato: low back pain, dolore alla parte bassa della colonna. Il dolore è a sbarra, cioè trasversale nella parte lombare con possibile irradiazione al nervo sciatico (lombosciatalgia). Quando è cronicizzata, la lombalgia può essere riacutizzata da determinate posture: ad es, stare troppo tempo in piedi nella stessa posizione o seduti durante la guida in auto per lunghi percorsi. Questa patologia interessa almeno l’80% della popolazione almeno una volta nella vita. A soffrirne maggiormente sono le persone con un’età compresa tra i 30 e i 50 anni, ma non mancano casi di ragazzi che hanno meno di 20 anni. Le condizioni che possono determinare la causa ed il persistere della lombalgia
sono numerose, a volte anche non localizzate nella colonna vertebrale. L’obiettivo della diagnosi osteopatica è di stabilire con successo le diverse cause che inducono allo sviluppo e alla manutenzione del dolore nel paziente.
LE CAUSE PIÙ COMUNI • Blocco articolare vertebrale, sacro, iliaco e sinfisi pubica. • Compressione di un nervo (sciatico, femorale, ecc.). • Disfunzione articolare dell’anca, ginocchio, caviglia/piede. • Disfunzioni delle curve vertebrali (iperlordosi e ipercifosi, atteggiamento scoliotico o verticalizzazione della colonna). • Problematiche viscerali (spasmi del colon sigmoideo, fissazione del rene, congestione pelvica).
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SALUTE • Aderenze cicatriziali (taglio cesareo, appendicectomia). • Non corretto stile di vita del paziente (lavoro, postura, alimentazione, stress).
IL TRATTAMENTO OSTEOPATICO Il lavoro dell’osteopata sarà scegliere il miglior percorso terapeutico per il paziente, basandosi sulla palpazione, l’osservazione e soprattutto su un’attenta e approfondita diagnosi; non sottovalutando, comunque, ove necessario, il ricorso a più approfondite valutazioni (tipo RMN, TAC), indirizzando a specialisti professionisti (Neurologi, Ortopedici, ecc.). Attraverso specifiche tecniche manuali, l’osteopatia agisce sulle disfunzioni della colonna vertebrale che sono all’origine delle discopatie, cercando di recuperare un’armonia funzionale. Sia per protrusioni sia per ernie del disco, l’osteopatia non ha controindicazioni se effettuata da un professionista esperto, anche durante la fase acuta di dolore, tanto che in alcuni casi può
ridurre o sostituire l’uso di farmaci antinfiammatori o analgesici. Il numero di sedute, con frequenza settimanale o quindicinale, dipende dall’entità del problema. Il trattamento osteopatico è spesso il più efficace intervento per provare a correggere questo genere di problemi. La maggior parte delle persone pensa che il dolore alla schiena sia il risultato di un trauma. In realtà, ci sono molte malattie che si manifestano con i sintomi del mal di schiena o problemi pelvici: dolori addominali, stati di ansia, artrite, spondilosi cervicale o lombare, problemi dermatologici, patologie renali, condizioni reumatiche, tumori. Gli osteopati sono esperti nel diagnosticare problemi che possono richiedere ulteriori accertamenti o trattamenti medici. In questo caso, il trattamento osteopatico è comunque utile per far diminuire il dolore o lo stress che queste patologie comportano, includendo tecniche manuali di manipolazione e mobilizzazione articolare, muscolare e dei tessuti molli. Compito dell’osteopata non è solo quello di somministrare il trattamento, ma anche di dare consigli su come mantenere i risultati ottenuti, tramite, ad es, della ginnastica posturale individuale.
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SALUTE
a cura del Dott. Angelo Manciocchi, Specialista in Chirurgia Vascolare, Ecografista (Società Italiana Ultrasonografia Medico Biologica) Per saperne di più: Via Marche 5, Cerveteri - Via Ancona 18, Ladispoli - Via Venezia 41, Aprilia Tel 339.1385553 - manciocchi.angelo@yahoo.it - www.studiomedicomanciocchimengoli.it
In questo articolo faremo chiarezza sui fattori predisponenti alla malattia venosa che tanto affligge la popolazione, per lo più femminile, in età lavorativa, costituendo dunque un vero problema sociale. Per cominciare, due note di anatomia spicciola, giusto per sapere di cosa si parla. Negli arti inferiori il sistema venoso è rappresentato da diversi tipi di vene, ognuna diretta verso un tipo di distretto differente. Troveremo, quindi, vene superficiali, vene profonde e vene perforanti. La malattia venosa, intesa come insufficienza venosa cronica, dalla quale possono generarsi poi altre situazioni come le trombosi, riconosce alcuni fattori predisponenti importanti che, uniti alle cause scatenanti, ne originano l’esordio. Esaminiamone una ad una le principali. FATTORI PREDISPONENTI L’EREDITARIETÀ: una buona parte dei pazienti che richiedono una visita angiologica
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SALUTE
riferiscono che almeno uno dei genitori è affetto dalla stessa malattia, nei più diversi stadi di gravità. L’ETÀ: la fascia di età più facilmente colpita è quella compresa tra i 45 e i 65 anni, in questi pazienti, alla visita angiologica, si rilevano vene caratterizzate da scarso tono e valvole insufficienti. IL SESSO: le donne sono colpite rispetto agli uomini in proporzione di 3 a 1. IL SOVRAPPESO: è ormai un dato certificato che l’obesità aumenti la possibilità di incorrere in una patologia venosa; inoltre, l’accumulo di grasso più pericoloso appare quello localizzato nelle anche e nelle cosce. Il sovrappeso comporta, infatti, un aumento della forza di gravità, quindi un maggiore sforzo per il sistema venoso. L’ALTEZZA: per la stessa causa, la gravità, alcuni studi dello scorso secolo avevano evidenziato come i soggetti molto alti presentavano una maggiore presenza di varici rispetto a quelli più bassi. L’ALIMENTAZIONE: direttamente collegata al sovrappeso, un’alimentazione povera di fibre, che induce stitichezza, provoca sforzi addominali che aumentano
la pressione, ostacolando il flusso venoso verso il ritorno. Il sale da cucina induce ritenzione di liquidi. Un eccesso di calorie porta al sovrappeso. LA SEDENTARIETÀ: la comparsa di disturbi venosi nei soggetti che svolgono attività lavorativa in piedi è del 15%, in posizione seduta 10%, rispetto a chi pratica attività fisica 5%. LA GRAVIDANZA: le variazioni ormonali e di peso determinano un affaticamento del sistema venoso. IL FUMO: la nicotina e le altre sostanze tossiche in esso presenti danneggiano la parete venosa e aumentano la coagulazione del sangue. I FARMACI: le pillole anticoncezionali agiscono negativamente sull’attività delle vene, mentre alcuni farmaci antiipertensivi inducono gonfiore degli arti inferiori. ESPOSIZIONE AI RAGGI SOLARI: dilata le vene, peggiorandone l’attività. Una visita angiologica con esecuzione di un esame EcoColordoppler sarà utile per stabilire le procedure terapeutiche più adeguate. Questo argomento sarà materia di un successivo articolo.
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LA VACCINAZIONE a cura del Dott. Andrea Rocchi, Specialista in ORL e Medicina Aerospaziale, Medico Federale della Nazionale italiana di Sollevamento Pesi dal 2006 al 2015. Per saperne di più: Studio Medico Dott. Rocchi Andrea, Via Ancona 18 - Ladispoli (RM) - Tel 06.99222252
L’influenza è una malattia provocata da virus (virus influenzali) che vanno a colonizzare le vie aeree (naso, gola, polmoni) e si trasmette attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni respiratorie sia per via diretta (tosse, sternuti e parlando a distanza molto ravvicinata) sia per via indiretta (presenza di goccioline e secrezioni su oggetti e superfici). È pertanto molto importante, durante il periodo di recrudescenza della malattia, evitare luoghi molto affollati o manifestazioni con presenza di molta gente, lavare frequentemente
e regolarmente le mani con acqua e sapone oppure usare salviette disinfettanti in mancanza di acqua, evitare di mettere in contatto le mani sporche con occhi, naso e bocca, aerare regolarmente gli spazi chiusi e gli ambienti di comunità. La sintomatologia dell’influenza classica, fermo restando che ci possono essere forme asintomatiche, può essere suddivisa in Sintomi Generali, (febbre più o meno alta, malessere e sensazione di spossatezza, cefalea e dolori a tutti i gruppi muscolari) e Sintomi Respiratori (respiro af-
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ANTINFLUENZALE
fannoso, tosse più o meno produttiva e mal di gola). Ovviamente, nei più piccoli, scarsamente in grado di descrivere la sintomatologia, l’esame obiettivo dovrà essere ancora più accurato. La vaccinazione costituisce quindi, soprattutto per le categorie a rischio per gli effetti di questa patologia, la principale misura di prevenzione. QUALI SONO LE CATEGORIE A RISCHIO • Soggetti di età pari o superiore a 65 anni. • Bambini di età superiore ai 6 mesi. • Ragazzi e adulti fino a 65 anni affetti da patologie che aumentano il rischio di complicanze da influenza quali: malattie croniche a carico dell’ap-
parato respiratorio (inclusa l’asma grave, la displasia broncopolmonare, la fibrosi cistica e la broncopatia cronico-ostruttiva-BPCO); malattie dell’apparato cardiocircolatorio, comprese le cardiopatie congenite e acquisite; diabete mellito e altre malattie metaboliche; insufficienza renale/surrenale cronica; malattie degli organi emopoietici ed emoglobinopatie; tumori; malattie congenite o acquisite che comportino una diminuita produzione di anticorpi, immunosoppressione indotta da farmaci o da HIV; malattie infiammatorie croniche e sindromi da malassorbimento intestinale; patologie per le quali sono programmati importanti interventi chirurgici; patologie associate ad aumentato rischio di aspirazione delle secrezioni respiratorie ed epatopatie croniche.
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SALUTE
• Bambini e adolescenti in trattamento a lungo termine con acido acetilsalicilico, a rischio di Sindrome di Reye in caso di infezione influenzale. • Donne che all’inizio della stagione epidemica si trovano nel secondo e nel terzo trimestre di gravidanza. • Individui di qualunque età ricoverati presso strutture per lungodegenti. • Medici e personale sanitario di assistenza.
• Familiari e contatti di soggetti ad alto rischio. • Soggetti addetti a servizi pubblici di primario interesse collettivo e categorie di lavoratori. • Forze di polizia, Vigili del Fuoco. I VACCINI IN ITALIA Sono tutti inattivati (il vaccino inattivato prevede l’utilizzo di particelle virali o batteriche complete, ma trattate chimicamente, ad es. con formalina o agenti chelanti, come l’ossido di etilene, o fisicamente con
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SALUTE irradiazioni o calore, in modo che perdano qualsiasi capacità di replicazione o di causare la malattia), essendo classificati nei seguenti tipi: VACCINO SPLIT contente virus influenzali frammentati; VACCINO A SUBUNITÀ contenente solo gli antigeni di superficie; VACCINO ADIUVATO contente gli antigeni di superficie emulsionati ad adiuvanti; VACCINO INTRADERMICO, un tipo di vaccino split confezionato in una siringa particolare che consente di inoculare nel derma la dose di 15 µg/ceppo concentrata in 0,1 ml di volume. IMPORTANZA DELLA VACCINAZIONE Ovviamente, anche se si è avuta la malattia negli anni precedenti, si può e si deve essere vaccinati lo stesso perché in questo modo si avrà l’effetto di richiamare la memoria immunologica, creando così un aumento
della risposta provocata dalla stessa vaccinazione (effetto booster). La vaccinazione di un soggetto già immune per effetto della malattia ‘naturale’ non comporta aumentato rischio di effetti collaterali. I vaccini autorizzati per l’uso nell’uomo, inclusi quelli contro l’influenza, sono prodotti biologici sicuri, essendo sottoposti ad una serie di controlli accurati. I controlli vengono effettuati durante la produzione (controlli di qualità e studi clinici), quindi prima dell’autorizzazione all’immissione in commercio, per la verifica degli standard previsti dalle autorità internazionali (OMS e, per quanto riguarda l’Unione Europea, EMA - Agenzia Europea Valutazione Medicinali) e nazionali.
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SALUTE
Il Raffreddore COME PREVENIRLO
a cura di Alessandra Ferrero, Infermiera Per saperne di più: 371.3462821 ADF Assistenza Domiciliare Ferrero
È forse uno dei più comuni malanni stagionali, provocato da ben oltre 200 virus diversi: ma c’è una buona notizia, adottando alcune piccole precauzioni, è possibile ridurre la probabilità di contagio. La più importante tra queste è il lavaggio con acqua e sapone delle mani, in particolar modo dopo aver starnutito oppure tossito, per impedire il proliferare di germi che si possono annidare nelle nostre mani e possono essere così trasmessi ad altre persone. Dopo avere tossito, oppure starnutito, è consigliato utilizzare fazzolettini monouso per pulirsi il naso e quindi gettarli nella spazzatura dopo ogni uso. È opportuno, inoltre, evitare di toccarsi il viso poiché naso, bocca e occhi sono considerate vie di passaggio dei virus all’interno dell’organismo. È utile anche arieggiare le stanze di casa per limitare il ristagno di umidità, che favorisce la proliferazione di germi, prestando opportuna attenzione agli sbalzi di temperatura che possono, al contrario, favorire mal di gola e raffreddore. Molto im-
portante è sostenere le difese generali dell’organismo con un’equilibrata alimentazione, idratazione, riposo congruo e moderata attività fisica. Infatti, più alta è la qualità e la quantità dei nostri meccanismi di difesa, più basso è il rischio di ammalarsi. Infine, uno degli alleati consigliati nella prevenzione del raffreddore è l’echinacea; infatti, con la sua azione immunostimolante, è efficace nella prevenzione del raffreddore e di altre malattie infettive delle prime vie respiratorie. Con questi piccoli e semplici accorgimenti il raffreddore può essere prevenuto in modo vincente! COME LAVARSI BENE LE MANI • Togliere orologi e braccialetti. • Bagnare bene le mani e applicare sapone fino a coprire tutta la superficie delle mani. • Non bisogna sfregare le mani, bensì avvolgerle una sull’altra, più volte. • Muovere le mani palmo contro palmo, con le dita intrecciate. • Risciacquare per almeno 30 secondi. • Asciugare con una salvietta monouso.
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ZENZERO
TANTI BENEFICI PER LA SALUTE di Alfonso Lustrino, Ben di Bio Per saperne di più: 347.5215221
L’Estate è appena finita, ma influenza e raffreddore stanno già mietendo vittime. Tra i tanti rimedi naturali emerge una radice dalle virtù eccezionali: lo zenzero. È uno straordinario antinfiammatorio naturale e digestivo, avendo effetti sulle pareti dello stomaco e dell’intestino. Aiuta a combattere la stanchezza, lo stress e i mali di stagione, essendo un vero antisettico naturale. Può agire molto bene anche sui casi di ulcera ed è un toccasana per il sistema nervoso. È utile per calmare le coliche di origine mestruale e le emicranie, inoltre il potere snellente della tisana è davvero straordinario in quanto va a modulare il metabolismo, accelerandolo. In ayurveda viene impiegato per curare la febbre, i disturbi dell’osteoartrite, dell’influenza: è considerato anche uno stimolante del cuore e protettivo della mucosa gastrica. Grazie alle sue proprietà antibiotiche, lo zenzero ha effetti benefici su tutti gli organi interni.
Per preparare l’infuso (o meglio, il decotto) di zenzero, basta sbucciare una radice di zenzero fresco, tagliandola in piccoli pezzetti; per due persone ne bastano 5/6 pezzetti, essendo molto forte e leggermente piccante. Fare bollire l’acqua e lo zenzero per circa 10min, spegnere la fiamma e aggiungere il succo di limone spremuto fresco (andando ad arricchire con un enorme apporto di vitamina C). Dopo aver colato il tutto potete aggiungere un cucchiaino di miele (dal potere antibiotico e sedativo della tosse). In molti casi si aggiunge la cannella e a quel punto la bevanda diventa davvero riscaldante. Zenzero, limone e miele sono un vero portento per la nostra salute. Grazie alle proprietà e ai benefici di cui gode, questo mix risulta miracoloso contro tosse, raffreddore e mal di gola, ma non solo. Provare per credere.
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TUBERCOLOSI TRA PAURA E REALTÀ
a cura della Dott.ssa Raffaella Massari, Medico Per saperne di più: Studio Medico Dott.ssa Massari - Via Tuscolo, 11 - Cerenova - Tel 06.9904960-339.8314951 MEDICINA DI BASE IN CONVENZIONE / GINEOLOGIA / ECOGRAFIE / CARDIOLOGIA / PSICOLOGIA CONSULENZA SESSUALE / FISIOTERAPIA
La tubercolosi, o tisi, è una patologia infettiva sostenuta dal mycobacterium tuberculosis (o bacillo di Koch). È il batterio più importante rispetto ad altri similari, quali il mycobacterium bovis, africanum e canettii, che sono i responsabili della stessa patologia ma in forma piú aggredibile. La patologia colpisce soprattutto il parenchima polmonare, poiché il veicolo di trasmissione del germe patogeno è aereo e si mischia con le goccioline di fluidi emessi con starnuti o tosse. La via di trasmissione interna – con interessamento di altri organi, quali il sistema circolatorio, l’apparato genito urinario e il sistema cerebrale – è quella linfatica: infatti, in stati avanzati della patologia, la maggior parte dei linfonodi assumono un aspetto particolare
radiologico. Nella popolazione italiana, fino a circa poco più di un ventennio, si potevano riscontrare tracce di TBC in persone anziane che avevano attraversato il periodo bellico o post bellico, in quanto la patologia era molto diffusa in ambienti poco areati, affollati (intere famiglie che vivevano insieme in 2 stanze) e igienicamente compromessi. Per queste persone vi erano appositi ospedali, chiamati sanatori. In tali ospedali, muniti di parchi con pini ed eucalipti, si praticavano con successo ai pazienti i pneumotoraci. Tra questi pazienti, a Roma, vi era anche il grande Nino Manfredi. Ma perché parlare di TBC oggi? Perché purtroppo questo tema sta tornando di attualità. Oggi fortunatamente non abbiamo situazione igieniche sfa-
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vorevoli, ma alcune persone (ad es. immigrati provenienti da zone della fascia settentrionale dell’Africa o che vi hanno soggiornato per almeno 6 mesi e che sono giunti in Italia con mezzi di fortuna), purtroppo potrebbero essere portatrici inconsapevoli di questa patologia, che è insidiosa all’inizio e asintomatica. La prevenzione oggi è l’unico mezzo per arginare tale problema, sottoponendo il personale esposto (sanitari, forze dell’ordine, forze armate, insegnanti), e gli stessi putativi pazienti, a controllo sanitario. In Italia, come nel resto del mondo occidentale, vi è da considerare un ulteriore pericolo per la diffusione di tutte le patologie infettive, che sono le persone affette da Aids non compensate, ossia non sottoposte a terapia antivirale e quindi a controlli sanitari presso strutture competenti. Infatti, per la natura di questa patologia che determina un grave abbassamento delle difese immunitarie dei
soggetti colpiti, questi potrebbero essere – se infettati da TBC, virus influenzale, malaria, Ebola o infezioni da HPV – diffusori inconsapevoli di dette patologie che sono purtroppo ‘di moda’ oggi. Attualmente, visto che siamo in condizioni economiche limitate, dove anche fare prevenzione per patologie cardiovascolari o diabete diventa un problema perché a carico del cittadino, cercare di arginare patologie infettive come quelle sopracitate è come fare le nozze coi fichi secchi. Consiglio: cercate di tenere areati gli ambienti popolosi, starnutire con le mani avanti alla bocca e lavarsi spesso le mani, andare al controllo medico dopo 2 giorni di febbre alta o dopo un viaggio nei Paesi ad alto rischio infettivo. L’approccio verso tutte le patologie infettive, infatti, nasce dalla prevenzione e da alcune precauzioni quotidiane.
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SALUTE
Dott.ssa Mery Nuti, Psicologa-Psicoterapeuta, Tel 329.8590846 - mery_nuti@libero.it
Per saperne di più: MINERVA (Psicologia-Logopedia-Neuropsicomotricità) Via Prato del Cavaliere, 5 interno 1 CERVETERI (RM)
Dott.ssa Serena Caleffi, Logopedista, Tel 366.6532646 - serena.caleffi@libero.it
Dott.ssa Francesca Orlandi, Neuropsicomotricista, Tel 393.2984478 - francesca.orlandi@yahoo.it
MI NE R VA
PSICOLOGIA - LOGOPEDIA - NEUROPSICOMOTRICITÀ
COS’È L’EMOZIONE È uno stato psichico affettivo e momentaneo che consiste nella reazione dell’organismo a percezioni e sensazioni che ne alterano l’equilibrio. È un evento soggettivo ed è la risposta effettiva che accompagna la condotta di un individuo, che si traduce in un’espressione comportamentale. In termini evolutivi, le emozioni servono a rendere più efficace la reazione dell’individuo a situazioni in cui si rende necessaria una risposta immediata, ma esse hanno anche una funzione relazionale ed autoregolativa, pertanto sono sentimenti che proviamo in momenti specifici ma le motivazioni che le suscitano possono essere molteplici e non sempre l’individuo che le prova ne è consapevole. PRINCIPALI TEORIE STRUTTURALISMO. Per W.M. Wundt ogni emozione dipende da diverse dimensioni elementari: piacere/ dolore, grado di attività e di eccitazione. La combinazione di questi elementi provoca le diverse risposte emotive.
FUNZIONALISMO. Darwin studiò l’espressione delle emozioni negli animali e distinse varie emozioni fondamentali o ‘prototipiche’ a ciascuna delle quali corrisponde una serie di modificazioni fisiologiche distinte. Per James-Lange l’emozione è la percezione dell’individuo delle modificazioni corporee che sono indotte dalla percezione di un fatto eccitante.
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SALUTE PSICOANALISI. Freud in realtà si occupò in particolare dell’angoscia come uno stato affettivo facente parte della gamma piacere/dispiacere e derivante da un evento traumatico (trauma della nascita); avrebbe un valore come ‘segnale’ in quanto indicherebbe una situazione di pericolo. GESTALT. Per K. Lewin le emozioni sono legate principalmente alle motivazioni. COMPORTAMENTISMO. Per W.B. Cannon le emozioni derivano dal cervello e sono una risposta fisiologica (attivazione dell’individuo). Per C. Hull sono una pulsione, mentre per O.H. Mowrer alla base delle emozioni positive vi è la risposta verso ciò che segnala un rinforzo positivo o l’allontanamento di una punizione al contrario di quelle negative. M. Seligman parlò di sensazione di impotenza: il soggetto non riesce ad agire in maniera efficace verso una situazione. COGNITIVISMO. L’attivazione automatica costituirebbe la base generale di un’emozione, mentre la sensazione derivante dipende dalle valutazioni cognitive che accompagnano l’attivazione stessa. TEORIE SISTEMICHE SULL’EMOZIONE. Le emozioni hanno un doppio significato: passaggio da un modulo di funzionamento cognitivo all’altro e fungono da segnale che va interpretato. DISTURBI EMOZIONALI Il principale disturbo emozionale è l’ansia. Quando una persona si trova di fronte ad una situazione nuova, questa inevitabilmente ed anche inconsciamente costituisce un problema ed un potenziale pericolo. Se non si ha una risposta immediata il soggetto deve trovarne altre; aumenta la percezione del pericolo e la nostra attivazione alla situazione, l’emozione conseguente è l’ansia che si traduce con la fuga o lo spostamento dell’attenzione dal problema reale. EMOZIONI PRIMARIE E SECONDARIE Le emozioni primarie sono istintive, semplici e aspecifiche; non necessariamente l’individuo ne ha consapevolezza (come gioia, tristezza, paura, rabbia).
Sono innate e rappresentano la risposta per cui ci avviciniamo o allontaniamo ad un oggetto. Possono essere definite come la primissima forma di adattamento all’ambiente. Le emozioni secondarie sono più complesse e derivano dall’acquisizione di un certo grado di introspezione e socializzazione, come la vergogna e l’invidia.
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SALUTE
I Pilastri del benessere
mediterraneo di Luca Marini Achenza Per saperne di più: 339.7079441 - Casale “Al Fontanile” (Via Tirrenia, 11 - Maccarese)
Il Benessere, la salute e la vitalità ci permettono di godere delle ricchezze intorno a noi. Una della più semplici, tradizionali e complete equazioni è la seguente: Benessere = Equilibrio = Consapevolezza = Unità = Armonia (stato di benessere); Malessere = Squilibrio = Limiti = Separazione = Disarmonia (stato di malessere). Quando siamo soddisfatti, siamo più disponibili a servire e nutrire gli altri, creando un circuito di armonia e libertà nel tessuto familiare, sociale e collettivo. Cosa ci ostacola nel realizzarlo? L’eccessivo stress (una dose moderata è benefica): lo stato di malessere è infatti uno squilibrio cronico dato dall’eccesso di stress e dalla mancanza di integrazione con il rilassamento (sua forza opposta e complementare). Lo stato di Benessere, al contrario, è la capacità consapevole di integrare lo stress e il relax in un equilibrio dinamico e fluido. Il Mediterraneo è una delle più importanti aree culturali e rappresenta da sempre una delle più antiche e principali tradizioni di sapienza e conoscenza, un modello incomparabile di filosofia del vivere e del benessere, le quali hanno dato vita al Paradigma del Benessere della nostra civiltà: la Vis Medicatrix Naturae (la forza guaritrice della
natura) di Ippocrate, la nascita della Medicina Greca e Occidentale; da Apollo ad Esculapio (Igea, figlia di Esculapio, dea greca della Salute); l’uomo inizia ad osservare e studiare la natura e l’universo; il tempio di Delfi con l’iscrizione Gnoti Seuton (Conosci te stesso); la nascita del concetto di Kosmos (ordine); Pitagora e il Penthalfa, Alcmeone, Empedocle (i 4 umori corporali); da Ippocrate a Galeno (Roma); la nascita della Filosofia speculativa e applicata; gli influssi mediorientali; il primo concetto di Stile di Vita Naturale come prevenzione (dieta, da dies, ossia sane abitudini quotidiane), accompagnato da ascolto dei sintomi (studio degli umori del corpo, test alimentari, ascolto del polso, diagnosi visiva e tattile). D’altro canto la radice etimologica della parola medicina, deriva da med (da cui anche meditare), in latino mederi (curare), e si configura come la ricerca del giusto punto di mezzo, dell’equilibrio, dell’armonia. La parola cura, da parte sua, è una semplice contrazione del più ampio e interessante concetto della parola cultura, soprattutto se quest’ultima viene avvicinata alle parole medicina e salute.
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SALUTE
FORSE NON SAI CHE… Lo Stress eccessivo è la maggiore fonte di mortalità. Le maggiori cause di morte sono: attacchi di cuore; cancro; ictus. Tutte sono connesse all’eccesso di stress. STRESS ECCESSIVO E “GLOBESITÀ” In Italia i risultati di una vita sedentaria, di una scorretta alimentazione, della mancanza di riposo ristoratore e dello stress eccesivo parlano chiaro (dati nazionali al 2010): 50% sovrappeso, 10% obesi (epidemia mondiale chiamata “globesità” dall’OMS); 15 milioni non dormono (dichiarati), 64% delle donne; 1 su 3 hanno colesterolo alto e sono a rischio cardiaco; 3,5 milioni soffrono di diabete (una vera pandemia per l’O.M.S.); inoltre osteoporosi, ipertensione; cardiopatie; depressione; artrite e artrosi, tensioni e rigidità. LE 5 AREE DEL BENESSERE Secondo il Paradigma del Benessere Mediterraneo sono: il Benessere Personale; il Benessere nelle Relazioni; il Benessere con la Natura e l’Ambiente circostante; il Benessere Economico e Professionale; il Benessere Domestico e Creativo. Ognuna di queste Aree (Pilastri della Salute) sono poi costitute da sottoinsiemi fondamentali, ossia i Pilastri dello Stile di Vita per il Benessere Personale: l’Alimentazione, il Sonno, l’Attività Fisica, il Benessere Emotivo e Psicologico, il Benessere Mentale. In questa sede iniziamo a vedere il primo, cioè l’Alimentazione. L’ALIMENTAZIONE Siamo oramai giunti alla conclusione, dopo lunghi studi, che il Modello di Alimentazione Mediterraneo è il migliore del mondo (riconoscimento dell’UNESCO
come patrimonio mondiale dell’Umanità). La composizione della Dieta Standard Mediterranea è molto simile ai migliori regimi dietetici, filosofici e tradizionali e alle più accreditate norme scientifiche in campo nutrizionale. Ovviamente tale primato mondiale è raggiunto grazie alla ricchezza naturale della nostra area ed al fatto che proprio qui, nel corso della storia, si vede nascere l’agricoltura e l’allevamento, nonché la costante distribuzione dei prodotti tra le società che hanno visto la luce in Italia e nel Mediterraneo. Tale incredibile ricchezza ci vede da tempo, oltre all’accreditamento della Comunità Scientifica Internazionale del nostro modello alimentare, al centro del mercato mondiale enogastronomico di alta qualità. Lo scienziato americano Ancel Keys (1904-2004), presidente dell’OMS nel 1950, inventore delle razioni alimentari militari K, morto quasi centenario non molto tempo fa, è il vero codificatore della Dieta Mediterranea, avendo trascorso metà della sua vita nel Cilento (SA). Chiamato Mr. Colesterolo salvò da malattia grave sia Reagan che Eisenhower con la sola Dieta Mediterranea. Oggi è la stessa Provincia di Salerno, nel cuore Campano-Cilentano, ad utilizzare il manifesto mediterraneo al fine di migliorare l’offerta turistica dell’intera località. Ancora prima di lui il precursore antesignano fu il dottore ligure Lorenzo Piroddi (Genova, 1911-1999). Nel prossimo numero continueremo a parlare dei Pilastri del Benessere Personale.
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SPORT
PRONTI, PARTENZA, VIA!
come riprendere l’attività sportiva dopo l’estate a cura del Dott. Andrea Rocchi, Specialista in ORL e Medicina Aerospaziale, Medico Federale della Nazionale italiana di Sollevamento Pesi dal 2006 al 2015. Per saperne di più: Studio Medico Dott. Rocchi Andrea, Via Ancona 18 - Ladispoli (RM) - Tel 06.99222252
Partiamo da una premessa fondamentale: chi pratica attività sportiva, in maniera più o meno sistematica e più o meno costante, d’estate non dovrebbe abbandonare del tutto la pratica dello sport anche, e soprattutto, per non perdere tutti i miglioramenti faticosamente ottenuti sul proprio fisico nel periodo invernale. L’esercizio svolge la sua azione positiva sul fisi-
co e sulla mente, aiuta a scaricare lo stress, migliora l’autostima, aiuta a dormire meglio, riduce le tensioni, migliora sia la circolazione sia la funzionalità cardiaca; inoltre, grazie all’adrenalina prodotta, sentirete di avere più energia! Il consiglio per tutti, anche per chi ha ridotto l’attività senza smettere completamente, è di riprendere gradualmente, dopo aver effettuato un’op-
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portuna visita medico-sportiva corredata da un ECG normale e dopo sforzo. I nostri gruppi muscolari potrebbero essere un po’ ‘arrugginiti’ e se si partisse ‘lancia in resta’ si rischierebbe di procurarsi traumi o contratture muscolari, creando un maggiore stress a muscoli, articolazioni e all’organismo, innalzando così i livelli di cortisolo, che tende a contrastare il processo di dimagrimento, e aumentando l’incidenza di infortuni poiché non si dà all’organismo il tempo di abituarsi. La fine dell’estate coincide con l’inizio dei buoni propositi. Durante l’estate, complice anche la necessità di relax, si privilegia il riposo, utile anch’esso per rigenerare il fisico, o si praticano
QUALCHE CONSIGLIO ALIMENTARE… Aggiungete più frutta! Le mele forniscono una dose di carboidrati a lenta digestione contenendo anche molti antiossidanti benefici, sono ideali come spuntino di metà mattina o metà pomeriggio. Il pompelmo può favorire il dimagrimento: abbasserebbe o contribuirebbe a mantenere bassi i livelli di insulina. Per prova aggiungete mezzo pompelmo ad alcuni pasti della giornata, come colazione, pranzo o cena.
i vari sport da spiaggia, mentre Settembre e Ottobre sono i mesi per iniziare a praticare attività fisica. Uno dei cardini di un corretto rientro in forma è la giusta alimentazione: se in estate si è ‘sgarrato’, al rientro, dopo una dieta disintossicante, si deve seguire un regime alimentare che metta in primo piano farine, cereali, prodotti integrali, proteine, ma anche semi oleosi, ricchi di omega 3. Bisogna quindi ricominciare in maniera produttiva e razionale con delle schede di ripresa, costituite da esercizi di base, fondamentali perché ad alta sinergia muscolare e più mirati alla coordinazione ed allo sviluppo della propriocettività, per poi lanciarsi nel lavoro più duro.
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CALCIO e NUTRIZIONE a cura del Dott. Riccardo Mattolin Biologo Nutrizionista. Per saperne di più: 392.2227890 www.nutrizionistariccardomattolin.it
Terminata l’estate, periodo in cui la maggior parte degli atleti e degli sportivi hanno preso una pausa dai loro consueti allenamenti, si riparte! Ognuno con la propria disciplina d’elezione, con il proprio sport. In questo periodo coloro che dedicano tanta passione e sacrifici al calcio sono alle prese con la preparazione atletica. Essa mette a dura prova il corpo del calciatore, al quale occorreranno macro e micro nutrienti per sostenere lo sforzo compiuto. Molte squadre purtroppo non conducono i loro giocatori verso una corretta
alimentazione, riducendone la performance. Una dieta personalizzata, costruita sul fabbisogno energetico del singolo individuo, che tenga conto anche dei gusti personali, può aumentare il rendimento, prevenire gli infortuni e accelerare il recupero muscolare. Ovviamente non si tratta di una pozione magica in grado di plasmare campioni, ma è la strada migliore per garantire uno stato di salute buono, condizione essenziale – insieme ad un allenamento di alto livello – per far emergere le proprie doti. Il calcio è uno sport alternato, in cui fasi di resistenza vengono rapidamente sostituite da scatti di potenza esplosiva e viceversa. Per fronteggiare tale situazione il corpo umano deve possedere carboidrati, lipidi, proteine, vitamine, minerali e acqua in un’armonia perfetta, poiché ognuno
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SPORT di questi componenti è in grado di fornire un supporto che gli altri non forniscono. I carboidrati, se assunti nelle giuste quantità e nei giusti tempi, creano riserve di glicogeno muscolare ed epatico, mantengono costante la glicemia e consentono il recupero muscolare post allenamento. Le migliori fonti d’assunzione restano sempre i cereali e i loro derivati, soprattutto quelli a basso indice glicemico; comunque per lo sportivo gli zuccheri semplici non devono essere affatto demonizzati, poiché hanno un ruolo molto importante nella fase di recupero. E le maltodestrine? Sono oligosaccaridi di sintesi composti da alcune decine di unità di glucosio, che potrebbero essere assunte anche due o tre ore prima di fare attività sportiva se non si ha avuto la possibilità di mangiare; sono rapidamente assimilabili, garantiscono un apporto energetico prolungato nel tempo e non alterano la glicemia in modo apprezzabile, però potrebbero causare disturbi gastrointestinali e un aumento di peso se assunte in dosi eccessive. I lipidi, con funzione energetica durante gli sforzi prolungati, hanno anche la funzione di veicolare le vitamine liposolubili e di rifornire l’organismo degli acidi grassi essenziali. Le proteine, il cui ruolo viene riassunto con il termine plastico, sono fondamentali per la sintesi di nuovi tessuti, tra cui quello muscolare che dopo un allenamento molto intenso o una partita deve essere rimarginato, ricostruito e ampliato. Le vitamine e i minerali, nonostante non partecipino direttamente al fabbisogno energetico dell’organismo, sono indispensabili perché ne consentono un corretto funzionamento. Le fonti migliori per la loro assunzione sono i
cibi presenti nella dieta. Per una buona integrazione restano molto utili gli estratti a base di frutta e di verdura, mentre il supplemento mediante integratori deve essere fatto solo nel momento in cui è necessario. Per quanto riguarda l’idratazione, la miglior bevanda in assoluto è l’acqua. Essa deve essere bevuta sempre a piccoli sorsi, trattenuta in bocca per qualche secondo e mai fredda. Durante l’allenamento, per mantenere una buona dose di energie, è possibile assumere bevande zuccherine che però devono tenere conto delle condizioni climatiche; in un clima caldo la concentrazione di carboidrati deve essere dal 5 all’8%, mentre in un clima freddo al 15%. La dieta del calciatore deve essere distribuita in cinque pasti giornalieri, la cui ripartizione delle quantità deve considerare le esigenze reali dell’atleta, quali gli orari di lavoro e di allenamento, la disponibilità dei cibi, il tempo a disposizione per consumare i pasti, il tutto nel pieno rispetto dei tempi della fisiologia dell’organismo.
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una linea pensata per gli sportivi di Grazia Mansi, incaricata indipendente dell’azienda Forever Living Products Per saperne di più: Tel 328.3588021, P.za Morbidelli 5 - Cerenova, Cerveteri (RM)
Gli sportivi, agonisti e professionisti, sono tutti soggetti a forti sollecitazioni. In queste situazioni, per evitare l’indebolimento dell’organismo, è necessario un ulteriore e adeguato sostegno dall’esterno. L’azienda Forever Living ha pensato di creare un supporto in grado di dare una sensazione di forza, resistenza ed energia. Ecco tre prodotti ideati per il benessere degli sportivi.
FREEDOM
ARGI
Complesso a base di L-Arginina in combinazione con estratti di uva, frutti di bosco, melagrane e preziose vitamine. I componenti contribuiscono ad incrementare fisiologicamente le difese immunitarie dell’organismo con una grande attività antiossidante e rifornendo energia in brevissimo tempo.
MOVE
Adatto agli sportivi che desiderano prevenire il danno cronico delle cartilagini in quanto i nutrienti contenuti sono coadiuvanti dell’organismo nella risposta ai problemi articolari. La sua assunzione non interferisce con i farmaci tradizionali ed è adatto anche per coloro che soffrono di problemi osteoarticolari.
Una miscela naturale di due ingredienti molto efficaci (NEM e BioCurc) che sostengono lo stato ottimale dei muscoli e delle articolazioni, promuovendo la funzionalità delle cartilagini e diminuendo la rigidità dei muscoli con una veloce fase di recupero dall’attività fisica.
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IL POSTUROLOGO UNA FIGURA FONDAMENTALE ANCHE NELLA PREVENZIONE DEI TRAUMI
a cura della Prof.sa Raffaella Del Re, Insegnante di Ed. Fisica (ISEF Statale Roma) con laurea specialistica in Scienze Motorie Preventive e Adattate (Tor Vergata Roma), Posturologa, Gyrokinesis. Per saperne di più: 360° STUDIO, L.go Botticelli 10, presso C.S. Il Gabbiano, Ladispoli (RM) Tel 339.2312700 - 360gradigabbiano@tiscali.it
La Posturologia si occupa di prevenzione e normalizzazione di distonie morfo-funzionali, è trasversale a molte discipline ed in essa confluiscono i contributi di diverse scienze, tra le quali risultano fondamentali le
Scienze Motorie, la Psicologia, l’Ergonomia e alcuni ambiti della Medicina. Nell’attuale concezione del benessere sono quasi sempre assenti i criteri fondamentali della prevenzione ergonomica mediante l’a-
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deguata gestione del proprio corpo in azione ed a riposo. La posturologia rivolta, essenzialmente, alla risoluzione del dolore o alla prestazione agonistica di alto livello, perde di vista, a volte, settori importanti come quello dell’ergonomia, delle attività motorie per gli anziani, delle attività motorie formative e pre-sportive dei giovani, dell’attività motoria in gravidanza, della cinesiologia estetica e del benessere in generale. La ricerca della prestazione ‘ad ogni costo’ pone, spesso, in secondo piano gli aspetti formativi e preventivi che la caratterizzano e che sono legati alla progressiva ed attenta costruzione degli schemi posturali e motori da cui scaturisce il movimento armonico e corretto. L’idea, fuorviante, presente nel mondo dello sport, è che si possano ottenere grandi risultati senza tenere conto della cauta e progressiva costruzione dell’individuo nel suo complesso. Il più delle volte il posturologo viene chiamato a svolgere un lavoro essenzialmente di ‘rieducazione motoria’ per recuperare la prestazione dopo un danno sportivo, mentre è necessario il suo intervento, soprattutto, nella
fase preventiva della preparazione atletica dello sportivo, attraverso attività finalizzate alla prevenzione dei traumi, al recupero e allo sviluppo delle potenzialità dell’individuo, anche come risposta concreta alla crescente domanda di ‘benessere’ e non soltanto di recupero funzionale. Compito del posturologo dello sport è quello di aiutare l’atleta ad esprimere al meglio le proprie potenzialità mediante l’eliminazione di ‘freni miofasciali’ e ‘disfunzioni articolari’, causa di assetti errati, permettendo, in tal modo, il raggiungimento della massima prestazione sportiva. Un’attenta valutazione posturale dell’atleta permette al posturologo dello sport di programmare un modello operativo adeguato in collaborazione con il preparatore atletico, il fisioterapista e/o l’osteopata. La sfida più importante è far capire che la figura del posturologo è fondamentale anche nella fase della crescita del bambino, dell’adolescente e dell’adulto; la ginnastica posturale, infatti, dovrebbe essere effettuata a prescindere dalle patologie. Ma questo tema sarà affrontato in un prossimo articolo.
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Il Benessere DEL CAVALLO! COME PRENDERSI CURA DEL NOSTRO AMICO EQUINO di Laura Sibio, Tecnico Federale, ASD Country Club Prato del Cavaliere Per saperne di più: 339.7558980 p.delcavaliere.cerveteri@gmail.com
Nel corso degli ultimi anni fortunatamente hanno assunto sempre maggiore importanza le tematiche collegate al concetto di ‘benessere animale’, riferito non solo ai piccoli animali domestici ma anche ad animali più imponenti ed affascinanti come il cavallo. Gestire un cavallo, per chi non ne sa nulla, sembra la cosa più semplice del mondo, che richiede poca fatica, invece è proprio l’opposto! Per riuscire a mantenere una cavallo in piena salute per tutta la sua vita ci sono una serie di fattori che incidono sulla sua gestione e ci sono molte cose a cui fare attenzione: il luogo in cui vive, le attività che svolge durante la giornata, il suo regime alimentare, la salute clinica e anche la compagnia, perché ricordiamoci che il cavallo è un animale che in natura vive in branco. Se ciò viene trascurato, potrebbe influire in maniera negativa sulla salute psicofisica dell’animale. Tutto questo perché il cavallo non è solo un ‘collega a quattro zampe’ che ci permette qualche ora di svago a settimana, ma anche
e soprattutto un amico! È quindi una forma di rispetto prendersi cura di lui nel migliore modo possibile. Tutto inizia dal luogo in cui decidiamo di farlo vivere, considerando che il benessere del cavallo non può che passare attraverso il ricreare le condizioni di vita il più vicine possibili a quelle che per lui sono naturali, pertanto sarebbe meglio scegliere un Circolo Ippico nel verde, lontano dallo smog e dai rumori della città, dotato di aree verdi e paddock (recinti) da condividere con altri cavalli o comunque collegati a paddock di altri cavalli per favorire la socializzazione. In essi il nostro amico a quattro zampe ha la possibilità di pascolare e sgranchirsi anche nei giorni in cui non riusciamo ad andarlo a trovare. Anche l’alimentazione gioca un ruolo chiave nella vita del nostro amico, quindi la scelta della giusta tipologia e quantità di fieno e mangime va in base al suo fabbisogno calorico giornaliero, che va somministrato regolarmente onde evitare l’insorgenza di coliche, di cui il cavallo è particolarmente a rischio. Quindi, per essere certi di far stare al meglio il proprio cavallo, bisogna scegliere con cura il Circolo dove farlo vivere e rendersi conto se le persone che vi sono all’interno siano affidabili e amanti degli animali.
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no CHE AIUTANO i
A CRESCERE
FISSARE DEI LIMITI È FONDAMENTALE PER CRESCERE BAMBINI AUTONOMI E SICURI DI SÉ a cura della Dott.ssa Elisabetta Mottino, psicologa, psicoterapeuta sistemico relazionale e familiare in formazione, specialista Emdr. Per saperne di più: 391.3382327 / studiopsicologiamottino@gmail.com
Come genitore spesso mi sento combattuta tra l’impartire regole, divieti e limiti e l’essere morbida ed accomodante, in nome della libertà del bambino e del suo diritto alla felicità. Un tempo i genitori forse avevano le idee più chiare rispetto ad oggi: i figli dovevano essere educati e preparati alle regole della società e del lavoro; felicità, autonomia, libertà erano parole estranee al concetto di educazione. Come sostiene la psicoterapeuta infantile Asha Phillips, nel suo libro I no che aiutano a crescere, “dire di no” e porre dei limiti permette al bambino di imparare ad essere autonomo e a diventare sicuro di sé. I limiti e le regole
fanno sentire il bambino protetto e sicuro, contenuto all’interno di binari certi e non perso nell’incertezza dell’indefinito. Un bambino che comanda il genitore, si sente vulnerabile: se lui è il più forte, chi lo proteggerà dai pericoli esterni? Di seguito alcuni esempi di “no” che sono importanti per i bambini. NON FARLO DORMIRE SEMPRE IN BRACCIO Se glielo si permette il bambino dedurrà che il lettino o la culla sono posti pericolosi, che il suo pianto è giusto e motivato perché la madre lo asseconda. La madre dovrebbe, invece, porlo con amorevolezza nel lettino,
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spiegandogli che è il posto più comodo e sicuro; il bambino si sentirà così ascoltato e protetto. l bambini hanno bisogno di amore e comprensione, ma anche della possibilità di sbagliare e di trovare da soli la propria strada. LASCIARE CHE PIANGA, SENZA ANDARE IN ANSIA Se il genitore accorre ad ogni pianto, perché va in ansia, trasmetterà il messaggio che il pianto è grave ed intollerabile e bisogna porvi subito rimedio. Bisogna invece aiutare il bambino a capire il proprio pianto (stanchezza, fame, rabbia) e a gestirlo. QUANDO IL BAMBINO FA I CAPRICCI NON ARRABBIARSI NÉ TEMERE LA SUA RABBIA Bisogna educarlo a gestire anche le emozioni negative. Il genitore deve aiutare il bambino a tranquillizzarsi, spiegandogli che comprende la sua rabbia ma che deve fare ciò che ritiene giusto per lui. Il bambino così saprà che qualcuno è disposto ad affrontare dei momenti sgradevoli per il suo bene, e ne trarrà sicurezza.
poche e che lui ha ragione a non mangiare le altre. Bisogna stimolare ad assaggiare e porgere il cibo con fiducia. NON DARGLI SEMPRE E SUBITO QUELLO CHE VUOLE Bisogna insegnargli a tollerare l’attesa e la frustrazione che suscita. NON PERMETTERGLI DI ESSERE MALEDUCATO Fargli capire che comportarsi bene gli permetterà di stare con gli altri. Il genitore deve insegnare al figlio a comprendere e a gestire le proprie emozioni, nonché a valutare il valore dell’attesa, del compromesso e del controllo di sé. Come in ogni altro aspetto della vita, l’esempio è spesso il miglior maestro; noi genitori dobbiamo anzitutto moderare e migliorare noi stessi per poter essere degni di crescere gli adulti di domani.
NON FARSI PRENDERE DALL’ANSIA AL MOMENTO DELLA SEPARAZIONE Se un bambino piange e non vuole essere lasciato, la mamma deve mostrarsi ferma e sicura, fargli capire che lo lascia a persone di cui si fida, altrimenti trametterà al bambino il messaggio che il mondo è un posto pericoloso e che solo lei può occuparsi di lui. NON ASSECONDARE IL BAMBINO CHE FA LO ‘SCHIZZINOSO’ Altrimenti il bambino penserà che le cose buone sono
I no che aiutano a crescere di Asha Phillips (Ed. Feltrinelli), pp.224 € 9,00
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, A Z N E C S E L O AD A I L G I FAM A L O U C ES ZIONE U L O V E O C RTO O P P A R DI UN
a cura della Dott.ssa Stefania De Risio, Psicologa-Psicoterapeuta, Specialista in Psicoterapia Psicoanalitica Breve. Per saperne di più: Tel 347.0361720 - stefania.derisio@gmail.com
L’entrata in adolescenza di un soggetto implica cambiamenti significativi, non solo nell’esperienza di vita quotidiana del singolo ma anche nella struttura relazionale del gruppo familiare e delle relazioni con il mondo esterno. Le interazioni tra l’adolescente, la famiglia e la scuola sono rilevanti per due motivazioni basilari: anzitutto perché essere insegnanti ed essere genitori sono i due mestieri più difficili al mondo, per questo devono evolvere insieme per far fronte alle nuove sfide; e poi perché la scuola non va considerata solo come dispensatrice di contenuti didattici ma anche e specialmente come luogo di vita, dove
i ragazzi incontrano nuovi adulti e nuovi modelli di identificazione, dove si ha la possibilità di perseguire scopi personali e sociali il cui intreccio è per lo più complesso. Ne deriva che la valutazione di un alunno non è assolutamente semplice, soprattutto per quanto riguarda le difficoltà scolastiche. Per spiegare le ragioni di un insuccesso scolastico si ricorre spesso, sia da parte dei docenti che della gente comune, a ragioni di ordine morale, medico o sociale. È importante considerare che la necessità dell’orientamento scolastico nasce nel periodo della pubertà, ovvero nel momento in cui comincia lo sconvolgimento psicologi-
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BIMBI co che rende fragile ogni equilibrio psichico. Il ruolo dell’insegnate diventa più complesso essendo rappresentante di molte funzioni, di fronte alle quali egli avrà difficoltà a districarsi. Il genitore risponderà ai bisogni
dell’adolescente definendo in modo chiaro le aspettative reciproche ai relativi compiti, nonché rispettando gli sforzi del figlio per l’indipendenza attraverso un atteggiamento flessibile.
QUALI SONO LE CONDIZIONI DI UNA BUONA VITA SCOLASTICA? Dal punto di vista dell’evoluzione intellettiva, come J. Piaget ci ha insegnato, il bambino, dai 12-13 anni, ha capacità di astrazione: non solo parla di fatti ma ha la capacità di argomentarli. Dal punto di vista dell’evoluzione psicomotoria lo sviluppo puberale determina un importante cambiamento dello schema e dell’immagine corporea, di conseguenza sono alterati anche la rappresentazione dello spazio e del controllo della psicomotricità. Anche le trasformazioni del mondo affettivo si riflettono sulla vita scolastica. Emergono nuovi interessi: c’è la conquista dell’altro sesso che richiede molto impiego da parte dell’adolescente, perché lo riconducono al suo mondo interno e alle preoccupazioni riguardo le proprie capacità. Il desiderio di autonomia e di indipendenza dalla famiglia facilita l’esplorazione in altri ambiti, dove il giovane può trovare altri oggetti di identificazione: un autore della letteratura, un leader di un gruppo ideologico o l’interesse verso una particolare mate-
ria rappresentata da un professore. Queste nuove possibilità sono contrassegnate anche dal peso della rivolta, dell’opposizione, della trasgressione nei riguardi dei genitori o dei loro sostituti; si inseriscono i primi conflitti tra aspettative dei genitori rispetto alle mete dei figli e desideri dei figli talora divergenti con quelli dei genitori. In sintesi, l’insuccesso o la riuscita scolastica dipendono da una molteplicità di fattori e soprattutto delle loro interazioni: livello intellettuale, età, origine socioculturale, sensibilità emotiva e ambiente familiare. Nella scuola, dunque, le condizioni di una buona vita scolastica sono molteplici e contrassegnate non solo dalle capacità del giovane individuo, ma anche dalle capacità di coloro che circondano quest’ultimo a reagire favorevolmente ai cambiamenti. Questo richiede un grande impegno, non solo da parte di chi opera nella scuola, ma anche delle istituzioni, del territorio e, soprattutto, delle famiglie.
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Disturbi Specifici
dell’Apprendimento COSA SONO? COSA FARE? COME COMPORTARSI? a cura della Dott.ssa Elisa Leila Sozio, Psicologa, Esperta nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento, Perizie e Danno alla persona. Per saperne di più: Via Antonio Ricci, 11 - Cerveteri (RM) - Tel 340.6299346 - elisa.sozio82@gmail.com f Dottoressa Elisa Leila Sozio
La scuola è appena iniziata, tutti i bambini, a modo loro, sono curiosi di sapere ciò che vivranno nel corso di questo nuovo anno scolastico pieno di avventure. Specialmente i piccoli della scuola primaria, che iniziano a confrontarsi con i coetanei non più solo nel gioco, ma imparando insieme a leggere e scrivere. Apprenderanno e conosceranno la lettura, la scrittura e il calcolo, divertendosi e sviluppando ogni giorno le proprie capacità. Purtroppo non per tutti i bambini è semplice apprendere: quando si trovano di fronte alle prime parole da leggere, queste s’indispettiscono, ballando davanti ai loro occhi e non permettendo al bambino di capire o riconoscere le lettere che hanno
davanti. Questi bambini, iniziano così a manifestare dei comportamenti particolari: • l’entusiasmo di apprendere diminuisce considerevolmente • mostrano atteggiamenti oppositivi quando devono svolgere i compiti sia a casa che a scuola • risultano più lenti nel leggere e scrivere • non riescono a comprendere ciò che hanno letto o scritto.
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Questi sono solo alcuni dei campanelli di allarme di bambini con Difficoltà di Apprendimento; ma cosa sono questi Disturbi dell’Apprendimento nello specifico? Nell’International Classification of Diseases ICD-10 (Classificazione Internazionale delle malattie e dei problemi correlati, proposta dall’OMS), i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) sono i disturbi nei quali le modalità di acquisizione delle capacità scolastiche sono già alterate nelle fasi iniziali dello sviluppo. Essi non sono dovuti ad una malattia cerebrale acquisita, né tantomeno devono essere considerati come indice di disabilità. I Disturbi Specifici in questa sezione sono: Dislessia (disturbo della lettura), Disgrafia, Disortografia (disturbo della scrittura) e Discalculia (disturbo del calcolo). In questa prima parte ci occuperemo di Dislessia e Disgrafia. DISLESSIA Il primo effetto, osservabile e misurabile, del disturbo della lettura è certamente una lettura lenta e stentata, spesso caratterizzata da errori di natura diversa. Ad esempio, un bambino di classe prima alla primaria può non avere ancora avviato una minima abilità di lettura rispetto ai suoi compagni. Pensiamo al periodo di Dicembre/Gennaio della stessa classe, momento in cui un alunno con sviluppo tipico mostra già una lettura chiara, seppure lenta, ma accurata, rispetto ad un altro bambino che commette numerosi errori: conver-
sione di grafema/fonema, inversione di lettere, errori fonologici, errori che non sembrano risolversi anche nei mesi successivi e ostacolano l’acquisizione della tecnica della lettura. Il bambino dislessico che supera i 9/10 anni potrebbe mostrare: • omissione di lettere e parole nella lettura (spesso anche nella scrittura); • un aumento dei tempi di lettura per eseguire i compiti scritti; • difficoltà a ricopiare un testo scritto dalla lavagna o da un testo; • molta difficoltà ad imparare le lingue straniere. DISGRAFIA La disgrafia è sicuramente un disturbo che risulta difficile valutare con parametri oggettivi. I bambini con Ipotesi di disgrafia mostrano una scrittura illeggibile, sia da parte del bambino che l’ha prodotta sia da parte dell’insegnante nel comprendere ciò che è scritto. Con il termine disgrafia intendiamo una difficoltà nella realizzazione del grafema, dunque una problematica di natura motoria. Nel prossimo articolo vedremo cos’è la Disortografia e la Discalculia, cosa fare, a chi rivolgersi e come gestire la vita di questi bambini.
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“MAMMA, MI SENTI?” L’IMPORTANZA DELLA RELAZIONE TRA GENITORE E NEONATO Cari genitori, ma quanto è difficile stabilire quale sia il vostro ruolo? Il vostro compito verso i figli? Quanto è difficile educarli e stabilire una corretta via di condotta da seguire per far sì che crescendo diventino adulti sani ed equilibrati? Immagino che la preoccupazione di non fare abbastanza, di non fare bene o di fare troppo ci sia ed è sicuramente una delle cose che più spaventa e frustra i genitori del ventunesimo secolo. In un mondo in cui tutto è a portata di click, in cui tutto va veloce, in cui anche i neonati si ritrovano a dover fare i conti con una iperstimolazione tecnologica-robotica, solo i genitori possono fare la differenza. Detto questo, è facile intuire che la vostra presenza e partecipazione alla vita di vostro figlio è senza dubbio fondamentale! Spesso si dimentica l’importanza che un genitore può rivestire nello sviluppo del bambino nel suo primo anno di vita. Niente e nessuno può risultare più stimolante ed efficace di un essere umano che gioca, parla e si muove davanti ad un bambino. Gli esseri umani sono, infatti, il migliore compagno
di Giovanna Todaro, Ostetrica Per saperne di più: L’Oasi della Cicogna, Via Fosso della Tomba 20/C, Cerveteri (RM) - Tel 328.4185886 loasidellacicogna@hotmail.com f Ostetrica Giovanna
di giochi per un neonato, in quanto sono in grado di offrire uno stimolo linguistico, fisico ed emozionale a trecentosessanta gradi. Con semplici movimenti e giochi si possono aiutare i neonati a sviluppare le loro capacità fisiche, intellettive, emotive e interazionali nel migliore modo possibile. Consideriamo che i neona-
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ti nascono già con un bagaglio emotivo sensoriale ben sviluppato, dato che il processo di acquisizione degli stimoli esterni inizia già in utero; ma una volta nato è sicuramente più semplice valutare le reazioni del bebè e stimolarlo ulteriormente. La stimolazione sensoriale, come già abbiamo detto, comincia prima della nascita e garantisce un patrimonio personale di sensazioni ed emozioni che l’individuo porta con sé per tutta la vita. Non c’è cosa più bella e utile della stimolazione del feto attraverso il pancione della mamma; così come non c’è niente di meglio che passare un po’ di tempo a contatto con il neonato, piuttosto che lasciarlo solo con carillon o giochini elettronici. Tutto questo sembra richiedere tempi lunghi e tanto impegno, invece vi posso assicurare che non è così difficile! Basta ritagliarsi un piccolo spazio per sé e i propri figli, facendo delle attività insieme allo scopo sia di accrescere lo sviluppo cognitivo sensoriale del bambino sia di affermare la relazione genitore/ figlio. I bambini nel pancione hanno la capacità di vedere la luce che penetra attraverso il ventre della mamma; sanno riconoscere i sapori e gli odori che viaggiano in forma di vibrazioni e piccole particelle nel liquido amniotico che viene ingerito ripetutamente dal feto; riescono a sentire e a distinguere la voce dei genitori; inoltre, toccando la pancia della mamma, riescono a percepire il calore e il movimento della stessa. Insomma, questi piccoli feti, che sembrano non
fare nulla tutto il giorno, al contrario hanno molto da apprendere e da scoprire. Per loro ogni suono, ogni sapore e ogni nuovo stimolo dall’esterno rappresenta la capacità di crescita e di adattamento. Nei neonati, invece, oltre alla stimolazione del senso in sé stesso, è fondamentale che ci sia la vicinanza costante di un essere umano (genitore), che con il semplice guardarlo negli occhi possa trasmettergli le piccole sfaccettature delle espressioni facciali e tramite queste la rappresentazione corporea delle emozioni. Provate a mettervi davanti al vostro piccolo e a sorridere lentamente, lui farà lo stesso! DA OTTOBRE PARTE UN’INTERESSANTE INIZIATIVA PER LE MAMME Detto questo, vi invito a prendere un appuntamento con vostro figlio, sia che si trovi ancora nel pancione o già tra le vostre braccia, per partecipare al laboratorio emotivo-sensoriale che è stato messo in piedi da me e da una psicologa. Il laboratorio, dal titolo: “Mamma, mi senti?”, oltre a rappresentare un momento divertente da condividere in primis con il vostro nucleo familiare, sarà anche un modo per condividere le vostre esperienze con altre realtà del territorio e accrescere la vostra rete di amicizie. Vi aspetto dal 7 Ottobre per tutti i sabati del mese.
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o n i t u t t a m o n i t n u p eS lare
e o c n s o i à z t a e l o n i C ri bambini per i nost
a cura della Dott.ssa Barbara Esposito, Biologa Nutrizionista. Per saperne di più: 347.1882123 / dot.barbaraesposito@gmail.com / Facebook: Dott.ssa Barbara Esposito Biologa Nutrizionista
Per avere dei bambini lucidi, attivi, pieni di energia e con un giusto accrescimento staturo-ponderale, il primo passo da compiere è una corretta ripartizione delle calorie totali in 5 pasti giornalieri: prima colazione (15%); uno spuntino mattutino (5%); pranzo (40%); una merenda pomeridiana (10%); cena (30%). A fine giornata è importante che il bambino riceva tutti i micronutrienti (vitamine, sali minerali) e macronutrienti (carboidrati, proteine, grassi) di cui ha bisogno nelle giuste proporzioni. LA COLAZIONE Dopo il digiuno notturno è il pasto di avvio del sistema metabolico. Deve essere buona, sana e saziante. Si evita così l’ipoglicemia secondaria da digiuno favorendo una buona concentrazione, memorizzazione e rendimento mentale e fisico, oltre a ridurre il rischio di sovrappeso e obesità nell’età adulta. Una buona colazione si ottiene combinando tra di loro: una fonte di proteine (latte vaccino o di capra, yogurt di alta
qualità, ricotta, latte di soia, mandorla o avena senza zuccheri aggiunti); una fonte di carboidrati complessi (pane integrale, fiocchi di cereali o un dolce leggero fatto in casa); una fonte di zuccheri semplici e fibre (frutta fresca o disidratata, confetture di sola frutta, un estratto/centrifugato di frutta e verdura); una fonte di grassi ‘buoni’ (poca frutta secca a guscio). LO SPUNTINO MATTUTINO Lo spuntino deve essere leggero ma fondamentale per mantenere alto il metabolismo. Ecco cosa scegliere: frutta fresca di stagione; yogurt bianco arricchito con frutta fresca o 2 quadratini di cioccolato fondente; frutta secca a guscio; un piccolo panino integrale fresco con una buona crema biologica di ‘sole nocciole e cacao’ o affettato magro; una fettina di dolce leggero casalingo, preferibilmente con farina integrale, con pochi grassi e pochissimo zucchero. La bevanda migliore è l’acqua. Evitare succhi di frutta industriali, bevande gassate o tè in bottiglia.
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CELLULARI & CORDLESS
Mi chiamo Francesco, io e mia moglie Susanna abbiamo studiato e approfondito le nostre conoscenze nel campo TIM da diversi anni prima di aprire una nostra attivitĂ . Nel 2010 abbiamo inaugurato il Centro TIM Cellulari & Cordless a Ladispoli, in Via Bari 32, cercando di offrire un servizio sempre piĂš completo, soddisfacendo a 360 gradi le esigenze dei nostri clienti: non ci accontentiamo di vendere un prodotto e di abbandonare il cliente a se stesso, ma lo aiutiamo nel primo
avvio del nuovo acquisto per il trasferimento dati-rubrica-foto, accessi Facebook e molto altro ancora. Da noi è possibile acquistare il servizio ADSL e Fibra di TIM, offrendo un servizio esclusivo grazie ad un tecnico sempre presente in sede, che supporta il cliente anche con installazione a domicilio di qualsiasi prodotto acquistato presso il nostro negozio. Lo scorso Aprile abbiamo aperto un secondo punto vendita a Cerveteri, in Via M. Pelagalli 63, per po-
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tenziare il servizio TIM nella città ceretana. Qui opera una qualificata ditta di riparazioni, in grado di intervenire su apparecchi di qualsiasi marca, utilizzando solo ricambi originali e di altissima qualità per soddisfare tutte le richieste. Specializzata nelle riparazioni Apple, tale ditta garantisce prezzi competitivi e interventi immediati. Ovviamente ci occupiamo anche di tutto il mondo delle garanzie della telefonia, avendo in entrambi i negozi il centro raccolta. Siamo un centro
diretto TIM e gestiamo le rateizzazioni di Smartphone direttamente in CdC, IBAN e su bolletta TIM fisso. Gestiamo il cliente già TIM con offerte personalizzate, nonché i nuovi clienti con offerte competitive, sfruttando la potenza della rete TIM che ad oggi è una delle migliori in Italia per velocità e qualità di connessione. Vi ringraziamo per il tempo che ci avete dedicato e vi aspettiamo a braccia aperte!
OFFERTA OTTOBRE-NOVEMBRE PER I LETTORI
OMAGGIO DI € 20,00 A CHI SI PRESENTA DA NOI RICHIEDENDO IL SERVIZIO ADSL O FIBRA
CERVETERI Via M. Pelagalli 63/65 - 00052 • Tel. 06 99551275 LADISPOLI Via Bari 32/34 - 00055 • Tel. 06 9911648