il segno, speciale di cronaca 25dicembre2012
FESTE DI FUOCO web magazine de www.ilsegnonews.it
QUANDO LA PAURA CONCEDE IL BIS
LO SPECIALE
VADO FA QUADRATO E DIFENDE IL SUO PATRIMONIO autore: giovanni borrello
Non possiamo che rimanere sbigottiti dal nuovo
episodio incendiario al presepe vivente di Segno che, nell’anniversario del nefasto rogo dello scorso anno, si palesa come un’inquietante maledizione. Esattamente un anno fa, infatti, il rogo di Natale suscitò paura e commozione in tutta Italia: che proprio nel giorno più atteso dalle famiglie italiane, il giorno in cui ci si ritrova in pace, si sia costretti a fuggire dalla propria casa senza nemmeno essere sicuri di farvi ritorno è un incubo che difficilmente ci si può immaginare. E anche dimenticare. Poche ore fa, domenica mattina, lo spettro della paura è riapparso tra le capanne e le baracche di quello che è tra i più visitati presepi viventi del savonese: poco prima dell’alba qualcosa (o qualcuno?) ha riacceso le sterpaglie e la legna presente nei pressi della chiesa, vicino al cimitero distruggendo parte di quel meraviglioso set scenografico che gli abitanti di Segno hanno pazientemente messo su in questi mesi. Ma oltre la paura, oltre il dubbio che qualcuno abbia potuto volontariamente provocare dei danni, la risposta della cittadinanza è stata straordinariamente altruistica: il presepe è stato visitato da un gran numero di turisti, proprio come se non fosse successo nulla. Non vi è stato panico o snobismo di sorta. Solo la naturale curiosità verso la scenografica rappresentazione che ci trasporta a cent’anni fa, quando Segno era Comune autonomo. Ma Vado ha saputo reagire sia in termini di comunità, tutti infatti si sono stretti attorno a Segno, sia a livello istituzionale e amministrativo. In difesa del patrimonio ambientale, come riferiamo più avanti, si è provveduto con un progetto che offrirà nuove opportunità di lavoro e anche con un aggiornato presidio del territorio. Così questo Speciale de il segno di Natale, che voleva essere una doverosa rievocazione del disastro dell’anno scorso, per ironia della sorte si propone al lettore anche come aggiornamento sulla cronaca. Anche se ne avremmo fatto volentieri a meno…
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<FIERO DI QUESTA CITTA’ > IL SINDACO CAVIGLIA RICORDA LA MOBILITAZIONE DI VADO PER LE FRAZIONI IN EMERGENZA autore: alessandro foffi
I l paesaggio devastato non permette dimenticanze. E anche se il fumo e la cenere
sono ricordi lontani, rimane vicina, invece, la paura che ha caratterizzato l'incendio di Segno l'anno scorso. La gravità di una tragedia si riconosce da come ne parlano coloro che l'hanno vissuta. Non si dimentica facilmente, è vero. Sono stati momenti difficili per tutti, soprattutto per chi, come il sindaco di Vado Attilio Caviglia, sentiva la responsabilità delle vite umane e del territorio. Al di fuori dal suo incarico istituzionale, Caviglia come vadese ha seguito con attenzione e paura l'evolversi della vicenda.«E' un episodio triste – sottolinea il sindaco- che ha segnato non solo la comunità di Segno ma l'intera città. Veder arrivare le fiamme così vicino alle abitazioni ed essere costretti, per ovvi motivi di sicurezza, a far sgombrare gli abitanti mi ha segnato in modo particolare. I momenti peggiori sono stati quando il fuoco ha avvolto un intero agglomerato di case per cui si è temuto realmente per la vita delle persone. I vigili del fuoco non riuscivano ad aprire un varco e si è temuto il peggio. Fortunatamente la situazione è andata migliorando e il rischio è stato arginato. Comunque la tensione è stata tanta».
LO SPECIALE
Ma
ciò che ha caratterizzato quei momenti non è stata solo la paura. E' in queste situazioni che Vado e i suoi abitanti dimostrano un forte spirito di aggregazione e di solidarietà. «Quello che più mi ha fatto piacere – continua Attilio Caviglia – è vedere come tutti si siano subito mobilitati per dare una mano agli sfollati. L'accoglienza di Sant'Ermete è stato l'esempio di come le persone nel momento del bisogno non si tirino indietro. C'è anche chi, dopo aver rischiato di perdere la casa, si è messo a disposizione cucinando per le altre persone costrette a dormire fuori, a vivere situazioni precarie data la gravità della situazione. Ecco ciò che riempie di più il cuore: spirito di sacrificio e volontà di andare oltre alle situazioni negative. Questo sottolinea come la vita può essere una bella fiaba anche in circostanze drammatiche»
TORNA IL FUOCO A SEGNO MA IL PRESEPE NON SI FERMA autore: marco oliveri
A distanza di un anno dall'incendio
dello scorso Natale, le colline di Segno sono tornate a bruciare. Domenica mattina gli abitanti del paese sono rimpiombati nella paura di quei giorni, quando le case sono state assediate per giorni dalle fiamme. Il fuoco, infatti, è divampato intorno alle 7 nei pressi del cimitero, dietro la chiesa del paese. A dare l'allarme è stato un gruppo di cacciatori, che, accortisi delle fiamme alte, hanno allertato i vigili del fuoco: "Abbiamo ricevuto la chiamata alle 7.25, il tempo di raggiungere il paese ed eravamo già sul posto", hanno affermato i vigili. Con loro e i numerosi mezzi d'intervento, sono accorsi tempestivamente anche i volontari della VAB. Al loro arrivo il fuoco stava divorando parte dell'allestimento del Presepe cittadino, che proprio il giorno prima aveva preso il via con successo. Fortunatamente, l'incendio è stato domato e circoscritto, in modo che non invadesse il bosco vicino, ma ha tenuto impegnati i volontari per un'ora prima di essere estinto. Il fuoco ha incenerito il forno della pizza e farinata, la ruota del mulino e parte del maglio. A fiamme spente, i volontari e i vigili hanno coperto con un telo il tetto danneggiato del maglio, per salvare dalla pioggia, che ormai cominciava a cadere, gli ingranaggi del mulino.
il forno e parte del maglio distrutti
LO SPECIALE
WALTER, LIVIO E LA SOLIDARIETA' DEL PAESE
Sbigottiti
la ruota bruciata dall'incendio
e increduli gli abitanti, davanti allo scenario di fumo e cenere che hanno trovato. A cominciare dai proprietari delle baracche incendiate: Walter Magnone, proprietario del maglio, ha visto andare in fumo un anno di lavoro e investimenti per la riproduzione artigianale del mulino. Il muratore segnese è stato tra i primi ad arrivare nel luogo dell'incendio e si è subito dato da fare per aiutare i soccorsi a spegnere le fiamme, ustionandosi anche una mano. Livio Parodi, invece, nell'incendio ha perso due "testi" per la farinata. Poteva andare peggio, ma i danni economici ci sono, e anche quelli morali: con le strutture danneggiate, infatti, se ne vanno in fumo mesi di lavoro per l'allestimento del Presepe, per il quale l'intero paese si è mobilitato. Intorno ai due Segnesi si sono stretti gli amici compaesani, che hanno offerto una parola di conforto e il loro aiuto. Tra essi anche i due Presidenti delle S.M.S. segnesi Renzo Cesio e Mirella Oliveri e il vicesindaco di Vado Guido Canavese: "C'é un senso di inquietudine tra noi di Segno per gli imprevisti negativi accaduti a Natale negli ultimi tempi afferma - ma non ci abbattiamo e non crediamo alle maledizioni: la nota positiva è che tutti si sono subito mobilitati a dare conforto a coloro che hanno subito danni. E quello che fa più piacere in questi momenti negativi è la solidarietà dell'intero paese"..
INCIDENTE O INCENDIO DOLOSO?
Ancora oscure le cause che hanno fatto
scoppiare l'incendio, oggetto di indagini dei carabinieri tutt'oggi in corso. Per ora non si esclude nessuna ipotesi, nemmeno quella dolosa: "E' vero che in questa zona c'erano parecchi inneschi, ma abbiamo fatto attenzione a spegnere le braci del forno ieri sera, se fosse stata questa la ragione dello scoppio dell'incendio, sarebbe avvenuto nella notte e non alla mattina - spiegano gli abitanti - in più, stamattina alle sei, poco prima dell'incendio, abbiamo controllato la zona ed era tutto a posto". Dello stesso avviso anche Aldo Rosselli, Segnese e vigile del fuoco: "Sembra strano che alle 6 di mattina non ci fosse traccia di fuoco mentre un'ora più tardi l'incendio stava già divampando. Le indagini stabiliranno le cause anche se non sono così facili da scoprire. E' un peccato che i pezzi più belli del presepe siano andati in fumo. Dispiace per il lavoro perso e per i soldi che le persone investono ogni anno per questa iniziativa".
LO SPECIALE
SEGNO NON SI ARRENDE: FAMIGLIE DA TUTTA LA PROVINCIA , LA SERA A VISITARE IL PRESEPE
L'incendio, però, non ha fermato Segno, che si è subito mobilitata per far proseguire il
Presepe in programma in questi giorni: infatti, la zona colpita dal fuoco è stata messa in sicurezza e transennata: "Tutto è rimasto intatto, mancano solo le due baracche bruciate", afferma Renzo Cesio, Presidente dell'S.M.S. "Fede e Lavoro". Così, domenica sera, la manifestazione si è svolta nonostante lo sfortunato imprevisto e ha visto una grande partecipazione di famiglie provenienti da tutta la Provincia: "Abbiamo avuto un mondo di gente che ha visitato fino a tardi il paese, non ne aspettavamo così tanta", continua Cesio. Presenti a dare una mano anche Walter, proprietario del maglio incenerito e Livio, titolare del forno. I due, nonostante il dispiacere, hanno presenziato per contribuire comunque alla buona riuscita della manifestazione. Per il paese è contagiosa la determinazione di lasciarsi il fuoco alle spalle, anche se lo stupore e la rabbia per quanto accaduto è ancora vivo negli abitanti: "Adesso pensiamo solo a mandare avanti il Presepe - afferma Cesio - non vogliamo distrarci pensando all'incendio". Volontà di affrontare le avversità a testa alta, senza perdersi d'animo, contando sulla solidarietà e sulla collaborazione tra le persone: sentimenti d'altri tempi, che però a Segno sopravvivono e resistono, malgrado tutto. Come la magia dell'antico paese che si respira visitando il Presepe vivente.
L’INCUBO DI UN NATALE DI FUOCO UN ANNO FA IL DRAMMA IN DIRETTA TV DELL’INCENDIO
autore: giovanni borrello
C osa trasforma l’immediatezza della cronaca in storia? Il tempo, ovviamente. E così ci rendiamo
conto che l’incendio che ha sconvolto la vallata vadese solo dodici mesi fa è oggi più che mai storia della città stessa. Storia recente, ancora carica di quel sottinteso emozionale che fa da sfondo alle vicende svoltesi da poco, ma pur sempre storia. Che si trattasse di un evento eccezionale se ne erano accorti un po’ tutti quanti, cittadini e non. La vastità dell’incendio rese fin da subito difficili le operazioni di soccorso e i media, fior fior di giornalisti con tanto di telecamere appostati soprattutto sul ponte di Sant’Ermete, bombardarono di terribili immagini tutti i notiziari italiani, in ogni fascia oraria. Complice anche TGCOM24, canale Mediaset di aggiornamento in diretta 24h su 24 e dei sempre efficienti Primocanale e Telenord (oltre che del Tg Regionale Rai).
LO SPECIALE
Una vera e propria emergenza in diretta che ebbe origine nel
pomeriggio del 24 dicembre. A Segno si era intenti a preparare l’allestimento del fortunato presepe vivente quando alcune sterpaglie presero fuoco, forse a causa di alcuni petardi lanciati incautamente tra le fasce. L’intervento della Protezione Civile e dell’Antincendio già presenti sul posto per monitorare il lavoro al presepe (in cui si fa ampio utilizzo di fiaccole e fuochi per motivi scenici) parve risolvere la situazione. Nessuno si sarebbe mai immaginato che diverse ore dopo, quando i turisti sarebbero arrivati a frotte e il vento sarebbe cresciuto di intensità, dalla zona Batteria le fiamme avrebbero preso a devastare ettari di bosco. Ci furono attimi di panico, un fuggi fuggi generale; la polizia vietò ai veicoli la salita a Segno e a Sant’Ermete, i pompieri accorsero al più presto. Moltissimi cittadini di Segno che erano figuranti nel presepe, con ancora il costume da contadino a da massaia ottocentesca indosso, si precipitarono verso le loro case ai limiti del bosco per cercare di portare via gli oggetti più preziosi: perché le fiamme divampavano senza tregua mangiando ogni cosa. Ci fu chi tentò di annaffiare il patio e il giardino: la notte era gelida, secca, drammaticamente ventosa ma niente affatto umida. Tutti si rendevano conto che i canadair e gli elicotteri sarebbero potuti arrivare solo all’alba. La notte sarebbe stata un’incognita. Circa 250 persone vennero fatte evacuare (molti anziani vennero ospitati alla casa di riposo Segesta) e alloggiate anche nelle Società di Sant’Ermete e della Valle dove molti cittadini si offrirono volontariamente di aiutare quegli altri concittadini sfortunati costretti ad una notte fuori casa; altre se ne andarono autonomamente. In poche ore le villette furono accerchiate. Tutte. Anche quella del famoso calciatore Christian Panucci.
LA PAURA DEGLI SFOLLATI, LA MACCHINA DEI SOCCORSI, LA CACCIA DEI MEDIA
A Sant’Ermete, sul ponte innanzi alla “Bottega del paese” e alla
Società, si era organizzato il quartier generale dei soccorsi: Protezione Civile, vigili del fuoco, Forestale e 118. Un via vai di persone indaffarate (i curiosi erano tenuti debitamente distanti dai blocchi stradali) tra assessori e politici vari (tra i quali l’allora vicesindaco Franca Guelfi e Raffaella Orlando) che tra un punto della situazione e l’altro dovevano destreggiarsi tra i microfoni e gli obiettivi dei giornalisti. “E siamo qui in diretta da Vado Ligure…” si incominciò così a sentire distrattamente in tv. “Accidenti” tuonava qualcuno, qualche campanilista sfacciato “perché cavolo Vado deve finire in tv sempre per motivi disgraziati? Se non è l’inquinamento o il malaffare è l’incendio. Accidenti!” Paura ce ne fu anche nel Comune di Quiliano: la contrada di Terni e quella di Cà du gumbu passarono brutti momenti, considerando che la discarica di rifiuti speciali di Bossarino venne lambita più volte. “Mica scoppierà il metanodotto?” si chiedevano alcuni. E così, anche a Quiliano, molti presero la strada per le città vicine da parenti, amici o semplicemente per starsene accampati e infreddoliti in auto in qualche parcheggio.
SOLO FUMO E FIAMME . DEI BOSCHI PIU’ NESSUNA TRACCIA
L a mattina di Natale, alle prime luci dell’alba, il sole faceva fatica a sorgere dall’orizzonte con la
solita luminosità: il fumo che per tutta la notte si era sprigionato dalle colline, tutto ciò che rimaneva dei boschi vadesi, era stato trasportato dai venti verso il largo. Vadesi, quilianesi, bergeggini e savonesi scartarono i regali sotto l’albero con il rombo dei bolidi di soccorso nelle orecchie. Un lugubre ritornello per tutti noi liguri, abituati come siamo a vivere in una Regione che spesso si vede bruciare fette fin troppo vaste di territorio sotto gli occhi senza poter fare nulla. La Stampa, in prima pagina nazionale, mostrerà mercoledì 27 dicembre, in uno scatto di Gianni Chiaramonti, il terrore e la disperazione di una vadese che implora in lacrime un milite della protezione civile. “Aiuto, salvate la mia casa dal fuoco!” titolerà il quotidiano di Torino. La notizia prese a girare per la costa savonese: molti, aspettando che il pranzo di Natale fosse pronto in tavola, si decisero a fare due passi sul lungomare, alle Fornaci così come al Prolungamento, per assistere all’evento (distanti sì, ma quanto bastava per godersi il macabro spettacolo e scattare foto prontamente messe su internet), increduli del fronte di fuoco. I TG nazionali diedero risalto alla vicenda: inquietanti servizi: FIAMME A VADO o il più ambiguo e gettonato VADO IN FIAMME. Era la tragedia di Natale. Ogni anno tocca a qualcuno essere commiserato da milioni di persone; l’altro anno è toccato a Vado. Il paese finì sulla bocca di tutti, da quella del parroco che nell’omelia del più sperduto paese della Bassa invitava i fedeli a pregare per la popolazione della Liguria, a quella della più nota showgirl del piccolo schermo che chiedeva un applauso per i poveri savonesi in difficoltà. Tutto il fumo e la conseguente ricaduta di cenere si concentrò nella zona compresa tra Spotorno e Noli; la gola del Treo incanalò tutto nella rada vicina che pure non aveva problemi diretti derivanti dall’incendio. Il pomeriggio e la sera di Natale l’aria a Noli e Spotorno era irrespirabile: i cittadini se uscivano tenevano la sciarpa sul volto cercando di non respirare troppo quella densa coltre e qualcuno addirittura indossò le mascherine antinquinamento!
LO SPECIALE
SENTINELLE ALLE FINESTRE NELLA NOTTE DEI FRAMMENTI INCANDESCENTI
Ma il grosso doveva ancora venire: durante la notte le fiamme
attaccarono anche il versante di San Genesio fino alla discarica di rifiuti urbani del Boscaccio. Le “fiaccole”, cioè i frammenti incandescenti del bosco bruciato venivano portati dal vento dall’altro lato della vallata esportando il dramma. “Era incredibile” ricorda un amico pompiere “faceva un tal caldo che noi eravamo lì a spegnere un pezzo davanti a noi e poi venti-trenta metri dietro di noi un pino si accendeva come un fiammifero”. L’autostrada A10 venne chiusa al traffico per alcune ore. I vacanzieri rivieraschi, soprattutto stranieri, andarono in tilt. Qualcuno si rifece facendo scatti a ripetizione e mandandoli a parenti e amici in mezzo mondo via internet e telefonino… contenti loro… Molti cittadini della Valle di Vado decisero di sfollare. Racconta Elena: “Mio marito stava di guardia alla finestra, mentre io cercavo di dormire. Ma era un sonno agitato, anch’io mi alzavo spesso per dare un’occhiata. Ad un certo punto della notte mi ha svegliata: ‘Eli, è passato dall’altra parte’. Non ci potevo credere, nel giro di pochi minuti tutta la collina alle spalle della chiesa era in fiamme e stava rapidamente scendendo verso la OCV. Ho chiamato dei conoscenti a Né Càssine per avvertirli. Nemmeno pochi minuti dopo abbiamo fatto salire in casa degli altri amici che se ne erano scappati appena in tempo da Né Murie, sul cocuzzolo del bricco a lato della chiesa di Nostra Signora della Pace
<QUANDO LE FIAMME HANNO SFIORATO SERBATOI DEL CARBURANTE>
Quando abbiamo visto che le fiamme rasentavano i serbatoi di carburante della PetroLig
decidemmo di andarcene. Abbiamo svegliato i nostri figli, ci siamo infilati nelle borse i soldi, i gioielli, alcune fotografie. Computer e poco altro tutto caricato in macchina e poi pronti a partire! Fuori di casa c’erano altri vicini che stavano per partire. ‘Dove andate voi?’ ‘Il più lontano possibile, qui se scoppiano i serbatoi salta tutto per aria’ dicevano. Eravamo tutti spaventati a morte. Se fossero saltati i serbatoi ci sarebbe stata una reazione a catena, pensavamo: PetroLig, Esso, Sarpom… un’apocalisse. Sai, in casi del genere pensi solo a scappare, al diavolo tutto il resto. Tanti qui nella Valle se ne sono andati via. Noi siamo arrivati che ancora faceva buio a Celle, qualcun altro è andato a Varazze e solo pochi si sono fermati a Savona o a Albisola. Quando poi fu mattina siamo entrati in una latteria. La signora dietro il bancone ci ha visto così stravolti che quasi aveva paura a farci entrare, sembravamo scappati da un disastro aereo. Quando le abbiamo raccontato da dove ne arrivavamo ci ha gentilmente offerto la colazione. Abbiamo mangiato quello che volevamo e alla fine non ha voluto un centesimo, nemmeno insistendo. Quando poi, tra tv e comunicazioni con vicini e amici, abbiamo saputo che l’allarme era rientrato ci siamo avventurati ancora una volta nella vallata. Era un’atmosfera spettrale: il vapore che saliva dalle colline incandescenti sembrava quasi come in quei luoghi termali dell’Islanda. Era da non credere.”
LO SPECIALE
DOPO IL ROGO LA CONTA DEI DANNI E DEI FERITI. POI LA SOLIDARIETA’ DELL’ITALIA
Il 26 dicembre l’allarme rientrò. Dopo tre giorni di fuoco ben presto i danni si resero evidenti: attività agricole e imprenditoriali distrutte, macchine e strutture varie distrutte. Alcuni ustionati leggermente nel tentativo di difendere le loro case dalla furia infernale, qualche intossicato. Per fortuna nessun morto. Danni al patrimonio boschivo enormi (300 ettari circa in fumo), per un paese come Vado poi – così disse il Sindaco Attilio Caviglia – che già risentiva di gravi problemi inerenti all’inquinamento e chedunque, venendo meno il suo prezioso polmone verde, non poteva che dolersene. Non solo dunque danno paesaggistico, ma all’ecosistema naturale. E di conseguenza alla vita umana… Solidarietà a Vado giunse un po’ da tutta Italia: anche dal presidente della Regione Sardegna Ugo Cappellacci e da quello del Veneto Luca Zaia. Rammarico comunque venne espresso da tutte le cariche istituzionali per questa Liguria che dopo l’alluvione alle Cinque Terre e il disastro di Via Ferreggiano- Brignole-Corso XX Settembre a Genova sembrava essere destinata solo ad emergenze ambientali.
UNA LUNGA SCIA DI DANNI E DI SANGUE
Purtroppo per noi (in quanto Liguri) conosciamo bene il
problema ‘incendi’: il 2 gennaio 2006 a Quiliano (località Casina), forse da petardi inesplosi, divampò uno dei più terribili incendi che ci si ricordi: propagatosi in una manciata di minuti fino a Valleggia (zona Aurora) seminò distruzione e morte scortato dal vento impetuoso (morì un’anziana di Valleggia arsa dalle fiamme); a settembre dello stesso anno a Spotorno (zona Acqua Novella) altre fiamme. Pochi anni prima, ancora a Natale, nel 2004 un enorme e apocalittico incendio sconvolse l’entroterra di Spotorno. Ancora una volta. L’opinione pubblica poi ricorda ancora molto bene il rogo a Quiliano presso San Pietro in Carpignano della fine degli anni Ottanta che costò la vita ai piloti di un canadair che si schiantò alla Madonna del Monte e quello più lontano nel tempo ma non meno terribile dell’estate 1967 che interessò Quiliano, Vado e Bergeggi e che costò la vita a tredici reclute dei vigili del fuoco che si recavano a spegnere l’incendio. Quaranta furono i feriti.
UNO SCENARIO APOCALITTICO SULLE COLLINE DEVASTATE
Nei giorni seguenti l’incendio di Natale, un’atmosfera lunare
avvolse le colline: vecchi ruderi di cascine e tecci sperduti riemersero dall’abbandono in cui riversavano da decenni tra rovi e arbusti cresciuti disordinatamente nel sottobosco, strutture che poche ore prima erano capanni per gli attrezzi o fienili costruiti con materiali di riuso trasformati in macchie scure e vetrose sui sassi, diverse impalcature si erano disciolte al suolo come in un altoforno, automobili o camioncini abbandonati quasi in mezzo ad una desolazione da film apocalittico sembravano essere venuti fuori da un mondo di guerra; la terra, l’argilla tanto comune nel nostro territorio, cotta letteralmente. Dal terreno sembravano affiorare dei frammenti di una grande giaraincastratasi nella montagna. E non erano reperti archeologici di età Romana purtroppo. Quando ormai nel cielo notturno il riverbero arancione delle folgori si era spento, l’odore penetrante di bruciato continuò per giorni e notti a ricordare ai savonesi che anche se le telecamere si erano spente e i giornalisti si stavano ormai occupando di qualcos’altro la tragedia c’era stata, non si era trattato di un brutto sogno. Bene lo sapevano gli sfollati, che poco alla volta tornarono a riappropriarsi delle loro case.
INCENDI, IL COMUNE SI TUTELA
SESSANTA LAVORATORI PER L’AMBIENTE autore: andrea ghiazza
Brucia ancora il ricordo di quei terribili giorni a Segno. Già “brucia”. Una vigilia di
Natale, quella dell'anno scorso, che rimarrà come data indelebile nella memoria di molti. Poi il fatto del 23 dicembre di quest'anno. Circoscritto fortunatamente per gravità anche se qualche analogia è possibile. Ma dall'anno scorso qualcosa è cambiato, anche se la prevenzione in termini ambientali e soprattutto di vite umane risulta non essere mai troppa. Più attenzione all'ambiente e misure preventive sembrano essere le parole d'ordine. Progetto Last e ordinanze potrebbero rappresentare una prima risposta. «Quest'anno l'episodio -precisa Attilio Caviglia, sindaco di Vado Ligure- è rimasto circoscritto ma non dimentichiamo quei terribili momenti che hanno contraddistinto la vigilia di Natale dello scorso anno. Giorni di festa diventati tragedia». Il tutto in pochi secondi. Un primo incendio che sembrava domato, in attesa della seconda scintilla che diventerà decisiva per un secondo incendio dalle vaste dimensioni con ben 6 km² bruciati. Un'esperienza che ha però tenuto alto il livello di attenzione. «Ho viaggiato con la paura nel cuore. Penso sempre che quel triste episodio pur nella sua negatività -continua Caviglia- ci abbia insegnato qualcosa, condizionandoci sul piano concreto delle scelte». Da lì l'esigenza di dare alcune risposte. Come il progetto Last che dal prossimo anno assorbirà una sessantina di lavoratori che andranno a operare nella direzione della tutela ambientale e boschiva.
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PREVENZIONE E ORDINANZE
Ma non solo. «Quest'anno abbiamo deciso di emettere un'ordinanza contro botti -
precisa Domenico Cerveno, comandante della Polizia Municipale di Vado Ligureperché vogliamo cercare di prevenire ogni possibile fattore di rischio». Fino al 6 gennaio 2013 sarà infatti vietato accendere mortaretti e giochi pirotecnici soprattutto in presenza di vegetazione e di vento. E proprio i petardi sembrano una possibile causa dell'incendio dell'anno scorso. Ma non si esclude che anche l'episodio di quest'anno possa essere di origine dolosa. «Qualche analogia tra i due incendi c'è -sottolinea Sandro Berruti, responsabile del servizio Tutela Ambiente del Comune di Vado Ligure- ma se solo si pensa che lo scorso anno è andato in fumo un quarto di tutta la superficie comunale si capisce la gravità della situazione con 250 persone sfollate ma fortunatamente nessun morto». Affiorano i ricordi di quella notte gelida, secca e ventosa. «Quando il tutto sembrava oramai essere sotto controllo -spiega Berruti- ho visto una fiammata divampare improvvisamente tra le colline e solo allora ho capito che l'emergenza vera e propria doveva ancora incominciare». Ma la prevenzione non si ferma qui. In arrivo nel 2013 anche una nuova jeep per la Polizia Municipale e nuovi idranti, con un contributo della Regione, che si andranno a sommare a quelli già esistenti. Oltre a maggior pulizia dei boschi e degli alvei di fiumi. Prevenzione non è però sinonimo di certezza. Così quando domenica scorsa si è diffusa la voce dell'incendio la memoria è subito andata al vigilia di Natale del 2011. «Ogni volta che c'è il presepe oltre alla felicità per vedere tutta una frazione in festa -commenta Guido Canavese, vicesindaco di Vado Ligure- c'è un pizzico di inquietudine tra noi perché si ha sempre il timore che possa succedere qualcosa di negativo». Ma non per questo i segnesi rinunciano al tradizionale presepe, oramai un'istituzione.
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