iMagazine 64

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E D I T O R I A L E L’INFORMAFREEMAGAZINE nº 64 – anno XI numero 5 settembre-ottobre 2016 ISSN 1828-0722 Editore

GOLIARDICA EDITRICE

srl a socio unico sede operativa: I – 33050 Bagnaria Arsa, Italy via Aquileia 64/a tel +39 0432 996122 fax +39 040 566186 info@imagazine.it Direttore responsabile Andrea Zuttion Condirettore responsabile Claudio Cojutti Responsabile di redazione Andrea Doncovio Redazione Giuliana Dalla Fior, Vanni Veronesi Area commerciale Michela De Bernardi, Francesca Scarmignan, Fabrizio Dottori, Stefano Vascotto Responsabile area legale Massimiliano Sinacori Supervisione prepress e stampa Stefano Cargnelutti Hanno collaborato Stefano Caso, Claudio Pizzin, Daniel Blasina, Germano De March, Paolo Marizza, Vanni Feresin, Renzo Bellogi, Margherita Reguitti, Andrea Fiore, Andrea Tessari, Livio Nonis, Cristian Vecchiet, Alfio Scarpa, Michele D’Urso, Michele Tomaselli, Manuel Millo, Andrea Coppola, Giuliana De Stefani, Alberto Vittorio Spanghero, Renato Duca, Renato Cosma, Germano Pontoni, Isa Dorigo, Anna Magaina, Sandro Samez, Marianna Martinelli Registrazione Tribunale di Udine n. 53/05 del 07/12/2005 Stampato in proprio Tiratura 70.000 copie Credits copertina Claudio Pizzin Credits sommario :: Vanni Veronesi :: :: Fondazione Bon :: :: Michele Tomaselli :: :: Claudio Pizzin :: :: Michele Tomaselli :: © goliardica editrice srl a socio unico. Tutti i diritti sono riservati. L’invio di fotografie o altri materiali alla redazione ne autorizza la pubblicazione gratuita sulle testate e sui siti del gruppo l’informa srl. Manoscritti, dattiloscritti, articoli, fotografie, disegni o altro non verranno restituiti, anche se non pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo, incluso qualsiasi tipo di sistema meccanico, elettronico, di memorizzazione delle informazioni ecc. senza l’autorizzazione scritta preventiva da parte dell’Editore. Gli Autori e l’Editore non potranno in alcun caso essere considerati responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati, direttamente od indirettamente, dall’uso improprio delle informazioni ivi contenute. Tutti i marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari, che ne detengono i diritti. L’Editore, nell’assoluzione degli obblighi sul copyright, resta a disposizione degli aventi diritto che non sia stato possibile rintracciare al momento della stampa della pubblicazione.

Cari lettrici e lettori, mentre scrivo queste parole sono passate 48 ore dal terremoto che ha colpito il centro Italia. Un sisma che ha provocato centinaia di morti e la devastazione di interi paesi e comunità. Travolti dalle emozioni che – inevitabilmente – una simile tragedia suscita, compresi la commozione e l’orgoglio per l’encomiabile opera sul campo prestata dai soccorritori, l’errore più grave che potremmo compiere è quello di limitarci all’aspetto emotivo della vicenda, tralasciando invece la realtà del contesto. In tutti i paesi coinvolti dal terremoto ci sono stati edifici che si sono letteralmente sbriciolati e altri che hanno retto perfettamente l’urto della scossa. Una scossa indubbiamente potente – ma meno intensa di quelle verificatesi per esempio in Friuli nel 1976 e in Irpinia nel 1980 – che tuttavia non rappresenta un’anomalia per il contesto geofisico italiano. Gran parte del nostro Paese, infatti, è zona sismica e, secondo i criteri approvati nel 2003 da apposita ordinanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri, proprio l’area Appenninica è in assoluto quella più a rischio (Zona 1 – “È la zona più pericolosa, possono verificarsi fortissimi terremoti”, è scritto nero su bianco sul sito della Protezione civile nazionale). Facendo un po’ di ordine e attenendoci semplicemente ai fatti, possiamo affermare che da anni è noto a tutte le autorità e istituzioni preposte che l’area appenninica è a rischio di “fortissimi terremoti”. Ne risulta che un sisma di grado 6.0 della scala Richter in quella zona è un evento molto probabile, quasi certo: non siamo in grado di prevedere quando si verificherà, mentre siamo praticamente sicuri del fatto che prima o poi si verificherà, come dimostra il costante movimento della faglia appenninica, quotidianamente monitorato dai geologi. Il passaggio successivo del ragionamento appare subito tristemente evidente. Se sulla principale zona sismica d’Italia esistono interi paesi e città i cui edifici sono costruiti senza alcun criterio antisismico, la macabra domanda che possiamo porci è: dove si verificherà la prossima strage? Quale altra comunità di persone verrà cancellata dalla carta geografica nazionale, ingoiata dalle abitazioni che tutti noi sappiamo già in questo istante si sbricioleranno al cospetto di un terremoto dell’intensità di cui sopra? Potrebbe succedere tra un mese, forse succederà tra dieci anni, lo stesso tempo intercorso dal terremoto dell’Aquila. E allora ci saremo già tutti dimenticati di quanto accaduto nel reatino, nelle Marche, in Umbriae in Abruzzo. E potremo piangere nuove vittime innocenti, prendendocela contro il fato, gli dei e la sfortuna. Perché investire risorse per mettere in sicurezza gli edifici e accertarsi che i lavori vengano eseguiti a regola d’arte (magari senza dimenticarsi di inviare per tempo le pratiche necessarie!) è un’impresa secondaria rispetto ad altri interessi. Meglio affidarsi alla cabala, confidando nella sorte, fingendo con scaramantica convinzione di non sentire quel quesito inquietante: chi sarà il prossimo? Quello che noi operatori dell’informazione possiamo fare, intanto, è continuare a sensibilizzare la popolazione e gli amministratori su questo aspetto. Statene certi, continueremo a farlo. Nel frattempo non mi resta che augurarvi … buona lettura! Andrea Zuttion



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Da GM Pub sono ottimi i panini con le olive e tutto è di buona qualità. Da Toninato il personale è accogliente e il pane buono; Belle et Beau è un posto molto carino con cosette di nicchia che non trovi altrove e il personale gentile. Al Lago è un posto bellissimo immerso nel verde e molto fresco per un pranzo in famiglia. Michele Del Sal Ronchi dei Legionari

Da Miniussi la qualità del pane e dei dolci è sempre una garanzia. Orietta Stefani Monfalcone 10 | gennaio-febbraio 2008 | L’INFORMAFREEMAGAZINE

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La pizza di Alla Fonda è molto buona e dalla terrazza la vista è davvero rilassante. Lo staff di imprintaonline.it è molto cortese e ha sempre il consiglio giusto. La tagliata mangiata al Postiglione era superlativa. Denis Furci Trieste

Volevo farvi i complimenti per l’ottimo servizio svolto a Monfalcone con il maxischermo iMagazineVideoTruck durante i recenti Europei di calcio. Nonostante la sconfitta della nostra Nazionale, è stato davvero un piacere poter assistere alle partite su un monitor così grande e con così elevata risoluzione. Spero anche in futuro di poter vedere grandi eventi sportivi in questa maniera! Nicholas Simcic Monfalcone

Complimenti per il servizio su Giacomo Ceconi pubblicato nello scorso numero. Assieme a mio marito siamo andati a visitare personalmente i luoghi della Val d’Arzino citati nell’articolo ed è stata un’esperienza davvero speciale. È incredibile quanti luoghi meravigliosi e spesso poco conosciuti siano presenti sul nostro territorio. Consiglio a tutti di visitarli e grazie a voi che ce li fate scoprire. Agnese Ortolan Udine


Da Yamamay la titolare è sempre molto disponibile e mette a disposizione capi sempre alla moda. Jodie Furlan Cervignano del Friuli

Desideravo semplicemente dirvi grazie: ho scoperto da poco il vostro sito e sono felice perché oltre alla rivista adesso vi posso seguire ogni giorno. Grazie ancora per la compagnia che mi fate. Michele Turlotti Trieste

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Intervista a Luca Maranzina, titolare di “Gelatiamo” a Trieste Luca Maranzina, come è nata l’idea di aprire Gelatiamo? «Gelatiamo lo possiamo definire “il vero sogno nel cassetto”, che dopo tanto tempo siamo riusciti a realizzare con le nostre forze e soprattutto con la nostra famiglia (amici e nonni compresi)». Quali sono secondo lei i Luca Maranzina assieme alla moglie punti di forza della sua atti- Roberta all’interno del loro locale. vità? «Sono convinto che al giorno d’oggi un’attività debba puntare sulla qualità dei prodotti, utilizzando materie prime scelte con cura. Successivamente, la cordialità e la gentilezza con cui ti poni al cliente sono assolutamente obbligatorie - un “buongiorno” e un “arrivederci” che molto spesso mancano - e come contorno una location accogliente e pulita». Qual è il segreto per realizzare un buon gelato? «Ogni gusto che propongo ha le sue particolarità: il pomeriggio mi dedico alla ricerca delle materie prime (latte, zucchero, frutta) per poi la mattina mettermi al lavoro. E anche la notte porta i suoi frutti, con idee particolari come il mitico Fragodoro (fragola, pomodoro e basilico) o Ambrogino (crema con una variegatura di biscotto cioccolato e caffè)». Gelato ma non solo: quali altri prodotti offrite alla vostra clientela? «Siamo piccoli ma abbiamo una vasta scelta di prodotti per poter accontentare una bella fetta di clientela con gelato in primis, torte gelato per feste e compleanni, semifreddi in monoporzione di vari gusti, monoporzioni di tiramisù, granite, frappé, berline e anche le nostre cassate triestine. Siamo sempre in evoluzione: sia come gusti che come prodotti». A proposito di clientela, come sono cambiate nel tempo le abitudini della gente in termini di gusti e tipologie di gelato? «In una gelateria non possono mancare i gusti base di una volta (fiordilatte, crema, cioccolata, fragola…) ma adesso siamo nell’era dei vegani e vegetariani ed è giusto che possano mangiarsi un buon gelato anche loro… Altrimenti che vita sarebbe senza un gelato?» Domanda all’esperto: il vero gelato si mangia con il cono o con la coppetta? «Rigorosamente in cono, perché il gelato va gustato leccandolo. E anche se ci si sporca un pochino cosa sarà mai…» Per promuovere la sua attività ha puntato sul network di iMagazine: come mai questa scelta? «iMagazine è un bella rivista che in tempi non sospetti sfogliavo molto volentieri perché sempre aggiornata e utile per gli eventi. Lo ritengo un ottimo mezzo pubblicitario per la propria attività: la pubblicità è l’anima del commercio». Gelatiamo, inoltre, è anche un iMoneyPartner: come valuta il progetto dei buoni valore? «In questi tempi di crisi è un’ottima idea in favore della popolazione e, inoltre, è un buon mezzo per far conoscere il nostro prodotto come L’INFORMAFREEMAGAZINE prima degustazione gratuita». | gennaio-febbraio 2008 | 11



S O M M A R I O

settembre - ottobre 20

L’ANALISI di Luca Benvenuti

18 Consolidare per crescere FEDERICO II IN FVG di Vanni Veronesi

20 Gli incroci delle lettere 24

CLAUDIO MANSUTTI di Margherita Reguitti

56 Credere nel cambiamento NUOVI LINGUAGGI di Andrea Fiore

CORSICA di Michele Tomaselli

STEFANO RIGONAT di Michele D’Urso

30 Mastro Bottaio

ELENA CLELIA BUDAI di Michele Tomaselli

34 L’arte del riciclo

SANT’IGNAZIO A GORIZIA di Vanni Feresin

37 Tra fede e potere

LUIGI CLEMENTE di Alberto V. Spanghero

40 Il cameraro coraggioso IL TIMAVO E LA PIANA DEL LISERT di Renato Duca e Renato Cosma

43 Alle fonti della leggenda BARCOLANA a cura della redazione

46 “Come together” 34

EDUCAZIONE E CONVINZIONE di Cristian Vecchiet

58 Le forme delle emozioni

CRISTIANO VISINTINI di Andrea Doncovio

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54 La verità della nostra debolezza

24 Il signore della musica 26 Un gioiello da scoprire

26

ESSERI UMANI E GELOSIA di Manuel Millo

2006-2016, 10 ANNI DI IMAGAZINE a cura della redazione

48 La comunicazione “smart”

UNIONI CIVILI E CONVIVENZE di Massimiliano Sinacori

50 Svolta o compromesso?

60 Questione di ruolo UNIVERSITÀ di Dario Pozzetto

69 Dalla laurea al lavoro COLLOQUI DELL’ABBAZIA di Margherita Reguitti

70 L’uomo e il viaggio COSPLAY di Livio Nonis

72 Il fumetto diventa realtà CHEF…AME

75 La ricetta di Germano Pontoni 80

e segg. Gli eventi di settembre e ottobre


: lettere alla redazione

▲ Udine – I 12 giovani sudamericani (11 argentini e una brasiliana) partecipanti al corso “Valori identitari e imprenditorialità”, organizzato dall’Università di Udine in collaborazione con l’Ente Friuli nel Mondo, in visita alla sede ARLeF (Agjenzie regjonâl pe lenghe furlane), assieme al presidente dell’agenzia, Lorenzo Fabbro. I giovani, studenti e lavoratori, arrivati in regione grazie alle relazioni con i Fogolârs Furlans dei loro Paesi, con la frequentazione universitaria in aula e fuori, hanno potuto conoscere meglio il territorio, le caratteristiche storiche, culturali, linguistiche e il suo tessuto economico, grazie anche a tirocini aziendali.

▲ Krushevo (Macedonia) – Il friulano Suan Selenati (secondo da sinistra del gruppo in maglia bianca) festeggia assieme ai suoi compagni di squadra la vittoria ai Campionati Europei di deltaplano. Anche grazie a questo titolo, la Nazionale italiana si conferma la più titolata, essendo salita sul gradino più alto del podio in otto rassegne mondiali e quattro europee.

▲ Mossa – Centinaia di persone assistono alla gara del compaesano Luca Braidot, impegnato nella specialità di Cross Country di Mountain Bike durante le recenti Olimpiadi di Rio di Janeiro. L’amministrazione comunale ha infatti richiesto il maxischermo iMagazineVideoTruck per consentire alla popolazione di vivere in diretta tutti assieme l’esperienza del giovane Braidot, giunto settimo al traguardo, migliore tra gli italiani.

▲ Trieste – Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza, con in mano una copia di iMagazine, assieme al direttore della nostra testata, Andrea Zuttion, a margine della conferenza stampa di presentazione della 48^ edizione della Barcolana evento del quale, anche quest’anno, iMagazine sarà media partner.

▲ Trieste – Foto di gruppo con i tre finalisti dell’edizione 2016 del Premio Valentina Sossi “L’infermiere dell’anno” promosso dal Collegio Ipasvi di Trieste. Da sinistra Rosa Mingrone (risultata vincitrice) e gli infermieri Piero Dal Grande e Manuela Dreos. Assieme a loro il Presidente di Ipasvi Trieste, Flavio Paoletti.

▲ Cervignano del Friuli – Da destra il sindaco Gianluigi Savino, Joey Margarit, Emilio Rigatti e Marco Benes, durante il primo incontro preparatorio in vista della partecipazione di Margarit (originario di Cervignano ma residente a Fiumicello) alla mezza maratona di Tromso (distanza di 21 km a -24°C), in Norvegia, in programma il 7 gennaio prossimo. Assieme all’atleta, in Norvegia ci saranno anche Benes (alla guida del SUV di accompagnamento) e il nostro collaboratore Claudio Pizzin, che curerà le riprese fotografiche: iMagazine sarà infatti media partner della spedizione.

È possibile inviare le proprie lettere e i propri commenti via posta ordinaria (iMagazine – via Aquileia 64/a – 33050 Bagnaria Arsa-UD), oppure via e-mail (redazione@imagazine.it).


▲ Cimolais – La squadra primavera dell’Udinese calcio “adotta” Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) e AIDO (Associazione italiana per la donazione di organi, tessuti e cellule) del Friuli Venezia Giulia. Il “gemellaggio” tra i giovani del mister Luca Mattiussi e le due associazioni è avvenuto nel ritiro pre-campionato. A promuovere l’incontro sono stati il dirigente nazionale AIDO, Daniele Damele, e Piero Mauro Zanin, sindaco di Talmassons, mentre la delegazione dell’Unicef regionale era guidata dalla presidente Marisa Verardo. I giocatori hanno tutti detto sì alla donazione e ai diritti dei bambini, uno dei quali è proprio lo sport.

▲ Trieste – Il velista Vasco Vascotto (primo a sinistra) riceve il Premio Round Table 2016 da Massimiliano Flego, presidente della Round Table 9 Trieste. Il riconoscimento viene conferito dal 1969 a cittadini, società ed enti locali che con la loro attività si sono distinti e sono stati apprezzati a livello nazionale e internazionale, contribuendo nel contempo a diffondere la conoscenza della cultura e a favorire l’immagine della città di Trieste in Italia e nel mondo.

▲ Villaco – I componenti del gruppo folcloristico “Chei di Uanis” di Joannis di Aiello del Friuli prima della sfilata della 73^ edizione della Kirchtag, la più grande festa folkloristica austriaca con oltre 400.000 visitatori. Per il gruppo friulano si è trattato della nona partecipazione. Errata corrige Sullo scorso numero di iMagazine (n. 63 luglio/agosto), nell’articolo “Il figlio delle Giulie” la foto in apertura a pagina 36 è di Luigi Vitale e non dell’Archivio di Turismo FVG: ci scusiamo con l’autore e con i lettori.




BANCHE DETERIORATE Rubrica di Luca Benvenuti* www.pmi.it

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L’ANALISI

Consolidare per crescere Da un’indagine nelle Piccole e Medie Imprese del FVG emerge la necessità di un’azione corale per l’accesso all’innovazione e allo sviluppo tecnologico.

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Come i prodotti e le imprese, anche le economie territoriali hanno un loro ciclo di vita che si sviluppa secondo modalità circolari: da una prima fase imprenditoriale a una seconda fase di consolidamento e specializzazione, per poi passare a una terza fase imprenditoriale e quindi di maturità. La grande maggioranza delle nostre PMI (Piccole e Medie Imprese) e agglomerati industriali si trovano in uno stadio di maturità, tra il terzo e il quarto stadio del ciclo di vita, e questo è un momento in cui una qualsiasi realtà industriale necessita di accesso a nuove tecnologie per fertilizzare, integrare e rivitalizzare il know how già esistente e per iniziare un nuovo ciclo di vita. Un numero minore di imprese sta invece affrontando le sfide della prima fase di sviluppo: queste sono le start up, che esplorano nuove tecnologie e nuovi mercati con formule imprenditoriali innovative. Malgrado la crisi sia arrivata in un momento in cui le imprese stavano compiendo enormi sforzi per rilanciare i propri percorsi di crescita e abbia colpito in particolare le piccole imprese, le PMI rappresentano tuttora il corpo centrale dell’economia italiana. Molte di queste sono sovrastate da un eccessivo peso del debito che si riflette in scarsa patrimonializzazione. Questo non è solo un problema di struttura finanziaria, ma anche culturale e di responsabilità sociale. Rafforzare il capitale delle imprese è fondamentale per permettere il rilancio di specifici investimenti, garantire la sostenibilità di piani di medio periodo e per la stabilità del sistema finanziario. Una nuova cultura e struttura della finanza d’impresa sono anch’esse centrali per impostare nuove politiche industriali. La rinnovata centralità delle PMI ha bisogno di nuove visioni e di politiche di sviluppo industriale e territoriale che si servano di meccanismi organizzativi dotati di flessibilità ed elevata capacità progettuale, in grado di svolgere un ruolo di interfaccia tra sistemi e imprese locali da un lato e centri di competenza e ambienti esterni, sia pubblici che privati, dall’altro. 18

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settembre-ottobre 2016

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L’indagine su un campione regionale di PMI Una recente ricerca sul potenziale di innovazione delle PMI regionali è stata condotta quale parte integrante di una tesi di Laurea in Economia Aziendale*, che ha analizzato le competenze e i fattori che possono abilitare un approccio all’innovazione di tipo aperto: l’Open Innovation approach. Il termine “Open Innovation” è stato coniato dal Henry Chesbrough, che afferma: “L’Open Innovation è l’utilizzo di appropriati flussi di conoscenza dall’interno verso l’esterno, e viceversa, per accelerare l’innovazione interna ed espandere il mercato attraverso l’uso esterno di innovazione sviluppata dentro l’azienda”. I pionieri dell’Open Innovation sono state le grandi multinazionali come IBM, Philips e Procter&Gamble ma negli ultimi anni anche le PMI hanno cominciato ad aprire il proprio processo innovativo e, anzi, alcuni studiosi sostengono che quest’ultime possano ottenere dal fenomeno maggiori benefici rispetto alle grandi imprese. L’Open Innovation è una risorsa concreta per l’Italia: può valere 35 miliardi di euro, l’1,9% del PIL in più. Inoltre se tutti gli imprenditori e le società arrivassero allo stesso livello di collaborazione il fatturato delle aziende italiane potrebbe aumentare dal 3% al 14% per PMI e start up e dal 5% al 10% per le grandi aziende. L’indagine è stata eseguita tramite un questionario e delle interviste ad alcuni attori dell’ecosistema. Il questionario è stato sottoposto a un campione di imprese del Friuli Venezia Giulia e alle PMI innovative del Triveneto (13), per un totale di 69 aziende. Il campione di imprese contattate, pur non essendo statisticamente rappresentativo, comprende aziende di un ampio spettro di settori (alimentare, cartario, costruzioni, meccatronica, ICT, arredo/legno, trasporti, energia, elettronica). Oltre il 60% delle imprese del campione, escludendo le PMI innovative iscritte allo speciale registro MISE/Camera di Commercio, possiedono tutti e tre i requisiti richiesti per l’iscrizione al registro stesso e quindi potrebbero beneficiare dello status di PMI Innovativa. Oltre i due terzi delle aziende hanno partecipato all’indagine rispondendo al questionario. Tra queste circa il


50% ha dipendenti e fatturato superiori rispettivamente a 50 persone e 10 milioni di euro. Nel 70% dei casi le aziende servono un mercato intermedio (B2B) e hanno un buon orientamento all’export: circa il 40% del campione esporta oltre il 50% del fatturato. Dall’indagine è emerso che oltre il 95% delle imprese del campione ha effettuato progetti di innovazione negli ultimi tre anni: di queste il 40% ha adottato forme di protezione della proprietà intellettuale e più dell’85% ha in corso progetti di R&S (ricerca e sviluppo). Gli obiettivi perseguiti riguardano prevalentemente il miglioramento della qualità dei prodotti/servizi (40%) e l’anticipazione dei cambiamenti di mercato, l’aumento della produttività e la creazione di nuovi prodotti/servizi (37%). L’oggetto dell’innovazione riguarda prevalentemente l’innovazione di prodotto/servizio (54%), l’ICT (tecnologie dell’informazione e comunicazione, 37%) e i processi produttivi (28%). La quasi totalità dei progetti di R&S degli ultimi tre anni è stata realizzata tramite risorse interne e i contributi interni più importanti sono generati dall’imprenditore stesso (62%), che risulta essere il motore dell’innovazione. Per quanto riguarda invece i contributi esterni, questi derivano principalmente da consulenti ed esperti, in secondo luogo da università e poli di innovazione e subito dopo da clienti e fornitori. I partner privilegiati risultano essere quelli istituzionali e quindi le università, i centri di ricerca e i poli tecnologici, ma ci sono rapporti strategici anche con le imprese del settore e di altri settori. Nel 2013 il 44% delle imprese investiva in misura marginale nella R&S (meno del 2% del fatturato) mentre nel 2015 solo un terzo delle imprese investiva marginalmente. Sempre nel 2015 circa un quarto delle imprese hanno investito in R&S più del 7,5% del fatturato. Per quanto concerne le fonti di finanziamento dell’innovazione quasi tutte le imprese si autofinanziano e meno della metà ricorrono ad altre fonti. Con riferimento alle risorse umane si rilevano buone incidenze, superiori al 20%, per quello che è il peso del personale laureato, anche se non si rileva la presenza significativa di personale con titoli superiori (Master, Dottorati, ecc.). Marginali risultano le iniziative di formazione esterna. Più del 30% delle imprese ritiene rilevante/molto rilevante l’impatto che il lancio di nuovi prodotti/servizi dell’ultimo triennio ha avuto sul fatturato 2015 e oltre un quinto delle imprese del campione rileva che i progetti di R&S dell’ultimo triennio hanno portato nel 2015 a un aumento del fatturato superiore al 10%. I più rilevanti benefici dell’innovazione risultano essere un impatto positivo sui mercati e sul risultato economico. Secondo le imprese del campione i vantaggi della brevettazione dell’innovazione non afferiscono alla protezione legale della stessa, ma piuttosto alla migliore reputazione e visibilità, al vantaggio competitivo e alle maggiori opportunità di sviluppo di collaborazioni commerciali.

Le PMI nell’ecosistema dell’innovazione L’indagine ha offerto punti di vista convergenti tra le imprese del campione e le opinioni di alcuni importanti attori dell’ecosistema dell’innovazione regionale. In generale si può dire che le imprese intervistate, pongono maggiore enfasi sul mercato come motore dell’inno-

vazione. C’è bisogno di luoghi innovativi per la nascita di aziende innovative in cui il ruolo dello Stato sia complementare. Semplificare l’attività d’impresa, deregolamentare, limitare l’intervento del pubblico nella sfera dell’operatività imprenditoriale, ridurre l’imposizione fiscale, incentivando così la propensione al rischio - e il relativo profitto - degli imprenditori. Viene sottolineato che il problema non è la PMI in quanto tale, ma piuttosto il rapporto non virtuoso tra Grande Impresa e PMI. Ci vogliono dei programmi ad hoc e bisogna creare un circuito più virtuoso tra poli dell’innovazione-start up-PMI e grandi imprese. Le invenzioni che danno luogo alle grandi innovazioni vengono dalle piccole imprese, così come i migliori brevetti. Il problema è che la ricerca universitaria italiana si basa più sulla ricerca di base ed è rivolta in gran parte a soddisfare le problematiche delle grandi imprese. Alcuni autorevoli attori dell’ecosistema sottolineano, in consonanza con le imprese intervistate, che per accrescere le capacità di innovazione delle imprese è necessaria una maggiore apertura ai contributi esterni, cercando di trasformare il proprio approccio da locale a internazionale. A fronte di tale maggior apertura si tratta però di attivare circuiti formativi, workshop e tavoli collaborativi dove si possa condividere idee, co-creare e co-lavorare coinvolgendo tutto il personale. Sono necessari programmi di “educazione industriale” a lungo termine e “technology intelligence” che creino un incontro tra domanda e offerta di tecnologia, in modo che questa diventi innovazione.

Consolidare per crescere

Dall’indagine emerge il significativo sforzo messo in atto da parte del campione di imprese regionali per cogliere opportunità di rilancio e crescita attraverso la leva dell’innovazione. Tale sforzo sembra tuttavia richiedere interventi di supporto che rimuovano i punti di debolezza che sono tutt’ora presenti e che impediscono, di fatto, la realizzazione di una azione corale a livello di ecosistema dell’innovazione regionale per il rafforzamento delle attività di ricerca e sviluppo, di innovazione e di trasferimento tecnologico, nonché di rivisitazione e ri-orientamento delle modalità di incentivazione e finanziamento delle stesse. Interventi che vadano nella direzione del superamento della frammentazione degli attori dell’ecosistema dell’innovazione e della frammentazione del tessuto economico regionale. Un consolidamento che favorisca la valorizzazione delle competenze e l’agilità operativa sia dal lato delle imprese che dei cosiddetti innovation enablers (università, centri di ricerca, poli tecnologici, ecc.) che acceleri e diffonda le migliori pratiche di innovation management, dalla generazione dell’idea imprenditoriale fino alla sua utilizzazione sul mercato.

Luca Benvenuti * Luca Benvenuti si è recentemente laureato in Economia Aziendale all’Università di Trieste con una tesi sull’Innovazione nelle PMI, relatore Paolo Marizza, consueto redattore di questa rubrica. |

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ALLA SCOPERTA DI...

FEDERICO II IN FRIULI E LA NASCITA DELLA LETTERATURA ITALIANA Servizio e immagini di Vanni Veronesi

Gli incroci

delle lettere

Padre germanico, madre normanna, nato nel cuore dell’Italia e destinato a regnare su una Sicilia di forte tradizione greca, romana, bizantina e araba, Federico II continua ad affascinare da otto secoli. Prima di Dante, è alla sua corte che nasce la letteratura italiana, ma oggi sappiamo che in questa storia il Friuli ha un ruolo da protagonista. Ricostruito per voi da iMagazine.

Un uomo, mille identità

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Palermo, Natale 1194: Enrico VI Hohenstaufen, imperatore del Sacro Romano Impero e figlio del celebre Federico Barbarossa, viene incoronato sovrano del Regno di Sicilia, che a dispetto del nome comprende anche buona parte dell’Italia meridionale. Sua moglie, Costanza d’Altavilla, ultima discendente dei sovrani normanni, non può assistere al trionfo del marito; in viaggio verso l’isola, è costretta a fermarsi a Jesi per il parto ormai imminente. Da tempo si maligna di una gravidanza impossibile, considerata l’età avanzata della donna; per tutta risposta, la regina fa allestire un baldacchino nella piazza del paese, dando alla luce davanti all’intera cittadinanza un erede maschio, il giorno dopo l’incoronazione del marito, a suggellare anche simbolicamente chi è che comanda. Ansiosa di ripartire per la Sicilia, consegna inizialmente il figlio alle cure della duchessa

di Urslingen a Foligno. Battezzato nella cattedrale di San Rufino ad Assisi con il nome di Federico II, alla morte del padre Enrico, nel 1197, viene affidato al conte abruzzese Pietro da Celano, infine posto sotto la tutela di papa Innocenzo III, con la promessa di una educazione di altissimo profilo. Il pontefice, che pure vede con sospetto l’unione di Impero e Regno di Sicilia, di fronte al versamento di 30.000 talenti d’oro alle casse vaticane prende molto sul serio l’incarico della regina, che nel frattempo muore nel 1198 lasciando l’isola sotto l’influenza papale. Federico cresce a Palermo, nella reggia dorata di Palazzo dei Normanni, circondato dai migliori maestri ‒ compreso un tutore musulmano ‒, in un ambiente dove è normale che una madre dedichi al proprio figlio una lastra sepolcrale in latino, greco, arabo ed ebraico. Quattro lingue, tranne la propria: perché il siciliano (o il francese nella versione normanna?) è riservato al dolore privato, che sulla pietra non trova spazio. Solo di fronte al miracolo della Stele di Anna, conservata alla Zisa di Palermo, si capisce il retroterra in cui il giovane rampollo degli Hohenstaufen si affaccia al mondo. A fianco: Jesi: veduta di piazza Federico II, così chiamata perché qui nacque il futuro imperatore e re di Sicilia, il 26 dicembre 1194. Sopra: Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana: foglio 1v del codice Palatino latino 1071, contenente il De arte venandi cum avibus di Federico II. Nella miniatura è raffi gurato il sovrano accompagnato dal falco per la caccia.

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A fianco, da sinistra: - una delle facciate del duomo di Foligno, la città dove Federico II trascorse i primi anni di vita; - la Basilica di San Rufi no ad Assisi, dove fu battezzato Federico II.

Il paradosso siciliano

Divenuto re di Sicilia e sacro romano imperatore nel 1212, a soli diciotto anni, Federico consolida il proprio potere sconfiggendo le resistenze dei feudatari del Sud Italia con la forza del suo esercito. Ma accanto alle maniere forti, a fargli guadagnare l’epiteto di stupor mundi, ‘stupore del mondo’, sono le armi della legge e della cultura. Sulla scia di tutti i sovrani illuminati, da Pisistrato a Carlo Magno, passando per Augusto, Federico rifonda lo Stato dandogli una giurisprudenza sistematica attraverso le Constitutiones di Melfi. A capo di questa impresa c’è il fidato Pier delle Vigne, prestigioso giurista ma anche poeta in siciliano, secondo un’usanza che alla corte di Federico si consolida in figure eccezionali come Giacomo da Lentini, considerato l’inventore del sonetto, Guido delle Colonne e Rinaldo d’Aquino. Sono gli esponenti di quella che oggi conosciamo come ‘scuola poetica siciliana’, l’atto di nascita della letteratura italiana. L’idea è tanto semplice quanto rivoluzionaria: riprendere la grande tradizione dei trovatori provenzali sostituendo la lingua d’oc con l’idioma siculo, per segnare la propria distanza rispetto alle corti francesi e, contemporaneamente, allo Stato della Chiesa, che ha nel latino la sua lingua ufficiale. Una scelta solo all’apparenza provinciale: il volgare elaborato alla corte di Federico II sarà infatti adottato da poeti di Bologna e Genova e lo stesso Dante, nel De vulgari eloquentia, ne loderà la raffinatezza. Così, i motivi tipici della poesia cortese improvvisamente si vestono di suoni nuovi, purtroppo sopravvissuti attraverso una sola canzone, scritta da Stefano Protonotaro:

Il Palazzo dei Normanni a Palermo, dove Federico II si formò culturalmente. Palermo, Castello della Zisa: la Stele di Anna, lastra sepolcrale con dedica in quattro lingue (latino, greco, arabo ed ebraico).

«Pir meu cori alligrari, / chi multu longiamenti / senza alligranza e joi d’amuri è statu, / mi ritornu in cantari, / ca forsi levimenti / da dimuranza turniria in usatu / di lu troppu taciri». |

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altro exemplo pinge / la simile pintura, / così, bella, facc’eo, / che ’nfra lo core meo / porto la tua fi gura». Per molto tempo questa mediazione linguistica è stata considerata l’unico veicolo di diffusione dei testi siciliani in Italia, finché nel 2000 una scoperta eccezionale ha rimescolato le carte.

Nelle pieghe dei manoscritti

Fra i poeti presenti nei tre codici sopra citati compare anche Federico, che non è certo un neofita delle lettere: il suo trattato De arte venandi cum avibus diventerà anzi il best seller sulla falconeria. Un tocco di charme per un politico che in pochi anni diventa l’uomo più potente d’Europa assieme al papa, riuscendo a piazzare suo figlio Enrico VII sul trono di Germania. La lontananza fra i due, tuttavia, non giova ai rapporti familiari: sobillato dai principi tedeschi, ostili allo strapotere dell’imperatore, Enrico matura un odio feroce contro il padre, tanto da ribellarsi alla sua autorità con provvedimenti indipendentistici. Federico punta sulla diplomazia: i due si dovranno incontrare ad Aquileia per chiarire la situazione. E così avviene, nella primavera del 1232: otto settimane di colloqui fittissimi, con le corti al seguito. Il risultato è un Landfriede, una dichiarazione in cui Enrico si impegna a riorganizzare i territori germanici rimanendo comunque fedele al padre. Nulla di interessante, se non La Stele di Anna all’interno della Zisa: si notino gli elefosse che in calce a una copia di questo testo, conmenti architettonici tipici del mondo arabo, nonostante servata nel codice C 88 della Zentralbibliothek di l’edifi cio sia stato costruito dai re Normanni. Zurigo, troviamo qualcosa di inaspettato: una poesia di Giacomino Pugliese, autore di spicco delInizia così l’unico componimento pervenutoci la scuola poetica siciliana, in un volgare dalle forti in lingua originale, grazie a una trascrizione cin- influenze veneto-friulane (basti pensare al verbo as quecentesca dell’umanista Giovanni Maria Bar- per ‘hai’). Così l’incipit: bieri. Paradossalmente, della scuola poetica sici«Resplendiente / stella de albur, / dulce liana conosciamo infatti solo la ‘traduzione’ in volgare toscano operata a partire dalla metà del plaçente dona d’amur / bella, lu men cor as in Duecento: una trascrizione sistematica che, se da balia, / [d]a voy non si departe en fidança, / m’ad un lato dimostra l’enorme prestigio della letteraon’or te renembra la dya / quando formamo la tura fiorita alla corte di Federico, dall’altra ne ha dulçe aman[ç]a. / Bella, or ti sia / renabrança / annullato gli intenti ideologici. Testimoni di quela dulça dia / e l’alegranza / quando in deporto sto ‘rimasticamento’ sono in particolare tre mastava cum voy; basando me disist: “anima mya, noscritti: il Banco Rari 217 della Biblioteca Cen/ lu gran solaç k’è ’nfra noy duze / ne falsasi per trale, il Rediano 9 della Biblioteca Laurenziana dona ki sia!”». (entrambi a Firenze) e il Vaticano latino 3793, nel quale si conserva il Contrasto di Cielo d’AlSulla base di ricerche compiute da Giuseppicamo, con il suo celebre incipit «Rosa fresca au- na Brunetti, pubblicate nel 2000, è emerso un lentissima». Codici leggendari, vergati da mani dato straordinario: il testo, poco dopo la sua steesperte di tardo XIII secolo, dove i poeti fede- sura in siciliano (di cui rimangono tracce ad esemriciani sono intervallati ad autori del calibro di pio nell’articolo lu), è passato direttamente a Nord Guittone d’Arezzo e del bolognese Guido Gui- Est senza la mediazione toscana. Questo significa nizelli, a confermare l’influenza fortissima del- una cosa sola: la versione ‘friulana’ di Giacomino la ‘scuola’ ben al di fuori della Sicilia. In que- Pugliese, perfettamente databile al 1232 in quansta riscrittura toscana, Giacomo da Lentini sem- to registrata nelle carte dell’incontro aquileiese fra bra quasi Dante: Enrico VII e Federico II, è il più antico componimento della scuola poetica siciliana. Molto prima «Meravigliosa-mente / un amor mi distringe / e della redazione toscana, è dunque il Friuli a ospimi tene ad ogn’ora. / Com’om che pone mente / in tare la nascita della letteratura italiana. 22

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La caduta

Tre mogli e 19 figli fra legittimi, illegittimi, riconosciuti e non riconosciuti: la frenetica attività matrimoniale di Federico è perfettamente in linea con la sua voracità politica. Sempre più ostile al papato per le sue mire espansionistiche, dal 1234 al 1248 la sua vita è una guerra continua su tutti i fronti possibili. E nel momento più difficile, anche gli amici di sempre cadono in disgrazia: accusato di tradimento, Pier delle Vigne si uccide, destando commozione in tutta Italia. Dante, nel XIII canto dell’Inferno, lo condannerà in quanto suicida alla trasformazione in albero, all’interno di una angosciante selva popolata dalle Arpie, dandogli tuttavia la parola per una amara sintesi della sua vita: «Io son colui che tenni ambo le chiavi / del cor di Federigo, e che le volsi / serrando e disserrando, sì soavi / che dal secreto suo quasi ogn’uom tolsi». La morte del giurista poeta, colui che aveva avuto accesso all’amicizia di Federico (rappresentata dalla chiave nel cuore), è anche l’inizio della fine per la scuola poetica siciliana, definitivamente spazzata via con la morte del sovrano nel 1250. Ne sopravviverà il canto, a partire dal Friuli per approdare nel resto d’Italia: un canto che arriverà dritto alla rivoluzione di Dante Alighieri.

Vanni Veronesi

Sopra da sinistra: - Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale: foglio 21r del codice Banco Rari 217, antologia della poesia siciliana compilata nella metà del XIII secolo. Nella pagina sono riportate poesie di Pier delle Vigne e Guido delle Colonne; - Firenze, Biblioteca Laurenziana: foglio 140r del codice Rediano 9, risalente alla metà del Duecento. La pagina riporta due poesie di Giacomo da Lentini, inventore del sonetto; - Roma, Biblioteca Apostolica Vaticana: foglio 15r del codice Vaticano latino 3793, con il famoso Contrasto di Cielo d’Alcamo. Sotto: - La Cripta degli Affreschi nella Basilica di Aquileia, la città che ospitò un lungo incontro fra Enrico VII e Federico II; - Zurigo, Zentralbibliothek: il frammento Resplendiente stella de albur di Giacomino Pugliese, riportato dal manoscritto C 88, foglio 1v.


PERSONAGGI CLAUDIO MANSUTTI Intervista di Margherita Reguitti. Immagini di Glauco Comoretto e della Fondazione Bon.

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Il signore della musica Di casa nei più importanti teatri e sale da concerto del mondo, il musicista friulano abbina da anni la sua carriera da solista con quella di direttore artistico. «In FVG l’offerta musicale è migliore rispetto al panorama nazionale, ma con risorse adeguate potremmo divenire una regione-incubatore di progetti».

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Il friulano Claudio Mansutti (foto in alto) si è diplomato in clarinetto al conservatorio di Udine e successivamente si è perfezionato con maestri internazionali in direzione orchestrale e studio interpretativo. Da altre 20 anni la sua carriera segue un doppio binario. Da una parte l’attività di musicista e in particolare di solista che lo ha portato a esibirsi, tra gli altri, con l’Ensemble d’archi dei Berliner, il Quartetto di Cremona, con Bruno Canino in duo all’Emilia Romagna Festival, ma anche negli Stati Uniti alla Carnagie Hall e alla Filarmonica di Berlino, assieme ai Berliner Symphoniker. Un friulano di casa nei più importanti teatri e sale da concerto in Europa e in altri continenti. Allo stesso tempo il maestro Mansutti svolge un’intensa attività di organizzatore e direttore artistico. Attualmente dirige il Teatro-Fondazione Luigi Bon di Tavagnacco e il festival Carniarmonie, forte anche delle esperienze maturate al Teatro Giovanni da Udine, in varie orchestre regionali, alla Fondazione Città di Gorizia e al festival Mittelfest. Molti i premi che gli sono stati assegnati in regione e all’estero, fra i più recenti il Moret d’aur e il premio Fabbricatore di Idee. Maestro Mansutti, si sente di più musicista o manager? «In me le due attività coesistono, anzi si arricchiscono in uno scambio di conoscenze delle criticità e di esperienza nelle strategie per le loro risoluzioni al meglio. Emotivamente posso dire che la direzione artistica è “lavoro” al quale abbino il piacere e il privilegio di far musica. In questo periodo riesco a suonare di più, ricevo interessanti proposte internazionali e que24

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sto mi fa piacere (il maestro è appena rientrato da una serie di concerti a Bangkok e nei prossimi mesi sarà negli Usa, ndr)». Quali generi e autori preferisce come interprete, spesso da solista? «Senza ombra di dubbio la mia preferenza va alla musica da camera, dove spazio da Brahms a Mozart, ma sento molto anche il repertorio contemporaneo. Valuto di volta in volta a seconda dei progetti e delle proposte». In questo momento a cosa sta lavorando di inedito? «Un progetto davvero bello: un repertorio che mi stanno scrivendo due compositori e che eseguirò a New York alla Carnagie Hall a fine marzo 2017». Chi sono i due autori? «Un friulano che vive a Roma, Cristian Carrara, e Marcello Fera di Bolzano. Entrambi giovani autori con già una grande esperienza. Saranno brani molto legati all’attualità, di forte impatto emotivo». Dal suo entusiasmo e dal ritmo dell’attività desumo che in FVG la musica goda di ottima salute. E nel resto del Paese? «Da noi la varietà e la qualità dell’offerta musicale sono buone, migliore rispetto al panorama nazionale, anche se pecchiamo di poca attenzione al contemporaneo. Ritengo che la produzione italiana sia di non altissimo livello a causa degli scarsi finanziamenti. Siamo ultimi in Europa per investimenti a sostegno della musica». Quale la cura possibile? «È necessario cambiare la mentalità e il modo di gestire le molte realtà in sofferenza. La nostra regione sta investendo in cultura e speriamo che i prossimi regola-


In alto da sinistra, Claudio Mansutti assieme al Maestro Grigory Sokolov; a destra, in oncerto a Berlino con i Berliner Symphoniker. In basso, in concerto con l’Orchestra Morava. menti in questo settore valorizzino davvero il merito nel decidere l’assegnazione dei fondi. A livello nazionale la situazione non è ottimale. Penso agli enti lirici, gestiti in maniera vecchia, che assorbono grandi risorse a fronte di risultati non proporzionati. Naturalmente non generalizzo, non sono tutti così, ma sono troppo pochi quelli che lavorano bene». Un suo sogno da realizzare in Friuli? «Avere risorse per produzioni in loco, per creare un collegamento fra i nostri musicisti e quelli che vengono da fuori. Alla Fondazione Bon abbiamo già fatto delle prove. Ne cito un esempio: Mario Brunello, grande violoncellista e direttore d’orchestra, assieme al Coro del Friuli Venezia Giulia ha fatto tutto il lavoro preparatorio di un progetto scelto per il cartellone del Festival di Ravenna di quest’anno. Noi abbiamo reso possibile tutta la fase preparatoria per la realizzazione ma poi non siamo riusciti a produrlo. Questo mi piacerebbe fare in regione, per poi far girare i progetti nei grandi teatri a livello internazionale. Vorrei avere i fondi per fare in modo che le nostre idee mantengano la loro paternità, per proporci come una regione-incubatore di progetti». Quali saranno le novità della stagione al TeatroFondazione Bon di Tavagnacco? «Posso dire che apriremo entro la prima decade di novembre con Giovanni Sollima, uno fra i più grandi e geniali violoncellisti e compositori del panorama inter-

nazionale, questa edizione importante dei 120 anni dalla fondazione dell’ente. Sollima è un maestro e un amico, con il quale siamo rimasti in contatto in oltre 20 anni di conoscenza. Fu nostro ospite molti anni fa e possiamo dire che da subito ne intuimmo la grande personalità artistica, non solo la genialità di scrittura e interpretazione ma soprattutto la forza innovativa musicale». Su cosa punterete per celebrare questi festeggiamenti ultra centenari? «In calendario avremo artisti di altissimo livello internazionale e allo stesso tempo lavoreremo per il territorio, facendo conoscere la storia d’amore che è all’origine e la cifra oggi della nostra attività. Già nel 1896 Luigi Bon comprese sia il forte legame possibile fra cultura e economia sia il valore sociale della musica. Questo teatro fu costruito seguendo un sogno dalle mani degli abitanti di Tavagnacco. Proporremo progetti di musica terapia per tutte le fasce della popolazione e rafforzeremo i rapporti con altre realtà del territorio». Fra il Friuli e Trieste perdurano differenze e una certa competitività? «Io abito a Trieste e lavoro a Udine, ho nel mio passato personale e professionale una bella esperienza a Gorizia. Mi sento bene ovunque: Trieste è meravigliosamente unica. Il Friuli è la mia infanzia, il mio respiro profondo, i ritmo del mio cuore».

Margherita Reguitti

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VIAGGI E METE

LA CORSICA Servizio e immagini di Michele Tomaselli

Un gioiello da scoprire Situata a una manciata di chilometri dall’isola di Capraia e a 90 dalla costa livornese, nonostante l’appartenenza alla Francia conserva un forte legame con l’Italia, a partire dal suo dialetto. La natura, il mare e la montagna completano un paesaggio che lascia a bocca aperta.

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Cristoforo Colombo come ben sappiamo è genovese (nato a Genova fra il 26 agosto e il 31 ottobre 1451), tuttavia per gli spagnoli è spagnolo (Cristóbal Colón) e per i portoghesi è portoghese (marranos, ossia un ebreo spagnolo convertito al cristianesimo). Nulla di strano: l’uomo del nuovo mondo, il navigatore più famoso della storia, non è nato in una sola città, bensì in più città contemporaneamente; una diatriba storica condizionata dalla mancanza di documenti ufficiali che comprovino verosimilmente il suo luogo di nascita. Infatti nel Quattrocento non si compilavano registri di nascita né di morte; così oggi è diventato un luogo comune speculare sulla sua madrepatria. Tuttavia possiamo affermare con certezza che lo scopritore delle Americhe nacque nella

Serenissima Repubblica di Genova: la Superba (così anche chiamata) che altresì diede i natali a personaggi illustri come Napoleone Bonaparte e Pascal Paoli. Così non è stravagante scoprire che i cittadini di Calvi (la seconda città turistica della Corsica) abbiano rivendicato i natali di Cristoforo Colombo. Affermano che agli inizi della seconda metà del Quattrocento, il giovane Cristoforo e la sua famiglia vivevano nelle strette viuzze di questa città e qualche anno più tardi si trasferirono a Genova. Un’interpretazione peraltro plausibile dacché Calvi e la Corsica erano a quei tempi possedimenti genovesi. Sarà vero? Senza azzardarmi a commentare questa notizia, inizio la mia avventura per Calvi. A un tratto Sebastian, un corso di mezza età, si avvicina e mi propone di visitare la casa di Cristoforo Colombo o perlomeno quel che ne rimane, dopo che Lord Horatio Nelson, nel 1794, durante la guerra anglo-corsa, la rase al suolo. Tuttavia, scorgo solamente quattro sasSopra: i bastioni della cittadella di Calvi, probabile città natale di Cristoforo Colombo. Accanto: Centuri, Moulin Mattei, uno dei pochi mulini a vento della Corsica, simbolo di Cap Corse e del famoso aperitivo corso.

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San Bonifacio, la città vecchia.

si e un cartello con la scritta Maison Colomb: quanto basta per lasciarmi nel dubbio. Nel frattempo Sebastian, che per portarmi a visitare questo rudere mi aveva accompagnato alla cittadella (la spettacolare fortezza chiusa da tre bastioni e risalente alla Superba che ingloba il centro storico e la probabile casa di Cristoforo Colombo), mi invita ad assaporare la Pietra: la famosa birra corsa, una bevanda ambrata a 6 gradi d’alcool e fermentata con malto e castagne che, peraltro, ha genesi da una storia recente. Infatti i marroni sono il prodotto naturale più diffuso della Corsica, soprattutto nella Castagniccia, la zona montuosa a sud di Bastia. ‘E allora perché non iniziare a produrre un prodotto che si ispiri ai gusti del territorio?’ A questo devono aver pensato Dominique e Armelle Sialelli quando, nel 1996, hanno inaugurato la Brasserie Pietra a Furiani - non lontano dalla costa - dando vita a questa eccellente produzione birraia con la farina di castagna. La bottiglietta porta orgogliosamente la scritta: “Biera corsa accumudata cu a castagna”, ed è oggi l’unica birra servita nei bar e nei ristoranti della Corsica. Per placare la sete inizio ad assaporarla: il carattere è deciso con un retro gusto di castagne arrosto, la schiuma è discreta con un profumo armonioso. A un tratto mi accorgo che la cittadella è un baluardo della Legione Straniera, il famoso corpo dell’esercito d’elite francese. Qui è di stanza il 2e Régiment étranger de parachutistes, un’unità speciale di paracadutisti. E il destino vuole che m’imbatta proprio contro di loro. Hanno un muso da Rambo, la testa rasata e il corpo pieno di tatuaggi e indossano il kepi, il tipico copricapo bianco. È difficile parlare con loro anche perché ho l’impressione che vivano in un altro mondo. Provo a fotografarli ma mi mitragliano di insulti. E io zitto.

San Bonifacio, l’antico faro lungo la passeggiata a bordo mare.

In Castagnicia, la casa natia di Pascal Paoli.

Ile Rousse, il faro sopra il promontorio dell’ Ile de la Pietra. Scorcio di Venaco.

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San Pietro di Venaco, due tratti del sentiero che conduce alla Chiesetta di San Eliseo; nella prima immagine l’inviato di iMagazine Michele Tomaselli.

Un po’ frastornato, proseguo il viaggio verso Ile-Rousse (Isola Rossa), una deliziosa stazione balneare nella regione della Balagna, che offre spiagge di sabbia bianca e un mare dai riflessi caraibici. Il nome “Isola Rossa” deriva dal colore del granito rossastro che delinea il promontorio dell’Ile de la Pietra, un’isoletta scabra collegata alla città, sulle cui sommità si ergono un faro e i ruderi di un’antica torre di avvistamento genovese, a testimonianza del passato isolano. Mi lascio trasportare dall’atmosfera romantica e salgo al faro per godermi il tramonto. Il bagliore si staglia contro le rocce e il mare, offrendo uno spettacolo sorprendente. La luce del cielo è tenue ma regala scorci emozionanti e un panorama a 360 gradi sull’intera baia. Uno spettacolo più grande del mare. L’entroterra di questa regione è strepitoso e, in particolare, se amiamo le montagne lo adoreremo ancor di più; la Corsica è l’isola più alpina di tutto il Mediterraneo con oltre centocinquanta vette che superano i 2000 metri. Il Monte Cinto, con i suoi 2707 metri, è il tetto della Corsica: una meta ambita per tutti i trekker che percorrono la Grande Randonnée 20 o GR 20, il sentiero più conosciuto dell’isola, che, lungo 180 km, la attraversa da Nord-Ovest a Sud-Est, dal comune di Calenzana (dipartimento della Corsica Settentrionale) fi no a quello di Conca (Corsica del Sud). In questa regione è anche racchiusa la Castagniccia, terra dall’anima rurale che invita a

camminate primaverili fra gole, cascate, pievi e villaggi. Luoghi dove mare e montagna sono più vicini che mai, divisi da foreste di castagne che meravigliano a questa latitudine. La Castagniccia è la più corsa delle regioni, e non è un caso che abbia dato i natali all’eroe nazionale Pasquale Paoli, strenuo sostenitore dell’indipendenza corsa e simbolo dell’identità culturale del suo popolo. La Costituzione della Repubblica di Corsica con a capo Pasquale Paoli – Stato indipendente dal 1755 al 1769, anche se mai riconosciuto – fu antesignana in questo, dato che concedeva il diritto di voto a tutti i cittadini sopra i 25 anni, comprese le donne. La Corsica fu così tra i primi Paesi al mondo, assieme alla Svezia nel 1708, a garantire condizioni di parità tra uomo e donna. Una terra, quella corsa, ricca di storia e di fascino, con i numerosi castagneti deliziati dalle chiese, dai conventi e dai villaggi. Sempre in questa regione si trova la sorgente dell’acqua Orezza, che in Corsica è reperibile nei supermercati. Mi fermo a fotografare le case con i tetti di scisto e il rataghju (gli essiccatoi per le castagne). Leggo che sono stati i genovesi, alla fi ne del 1500, a impiantarci i castagni, fi no a crearne l’odierna Castagniccia; una macchia mediterranea di arbusti e alberi. La raggiungo in moto, percorrendo la Route 301. Ho prenotato alla Marlotte Guest House, un casale in pietra e castagno del XIX secolo, che ha dato i natali a Angelo Laurent Giovaninelli, generale francese intervenuto nella Guerra d’Indocina in Vietnam. La strada che conduce al villaggio di Pastoreccia, a Castello di Rostino, è stretta e non dà da respiro alla guida. All’improvviso mi imbatto in un toro. Si trova a bordo carreggiata: sembra nervoso, scalcia ed è San Pietro di Venaco, nelle vicinanze del grande faggio lungo la salita alla chiesetta di San Eliseo.

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In alto a sinistra: Scogliere di Bonifacio, la base militare che s’incontra lunga la passeggiata a bordo mare. A destra: una delle torri che s’incontrano lungo la costa.

pronto a dare la carica. Accelero con decisione e taglio letteralmente la corda... Alla Marlotte trovo ad accogliermi Frédérique e Christophe, una coppia francese originaria della Provenza, che gestisce la struttura. Attorno a me regna la pace e l’eleganza. Tutte le camere sono arredate con gusto, ognuna con un colore e un tema diverso, con una cura maniacale per i dettagli. Christophe è particolarmente ospitale: prima di giungere qui conduceva a Marsiglia un negozio in franchising della Diadora, ma la crisi del marchio di abbigliamento e calzature italiano e la sua successiva acquisizione da parte dei cinesi, lo hanno lasciato senza un’occupazione. Così, alla soglia dei cinquant’anni, assieme alla moglie ha deciso di trasferirsi in Corsica, comprare il casale, ristrutturarlo e aprire l’attività. È stata dura ma ce l’ha fatta. All’indomani mi reco a Orezza per assaggiare l’acqua della famosa sorgente. Giunto sul posto faccio l’amara scoperta: l’acqua non ha nulla ha che fare con le bottiglie dei supermercati. Ha un colore torbido e marroncino e per di più ha un sapore di ferraglia… Per consolarmi visito il convento di San Francesco, un antico monastero dove avvenne lo storico incontro tra Pasquale Paoli e Napoleone Bonaparte. Ma purtroppo è un’altra delusione: tutto è in rovina. Durante la Seconda guerra mondiale i tedeschi lo distrussero dopo averlo utilizzato come deposito per le munizioni. E da allora nulla è cambiato. Proseguo il mio viaggio all’interno del Parc naturel regional de Corse, fi no a raggiungere San Pietro di Venaco, grazioso villaggio nei pressi dell’antica capitale Corte. Non ho molto tempo a disposizione, così decido di percorrere il Sentier des Bergeries, una passeggiata che conduce fi no alla Chiesetta di San Eliseo (il patrone dei pastori, al quale è dedicato, ogni estate, il più famoso pellegrinaggio della Corsica). L’escursione dura circa cinque ore e si sno-

da attraverso un circuito ad anello che valica numerose bergeries (casette per pastori). Lungo il cammino, non lontano dall’alpeggio di Tataralla, trovo un faggio secolare. Ha dimensioni impressionanti. È mastodontico, a confronto io sembro una formichina… Il giorno successivo procedo in direzione di Ajaccio, lungo la route 20. Ci vogliono settanta chilometri per raggiungerla e la strada è molto trafficata. Trovare un parcheggio nel centro della città è un’impresa e muoversi è assai complicato. Non c’è molto da vedere a eccezione della Maison di Napoleone Bonaparte, oggi museo nazionale. In questo luogo, il 15 agosto 1769, nacque il leggendario imperatore. L’edificio, molto frequentato, conserva gli arredi del XVIII secolo. Napoleone ci ha vissuto fi no a nove anni, quando la madre Letizia Ramolino e il padre Carlo Maria decisero di inviarlo al collegio di Autun, in Borgogna. La vacanza volge al termine ma ho ancora il tempo per visitare le magnifiche falesie di Bonifacio, con la città vecchia arroccata a strapiombo sul mare, uno dei luoghi più ventosi del Mediterraneo. Dopo diverse ore di viaggio raggiungo Cap Corse, nel selvaggio nord, la penisola più estrema della Corsica, il cosiddetto dito. Qui m’incammino lungo il Sentiero del Doganiere, un itinerario a picco sul mare che, partendo da Macinaggio, arriva fino a Centuri, oltrepassando il promontorio di Cap Corse. Centuri è un borgo incantevole di pescatori che trova la sua autenticità nel grazioso porticciolo e nella pesca alle aragoste. Prima d’imbarcarmi da Bastia per l’Italia, riesco anche a provare il famoso Cap Corse Mattei, un Vermouth a base di chinino, che da queste parti è un’istituzione. Ora la vacanza è davvero fi nita, ma la mente è già alla prossima avventura: il Monte Bianco.

Michele Tomaselli |

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PERSONAGGI

CRISTIANO VISINTINI Intervista di Andrea Doncovio Immagini di Claudio Pizzin

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Mastro

Bottaio

Specializzato in meccatronica, capisce subito che l’impiego in ufficio non fa per lui. Lavorando su una barca scocca l’idea fulminante: molla tutto e raggiunge la Francia per imparare l’arte del legno dai maestri delle botticelle e i segreti del vino all’Università di Bordeaux. Al rientro in Italia il suo progetto imprenditoriale può finalmente diventare realtà. Partendo dal garage di casa.

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Seduto all’ombra del portico di un ristorante sui colli di Rosazzo, lo sguardo magnetico di Cristiano Visintini ( foto in alto) emana un’energia vitale. Davanti ai nostri occhi la natura del Collio sembra estendersi all’infinito, mentre il cielo terso regala una vista suggestiva all’orizzonte con una lingua di mare che sembra unire idealmente Grado e Lignano. Limitando il campo visivo, invece, si possono scorgere le case di Dolegnano, località dove questo imprenditore, friulano fino al midollo ma dalla visione a 360 gradi sul mondo, ha deciso di abitare assieme alla compagna – enologa – e ai loro due figli. Per comprendere la storia bisogna affrontare un viaggio a ritroso nel tempo, varcando i confini nazionali ma anche quelli dell’ordinarietà: perché per poter realizzare i propri sogni bisogna saper mettersi in gioco senza se e senza ma. Rischiando in prima persona, con la determinazione di raggiungere gli obiettivi che ci si pone. «Da adolescente – racconta Visintini – ottenevo ottimi risultati nel settore della robotica e automazione, tanto che alle scuole superiori mi specializzai in meccatronica. Tuttavia, dopo il diploma, la mia esperienza nel settore durò poco: il lavoro prevedeva molta progettazione e poca realizzazione dei progetti, così decisi di cambiare strada e iniziai a fare il falegname». L’inizio di una nuova avventura. «Un giorno una signora mi chiamò per realizzare una scarpiera sulla sua barca. Rimase soddisfatta del 30

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prodotto e mi fece una richiesta aggiuntiva: realizzare un secchio in legno per la macerazione delle rape. Glielo costruii pur non avendo né arte né parte. Ma lì nacque l’idea per il mio futuro». Da un semplice secchio alle botti… Quali furono i primi passi? «Prima iniziai a vistare le aziende agricole del Friuli per comprendere quali fossero quelle di maggior prestigio, poi mi rivolsi alla Chambre de Métiers francese per trovare un’occupazione in una delle realtà oltre confine». Perché proprio la Francia? «Dal punto di vista di realizzazione tecnica, per quanto concerne le botti di grande dimensione l’Italia non è seconda a nessuno. Ma a me interessava principalmente la realizzazione delle barriques (botti di piccola dimensione) e, soprattutto, volevo comprendere la chimica del legno: settore in cui la Francia era avanti anni luce». Come andò a finire? «Telefonai decine e decine di volte, finché un giorno un’operatrice della Chambre de Métiers – Sophie, ne ricordo ancora il nome – mi disse che avevo avuto il via libera. Era il 1994 e avevo vent’anni: vendetti subito la Vespa e partii. Durante la settimana lavoravo come operaio in un’azienda del settore e nel week end percorrevo in autostop i 120 km che mi separavano da Bordeaux per frequentare all’Università cittadina gli studi sulla correlazione legno-vino». Una scelta lungimirante. «Ancora oggi molti produttori di botti conoscono poco il vino, così come la gran parte dei produttori di


vino conoscono poco il legno. Sapere invece qual è il tipo di legno più adatto per la miglior conservazione di una determinata qualità di vino è una discriminante decisiva». Dopo tre anni rientra in Italia e il 12 aprile 1998 apre la sua attività: come fu l’avvio? «All’epoca decisi di partire all’incontrario: prima volevo ricevere gli ordini e solo successivamente pensare a come produrre le cose. Spedii seicento lettere scritte a mano ad aziende italiane e straniere, presentandomi come manutentore di botti. All’epoca non c’era la comunicazione in tempo reale di oggi e così pensai, una volta completato l’invio, di dedicarmi alla ricerca di una sede e dei macchinari». Invece? «In una settimana ricevetti cento richieste di manutenzione. Iniziai subito a lavorare nel garage di casa: gli ordini in attesa erano talmente tanti che non avevo nemmeno il tempo di andare a cercare una sede per la mia azienda. Lavorai in quel garage per quattro anni». Fino al 2002, quando decide di fondare la Mastro Bottaio srl: oggi come descriverebbe la sua azienda? «Un’azienda piccola ma collocata in posizione medio alta sul mercato, con una capacità produttiva versatile, in grado di offrire un quadro aromatico molto ampio grazie ai legni con cui lavoriamo. Oltre alla produzione di botti per alcol, vini e birre, una parte fonda- In questa pagina, momenti di lavoro all’interno mentale del nostro lavoro è dedicata alla ricerca sulla della Mastro Bottaio nello stabilimento di San Vimateria prima e alla riproduzione delle piante: per noi to a Torre, e alcuni esemplari delle botti prodotte. è fondamentale il rispetto della natura e uno sviluppo bio della nostra attività». Un’azienda italiana ma dalla vocazione internazionale… «Oltre alla nostra sede a San Vito al Torre ne abbiamo anche una in Croazia per il reperimento della materia prima, a seguito di una collaborazione avviata con l’Università di Zagabria. Ovviamente non lavoriamo solo rovere croato, ma anche legno proveniente da Francia, Inghilterra, Austria, Ungheria e Serbia. Per quanto concerne invece il mercato di riferimento, per nostra scelta il 65% è costituito da quello italiano». Dalla sua esperienza cosa significa essere imprenditore in Italia piuttosto che all’estero? «Faccio una premessa: sono innamorato dell’Italia e continuo a portare avanti il marchio Italia. L’apertura di una sede in Croazia è legata esclusivamente al reperimento della materia prima e non per questioni economiche. Tuttavia qui in Italia esiste un freno a mano biologico/amministrativo innegabile: con una tassazione triplicata rispetto agli altri Paesi il nostro primo concorrente è proprio lo Stato. È matematico che qualsiasi imprenditore a parità di costo rispetto ai competitors esteri ha una marginalità di guadagno più che dimezzata». Nel 1998 quando ha iniziato la sua attività era da solo. Oggi conta oltre venti dipendenti tra Italia ed estero: qual è il segreto per una corretta gestione aziendale? |

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«Parto da un presupposto basilare: qualsiasi azienda deve avere sempre la certezza di poter portare a termine le richieste dei clienti. Qualunque percorso di crescita deve tenere conto di ciò. Per sviluppare un’azienda è fondamentale individuare persone preparate e motivate, a cui poter affidare responsabilità. Essere professionisti per me non significa avere una partita iva, ma essere persone corrette con voglia di fare: merce sempre più rara al giorno d’oggi. Io ho la fortuna di avere dei collaboratori – non mi piace definirli dipendenti – formati non solo dal punto di vista meccanico, ma anche di degustazione e di dialettica, in grado di portare avanti direttamente i progetti con i nostri clienti». Nell’era della tecnologia e della meccanizzazione dei processi produttivi, il vostro lavoro conserva ancora il tratto artigianale. Come mai? «Una delle scelte di cui vado più fiero è stata quella di rallentare tempi e potenzialità produttive per focalizzarci su come soddisfare al meglio il cliente. La nostra azienda ha scelto di produrre botti con macchine semplici, per meglio valorizzare la parte artigiana del lavoro. A differenza di altre realtà, dove l’operaio specializzato dietro alla macchina di ultima generazione non è più in grado di operare quando sorge un problema in cantina, noi riusciamo ad avere una visione versatile ed efficace in qualsiasi fase. Non è un caso che nel nostro campo la figura del manutentore sia sempre più difficile da trovare». Abbiamo parlato di estero e Italia, restringiamo il campo al Friuli Venezia Giulia: come ne valuta la mentalità imprenditoriale? «Qui ci sono persone con capacità incredibili e in regione spendiamo circa l’8% del PIL per la ricerca, dato molto elevato. Però quando vediamo il nostro magazzino vuoto siamo contenti perché abbiamo venduto tutto e tendiamo ad adagiarci, quando invece è proprio in quei momenti che le risorse disponibili andrebbero investite in sviluppo. E da questo punto di vista ci manca la capacità di fare distretto, di guardare oltre all’interesse del singolo».

Qui sotto Visintini assieme ai suoi collaboratori all’interno della sede di San Vito al Torre, in via Remis. Mastro Bottaio fornisce una vasta scelta di barili e botti di propria produzione: eccetto le componenti in inox, segue internamente tutta la filiera dal tronco al prodotto finale.

Cristiano Visintini, classe 1974, vive a Dolegnano assieme alla sua compagna e ai loro due figli. Appassionato di food&beverage, afferma: “Ho la fortuna di aver trasformato la mia passione nel mio lavoro”. Il mondo istituzionale in questo caso come potrebbe intervenire? «I primi a cambiare mentalità dobbiamo essere noi. Anche perché siamo proprio noi che eleggiamo i nostri rappresentati a livello istituzionale. Il problema è che ormai c’è una tale distanza tra la politica e il mondo reale che è perfi no difficile avviare un colloquio, trovandosi di fronte persone che non sono preparate e che non conoscono minimamente i problemi da noi affrontati nel quotidiano. Anche per questo, forse, sarebbe necessaria una rottura dello statu quo». Pessimista per il futuro? «No, anzi. Dobbiamo continuare a puntare sulla ricerca, restando sempre attivi per comprendere gli sviluppi del mercato. Fino a sei anni fa, ad esempio, non avevo mai preso in considerazione le birre: ora produciamo botti apposite anche per questa bevanda. Con le potenzialità offerte dal mondo di oggi il limite allo sviluppo è solo la fantasia».

Andrea Doncovio Oltre alla produzione, l’azienda fornisce anche consulenza tecnico-specializzata sulla gestione e manutenzione delle botti, organizzando periodicamente corsi di formazione. Per ulteriori informazioni: www.mastrobottaio.com

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PERSONAGGI

ELENA CLELIA BUDAI Intervista di Michele Tomaselli. Immagini di M. Tomaselli e di repertorio

L’arte del riciclo

Da autodidatta è riuscita a mettere in pratica una tecnica di modellazione e colorazione della plastica attraverso il calore. Una selezione le ha consentito di esporre le sue opere in Istria: la prima tappa di un viaggio di successo tra l’Italia e l’Europa.

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Elena Clelia Budai, in arte Elecle, artista dallo stile “transfigurativo”, riesce a trasmettere una straordinaria emotività nelle proprie opere. Le sua arte è presente in importanti collezioni private, tra cui quella dell’Alexander Musem Hotel Palace di Pesaro; non solo un albergo lussuoso, ma anzitutto un’opera d’arte contemporanea frutto del lavoro di artisti come Arnaldo e Giò Pomodoro, Mimmo Paladino, Chia e Cucchi. Ha esposto in ambito nazionale e internazionale ottenendo buoni riscontri di critica. È un’artista innovativa che fa “scappare” le proprie invenzioni fuori dalle dimensioni del quadro, in modo da conquistare il tridimensionale. Le sue creazioni vengono rese

all’essenziale e celano monomanie dell’esistenza umana. Nel suo percorso artistico, dalla pittura ai bassorilievi, ha sempre utilizzato lacche, paste e plastiche, sostenendo l’importanza del riciclo e della sperimentazione. Propone con grande creatività l’arte del polimaterico, ricorrendo alla creazione di figure umane (o parti somatiche di esse), plasmando paste termoindurenti e rivestendole con involucri lavorati di polietilene tereftalato (PET), così ottenendo delle sculture dai lineamenti perfetti. In occasione della 13esima tappa del Giro d’Italia da Palmanova a Cividale del Friuli, del 20 maggio scorso, ha inaugurato con il pittore greco Dimitri Pikoulas Canapa, un atelier proprio a Palmanova, dando genesi a un luogo d’incontro per l’arte. Un monaco tibetano e una bicicletta d’altri tempi ci danno il benvenuto. Elena, lei risiede a Bagnaria Arsa ed è di fatto espressione del territorio. Quando ha capito che l’arte sarebbe diventata la sua vita? «Mi sono sempre dedicata alla pittura e di preciso non me lo ricordo, ma quando frequentavo l’Istituto Magistrale sentivo di avere qualcosa dentro. Da piccina ho vissuto il ’68 e le sue variegate sfaccettature nel campo della moda, della musica, del design e dell’arte. Ora mi riaffiorano quei ricorSopra, Elena Clelia Budai nel suo atelier di Borgo Udine a Palmanova, in compagnia di un monaco tibetano.

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A fianco, Frida, opera dedicata a Frida Khalo.


di, come ad esempio quel via vai di musicisti, i vinili, il rock dei Phink Floyd e dei Led Zeppelin, e soprattutto la Pop Art, una vera e propria iconografia della contemporaneità, un linguaggio comprensibile a tutti». Un destino tracciato, insomma. «A dir la verità, all’inizio non seguivo il sogno di diventare un’artista, fu così inevitabile passare alla realtà e iniziare a lavorare in una importante azienda del settore del design e arredamento dove ho avuto modo di conoscere le nuove materie plastiche industriali che rivestono parti di complementi di arredo. Nella mia mente mi scervellavo sempre più con l’idea di assemblare, plasmare e dare nuove forme a parte di questi materiali che di seguito erano destinati al riciclo. Fu così che da autodidatta, fuori dall’orario di lavoro, iniziai a mettere in pratica una mia tecnica personale contraddistinta dalla modellazione e dalla colorazione della plastica con l’ausilio del calore. Arrivò poi la prima mostra, fui selezionata a Trieste da Espansioni Art 2012, una rassegna d’arte contemporanea di artiste croate, italiane e slovene, che mi portò a Rijeka, in Istria, in una mostra organizzata dal console Renato Cianfarani, con il supporto della Comunità degli Italiani. Da qui ho iniziato la mia seconda vita». In pochi anni ha spiccato il volo partecipando a diverse mostre nazionali e internazionali… «Rijeka ha delineato un nuovo inizio del mio percorso artistico, un’opportunità per respirare aria nuova e scoprire stimoli diversi. Un effetto boomerang che mi ha aperto nuove strade, come quella londinese, alla Royal Opera Arcade Gallery. Una galleria nel cuore di Londra, vicino a Trafalgar Square, che mette a disposizione i suoi spazi per organizzare mostre ed eventi. Lì ho presentato “La ragazza dei Fichi”, una pittura contemporanea dalla forte esternazione, che esprime il desiderio di rinascere. Peraltro è stata una vetrina con la quale ho avuto modo di relazionarmi con artisti e performers di tutto il mondo. Di più, una scuola di pensiero che mi ha insegnato a essere sempre me stessa». Dopo Londra è seguita la sua consacrazione artistica. Ha ingranato la quarta marcia e non si è più fermata… «Nulla nasce per caso, tutto è frutto di un pensiero, di un sogno, di un desiderio. I luoghi possono essere lontani, piccoli o immensi, ma sono le persone che creano l’ambiente. E questo è valso anche per me. Ho realizzato un’esposizione sul riciclo a Fauglis, dove sono nata, e a Bagnaria Arsa, dove tuttora vivo, all’interno di un cartellone di arte e musica dedicato al leggendario leader dei Clash. È seguita la mostra Just Cavalli Hollywood, a Milano, con l’artista Aidan Nadia Bonometti, in un percorso di sensazioni e di ombre, sotto l’influenza della Pop Art. Poi, contemporaneamente alla rassegna della Biennale, ho esposto nel palazzo di Ca’ Zanardi a Venezia due quadri, dei quali uno su tela e l’altro in altorilievo. Quest’ultimo è stato la mia prima installazione polimaterica con il PET riciclato. E siccome da cosa nasce cosa, sono arrivata a Fano, nella riviera marchigiana, per partecipare alla collettiva “Seduzione dell’Arte”. L’accoglienza e la simpatia di questa cittadina mi hanno conquistata


Demetra, la madre terra, opera che inneggia al rispetto del nostro pianeta e delle popolazioni indigene.

Elecle durante l’allestimento al Just Cavalli Milano dell’opera The new chains (le catene della vita contemporanea) che ritrae proprio l’artista. Elecle con Martina Accaino di Cervignano (art director di alcune sue mostre in Friuli), da cui trae ispirazione la statua Martina dell’Alexander Musem Hotel Palace di Pesaro.

e forse hanno conquistato anche Martina, la mia scultura in PET alta 2,30 m, creata ad hoc per l’occasione». Una mostra che ha confermato a pieno le sue doti artistiche. «Ho ricevuto un buon riscontro di critica e di pubblico; il professore Giorgio Gregorio Grasso, critico dell’Arte e curatore della mostra, ha accolto favorevolmente Martina, rilasciandomi una recensione. Eppure furono giornate di grandi tensioni, dacché ero un’artista emergente e non era scontato ricevere dei feedback positivi. Così, fino all’ultimo ho pensato di essere in una gabbia di leoni». Arriviamo all’incontro con il conte Alessandro Ferruccio Marcucci Pinoli di Valfesina, Nani per gli amici, personalità eclettica, scrittore, poeta, pittore e scultore… «Il Conte fu piacevolmente impressionato da Martina che decise di acquistarla. Per me fu una gioia immensa, il coronamento di un sogno, la degna conclusione di un percorso artistico. Oltretutto la inserì negli spazi dell’Alexander Musem Hotel Palace. Un albergo tutto bianco che comprende 63 stanze realizzate da 75 artisti. Ogni dettaglio, dall’ingresso all’arredamento interno, è il risultato dello sforzo creativo di Nani, che ha ideato questo luogo rivoluzionando il concetto di accoglienza. È il primo hotel-museo aperto del mondo, dove si può soggiornare e degustare le eccellenze gastronomiche in ambienti realizzati da artisti come Arnaldo e Giò Pomodoro, Mimmo Paladino, Chia, Cucchi e… Elecle (sorride, ndr). Per di più il Conte ha avviato due nuove correnti artistiche: il transfigurativismo e il transconcettualismo». Ovvero? «L’arte è una trasmutazione: è andare oltre percorrendo la via profonda dell’interiorità. Significa in questo caso andare oltre al figurativo e al concettuale con arti espressive innovatrici e di avanguardia per conoscere la realtà in cui stiamo e noi stessi». Da allora l’artista Elecle ha raggiunto nuovi traguardi, creando sculture sempre più belle, anche se lontano dal suo Friuli… «Io sono e sarò sempre legata alla mia terra, il problema è che riuscire a trovare un don Chisciotte che ti permetta di fare arte è una chimera, così spesso e volentieri bisogna emigrare altrove; allo stesso tempo avrei il piacere che le istituzioni educassero di più all’arte. Ma sappiamo che questo è difficile. Devo dire però che nelle Marche mi sono trovata sempre molto bene perché è una regione che offre molto, artisticamente parlando». Quali sono le sue ultime mostre? «Recentemente ho partecipato al Premio Pesaro d’Arte 2015, dove ho ricevuto il terzo premio per la scultura “Ester”, alla Summer Art di Venezia alla presenza di Vittorio Sgarbi, e ora ho avviato una collaborazione con la galleria iSculpture di San Gimignano, ove sto esponendo dei PET di figure maschili in colori bianchi, rossi e grigi». Siamo arrivati alla conclusione. Elena può svelare un piccolo segreto ai nostri lettori: chi raffigura Martina? «Martina ritrae una donna cervignanese, Martina Accaino, una mia carissima amica con cui ho condiviso tanti bei momenti di vita e di arte».

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LA CHIESA DI SANT’IGNAZIO A GORIZIA Servizio e immagini di Vanni Feresin

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Tra fede

ALLA SCOPERTA DI...

e potere

Ricorre quest’anno il trecentesimo anniversario della consacrazione dell’altare maggiore del luogo di culto voluto dai Gesuiti. Testimonianza di un rapporto privilegiato della “Compagnia di Gesù” con imperatori e nobiltà.

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I gesuiti a Gorizia Karl von Czoernig, in “Gorizia: la Nizza austriaca. Il territorio di Gorizia e Gradisca”, (traduzione italiana di Ervino Pocar, Gorizia, Edito a cura della Cassa di Risparmio di Gorizia, 1969 (edizione originale 1873), pp. 761-762) racconta come avvenne l’arrivo dei gesuiti a Gorizia. «Ferdinando II, amico dei gesuiti, dopo aver introdotto questo Ordine nei suoi territori, fondò anche a Gorizia un collegio di gesuiti (1615). Poiché con la cura dell’educazione e dell’istruzione si erano fatti un nome, i gesuiti furono accolti con gioia dagli abitanti nella giustificata attesa di far avere ai loro giovani un’educazione migliore. Poco dopo (1616) acquistarono la più bella casa della città (la futura residenza arcivescovile) e una volta ristabilita la pace furono soccorsi dagli stati con una somma di denaro e con un contributo annuo per il loro mantenimento fino a che avessero ottenuto una sistemazione fissa. Quest’ultima non si fece aspettare. Nel 1618 ricevettero la parrocchia di S. Pietro presso Gorizia, una delle migliori del territorio, della quale avocarono a sé le entrate mentre lasciavano a un vicario la cura delle anime. Dopo qualche tempo ricevettero da Ferdinando II anche i beni della commenda dell’Ordine Teutonico a Precenicco, mentre questo Ordine veniva risarcito con la signoria di Olbersdorf nella Slesia (1623)». Invece come narra don Francesco Spessot, in “Primordi, incremento e sviluppo delle istituzioni gesuitiche di Gorizia (1615-1773)”, in “Studi Goriziani” III (1925), pp. 83142, «In quest’anno (1615) vennero a Gorizia nel mese d’aprile il p. Teodoro Buseo, superiore della provincia austria-

ca della compagnia di Gesù coi padri Cristoforo Dombrino, Bartolomeo Villerio e Vitale Pelliceroli, per trovare un luogo conveniente per la fabbrica del collegio che avevano stabilito di erigere in questa città. Essi trovarono lieta accoglienza e gradita ospitalità nella casa di Pompeo Coronini e fratelli: fecero le necessarie perlustrazioni, assunsero i rilievi opportuni e quindi ripartirono. Tre mesi dopo, cioè nel luglio, il padre Vitale Pelliceroli assieme al padre Cristoforo Maier ritornò a Gorizia per stabilirvi una casa di abituale residenza; dopo aver dimorato per due mesi nella casa del dott. Pompeo Coronini, i due padri si trasferirono in una casa vicino alla chiesa di San Giovanni Battista; l’uso della casa come pure della chiesa fu loro concesso dal sacerdote Nicolò Parentino, vicario di Trieste, allora cappellano di questa chiesa, e ciò per interposizione del barone Vito di Dorimbergo, patrono di questo beneficio ecclesiastico; anzi, il medesimo patrono mosso dalla raccomandazione dell’arciduca Ferdinando, principe sovrano di questi paesi, fece ampia e volontaria rinuncia della casa e della chiesa a favore della compagnia di Gesù. Partito nell’ottobre il padre Cristoforo Maier ad Eberndorf per dirigere ed istruire i religiosi che vi erano mandati a fare la terza prova, venne a Gorizia lo scolastico Gregorio Salateo. In dicembre venne da Vienna il padre Tommaso Polizio e così ebbe principio la residenza con questi tre religiosi; in seguito alla raccomandazione dell’arciduca, essi ottennero dal patriarca d’Aquileia, ordinario diocesano, la facoltà di assolvere i penitenti da ogni caso riservato». |

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La lettera dell’Arciduca Ferdinando L’arciduca Ferdinando d’Asburgo, futuro imperatore Ferdinando II, fu uno dei più importanti alleati della Compagnia di Gesù. È ricordato come il fondatore del collegio di Gorizia; si rivolse anche agli Stati Provinciali della città per richiedere un sostegno economico alla nuova istituzione. Ecco il testo della lettera spedita il 3 novembre 1614: Ferdinando, per grazia di Dio, Arciduca d’Austria, duca di Borgogna, Conte del Tirolo e di Gorizia. On. Rev.mi diletti, nobili e amati fedeli. Quali frutti e quali vantaggi non solamente nel campo spirituale con la diffusione della Santa Cattolica Religione ma eziandio in quello dell’istruzione della diletta gioventù affinché nel timore di Dio venga educata in tutte le virtù e nelle arti libere, provengano dai vari collegi qua e là istituiti dalla Compagnia di Gesù, è cosa che non richiede delucidazioni e prove, e ciò tanto meno in quanto la sua opera pubblica è palese e nota in tutto il nostro Regno e in tutti i nostri Paesi, così come lo è in tutta la Cristianità. Poiché a noi incombe il dovere quale Reggente e Principe di tutelare la vera Religione nonché il bene temporale e quello Eterno dei Paesi e dei Sudditi da Dio affidatici, così per il conseguimento di tale scopo consideriamo necessario che anche nella nostra Contea Principesca e più precisamente nella nostra città di Gorizia sorga un tale collegio, per la cui istruzione costituzione e mantenimento sono pronti alcuni mezzi senza che la sua amministrazione abbia a gravare su alcuno. Ma perché da tale opera derivi un bene per la salvezza dell’anima nostra e di quelle vostre e dei vostri cari posteri, non dubito che per l’utile di Dio quanto per quello vostro sarete ben disposti a concorrere con un generoso aiuto e contributo all’erezione e al mantenimento del su citato collegio. In tal modo codesta on. Convocazione verrebbe a risparmiare la spesa annua di fiorini 250 che ora deve sostenere per il mantenimento di un precettore. I padri della Compagnia, come in tutti i luoghi dove hanno un collegio, istruirebbero ex professo anche la gioventù di costì, più e meglio di quanto non lo facciano gli altri pedagoghi, di cui pertanto non ci sarebbe più bisogno.

In considerazione di ciò, non tralasciamo di ricercare codesta on. Convocazione di voler, in considerazione del su accennato risparmio e del bene delle anime, contribuire con un importo se non maggiore ma quanto almeno di fiorini 2.000 da versarsi subito e in una sol volta, per l’erezione del sudetto Collegio, somma questa che codesta on. Convocazione in pochi anni ricupererebbe mediante l’accennato risparmio, venendo per di più liberata dalle spese di mantenimento della propria scuola. Voglia questa on. Convocazione esaminare con ogni migliore disposizione quanto sopra proposto e intanto con sovrana grazia attendiamo fiduciosi. Dato nella nostra città di Graz il 3-11-1614. Ferdinando. La Chiesa di Sant’Ignazio Dopo la venuta in Gorizia, la Compagnia di Gesù aveva avuto l’affidamento della chiesa di San Giovanni Battista, poi ricevuta in dono dal barone Vito di Dornberg assieme a una casa vicina. I due immobili erano troppo piccoli per i bisogni della Compagnia in piena evoluzione e volendo glorificare il fondatore Ignazio e l’apostolo delle Indie Francesco Saverio, canonizzati entrambi il 12 marzo 1622, i padri, già nel 1625, avevano iniziato la costruzione di un collegio. Nel 1630 i gesuiti avevano aperto nella casa del conte Giambattista Werdenberg (attuale sede della Biblioteca Statale Isontina) un seminario per dodici alunni poveri, i quali avrebbero goduto gratuitamente del vitto, dell’alloggio e della veste talare cerulea con fascia nera e fronzoli azzurri, per il corso di sette anni. Nel 1638 venne scavato il pozzo del collegio, grazie al ritrovamento di una ricca fonte d’acqua, e due anni dopo fu eretta nel Travnik (Piazza Grande) una statua lignea dedicata a Ignazio de Loyola. Nel 1658 si adottò la pietra offerta da Francesco Moisesso e nel 1687 si passò al più resistente marmo bianco. Intanto nel settembre 1654 si procedette all’escavazione delle fondamenta per la grande chiesa barocca. La notte di Natale del 1655, a causa delle grandi piogge autunnali, una parte consistente dell’area settentrionale dell’edificio si era sfasciata. Nel 1659 l’imperatore Leopoldo I concesse ai gesuiti cinquecento fiorini annui, per sei anni, affinché si portasse a termine la fabbrica. Solo nel 1680 la parte muraria venne completata e nel 1685 si iniziò la costruzione del nuovo edificio scolastico prospicente alla piazza.

Le quattro statue dell’altare

Le grandi statue poste alla destra e alla sinistra dell’altare maggiore raffigurano i quattro grandi santi fondatori della Compagnia: Sant’Ignazio di Loyola, San Luigi Gonzaga, San Francesco Saverio e San Francesco Borgia. Ignazio [1491 – 1556], fondatore dei gesuiti, venne scelto come il primo preposito generale della Compagnia di Gesù, inviò i suoi compagni come missionari per tutto il mondo con il compito di evangelizzare, creare scuole, istituti, collegi e seminari. Nel 1548 vennero stampati per la prima volta i suoi esercizi spirituali a causa dei quali venne condotto davanti al tribunale della Santa Inquisizione per poi essere rilasciato. Scris38

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Le maggiori famiglie patrizie cittadine si occuparono delle decorazioni interne: i conti Cobenzl avevano fatto erigere l’altare di San Giuseppe e con oltre 1.000 fiorini del lascito della Torre fu completato quello di San Francesco Saverio. Il 31 luglio 1716 venne consacrato il nuovo e spettacolare altare maggiore, opera di Pasquale Lazzarini, sul quale celebrò la prima messa il vescovo di Pedena, monsignor Giorgio Francesco Saverio de Marotti. In origine l’altare maggiore era ligneo, anche per ridurre i costi di costruzione, quindi si decise di procedere alla sostituzione di quello originario e alla messa in opera di un altare degno della più grande chiesa cittadina. Nel 1721 venne realizzato l’affresco scenografico di Christoph Tausch, con la poderosa “Gloria di Sant’Ignazio”, e nel 1725 si completò la facciata della chiesa con le statue di San Giuseppe e San Giovanni Battista. Ci furono ancora molti interventi e la consacrazione della chiesa venne celebrata solamente nel 1767 per mano del principe arcivescovo di Gorizia Carlo Michele d’Attems e di altri tre vescovi: quelli di Concordia, Capodistria e Pedena. La diocesi di Pedena La diocesi di Pedena ha una fondazione antichissima, tradizionalmente si fa risalire al IV secolo. Venne unita alla diocesi di Trieste il 19 agosto 1788 con la bolla Super specula militantis Ecclesiae di papa Pio VI e contestualmente soppressa e incorporata nella neo eretta diocesi di Gradisca. Il 12 settembre 1791, quando fu ripristinata la diocesi di Trieste, la piccola diocesi di Pedena fu nuovamente unita alla diocesi tergestina. Alla data dell’erezione il capitolo era composto da quattro canonici e nella diocesi si celebrava in lingua illirica. Oggi la diocesi sopravvive come sede vescovile titolare con il nome di Pedena o Petina, nell’attuale Croazia. Giorgio Francesco Saverio de Marotti Giorgio de Marotti presiedette alla consacrazione dell’altare maggiore della Chiesa di Sant’Ignazio il 31 luglio 1716. Era stato eletto vescovo di Pedena da pochi mesi, il 25 aprile del 1716, e vi rimarrà fino alla morte avvenuta il 28 agosto 1740. Venne inviato a Gorizia anche per la sua venerazione verso il grande santo gesuita Francesco Saverio, del quale portava il secondo nome. L’anno successivo, il 6 giugno del 1717, ebbe l’onore di incoronare, su permesso della Santa Sede, la sacra effigie della Madonna del Monte Santo nella Piazza Grande di Gorizia, seconda incoronaziose le costituzioni gesuite nel 1554, morì a Roma nel 1556 e venne canonizzato il 12 marzo 1622. Luigi Gonzaga [1568 – 1591] gesuita, studiò lettere, scienza e filosofia, e da novizio studiò teologia e filosofia; morì giovanissimo dedicandosi agli ammalati e agli appestati. Venne beatificato nel 1605 e canonizzato nel 1726. Francesco Saverio [1506 – 1552] studiò teologia alla Sorbona dove conobbe Ignazio che lo individuò tra i suoi più stretti collaboratori all’interno della Compagnia. Partì su indicazione dello stesso Ignazio per le Indie nel 1541, raggiunse Taiwan e si spinse fino alle Filippine. Nel 1545 partì per la Malesia e giunse in Giappone nel 1549. Morì pochi anni dopo ten-

ne di tutto l’Impero dopo quella di Tersatto a Fiume. Il vescovo de Marotti accolse a Gorizia l’imperatore Carlo VI in visita nel 1728. Venne inumato nella cattedrale di San Vito di Fiume nel 1740 davanti all’altare di San Francesco Saverio. Pasquale Lazzarini Nacque a Venezia nel 1667 e morì a Gorizia nel 1731. Non ci sono notizie attendibili sul lavoro che lo sculture di origine veneziana abbia svolto nella città lagunare. Sposò nel 1698 Annamaria Pacassi, sorella di Giovanni (attivissimo scultore del Goriziano), zia del ben più noto Nicolò e figlia di Leonardo, titolare di un’avviata bottega insieme al figlio. Lazzarini, dopo il matrimonio, fece la sua comparsa nella scena cittadina goriziana collaborando attivamente alla bottega del suocero, come si nota anche nell’altare di Sant’Ignazio per le affinità stilistiche e scenografiche. Nel 1705 firmò l’altare maggiore della chiesa del Santissimo Crocifisso di Cormóns, nel 1711 completò la chiesa di San Vito di Fiume, con la realizzazione dello splendido altare maggiore che il cognato Giovanni Pacassi non riuscì a ultimare. Sempre a Fiume si occupò degli altari delle Chiese di S. Ignazio e dei Ss. Ladislao e Stanislao, entrambi commissionati dai gesuiti. Il rapporto speciale con i padri della Compagnia di Gesù, che ne avevano conosciuto l’abilità e velocità, e la conoscenza diretta del vescovo de Marotti, furono il motivo della prestigiosa committenza goriziana che lo vide protagonista nella cura dell’altare maggiore barocco di Sant’Ignazio, lavoro che portò a termine in poco più di un anno. L’anno successivo, 1717, Lazzarini decorò ancora con due enormi candelieri di marmo il già ricco e nobile altare maggiore che spiccava per grandezza, leggerezza e prospettiva architettonica anche perché alle sue spalle non si trovava ancora il grande affresco del Tausch. Nel 1717 ebbe una collaborazione con lo scultore gradiscano Paolino Zuliani e nel 1730 presentò un progetto per un altare del duomo di Graz che non venne preso in considerazione. Morì l’anno successivo a Gorizia. Il particolare intarsio a foglie vegetali è la maggior chiave di lettura delle sue opere scultoree che possono essergli attribuite proprio grazie a questa suo peculiarità artistica.

Vanni Feresin tando di raggiungere la Cina. Venne beatificato nel 1619 e canonizzato il 12 marzo 1622 insieme al fondatore. Francesco Borgia [1510 – 1572] discendente della famiglia Borgia (suo bisnonno fu papa Alessandro VI) studiò teologia e ottenne il dottorato. Una volta vedovo emise i voti solenni. Nel 1550 venne consacrato sacerdote a Roma e divenne uno dei principali collaboratori di Ignazio. Rifiutò la nomina a cardinale per due volte e il 2 luglio 1565 venne eletto preposito generale della Compagnia. Diede un grande impulso all’attività missionaria dell’ordine. Fu beatificato nel 1624 e canonizzato il 20 giugno 1670. |

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LUIGI CLEMENTE Servizio e immagini di Alberto V. Spanghero

Il cameraro

coraggioso

Al loro arrivo nel territorio monfalconese durante la Grande Guerra i soldati italiani distrussero molti documenti custoditi in uffici e archivi comunali ed ecclesiastici. Conscio del pericolo, un uomo di Turriaco giocò d’anticipo per salvare la storia della propria comunità.

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Alla fine di maggio del 1915, nel territorio di Monfalcone il panico dilagava incontrollato tra la popolazione. Voci sempre più allarmistiche non facevano altro che gettare benzina sul fuoco. Decine di migliaia di soldati dell’Esercito italiano, accampati tra i paesi di Isola Morosini, Fiumicello, Villa Vicentina, Ruda e Villesse erano pronti a oltrepassare l’Isonzo per invadere il territorio di Monfalcone. Il cameraro della chiesa di Turriaco, Luigi Clemente, intuito il pericolo, portò al sicuro, forse già alla metà di quello stesso mese, l’anagrafe, l’archivio parrocchiale, tutti i paramenti sacri,

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gli ex voto, l’oro della Madonna e alcune secolari reliquie della chiesa. Fece la stessa cosa per le chiese di San Canzian e San Pier d’Isonzo. Luigi conosceva bene queste due parrocchie, in quanto era l’organista di entrambe. Mentre tutto quello che c’era nel municipio di Turriaco, compreso l’archivio comunale, fu lasciato incustodito in balia dei soldati italiani che lo distrussero completamente. Un altro curioso aneddoto va ricordato per le modalità adottate. Infatti, nella chiesa di San Pier d’Isonzo tutti i registri con i dati anagrafici dal 1597 in poi furono messi al sicuro nella cripta pavimentale dell’edificio e recuperati alla fine della guerra. In proposito citiamo lo storico ronchese Alfio Perco che, in uno dei suoi scritti, ricorda come negli anni Sessanta un ex ufficiale italiano in visita a Ronchi rivelò all’arciprete monsignor Virgulin che nel freddo inverno del 1915-16 alcuni soldati in servizio presso la canonica, senza che i superiori si accorgessero, bruciarono nella stufa i grossi registri e documenti conservati da secoli. Risulta che nell’ufficio parrocchiale erano custoditi 17 regi-


Sopra, Sagrado, rovine della chiesa davanti al canale; a fianco, la chiesa di San Canzian all’inizio ‘900. Pagina accanto: sopra, Luigi Clemente e la moglie Teresa Miniussi; in basso, Turriaco nei primissimi anni Venti: la chiesa con le oche al pascolo.

stri dei battesimi risalenti al 1591, otto registri dei morti e otto dei matrimoni a partire dal 1619. A Monfalcone gli uffici della pieve, rimasti incustoditi, furono lasciati alla mercé degli occupanti che distrussero gli Atti di matrimonio, gli Stati Animarum e i registri dell’anagrafe risalenti alla fine del XVI secolo, tranne uno della seconda metà del Settecento. A Ronchi, andarono perduti tutti gli Atti e Corrispondenza e probabilmente anche le Reliquie, i documenti relativi alle Confraternite e quelli delle Fondazioni. Con loro, fecero la stessa ingloriosa fine i dati delle filiali di San Polo, Staranzano e Dobbia. A San Canzian andarono perduti tutti gli Atti e Corrispondenza depositati nell’archivio parrocchiale. Sembra che buona parte dell’archivio, comprendente i documenti relativi alle filiali di Pieris e Begliano, fosse stata traslata in tempo, forse già nella metà di maggio, in una casa padronale di Isola Morosini. A Fogliano l’archivio parrocchiale si è fortunatamente salvato, compresi i libri dei battezzati, risalenti al 1718. L’archivio dell’antichissima pieve di San Pier d’Isonzo, che comprendeva anche Redipuglia, Polazzo, Cassegliano e San Zanut, grazie all’azione di Luigi Clemente di Turriaco, si è interamente salvato.

Tutte queste trascuranze possono essere imputate ad alcuni sacerdoti che, al momento dell’ordine di evacuazione dato dalla autorità militare austriaca nel maggio del 1915, presi dal panico, non ebbero lo scrupolo e forse neanche il tempo di porre i registri in luogo sicuro, causando con la loro inadempienza un danno irreparabile alla millenaria storia delle pievi di Ronchi e Monfalcone. Per questo motivo ciò che fece il cameraro Luigi Clemente appare chiaro in tutta la sua importanza: ecco perchè, anche a distanza di un secolo, bisognerebbe rendergli onore e riconoscenza per la sua azione di straordinario coraggio, che ha permesso di salvare le testimonianze della nostra antichissima storia. “Quando inizia una guerra la prima vittima è la verità. Quando finisce, le bugie degli altri vengono smascherate, mentre le bugie dei vincitori diventano storia”, scrisse il giornalista e saggista italiano Arrigo Petacco. Storicamente in una guerra, sono sempre i vincitori a stabilire chi è da considerarsi un eroe e chi no, chi è da considerarsi un traditore e chi no. Sono loro infatti a elaborare le leggi che regolamentano la questione.

Alberto Vittorio Spanghero

Ricercatore e storico di Turriaco



ALLA SCOPERTA DI...

IL TIMAVO E LA PIANA DEL LISERT Servizio e immagini di R. Duca e R. Cosma

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Alle fonti

della leggenda

Per secoli fu naturale barriera etnico-politica, ma anche punto strategico di controllo del territorio per Romani e Veneziani. Tutti stregati da un insieme ambientale singolare, la cui origine scomoda perfino i miti dell’antica Grecia.

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Se c’è un fiume che, con il mistero delle sue acque e l’incertezza del suo corso sotterraneo, ha avuto il potere sin da tempi remoti di suscitare interesse e curiosità, questo è il Timavo, al quale monsignor Enrico Marcon di Monfalcone rivolse nel 1937 un particolare saluto in versi: “… Salve, erompente dal mister dell’antro, al sol nel trionfo de l’april fiorito sacro Timavo, o fiero ancora di tanta gloria latina…”. Alle sue fonti, secondo la leggenda, si insediò la prima colonia di abitatori del territorio e sostarono gli Argonauti, l’esule troiano Antenore (fondatore di Padova) e l’eroe greco Diomede. E ancora alle sue fonti, secondo la credenza medioevale, quattro Angeli del Signore suoneranno la tromba del risveglio dei defunti nel giorno del giudizio universale, da cui l’appellativo di Monte della Tromba al colle soprastante e di San Giovanni in Tuba al sito della Chiesa ivi esistente (ad fonte S. Iohannis, anno 825; S.ti Iohannis de Timavo, a. 1090; S. Iohannes de Tuba, a. 1139; Templum Sancti Joannis in Tubis, 1760), sede benedettina nel 1112 per volontà del Patriarca aquileiese Ulrico I. Il Timavo costituì per secoli una naturale barriera etnicopolitica e il suo porto, ancora prima della latinità e dei protoveneti, un passo obbligato per il commercio dello stagno, del bronzo e dell’ambra, che si snodava lungo la grande strada carovaniera verso il Baltico e il mar Nero. Da quel luogo il console Aulo Manlio Vulsone iniziò nel 178 a.C. la campagna contro gli Istri e in quell’ambito nel 401 d.C. re Alarico I, alla guida dei Visigoti, si scontrò con il generale romano Stilicone (magister militum dell’imperatore Teodosio). Nelle sue adiacenze, si erge imponente il monte Ermada, olocausto e ultima dimora per tanti soldati italiani e austro-ungarici nel corso della Prima guerra mondiale. Il fiume nasce a quota 750 metri alle falde del monte Dletvo, nei pressi del monte Nevoso (1.796 metri s.l.m., chiamato Albio dagli antichi), e scorre in superficie per quasi 55 Km con il nome di Reca, prima di inabissarsi nella zona carsica di San Canziano dove, nella maestosità delle grotte omonime a 317 metri sotto il piano di campagna, ha inizio il mistero del suo corso sotterraneo non ancora completamente svelato: epiche sono state le esplorazioni di Federico Lindner nel 1842, di Eugenio Boegan nei primi anni ‘900 e di altri corag-

giosi speleologi. Il corso d’acqua ricompare improvvisamente con più bocche sorgentifere al limitare del Golfo di Panzano, costrettovi da potenti strati di materiali costieri marnoso-arenacei. Queste sono distribuite su un fronte di alcuni chilometri, ma solo quelle di San Giovanni in Tuba, unite agli apporti dell’unico affluente, il Locavaz, contribuiscono a formare l’asta terminale del fiume che dopo 1.250 metri, con un’ansa ad angolo retto, raggiunge il mare nei pressi del Villaggio del Pescatore. Il Timavo porta con sé, oltre al mistero del corso sotterraneo, anche l’incertezza del nome. Sembra, infatti, che solo dal I secolo d.C. il fiume sia stato indicato col termine Timavo per l’abitudine greca di sostituire la toponomastica locale con quella propria: per i Greci esso fu Eridano, quindi Istro, infine Timavo. Secondo Jacopo Filiasi (1814), Timavo sarebbe parola di derivazione etrusco-euganea con significato di distesa d’acqua. Per molti speleologi e studiosi il Timavo è anche il fiume senza stelle e per gli abitanti dell’area delle grotte è pure il fiume delle cavità soffianti. Fu chiamato anche Euganeo da Sidonio Apollinare (430-479 d.C.) e da M. V. Marziale (40-104 d.C.) e Antenoreo da M. A. Lucano (39-65 d.C.). Alquanto controversa è pure la determinazione del numero delle bocche. Virgilio Marone (70-19 a.C.) nel suggestivo passo dell’Eneide fece riferimento a nove “… Antenor potuit, mediis elapsus Achivis Illyricos penetrare sinus atque intima tutus Regna Liburnorum et fontem superare Timavi; Unde per ora novem vasto cum murmure montis It mare proeruptum et pelago premit arva sonanti…”, un tanto confermato da C. Claudiano (370-408) e Pomponio Mela (I° sec. d.C.); Strabone (6324 a.C.), invece, ne contò sette “…habet enim portum, et elegantem lucum, et fontes septem, potabilis aquae…”, mentre Plinio il Vecchio prese in considerazione tutte le scaturigini e i corsi d’acqua situati a nord est di AquileSopra, le fonti del Timavo a San Giovanni di Duino (1950) A fianco, la plaga del Lisert, il Belforte ed il Timavo (1804) |

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ia, defluenti nel grande lago del Timavo. Anche l’abate di Ronchi Giuseppe Berini ne indicò nove (1826): le prime tre ubicate a San Giovanni in Tuba e le altre sei, più a occidente, ai piedi delle colline carsiche monfalconesi. In realtà, pare che le fonti fossero effettivamente sette, per una serie di elementi legati da un comune filo di tradizione delle genti, qui giunte dal lontano Oriente: sette, infatti, era il numero caro ad Apollo e, quindi, sacro presso i popoli della piana dell’Eufrate dalla quale i nuovi venuti provenivano; inoltre, sette erano le corde della lira di Apollo, sette i giorni della settimana, sette le porte della città di Tebe fondata dai Fenici, sette gli anni fertili dell’Egitto, sette i canali del Po (i septem maria di Plinio il Vecchio), sette le foci del Nilo e sette le giornate di digiuno degli antichi Semiti. Il discorso sul Timavo va esteso al Lacus Timavi, luogo altrettanto celebrato e ripetutamente menzionato da storici e geografi. L’ambito corrispondeva all’attuale bacino del Lisert, che si apre sulla destra della statale per Trieste, appena fuori dell’abitato di Monfalcone, tra il corso del Locavaz-Timavo, la zona dei Cantieri Navali e il mare. La parola Lisert deriva dal latino desertum, termine con il quale i Romani usavano indicare le aree prossime ai confini (i Limes) tenute completamente sgombre, una fascia di sicurezza, una specie di terra di nessuno: nel medioevo il termine fu volgarizzato in Lisertum, successivamente in Desert e quindi in Lisert. I limes rappresentarono inizialmente una poderosa linea d’attacco, la via fortificata che dai campi romani si addentrava in territorio nemico; quando la spinta in avanti gradatamente si esaurì, essi divennero una solida linea di difesa. Con l’imperatore M. U. Traiano (53-117 d.C.) e, soprattutto, con P. E. Adriano (76-138 d.C.), il limes fortificato assunse nell’organizzazione difensiva dell’Impero

un’importanza di prim’ordine. Elementi caratteristici delle linee fortificate erano: i castella (fortilizi), gli aggeres (terrapieni), le fossae (i fossati), i valla (palizzate in legno), i moenia (muri in pietra). Reperti ancora ben visibili di tali apprestamenti si rinvengono lungo l’itinerario della Via Postumia a Piro (ad Pirum Summas Alpes), a Kalce (in Alpe Julia), a Dolenij Logatec (Longaticum) e a Vrhika (Nauportum), tutti in Slovenia. Il Lacus Timavi era un ampio bacino lagunare alle fonti del Timavo, protetto dalle insidie del mare da due isolotti di natura calcarea detti Insulae Clarae (clarae da claris, aggettivo attribuito dalle genti delle coste dell’Asia Minore al divo Apollo, Apollo clario appunto, perché portatore di luce e di civiltà), chiamate in epoca contemporanea isole della Punta o Amarina e Sant’Antonio: un antichissimo porto naturale che i Romani seppero attrezzare con proverbiale maestria e particolare imponenza per le navigia oneraria e arricchire con il complesso dei Bagni termali e dei connessi servizi ricreativi (“… contra Timavum amnem insula parva in mari est cum fontibus calidis, qui pariter cum aestu maris crescunt minunturque…”, Plinio il Vecchio), tutto articolato nella mansio, detta appunto Mansio Fonte Timavi, delineata con grande rilievo nella ‘Tabula Peutingeriana’ e le cui preziose vestigia sono ancor oggi ben visibili, particolarmente a nord della stazione di sollevamento dell’acquedotto triestino ‘G. Randaccio’. Sempre Plinio, nella ‘Naturalis Historia’, ci ricorda che alle nostre terme soggiornò pure l’imperatrice Iulia Augusta godendo dei benefici effetti, a 86 anni suonati, del famoso vino chiamato ‘Pucinum’: “… Julia Augusta LXXXVI annos vitae Pucino vino rettulit acceptos, non alio usa; gignitur in sinu Hadriatici maris non procul a Timavo fonte saxoso colle, maritimo adflatu paucas coquente amphoras; nec aliud aptius medicamentis indicabatur. Hoc esse crediderim, quod Graeci celebrantes iuris laudibus Pictanum appelaverunt ex Adriatico…”.


La sede termale è stata recentemente riportata all’antico splendore e le sue acque calde, sgorganti copiose dal sottosuolo, vengono messe a disposizione di quanti intendono beneficiare delle loro qualità curative. L’approdo al Timavo (San Giovanni in Tuba) venne utilizzato per moltissimi secoli, ma con l’acquisizione nel 1420 del Monfalconese da parte della Serenissima (dedizione di Monfalcone alla Dominante, accettazione ducale 14.4.1420, Doge Tomaso Mocenigo), fu riservato ai soli traffici degli imperiali, mentre per i Veneziani venne attivato un porto sul Fiume dei Bagni, in località Sant’Antonio. Esso decadde tra il XVIII e il XIX sec., in seguito alla più comoda collocazione delle attività alla foce della Roggia Rosega, su cui poi sorse l’attuale insediamento portuale. La plaga del Lisert, ora sito degli insediamenti della zona industriale monfalconese, si è formata con il graduale impaludamento del Lacus Timavi, conseguentemente alla sedimentazione delle torbide del Timavo e di quelle dei corsi d’acqua minori esistenti nell’area (Locavaz, Tavoloni, Fiume dei Bagni, Molinat), con il deposito dei materiali di dilavamento delle colline carsiche soprastanti (M. Rebaz, Colle della Moschenizza, ecc.) e con lo spaglio delle ghiaie isontine da ovest e nord-ovest, avvenuti presumibilmente tra il IV e il X sec. Il sottosuolo del Lisert risulta, pertanto, analogo a quello delle paludi contermini, cioè prevalentemente torboso e fangoso. Un manto superficiale di spessore variabile di torbe copre la cosiddetta belletta argillosa (fango argilloso) e il passaggio da questa agli strati ghiaiosi isontini avviene per gradi, procedendo da oriente verso occidente. La palude del Lisert beneficiò più volte, nel corso degli ultimi tre secoli, dell’intervento dell’uomo, ma fu soprattutto nella prima metà del ‘900 che l’azione bonificatrice venne condotta in modo razionale. La scarsa quota del piano di campagna e la fortissima permeabilità del suolo, infrigidito dalle acque di spandimento del Carso e delle ghiaie isontine, non consentirono però una bonifica efficace del bacino: essa avrebbe richiesto cospicui investimenti non remunerati da un congruo beneficio in termini di redditività dei terreni redenti. L’attenzione fu pertanto rivolta al risanamento igienicosanitario della palude, che venne conseguito con la sistemazione dei corsi d’acqua dianzi citati e con la lotta antianofelica. Gli altri interventi di cui s’è fatto cenno vennero realizzati dalla Repubblica di Venezia (1748) e dall’Amministrazione austriaca (1816). In particolare quest’ultima, riconoscendo le assegnazioni di terre demaniali fatte dalla Serenissima, impose ai beneficiari l’onere del prosciugamento e della coltivazione a prato e, in sostituzione della decima, il pagamento di una steura fondiaria (steuer = imposta) commisurata alla superficie posseduta. Un terzo elemento, di grande valenza storica, ha caratterizzato l’area delle fonti del Timavo: il castello detto Belforte

La Chiesa di San Giovanni (ph. wikipedia). Sotto, la plaga del Lisert vista da nord e, in fondo, l’abitato di San Giovanni di Duino (1930).

e anche Belguardo, la piccola roccaforte che i Veneziani costruirono alla fine del XIII sec., quale testa di ponte e presidio per la conquista del territorio, affondando alcuni sgangherati galeoni ricolmi di pietre e terra allo sbocco del fiume in mare, forse sulle fondamenta di un preesistito tempio dedicato dagli Eneti a Diomede: “… super nave praedicta maximis sumptibus et ingeniis aedificant castrum fortissimum, quod vocare Belforte et terram firmam, castrum illud fortissimo ponte coniungunt…” (L. de Monacis, 1758); “… a vista della Villa (S. Giovanni di Carso) si veggono in mare i vestigi d’una Molle, ove era una specola, chiamata Belforte edificata dai Signori Viniziani nel MCCLXXXIII…” (D. Vincenti, 1760); “… a uno scoglio, sopra dil quale par le vestigie di uno castello che vi foe, over torion tondo e tuto mazizo, chiamato Belguardo…” (Marin Sanudo, 1493). Il Belforte è delineato con singolare evidenza, come isolotto, soprattutto nella cartografia locale tra il XVI ed il XVIII sec. con indicazione dei termini Castrum bel fortis, C. bel forte, Belforte, Belforte Is. olim Diomedis templum. Caduto il Patriarcato di Aquileia (1420), occupato definitivamente il Territorio monfalconese e attivato l’approdo-porto sul Fiume dei Bagni, la Serenissima abbandonò alle maree e al lento degrado il manufatto-isola, che però rimase per molti decenni testimonianza visibile di un modello di operazione anfibia ante litteram, di cui la Dominante, con i Fanti da mar, fu magistrale interprete.

Renato Duca e Renato Cosma Renato Duca è stato direttore del Consorzio di bonifica Bassa Friulana; Renato Cosma è stato condirettore del Consorzio di bonifica Pianura Isontina

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EVENTO SPECIALE BARCOLANA 48 Servizio a cura della redazione Immagini di Archivio Barcolana e iMagazine

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“Come

together”

“Venite insieme”: questo l’invito che gli organizzatori del grande evento del mare lanciano a tutti. Perché dal 30 settembre al 9 ottobre a Trieste la parola chiave sarà – più di sempre – ospitalità.

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Due settimane di grande vela, spettacoli, intrattenimento, cultura, arte e divertimento. L’edizione 48 della Barcolana si annuncia già come l’evento dell’anno in Friuli Venezia Giulia.

IL CONCEPT – L’evento prevede un primo weekend (30 settembre – 2 ottobre) dedicato ai ragazzi della Barcolana Young, alla vela acrobatica con Barcolana FUN e agli sport che non utilizzano vele ma che condividono con la Barcolana la passione per il mare (Barcolana Nuota, Pesca e Rema) in grado di coinvolgere tutta la città; una settimana (dal 3 al 6 ottobre) in cui tutti – attraverso arte, cultura, scuole, negozi, teatri e istituzioni – parleranno di vela; e un secondo lungo fine settimana (7-9 ottobre) dedicato alla 48^ edizione della regata Barcolana-Coppa d’Autunno, alla cul-

tura del mare, alla grande musica e al Villaggio Barcolana. UN CALENDARIO E TRE LUOGHI PER VIVERE L’EVENTO – Mare, Villaggio, Terra: l’edizione 48 della Barcolana propone una nuova chiave di lettura, dedicata a tutti: “Abbiamo lavorato – spiega il presidente della Società Velica di Barcola e Grignano, Mitja Gialuz – per migliorare la fruizione della manifestazione e per dare valore a tutto il pubblico: chi viene per regatare, chi per vivere l’atmosfera e la festa a terra, chi ama le imbarcazioni e vuole lasciarsi ispirare dalla storia e dalla cultura di mare, per tutti i triestini che con noi della SVBG ospitano l’evento e meritano di essere protagonisti. Il nostro obiettivo è quello di far crescere la manifestazione creando un calendario condiviso, adatto a un pubblico vario e sempre più ampio: la parola chiave è ospitalità, un forte e gioioso invito: “Come Together”, che condividiamo con l’amministrazione comunale e l’Autorità Portuale, che quest’anno figurano nel ruolo di co-organizzatori della manifestazione”. A TERRA – Nasce “Barcolana in città”, evoluzione dell’evento Fuoriregata, che unisce in un contenitore condiviso tutti gli eventi a terra organizzati sia dalla SVBG sia dai partner che si sono già associati o si assoceranno nelle prossime settimane: dalle numerose mostre in programma a Trieste in tema marinaro, nautico e marittimo alla mostra fotografica organizzata dalla Società Velica di Barcola e Grignano che ha chiesto a 40 fotografi di immortalare in una foto il Vento; dall’ex tempore Bar-


colina organizzata in collaborazione con il Liceo Artistico Nordio agli eventi culturali, tra i quali Barcolana di Carta, la seconda edizione della Notte Blu dei Teatri, fino ai grandi concerti a ingresso gratuito e alla mostra fotografica di Alinari, dedicata ai J Class fotografati da Franco Pace. VILLAGGIO – Con una disposizione ancora migliorata, un cuore di fronte alla Stazione Marittima – dove la Barcolana implementerà l’infopoint, farà nascere un “punto merchandising” per prodotti con il nuovo marchio Barcolana, un’area incontri culturali – un punto focale di fronte a Piazza dell’Unità, il Villaggio Barcolana vivrà quattro intensi giorni di appuntamenti. “Anche in questo caso, come per Barcolana in Città – ha spiegato il presidente Gialuz – il nostro compito è quello di organizzare eventi, ma anche mettere in rete le migliori idee e risorse di chi alla Barcolana vuole aggiungere il proprio contenuto di qualità. Il Villaggio vivrà dei nostri eventi ma accoglierà anche le iniziative degli sponsor e degli espositori, che ogni anno investono per essere protagonisti in Barcolana”. IN MARE – Tra le novità di questa edizione il ritorno della Fincantieri Cup, regata a invito organizzata da Fincantieri con l’obiettivo di sensibilizzare i giovani perché intraprendano studi scientifici, nel settore navale in particolare, considerata la mancanza di giovani talenti sul mercato a fronte del boom della domanda mondiale, specialmente nel comparto crocieristico. La Fincantieri Cup sarà una regata monotipo arbitrata in mare, e vedrà protagonisti sei equipaggi composti da studenti delle facoltà di ingegneria italiane e straniere, dipendenti dell’azienda e allievi delle Scuole nazionali di mare. Il calendario degli eventi in mare conferma i pilastri storici della Barcolana: la Young dedicata agli Optimist, la Classic con in palio il prestigioso Trofeo SIAD, la Jotun Cup in notturna, dedicata agli Ufo 28 con percorso ancora più avvincente grazie a una nuova boa, la Barcolana TriESTE dedicata ai monotipi ESTE24, mentre FUN avrà come obiettivo quello di presentare al pubbli-

co triestino, oltre ai kitesurf e ai SUP, i piccoli e acrobatici Moth. Entra a regime anche Barcolana Chef, la regata-gara di cucina dedicata agli chef stellati. BARCOLANA DI CARTA e #STORIEDIMARE – Barcolana ha annunciato una partnership con il Gruppo Feltrinelli. Editore e Librerie Feltrinelli saranno al fianco di Barcolana in una serie di iniziative dedicate al mare interpretato come contesto letterario. Rinasce così “Barcolana di Carta”, calendario di incontri con gli autori in programma il 7 e 8 ottobre nell’ambito del Villaggio Barcolana, dove sarà allestito un bookshop Feltrinelli. La casa editrice, con i propri autori, parteciperà anche alla regata a bordo di un’imbarcazione dedicata gli scrittori. Nei giorni della manifestazione Barcolana e Feltrinelli lanceranno #storiedimare, un concorso letterario dedicato agli studenti del terzo e quarto anno delle superiori, che si concluderà in tempo per l’edizione 2017 della regata e che ha quale obiettivo l’impegno a far emergere le storie di mare delle famiglie dell’Alto Adriatico. LA COLLEZIONE SLAM – Come da tradizione confermata la Collezione Barcolana della SLAM, partner della regata per le prossime tre edizioni. L’azienda genovese ha effettuato una profonda riorganizzazione e si presenta in Barcolana con una collezione innovativa, riporta in auge il piquet di cotone e sceglie il nero “heavy washed” come colore della polo ufficiale della regata, accompagnata da una collezione ricca di nuovi capi Barcolana e nuove grafiche. Marchiata SLAM anche la borsa che verrà consegnata al momento dell’iscrizione.

In questa pagina, a fianco, un momento della scorsa edizione della Coppa d’Autunno; in alto, da sinistra il direttore di iMagazine Andrea Zuttion con il general manager di Barcolana Claudio Demartis . Pagina accanto, in apertura: suggestiva immagine al tramonto del Villaggio Barcolana, allestito lungo le Rive; in basso, Mitja Gialuz, presidente della Società Velica di Barcola e Grignano. |

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2006-2016, 10 ANNI DI IMAGAZINE

La comunicazione

“smart”

La nuova versione del portale iMagazine.it è solo l’ultima tappa in ordine cronologico di un percorso quotidiano che lega in modo indissolubile l’informazione con l’evoluzione delle tecnologie digitali.

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Frasi semplici e in italiano corretto. Perché lo scopo principale di qualunque operatore dell’informazione è quello di farsi comprendere da tutti. Ben consapevoli di questo concetto che guida il lavoro quotidiano dell’intero gruppo di iMagazine, chiediamo in anticipo scusa ai lettori se in questa quinta puntata dedicata al decennale della nostra testata utilizzeremo termini tecnici e citazioni anglofone. I riflettori, infatti, si accendono sul mondo del web, strumento che in questi anni ha letteralmente rivoluzionato il modo di comunicare sul nostro pianeta, annullando distanze e fusi orari. Un cambiamento epocale che ha scardinato le fondamenta della galassia dell’informazione, obbligando tutti i gruppi editoriali a seguire l’evoluzione dei tempi, pena l’estinzione senza se e senza ma. Un’evoluzione tuttora in divenire, lungi dall’essere completamente definita e compresa (nemmeno i colossi dell’informazione sono riusciti a individuare la corretta forma di business in grado di equilibrare la ricerca di accesso gratuito alle notizie da parte dei lettori con l’esigenza degli editori di monetizzare le proprietà intel48

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lettuali da loro fornite) che si lega in modo indissolubile con il progresso tecnologico. Perché nell’iperdigitalizzato ventunesimo secolo, più ancora del contenuto può il contenitore. Inteso in questo caso quale strumento della comunicazione. Una notizia, per quanto importante e ben espressa, diventa inutile se non divulgabile attraverso tutte le piattaforme di comunicazione. «La nuova versione del portale iMagazine.it – spiega il tecnico web Daniel Blasina (nella foto) – vuole soddisfare proprio queste necessità, garantendo un accesso multi-devices al vasto patrimonio informativo di iMagazine: dalle news agli eventi, favorendo un efficace rapporto di geolocalizzazione tra quanto avviene sul territorio e l’opportunità di accedere ai benefit garantiti dai nostri Partner, in particolare gli iMoneyPartner». In altre parole attraverso un click gli utenti possono scegliere un evento cui partecipare, scoprendo in


tempo reale quali iMoneyPartner si trovano nelle vicinanze, con l’opportunità di richiedere gratuitamente un buono valore da poter utilizzare presso il partner stesso. Per capirci con un esempio, se un utente desidera ascoltare un concerto a Trieste (o in qualunque altra località della regione), il sito iMagazine.it non solo fornisce tutte le indicazioni logistiche dell’evento (indirizzo esatto, mappa, orari, costi, immagini, recensione sull’artista che si esibisce) ma segnala anche gli iMoneyPartner presenti in prossimità, così se prima o dopo il concerto l’utente vorrà fermarsi a mangiare qualcosa, potrà richiedere gratuitamente il buono valore da sfruttare, con la garanzia sia di entrare in un’attività il cui servizio è monitorato da iMagazine sia di beneficiare di prezzi vantaggiosi. «Il responsive design del nuovo sito – sottolinea il grafico Andrea Tessari (nella foto) – consente la perfetta adattabilità del portale a qualsiasi strumento comunicativo, dai tablet agli smartphone. Dettaglio indispensabile per poter consentire ai lettori multimediali di iMagazine di condividere news ed eventi con chiunque. Da Facebook a Twitter, da Google+ a Pinterest passando per WhatsApp o le semplici e-mail, il nuovo iMagazine.it punta in maniera preponderante all’interazione con i social network». Ecco allora che cliccando un semplice tasto ogni utente potrà condividere un determinato contenuto con amici e conoscenti. Ma non solo, anche con la redazione di iMagazine: in questo modo il portale – come sta avvenendo da tempo – diventerà sempre più strumento privilegiato a disposizione della popolazione del territorio per mettere in rete, e quindi a conoscenza di tutti, fatti e appuntamenti delle rispettive comunità. Perché la grande sfida del network di iMagazine è proprio questa: divenire propulsore privilegiato delle diverse realtà del territorio, dalla popolazione alle attività commerciali, dalle istituzioni allo sterminato mondo associativo affinché possano quotidianamente comunicare e interagire tra loro, consci di far parte di una community che condivide determinati valori. A cui, in 10 anni di attività, iMagazine ha ampiamente dimostrato di non essere disposto a rinunciare.

A cura della redazione (puntata 5/6)

Segnala i tuoi eventi iMagazine.it è unanimemente riconosciuto come uno dei principali contenitori di eventi del Friuli Venezia Giulia. Per consentire a chiunque di segnalare un appuntamento o una manifestazione in modo gratuito al fine di portarli a conoscenza della vasta platea dei lettori di iMagazine, il portale mette a disposizione un’apposita area in cui, attraverso un semplice procedimento guidato, è possibile inserire tutte le specifiche dell’evento che si desidera segnalare, con tanto di foto e info utili da portare a conoscenza del pubblico.

Archivio riviste Vi siete persi uno dei numeri della rivista iMagazine pubblicati in questi 10 anni? Niente panico: sul portale iMagazine.it avete la possibilità di rileggerli integralmente dall’edizione 0 fino a quella di più recente pubblicazione. Attraverso link immediati e un dettagliato indice analitico, è inoltre possibile individuare rapidamente ogni singolo articolo pubblicato sull’edizione cartacea. Onlus Da anni iMagazine dedica gratuitamente uno spazio privilegiato di ogni numero della rivista a una onlus che opera a sostegno delle persone meno fortunate. Il sito iMagazine.it vuole essere anche in questo senso una vetrina speciale per queste realtà attive spesso nell’ombra ma che hanno costante bisogno di essere sostenute. Da qui la decisione di riservare un’apposita sezione “iMagazine sostiene” alle decine e decine di onlus che iMagazine ha voluto sostenere in questi 10 anni, facendo così scoprire ai lettori in cosa consiste esattamente la loro meritoria attività. |

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www.bergamopost.it

U N I O N I C I V I L I E CO N V I V E N Z E

Svolta

o compromesso?

Rubrica a cura di Massimiliano Sinacori

D I R I T T O

In Italia il numero delle convivenze supera quota 880 mila: ecco cosa cambia per loro dopo l’approvazione della Legge 30 maggio 2016 n. 76.

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Il Parlamento italiano, dopo un iter legislativo che ha visto aspramente confrontarsi le diverse forze politiche, ha approvato la Legge 20 maggio 2016 n. 76 recante “Regolamentazione delle unioni civili tra persone dello stesso sesso e disciplina delle convivenze”. Di regolamentazione delle unioni omosessuali e delle convivenze di fatto se ne parla dagli anni ’80, tuttavia l’impulso fondamentale a regolamentare queste possibilità è stato fornito solo nel 2010 dalla Corte Costituzionale, la quale ha espressamente intimato il legislatore italiano di intervenire e disciplinare la materia. A livello politico e giuridico è corretto ritenere che la nuova forma di unioni sia più un compromesso che una svolta radicale, specie per coloro che insistevano per una totale equiparazione all’istituzione matrimoniale. Infatti, si è deciso di intervenire solo marginalmente al codice civile creando una legge ad hoc per normalizzare le unioni omosessuali includendo nel grande calderone anche le convivenze di fatto, che poco hanno a che fare con la disciplina delle unioni tra persone dello stesso sesso. La critica più stringente, inoltre, |

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è quella concernente l’esclusione della possibilità di adozione per i soggetti così uniti. Da un punto di vista di mero diritto, le unioni civili devono essere considerate come nuovi istituti, ovviamente di ispirazione matrimoniale, con una natura giuridica propria. Quanto alle convivenze, si rileva un numero più contenuto di novità anche se certamente di notevole interesse pratico. Il numero delle persone conviventi in Italia è in continua crescita (circa 881 mila secondo i dati Istat) e, dunque, è stata comunque accolta con particolare favore anche la nuova possibilità di regolare gli aspetti patrimoniali della convivenza grazie alla stipula di un “contratto di convenzione”. La procedura di costituzione, regime patrimoniale e diritti successori La Legge consta di un unico articolo in 69 commi. Le modalità di costituzione sono disciplinate dal secondo comma della legge. I requisiti fondamentali sono che le persone richiedenti siano maggiorenni e dello stesso sesso. A riguardo, non si ritiene applicabile quanto disposto dall’art. 84 co.2 c.c. concernente la possibilità, a seguito di con-


trollo del Tribunale, di autorizzare anche un soggetto ancora minorenne, ma che abbia compiuto i 16 anni, di contrarre matrimonio (in questo caso unione civile). La seconda parte del comma prevede che l’unione civile si costituisca grazie a una dichiarazione di volontà delle parti, resa di fronte all’ufficiale di stato civile e in presenza di due testimoni. Non è prevista una formula particolare, dovendosi pertanto ritenere applicabili le disposizioni del matrimonio civile. L’ufficiale di stato civile, oltre a ricevere la dichiarazione da parte dei soggetti richiedenti l’unione, deve altresì compilare l’atto di unione civile e registrarlo nell’archivio dello stato civile. Un grave problema sorge a riguardo: non sono ancora stati istituiti da parte del Governo registri appositi per le trascrizioni e le annotazioni delle unioni. Al momento la lacuna viene superata facendo una speciale annotazione negli atti di nascita dei contraenti, valida come pubblicità notizia. In assenza di specifiche dichiarazioni in sede di unione, ovvero successive, il regime patrimoniale ordinario è la comunione legale. A riguardo, viene estesa tutta la disciplina inerente il matrimonio circa le possibilità di modifica e scioglimento della stessa. Analizzata la fase costitutiva e la disciplina patrimoniale non resta che dare cenno alla fase estintiva dell’unione civile. Il comma 21 della Legge estende tutti i diritti successori previsti dal codice civile: non stupisce tale richiamo in quanto rafforza l’istituto delle unioni civili e garantisce, dal punto di vista patrimoniale, la parte che sopravvive, anche in assenza di testamento, grazie all’inclusione della parte dell’unione tra gli eredi legittimari di cui all’art. 536 c.c. Infine, commi 21-25, è stata prevista la regolamentazione dello scioglimento dell’unione civile tra le persone dello stesso sesso. Interessante, a riguardo, è notare che la fedeltà non rientri tra gli obblighi dell’unione e, pertanto, non sia configurabile come giusta causa di scioglimento.

Massimiliano Sinacori Per approfondimenti ed esame di alcune pronunce e della casistica in materia è possibile rivolgere domande od ottenere chiarimenti via e-mail all’indirizzo  massimiliano@ avvocatosinacori.com


EFFICIENZA ENERGETICA

Il nuovo

libretto di impianto

Con la nuova normativa in vigore i possessori di impianti termici di climatizzazione invernale ed estiva devono aggiornare periodicamente un apposito documento sulla manutenzione ed efficienza energetica dello stesso. Ecco i dettagli.

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Il libretto è richiesto per gli impianti termici di climatizzazione invernale (senza limiti di potenza), di climatizzazione estiva (senza limiti di potenza) e di produzione di acqua calda sanitaria, esclusi gli scalda-acqua. La novità consiste nel fatto che si tratta di un unico libretto composto da più schede modulabili a seconda delle caratteristiche dell’impianto. Il libretto deve sempre essere presente per tutti gli impianti termici. I controlli di efficienza energetica scattano invece quando si superano i seguenti limiti di potenza utile nominale: 10 kW per impianti di climatizzazione invernale e 12 kW per impianti di climatizzazione estiva. A loro volta, le verifiche scattano ogni qualvolta si intervenga sull’impianto modificandone l’efficienza o per disposizione di legge, con una tempistica diversa a seconda della tipologia e potenza dell’impianto (Dpr 74/2013). Ad esempio, per le caldaie a gas o metano normalmente installate in una singola unità immobiliare si interviene ogni quattro anni, mentre si scende a due per gli impianti condominiali superiori ai 100 kW, salvo diverse indicazioni regionali. Per gli impianti esistenti al 1 giugno 2014 i Libretti di centrale e i Libretti di impianto compilati in precedenza dovranno essere allegati al nuovo Libretto per la climatizzazione.

bienti, con o senza produzione di acqua calda sanitaria, indipendentemente dal tipo di alimentazione utilizzata (elettricità, combustibili fossili, etc.), che comprende eventuali sistemi di produzione, distribuzione e utilizzazione del calore, nonché gli organi di regolarizzazione e controllo. Sono compresi negli impianti termici gli impianti individuali di riscaldamento. Non sono considerati impianti termici i sistemi dedicati esclusivamente alla produzione di acqua calda sanitaria al servizio di singole unità immobiliari a uso residenziale e assimilate. Il libretto va compilato quando si installa un nuovo impianto termico oppure, per gli impianti già esistenti, al momento del primo intervento utile di manutenzione, anche su chiamata, effettuato da personale abilitato. Per interventi di manutenzione si intendono “le operazioni di controllo e manutenzione di cui necessita l’impianto, per garantire la sicurezza delle persone e delle cose”. La compilazione del libretto è a cura del responsabile dell’impianto. Per responsabile dell’impianto si intende il proprietario o l’amministratore del condominio o un eventuale terzo responsabile designato dal proprietario o dall’amministratore o, nel caso di singole unità immobiliari residenziali, l’occupante a qualsiasi titolo (compresi inquilini o comodatari). In fase di compilazione del libretto sono richiesti anche i dati tecnici dell’impianto. Quando e chi compila Il responsabile dell’impianto deve farsi carico della conDal 15 ottobre 2014 è obbligatorio dotarsi e compilare servazione del libretto. Si ricorda che in occasione dell’enil nuovo libretto di impianto per tutti gli impianti termici. trata in vigore del nuovo libretto di impianto anche il vecL’impianto termico è l’impianto tecnologico destinato ai chio libretto va conservato. servizi di climatizzazione invernale e/o estiva degli am-

Come si compila

In breve

• Il DPR 74/2013 ha introdotto il nuovo LIBRETTO DI IMPIANTO PER LA CLIMATIZZAZIONE INVERNALE ED ESTIVA che sostituisce il vecchio libretto di impianto. Dal 15 ottobre del 2014 è obbligatorio dotarsi di questo libretto. • Il nuovo libretto di impianto non riguarda come quello vecchio solo la caldaia ma è relativo all’intero immobile. Quindi su di esso andranno riportati tutti gli apparecchi necessari alla climatizzazione degli ambienti: caldaie, stufe, climatizzatori ecc. • Il DPR 74/2013 ha introdotto la PROVA DI EFFICIENZA ENERGETICA, che sostituisce la vecchia prova fumi. Tale prova è stata portata da cadenza biennale a cadenza quadriennale. Mentre è stata introdotta la manutenzione annuale obbligatoria. 52

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Il libretto è unico ma composto da più schede che vanno compilate in relazione al tipo di impianto. Per ogni sistema edificio/impianto, di norma, va compilato un solo libretto di impianto in modo da stabilire un legame univoco tra edificio e codice di impianto che sarà attribuito dal catasto regionale degli impianti termici. Solo nel caso di impianti centralizzati nei quali l’impianto di climatizzazione invernale è distinto da quello estivo e che abbiano in comune soltanto il sistema di rilevazione delle temperature nei locali riscaldati e raffreddati è possibile (ma non obbligatorio) compilare due diversi libretti. Una volta compilato il libretto l’installatore (o il manutentore) provvederà a inviare i dati al catasto regionale e a farsi consegnare un codice catastale per ogni impianto da apporre


sul libretto; quest’ultimo sarà poi consegnato al responsabile dell’impianto che dovrà conservarlo e presentarlo in occasione di successivi controlli o manutenzioni. Il responsabile dell’impianto ha infatti l’obbligo per legge di affidare i controlli periodici obbligatori e le eventuali manutenzioni a imprese abilitate.

Controlli periodici di efficienza energetica

I controlli periodici di efficienza energetica sono controlli che attestano il grado di efficienza degli impianti fissi, sono obbligatori su impianti di climatizzazione invernale (generatori a fiamma) di potenza utile nominale uguale o maggiore a 10 kW e di climatizzazione estiva/invernale di potenza utile nominale uguale o maggiore a 12 kW. I controlli devono essere effettuati ogni 4 anni per impianti di potenza compresa fra 12 kW e 100kW e ogni 2 anni per impianti oltre i 100 kW di potenza (D.P.R. 74/2013). Per quanto riguarda i “limiti degli intervalli di potenza, riferiti alla potenza utile nominale complessiva dei generatori e delle macchine frigorifere che servono lo stesso impianto”, si precisa che per “stesso impianto” si intende che la somma delle potenze delle apparecchiature va effettuata solo quando le macchine siano al servizio dello stesso sottosistema di distribuzione di potenza complessiva uguale o superiore ai 12 kW. Per i singoli apparecchi con potenza inferiore a 12 kW non si compilano pertanto i rapporti di controllo di efficienza energetica.

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E S S E R I U M A N I E G E LO S I A

La verità

della nostra debolezza

Rubrica di Manuel Millo

S O C I A L E

Abbiamo paura di perdere, di non essere adeguati, ci arrabbiamo se non possiamo avere il controllo della situazione. Eppure la soluzione al problema è da sempre dentro di noi.

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Essere innamorati e poi, come se fossimo altro da noi, provare uno strano tormento che tintinna il nostro animo, quel “mostro dagli occhi verdi che dileggia la carne di cui si nutre” direbbe Shakespeare nel suo Otello. In queste pagine vogliamo indagare l’origine di questo sentimento. Cosa fa nascere in noi lo stato d’animo che non solo alle volte ci rende irrequieti e sospettosi, ma paradossalmente ci allontana o ci fa perdere la strada del nostro oggetto d’amore. Eppure sfogliando qualche manuale dedicato all’argomento può capitare di leggere ciò che in italiano si definisce ossimoro, cioè un concetto che abbina due parole opposte; nello specifico alcuni ricercatori affermano che una sana gelosia faccia bene. Dove si trova allora il confine, qual è il giusto mezzo tra l’espressione di un profondo sentimento di interesse e l’ossessione incontrollabile. Oggi più che mai il livello di guardia si è innalzato: vuoi per la facilità di nuovi incontri, vuoi per la debolezza interiore generata dallo sfaldamento dei rapporti di coppia. Questa semplicità apparente genera nelle persone un’insicurezza magmatica. Dunque perché siamo gelosi? E soprattutto perché la gelosia ci rende ciechi? Il fatto stesso di prendere coscienza delle nostre emozioni, dei nostri sentimenti e di quello che riteniamo importante nella vita sarebbe un grande traguardo. Sì, perché spesso ciò |

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che genera questo sentimento è la grande insicurezza che giace nella nostra profondità. Abbiamo paura di perdere, di non essere adeguati, ci arrabbiamo se non possiamo avere il controllo della situazione. O viceversa, se qualcuno prova gelosia (non invidia, anche se in alcuni casi vanno a braccetto come dinamiche interiori) nei nostri confronti ci sentiamo soffocare. Perché? Cosa vogliamo ottenere? E agendo così incautamente, presi da questa passione siamo certi di raggiungere l’altro o forse il risultato è completamente opposto? Dunque se un opportuno interessamento per l’altro è fonte e dimostrazione di amore dove si trova la soglia di rischio? È mancanza di fiducia? Fiducia in me o nell’altro? A descriverla risulta spesso come un impeto ribollente di pensieri che affollano la nostra mente: pulsanti, veementi come un uragano, pronti a destabilizzare le nostre sicurezze, le nostre certezze per affondare colpi sfavillanti di inquietudine. Ma se fossero solo schemi mentali. Artefatti dal nostro inconscio. Da quella profondità mai sanata delle nostre ferite interiori, del nostro animo ancora acerbo alla vita adulta? Basterebbe fermarci un attimo a riflettere, con attenzione, prendendo esempi concreti, storie di vita vissuta, pilastri e fondamento della vita sia fisica che spirituale e le cose assumerebbero un orientamento diverso. Non significa che dobbiamo diventare maestri spirituali o psicologi, ma adulti coscienti pronti a soppesare le nostre sensazioni e le nostre emozioni per capire da dove si origi-


nano e dare loro il giusto peso evitando di farci travolgere e allo stesso tempo, come in una reazione a catena, trascinare nell’oblio dell’incertezza tutto quello che ci circonda. Pensiamo ad esempio alla figura di Giobbe nella Bibbia. Il Signore dà, il Signore toglie tutto a Giobbe. E lui in questa storia comincia a prendere coscienza della sua posizione nel mondo. Noi potremmo comprendere che difficilmente siamo in grado di controllare ogni cosa, già la nostra vita in prima posizione. Dovremmo chiederci dunque di cosa abbiamo veramente bisogno per vivere e cogliere che siamo parte di una natura unica e uniforme. Cominciare a comprendere noi per comprendere l’altro. Per conoscere la libertà. Quella interiore per giungere a quella quotidiana e condivisa con il prossimo. Caro lettore, comincerai a chiederti cosa centra tutto questo con la gelosia. Seguimi, pensa un attimo alla situazione da copione. Lui o lei che controlla le tue chiamate, che desidera sapere in qualunque istante dove ti trovi e cosa stai facendo, che istituisce il teatrino del rancore e del broncio. Che non ha fiducia in te. Come ti senti? Braccato, stufo di questa situazione, non vedi l’ora di fuggire? O meglio ancora sei stato tu a essere geloso e poi riguardando indietro nemmeno ti riconosci? Ecco che ritornando a noi l’intento è quello di riflettere molto bene sul nostro ruolo nel mondo, perché ripartendo da noi stessi e immedesimandoci nei panni dell’altro possiamo capire di non fare all’altro ciò che non vorremmo fosse fatto a noi. Vorremmo che qualcuno ci ami, ci dia fiducia, ci voglia bene? Allora prima di tutto dobbiamo essere noi ad amare e a dare fiducia. Nel nostro cammino ci saranno salite e discese e il punto di vista con cui le affronteremo farà una grande differenza. Da dove si origina la gelosia? Dalla nostra debolezza. Ma il fatto di prendere coscienza farà una grande differenza. Perché potremo scegliere che quella debolezza sarà la nostra forza. Che il prendere atto di quella mancanza potrà essere ricolmato di amore e di speranza. Se accettiamo il bene perché non dovremmo accettare il male. Non significa che tutto sia relativo. Significa che se amiamo una persona, se proviamo un tormento per una situazione, mettiamoci in discussione e poi con serenità dialoghiamo con lei. Perché aprirci all’ascolto ci farà comprendere come a volte la soluzione al nostro dilemma sia sempre stata nascosta nella luce. Sia sempre stata dentro di noi.

Manuel Millo

Membro Onorario AGCI Ass Gen Cooperative Italiane


www.mheducation.co.in

EDUCAZIONE E CONVINZIONE

Rubrica di Cristian Vecchiet

P E D A G O G I A

Credere nel cambiamento Per poter essere dei bravi educatori, dobbiamo essere fiduciosi che l’uomo possa crescere e maturare. Perché solo se la nostra azione sarà convinta potrà trasmettere significati concreti.

Educare vuol dire sostenere e accompagnare lo sviluppo e la crescita di una o più persone, ovvero favorire un cambiamento. La realizzazione della persona e quindi lo sviluppo della sua personalità costituiscono l’obiettivo generale dell’azione educativa. Chi educa deve pertanto avere quale presupposto indispensabile la fiducia nella possibilità della maturazione e del cambiamento. In altre parole chi educa, sia esso un genitore, un insegnante, un allenatore, un animatore o altro, deve credere nell’utilità e nell’efficacia della sua azione e nella possibilità che l’uomo possa crescere e maturare. A dimostrazione della possibilità di favorire lo sviluppo e di generare cambiamento vediamo – sulla scia di quanto un noto psichiatra come Vittorino Andreoli ci insegna ne L’educazione (im) possibile e ne La gioia di vivere. A piccoli passi verso la saggezza – quali sono alcuni dei fattori che determinano la crescita della persona e che influenzano il comportamento dell’uomo. Sicuramente possiamo annoverare la dimensione biologica, l’esperienza vissuta, l’ambiente soprattutto relazionale. E poi, possiamo aggiungere, i valori cui si aderisce. Ogni persona dipende dalla sua parte fisica, dalla sua psiche, dalla sua dimensione biologica. Poi conta molto l’esperienza che è l’insieme degli incontri e delle vicende vissute e fatte proprie: ogni persona è in parte il frutto della storia vissuta. Vi è inoltre l’ambiente inteso come l’insieme delle relazioni che una persona vive: ogni persona è fatta di legami e affetti che costituiscono la sua sfera più intima. E infine vi è la visione del mondo che 56

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una persona matura e sulla base della quale struttura la propria vita. Tutte queste dimensioni possono essere sviluppate e sono quindi in qualche modo modificabili. E di conseguenza può arricchirsi o impoverirsi il modo di comportarsi dell’uomo. Pensiamo alla dimensione fisica. Il cervello umano, ad esempio, è costituito da due parti, una delle quali è l’encefalo plastico che per l’appunto è plastico, cioè suscettibile di modifiche. Il cervello può subire una sorta di riorganizzazione a seconda delle esperienze che una persona compie e delle persone che la stessa incontra. Questo ci dice che l’educazione possiede un potere non da poco: la capacità di riorganizzare le cellule cerebrali. Ma pensiamo anche a come può cambiare fisicamente una persona a seconda delle condizioni in cui vive. Se vive in un clima relazionale positivo, la si vede fisicamente più in forma. Allo stesso tempo, se si segue uno stile di vita sano sotto il profilo fisico e alimentare, questo aiuta anche la dimensione relazionale ed esperienziale. Come si vede, la fisicità e il cervello in particolare possono cambiare nel bene e nel male. Guardiamo ora alla relazione. L’uomo vive di relazioni con i propri simili. La relazione con l’altro è determinante nella vita. Dalla qualità dei legami che un uomo vive con gli altri uomini dipende in buona parte la qualità della sua esistenza. Il rapporto con l’altro è decisivo perché l’altro ci completa, ci aiuta a realizzare parti di noi che altrimenti non riusciremmo a far maturare, ci aiuta a superare la paura e soprattutto ci offre una completezza che altrimenti non avremmo.


La relazione con l’altro, inoltre, in modo particolare attiva e può arricchire o impoverire i sentimenti di una persona. L’uomo è fatto di sentimenti e questi danno gusto alla vita oppure la rendono più amara e difficile. I sentimenti possono indurre un uomo a comportarsi in un modo piuttosto che in un altro, lo possono portare a investire come a disinvestire sulle diverse dimensioni dell’esistenza. La dimensione relazionale è chiaramente plastica, modificabile. Ne deriva che la relazione possiede una intrinseca capacità educativa. L’esperienza ha una forte capacità di plasmare la vita di una persona, di imprimere un cambiamento nella visione del mondo, nella capacità di leggere la realtà, nei valori che interiorizza e quindi anche nel modo di agire. L’esperienza cambia la persona, il suo stile emotivo, affettivo, cognitivo, comportamentale. Esperienze diverse possono rendere diverse le persone. Tuttavia non basta dire che siano determinanti la biologia, le relazioni e l’esperienza vissuta. Va detto che molto dipende da come una persona interpreta le relazioni che vive e l’esperienza in cui è immerso. L’esperienza va letta sulla base di valori a cui progressivamente si aderisce. Se così non fosse, l’uomo non sarebbe libero. Ogni persona pertanto compie in forma consapevole o meno una scelta a favore di alcuni valori, sulla base dei quali interpreta tutto ciò che accade, tutto ciò che vive e sulla base dei quali tendenzialmente agisce. Anch’essi non sono immutabili, ma sono frutto in parte dei valori che vengono trasmessi dalle figure significative, in parte delle esperienze fatte e in parte di libera decisione. Anche la visione del mondo è educabile. Una buona educazione si scontra con mille difficoltà. Basti pensare alle potenzialità straordinarie e alla pervasività dei messaggi che passano attraverso il mondo digitale… Tuttavia le considerazioni fatte più sopra ci portano a dire che educare è possibile perché la realtà umana è strutturalmente modificabile. Educare, abbiamo detto, significa favorire, sostenere e accompagnare lo sviluppo e il cambiamento. Che il cambiamento sia possibile lo deduciamo da alcuni dati. Abbiamo visto come persino il cervello è in parte modificabile e come e quanto la qualità delle esperienze, delle relazioni possa incidere sul modo di vedere la realtà e di agire. E abbiamo visto quanto conti la dimensione della scelta valoriale che una persona compie. Tutto questo ci dice che lo sviluppo e il cambiamento, benché spesso faticosi e non scontati, rimangono possibili. E ci dice quanto potere in fondo abbia l’educazione. Soprattutto se chi educa ne è consapevole e ci crede con fermezza.

Cristian Vecchiet

Collaboratore presso l’associazione La Viarte, è docente di Etica e Teologia dell’Educazione presso l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia.


Nuovi linguaggi

S O C I E T À

Le forme delle emozioni

Rubrica a cura di Andrea Fiore

La diffusione planetaria degli smartphone ha sdoganato l’uso delle emoticon come nuova forma di comunicazione universale, comprensibile da tutti. Con possibili ripercussioni in futuro sulla nostra struttura cerebrale.

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Chi di noi non le ha utilizzate scrivendo un sms, una e-mail o qualsiasi altro tipo di messaggio via web? Da sempre mi tengo lontano dai luoghi comuni, ma in questo caso credo si possa affermare che, a parte rare mosche bianche, tutti coloro che utilizzano i telefoni di ultima generazione o altri strumenti di comunicazione on line abbiano utilizzato le emoticon per descrivere o sintetizzare un’emozione, uno stato d’animo, un giudizio. Perché proprio grazie alla diffusione planetaria dei nuovi mezzi comunicativi, le faccine gialle (che nel mondo del politically correct diversi programmi stanno adattando ai colori di tutte le razze umane) in grado di sintetizzare con un’espressione codificata sentimenti personali talvolta difficili da descrivere a parole stanno diventando giorno dopo giorno parte integrante del nostro linguaggio.

Parola d’ordine: ottimizzare

160 caratteri. Per comprendere l’evoluzione che stiamo vivendo bisogna partire da questo dato: la lunghezza di un singolo sms da inviare tramite cellulare. L’esigenza |

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di trascrivere con poche parole concetti altrimenti più articolati ha sdoganato le emoticon da frivolo abbellimento di un testo a parte fondamentale nell’espressione di un’emozione. Di fatto, una rivoluzione epocale.

Comunicazione universale

Per comprendere la portata di questa rivoluzione epocale è sufficiente soffermarsi su un aspetto: in tutte le culture del mondo, il significato delle emoticon è unanimemente riconosciuto. E così quelle semplici “faccine” riescono a giungere là dove nessuno era mai arrivato prima: diventano cioè linguaggio universale, modello reale di globalizzazione. Una forma di linguaggio – come peraltro indica il nome stesso – incentrata principalmente sulle emozioni piuttosto che su altri concetti, anche se proprio dalle emoticon hanno preso piede altre icone raffiguranti oggetti, strumenti, attività, cibi o bevande in grado a loro volta di sintetizzare attraverso un’immagine universalmente riconosciuta ciò che scritto in diverse lingue non sarebbe comprensibile da tutti.


Semplificare non significa migliorare

Tutto bello e perfetto, quindi? Come per ogni fenomeno innovativo, anche in questo caso esiste il rovescio della medaglia. Che a differenza dell’immediatezza delle emoticon apre uno scenario più complesso. Perché la semplificazione in immagine dell’espressione di un’emozione o di un sentimento (sorta di evoluzione del “tvb”, “ti voglio bene” usato in codice anni addietro dagli adolescenti) diviene indicatore di una povertà di linguaggio. Contesto suffragato anche dalle ricerche effettuate in tutte le culture del mondo: la quantità dei vocaboli che i giovani utilizzano per esprimersi è in costante diminuzione. In pratica un linguaggio sempre più universale e al tempo stesso sempre più povero.

Dal linguaggio al cervello

Precisando che l’utilizzo delle emoticon è un fenomeno che non riguarda solo i giovani ma che sta interessando l’intera popolazione, è tuttavia sulle nuove generazioni native digitali che diventa interessante avviare un discorso in termini di prospettiva. A differenza delle persone più adulte che hanno sviluppato in modo “tradizionale” le proprie competenze linguistiche e di pensiero, trovandosi successivamente a disposizione uno strumento di semplificazione come le emoticon, la situazione cambia tra i giovani d’oggi. Possedere un ampio vocabolario da utilizzare nella propria espres-

sione comunicativa, infatti, garantisce un’apertura mentale indispensabile per potenziare le capacità cognitive. E siccome i meccanismi con cui comunichiamo modificano la nostra struttura cerebrale, diventa realistico il rischio di una ridefinizione biologica del cervello nelle persone del futuro. Con un pericoloso paradosso: avremo strumenti di comunicazione sempre più efficienti e immediati, ma sempre meno concetti da esprimere…

Emoticon e… droga

Per concludere un tuffo nel passato, dove tutto ha avuto inizio. Le emoticon di oggi, infatti, sono l’evoluzione di Pac-Man, il protagonista di un celebre videogioco degli anni ’80, il cui scopo era mangiare più palline possibili. Gli ideatori di quel gioco lo realizzarono prendendo spunto dalla propria esperienza con l’assunzione di ecstasy: quelle palline erano in realtà nella loro immaginazione delle pastiglie di droga, mentre i fantasmi che apparivano erano il risultato delle allucinazioni conseguenti all’ingerimento…

dott. Andrea Fiore

Medico delle Farmaco-Tossicodipendenze, psichiatra andrea.fiore@imagazine.it


F I G L I D I U N O S P O R T M I N O R E o v v e r o , s a r a n n o ( s t a t i ) q u a s i f a m o s i !

Questione di ruolo “Tieni il tempo…” recitava l’omonima canzone di successo degli 883. E la vita è fatta così, una serie di tempi da tenere, da correrci dietro per stare ‘al passo con i tempi’, in modo da acquisire quella sincronia temporale che tiene lontano eventi nefasti e che ci avvicina alla realizzazione dei nostri obiettivi. Vale per tutto, anche per lo sport, in questo caso il volley, la casalinga pallavolo dei tempi passati, dove giocatori appassionati come il nostro Stefano Rigonat (nelle foto), ronchese, poco più che quarantenne, profondono il massimo delle energie per mantenere il tempo di una palla che spesso viaggia a velocità folli, proprio come i ritmi della nostra vita moderna. Stefano, lei è d’accordo su questa ricerca di sincronicità? «In linea di massima sì, però devo precisare, e questo me lo ha insegnato la pallavolo, che siamo esseri sociali, che dobbiamo fare squadra e che quindi le sincronie possono essere rispettate solo se ognuno di noi mantiene fede al suo ruolo». Quindi c’è una ricerca individuale e, contemporaneamente, una collettiva? «Proprio così; il concetto viene esplicato chiaramente in un famoso video dall’ex commissario tecnico della nazionale italiana di volley, il leggendario Julio Velasco, nel qua-

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le spiega che una squadra vincente si realizza solo se ognuno focalizza correttamente i propri compiti in funzione del suo ruolo nella squadra e non sulla critica all’errore altrui». Si critica ma si fa poca autocritica… Però mi dicono che in questo lei ha sempre avuto una profonda umiltà. «L’umiltà è una qualità che possono avere tutti; personalmente l’ho imparata presto ed è stato il calcio a insegnarmela. Un po’ come per tutta la nazione, o quasi, i miei esordi agonistici sono avvenuti in quello sport...» Perché ha cambiato? «Perché se sei umile sai quanto vali, e questo ti dà la possibilità di smettere in una cosa per la quale non sei adatto, quale il calcio per me, e provarne un’altra che, magari, ti si addice di più. Il cambio col volley avvenne ai tempi delle scuole medie e non me ne sono mai pentito; è il mio sport. Rispetto tutte le altre forme di attività, compreso il calcio che oggi tanto si critica, ma sono appassionato del volley». Secondo lei quali sono le differenze sostanziali che rendono diversi i concetti sportivi fra loro, ad esempio fra il calcio e il volley? «Sicuramente la mancanza del contatto fisico; una rete interposta fra i contendenti evita la tentazione di commettere scorrettezze e, nello stesso tempo, obbliga a prenderti la completa responsabilità di quello che fai. Se sbagli non è per via dello strattonamento irregolare o del contatto ‘ruvido’, ma perché non sei stato all’altezza della situazione. Sembra un concetto spietato, invece è solo la realtà di tutte le cose». La sua carriera è iniziata in adolescenza avanzata… «Grazie all’allenatore Lorenzo Zamò: ha preso per mano me e altri ragazzi e ci ha portato verso livelli rispettabili, passando per un certo numero di società». Ha cambiato tante squadre? «Abbastanza, fatto dovuto anche alle crisi societarie che, causa mancanza di fondi, purtroppo si sono verificate spesso. Diciamo che sono partito dall’ACLI di Ronchi dei Legionari per approdare, acquistato, all’OK VAL di Sant’Andrea di Gorizia. Da lì una fusione ci portò a Monfalcone all’Adriavolley, società a sua volte finita male».


La crisi si fa sentire in tutti i campi… «Però io non mi lamento di nulla. Reputo che gli anni ’80-’90, quelli da me vissuti all’apice della forma e dell’intensità, siano stati un periodo d’oro per tutti gli sport. Il mio allenatore era il coreano Kim Ho Chul, che ai suoi tempi è stato forse il più forte ‘alzatore’ del mondo o comunque uno fra i primi». Questa ‘età dell’oro’ dello sport di cui parla le ha consentito di vivere di quello che faceva? «Parzialmente. La nostra era una condizione di semi-professionismo che ci permetteva di sostenerci anche in altri campi, ma era una specie di integrazione. Io ho sempre lavorato, sono perito chimico». Semi-professionismo significa tanto impegno… «Impegno fatto di allenamenti quotidiani, o quasi, ritiri, trasferte. Però non è mai pesato; ho avuto la fortuna di giocare in gruppi meravigliosi e ho visto gli esordi di due grandi campioni nostrani come Cernic e Manià. Per me il volley ha fatto anche da cupido, in quanto mi ha permesso di conoscere, in una festa per sportivi, mia moglie Giulia». Qualcuno mi ha raccontato che, ai tempi dell’Adriavolley lei faceva parte di un gruppetto affiatato… «Eravamo davvero un bel gruppo, oltre a me c’era, per citarne alcuni, gente come Valmi Fontanot, Loris Manià, Beppe Cutuli, Giulio Tonon». I cinque dell’Ave Maria? «Una cosa simile... Ma anche molto di più. Ad esempio avevamo il rituale di ‘prendere’ almeno un souvenir in ogni posto dove ci fermavamo a mangiare. Ho una raccolta di strani posaceneri e sottobicchieri con improbabili marche di birra stampate sopra; robaccia, ma in ognuno di quegli oggetti è racchiuso il ricordo di mille avventure». Poi i gruppi si sciolgono, il tempo passa… Per questo si era anche ritirato. Voleva fare l’allenatore? «Sono stato un paio di anni in una specie di ‘ritiro sabbatico’; la voglia di giocare ce l’avevo ancora, ma ho preferito fare altro. L’allenatore proprio no, ma ho sempre collaborato con chi voleva. Alla fine, quando mi è arrivata la proposta dello ‘Sloga Tabor’, la squadra Carsolina dell’altopiano triestino, ho ricominciato con l’entusiasmo di un bambino». Entusiasmo che ha contribuito a portare lo ‘Sloga Tabor’ alla promozione

nella serie B nazionale, perciò le toccherà tornare ad andare in giro... Domanda impertinente, quando atterra dai salti vede qualche stella? «No, sono ancora in piena forma, anche se devo dire che il cambio delle regole ha reso più fisico e meno tecnico tutto il contesto. Ai tempi delle regole con gli interminabili cambi palla si era molto più tecnici, oggi si punta molto sul gesto atletico». Allora vuole continuare ancora a lungo? «Finché si può. E poi l’età agonistica si sta alzando di parecchio, leggende come Valentino Rossi, che mi piace molto, lo confermano». Siamo agli sgoccioli; hobby? «Mi piace stare all’aria aperta, vado in bici, ma leggo anche volentieri qualche noir». Un consiglio per i giovani? «Lo do invece ai vecchi: ‘Cercasi giovane con esperienza’, ma che razza di richiesta è? Se uno è giovane non può essere esperto!» Pura logica applicata, oserei dire, e se ci pensate bene racchiude in sé il significativo messaggio del video di Julio Velasco: rispettare il proprio ruolo. L’esperienza ai vecchi, l’entusiasmo ai giovani. Se poi li avete entrambi, allora vi chiamate Stefano Rigonat. ‘Tieni il tempo, con i piedi con le mani’… e giocate a pallavolo! Chiunque voglia segnalare “un mito della porta accanto”, può scrivere alla redazione di iMagazine:  info@imagazine.it Per rileggere tutte le puntate precedenti di “Figli di uno sport minore” visita la sezione “approfondimenti” di www.imagazine.it |

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inserzione a pagamento

Intervista e immagini di Lucia Fiorenzato

Risolvere le Cinque Ferite Trasformarle in vantaggi per vivere meglio In ogni momento è possibile fare dei passi verso la propria massima realizzazione. A marzo abbiamo visto come ciò che mangiamo possa aiutarci ad attrarre il meglio nella nostra vita, grazie alla Legge d’Attrazione. Ora vediamo come riconoscere degli schemi di comportamento non idonei e trasformarli in opportunità, risolvendo le Cinque Ferite. Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Maria Rosa Fimmanò (foto in basso), ideatrice del Metodo che porta il suo nome, direttrice didattica dell’Istituto Kinergia® e autrice del libro “Risolvere le Cinque Ferite”, edito da Mental Fitness Publishing (foto a destra). Cosa sono le Cinque Ferite? «Le Cinque Ferite sono degli schemi di risposta automatica che tutti noi abbiamo e che non ci permettono di esprimere ciò che veramente siamo. Ogni Ferita ha delle caratteristiche specifiche che si attivano a seconda del contesto. In particolare, le Ferite sono: Ingiustizia, Abbandono, Rifiuto, Tradimento e Umiliazione. Una persona può mostrare i tratti della Ferita da Tradimento a lavoro e da Umiliazione nelle relazioni. È soggettivo». Come si capisce quale Ferita è attiva in un determinato contesto? «Osservandosi. Per dare un input, nel mio libro ho descritto una serie di situazioni di vita comune e i comportamenti tipici di quando si attiva una specifica Ferita». Ad esempio? «Fare acquisti. Chi ha attiva la Ferita da Ingiustizia investirà moltissimo tempo per valutare il giusto rapporto qualità/prezzo di ogni singolo articolo e si rivolgerà alle commesse per avere delucidazioni precise, rimanendo a lungo indeciso. Al contrario, con la Ferita da Tradimento attiva, si saprà da subito di cosa si ha bisogno e si vorrà spiegare a chiunque altro, tecnici inclusi, perché si ha ragione. Chi, invece, ha più attiva la Ferita da Abbandono tenderà a ritornare sempre negli stessi negozi per sentire “aria di casa” e chiacchiererà molto volentieri con chiunque, creando legami amichevoli. Mentre se è la Ferita da Rifiuto a esprimersi, si preferirà evitare ogni tipo di contatto: acquisti solo quando è indispensabile, possibilmente online e rigorosamente da soli. Umiliazione, infine, preferirà puntare a svendite e offerte, ritrovandosi poi però a in-

vestire somme anche considerevoli in una lunga serie di piccole spese, non sempre per beni necessari». In che modo le Ferite attive condizionano i nostri atteggiamenti? «Le Ferite sono come delle lenti colorate che filtrano ciò che sperimentiamo. In funzione della Ferita attiva, le persone percepiscono e reagiscono in modo completamente diverso alla stessa situazione. Questo condiziona il modo di relazionarsi con gli altri e di fare scelte, poiché innesca schemi di comportamento non sempre adeguati al proprio massimo benessere». Cosa significa risolvere le Ferite? «Significa essere pienamente consapevoli dei meccanismi che regolano le proprie scelte e far emergere davvero i propri talenti per sfruttarli appieno e ottenere ciò che è meglio per noi nella nostra vita». E come si fa? «Per vedere risultati bastano anche solo 5 minuti al giorno. Nel libro dedico un intero capitolo a 15 esercizi che ognuno può fare in piena autonomia su di sé». Basta così poco? «È un allenamento: più è intensivo e più velocemente si progredisce. Oltre all’autotrattamento, si può lavorare sulle Cinque Ferite con sessioni individuali, incontri di gruppo e anche corsi». A chi ci si può rivolgere per sessioni, incontri di gruppo e corsi? «Ci sono Operatori Cinque Ferite e Legge d’Attrazione da me formati a Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone e anche in Slovenia. Inoltre, verrò io stessa a tenere dei corsi in regione e oltre confine a breve: i primi saranno il 19 e 20 novembre». Risolvere le Cinque Ferite è utile per attivare la Legge d’Attrazione? «La Legge d’Attrazione è la capacità che tutti abbiamo di attrarci cose, persone, situazioni. Più si è se stessi, più si ottiene. Risolvere le Cinque Ferite serve proprio a questo».

Per maggiori informazioni:

Lucia Fiorenzato, Operatrice Legge d’Attrazione di II livello - cell. +39 328 4214886 - fiorenzatolucia@gmail.com - www.fiorenzatolucia.eu


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SCADENZA 16 SETTEMBRE ▶ EMOZIONI DI DONNA: RACCONTI E VISSUTI Sezione: narrativa breve Lunghezza: max 12.000 caratteri Quota: € 15,00 Premi: montepremi in denaro, attestati Info: 338 8325002 www. comune.gravellonatoce.vb.it SCADENZA 18 SETTEMBRE ▶ LE BALZE Sezione: poesia Lunghezza: max 40 versi Quota: € 10,00 Premi: targhe, attestati, pubblicazione su rivista Info: 340 1201175 www. luogos.it SCADENZA 19 SETTEMBRE ▶ MEMORIAL CORRADO GIACHINO Sezioni: A) poesia; B) racconti Lunghezza: A) max 35 righe; B) max 5.400 caratteri Quota: € 10,00 Premi: montepremi in denaro, libri, pergamene Info: 347 4878156 www.asvap4.it SCADENZA 20 SETTEMBRE ▶ PREMIO TERRASANTA– VERONA Sezione: poesia Lunghezza: max 40 versi Quota: € 20,00 Premi: montepremi in denaro, medaglie, diplomi Info: 347 1046867 rigonicarlo@hotmail.com ▶ PREMIO LAGUNA Sezioni: A) poesia; B) prosa Lunghezza: A) max 35 righe; B) max 105 righe Quota: € 7,00 Premi: montepremi in denaro Info: 340 8288377 consdonnelmas@tiscali.it

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▶ SECONDO UMANESIMO ITALIANO Sezione: poesia Lunghezza: libera Quota: € 30,00 Premi: pubblicazione opera in cartaceo e online Info: 331 7719217 www.secondoumanesimoitaliano.it

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Lunghezza: A) max 400.000 caratteri; B) max 18.000 caratteri; C) max 50 versi Quota: € 20,00 Premi: pubblicazione opera, targhe, coppe, pergamene Info: 058 4963517 www. premiostreghevampiri.it

▶ SCRIVERE DONNA ▶ CITTÀ DI MONZA COME SORELLE Sezione: poesia Sezione: narrativa Lunghezza: max 36 righe Lunghezza: max 18.000 caQuota: € 13,00 ratteri Premi: montepremi in denaro, Quota: € 15,00 coppe, targhe, medaglie Premi: pubblicazione opeInfo: 02 98233100 www. ra, gioielli clubautori.it Info: 348 0679091 www.neosedizioni.it SCADENZA 25 SETTEMBRE ▶ QUANTARTE È ANCHE ▶ URBE PARTHENICUM PAROLA Sezioni: A) poesia; B) narSezione: poesia rativa Lunghezza: max 30 versi Lunghezza: A) max 50 versi; Quota: € 10,00 B) max 10 cartelle Premi: opere d’arte Quota: € 10,00 Info: 3477614480 www.quan- Premi: targhe, medaglie, ditarte.it plomi, litografie ▶ L’UOMO CUSTODE DELLA Info: 327 0666466 centoperlarte@libero.it NATURA Sezioni: A) racconto breve; ▶ IN CERCA DELLA B) poesia QUARTA PERLA Lunghezza: A) 3.000-5.400 Sezione: poesia battute; B) 20-30 versi Lunghezza: max 30 strofe Quota: € 10,00 Premi: montepremi in denaro, Quota: € 10,00 Premi: pubblicazione opera, pergamene targhe, diplomi Info: 339 1097479 http:// Info: 328 3294228 www. conventosannicandro.it montegrappaedizioni.com SCADENZA 30 SETTEMBRE ▶ LA VITA IN VERSI ▶ SHORT STORY Sezione: poesia Sezione: racconto Lunghezza: max 18.000 battute Lunghezza: max 50 versi Quota: € 10,00 Quota: € 20,00 Premi: montepremi in denaro Premi: targhe, soggiorni preInfo: 346 0327159 www.en- mio Info: 320 7964728 conc.laricodamianieditore.com vitainversi@libero.it ▶ STREGHE VAMPIRI & CO. Sezioni: A) romanzo; B) rac- ▶ COMELICO – FIORE DI conto; C) poesia MONTAGNA

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Sezione: narrativa Lunghezza: max 5 cartelle Quota: nessuna Premi: cene, targhe, buoni spesa Info: 0435 67021 comelicofioredimontagna@gmail.com ▶ PENSARE SCRIVERE AMARE Sezione: poesia Lunghezza: max 40 righe Quota: nessuna Premi: pubblicazione opera Info: 338 1192988 www. concorsodipoesiaremanzacco. blogspot.it SCADENZA 3 OTTOBRE ▶ IL FONDACO DI CASALNUOVO Sezione: narrativa Lunghezza: max 50 righe Quota: € 15,00 Premi: montepremi in denaro, trofei, targhe, attestati Info: 331 4576301 www. premioletterariocittanova.it ▶ CITTÀ DI SEREGNO Sezione: poesia Lunghezza: libera Quota: € 10,00 Premi: montepremi in denaro Info: 349 6626409 http:// concorsopoesiaseregno.com SCADENZA 8 OTTOBRE ▶ PREMIO FRANCESCO CHIRICO Sezione: poesia Lunghezza: max 50 versi Quota: € 5,00 Premi: quadri, prodotti tipici, targhe Info: 340 4641607 www.associazioneincontriamocisempre.it ▶ IL BOTTACCIO Sezione: poesia Lunghezza: max 35 versi Quota: € 13,00 Premi: montepremi in denaro Info: 338 2629078 www.laviaccia.org ▶ FIORI D’INVERNO Sezione: poesia Lunghezza: max 30 versi Quota: € 15,00 Premi: coppe, targhe, attestati Info: 340 9381787 dobravodaliv@gmail.com

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IL NUOVO LIBRO DI ROBERTO PAGNANELLI E CRISTINA OREL «Roberto Pagnanelli e Cristina Orel hanno scritto un libro davvero notevole, in cui ci raccontano come l’arte di guarire con le essenze floreali può trasformare la sofferenza delle persone e far emergere nuove possibilità per le loro vite» Richard Katz e Patricia Kaminski (California)

“Lo psichiatra Roberto Pagnanelli e la psicologa Cristina Orel, in un libro in libreria da giugno, ci accompagnano alla scoperta dei fiori californiani. Questi rimedi naturali possono essere utilizzati da ognuno di noi – affermano Katz e Kaminski nell’introduzione – per affrontare le piccole e grandi difficoltà della vita. Ma sono anche protagonisti di vere e proprie terapie se prescritti da naturopati esperti, o funzionano in affiancamento e integrazione ad altri percorsi curativi”. A pochi mesi dalla pubblicazione de “I fiori di Bach”, ancora nelle librerie, ecco, fresco di stampa “Il grande libro dei fiori californiani” (Edizioni Enea – Milano). L’opera descrive i meccanismi d’azione e le applicazioni dei rimedi naturali che arrivano fino a noi da oltre oceano. Gli autori fondono un approccio rigoroso e scientifico con una dimensione umana, emotiva, toc-

cante e autentica. Da una parte il lettore trova la descrizione approfondita delle essenze floreali, da Aloe Vera ad Angel’s trumpet da Yellow Star Tulip a Yerba Santa, illustrando in modo semplice le proprietà dei fiori e il loro impiego. Dall’altra parte il volume è corredato dai racconti tratti dall’esperienza clinica degli autori. Storie di uomini e donne sofferenti che, grazie al lavoro con i fiori californiani, la psicoterapia e le sedute d’ipnosi, hanno lasciato da parte dolori e frustrazioni, ansia, insonnia e depressione, diventando protagonisti di una ‘vita vera’, piena di gioie e opportunità da cogliere al volo. “Sono proprio queste persone, con le loro storie, l’insegnamento vivente del libro”, concludono Katz e Kaminski. Il libro guida il lettore alla scoperta degli straordinari poteri terapeutici dei fiori californiani. All’interno si trovano ricette con le indicazioni dei dosaggi, le modalità d’assunzione e l’elenco dei malesseri che possono essere curati con sicurezza. Sfiducia in se stessi, timidezza, problematiche con i genitori, traumi pregressi che ci influenzano ancora oggi, ma anche panico, insonnia, depressione, paure, ansia, gelosie e altri malesseri corporei con disturbi psicosomatici. “Il grande libro dei fiori californiani” (Edizioni Enea), 125 pagine, € 24,00 Per ordinazioni: www.edizionienea.it www.ilgiardinodeilibri.it

Gli autori Il dottor Roberto Pagnanelli è medico-chirurgo e psicoterapeuta. Specializzato in psichiatria all’Università degli Studi di Trieste, è diplomato in medicina psicosomatica, medicina omeopatica e psicoterapie brevi. Ha partecipato a trasmissioni radiotelevisive nazionali, scrivendo su riviste di salute e benessere. Ideatore della Musicoterapia cinematografica, pratica la Psicoterapia d’Azione da oltre vent’anni. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo I fiori di Bach. Cure e rimedi (Editoriale Programma), La depressione (Il Punto d’Incontro), Il panico (Gribaudi). La dottoressa Cristina Orel è psicologa-clinica, specializzata in medicina psicosomatica. Si occu-

pa di ansia, panico, depressione, disturbi alimentari, problematiche adolescenziali e dell’ambito scolastico. È coautrice di numerose pubblicazioni tra le quali Il grande libro dell’omeopatia, Omeopatia per le donne, Sulla via dell’Ayurveda (Xenia). Cristina Orel (3336913969) e Roberto Pagnanelli (330240171) Ricevono per appuntamento a: TRIESTE – P.le Gioberti, 8 UDINE – via del Gelso, 3 MONFALCONE – via Romana, 93 GORIZIA – via Duca d’Aosta, 50


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(as) s a g g i Rosa Ribas La detective miope Mondadori, 2016 Pagg. 192 € 17,50 Irene Ricart è una detective privata di Barcellona. È appena uscita da un ospedale psichiatrico dove è rimasta internata per diversi mesi dopo che il marito – un poliziotto – e la figlia di dieci anni sono stati assassinati. Ora che ha perso tutto, Irene Rick Moody Hotel del Nord America Bompiani, 2016 Pagg. 224 € 18,00 Reginald Edward Morse è uno dei collaboratori di punta di ValutaIlTuoSoggiorno.com, dove pubblica recensioni sugli alberghi di Stefano Valenti Rosso nella notte bianca Feltrinelli, 2016 Pagg. 128 € 12,00

ha un unico obiettivo: trovare la persona che ha sterminato la sua famiglia. Basandosi sulla teoria dei sei gradi di separazione, si convince che può riuscire a scovare il killer dal momento che, se già normalmente tutte le persone sono collegate tra di loro, potrebbero esserlo anche i casi criminali. Fortunatamente Miguel Marín le offre di lavorare per la sua agenzia e Irene comincia a risolvere i primi casi che la mettono in contatto con personaggi abbastanza improbabili e originali. Ma Irene ora ha fretta, perché man mano che procede nelle sue investigazioni la sua incalzante miopia aumenta proporzionalmente... tutto il mondo, ma non solo: tra servizi in camera e lenzuola pulite Reginald racconta la storia della sua vita. Un racconto fatto di frammenti che si ricompongono poco a poco: dalla carriera come oratore motivazionale al matrimonio in crisi, dalla difficoltà di dover stare lontano da sua figlia alla devozione per il nuovo amore, la fantomatica K. E quando all’improvviso Reginald scompare, l’unica cosa che resta di lui sono una manciata di righe a cui lo scrittore Rick Moody cerca di dare un senso.

Valtellina. Novembre 1994. Il settantenne Ulisse Bonfanti attende Mario Ferrari davanti al bar e lo ammazza a picconate. E, alla gente che accorre, dice di chiamare i carabinieri, che vengano a prenderlo, lui ha fatto quello che doveva. Erano quarantotto anni che Ulisse mancava da quei monti. Dopo avere lavorato tutta la vita con la madre Giuditta in una fabbrica tessile della Valsusa, è tornato e si è rifugiato nella vecchia baita di famiglia, o almeno in quel che ne è rimasto dopo un incendio appiccato nel 1944.

Non un fiato, non un filo di fumo, non una presenza tutto intorno. In questo abbandono, tormentato da deliri e allucinazioni, Ulisse trascorre l’ultima notte di libertà: riposa davanti al camino, cammina nei boschi, rivive la tragedia che ha marchiato la sua esistenza. Dimenticato da tutti, si rinchiude come un animale morente in quella malga dove nessuno si è avventurato da decenni. I ricordi della povertà contadina, della guerra, della fabbrica, delle tragedie familiari, si alternano in una tormentata desolazione. Una desolazione che nasce dal trovarsi nel paese dove, nel 1946, è morta la sorella Nerina. È la stessa Nerina a narrare quanto accaduto. Uno di fronte all’altra, la neve sullo sfondo, Ulisse e la giovane sorella si raccontano le verità di sangue che rendono entrambi due fantasmi sospesi sul vuoto della Storia.

Giovanni Battista Modonutti Fummo, eravamo, siamo e… saremo in grado di affiancare i giovani in un progetto di vita più salutare? Edizioni Goliardiche, 2016 Pagg. 446 € 32,00 La nascita e l’evoluzione di una coscienza popolare e sociale nei confronti delle bevande alcoliche - La percezione e l’evoluzione del concetto di rischio del bere alcolico - Alcologia e salute mentale: trentacinque anni di storia - Alcol politically scorrect: costi economici e sociali del bere alcolico - Consapevolezza, affermazione e ruolo della prevenzione: quale efficacia? - Il bere degli italiani, la consapevolezza delle istituzioni e le iniziative di prevenzione e promozione della salute - Evoluzione della percezione del rischio alcol correlato in gravidanza - Iden-

tificazione precoce dei problemi alcol correlati e Intervento Breve - Alcune problematiche medico-legali alcol correlate - Alcol e lavoro: tra storia e normativa - Alcol e gravidanza: a fianco delle gestanti per una genitorialità responsabile - Un percorso con i giovani e le bevande alcoliche (1989/2013) L’influenza della famiglia sulle modalità di approccio e d’uso delle bevande alcoliche e la percezione del rischio alcol correlato degli studenti della Scuola Secondaria di 2° grado di Trieste (1989-2013) - Giovani e alcol, riflessioni critiche su prevenzione e promozione della salute e ruolo dei mass media - Il peso del marketing e della moda sui modelli del bere giovanile - Strategie basate sulle evidenze per il contrasto del consumo dannoso di alcolici negli adolescenti - Consumo di alcolici dei giovani italiani nei contesti del divertimento notturno - Bere giovanile e ruolo della famiglia: l’importanza del processo di socializzazione.

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L’etica con il sorriso Dal 2003 opera a Trieste la cooperativa sociale di tipo B “La Melagrana”. Dal commercio equo e solidale all’inserimento nel mondo del lavoro delle persone svantaggiate, passando per la valorizzazione del prodotti della terra: la presidente Lucia Bevilacqua racconta 13 anni di attività. Con lo sguardo già rivolto al futuro. Lucia Bevilacqua, com’è nato il progetto della Cooperativa Sociale La Melagrana? «La Melagrana è nata nell’ottobre del 2003 dando corpo a un progetto condiviso da diverse persone impegnate sull’altipiano triestino per sviluppare la cultura di valori etici che promuovono la solidarietà, il rispetto della persona, la tutela delle fasce deboli della popolazione, lo sviluppo delle zone svantaggiate del mondo, la priorità dell’uomo sul denaro. All’epoca fu individuato un locale fronte strada a Opicina, in via Nazionale, dove esiste tutt’oggi una sede della cooperativa; si partì iniziando a distribuire, senza fine di lucro, prodotti alimentari ad alto valore etico aggiunto, provenienti principalmente dal circuito del commercio equo e solidale, dalla cooperazione sociale italiana e da piccoli produttori a KM 0». Successivamente avete avviato un progetto con una piccola comunità del Guatemala per valorizzare il loro caffè attraverso le torrefazioni di Trieste. «Il “TS Caffè – Caffè Trieste Solidale” è nato nel 2004 e garantisce ai coltivatori guatemaltechi e alle loro famiglie un reddito dignitoso senza necessità di fare beneficienza, ma semplicemente riconoscendo il giusto valore e la giusta dignità al lavoro delle persone. Nel progetto abbiamo voluto unire alla bontà di un caffè arabica di montagna di ottima qualità, la professionalità e la competenza che i torrefattori di Trieste hanno saputo in questi anni diffondere in tutto il mondo, realizzando miscele di caffè pregiate e di elevato gradimento. Nel contempo il progetto “Caffè Trieste Solidale” ha permesso di realizzare Guatemala un piccolo centro sanitario e il rafforzamento del percorso scolastico dei giovani del municipio di Santa Cruz. Stiamo inoltre garantendo in Italia l’inserimento lavorativo di persone svantaggiate a Trieste e nelle Marche, oltre che offrire, attraverso la collaborazione con un’associazione triestina, un aiuto alla realizzazione di strutture di accoglienza a Trieste a supporto delle famiglie di bambini provenienti da paesi investiti da guerre o guerriglie che hanno l’ulteriore sfortuna di avere un figlio che necessiti di interventi sanitari non fattibili nel loro paese». La Melagrana opera anche per favorire l’inserimento lavorativo di persone socialmente svantaggiate: in quale maniera? «I percorsi di formazione sono portati avanti mediante collaborazioni sia con i dipartimenti delle dipendenze e di salute mentale dell’Azienda Sanitaria Triestina sia con i servizi sociali dei Comuni di Trieste e di Duino Aurisina. Sono inoltre attive da diversi anni collaborazioni con le associazioni che sul territorio della provincia di Trieste si occupano di offrire ascolto, supporto e aiuto alle persone che vivono nel disagio sociale». Attualmente quante sono le persone che state accompagnando in questo percorso? «La Melagrana ha 15 soci. Di questi 12 sono lavoratori dipendenti, di cui 11 a tempo indeterminato e 1 a tempo determinato; gli altri 3 sono soci volontari. Ben 6 dei 12 lavora66

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settembre-ottobre 2016

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tori dipendenti sono persone provenienti da situazioni di riconosciuto disagio sociale». Tra le diverse attività, gestite anche un locale a Prosecco: quali sono le sue caratteristiche principali? «Il ristorante - bottega dei sapori Be Happy nasce con lo scopo di rimettere al centro delle nostre giornate il valore dell’accoglienza. Vogliamo offrire insieme al nostro sorriso la felicità che dà nutrirsi di prodotti alimentari ad alto valore etico aggiunto provenienti da piccoli produttori possibilmente BIO e a chilometro zero. Per preparare i nostri piatti scegliamo materie prime di elevata qualità a filiera corta e trasparente per poterci nutrire con prodotti buoni realizzati con amore e passione». Nella realizzazione del menu utilizzate anche prodotti coltivati in terreni confiscati alle mafie. A tal proposito, in ottobre rafforzerete la vostra collaborazione con l’associazione Libera attraverso un evento dedicato: in cosa consisterà? «L’ultimo week-end di ottobre, da venerdì 21 a domenica 23, La Melagrana festeggerà il suo tredicesimo compleanno. In questa ricorrenza organizzeremo un’iniziativa dal titolo “Prosecco 162 – Un frutto equo e solidale: i vini della solidarietà italiana”, che ha lo scopo di presentare nella provincia di Trieste (che detiene la D.O.C. di uno dei vini più conosciuti al mondo: il “Prosecco”) i vini di qualità che le Cooperative che lavorano i terreni confiscati alle mafie sono stati in grado di realizzare. Verranno organizzati convegni, cene con degustazione e presentazione di vini». Oltre all’evento di ottobre, quali sono i futuri obiettivi di La Melagrana? «Due idee sono già a un avanzato stadio di sviluppo. Grazie alla collaborazione con un liquorificio di Trieste, presenteremo una linea di liquori realizzati principalmente con prodotti con la certificazione di provenienza dal Commercio Equo e Solidale. La Melagrana sta infatti per ottenere l’accreditamento come licenziataria del marchio Fairtrade da Frairtrade Italia, che è l’ente che in Italia rilascia le licenze FLO attribuendo il marchio di garanzia del prodotto Equo e Solidale». E la seconda idea? «Sulla parete di fronte all’entrata del ristorante - bottega dei sapori Be Happy sono impresse le impronte delle mani delle persone che lavorano nel locale: segno tangibile dell’impegno che ogni persona de La Melagrana sta profondendo per il buon esito del progetto. Abbiamo pensato di offrire gratuitamente a tutti i clienti del Be Happy che lo desiderano un buono regalo sul quale verranno impresse una quantità di “mani di aiuto” proporzionali alla spesa effettuata presso il Be Happy. Ogni buono regalo, con il suo carico di mani d’aiuto, potrà essere consegnato a una delle associazioni partner dell’iniziativa che La Melagrana è in procinto di lanciare: ogni mano d’aiuto si concretizzerà in beni alimentari che La Melagrana donerà all’associazione che presenterà i “buoni dono con le mani di aiuto”». Info: www.lamelagrana.org


inserzione a pagamento

Intervista e immagini di Lucia Fiorenzato

Risolvere le Cinque Ferite Trasformarle in vantaggi per vivere meglio In ogni momento è possibile fare dei passi verso la propria massima realizzazione. A marzo abbiamo visto come ciò che mangiamo possa aiutarci ad attrarre il meglio nella nostra vita, grazie alla Legge d’Attrazione. Ora vediamo come riconoscere degli schemi di comportamento non idonei e trasformarli in opportunità, risolvendo le Cinque Ferite. Approfondiamo l’argomento con la dottoressa Maria Rosa Fimmanò (foto in basso), ideatrice del Metodo che porta il suo nome, direttrice didattica dell’Istituto Kinergia® e autrice del libro “Risolvere le Cinque Ferite”, edito da Mental Fitness Publishing (foto a destra). Cosa sono le Cinque Ferite? «Le Cinque Ferite sono degli schemi di risposta automatica che tutti noi abbiamo e che non ci permettono di esprimere ciò che veramente siamo. Ogni Ferita ha delle caratteristiche specifiche che si attivano a seconda del contesto. In particolare, le Ferite sono: Ingiustizia, Abbandono, Rifiuto, Tradimento e Umiliazione. Una persona può mostrare i tratti della Ferita da Tradimento a lavoro e da Umiliazione nelle relazioni. È soggettivo». Come si capisce quale Ferita è attiva in un determinato contesto? «Osservandosi. Per dare un input, nel mio libro ho descritto una serie di situazioni di vita comune e i comportamenti tipici di quando si attiva una specifica Ferita». Ad esempio? «Fare acquisti. Chi ha attiva la Ferita da Ingiustizia investirà moltissimo tempo per valutare il giusto rapporto qualità/prezzo di ogni singolo articolo e si rivolgerà alle commesse per avere delucidazioni precise, rimanendo a lungo indeciso. Al contrario, con la Ferita da Tradimento attiva, si saprà da subito di cosa si ha bisogno e si vorrà spiegare a chiunque altro, tecnici inclusi, perché si ha ragione. Chi, invece, ha più attiva la Ferita da Abbandono tenderà a ritornare sempre negli stessi negozi per sentire “aria di casa” e chiacchiererà molto volentieri con chiunque, creando legami amichevoli. Mentre se è la Ferita da Rifiuto a esprimersi, si preferirà evitare ogni tipo di contatto: acquisti solo quando è indispensabile, possibilmente online e rigorosamente da soli. Umiliazione, infine, preferirà puntare a svendite e offerte, ritrovandosi poi però a in-

vestire somme anche considerevoli in una lunga serie di piccole spese, non sempre per beni necessari». In che modo le Ferite attive condizionano i nostri atteggiamenti? «Le Ferite sono come delle lenti colorate che filtrano ciò che sperimentiamo. In funzione della Ferita attiva, le persone percepiscono e reagiscono in modo completamente diverso alla stessa situazione. Questo condiziona il modo di relazionarsi con gli altri e di fare scelte, poiché innesca schemi di comportamento non sempre adeguati al proprio massimo benessere». Cosa significa risolvere le Ferite? «Significa essere pienamente consapevoli dei meccanismi che regolano le proprie scelte e far emergere davvero i propri talenti per sfruttarli appieno e ottenere ciò che è meglio per noi nella nostra vita». E come si fa? «Per vedere risultati bastano anche solo 5 minuti al giorno. Nel libro dedico un intero capitolo a 15 esercizi che ognuno può fare in piena autonomia su di sé». Basta così poco? «È un allenamento: più è intensivo e più velocemente si progredisce. Oltre all’autotrattamento, si può lavorare sulle Cinque Ferite con sessioni individuali, incontri di gruppo e anche corsi». A chi ci si può rivolgere per sessioni, incontri di gruppo e corsi? «Ci sono Operatori Cinque Ferite e Legge d’Attrazione da me formati a Trieste, Gorizia, Udine, Pordenone e anche in Slovenia. Inoltre, verrò io stessa a tenere dei corsi in regione e oltre confine a breve: i primi saranno il 19 e 20 novembre». Risolvere le Cinque Ferite è utile per attivare la Legge d’Attrazione? «La Legge d’Attrazione è la capacità che tutti abbiamo di attrarci cose, persone, situazioni. Più si è se stessi, più si ottiene. Risolvere le Cinque Ferite serve proprio a questo».

Per maggiori informazioni:

Lucia Fiorenzato, Operatrice Legge d’Attrazione di II livello - cell. +39 328 4214886 - fiorenzatolucia@gmail.com - www.fiorenzatolucia.eu


MOSTRE IN FVG (calendario aggiornato su www.imagazine.it) 2 settembre – 16 ottobre ▶CESARE MOCCHIUTTI 19162016 Una settantina di opere, con molti inediti, nei quali ammirare e rintracciare il segno inconfondibile, coerente e forte degli olii e delle tecniche miste, accanto alla plasticità di volumi di alcune sculture in bronzo. Cormòns (GO). Palazzo Locatelli, piazza XXIV Maggio. Orario: gio-sab 16-19, dom 10-13/1619. Ingresso libero. Info: www.imagazine.it

3-27 settembre ▶I VOLTI DELLA MISERICORDIA 28 pannelli raffiguranti storie e testimonianze del passato e dei giorni nostri sul tema della misericordia, fra cui una riproduzione del mosaico della Basilica di Aquileia. Gorizia. Biblioteca Statale Isontina, via Mameli 12. Orario: lun-ven 10.30-18.30, sab 10.30-13.30. Ingresso libero. Info: www.isontina. beniculturali.it Fino al 8 settembre ▶VIAGGIO NEL TEMPO Mostra fotografica di Aurelio De Vito. Monfalcone (GO). Caffè Carducci, via Duca d’Aosta 83. Orario: lun-sab 7.30-22. Ingresso libero. Info: 0481 412332 Fino al 10 settembre ▶FILO DI ACCIAIO E DI MIELE Personale di Delia del Carril. Per la prima volta in regione e in Europa le opere grafiche dell’artista, realizzate fra gli anni ‘50 e ‘70, molte delle quali xilografie e tecniche miste. Arta Terme (UD). Sala Savoia, piazza Roma. Orario: lun-dom 10-13/1619. Ingresso libero. Info: www.imagazine.it

Fino al 11 settembre ▶STORIE DI STRADA Collettiva fotografica. Muggia (TS). Museo d’Arte Moderna, via Roma 9. Orario: mar-ven 18-20, sab 10-12-18-20, dom 10-12. Ingresso libero. Info: www. comune.muggia.ts.it Fino al 18 settembre ▶TRA FIGURATIVO E ASTRATTO Mostra collettiva di nove artisti: Luigi Spacal, Elio Ciol, Giammarco Roccagli, Giorgio Cosarini, Claudio Mrakic, Danilo Jejcic, Concetto Pozzati, Grazia Varisco e Luigi Veronesi. Pordenone. Galleria Sagittaria, via Sagittaria 7. Orario: mar-dom 1619. Ingresso libero. Info: www.centroculturapordenone.it

Fino al 19 settembre ▶COLLINE A SUD EST Mostra collettiva di 20 artisti del Circolo “Il Grandangolo” di Campoformido. Udine. Locali espositivi, via Pradamano 21. Orario: lun 9-12/15-18, mar-gio 15-18, venerdì 9-12. Info: 0432 1273717 Fino al 25 settembre ▶L’ARCIPELAGO DELLE MERAVIGLIE Mostra per i 100 anni dalla nascita di Paolo Budinich, padre della Trieste scientifica. Trieste. Palazzo Costanzi, passo Costanzi 2. Orario: lun-dom 10-20 (23 e 24/9 10-22). Ingresso libero. Info: www.triestecultura.it

Fino al 30 settembre ▶LEONI E TORI Dall’antica Persia ad Aquileia. La memoria di Teheran e della città patriarcale, entrambe distrutte col ferro e col fuoco, a quasi ottocento anni di distanza, è entrata a far parte del patrimonio di cultura, di arte, di suggestioni dell’intera umanità. Aquileia (UD). Museo Archeologico Nazionale, via Roma 1. Orario: mar-dom 8.30-19.30. Ingresso: € 7.

Info: www.museoarcheologicoaquileia.beniculturali.it ▶ VIAGGIO IN INDIA Mostra fotografica di Olga Micol Trieste. Ad Formandum, via Ginnastica 72. Orario: lun-gio 17-20. Ingresso libero. Info: 335 264611 Fino al 2 ottobre ▶IL SOGNO INFINITO Retrospettiva di Luigi Boille, con oltre 140 opere esposte. Pordenone. Galleria Pizzinato, viale Dante 33. Orario: mer-dom 15-19. Ingresso: € 3. Info: www.artemodernapordenone.it ▶ LABOR OMNIA VINCIT Ritratti di vita e di lavoro dall’archivio fotografico della SNIA Viscosa. Mostra fotografica. Torviscosa (UD). CID, piazzale Marinotti 1. Orario: sab 15-20, dom 1020. Ingresso libero. Info: www.cid-torviscosa.it Fino al 9 ottobre ▶OLTRE In viaggio con cercatori, fuggitivi, pellegrini. Più quaranta dipinti su tela e su tavola, suddivisi in cinque sezioni tematiche, provenienti da 30 collezioni pubbliche e private italiane ed europee. Tolmezzo (UD). Casa delle Esposizioni, località Illegio. Orario: marsab 10-19, dom 9.3019.30. Ingresso: € 10. Info: www.illegio.it

Fino al 9 ottobre ▶LLOYD Le navi di Trieste nel mondo. Esposti oggetti originali: dagli arredi di bordo alle opere d’arte, fino ai modelli delle principali navi. Trieste. Centra Idrodinamica, Porto Vecchio. Orario: mar-dom 11-18. Ingresso: € 9. Info: www.lloydtrieste.it ▶ PASSAGGIO IN INDIA Arte e vita nel subcontinente indiano nelle fotografie del fondo Usis della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte. Trieste. Civico Museo d’Arte Orientale, via San Sebastiano 1. Orario: mar-ven 16-19, dom 10-

19. Ingresso libero. Info: www.museoarteorientaletrieste.it ▶ HOLLYWOOD ICONS Le stelle dell’epoca d’oro di Hollywood e i grandi fotografi, ritrattisti e di scena, che seppero inventare il glamour di divi e divine per la mitica industria cinematografica. Codroipo (UD). Villa Manin di Passariano. Orario: mar-dom 10-19. Ingresso: € 10. Info: http://villamanin.it Fino al 12 ottobre ▶OMAGGIO A ITALICO BRASS Opere dalla Collezione Marignoli di Montecorona e dalla Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia. Gorizia. Palazzo Attems, piazza De Amicis 2. Orario 10-17. Info: www.marignolifoundation.org

Fino al 16 ottobre ▶TORNA A FIORIR LA ROSA Dipinti, ceramiche e porcellane dalle collezioni dei Civici Musei di Storia ed Arte Trieste. Civico Museo Sartorio, Largo Papa Giovanni XXIII 1. Orario: marmer-gio 10-13, ven-sab 16-19, dom 10-19. Ingresso libero. Info: www.triestecultura.it Fino al 4 dicembre ▶GUERRA E MODA Il cambiamento rapido e irreversibile della figura femminile nella società occidentale del primo Novecento. Gorizia. Musei Provinciali, borgo Castello 13. Orario: lun-dom 9-19. Ingresso: € 3,50. Info: www.provincia.gorizia.it

I COSTI E GLI ORARI DI APERTURA POSSONO VARIARE SENZA PREAVVISO. VERIFICARE SEMPRE RIVOLGENDOSI AGLI APPOSITI RECAPITI.


F Auto, moto, trattori e ricambi d’epoca

Viale Borgo Palazzo, 137 BERGAMO Tel 035 3230911 www.promoberg.it 2-4 SETTEMBRE ▶FIERA DI SANT’ALESSANDRO

30 SETTEMBRE – 2 OTTOBRE ▶CREMONA MONDOMUSICA

Liuteria di alta gamma

30 SETTEMBRE – 2 OTTOBRE ▶ CREMONA PIANO EXPERIENCE 30 SETTEMBRE – 2 OTTOBRE ▶CREMONA WINDS

Fiera degli strumenti a fiato

Agricoltura, Zootecnia ed Equitazione

30 SETTEMBRE – 2 OTTOBRE ▶ACOUSTIC GUITAR VILLAGE

Prevenzione incendi e sicurezza sul lavoro

26-29 OTTOBRE ▶FIERA INTERNAZIONALE DEL BOVINO DA LATTE 26-29 OTTOBRE ▶ITALPIG

21-22 SETTEMBRE ▶SAFETY EXPO 29-30 SETTEMBRE ▶NO FRILLS

Fiera del Turismo

6-9 OTTOBRE ▶BERGAMO CREATTIVA

Arti Manuali

14-16 OTTOBRE ▶ALTA QUOTA

Salone della Montagna e dell’outdoor

28 OTTOBRE – 1 NOVEMBRE ▶FIERA CAMPIONARIA

Viale della Fiera, 20 BOLOGNA Tel 051 282111 www.bolognafiere.it 5-6 SETTEMBRE ▶FARETE 2016

Salone della chitarra classica e acustica

Rassegna suinicola

26-29 OTTOBRE ▶EXPO CASEARIA 26-29 OTTOBRE ▶INTERNATIONAL POULTRY FORUM

Salone dell’avicoltura

via della Fiera, 11 FERRARA Tel 0532 900713 www.ferrarafiere.it 9-18 SETTEMBRE ▶FERRARA BALLOONS FESTIVAL

8-9 OTTOBRE ▶ELETTRONICA FERRARA

Prodotti e servizi per la cerimonia nuziale

18-20 OTTOBRE ▶CREAMODA EXPO

Accessoristica per abbigliamento, pelletteria e calzature

19-21 OTTOBRE ▶SMART CITY EXHIBITION

Comunicazione, qualità e sviluppo

19-21 OTTOBRE ▶H2O

Tecnologie per il Trattamento e la Distribuzione dell’ Acqua Potabile

19-21 OTTOBRE ▶AMBIENTE LAVORO

Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro

19-21 OTTOBRE ▶EXPOTUNNEL

Arti marziali, arti olistiche, massaggi

Componentistica elettronica, computer, radiantismo

8-9 OTTOBRE ▶SOFT AIR FAIR

Equipaggiamenti e attrezzature

8-9 OTTOBRE ▶FERRARA MILITARIA

Collezionismo militare e storico

30 OTTOBRE ▶IL FÉ IN FIERA

Antiquariato, rigatteria, collezionismo

Piazza Adua, 1 FIRENZE Tel 055 49721 www.firenzefiera.it 7-8 OTTOBRE

Filiera di produzione del serramento e delle finiture di interni ed esterni

19-22 OTTOBRE ▶SAIE

Edifici e costruzioni

Cremona Fiere s.p.a. Piazza Zelioli Lanzini, 1 CREMONA Tel 0372 598011 www.cremonafiere.it

3-4 SETTEMBRE ▶MOSTRA SCAMBIO 68

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marzo-aprile 2008

Fieramilano

3-6 SETTEMBRE ▶MIPEL

Pelletteria

Vetrina Farmacia

6-8 SETTEMBRE ▶MILANO UNICA

Salone Italiano del Tessile Fieramilano

16-19 SETTEMBRE ▶HOMI

Salone degli stili di vita Fieramilano

20-22 SETTEMBRE ▶LINEAPELLE

Calzatura, pelletteria Fieramilano

30 SETTEMBRE – 2 OTTOBRE ▶HOBBY SHOW

Salone Italiano della Creatività Fieramilano

4-8 OTTOBRE ▶BIMU 6-8 OTTOBRE ▶SFORTEC

Subfornitura Tecnica & Servizi per l’Industria Fieramilano

13-15 OTTOBRE ▶VISCOM ITALIA

Fieramilanocity Piazzale Carlo Magno 1 MILANO Fieramilano Strada statale del Sempione 28 RHO Tel 02 49971 | L’INFORMAFREEMAGAZINE

Materiali e macchinari per la produzione di motori elettrici

18-21 OTTOBRE ▶SICAM

Accessori e Semilavorati per l’Industria del Mobile

28-30 OTTOBRE / 4-6 NOVEMBRE ▶MASTRO BIRRAIO

Salone della birra artigianale

Via Emilia, 155 RIMINI Tel 0541 744111 www.riminifiera.it 14-16 SETTEMBRE ▶FLORA TRADE SHOW

Florovivaismo e Paesaggio

25-27 OTTOBRE ▶SMAU

Fieramilanocity

26-30 SETTEMBRE ▶TECNARGILLA

Fieramilanocity

1-2 OTTOBRE ▶AUTOMOTOCICLO D’EPOCA

Information Communications Technology

Via N. Tommaseo, 59 PADOVA Tel 049 840111 www.padovafiere.it 9-11 SETTEMBRE / 21-23 OTTOBRE ▶EXPOBICI 21-22 SETTEMBRE ▶SIPAC

Attrezzature per Camping

21-23 SETTEMBRE ▶FLORMART

Florovivaismo, attrezzature e giardinaggio

1-9 OTTOBRE ▶CASA SU MISURA

Arredamento ed edilizia innovativa

Salone del mercato immobiliare

6-8 OTTOBRE ▶ILLUMINOTRONICA

Lighting & elettronica

Creare la casa ecosostenibile

8-9 OTTOBRE ▶PADOVA SPOSI

L’evento del matrimonio

20-25 SETTEMBRE ▶SALONE NAUTICO

Borsa del contract italiano

28-29 SETTEMBRE ▶COIL TECH

14-16 SETTEMBRE ▶MACFRUT

6-9 OTTOBRE ▶PADIGLIONE CASACLIMA

Piazzale J. F. Kennedy, 1 GENOVA Tel 010 53911 www.fiera.ge.it

Viale Treviso 1 PORDENONE Tel 0434 23 21 11 www.fierapordenone.it 14-16 SETTEMBRE ▶HAPPY BUSINESS TO YOU

14-16 OTTOBRE ▶MILAN GAMES WEEK

28 OTTOBRE – 1 NOVEMBRE ▶TUTTO SPOSI

Salone del matrimonio

Innovazione tecnologica nel settore agroalimentare

Fieramilano

1-9 OTTOBRE ▶COMPRO CASA SU MISURA

Fatto a mano in Italia

plein air

1-9 OTTOBRE ▶MERCANTEINFIERA 25-28 OTTOBRE ▶CIBUS TEC

Fieramilano

▶SALONE FARMACEUTICO TOSCANO 27-30 OTTOBRE ▶FLORENCE CREATIVITY.IT

Tecnologie per il Sottosuolo e Grandi Opere

19-22 OTTOBRE ▶SAIE3

Calzature

Tecnologie di bonifica

Ceramica per l’architettura e arredobagno

14-16 OTTOBRE ▶BOLOGNA SI SPOSA

www.fieramilano.it 3-6 SETTEMBRE ▶THEMICAM

Fiera delle mongolfiere

1-2 OTTOBRE ▶EDENICA

Il digitale nella musica e nell’arte

E

Comunicazione Visiva e Servizi per l’Evento

Biologico e Naturale

7-8 OTTOBRE ▶ROBOT FESTIVAL

R

Fieramilano

21-23 SETTEMBRE ▶COASTESONDA

26-30 SETTEMBRE ▶CERSAIE

E

Macchine Utensili, Robot, Automazione

Il meeting point delle imprese a Bologna

9-12 SETTEMBRE ▶SANA

I

20-23 OTTOBRE ▶AUTO E MOTO D’EPOCA 29 OTTOBRE – 1 NOVEMBRE ▶TUTTINFIERA

Hobby, shopping e collezionismo

29 OTTOBRE – 1 NOVEMBRE ▶MITOAMERICA

Salone del lifestyle Americano

Fruit&Veg

Industria Ceramica e del Laterizio Mostra scambio

4-6 OTTOBRE ▶FIMAI ECOMONDO BRASILE

Ambiente e Sostenibilità

4-6 OTTOBRE ▶ENADA ROMA

Apparecchi da intrattenimento e da Gioco

13-15 OTTOBRE ▶TTG INCONTRI

Caravanning e turismo en

Viale del Lavoro, 8 VERONA Tel 045 8298111 www.veronafiere.it 16-19 SETTEMBRE ▶COSMOBIKE SHOW

Fiera del ciclismo

28 SETTEMBRE – 1 OTTOBRE ▶MARMOMACC

Marmi, design e tecnologie

9 OTTOBRE ▶MOSTRA MERCATO DEL DISCO E DEL FUMETTO 11-13 OTTOBRE ▶OIL&NONOIL

Car wash, carburanti alternativi, stazioni di servizio

14-17 OTTOBRE ▶ARTVERONA

Art Project Fair

16 OTTOBRE ▶MOSTRA SCAMBIO DEL GIOCATTOLO D’EPOCA 19 -20 OTTOBRE ▶ACQUARIA

Tecnologie per l’Analisi, la Distribuzione e il Trattamento dell’Acqua e dell’Aria

19-20 OTTOBRE ▶MCM

Manutenzione industriale

19-20 OTTOBRE ▶SAVE

Soluzioni e Applicazioni Verticali di Automazione, Strumentazione, Sensori

Fiera B2B del Settore Turistico

13-15 OTTOBRE ▶SIA GUEST

Salone Internazionale dell’Accoglienza

13-15 OTTOBRE ▶SUN

Salone Internazionale dell’Esterno

13-15 OTTOBRE ▶TENDE E TECNICA

Protezione, oscuramento, risparmio energetico, sicurezza,arredamento

26-28 OTTOBRE ▶INTERNATIONAL BUS EXPO Via Cotonificio, 96 Torreano di Martignacco (UD) UDINE Tel 0432 4951 www.udinegoriziafiere.it Via della Barca, 15 GORIZIA 1-9 OTTOBRE ▶CASA MODERNA

Abitare con passione

Via Rizzi, 67/a PARMA Tel 0521/9961 www.fiereparma.it 10-18 SETTEMBRE ▶SALONE DEL CAMPER

ORNITOLOGICA Udine

Udine

15-16 OTTOBRE ▶EXPOELETTRONICA

Elettronica professionale e di consumo Udine

22-23 OTTOBRE ▶MOSTRA

Via dell’Oreficeria, 16 VICENZA Tel 0444 969111 www.vicenzafiera.it 3-7 SETTEMBRE ▶VICENZAORO

Oreficeria, gioielleria, argenteria e pietre preziose

24-25 SETTEMBRE ▶ESOTIKA EXPO

Animali esotici e da compagnia

25-27 SETTEMBRE ▶RAC

Calzature, pelletterie e moda in genere

13-16 OTTOBRE ▶ABILMENTE AUTUNNO

Manualità creativa

22-23 OTTOBRE ▶SPOSIAMOCI

Salone del matrimonio

26-27 OTTOBRE ▶MEDIT

Salute e innovazione


UNIVERSITÁ Servizio di Dario Pozzetto

ALLA SCOPERTA DI...

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Dalla laurea al lavoro

Numeri da record per il corso di ingegneria attivato dall’Università di Trieste (sede di Pordenone) e l’Ateneo tedesco di Lemgo-Lippe. Tutti gli studenti hanno trovato occupazione. Anche prima di concludere gli studi.

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È attivato nel Campus Universitario Pordenonese il corso di laurea magistrale che garantisce l’occupabilità al 100% dei suoi laureati. A sei anni dall’attivazione della laurea magistrale a doppio titolo italo-tedesco, si possono trarre i primi risultati significativi sulla attività formativa del Double Dregee Master in “Production Engineering and Management”. La quasi totalità dei laureati ha avuto il contratto di lavoro subito dopo lo svolgimento dello stage in azienda in importanti e prestigiose realtà produttive e di servizio regionali, nazionali ed europee (Accenture Italia, Ali Group, Electrolux Professional, Danieli Group, General Electric, Luxottica, Management Solution (Spagna), Organ Tekstil (Turchia), Orion, Pittini, Sa.bi. Group, Safilo, Santarossa, Savio, Sole, VNR Infrastructure Ltd (India) tanto per citarne alcune) e alcuni anche prima della conclusione della laurea. La validità della formazione impartita è stata anche recentemente comprovata con l’ultimo laureato che è stato assunto scegliendo tra tre proposte di lavoro arrivate da Danieli Group, Electrolux Professional e Savio e con un altro studente laureando del prossimo autunno che è stato già assunto dalla Maschio-Gaspardo nello scorso maggio mentre svolgeva il tirocinio. Giungono poi mensilmente al delegato del Job placement del Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Ateneo di Trieste proposte di lavoro che rimangono inevase per carenza di candidati e che fanno capire come questo corso di laurea, accreditato dall’ente tedesco AQUAS, sia di nicchia, ma anche di eccellenza per l’Università e il territorio e che prepari una figura professionale nell’area gestionale industriale ne-

cessaria per competere con i Paesi low-cost ed entrare nell’ottica della rivoluzione Industry 4.0. In stretta collaborazione con la University Applied Sciences di Lemgo-Lippe nella Ostwestfalen, il corso è a numero chiuso (20 sono i posti per l’Ateneo di Trieste e 20 quelli per l’Ateneo di Lemgo) e ha la particolarità di essere erogato in lingua inglese, di avere un semestre comune a Pordenone e uno nella sede tedesca di Lemgo, con utilizzo di borse Erasmus. Prevede inoltre un lungo periodo di tirocinio in azienda con elaborazione della tesi di laurea, che consente di testare la validità formativa con l’applicazione pratica-reale del mondo aziendale o dei servizi. Il corso prepara manager e dirigenti di imprese manifatturiere di medie dimensioni, in particolare nel settore legno-arredo e nella lavorazione dei metalli e materie plastiche, o dei servizi. I laureati acquisiscono le informazioni necessarie per queste aree industriali, ma anche conoscenze e competenze trasversali in ambito manageriale, tecnico ed economico, confrontandosi con le sfide conseguenti allo sviluppo continuo della ricerca e dell’innovazione tecnologica. Ulteriori relative informazioni possono essere reperite alla pagina web www.cspn.units.it/it/menu-didattica/ddmsp

Dario Pozzetto

Dario Pozzetto è professore ordinario presso il Dipartimento di Architettura e Ingegneria dell’Università degli Studi di Trieste Nella foto, alcuni studenti del DDMSc con altri della triennale di Ingegneria in visita tecnica alla Danieli di Buttrio |

settembre-ottobre 2016

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COLLOQUI DELL’ABBAZIA Servizio di Elisa Fucina. Immagini di Livio Felluga e Luigi Vitale

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L’uomo e il viaggio Il 15 settembre a Rosazzo prende il via la nuova edizione della rassegna culturale che abbina personaggi illustri a degustazioni di vini pregiati. Ecco il programma completo.

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Il viaggio è uno dei tratti più significativi di questo inizio secolo nelle sue diverse declinazioni: la caduta dei confini in Europa da una parte ha reso possibile e facile spostarsi liberamente sul vecchio continente. Attualità di questi ultimi anni sono gli approdi sulle coste italiane, e non solo, di migranti in fuga dalla guerra o in cerca di condizioni di vita migliori. Allo stesso tempo molti sono i giovani italiani che dopo la laurea scelgono, per opportunità di lavoro o scelta esistenziale, di migrare verso altri lidi. Il viaggio già dal Medioevo ha significato diffusione di idee e confronto di conoscenze, dalla filosofia alla scienza e all’arte. I monasteri, le abbazie, i conventi sono sempre stati luoghi di meditazione e preghiera ma anche di studio, incontro e scambio. Secolare è dunque la tradizione di accoglienza dei diversi ordini monastici in Europa verso i pellegrini, confratelli o laici come poeti, letterati, musicisti, pittori e filosofi. Seguendo questa lunga e importante tradizione, riprende in settembre per proseguire fino a dicembre la rassegna “Colloqui dell’Abbazia. Il viaggio della carta geografica di Livio Felluga”. Un viaggio fisico e metaforico ospitato nel complesso abbaziale in comune di Manzano, fra letteratura, arte, fotografia, scienza e attualità, promosso dalla Fondazione Abbazia di Rosazzo e realizzato grazie al sostegno della Livio Felluga che intende così celebrare i 60 anni della celebre etichetta che ha come simbo-

lo la carta geografica, emblema nel mondo dei suoi vini di qualità. Nella mistica atmosfera del millenario complesso scrittori, artisti, videomaker, scienziati, giornalisti, viaggiatori in cerca di luoghi e di risposte a domande eterne hanno aderito all’invito dei promotori, in particolare di Elda Felluga, e della curatrice, la giornalista Margherita Reguitti, di incontrare il pubblico per tracciare un percorso di conoscenza e condivisione di bellezza e narrazione. Uno dei tratti fra i più originali del progetto è voler proporre una riflessione condivisa fra ospite e pubblico, prendendo spunto da un testo, da un’esperienza personale, da una visione di artista con la finalità di creare un caleidoscopio di visioni e letture di temi diversi. L’uomo è il protagonista di questo viaggio che coinvolge intellettuali ed esperti del Friuli Venezia Giulia e non solo. Il viaggio in Abbazia di Rosazzo riprende dunque con il bagaglio accumulato durante gli incontri proposti dalla sezione primavera-estate alla quale hanno partecipato gli scrittori Paolo Maurensig, Guido Mattioni, Emilio Rigatti, Tommaso Cerno, il botanico Riccardo Viti, i giornalisti Marzio G. Mian, Luana de Francisco, Giampiero Rossi, il fotografo e video maker Luigi Vitale, gli scalatori Nives Meroi e Romano Benet e lo scienziato Stefano Mancuso. Il primo incontro giovedì 15 settembre sarà una narrazione-riflessione utilizzando strumenti antichi e sempre attuali, proposta dallo scrittore Hans Kitzmüller alla scoperta dei mari del sud, attraverso antiche carte nautiche e nuovi racconti. Tre scrittori con radici in regione ma lo sguardo oltre i confini saranno ospiti nel mese di ottobre: venerdì 14 sarà la volta del giornalista triestino Pietro Spirito autore di “Nel fiume della notte” (Ediciclo), un viaggio al centro delSopra, da sinistra: Margherita Reguitti, Elda Felluga, Nives Meroi e Romano Benet; qui a fianco, il pubblico presente alla rassegna; pagina accanto, la prima etichetta di Livio Felluga.

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la terra seguendo il fiume Timavo. Giovedì 20 lo storico Paolo Scandaletti proporrà “Storia dell’Istria e della Dalmazia” (Edizioni Biblioteca dell’Immagine), affresco di terre dall’antica Roma fino all’esodo. Venerdì 27 il giornalista e viaggiatore Paolo Rumiz ripercorrerà “Appia” (Feltrinelli), itinerario riscoperto, dopo secoli di abbandono, della prima grande via europea. Nel mese di novembre si spazierà nella terra di Albione: venerdì 4 Paolo Maurensig dialogherà con Marisa Sestito, traduttrice di “Nero Dickens. Racconti del mistero di Charles Dickens” (Marsilio), storie trasgressive e oscure tradotte dalla docente udinese, presentate in anteprima nazionale in Abbazia. Venerdì 11, giorno di san Martino, il tema dell’incontro sarà scelto in omaggio alla ricorrenza religiosa mentre venerdì 25 si parlerà di corretta alimentazione, funzionale al vivere bene e a lungo con Filippo Ongaro, primo medico anti-aging e pioniere nella diffusione della medicina funzionale, autore di “Fino a cent’anni” (Ponte delle Grazie). Conclusione con la giornalista e scrittrice friulana Elena Commessatti che aveva aperto la rassegna in aprile con il libro “50 anni di carta geografica. Storia di un viaggio intorno”, straordinario compendio di autori diversi uscito per il primo mezzo secolo di attività del patriarca dell’enologia del Friuli Venezia Giulia. Gli appuntamenti, condotti da Margherita Reguitti, sono inseriti nel calendario di attività della Fondazione Abbazia di Rosazzo. Fra questi, dal 16 al 17 settembre è in programma il workshop internazionale di formazione all’arte contemporanea “Now”. L’iniziativa, aperta a studenti universitari, si svolgerà in Vigne Museum, progetto artistico-architettonico di Yona Friedman e

Jean-Baptiste Decavèl realizzato per i 100 anni di Livio Felluga, e in Abbazia. Il 23 ottobre è in programma la vernice della mostra dedicata al terremoto. Gli incontri, che godono del patrocinio della Biblioteca statale isontina – MIBATC, inizieranno alle 18, salvo eventuali altre indicazioni e saranno a ingresso libero, seguiti da un brindisi con i vini Livio Felluga. Per avere più informazioni su questi e altri appuntamenti in calendario sono disponibili i siti: www. abbaziadirosazzo.it e www.liviofelluga.it

Elisa Fucina


« Il fumetto

COSPLAY Servizio di Livio Nonis. Immagini di Dario Sardo

diventa realtà

Grazie alla passione di Loredana Barile, la moda partita dal Giappone è sbarcata a Monfalcone, coinvolgendo un numero crescente di persone. Attive tutto l’anno sui social con proposte innovative.

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Una neologismo che sempre più sta prendendo piede nella nostra cultura: “cosplay”, termine composto dall’unione di due parole inglesi - costume (stesso significato del termine italiano) e play (gioco). Indica l’azione di indossare un costume che rappresenti un personaggio per interpretarne il modo di agire. Se in Italia spopolano le fiere del fumetto, gare cosplay, manifestazioni pubbliche e altre convention del settore, in Giappone, luogo da dove è giunta questa “moda”, è abituale andare in giro normalmente vestiti da “cartoons” e ogni domenica in un quartiere di Tokyo decine di ragazze e ragazzi si

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incontrano per mostrare i propri vestiti ai turisti incuriositi e ai fotografi. I personaggi rappresentati sono appartenenti al mondo del Manga (termine che indica i fumetti in generale) e degli Anime (neologismo con cui in Giappone si indicano l’animazione e i film d’animazione); tuttavia esistono anche personaggi appartenenti a videogiochi, film, serie tv, cantanti, personaggi dello spettacolo e della pubblicità. A Monfalcone questa “moda” è arrivata grazie alla passione di Loredana Barile, vice presidente della Pro Loco cittadina, che cinque anni fa si è avvicinata al mondo del cosplay rimanendovi affascinata. Dapprima ha realizzato, insieme al marito e grazie alle capacità sartoriali della madre, diversi personaggi per la figlia impegnata in varie competizioni, quindi si è decisa a gareggiare personalmente, portando sul palco il personaggio di Morticia Addams assieme a Maurizio Gherardi nei panni di Gomez. Per la coppia non è importante la competizione ma il piacere di portare sul palco questi due personaggi che sono da loro molto sentiti e curati nei dettagli. Proprio per far conoscere questo mondo, da due anni in piazza a Monfalcone organizzano eventi assieme a diverse associazioni,con un numero sempre


maggiore di partecipanti che giungono da tutta la regione e persino dall’estero. A valutare tutti gli aspetti del personaggio rappresentato durante le gare è un gruppo molto preparato di giudici. Oltre alle esibizioni, le gare vere e proprie, in questi eventi c’è anche l’opportunità di visitare la mostra mercato, workshop abbinati a esibizioni di scuole di danza ed esibizioni di band musicali che eseguono brani di sigle televisive di cartoni animati. Per gli amanti dei cosplay esiste una fitta rete di amicizie su Facebook dove poter scambiare commenti, confrontandosi con numerosi gruppi già In queste pagine, alcune immagini dei personaggi Cosplay consolidati. Un fenomeno senza età: Loredana Barile è infatti amministratrice della pagina FB “Cosplay senza età”, nome ripreso dall’evento organizzato lo scorso mese di luglio a Marina Julia e che gestisce assieme ad altri cosplayer “diversamente giovani”, come amano definirsi. L’obiettivo del gruppo è quello di continuare a potenziare gli eventi: quello cosplay è un mondo creativo, nel quale bisogna saper disegnare, cucire, creare accessori, saper interpretare su un palco, suonare e cantare. «L’auspicio – dichiara Barile – è quello di riuscire a coinvolgere sempre di più la città e il territorio».

Livio Nonis



chef…ame!

Insalata di pasta con pesche e ortaggi in cocotte Ricetta del Maestro di Cucina Germano Pontoni Preparazione Ammollare in acqua fredda i capperi per togliere il sale in eccesso. Sbollentare, raffreddare, togliere la pelle al pomodoro e tagliare la polpa a cubetti, mondare la zucchina, tagliare a cubetti e sbollentare in acqua salata e raffreddare. Togliere la polpa alla pesca senza sbucciare e quindi tagliare a cubetti, tagliare a cubetti anche la polpa delle olive, aggiungere i capperi strizzati: mettere tutto in una scodella e insaporire con olio, sale e pepe e lasciare macerare al fresco per almeno 1 ora. Cuocere la pasta come d’uso e far raffreddare su un piatto largo con un filo di olio. Mescolare la pasta con gli ortaggi e sistemare sul piatto, guarnire con gli ortaggi rimanenti e foglie di basilico fresco.

Ingredienti per 4 persone - 200 gr di pasta come farfalle di formato piccolo - 1 pesca nettarina - 1 pomodoro sodo e maturo - 1 cucchiaio di capperi al sale - 1 zucchino piccolo - 1 cucchiaio di olive nere - 2 cucchiai di olio extravergine di oliva - Sale - Foglie di basilico per guarnire

Le pesche in cucina

Molteplici sono le tipologie di pesche che vengono prodotte in Italia con varietà sempre più ricercate per un mercato in continua evoluzione essendo un prodotto con durata limitata e in buona parte con varietà adatte e essere veicolate per la trasformazione di confetture, marmellate, sciroppate, in composta o in macedonia. Fiumicello, la località friulana che vanta con lo storiografo Pietro Martinis una ricerca databile all’inizio del secolo scorso con le varietà Iris rosso (di polpa bianca con leggere venature rosse), Triestina (sempre a polpa bianca con venature rosse più marcate con polpa soda quanto basta e fondente) e Isontina (a polpa gialla mediamente soda), vede tra i suoi produttori una continua ricerca innovativa per varietà che mantengano inalterato il fine di otte-

nere una pesca da consumo veloce, in quanto viene raccolta a giusta maturazione per mantenere inalterato il profumo e il sapore. Tra le varietà precoci spiccano le Spring-lady, Flavor grest, Royal Glory, tra le tardive le Elegant Lady, senza dimenticare le Red Moon e Spring Bells. Tutte varietà che hanno anche avuto Germano Pontoni, presidente ottimi piazzamenti nel tradizio- dell’Unione Cuochi FIC FVG nale Concorso Regionale che si Cell: 347 3491310 tiene ogni anno nel mese di lu- Mail: germanoca@libero.it glio. Le statistiche però riconoscono nelle nettarine la “Big top” oramai conosciutissima da un ventennio; tuttavia anche la Antares, la Orion e la Cawea stanno registrando un crescendo di notorietà. Le nettarine godono di un ottimo futuro legato al consumo giovane, essendo queste con una buccia sottile (pelle), liscia e dalla polpa succosa e per questo molto richiesta. Alcune varietà a pasta gialla si prestano a preparazioni in cucina, non solo dolci o dessert, ma anche salate con ricette creative abbinate a ortaggi, carni e anche a pesce, purché trasformate appena raccolte ben sode e dal gusto in tendenza tra il dolce e l’asprino. Testi e immagini sono tratti dal libro “Non solo dolci con le pesche” (copertina a sinistra) edito dall’Orto della Cultura di Pasian di Prato.



Ristorante La Colombina Via Contessa Beretta, 31 FARRA D’ISONZO (GO) Tel. 0481 889061

Situato nel cuore del Collio, il ristorante La Colombina è la location indicata per inscenare il vostro banchetto di nozze immersi nella tranquillità campestre in un ambiente cinquecentesco. Questa splendida tenuta dispone di ampie sale interne e di un vasto parco con barchessa esterna per una capacità di 200 persone. È possibile, su richiesta, richiedere il servizio catering e inscenare spettacoli di musica dal vivo. La Colombina offre ai propri ospiti una varia scelta nell’allestimento dei menù, proponendo specialità culinarie che variano dal pesce della Laguna a un assortimento di carni. Il menù alla carta cambia 4 volte l’anno a seconda delle stagioni, utilizzando sempre prodotti freschi. Per eventi particolari i menù saranno decisi insieme ai clienti. Il pane, la pasta e i dolci sono fatti in casa. La zona offre la possibilità di effettuare lunghe passeggiate nei fantastici paesaggi che intervallano lunghi pendii alla campagna rurale. Francesco Castaldo, come e quando è nata la sua passione per la cucina? «Una vita a inseguire i fornelli, tra corsi di cucina e il ristorante di famiglia e poi il volo verso il vero mondo del lavoro. Ogni volta nuove esperienze. Vent’anni di incredibili successi e sconfitte, nuovi obiettivi e difficoltà: come non innamorarsene?» Come sceglie i piatti che realizza? «Utilizzo un processo molto semplice: mi regalo almeno una volta la settimana il lusso di fare un giro nei mercati generali. Semplicemente mi lascio Lo Chef Francesco Cataldo

ispirare dal susseguirsi delle stagioni e quindi dei colori e dei sapori, con un occhio attento alle esigenze della clientela, che ormai è sempre piu sofisticata e curiosa». Quanto contano i prodotti nella realizzazione di un piatto? «Il primo chef col quale ho avuto il piacere di lavorare, ancora ai tempi dell’apprendistato, utilizzava spesso, nel suo colloquiare, una frase che ancora oggi ricordo: “Non si fanno le nozze coi fichi secchi”. Decisamente brutale nella sua essenza ma al contempo semplice da comprendere. La materia prima è alla base della riuscita di un buon piatto, su questo non si transige». La cucina è evoluzione continua: anche lei ama sperimentare? «La sperimentazione è ciò che ha guidato il mio percorso e paradosso vuole che senza sperimentazione la cucina non avrebbe ragion d’essere. Si può immaginare, oggi, un mondo senza i sapori che abbiamo conquistato? La cucina è la branchia “buona da mangiare” della scienza: se non se ne tiene conto si rischia di incappare nel banale. Solo sperimentando si riescono a cogliere alcune sfumature».

chef…ame! Francesco ci suggerisce:

Risotto taleggio e pere, con perle di miele all’habanero Preparazione Per le perle: Scaldare il miele e l’acqua portandolo a 90 gradi (poco sotto l’ebollizione) aggiungere il peperoncino e lasciatelo in infusione per qualche minuto. Aggiungere l’agar agar e lasciar raffreddare. Intanto preparare una ciotola stretta e alta con dentro l’olio di semi molto freddo. Con un contagocce o con una siringa far cadere piccole goccioline di miele e peperoncino nell’olio e noterete che le goccioline diventeranno, a contatto con l’olio freddo, delle piccole sfere. Lasciatele in olio un minuto e poi prelevatele con un colino e sciacquatele molto bene con acqua. Per il risotto : Mettere in infusione il the nero in tre litri d’acqua che useremo come un brodo e salatelo. Per le perle: 120 g miele del sottobosco, 120 Scaldare in un wock il burro e appassire lo scalogno. Tostare a parte il riso e unirlo allo scalogno, quindi portarlo a cottura aggiungendo un po’ di brodo alla volta usando una fiamma ml di acqua, 2 g peperoncino dolce. Nel frattempo lavare le pere e sbucciarle. Frullare una pera, l’altra tagliarla a cubetti habanero essiccato, 2 g di agar piccoli e regolari. A metà cottura aggiungere le pere a cubetti e la polpa e al caso aggiungere agar, 500 ml olio di semi, 1 con- ancora un po’ di the nero. A cottura ultimata mantecare con il taleggio e aggiustare di sale e tagocce. pepe. Lasciarlo riposare per 3 minuti e servire con una copiosa manciata di perle. Ingredienti per 4 persone Per il risotto: 320 g di Riso Carnaroli, 2 pere decana, 100 g di taleggio, uno scalogno, mezzo bicchiere di vino bianco, 15 g di burro, un cucchiaio di parmigiano reggiano, 5 g di the nero, sale, pepe.

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Centro Benessere Dentale di Gradisca d’Isonzo

Direttore Sanitario Dott. Nicola Greco

Dott. Gianni, cos’è una carie e come si manifesta? - IGIENE DENTALE: La carie dentaria è una patoPREVENZIONE, PULIZIA DEI DENTI logia su base infettiva di origine ► CONSERVATIVA: batterica, la più diffusa tra le paOTTURAZIONE, CURA DELLA CARIE tologie del cavo orale. - ENDODONZIA: Si tratta di una malattia degeCURA DEI CANALI RADICOLARI DEI DENTI - PEDODONZIA: nerativa in quanto la decalcificaDott. Gianni Zanetel LE CURE PER I DENTINI DEI PIÙ PICCOLI zione progressiva dello smalto, che - SBIANCAMENTO DENTALE: crea la barriera protettiva, determina la distruzione dei PER UN SORRISO SICURO ED EFFICACE tessuti duri del dente formando all’interno di esso delle - ORTODONZIA CONSERVATIVA ED ESTETICA: RIALLINEAMENTO DEI DENTI; APPARECCHIO INVISIBILE cavità, motivo per il quale notiamo che le carie sono delle piccole macchie scure. - PARODONTOLOGIA: CURA DELLA PIORREA Inizialmente non provoca dolore, ma il suo progre - PROTESICA FUNZIONALE ED ESTETICA: dire fino allo strato più interno procede senza sosta, PROTESI DENTALI FISSE E MOBILI fino ad arrivare alla polpa dentale, dove il dolore è in- IMPLANTOLOGIA – IMPLANTOLOGIA A CARICO IMMEDIATO: SOLUZIONE FISSA PER L’EDENTULISMO dice di profonda infezione per la quale, probabilmente, non è più possibile procedere con l’accurata puli- CHIRURGIA AVANZATA: TECNICHE SPECIALIZZATE DI INTERVENTO ORALE zia e otturazione del dente ma diviene necessaria la cura canalare. Centro Benessere Dentale Quali sono le cause da attribuire all’insorgere di una - A Gradisca d’Isonzo (GO) (Direttore Sanitario dott. Nicola Greco) carie? in Viale Trieste, 34 I principali fattori che causano la carie dentaria Tel./Fax: 0481 969739, cell.: 333/3213683 sono da attribuirsi ad un eccesso di zuccheri (sem- A Trieste plici derivanti dai dolci ma anche complessi come il in Via Erta di Sant’Anna, 12 Tel.: 040/8320830 pane e la pasta) che favoriscono la fermentazione dei batteri e la produzione di acidi che attaccano la - A Cavalicco di Tavagnacco (UD) superficie del dente, alla placca batterica non rimos(Direttore Sanitario dott.ssa Tiziana Fonzar) sa adeguatamente, alla flora microbica e alle condiin Via San Bernardo, 30/5 zioni generali dell’individuo. Tel.: 0432/570995 E-mail: info@centrobenesseredentale.it Sito: www.centrobenesseredentale.it

I nostri servizi


Il dentista? Il mio migliore amico! La prevenzione come miglior cura: LA SIGILLATURA. I primi denti permanenti compaiono nei bambini all’età di sei anni: parliamo dei molari. Appena nati, questi denti risultano più sensibili all’insorgere della carie poiché non sono perfettamente mineralizzati; inoltre, trovandosi nella zona periferica del cavo orale, sono più difficili da raggiungere per una corretta pulizia. Per questo motivo risulta che circa l’80% dei bambini e ragazzi in crescita è soggetto a lesioni cariose nei moDott. Gianni, cosa si intende per “condizioni generali dell’individuo”? La carie è causata da batteri che in condizioni normali vivono nella bocca e sono importanti. Al mutare di tali condizioni, tuttavia, essi diventano nocivi. Troppi zuccheri ad esempio rendono acido il pH della bocca, provocandone la continua demineralizzazione. Come ho già accennato, dunque, bisogna fare molta attenzione alle abitudini alimentari e alla propria Igiene Orale Domestica. è causa di formazione di placca cariogena inoltre anche un’arcata dentaria disarmonica, poiché i denti storti trattengono i batteri e ne rendono difficile la rimozione. La nostra esperienza al vostro servizio! Oltre ad evitare spuntini extra, è in aggiunta preferibile non lavarsi i denti immediatamente, poiché il livello di acidità combinato con lo spazzolamento può a lungo andare essere causa di erosione. Tuttavia

Lo sapevi che...

Anche la saliva contribuisce alla prevenzione della carie. Essa svolge un’importante azione protettiva, tampona l’acidità della bocca, elimina i residui di cibo ed i batteri presenti all’interno del cavo orale; ha dunque funzione microbicida ed immunitaria.

lari e premolari, dunque nei denti che hanno la fondamentale funzione masticatoria. Ecco che allora diventa indispensabile prevenire l’attacco batterico attraverso la sigillatura, la quale ha efficacia massima se attuata in tempi rapidi dopo l’eruzione. Essa è una resina che viene applicata ai dentini semplicemente ricoprendo i solchi masticatori dei molari, dove la placca batterica è più facile che rimanga intrappolata. La sigillatura che protegge lo smalto dagli attacchi permane sul dente per alcuni anni. Non necessita di venir rimossa, tuttavia si usura col tempo e va dunque tenuta sotto controllo e ripetuta quando la resina si è consumata. è vivamente consigliabile farlo entro e non oltre mezz’ora dopo ogni pasto. L’ideale sarebbe almeno tre volte al giorno, con l’uso di un buon dentifricio contenente fluoro, del filo inDott. Gianni Zanetel terdentale e del comodo scovolino per prevenire le carie interprossimali (tra dente e dente). Quando questo non basta, tuttavia, l’intervento del dentista assicura un’efficace cura mini invasiva che, grazie ai nuovi materiali compositi, unisce la necessità di risanare il dente ad una semplice ma sempre più fondamentale questione estetica, laddove dunque, al contrario delle vecchie amalgame grigie peraltro attualmente criticate anche per la presenza di mercurio, non vi è nessuna differenza tra il prima e il dopo.

Un’alterazione del flusso salivare (una sua scarsa produzione) può dunque essere causa di lesioni cariose o contribuire alla loro rapida espansione su tutta la superficie del dente. Per ovviare tale problema può allora risultare utile masticare un chewing gum senza zucchero, in maniera tale da stimolare la produzione di saliva e aumentare così il livello del pH.


I tuoi eventi su iMagazine!

FOLKLORE

Visita il sito www.imagazine.it, entra nella sezione eventi e segnala direttamente on line le tue iniziative.

Legenda Caffetteria

Afterhour

Birreria

Eventi a tema

Enoteca

Sale convegni

Special drinks

Musica dal vivo/karaoke

Stuzzicheria

Musica da ballo

Vegetariano/biologico/regimi

Happy hour

Cucina carne

Giochi

Cucina pesce

Internet point

Paninoteca

TV satellitare/digitale

Pizza

Giochi e spazi per bambini

Gelateria

Pernottamento

Catering

Buoni pasto

Organizzazione feste

Parcheggio

8-11 settembre ▶ Friuli DOC

Ventiduesima edizione dell’evento enogastronomico che mira a valorizzare i prodotti e le specialità agroalimentari regionali. Non mancheranno appuntamenti culturali, laboratori e intrattenimenti musicali. Udine. Info: www.friuli-doc.it

ristorante

Il range di prezzo indicato (ove applicabile) si riferisce al costo medio di un pasto, escluse bevande alcoliche. I dati segnalati sono stati forniti direttamente dal Gestore del locale. Qualora doveste verificare delle discordanze, Vi invitiamo a segnalarcelo.

16-18 settembre ▶ Fiera della Birra artigianale

Ad animare il centro città saranno gli stand che proporranno specialità di birre artigianali provenienti dal Friuli, dall’Italia e dall’estero. Previste anche due cucine: una di pesce e una carne. Non mancherà la giostra per i bambini. Monfalcone (GO). Info: www.comune.monfalcone. go.it

ristorante

e inoltre... 10-11 settembre ▶ Arlois e Fasois

Degustazione e mercato prodotti tipici. Prato Carnico (UD). Località Pesariis. Info: www. prolocovalpesarina.it

7-9/14-16 ottobre ▶ Fiera di San Simone

Gastronomia, giochi, sport ed eventi letterari. Codroipo (UD). Info: www.comune.codroipo. ud.it


scopri tutti gli eventi in regione su www.imagazine.it

Pub

Per quattro giorni Gorizia si dividerà nei borghi d’Europa e del mondo, dove sarà possibile degustare i piatti tipici delle diverse nazioni partecipanti alla kermesse del gusto. In programma anche show cooking e concerti. Gorizia. (GO). Info: www.comune.gorizia.it

trattoria

22-25 settembre ▶ Gusti di Frontiera

agriturismo

23 settembre – 2 ottobre ▶ Mostra regionale delle mela

Degustazioni, spettacoli ed eventi culturali faranno da cornice alla principale mostra mercato sulla mela del Friuli Venezia Giulia. Durante la manifestazione ci sarà la tradizionale assegnazione dei titoli di Miss Mela e Mister Melo. Mereto di Tomba (UD). Località Pantianicco. Info: www.prolocopantianicco.it

15-16 ottobre ▶Festa della Zucca

Mercato, rievocazione e degustazione. Terzo d’Aquileia (UD). Località San Martino. Info: www.amicidelborgo.it

22-23 ottobre ▶In Autunno: Frutti, Acque e Castelli

Artigianato e vivaismo. Cervignano del Friuli (UD). Località Strassoldo. Info: www.castellodistrassoldo.it


MEETING 20-25 settembre ▶ Cervignano Film Festival

Torna il concorso internazionale per cortometraggi e documentari. Quarta edizione del premio Michel Gondry per i videoclip e terza edizione del concorso nazionale scolastico. Domenica la proiezione di “I cancelli del cielo”. Cervignano del Friuli (UD). Info: www.cervignanofilmfestival.it

14-18 settembre ▶ Pordenonelegge

Diciassettesima edizione della festa del libro con gli autori: per cinque giorni la città ospiterà presentazioni e incontri con i principali scrittori del momento che giungeranno a Pordenone da tutto il mondo. Ampio spazio anche alle scuole. Pordenone. Info: www.pordenonelegge.it

e inoltre... 2-11 settembre ▶ Marmo Rosso

Incontro internazionale di scultura Verzegnis (UD). Località Sella Chianzutan. Info: 0433 487460

9-10 settembre ▶ Fin da piccoli festival

Per operatori dei settori educativi, socio-sanitari e culturali Trieste. Info: www.csbonlus.org


scopri tutti gli eventi in regione su www.imagazine.it 1-8 ottobre ▶ Le giornate del cinema muto

Il programma della 35^ edizione della kermesse includerà una rassegna dedicata allo scenografo William Cameron Menzies curata da James Curtis, autore della monografia William Cameron Menzies: The Shape of Films to Come. Pordenone. Info: www.cinetecadelfriuli.org

29 settembre – 2 ottobre ▶ Grado Giallo

Nona edizione del festival letterario dedicato ai generi thriller, poliziesco, noir, spy story e horror. Quest’anno il tema della rassegna è dedicato al mondo delle “spie”. In programma tavole rotonde e presentazioni. Grado (GO). Info: www.gradogiallo.it

22-25 settembre ▶ Bio Photo Festival

7/21 ottobre ▶ Affido e solidarietà familiare

Meeting internazionale di Fotografia naturalistica e di Rassegna cinematografica a ingresso gratuito paesaggio Staranzano (GO). Auditorium Brignoli-Einaudi-Marconi. InBudoia (PN). Info: www.biophotocontest.com fo: www.comune.monfalcone.go.it


L I V E

M U S I C

17 settembre

▶ Eugenio Finardi

Uno dei più grandi cantautori italiani, autore di ‘’La radio’’, ‘’Musica ribelle’’, ‘’Non è nel cuore’’, ‘’Non diventare grande mai’’ ed ‘’Extraterrestre’’, sarà di scena a Monfalcone con un concerto a ingresso gratuito. Monfalcone (GO). Piazza della Repubblica, ore 21. Info: www.comune.monfalcone.go.it

25 settembre

▶ I solisti di Lugano

Una nuova maniera di sentire la musica si avverte in questa coppia di lavori: primi esempi di un rinnovamento della musica da camera che Brahms porterà avanti anche nelle opere della maturità. Pordenone. Teatro Verdi, ore 20.45. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it

e inoltre... 6 settembre ▶ Damian Marley

Junior Gong Pordenone. Palasport Forum, ore 21. Info: www.azalea.it

18 settembre ▶ Bobby Solo

I brani della sua carriera Monfalcone (GO). Piazza della Repubblica, ore 20.30. Info: www.comune.monfalcone.go.it


7 ottobre

▶ Alvaro Soler

Con “El mismo sol” ha scalato ogni classifica diventando il tormentone radiofonico dell’estate 2015; ora, con il nuovo singolo “Sofia”, il vincitore del Coca-Cola Summer Festival e futuro giudice di X-Factor sbarca in FVG. Trieste. Piazza Unità, ore 21. Info: www.barcolana.it

28 ottobre

▶ Sergio Sylvestre

Dopo lo straordinario successo con la vittoria di Amici 15 e la pubblicazione dell’EP d’esordio “Big Boy”, Sergio Sylvestre avvia il suo primo tour (BigBoy Live Tour) all’interno dei teatri italiani. Udine. Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ore 21. Info: www.azalea.it

15 ottobre ▶ Musicaria

Concorso per band musicali emergenti Cervignano del Friuli (UD). Sala Aurora, ore 20.30. Info: www.ricre.org

29 ottobre ▶ Luzerner Sinfonieorchester

Incrocio tra musica classica e jazz Udine. Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ore 20.45. Info: www.teatroudine.it


CLASSIC ARTS

8-11 settembre

▶ Notre Dame de Paris

Musical con le musiche di Riccardo Cocciante e le liriche di Luc Plamondon adattate in italiano da Pasquale Panella. Nel cast Lola Ponce, Giò Di Tonno, Vittorio Matteucci, Leonardo Di Minno e Tania Tuccinardi. Palmanova (UD). Piazza Grade, ore 21. Info: www.azalea.it

15 ottobre

▶ Il Marchese del Grillo

Ispirata al film cult di Mario Monicelli, arriva sui palcoscenici italiani la versione musicale del “Marchese del Grillo”. Nei panni del caustico aristocratico famoso per i suoi terribili scherzi un mattatore indiscusso della scena, Enrico Montesano. Udine. Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ore 20.45. Info: www.teatroudine.it

e inoltre... 18 settembre ▶ Lo sguardo e lo scatto

La camera chiara di Roland Barthes. Gemona del Friuli (UD). Centro storico, ore 17.30. Info: info@ ecomuseodelleacque.it

24 settembre ▶ Nelson Freire

“Veci se nasse, no se deventa” Sagrado (GO). Palestra Scuola Elementare, ore 20.30. Info: 333 4678522 86

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settembre-ottobre 2007

| L’INFORMAFREEMAGAZINE


w w w.i m a gazi ne.i t

25-30 ottobre

▶ Play Strindberg

Spettacolo di Friedrich Dürrenmatt per la traduzione di Luciano Codignola. Interpreti: Maria Paiato, Franco Castellano, Maurizio Donadoni. La regia è affidata a Franco Però. Trieste. Politeama Rossetti, ore 16 o 20.30. Info: www. ilrossetti.it

25-30 ottobre

▶ Il barbiere di Siviglia

La vicenda presenta una galleria di personaggi capaci di parlare al pubblico di ogni età: dal conte d’Almaviva a don Bartolo e all’intraprendente Rosina. Su tutti, Figaro: esuberante e immortale “factotum della città”. Pordenone. Teatro Verdi, ore 20.15. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it

e inoltre... 20-21 ottobre ▶ Cronache del bambino anatra

Prima nazionale. Pordenone. Teatro Verdi, ore 20.45. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it

25-27 ottobre ▶ Come vi piace

Di William Shakespeare, con Eugenio Allegri. Udine. Teatro Nuovo Giovanni da Udine, ore 20.45. Info: www.teatroudine.it L’INFORMAFREEMAGAZINE

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S PO R T

17-18 settembre ▶ Maratonina Internazionale “Città di Udine”

Per la sua 17^ edizione l’evento podistico di domenica partirà da Cividale del Friuli per giungere all’arrivo in piazza Libertà a Udine. Previste anche gare non competitive. Il sabato spazio alla mini-run e alla corsa con il cane. Udine e Cividale del Friuli (UD). Info: www.maratoninadiudine.it

30 settembre – 9 ottobre ▶ Barcolana

Dieci giorni di competizioni in mare (dal nuoto alla pesca, dal surf alle regate veliche) faranno da proscenio alla 48^ edizione della Coppa d’Autunno, la regata più affollata del Mediterraneo in programma domenica 9 ottobre. Trieste. Info: www.barcolana.it

e inoltre... 11 settembre ▶ Skyrace Monte Cavallo

Gara di corsa in montagna Aviano (PN). Piancavallo. Info: cooperativapiancavallo1265@gmail.com

16-18 settembre ▶ Gommonata Europea

Manifestazione di diporto. Pordenone. Info: www.gommonautipordenonesi.it 88

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w w w.ima gazi ne.i t

1-2 ottobre ▶ Leggendaria Contea di Gorizia

Gara di regolarità superclassica e turistica. Percorso di lunghezza complessiva di Km 380: 50 prove a cronometro, 8 prove di media (con 24 rilevamenti), 8 controlli orari e 4 controlli a timbro. Gorizia. Info: www.gorizia.aci.it

23 ottobre ▶ Lignano Bike Marathon

Dal mare alla laguna con divertenti single track e cambi di ritmo che sapranno soddisfare e mettere alla prova anche i biker più esigenti. Percorso complessivo di 30 km. Lignano Sabbiadoro (UD). Info: www.lignanobikemarathon.it

e inoltre... 2 ottobre ▶ Agility dog

Gara amichevole e benedizione animali. Fiumicello (UD). Campo addestramento, via Brancolo. Info: deborah.clemente@virgilio.it

8-9 ottobre ▶ Octobiker

Raduno ed esibizioni motociclistiche. Arta Terme (UD). Info: www.octobiker.it L’INFORMAFREEMAGAZINE

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Associazione culturale “Il Giardino Musicale”

inserzione a pagamento

Comunicare con il nostro bambino attraverso la musica, il tatto e il movimento Nel Giardino Musicale ci si avvicina alla musica ancor prima di… nascere. Attraverso un bellissimo percorso di ascolto e pratica vocale, si “sente” la relazione con il proprio bambino che è ancora nella pancia. Questo vuol dire creare una relazione empatica con il bimbo durante i 9 mesi di gestazione: così si stimola il suo sviluppo nella pancia e la mamma si prepara ad accogliere nel migliore modo possibile il bambino al momento della nascita. Questo percorso di musicoterapia e canto carnatico per donne in attesa viene tenuto da Michele Budai, musicoterapeuta, ed Elisa Gellici, esperta di musica in gravidanza. Il percorso si sviluppa in incontri bimestrali. Una volta nato, già dai tre mesi il bambino potrà continuare il suo percorso musicale nello stesso Giardino, grazie a Bimbinmusica: questo è un corso che si ispira alla “Music Learning Theory”, teoria dell’apprendimento musicale. Gli incontri, fino ai tre anni, avvengono alla presenza di un genitore o una persona con cui il bambino abbia una relazione affettiva. Dai 3 ai 4 anni questo viaggio continua con il corso “Sviluppo della musicalità”. L’esperienza musicale viene vissuta attraverso il corpo, il movimento, il canto. Ad accompagnare i bebè e poi i bambini fino ai 4 anni troviamo la professoressa Ilaria Girardi, insegnante certificato per l’associazione “Audiation Institute”. E il percorso continua con la propedeutica musicale: il corso di Educazione Willems avvicina il bambino al grande universo sonoro e contribuisce alla sua crescita globale. La propedeutica è una scoperta viva e concreta del suono, sempre attraverso il gioco, che è la risorsa privilegiata di apprendimento a quest’età. Tutto ciò aiuta a sviluppare l’orecchio, la voce, il senso ritmico, le capacità psicomotorie e la socialità. Ad accompagnare i bambini in questo percorso sono le professoresse Eleonora Covassi e Fulvia Pellegrini. Contemporaneamente alla propedeutica, il bambino può avvicinarsi allo studio di uno strumento musicale. I corsi di strumento mirano a favorire e completare la crescita, sviluppando concentrazione, ascolto, memorizzazione, perseveranza, autostima. L’attività di musicoterapia, invece, si rivolge a bambini, ragazzi, adulti e anziani, e può essere utilizzata con scopi preventivi, a livello terapeutico e riabilitativo. La comunicazione sonora durante il percorso di musicoterapia genera attenzione e ascolto, migliora i rapporti interpersonali e la comunicazione, sviluppa l’uso della voce, aiuta a modulare l’affettività e l’emotività. Questa attività è curata da Michele Budai, musicoterapeuta, laureato in psicologia. “Ti voglio tanto bene e voglio comunicare con TE e solo con TE” Questo pensiero nasce naturalmente quando la futura mamma è consapevole del suo nuovo stato e, portando le mani sull’addome, ha il primo contatto con il suo fu-

turo bambino. Alla nascita, il contatto si materializza in un caldo e rassicurante abbraccio: in quest’attimo la neo-mamma inizia, quasi inconsapevolmente, il primo massaggio al suo bambino. Il contatto con il bimbo proseguirà attraverso l’apprendimento della pratica del massaggio neonatale che aiuterà la neo-mamma, ma anche il neo-papà, a rinforzare la relazione; il massaggio neonatale è un modo profondo e intenso di camminare con il proprio bimbo, con rispetto e libertà. Il massaggio neonatale fa sentire il bimbo sostenuto, amato e ascoltato, mentre attraverso l’osservazione e la pazienza aiuta i genitori nel riconoscimento delle richieste del figlioletto. I corsi saranno tenuti dall’infermiera pediatrica Natalina Marelli e dalla psicologa Antonella Tripani. “Quando nasce un bimbo nascono anche una nuova mamma ed un nuovo papà” Il corso sarà completato da un sostegno materno infantile, per quanto riguarda la risoluzione delle piccole problematiche pratiche dei primi mesi (allattamento, coliche , pianto, etc.) e da un sostegno e accompagnamento alla genitorialità, se necessario. Per le neo–mamme un pò stanche e provate dalla nuova situazione in essere, che stanno vivendo un momento particolare e intenso della loro vita, che hanno voglia di un momento rilassante e benefico per sé, offriamo anche delle sedute individuali di riflessologia plantare con il metodo On Zon Su. Attraverso l’applicazione delle tecniche, appartenenti alla scuola tradizionale cinese, si pratica l’arte del massaggio riflessologico plantare, per ottenere e mantenere il benessere psico-fisico. Il massaggio consiste in una serie di trattamenti su singole zone e/o punti della pianta del piede, del dorso e della gamba fino al ginocchio: il fine è di favorire la buona circolazione con la conseguenza di rinnovamento dei tessuti in loco, coinvolgendo anche tutta la persona, gli organi e le funzioni. Ogni mattina vi è data la facoltà di scegliere come agire, fare, essere. Sii il meglio di ciò che sei!

Contatti: - per massaggio neonatale e riflessologia plantare cell. 331 7980118: - per musica in gravidanza e musicoterapia cell. 340 4101484; - per le altre attività musicali cell. 347 5785223. I corsi si tengono a Monfalcone in via san Nicolò 1


F U O R I

R E G I O N E

T R E V I S O Fino all’8 settembre

▶FESTA DELLA BUFALA Evento gastronomico dedicato alla filiera della mozzarella di bufala, con degustazioni e appositi spazi dedicati all’allevamento e all’acquisto dei prodotti alimentari. Istrana. Località Pezzan. Info: 340 4865337 Fino all’11 settembre

▶FESTA DEL TORO ALLO SPIEDO Danze e musica fanno da contorno alle degustazioni della carne di toro e non solo: la proposta gastronomica si amplia infatti al pesce e alle specialità tirolesi. San Biagio di Callalta. Località Olmi. Info: 335 7687606 3-18 settembre

▶FESTA DEL FAGIOLO BORLOTTO NANO “LEVADA” Specialità abbinate al tipico fagiolo coltivato nella zona faranno da cornice a eventi sportivi, mostre mercato, serate musicali e danzanti e alla tradizionale esposizione dei trattori d’epoca. Pederobba. Località Covolo di Piave. Info: 339 7182637 3-18 settembre

▶MELTING GLACIER L’artista Pier Callegarini ha ideato in collaborazione con Pati e i suoi supporter un percorso sensoriale per far resuscitare i 5 sensi soffocati dalla quotidianità e dalla tecnologia. Treviso. Musei Civici del Territorio. Info: www.museicivicitreviso.it 22-27 settembre

▶FESTA DEI FUNGHI Escursioni naturalistiche accompagneranno i visitatori alla degustazione di specialità a base di funghi. In programma anche mostra micologica, fiera degli uccelli ed esposizione canina. Nervesa della Battaglia. Info: 368 690092 24-25 settembre

▶NATURA IN FESTA Mostra mercato di uccelli e animali esotici. Prevista anche rassegna canina, sfilata asinelli, falchi in volo e raduno cavalli. Loria. Info: 366 3366967 Fino al 2 ottobre

▶ARMONIE DI LUCI E COLORI Mostra retrospettiva che riscopre a più di 40 anni dalla morte Piero Dalle Ceste, considerato dalla critica uno dei maggiori rappresentanti dell’arte sacra del ‘900. Refrontolo. Molinetto della Croda. Info: www.molinettodellacroda.it

V E N E Z I A 4 settembre

▶REGATA STORICA L’appuntamento principale del calendario annuale di gare di Voga alla Veneta, disciplina unica al mondo, praticata da millenni nella laguna di Venezia. Venezia. Bacino di San Marco. Info: www.culturaspettacolovenezia.it Fino al 10 settembre

▶MOSTRA INTERNAZIONALE D’ARTE CINEMATOGRAFICA Sarà il regista britannico Sam Mendes a presiedere la Giuria internazionale del Concorso di questa 73^ edizione che assegnerà il Leone d’oro per il miglior film e gli altri premi ufficiali. Venezia. Lido. Info: www.agendavenezia.org Fino al 18 settembre

▶THE FOREST OF VENICE La mostra propone l´uso del legno come materiale da costruzione rigenerante ed espone una visione dove architettura e ambiente urbanizzato possano coesistere con la natura in modo rivitalizzante e adattabile. Venezia. Serra dei Giardini. Info: www.exibart.com 24 settembre – 14 gennaio

▶MAURIZIO DONZELLI  INVISIBILENO Nelle sue opere, Donzelli libera le potenzialità delle forme con contorni sfumati ed indefiniti, non interessato alla mera mimesi della realtà. Questo crea una sfida per il loro fruitore, che non ha coordinate di lettura se non se stesso. Venezia. Marignana Arte. Info: www.marignanaarte.it Fino al 28 settembre

▶LA BIBLIOTECA IMPOSSIBILE Mostra dedicata ai facsimili realizzati da Franco Cosimo Panini Editore dei codici miniati più preziosi del Rinascimento esposti per la prima volta nella Sala dell’Albergo della Scuola Grande di San Marco. Venezia. Scuola Grande di San Marco. Info: scuolagrandesanmarco@ulss12.ve.it Fino al 13 novembre

▶VENEZIA, GLI EBREI E L’EUROPA La mostra si propone di descrivere i processi che sono alla base della realizzazione e della nascita del primo “recinto” destinato agli ebrei creato al mondo, allargando lo sguardo sugli altri quartieri ebraici (e non solo) italiani ed europei. Venezia. Palazzo Ducale. www.palazzoducale.visitmuve.it Fino al 22 novembre

▶THERAPY OF LIVING La Cina di ieri resta impressa nei simboli dei sigilli imperiali e nei rotoli pittorici che raccontano la vita degli Imperatori e delle loro corti dove religione, natura e magia si intrecciano nel ciclo della vita-morte-vita. Venezia. Edificio 11. Info: 329 7444948


O L T R E

C O N F I N E

C R O A Z I A 7-10 settembre

▶OFFSHORE WORLD CHALLENGE Evento sportivo internazionale accompagnato da delizie gastronomiche, degustazioni di piatti a base di tonno e tanto divertimento all’aria aperta. Parenzo. Info: http://biggame4tuna.hr 9 settembre

▶GNAM GNAM FEST Nel corso dell’evento gli esperti chef prepareranno per voi diversi piatti insoliti e fantasiosi a base di prelibatezze istriane che potrete abbinare con i pregiati vini dei produttori locali. Cittanova. Info: info@istria-novigrad. com 13-16 settembre

▶FESTA DI SANT’EUFEMIA Ricorrenza celebrata con una serie di eventi di carattere spirituale e profano, con solenne seduta della Consiglio municipale della città e un ricco programma di sport, cultura e divertimento. Rovigno. Info: +385 (0)52 805 205 16-18 settembre

▶GIORNATE PINGUENTINE Lungo le strade dei colli di Pinguete attesi da tutta la regione e non solo i piloti che parteciperanno alla gara automobilistica montana. Pinguente. Info: http://buzetski-dani. com 16-18 settembre

▶GIOSTRA Fate un salto nel tempo indietro di tre secoli, nelle piazze, nelle vie, alle gare, alle passeggiate, alle tavole riccamente imbandite con piatti prelibati, ai concerti, alle rappresentazioni preparate per voi. Parenzo. Info: http://giostra.info 16-18 settembre

▶ALLA CORTE DI BACCO La festa simboleggiava l’inizio della vendemmia, mentre oggi è cresciuta in un evento importante e rinomato, caratterizzato da un ricco programma: numerosi giochi, degustazioni, musica e ballo. Buie. Info: info@istria-buje-buie.com 16-24 settembre

▶OKTOBERFEST Buona birra e salsicce bavaresi accanto al bellissimo mare cristallino... Con un mese d’anticipo l’atmosfera di Monaco di Baviera sbarca sul litorale Adriatico. Lanterna. Info: +385 52 465 130

C A R I N Z I A 22-24 settembre

▶RALLY ALPINO INTERNAZIONALE I partecipanti dovranno affrontare percorsi mozzafiato per una lunghezza complessiva di oltre 1.000 km, superando valichi alpini, strade tortuose e paesaggi pittoreschi. Bad Kleinkirchheim. Info: www.alpenfahrt.com 22-25 settembre

▶HUMOR FESTIVAL Quattro giorni di risate con artisti e commedianti da tutto il mondo: un festival all’insegna della satira e del divertimento, con spettacoli di teatro, musica e cabaret. Velden. Info: www.humorfestival-velden.at 24-25 settembre

▶FESTA DEL FORMAGGIO I casari della Gailtal vantano una lunga tradizione nella preparazione del formaggio di malga. Il festival invita all’assaggio di formaggi e alla degustazione dei vini. Kötschach-Mauthen. Info: www.alles-kaese.at


O L T R E

C O N F I N E

S L O V E N I A 3 settembre

▶ALL’ASSALTO DI VRŠIČ Se non avete paura di percorrere 13,5 km su un dislivello di 801 metri, pendenza media del 7,25% e un tratto del 10,8%, allora siete pronti per unirvi a migliaia di ciclisti. Kranjska Gora. Info: www.kranjska-gora.si 17 settembre

▶FESTA DEL VINO E DEL FORMAGGIO Degustazione dei prodotti locali, mostra mercato, spettacoli e intrattenimenti a tema dedicati ai bambini. Bohinj. Info: www.bohinj.it 18 settembre

▶COPPA SLOVENIA 44^ edizione della tradizionale gara di ciclismo sul lago di Bled aperta ai corridori delle categorie giovanili, impegnati su un tracciato altamente spettacolare. Bled. Info: http://kkgregabole.bled.si 24 settembre – 2 ottobre

▶FESTIVAL MUHARJENJA Manifestazione internazionale di pesca con la mosca artificiale. Bohinj. Info: www.bohinj.si 25 settembre

▶CAMPIONATO NAZIONALE DI CANOTTAGGIO Sulle acque del lago di Bled i principali interpreti sloveni dei remi si sfideranno per conquistare il titolo iridato. Bled. Info: www.vesl-klub-bled.si 25 settembre

▶MARATONA CICLISTICA DEL LITORALE Manifestazione adatta ai ciclisti di ogni tipo: dagli amatori agli esperti, dai bambini agli adulti. Previsti percorsi differenziati. Capodistria. Info: www.istrski-kolesarskimaraton.si 15 ottobre

Oktober3fest Al “Festival delle tre nazioni” partecipano tutti i più famosi gruppi di polka e valzer. Accanto a complessi sloveni, suonano anche gruppi dall’Austria, dalla Germania e dal Friuli Venezia Giulia. Kranjska Gora. Info: www.kranjska-gora.si

24 settembre – 3 ottobre

▶ST. VEITER WIESENMARKT La più antica festa folkloristica di tutta la Carinzia. St. Veit. Info: www.wiesenmarkt.at 1 ottobre

▶POLENTAFEST Ricette prelibate con protagonista la polenta. Che, a differenza dell’opinione comune, è un piatto versatile, capace di stupire con i suoi abbinamenti. Nötsch im Gailtal. Info: www.carinzia.at 1-2 ottobre

▶FESTA DELLE MELE Momento di incontro tra cultura e tradizione, ma anche un’occasione golosa per assaporare le specialità culinarie carinziane, con la mela protagonista assoluta. St. Georgen im Lavanttal. Info: www.sankt-georgen.at

L’INFORMAFREEMAGAZINE

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settembre-ottobre 2007

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AZIENDA PER L’ASSISTENZA SANITARIA N.2 BASSA FRIULANA - ISONTINA Un “sistema” e non un intervento

Data la molteplicità dei determinanti che agiscono sulla salute, la responsabilità di promuoverla e di prevenire il disagio deve coinvolgere più attori, dentro e fuori il Servizio Sanitario, con un approccio globale, integrato e coordinato. Diventa quindi fondamentale la collaborazione del sistema sanitario con quello sociale e con il mondo della scuola. Un sistema in grado di leggere le priorità, sa creare sinergie ed evitare sovrapposizioni. La strategia di tale obiettivo è riassunta con la sigla Sistema What’s Up (regia sanità, scuola e comunità e metodi di intervento innovativi) che al suo interno include Faceschool (analisi dei bisogni interattiva tramite video intervista “botta e risposta” effettuata tra i giovani delle scuole partecipanti). “IL SISTEMA WHAT’S UP? Come va?”, utilizza la sonorità dell’applicazione più usata dai giovani (Whatsapp) per descrivere la voglia di ascoltare da vicino i giovani, attivando empatia e capacità relazionali. Così come il social network in genere induce protezione, perché regala maschere e relazioni virtuali che in caso di fragilità sembrano difendere, con questa strategia si attivano abilità concrete, per far provare la soddisfazione di mettersi in gioco in quanto “tutti siamo speciali”. L’incalzante fenomeno delle reti sociali che espone i giovani al continuo dialogo virtuale ci induce a pensare a nuovi modi di ascoltare i loro bisogni e i loro punti di vista, superando la logica del questionario scritto. Ciò al fine di restituire una dimensione emozionale e reale a tanta comunicazione virtuale e poter programmare interventi specifici più adatti al contesto.

Gli interventi

Il sistema si articola nei diversi contesti di vita, studio e divertimento, ma parte soprattutto da un’attenta visione

del contesto sanitario che presidia le strategie di salutogenesi e di gestione del rischio. In caso di bisogno conclamato facilita l’accessibilità ai servizi di riferimento presenti nel territorio. I risultati attesi sono in termini di diffusione e sostegno delle evidenze tra i diversi partner, miglioramento della qualità assistenziale, aumento della capacità di risposta, aumento dell’offerta di formazione. Grazie al contributo della Fondazione CARIGO saranno attivati dei COORDINAMENTI BENESSERE nelle scuole della provincia di Gorizia. Per l’anno scolastico 20162017 quasi la totalità degli istituti scolastici ha aderito al modello di lavoro che prevede la promozione della salute nelle scuole facendo convergere tutta la comunità in sinergie per il benessere dei ragazzi e del contesto scuola in cui vivono gran parte del loro tempo. Maggiori informazioni: www.sistemawhatsup.org

COMUNE DI MONFALCONE Abitanti: 28.074

(dati Anagrafe giu - lug 2016) nati: 41, deceduti: 52, immigrati: 197, emigrati: 211, matrimoni: 10 Recapiti: 0481 494280, www.comune.monfalcone.go.it

COMUNE DI STARANZANO Abitanti: 7.187

(dati Anagrafe apr-giu 2016) nati: 16, deceduti: 13, immigrati: 76, emigrati: 66, matrimoni: 8 Recapiti: 0481 716911, www.comunedistaranzano.it

COMUNE DI RONCHI DEI LEGIONARI Dati: N.P.

Recapiti: 0481 477111, www.comuneronchi.it

COMUNE DI SAN CANZIAN D’ISONZO Abitanti: 6.183

(dati Anagrafe giu - lug 2016) nati: 10, deceduti: 3, immigrati: 33, emigrati: 36, matrimoni: 5 Recapiti: 0481 472311, www.comune.sancanziandisonzo.go.it

COMUNE DI MONFALCONE Abitanti: 28.099

(dati Anagrafe apr - mag 2016) nati: 36, deceduti: 55, immigrati: 190, emigrati: 246, matrimoni: 8 Recapiti: 0481 494280, www.comune.monfalcone.go.it


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marzo-aprile 2015

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8 settembre Auguri Andrea! Lo staff di iMagazine 8 settembre Buon compleanno Andrea! Marina 13 settembre Tanti auguri Anna! Lo staff di iMagazine 15 settembre Felice anniversario, Camilla Leonardo 18 settembre Buon compleanno Stefano! Lo staff di iMagazine 27 settembre Tanti auguri Riccardo Elisa, Marina, Andrea, Graziana, Cesare 1 ottobre Happy birthday, sister! Cinzia e Nick 9 ottobre Tanti auguri Francesca! Lo staff di iMagazine 14 ottobre Buon anniversario a mio marito Maurizio Ginevra 17 ottobre Buon compleanno Cesare! Tanguera & Fans 21 ottobre Tanti cari auguri di buon compleanno a Lorenzo! I santoli 31 ottobre Buon compleanno zia Lida! The family Mandaci entro il 1º ottobre i tuoi auguri per le ricorrenze di novembre e dicembre! Li pubblicheremo gratuitamente su iMagazine! Segnalaci giorno, evento, mittente e destinatario e spedisci il tutto via e-mail (info@imagazine.it), via posta ordinaria (iMagazine, c/o via Aquileia 64/a, 33050 Bagnaria Arsa – UD) o via fax (040 566186).


Fonte: Federfarma Gorizia e Ordine dei Farmacisti di Trieste

96 | marzo-aprile 2015 FARMACIE DI TURNO

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ALLA SALUTE via Cosulich 117 Monfalcone, tel. 0481 711315 CENTRALE pzza Repubblica 16 Monfalcone, tel. 0481 410341 COMUNALE 1 via Aquileia 53 Monfalcone, tel. 0481 482787 COMUNALE 2 via Manlio 14 Monfalcone, tel. 0481 480405 REDENTORE via IX Giugno 36 Monfalcone, tel. 0481 410340 RISMONDO via Toti 53 Monfalcone, tel. 0481 410701 SAN ANTONIO via Romana 93 Monfalcone, tel. 0481 40497 SAN NICOLÒ via Iº Maggio 92 Monfalcone, tel. 0481 790338 ALL’ANGELO via Roma 18 Ronchi dei L., tel. 0481 777019 ALLA STAZIONE v.le Garibaldi 3 Vermegliano, tel. 0481 777446 LEDRI via Marina 1 Grado, tel. 0431 80058 COMUNALE via C. Colombo 14 Grado, tel. 0431 80895 ZANARDI via Trieste 31, Staranzano, tel 0481 481252 AL LAGO via Roma 13, Doberdò, tel 0481 78300 LUCIANI via Dante 41, Sagrado, tel 0481 99214 SPANGHERO via Aquileia 89, Turriaco, tel 0481 76025 VISINTIN via Matteotti 31, San Pier d’Isonzo, tel 0481 70135 RAMPINO piazza Venezia 15, San Canzian d’Is., tel 0481 76039 DI MARINO via Redipuglia 77, Fogliano, tel 0481 489174 TRIESTE via Mazzini 43, tel. 040.631785 TRIESTE via Combi 17, tel. 040.302800 TRIESTE via Fabio Severo 122, tel. 040.571088 TRIESTE piazza Ospedale 8, tel. 040.767391 TRIESTE capo di piazza Mons. Santin 2 tel. 040.365840 TRIESTE via Commerciale 21 tel. 040.421121 TRIESTE via Ginnastica 6, tel. 040.772148 TRIESTE piazza Venezia 2, tel. 040.308248 TRIESTE via Curiel 7/B (Borgo S. Sergio), tel. 040.281256 TRIESTE via Giulia 14, tel. 040.572015 TRIESTE via Dante 7, tel. 040.630213 TRIESTE via Costalunga 318/A, tel. 040.813268 TRIESTE via Giulia 1, tel. 040.635368 TRIESTE corso Italia 14, tel. 040.631661 TRIESTE largo S. Vardabasso 1, tel. 040.766643 TRIESTE piazza della Borsa 12, tel. 040.367967 TRIESTE via Rossetti 33, tel. 040.633080 TRIESTE via Mascagni 2, tel. 040.820002 TRIESTE via S. Giusto 1, tel. 040.308982 TRIESTE via Roma 15 (angolo via Valdirivo), tel. 040.639042 TRIESTE via Piccardi 16, tel. 040.633050 TRIESTE via Baiamonti 50, tel. 040.812325 TRIESTE piazza Oberdan 2, tel. 040.364928 TRIESTE piazzale Gioberti 8, tel. 040.54393 TRIESTE via Oriani 2 (largo Barriera), tel. 040.764441 TRIESTE piazza Cavana 1, tel. 040.300940 TRIESTE viale Miramare 117, tel. 040.410928 TRIESTE via dell’Istria 33, tel. 040.638454 TRIESTE piazza Giotti 1, tel. 040.635264 TRIESTE via Belpoggio 4 (angolo via Lazzaretto Vecchio), tel. 040.306283 TRIESTE via Bernini 4 (angolo via del Bosco), tel. 040.309114 TRIESTE largo Piave 2, tel. 040.361655 TRIESTE via Felluga 46, tel. 040.390280 TRIESTE piazza Libertà 6, tel. 040.421125 TRIESTE via dell’Istria 18/B, tel. 040.7606477 TRIESTE via di Servola 44, tel. 040.816296 TRIESTE viale XX Settembre 6, tel. 040.371377 TRIESTE via dell’Orologio 6 (via Diaz 2), tel. 040.300605 TRIESTE via Pasteur 4/1, tel. 040.911667 TRIESTE via Tor S. Piero 2, tel. 040.421040 TRIESTE piazza Goldoni 8, tel. 040.634144 TRIESTE via Revoltella 41, tel. 040.941048 TRIESTE via Ginnastica 39/A, tel. 040.764943 TRIESTE campo S. Giacomo 1, tel. 040.639749 TRIESTE piazzale Valmaura 11, tel. 040.812308 TRIESTE via Roma 16 (angolo via Rossini), tel. 040.364330 TRIESTE piazza Garibaldi 6, tel. 040.368647 TRIESTE via Stock 9, tel. 040.414304 TRIESTE largo Sonnino 4, tel. 040.660438 TRIESTE piazza S. Giovanni 5, tel. 040.631304 TRIESTE via Alpi Giulie 2, tel. 040.828428 TRIESTE via Cavana 11, tel. 040.302303 TRIESTE largo Osoppo 1, tel. 040.410515 TRIESTE via Settefontane 39, tel. 040.390898


Le farmacie contrassegnate dal fondino arancione anticipano di un giorno le date di turno indicate. Le farmacie di Trieste iniziano e terminano i turni 2 giorni dopo rispetto alle date indicate

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03-09 | marzo-aprile 2015 | 97 SETTEMBRE OTTOBRE

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98 | maggio-giugno 2015 98 | marzo-aprile 2012 |

Bilancio vacanze 2016 Ferie ferie... te ticorda qualcosa?

Obračun počitnic 2016 »Počitnice, počitnice ... Te spominja na kaj?«

Urlaub-Bilanz 2016 - Urlaub, Urlaub... Erinnert es dich an etwas?

Belanç des vacancis dal 2016 - Vacancis, vacancis…. Ti disino alc?

Balanzin vacanzie 2016 - Vacanzie, vacanzie.... Te ricorda qualcossa?

Per le traduzioni si ringrazia: Marjeta Kranner e Anna Magaina (sloveno), Isa Dorigo - Ufficio comunità linguistiche Regione FVG (friulano), Andrea Coppola - Università di Trieste (tedesco), Marianna Martinelli (bisiaco), Alessandro Samez (triestino).




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