E D I T O R I A L E L’INFORMAFREEMAGAZINE nº 65 – anno XI numero 6 novembre-dicembre 2016 ISSN 1828-0722 Editore
GOLIARDICA EDITRICE
srl a socio unico sede operativa: I – 33050 Bagnaria Arsa, Italy via Aquileia 64/a tel +39 0432 996122 fax +39 040 566186 info@imagazine.it Direttore responsabile Andrea Zuttion Condirettore responsabile Claudio Cojutti Responsabile di redazione Andrea Doncovio Redazione Giuliana Dalla Fior, Vanni Veronesi Area commerciale Michela De Bernardi, Francesca Scarmignan, Fabrizio Dottori, Stefano Vascotto Responsabile area legale Massimiliano Sinacori Supervisione prepress e stampa Stefano Cargnelutti Hanno collaborato Stefano Caso, Claudio Pizzin, Daniel Blasina, Germano De March, Paolo Marizza, Vanni Feresin, Renzo Bellogi, Margherita Reguitti, Andrea Fiore, Andrea Tessari, Livio Nonis, Cristian Vecchiet, Alfio Scarpa, Michele D’Urso, Michele Tomaselli, Manuel Millo, Andrea Coppola, Giuliana De Stefani, Alberto Vittorio Spanghero, Renato Duca, Renato Cosma, Germano Pontoni, Isa Dorigo, Anna Magaina, Sandro Samez, Marianna Martinelli, Iris Jammernegg, Raffaele Campanella Registrazione Tribunale di Udine n. 53/05 del 07/12/2005 Stampato in proprio Tiratura 70.000 copie Credits copertina Claudio Pizzin Credits sommario :: Vanni Veronesi :: :: Claudio Pizzin :: :: Michele Tomaselli :: :: Claudio Pizzin :: :: Vanni Feresin :: © goliardica editrice srl a socio unico. Tutti i diritti sono riservati. L’invio di fotografie o altri materiali alla redazione ne autorizza la pubblicazione gratuita sulle testate e sui siti del gruppo l’informa srl. Manoscritti, dattiloscritti, articoli, fotografie, disegni o altro non verranno restituiti, anche se non pubblicati. Nessuna parte di questa pubblicazione può essere riprodotta in alcun modo, incluso qualsiasi tipo di sistema meccanico, elettronico, di memorizzazione delle informazioni ecc. senza l’autorizzazione scritta preventiva da parte dell’Editore. Gli Autori e l’Editore non potranno in alcun caso essere considerati responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati, direttamente od indirettamente, dall’uso improprio delle informazioni ivi contenute. Tutti i marchi citati appartengono ai rispettivi proprietari, che ne detengono i diritti. L’Editore, nell’assoluzione degli obblighi sul copyright, resta a disposizione degli aventi diritto che non sia stato possibile rintracciare al momento della stampa della pubblicazione.
Cari lettrici e lettori, nel monopolio informativo delle ultime settimane, nelle quali le ragioni di un SI o di un NO al Referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre hanno preso il sopravvento nell’agenda politica italiana, una notizia importante è passata senza che i riflettori dei mass media la illuminassero con particolare enfasi. Nel primo semestre del 2016 in Italia si sono registrate 14.000 (quattordicimila!) nascite in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, per un calo annuo del 6%: tasso mai registrato in epoca recente. Numeri che non solo confermano i trend negativi del passato, ma sottolineano in modo drammatico l’acuirsi di un problema destinato a incidere pesantemente sul futuro del nostro Paese. In primis per una questione prettamente statistica: se il numero dei bambini – in valori assoluti, come numero di nascite – negli ultimi 30 anni è diminuito, questo fa sì che anche le potenziali madri di oggi siano inferiori rispetto alle potenziali madri di 30 anni fa. Se ogni donna ha un figlio, riproduce se stessa. Se prima c’erano 500 mila donne che avevano un bambino, c’erano 500 mila nati; nel momento in cui abbiamo 250 mila donne che fanno un bambino, abbiamo 250 mila nati. E questa riduzione è destinata a proseguire anche in futuro. Prima domanda: perché accade ciò? Da un punto di vista pratico, la risposta risiede nell’età sempre più avanzata in cui le donne hanno il loro primo figlio. Fattore che, nella maggior parte dei casi, disincentiva a procrearne un secondo. Quesito consequenziale: come mai le donne italiane attendono così tanto per fare un figlio? Ho volutamente inserito l’aggettivo “italiane”, perché il nostro Paese è quello con il tasso di natalità più basso di tutta Europa. Ad aiutarci nella risposta è la medesima classifica stilata da Eurostat, che nelle ultime posizioni segnala anche Portogallo e Grecia, due Stati che hanno pesantemente risentito della crisi economica. Tradotto: senza stabilità e minime garanzie per il futuro, diventa sempre più complesso per le giovani coppie ipotizzare un allargamento del nucleo familiare. Nuovo quesito: se le nascite sono sempre di meno, quale futuro potrà avere un Paese composto in maggioranza da anziani? In questo caso non serve scomodare la teoria evolutiva di Darwin per comprendere come la via del declino rischi di essere imboccata in maniera talmente veloce da rendere impossibile un’inversione di direzione. Ecco quindi che lo snodo focale risiede nell’ultima domanda che pongo: quali politiche fiscali, occupazionali e di welfare dovrebbero essere attuate per consentire alle famiglie in generale e alle donne in particolare di mettere al mondo figli senza essere schiacciate dall’angoscia per il futuro? Probabilmente, impegnato in una campagna elettorale permanente, il mondo politico ha altro a cui pensare. In fin dei conti i bambini, a differenza degli anziani, non possono votare. Prima di concludere, in attesa di ritrovarci a gennaio, desidero come tradizione approfittare di queste righe per porgere a voi e alle vostre famiglie gli auguri sinceri in vista delle prossime festività natalizie. Nel frattempo, non mi resta che augurarvi … buona lettura! Andrea Zuttion
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dicono di noi... Segnalo l’ottimo servizio ricevuto presso Centro Benessere Dentale. Elisa Mian Trieste Siamo stati a magiare da Al Rosari e siamo stati tutti soddisfatti. Presso Al Postiglione siamo rimasti piacevolmente impressionati sia dal locale che dalla qualità del cibo. Anche da GM Pub tutto è molto buono e c’è una vasta scelta di birre. Infine da Miniussi i dolci sono ottimi e il personale molto cortese. Floriana Sebenico Ronchi dei Legionari
Da Pescatori del Golfo il personale si è dimostrato molto cordiale e disponibile. Buona la cucina e il rapporto qualità prezzo trovati presso Alla Torre. Anna Siliberto Trieste
Dopo vari dubbi ho provato per la prima volta a ordinare i vostri buoni valore e ho scoperto che… funzionano davvero! I partner li accettano con piacere e per noi è un aiuto importante negli acquisti. Non saprei dirvi altro se non… grazie! Marcella Lori Gorizia Da Miniussi ho assaggiato degli ottimi dolci e, con sorpresa, scoperto le specialità del nuovo angolo gastronomico. Nina Ferlat Monfalcone
Da imprintaonline il personale è simpatico e competente. Raffaella Borsatti 10
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gennaio-febbraio 2008
| L’INFORMAFREEMAGAZINE Trieste
Da Lavasecco Express la pulitura è stata eseguita a regola d’arte, mentre presso Farmacia Bacchetti ho trovato tutto ciò che mi serviva. La titolare di Yamamay è molto competente e fornisce utili consigli. Infine Miniussi è una pasticceria eccellente dove le paste-crema risultano essere sempre superlative. Mauro Scarel Monfalcone Sono originaria della montagna ma vivo ormai da anni a Trieste. Lo confesso, mi sono sempre disinteressata alla vela e non ho mai seguito la Barcolana. Anche quest’anno la domenica della regata sono uscita per fare due passi in centro senza alcun interesse per la gara. In Piazza della Borsa però mi sono imbattuta nel vostro maxischermo e, per la prima volta, ho assistito alla regata fino alla fine. Probabilmente sarà stato solo un caso o una coincidenza, ma ci tenevo a dirvi grazie per avermi fatto “riscoprire” una manifestazione così speciale della “mia” città. Eugenia Tolbat Trieste Da Class Caffè ho trovato un’offerta buona e varia. Maurizio Cechet Bicinicco Da Gli Scapigliati ogni taglio di capelli è anche l’occasione per fare il pieno di allegria. Valerio Bianchin Cervignano del Friuli Da Libreria Athenaeum la titolare è molto simpatica e, soprattutto, disponibile a fornire i giusti consigli sui testi. Carla Furlan Gorizia
Di Alla Torre segnalo il mangiare genuino e la simpatia del personale; da Al Campanon la pizza è davvero ottima, mentre porzioni abbondanti e personale gentile sono le caratteristiche di La Cucina di Bea e Benny. Infine La Rue du Bio è un luogo speciale per gli amanti del naturale. Chiara Pacenti Trieste Scrivo per complimentarmi con voi per l’ottimo lavoro che svolgete. Vi ho scoperto da qualche mese, prima on line e poi ricevendo tra le mani la vostra rivista: probabilmente non sarò una persona esperta nel settore, ma sul nostro territorio non ho trovato altri prodotti curati e di qualità come i vostri. Bravi e buon lavoro. Marco Rigonat Udine Presso La Cucina di Bea e Benny ho trovato ottima accoglienza e velocità del servizio. Da Al Campanon oltre alla pizza è ottima anche la birra. Splendido invece cenare in terrazza da Alla Fonda con vista sulla pineta. La titolare di Boutique Ary’s infine è molto gentile e offre consigli preziosi. Lucia Silvestrini Senigallia
Segnalo l’ottimo servizio ricevuto presso imprintaonline. Anna Padovan Trieste Desidero complimentarmi per iMagazine Voce autentica, una chicca di cui c’è molto bisogno. Alessio Screm Paularo
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Intervista a Stefano Marussi e Erika Orel, titolari di “Stile” a Cervignano del Friuli “Stile”, come mai questo nome per la vostra attività? «Perché il nostro è un ambiente elegante dove la particolare attenzione ai dettagli ha l’intento di trasmettere eleganza, Stile ed originalità» Com’è nata l’idea di avviare questo negozio? «Perché “è questo il bello Stefano Marussi e Erika Orel all’interdei sogni... che alle volte si no del negozio Stile. avverano!”» Al suo interno la clientela cosa può trovare? «Oltre alla raffinatezza, alla qualità ed eleganza di tutti gli articoli Thun, si possono trovare numerose idee regalo, profumatori per ambienti, gessi profumati, bomboniere per tutte le occasioni, articoli da bambino, bigiotteria dei migliori marchi ed altre prestigiose creazioni artigianali». Oltre ai prodotti la differenza la fa anche il contesto… «Per noi è fondamentale seguire il cliente per soddisfarlo nelle sue esigenze che si manifestano di volta in volta in merito a cerimonie o semplici regali». Uno degli slogan di Stile è “Se ti piace sorprendere sei nel posto giusto”. Per la nuova stagione invernale ci sono delle sorprese che si possono svelare? «Oltre a tutte le novità Thun ci saranno nuove linee di bigiotteria, idee regalo, bomboniere, candele profumate e, a breve, una chicca culinaria in più... Anche per questo l’invito è di venirci a trovare per scoprirle assieme». Dal prodotto alle persone: quali sono a vostro avviso le qualità indispensabili per gestire un’attività come Stile? «Qualità del servizio con cura dei dettagli, particolare attenzione alle confezioni regalo, professionalità, cortesia e passione per il proprio lavoro». Nel settore commerciale l’evoluzione è un fattore fondamentale: quali sono i progetti per il futuro? «Cercare sempre di offrire e sorprendere il cliente con articoli originali di buon rapporto qualità prezzo». Per promuovere la vostra attività avete puntato sul network di iMagazine: come mai questa scelta? «Oltre a essere una bella e utile rivista la ritengo un ottimo mezzo pubblicitario anche per la sua diffusione nella nostra provincia e non solo». Stile è anche un iMoneyPartner: come valutate il progetto dei buoni valore iMoney? «Certamente in tempi come questi di crisi è un ottimo veicolo di promozione che unisce le esigenze del cliente e le aspettative dell’imprenditore». L’INFORMAFREEMAGAZINE | gennaio-febbraio 2008 | 11
S O M M A R I O
novembre - dicembre 18
L’ANALISI di Paolo Marizza
16 Pagamenti digitali, la trasformazione è iniziata IL “PASTORE DI ERMA” di Vanni Veronesi
18 L’Apocalisse dimenticata 22
JOEY MARGARIT Andrea Doncovio
22 Alla conquista del Polo Nord DALLE ALPI GIULIE AL MONTE BIANCO di Michele Tomaselli
26 Le vette del destino LUCA RIGONAT di Andrea Doncovio
30 Disegnare la vita 26
GORIZIA È CADUTA di Vanni Feresin
32 1916, cento anni dopo SACERDOTI NELLA GRANDE GUERRA di Alberto V. Spanghero
36 Eroi della fede senza medaglie
30
52 Educazione in evoluzione GIOVANI ED EFFIMERO di Andrea Fiore
54 I più belli del reame
ESSERE SODDISFATTI di Giuliana De Stefani
56 Adattamento personale e generosità POLIZIA DI STATO
58 “la Sicurezza ... un impegno Comune” HANS STEINER-RIO di Margherita Reguitti
64 Il sogno ritrovato CFMUNESCO di Federica Pettarin
68 Le Nazioni Unite a Cividale A.M.I.C.I. ONLUS di Raffaele Campanella
71 Informare per creare pazienti consapevoli ROBERTO CAMPION di Michele D’Urso
TRIESTE E L’ACQUA di Renato Duca e Renato Cosma
72 Muscoli DOC!
ALFIO KRANCIC di Margherita Reguitti
75 La ricetta di Germano Pontoni 80
39 Un rapporto complicato 42 Politicamente scorretto
2006-2016, 10 ANNI DI IMAGAZINE a cura della redazione
44 La forza dell’equilibrio 32
VISIONE DEL MONDO di Cristian Vecchiet
STEPCHILD ADOPTION di Massimiliano Sinacori
46 Il fanciullo prima di tutto PERSONE ED EVOLUZIONE di Manuel Millo
50 Noi siamo la nostra cultura
CHEF…AME
e segg. Gli eventi di novembre e dicembre
: lettere alla redazione
▲ Montereale Valcellina – La triestina Adriana Schepis viene omaggiata per la conquista del premio letterario “Per le antiche vie” cui ha partecipato con il racconto Il giorno che a Trieste si esaurì la bora.
▲ Aiello del Friuli – Il nuovo consiglio direttivo dell’Udinese Club “Lucio Aiza” di Joannis: Riccardo Gregorat è stato riconfermato presidente, e avrà come vice Livio Nonis, mentre Remo Azzani continuerà nella carica di segretario; la cassiera sarà Giuditta di Luca; gli altri consiglieri sono Claudio Pilot e le new entry Diego e Ranieri Aiza.
▲ Trieste – Tjasa Milkovich del “White Cafè” di via Genova, si è laureata per la terza volta consecutiva campionessa del “Capo in B Championship”, gara tra i baristi del territorio per il miglior “cappuccino in bicchiere”. Al secondo posto Piero Bassanese del “Bar al G” e al terzo Vincenzo Greco del “Caffè degli Specchi”. Gli altri partecipanti sono stati Roberto De Gioia (La Macchia Gialla), Chiara Simone (Gatto Matto), Roxana Domos (Bar Russian), Veronica Rui, Milica Zivanovic ed Elisabetta Zippo (Pasticceria Travan), Claudio Bubnic (White Cafè), Riccardo Sgarra (Bar Venier), Jessica Barbato (Bar Rex), Michele Favetta (Bar Madison), Luca Benvenuti (Sting 4 Continenti), Matteo Tesserini (Bar Gelateria One), Giovanni Cassano (Bar Portizza).
▲ Martignacco – Nella cornice del Ca’ Marian di Faugnacco i diplomati Ragionieri Programmatori nel 1986 (ultimo anno di sezione unica e sperimentale) all’Istituto Tecnico Commerciale - I.T.C. Antonio Zanon si sono ritrovati assieme ai professori a trent’anni di distanza. Accovacciate: Elena Not e Antonella Palese; prima fila da sotto: Lorena Lirussi, prof. Leonarduzzi, Laura Ballico, Loredana Chittaro, Annalisa Gambellini, Clara Carbone, Luisella Zomero, Giorgio Ardito; seconda fila: prof. Casarotto, prof. Garzitto, Lucia Cuttini, Luana Zanello, prof. Codarini, Andrea Carsana, Paolo Tomasetig; terza fila: prof. Valgimigli, Laura Zanatta, Vincenzo Parisi, Mauro Avon, Alberto Melacini, Cristina Scarpa, Marcella Venchiarutti, Gianbattista Zatti, Loris Sebastianutto. ◄ Terzo di Aquileia – Foto di gruppo al termine della serata di raccolta fondi dell’Associazione regionale abruzzesi e molisani del FVG, per le popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto. Durante la serata i volontari hanno distribuito ai presenti un’amatriciana preparata con prodotti tipici fatti giungere espressamente dall’Abruzzo. Il presidente del sodalizio, Roberto Faticati, dalle pagine di questo giornale desidera ringraziare la popolazione, le istituzioni e le associazioni per il contributo offerto.
Savogna d’Isonzo – Emma Gatti ►, classe 2007, ha conquistato lo scudetto con il titolo nazionale di pattinaggio artistico a rotelle nella categoria primi passi classic in coppia con Nicola Zimolo, classe 2008. Entrambi i giovanissimi atleti iscritti alla società AKSD Vipava di Savogna. Come loro anche Irene Agostini ◄, classe 2008, e Francesco Zimolo, classe 2005, che sempre in coppia hanno conquistato il titolo nella categoria principianti master. Annamaria Declich Tecnico Federale AKSD Vipava È possibile inviare le proprie lettere e i propri commenti via posta ordinaria (iMagazine – via Aquileia 64/a – 33050 Bagnaria Arsa-UD), oppure via e-mail (redazione@imagazine.it).
▲ Trieste e ▼ Gorizia – Due immagini degli iMagazineVideo Truck presenti nelle due città durante i giorni della Barcolana (Trieste) e di Gusti di Frontiera (Gorizia), entrambe manifestazioni di cui la nostra testata anche quest’anno è stata media-partner.
▲ Trieste – Foto di gruppo dei diciotto volontari di Servizio Civile Nazionale che per dodici mesi saranno impegnati in attività a favore di persone o famiglie fragili accolte nelle strutture residenziali del Comune o seguite dal Servizio Sociale Professionale. Nello specifico, dieci giovani saranno impegnati ad accompagnare nella quotidianità le famiglie e le persone in difficoltà in carico al Servizio Sociale del Comune o ospitate presso i Condomini Solidali e il CAD-Centro di Assistenza domiciliare di Opicina. Gli otto giovani partecipanti al progetto “Grigio chiaro”- animazione nelle strutture residenziali del Comune di Trieste - saranno invece prevalentemente coinvolti in attività di animazione e di socializzazione all’interno delle strutture residenziali del Comune: Residenza Gregoretti, Centro per l’Anziano e Residenza Campanelle.
▲ Gorizia – Il titolare della Cicchetteria Ai Giardini, Mirco Patti (primo da destra), si congratula con i neo coniugi Bruno e Marzia (in centro), anche loro goriziani, convolati a nozze lo scorso 22 settembre a Favignana. A festeggiarli erano presenti anche gli amici Giorgio Grigolon (primo da sinistra), Francesco, Sergio, Arianna, Claudio, Walter.
L’ANALISI BANCHE E INNOVAZIONE Rubrica di Paolo Marizza
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Pagamenti digitali,
la trasformazione è iniziata
Nei prossimi tre/quattro anni assisteremo a un’accelerazione senza precedenti nel settore, grazie ai colossi tecnologici e delle telecomunicazioni. Gli istituti di credito dovranno adattarsi subito, pena la perdita di competitività.
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Se oggi si guarda alle banche più innovative, si scopre che la maggior parte di esse hanno costituito e sviluppato centri di competenza, laboratori tecnologici e hub di incubazione e accelerazione in molteplici ambiti di innovazione. Questi “innovation center” stanno lavorando sulla frontiera del potenziale della tecnologia digitale nel settore bancario. Appena cinque anni fa solo poche banche avevano avviato iniziative di questo tipo. L’esplosione dell’innovazione digitale riflette da un lato la progressiva accettazione da parte dei consumatori di strumenti sempre più accessibili e facili da utilizzare e, dall’altro, la maggiore consapevolezza da parte degli istituti finanziari di tutto il mondo che cambiamenti radicali non sono più rinviabili al fine di rispondere alle diverse forze che stanno erodendo le fondamenta del loro business tradizionale. Tra queste forze uno dei maggiori fattori di cambiamento è rappresentato dall’evoluzione regolamentare. L’esigenza di un ritorno a livelli di redditività accettabili da parte di mercati e azionisti è infatti resa complicata dalla massa di 16
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nuove regole e regolamenti che le hanno investite sulla scia della crisi finanziaria globale. Tuttavia, accanto alle spinte regolamentari, le banche devono affrontare anche diversi altri driver, forse ancora più importanti, per il cambiamento del loro modello di business. Ad esempio, i nuovi entranti, abilitati dalle tecnologie digitali e liberi dai lacci e lacciuoli di macchine organizzative e tecnologiche stratificate nel tempo, stanno sfidando i modelli tradizionali di business delle banche generando squilibri nel panorama competitivo. Gli innovatori non bancari non sono solo gli Uber o gli Airbnb, sono le cosiddette Fintech, start up verticali che puntano a fornire solo alcuni servizi, ma anche e soprattutto i cosiddetti GAFA (Google, Amazon, Facebook, Apple) e gli operatori di telecomunicazione: questi operatori stanno ridefinendo l’esperienza e il rapporto delle persone con la tecnologia, creando pressioni competitive per i servizi delle banche che devono essere sempre più personalizzati, convenienti e senza soluzione di continuità nei modelli di servizio (dalla filiale all’home banking allo smartphone, ecc.). Più i clienti si abituano
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a utilizzare i servizi digitali offerti da aziende come i GAFA, più si aspettano un livello analogo di prestazioni dai loro fornitori di servizi finanziari. Le Fintech stanno cavalcando l’onda del cambiamento dirompente con soluzioni che possono soddisfare le esigenze dei clienti offrendo loro una accessibilità più semplice, una maggiore convenienza e prodotti disegnati sulle loro esigenze. Di fronte a queste forze dirompenti, le banche non hanno altra scelta che quella di affrontare la sfida della trasformazione digitale. Queste forze sono in opera da tempo e le tendenze in atto non sono una novità: in molti Paesi il processo di cambiamento e di evoluzione del settore è in corso da più di un decennio. Cosa è cambiato negli ultimi anni, anche con riferimento all’Italia? La trasformazione in atto è inarrestabile e probabilmente nei prossimi tre/ quattro anni vivremo una accelerazione senza precedenti. I luoghi in cui queste accelerazioni avvengono più rapidamente, anche se geograficamente lontani, si materializzano virtualmente nella nostra realtà sfruttando le connessioni a basso costo abilitate dalla tecnologia. Sperimentiamo ogni giorno come questi “hot-spots” virtuali ci coinvolgono nelle nostre esperienze di lavoro e di consumo. Uno dei punti di attacco, il principale a parere di chi scrive, da parte dei competitor non bancari è rappresentato dai sistemi di pagamento. L’industria dei pagamenti sta già sperimentando un elevato livello di trasformazione con l’affermazione di nuovi processi di pagamento guidati dalla tecnologia, nuove applicazioni digitali che facilitano i pagamenti, reti alternative di elaborazione dei dati e un incremento esponenziale di strumenti elettronici utilizzati per trasferire denaro fra diversi conti correnti. La trasformazione dei servizi bancari al consumatore partirà dai pagamenti, con la tecnologia e i canali digitali come fulcro. Entro i prossimi quattro/cinque anni smartphone, tablet e PC saranno destinati a diventare lo strumento centrale per la gestione dei rapporti fra banche e clienti. Nasceranno anche altri strumenti che consentiranno lo sviluppo di nuove forme di rapporti economici e commerciali. Le banche oggi si affidano ancora a motori multipli di pagamento che si appoggiano a diversi intermediari per i differenti tipi di pagamento. La trasformazione digitale dei pagamenti consentirebbe alle banche non solo di consolidare e rendere i loro processi di pagamento più efficienti e le offerte più efficaci, ma permettereb-
be loro di standardizzare i loro processi di business contigui. Infatti presso le banche più innovative la stessa trasformazione è in corso anche in altre aree di servizio come prestiti, depositi e gestione della liquidità, in quanto gli standard di sicurezza sono sempre più elevati e affidabili con i progressi della crittografia, dell’intelligenza artificiale e delle soluzioni cloud. È comunque probabile che se il primo fronte tecnologico che le istituzioni finanziarie si troveranno ad affrontare è quello della digitalizzazione e velocizzazione dei pagamenti, quello della protezione/concessione dei dati a terzi nel rispetto di normative sulla privacy si rivelerà determinante. In questo contesto per le istituzioni fi nanziarie perseguire la centralità del cliente è diventata la prima necessità per riuscire a trattenere e conquistare la clientela nativa digitale. Nei prossimi cinque/dieci anni il profi lo dell’utente medio delle banche cambierà drasticamente con il progressivo invecchiamento dei Baby Boomers (gli attuali ultracinquantenni) e con le generazioni X e Y che assumeranno posizioni predominanti nell’economia globale. Le prime reazioni delle banche hanno avuto come obiettivo principale l’erogazione di servizi tramite telefoni cellulari e tablet. Ma le banche sono ora chiamate ad andare oltre la digitalizzazione delle esperienze dei clienti. La sfida consiste nel razionalizzare e standardizzare i processi di business, semplificare il loro panorama tecnologico e creare processi digitali semplificati e ottimizzati. Pena la perdita di competitività. Il fattore umano risulterà in ogni caso il principale fattore di successo nell’affrontare queste sfide.
Paolo Marizza
Paolo Marizza è Docente DEAMS-Università di Trieste e Partner di Financial Innovations
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ALLA SCOPERTA DI...
IL “PASTORE DI ERMA” Servizio e immagini di Vanni Veronesi
L’Apocalisse
dimenticata
Nella metà del II secolo un aquileiese di fede cristiana scrive una nuova versione dell’Apocalisse. In pochi anni l’opera è già patrimonio comune della nuova fede venuta dalla Giudea, ma qualcosa turba da subito le gerarchie ecclesiastiche, proprio mentre sta prendendo forma ciò che noi oggi definiamo Bibbia. Cosa si cela, dunque, dietro al libro più misterioso del cristianesimo? iMagazine lo ha ricostruito per voi.
Negli anfratti della storia
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Questa storia inizia fra le pagine del Chronographus anni 354, un curioso testo compilato nel 354 da Furio Dionisio Filocalo, calligrafo di papa Damaso I. L’opera è divisa in diciassette sezioni comprendenti testi e immagini, nonché una Depositio Martyrum in cui si legge una nota di grande interesse: viii kal Ian natus Christus in Betleem Iudeae, «8 giorni prima delle Kalendae di gennaio Cristo nacque a Betlemme, in Giudea». Considerato che le Kalendae equi-
valgono al primo giorno del mese, da includere nella sottrazione prevista dal macchinoso sistema romano, il calcolo non lascia spazio a dubbi: siamo di fronte alla prima testimonianza assoluta della nascita di Cristo fissata al 25 dicembre. Il valore di questa notizia è accresciuto da un altro particolare registrato nello stesso Chronographus: nella sesta sezione dell’opera, laddove è riportato l’intero calendario romano, il 25 dicembre presenta ancora la tradizionale dicitura Natalis Invicti, «Nascita del Sole Invitto». Filocalo, dunque, fotografa perfettamente la transizione in atto nell’Impero durante il IV secolo: la festa pagana sta cedendo il passo a quella cristiana, che ha gioco facile nel sostituire il Sole, rinato dopo il solstizio d’inverno, con la figura storica di Gesù, luce del mondo e futuro risorto. Un’altra sezione del Chronographus, il Catalogus Liberianus, è composta invece da brevi biografie di tutti i papi, da Pietro a Liberio, in carica A fianco: Parma, Biblioteca Palatina: foglio 49 del codice n. 3842, risalente all’inizio del XV secolo e contenente la versione etiope del Pastore di Erma. Sopra: Napoli, Catacombe di San Gennaro: affresco del IV secolo raffigurante la terza visione del Pastore di Erma. La scena descrive tre donne che lavano delle pietre con le quali costruiranno una torre, simbolo della comunità cristiana.
San Gallo, Stiftsbibliothek: foglio 195r del codice Parigi, Biblioteca Nazionale: immagine tratta dal manoSangallensis 151, con l’inizio della versione latina scritto Copto 130, risalente al VI-VII secolo. Il codice ridel Pastore di Erma. porta la traduzione in copto saidico del Pastore di Erma.
dal 352. Arrivati a Pio I (metà del II sec.), il Catalogus scrive: «Pio fu papa per 20 anni, 4 mesi e 21 giorni. Fu papa negli anni di Antonino Pio, dal consolato di Claro e Severo […]. Sotto il suo episcopato suo fratello Erma scrisse un libro nel quale è contenuto l’incarico che a lui prescrisse l’angelo del Signore, quando venne da lui sotto forma di pastore». Qualcosa di più emerge da un’altra opera di eccezionale importanza per la storia della Chiesa: il Liber Pontificalis, il cui primo nucleo risale alla metà del VI secolo ed è un ideale ampliamento del Catalogus Liberianus. Destinato a una vita lunghissima, tanto da essere aggiornato di volta in volta con le vite di tutti i papi fino al 1464, alla voce ‘Pio I’ il Liber riporta un particolare inedito: il pontefice e il fratello Erma provenivano de civitate Aquilegiae. Ancora una volta una testimonianza eccezionale: vera o meno che sia (non c’è accordo fra gli studiosi), è la prima attestazione di una presenza cristiana ad Aquileia, appena un secolo dopo la leggendaria predicazione di San Marco.
Berlino, Accademia delle Scienze: fronte e retro del cosiddetto ‘Frammento Manicheo M 97’, unico testimone della traduzione in lingua pahlavi del Pastore di Erma. La pergamena è stata rinvenuta a Turfan, nell’odierna Cina.
Fra scandalo e nuova morale
ra (scritta in greco, lingua ufficiale del CristianeDifficile credere che l’attualmente ignoto Pa- simo delle origini): store di Erma – il libro citato dal Catalogus LiColui che mi aveva nutrito mi vendette come berianus – sia stato uno dei best seller del mondo schiavo a una certa donna, Roda, nella città di antico, studiato e citato dai più importanti Padri Roma. Dopo molti anni feci la sua conoscenza della Chiesa come Ireneo, Clemente Alessandrino e iniziai a volerle bene come a una sorella. e Origene. Al di là della sua origine aquileiese, di Trascorso del tempo, la vidi bagnarsi nel Tevere Erma conosciamo solamente le scarne notizie che e le porsi la mano per aiutarla a uscire dal fiume. ci riporta egli stesso, in apertura della sua ope|
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Parigi, Biblioteca Nazionale: manoscritto Par. Gr. 107. Ai fogli 467v, 468r e 468v è riportato il Catalogus Claromontanus; nell’ultima colonna, terzultima riga, si legge la dicitura Pastoris versi, altro nome per il Pastore di Erma.
no il Novum Testamentum, da affiancare al Vetus in comune con gli Ebrei: il Pastore di Erma, nonostante la sua enorme popolarità, è assente. Un secolo dopo, il decreto di papa Gelasio lo definirà con un termine destinato a diventare inequivocabile: apocryphus. Il motivo è di ordine squisitamente dottrinale: presentato ora come un angelo, ora come Spirito Santo, ora come figlio di Dio, il Cristo del Pastore resta comunque distinto dalla figura di Gesù uomo, secondo una tesi che la Chiesa ha da tempo bollato come eretica. L’opera dello scrittore aquileiese è dunque esclusa dal canone della Bibbia, ma la sua storia prosegue: fioriscono versioni in etiope, copto e pahlavi (con un frammento trovato addirittura in Cina), fino ad arrivare alle traduzioni medievali in arabo e georgiano. Un’opera aperta a revisioni, riscritture e contaminazioni, che nonostante la censura continuerà ad essere copiata, trasformandosi però in un testo per pochi eletti, fino a scomparire progressivamente dalla memoria collettiva. Almeno fino al 1740, quando alla Biblioteca Ambrosiana di Milano accade l’incredibile.
Se è vero che una prescrizione serve a risolvere un problema contingente, il Canone Muratoriano ci racconta qualcosa di straordinario: a pochi decenni dalla sua pubblicazione, il libro dello scrittore aquileiese era letto durante i riti cristiani esattamente come i testi dei Profeti e gli Atti degli apostoli, provocando l’imbarazzo delle gerarchie ecclesiastiche, già alle prese con la piaga delle eresie. Duecento anni più tardi, papa Damaso lo eliminerà defi nitivamente dal culto. Oggi però sappiamo che la sorte del Pastore di Erma avrebbe potuto essere diversa: in un altro elenco di libri per la liturgia cristiana, risalente al IV secolo e chiamato Catalogus Claromontanus, il Pastore è infatti registrato fra i libri canonici. Senza contare che il più antico manoscritto al mondo comprendente Antico e Nuovo Testamento, ossia il venerando Codex Sinaiticus del 330-350, lo riporta nei suoi ultimi fascicoli: una scoperta ancora una volta eccezionale, avvenuta nella metà dell’Ottocento presso il Monastero di Santa Caterina del Sinai, fra ladri, falsari e monaci votati al silenzio. Ma questa è La riscoperta davvero un’altra storia. L’ennesima scatola cineÈ un tardo pomeriggio di un Settecento ormai se contenuta nell’affascinante vicenda dell’Apoilluminista quello in cui Ludovico Antonio Mura- calisse dimenticata. tori, uno dei massimi intellettuali italiani del temVanni Veronesi po, scopre tre fogli anomali inseriti fuori contesto in un manoscritto medievale. La scrittura latina è di VII secolo, ma il contenuto risale alla fine del II: con enorme sorpresa, Muratori si ritrova di fronte Il Monastero di Santa Caterina del Sinai, in Egitto, dove alla prima fissazione assoluta di un canone biblico, è stato rinvenuto il prezioso Codex Sinaiticus. duecento anni prima rispetto a papa Damaso e, soprattutto, a una o due generazioni di distanza dalla scrittura del Pastore di Erma. Che infatti è puntualmente citato, ma con una precisazione: «Erma scrisse Il Pastore recentemente, ai nostri tempi, nella città di Roma, mentre il vescovo Pio, suo fratello, occupava la sede episcopale della città. E perciò conviene che sia letto, ma non pubblicamente al popolo in chiesa, come se fosse tra i Profeti, perché il loro numero è completo, né fra gli Apostoli, perché è successivo al loro tempo». |
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PERSONAGGI
JOEY MARGARIT Intervista di Andrea Doncovio Immagini di Claudio Pizzin
Alla conquista del Polo Nord
Il 31 dicembre partirà alla volta della Norvegia dove il 7 gennaio parteciperà alla Polar Night Halfmarathon, correndo a temperature sottozero avvolto dall’aurora boreale. «I sogni sono il carburante della propria vita. E io sto per realizzare il mio».
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Buio e freddo. Per molti gli ingredienti di un incubo. Per Joey Margarit ( foto in alto), 39enne originario di Cervignano del Friuli ma residente a Fiumicello, sono il coronamento di un sogno. Perché avvolto dal gelo dell’inverno polare di Tromso, Norvegia settentrionale a 350 km dal Polo Nord, potrà fare la cosa più gli piace: correre. Assieme a migliaia di altre atleti percorrerà i 21 chilometri della mezza maratona, in uno scenario unico al mondo. Per caratteristiche geografiche, infatti, Tromso è uno dei luoghi migliori in cui osservare l’aurora boreale, capace di scalfi re con i suoi bagliori l’oscurità invernale del cielo senza sole a queste latitudini a gennaio. Da mesi Joey sta preparando la spedizione: sia dal punto di vista sportivo, con allenamenti meticolosi e mirati, sia organizzativo, con il reperimento delle risorse necessarie per affrontare il viaggio. Aiutato da un gruppo di persone che, col passare del tempo, è cresciuto sempre più, coinvolgendo un’intera comunità. 22
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Joey, partiamo dal futuro: cosa significa per te correre la mezza maratona di Tromso? «È un sogno che si realizza. Unire la passione del running, le temperature glaciali, la neve e la possibilità di vedere con i miei occhi l’aurora boreale… tutto in un colpo solo!» Quando è nata questa idea? «Direi un po’ per caso. Amando le temperature rigide, la neve e la corsa, sembrava il connubio perfetto. I costi degli aerei però erano importanti e così parlando con l’amico Marco Benes, già abitudinario dei paesi nordici, abbiamo dato vita a questo progetto». Anche perché a due passi dal Polo Nord non sarai da solo… «A guidare il Suv, fornitoci da una concessionario locale, ci sarà proprio Marco, mentre il fotografo Claudio Pizzin documenterà in tempo reale in nostro viaggio con istantanee e filmati. Il tutto verrà pubblicato sulla nostra pagina Facebook (“Cervignano Tromso – il viaggio”). Collaboratore eccellente per l’occasione, con il compito di scrive-
re il nostro diario di viaggio, sarà l’amico e scrittore ‘ciclonauta’ come lui ama defi nirsi, Emilio Rigatti, unica icona nel suo genere». Le persone che ti stanno accanto come hanno reagito una volta saputo dell’idea? «In verità non si sono stupite più di tanto; sono una persona particolare e quando decido di imbarcarmi in qualche progetto, sono già abituate a questi miei colpi di testa». La passione per la corsa quando è scoccata? «Ho sempre amato correre. Da ragazzo ho provato anche la strada del calcio ma, nonostante riuscissi bene, sentivo che non era il mio sport». Cosa provi quando corri? «Quando corro mi sento libero e sento che tutti i pensieri si alleggeriscono. La cosa più bella di questo sport è che lo si può fare dappertutto, a qualsiasi ora, senza dipendere da nessuno, contando solo su se stessi e sulla propria forza di volontà». Preferisci correre in solitudine o in compagnia? «Sono una persona che vive la solitudine come un arricchimento personale e come momento di riflessione. Quando corro mi isolo nel mio mondo e tutto il resto svanisce. Ovviamente non disdegno le corse in compagnia di amici; insieme, tra una battuta e l’altra, i chilometri scorrono piacevolmente». Dalle corse con gli amici alle gare… negli eventi ufficiali è più importante vincere o partecipare? «Scontato dire che a chiunque piace vincere; sarebbe poco onesto dire il contrario. Dopo chilometri macinati sulle gambe, la gioia e la soddisfazione di raggiungere il traguardo è tanta, che tu sia il primo, il quarantesimo o l’ultimo. Sei arrivato al tuo obiettivo; inoltre, osservare runners di tutti i tipi, di tutti i livelli, ognuno con il proprio passo e il proprio stile fa sempre scuola. D’altra parte non si finisce mai di imparare». Passione ma anche fatica: quanto tempo dedichi agli allenamenti? «Corsa, passione e fatica sono un’unica cosa. Sono indivisibili. I runners sanno cosa significa; sei ci metti la passione, la fatica non la senti e il tempo lo trovi. Fortunatamente ho un cugino, Oscar Panizzo, laureato in Scienze Motorie, che mi segue nella
preparazione e mette a punto le tabelle di allenamento. Solitamente faccio tre uscite a settimana e l’uscita domenicale; corro spesso qui nei dintorni della bassa friulana, su campi e piste ciclabili». A proposito di allenamenti: come concili il tempo per l’attività sportiva con quello lavorativo? «Compatibilmente con il lavoro, le sessioni di allenamento si svolgono la mattina presto, il tardo pomeriggio verso sera e nei week end». In Norvegia correrai in condizioni estreme a diversi gradi sotto lo zero: come ti stai preparando? «Le temperatura non mi spaventa. L’abbigliamento tecnico che esiste al giorno d’oggi permette di correre senza grandi problemi. Un consiglio che ho avuto da atleti scandinavi: far crescere la barba, unico modo naturale di proteggere il viso e le vie respiratorie dal freddo secco e pungente tipico di quelle latitudini». Oltre alla corsa, quali sono le altre passioni di Joey Margarit? «Fin da bambino mi hanno sempre affascinato la neve, gli eventi atmosferici e quindi la meteorologia. Ho le mie stazioni meteo, che tra le altre cose forniscono dati a diversi organi di controllo per fornire previsioni più precise possibili. Amo la vita all’aria aperta a contatto con la natura, sia al mare che in montagna, e fortunatamente la nostra regione, grazie a un microclima unico, offre posti incantevoli e molteplici scelte, tutto in 100 chilometri». Dopo la Norvegia ci sono già altri obiettivi? «Di obiettivi ce ne devono essere sempre. Al momento mi dedico a questo progetto. Provo molta riconoscenza per i miei sponsor. E non solo per loro: anche per tutti gli amici che mi stanno vicini, mi incoraggiano, si informano ogni giorno sugli allenamenti. E poi - perché negarlo - corro anche per me. Insomma siamo una bella squadra con me come capitano». Nella vita extrasportiva quali sono i desideri che vorresti realizzare? «Credo che stare bene con se stessi, cercando sempre di migliorarsi stando in scia ai propri desideri, al proprio essere e alle proprie aspirazioni non sia sbagliato. In un mondo molto materialista, credere ancora nei propri sogni è il carburante giusto che ti fa andare avanti, anche nella vita di ogni giorno. Correre la Polar Night Halfmarathon è proprio la realizzazione di un mio sogno».
Sopra, Joey Margarit durante una recente gara a Buttrio. Sotto, da sinistra Marco Benes, Emilio Rigatti, Joey Margarit e il sindaco di Cervignano Gianluigi Savino con la locandina promozionale della spedizione. Anche iMagazine sostiene il progetto nel ruolo di media partner.
Andrea Doncovio |
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Le vette
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VIAGGI E METE
DALLE ALPI GIULIE AL MONTE BIANCO Servizio e immagini di Michele Tomaselli
del destino
La gioia per l’ascesa a una cresta impervia. Una valanga improvvisa e un amico che scompare. La salvezza e le strade che si dividono. Fino a incrociarsi nuovamente 18 anni più tardi. A 4800 metri d’altitudine.
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Lo Jalovec (o Jalouz), 2645 m., ardito e strapiombante, si eleva nella val Planica, rasente Kranjska Gora. È una cima maestosa, di grande soddisfazione, la quarta punta della Slovenia; sullo spigolo nord Emilio Comici tracciò una delle vie di arrampicata più spettacolari delle Alpi Giulie. Julius Kugy, noto alpinista, botanico, musicista e scrittore giuliano ci salì almeno quindici volte e fu il primo a raggiungerla dal canalone Nord Est, a fondovalle della val Planica. Così scriveva nel 1925: “Fu il Krammer a insistere per l’ascensione invernale del Jalouz. E quando si studiò questo programma, era di nuovo Natale. Si era in tre: il dott. Bolaffio, Krammer ed io, con le guide Oitzinger e Joze Komac, cui avevo dato l’appuntamento a Kronau. La neve era soffice, vi si affondava fi no
al ginocchio, sicché non era comodo procedere in Val Planizza, tanto già che pensavamo di rinunciare alla gita. Ma il tempo era bello e c’incoraggiava sempre a proseguire ancora un pezzetto. Con grande disagio e fatica giungemmo fi nalmente ai piedi del canalone, dove ci toccò la gradita sorpresa di un completo cambiamento di scena. La neve cominciò a tenere e nei punti molto erti era così buona che la salita al canalone si presentò molto più facile che d’estate. Pericoli di sassi non ce n’era, perché tutto il brecciame mobile era sepolto sotto parecchia neve. Dopo un riposo conveniente sotto la grande roccia isolata ai piedi del canale, guadagnammo quota molto rapidamente, meravigliandoci noi stessi della rapidità con cui raggiungemmo, per l’imbocco superiore, la terrazza Jeserza. Lì si tenne consiglio di guerra. Sul tratto meno inclinato, fi no a forcella di Bretto, dove passa la via solita temevamo di trovare neve peggiore, per cui piegammo subito a destra verso i dirupi del Jalouz. Un cammino tutto incrostato di ghiaccio e una breve cengia pure ghiacciata permettevano di montare senza molte difficoltà sul tetto, lungo il quale prendemmo la salita coi ramSopra: sulla Voie Royale verso il pianoro del Grand Plateau, a 4000 m. Accanto: Il Canalone dello Jalovec dove è scesa la valanga.
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Joseph in salita verso la forcella sulle Alpi Giulie
Canalone dello Jalovec, verso l’uscita
poni e tagliando scalini. V’era infatti sui lastroni un palmo di ghiaccio, duro, vetrato, che aveva trasformato l’estrema punta del Jalouz in uno scintillante palazzo di cristallo. Qui la faccenda si fece seria, perché i gradini, causa la roccia sottostante, non potevano essere che piccolissimi. Tuttavia si raggiunse la cresta sud nel suo punto più stretto e poco dopo la cima”. Dalla vita di un alpinista. Le Alpi Giulie
Marzo 1998
Ammaliato dalle letture di Kugy non mi restava che tentare la vetta; tuttavia l’intenzione era di salirla con gli sci dal rifugio Tamar (a fondovalle della val Planica) seguendo il ripido canalone. L’idea piaceva anche a Joseph che decise di accompagnarmi. Era un alpinista appassionato che aveva percorso centinaia di chilometri con gli sci tra le Alpi, Capo Nord e la Patagonia. Ma la giornata non fu azzeccata. Trovammo neve pesante e afa, ma cosa ben più grave gli sci non scorrevano. Dopo circa un’ora e mezza di salita l’ambiente si restrinse, immettendosi nello stretto e ripido canale Kugy (oggi, uno degli itinerari di sci ripido più frequentati della zona). Qui le condizioni migliorarono ma a causa della neve dura proseguimmo a piedi, usando ramponi e piccozza. D’altra parte la pendenza era a 45 gradi rendendo difficile fare altrimenti. Nonostante la fatica, fummo ripagati da panorami mozzafiato e dal fascino imperscrutabile delle Alpi Giulie: un paesaggio di alta montagna severo e solitario con i picchi rivestiti di bianco oltre ad una natura stravolgente. A pochi metri mi si avvicinò perfino un camoscio… Non so chi di noi due fosse più sorpreso: io ero inebetito e non riuscivo a fotografarlo. Quando provai a farlo, lui era già sparito. Così, sperando di rivederlo non mi restava che proseguire. Salimmo lo stretto e ripido canale fino ad arrivare a una sella a quota 2330 m. circa, dove il terreno si apriva e iniziava la via nor-
Ascesa al Monte Bianco, sullo sfondo il rifugio Vallot a 4362 m
Refuge des Grand Mulets a 3051 m. Sullo sfondo il ghiacciao delle Bosses Il ghiacciaio dei Pèlerins
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La lunga cresta delle Bosses, che conduce alla sommità del Monte Bianco
male: un lungo traverso che guadagnava la cresta Ovest, rimontando un ripido canalino e oltrepassando la cresta fi no a raggiungere la guglia sommitale. Le gioie della vetta ci permettevano di godere dello sterminato panorama assaporando del vino rosso. Subito dopo iniziammo ad affrontare la discesa. Fu in quei momenti che, improvvisamente, udii Joseph gridare con terrore e spavento. Non riuscivo a capire cosa stesse dicendo. Sospettando un pericolo, cambiai istintivamente direzione degli sci e mi arrampicai sulle pareti laterali. Fu la mia salvezza. Subito dopo un boato preannunciò l’arrivo di un’enorme slavina: un muro di neve alto un metro e mezzo che, come una cascata, prese la via del canalone, spazzando via tutto come una furia. Anche Joseph. Da quel momento in poi ci fu il buio. Lo vidi rotolare su e giù in una nuvola di neve, superare uno sperone roccioso, fino ad arrivare seicento metri più sotto, al limite del bosco. Non so quanto aspettai, ma fu un’attesa interminabile. Riaprii gli occhi e affrontai il canalone, fino ad arrivare al fronte della valanga. Chiamai Joseph, ma non ricevetti nessuna risposta. Nel frattempo due carinziani, scesi dal vicino Kotovo Sedlo, avevano allertato il soccorso sloveno. Con l’ausilio dell’ARTVA (apparecchio di ricerca dei travolti in valanga) rinvenimmo Joseph, sepolto da un metro di neve. Era vivo, seppure in stato confusionale e con qualche ossa rotta. Fu un miracolo. Da allora le nostre strade si divisero. L’incidente aveva cambiato i nostri rapporti e aveva imposto una pausa di riflessione. Joseph si trasferì in Ame28
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rica e, da allora, non ebbi più sue notizie. Ma al destino piace scompaginare le carte. E quasi vent’anni dopo, ci fece incontrare per caso su un’altra montagna. Il Monte Bianco.
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Si dice che quando arriva una finestra di bel tempo non si può restare a casa. E quella settimana le previsioni lo davano stabile e soleggiato. Non mi restava che caricare gli sci in macchina e partire per Chamonix, in Francia, e dare un senso alla stagione di sci alpinismo. L’obiettivo era la salita del Monte Bianco con gli sci, una delle gite più complete e impegnative dell’arco alpino. A Plan de l’Aiguille (la stazione intermedia della funivia dell’Aiguille du Midi) iniziai con l’amica Chiara la via normale per il refuge des Grands Mulets, un edificio arroccato a nido d’aquila sopra una rupe e perso in mezzo ai ghiacci. Messi gli sci ai piedi, superammo il ghiacciaio dei Pèlerins, oltrepassando la funivia del Glaciers, fino ad arrivare al ghiacciaio des Bossons. Un luogo davvero spettacolare che scende fino all’ingresso del traforo del Monte Bianco. Eravamo sulle tracce di Jacques Balmat e Michel Gabriel Paccard, i primi due uomini al mondo che nel 1786, lungo questa via, raggiunsero la vetta. La conquista del Monte Bianco fu un’impresa straordinaria soprattutto per gli illuministi che consideravano l’alpinismo una scienza di ricerca ed esplorazione. Attraversammo il ghiacciaio nella sua zona piatta, salendo alla Jonction (l’unione dei due ghiacciai) in mezzo a torri di ghiaccio, pericolosi crepacci e ponti effimeri, fino ad arrivare al refuge des Grands Mulets giusto in tempo per la cena.
Verso il refuge des Grands Mulets
Refuge des Grands Mulets a 3051 m.
Non c’era un gran numero di ospiti. Anche per questo fu facile scorgere Glen Plake, l’asso del freestyle americano (sopravvissuto a una disgrazia sul Manaslu), che riconobbi grazie al suo inconfondibile taglio di cappelli a cresta. Ma la vera sorpresa fu un’altra. Joseph. Nonostante l’età, la sua fisionomia non era cambiata. La gioia di rivedersi fu grande per entrambi. Il resto venne di conseguenza. E tra una chiacchiera e l’altra, decidemmo di salire assieme la cima del Monte Bianco. La sveglia alle ore 1.15 fu quasi una liberazione, visto che nessuno di noi era riuscito ad addormentarsi. Muniti di pila frontale scendemmo il tratto di roccia che ci separava dal ghiacciaio del Bossons e iniziammo la lunga ascensione verso la vetta. Decidemmo di percorrere la Voie Royale lungo la ripida cresta nord del Dome. Un percorso molto faticoso da effettuare con gli sci in spalla, ma che fortunosamente non è interessato dalla caduta dei seracchi del Petit Plateau. L’aria rarefatta aumentava il senso di fatica, ma a rigenerarci fu la magia dell’alba: lo spettacolo della natura brillava sotto i primi raggi del sole, mentre il buio scompariva lentamente all’orizzonte e il cielo offriva un caleidoscopio di colori caldi e delicati. Subito dopo raggiungemmo il pianoro del Grand Plateau, a 4000 m., sotto la parete nord del Monte Bianco dove potemmo rimettere gli sci ai piedi. La pendenza aumentava leggermente e la neve ondulata (questo tratto è notevolmente soggetto all’azione del vento) ci costringeva a improbabili acrobazie con gli sci, mettendo a dura prova le pelli di foca. Tuttavia ci stavamo avvicinando sempre di più alla vetta. Risalimmo gli ultimi pendii fino ad arrivare al rifugio Vallot - un piccolo ricovero di emergenza a 4362 m. - da dove inizia la lunga cresta delle Bosses, che conduce alla sommità del Monte Bianco. Joseph e Chiara avrebbero voluto salirla con gli sci per poi discendere la parete nord, ma le condizioni avverse del tempo ci obbligarono a cambiare programma. Lasciammo gli sci al rifugio Vallot e proseguimmo legati in cordata. Alle 11, dopo oltre 8 ore di salita e tanta fatica, raggiungemmo il tetto
d’Europa a 4810 m. In un tripudio di emozioni ci abbracciammo. Mancava però ancora la discesa per il rientro. D’improvviso il vento iniziò a soffiare con forza e la visibilità non permetteva di vedere a un palmo dal naso. Dovevamo affrontare una zona crepacciata che richiedeva esperienza e prontezza di riflessi. Un minimo errore poteva esserci fatale. Ma la tecnologia GPS e, soprattutto, la lungimiranza di Joseph, ci garantirono un ritorno in sicurezza. Potevo così godermi sia il raggiungimento della vetta che, soprattutto, il ritrovamento di un amico. Non mi restava che appendere gli sci al chiodo e pensare al mio prossimo viaggio: il trekking della cordillera Huayhuash in Perù.
Michele Tomaselli Michele Tomaselli (a destra) assieme a Chiara in cima al Monte Bianco
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PERSONAGGI
LUCA RIGONAT Servizio di Andrea Doncovio Immagini di Claudio Pizzin
Disegnare la vita Da quando ha 8 anni una forma di distrofia muscolare lo costringe su una carrozzina. Ma nonostante la malattia, grazie al computer e a un sistema di puntamento oculare, continua a coltivare la passione per il disegno. «Perché solo lamentarsi delle difficoltà dell’esistenza fa di noi i veri disabili».
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«Sono nato a Palmanova nel 1984 e vivo da sempre a Villa Vicentina. I miei genitori si sono accorti fin da subito della fatica che facevo a salire le scale e che camminavo male. Attorno ai 5 anni mi è stata diagnosticata una forma di distrofia muscolare. Dagli 8 anni ho dovuto utilizzare la carrozzina elettrica per potermi spostare in libertà senza l’aiuto degli altri. L’ho vissuta come fosse la mia bicicletta: gli altri si divertivano su due ruote, io mi scatenavo su quattro. A diciotto anni, per il normale decorso della malattia, ho iniziato ad avere difficoltà anche nel muovere le mani. Sempre in quei mesi ho dovuto cominciare a ricorrere al respiratore, non solo di notte ma anche durante il giorno. È stato un periodo molto faticoso, sono arrivato a pesare 35 kg. Ad oggi per fortuna non ci sono state grosse variazioni e ho messo su anche un po’ di pancia». Le parole di Luca Rigonat hanno il dono speciale di portarci dritti all’essenza di noi stessi. Perché sono il preambolo di una storia che non vuole parlare di dolore
o sofferenza, di pietà o lacrime. È una storia di amore e passione per la vita, una storia di speranza e di gioia. Emozioni che traspaiono dai colori degli splendidi disegni che Luca realizza senza soluzione di continuità. «Ho sempre amato disegnare. Matite, colori e fantasia – confida – sono stati i miei compagni di gioco e il mio sfogo per anni, fino a quando la malattia me l’ha impedito. Sorprendentemente, uno strumento all’apparenza così freddo come un computer mi ha permesso di riscoprire una passione che avevo dovuto mettere da parte. Grazie a un sistema di puntamento oculare posso infatti controllare il mio computer con gli occhi e disegnare utilizzando Photoshop. Riguardando i quadri fatti finora, sembra che i miei soggetti preferiti siano la natura e gli animali, in realtà traggo ispirazione da tutto quello che mi circonda: un quadro, una canzone o anche da immagini che trovo su internet». Un lavoro intenso che non conosce sosta, e che vede Luca proiettato verso il futuro nei panni di un osservatore sempre attento a ciò che accade nel mondo attorno a lui. «Ci sono tanti disegni – spiega – che ho ancora voglia di realizzare. Riesco a prendere ispirazione da ogni cosa che mi circonda: fino a quando continuerò a stupirmi per la bellezza del mondo, continuerò a disegnare». Difficile non farsi contagiare da questa passione autentica, che ci insegna come nella vita osservare le In questa pagina, due immagini di Luca al lavoro con il suo computer attraverso il sistema di puntamento oculare; pagina accanto, alcuni dei disegni da lui realizzati.
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Mani
Uomo-bambino
cose da prospettive diverse possa aiutare a comprendere il significato della nostra esistenza. «Ricordo un episodio – racconta lo stesso Luca – in quarta elementare, avevo iniziato a usare da poco la carrozzina elettrica e i miei compagni di classe avevano accolto bene la cosa; uno in particolare, Mirco, aveva raccontato a sua mamma che avrebbe voluto anche lui una carrozzina come la mia. Nello sguardo dei bambini c’è sempre lo stupore; negli adulti spesso c’è la pietà, ma è questa pietà che porta a vedere solo i limiti propri ed altrui, e non le potenzialità. Lamentarsi delle difficoltà della vita invece che provare a seguire sempre e comunque le proprie passioni fa di noi i veri disabili». Aggiungere qualsiasi commento condurrebbe a un errore imperdonabile: scivolare nella retorica La volpe e uva delle lacrime facili. Ecco perché scegliamo di fermarci qui, dedicando alle opere di Luca lo spazio che meritano. Ringraziandolo sinceramente per aver voluto condividere con noi la sua storia, convinti che possa essere un esempio prezioso per tutti coloro che tendono ad abbandonarsi con facilità al lamento per i contrattempi della Soleluna quotidianità. E, soprattutto, auguriamo a Luca di continuare a stupirsi per la bellezza del mondo, trasformando così in nuovi disegni la sua inscalfibile passione per la vita.
Andrea Doncovio
Speranza
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ALLA SCOPERTA DI...
GORIZIA È CADUTA Servizio e immagini di Vanni Feresin
1916, cento anni dopo Un secolo fa si concludeva un anno che avrebbe segnato per sempre la storia goriziana. Non è un caso che nei diari delle Madri Orsoline, le notizie di quei 365 giorni iniziati sotto l’Austria e conclusi sotto il dominio italiano risultino le più ricche di dettagli. Che abbiamo ripercorso per voi.
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Il corpus dei diari della Madri Orsoline di Gorizia è ricco di particolari e notizie, soprattutto quello del 1916, forse il più imponente per numero di pagine e quantità di dati raccolti al suo interno. Il 1916 si apre con una piccola festa “nelle nostre catacombe. Faccia il buon Gesù ch’esso sia un anno di pace”. I duelli di artiglieria del 1915 hanno lasciato ingenti danni, così il 10 gennaio: “Alcuni lavoranti sono venuti per sgomberare dalle macerie il nostro coro. Non si può descrivere l’orribile guasto trovato là. Tutto era rotto, spezzato, schiacciato. Gli stalli erano affatto rovinati e fatti a pezzi; i libri ridotti in uno stato tale da non poterli adoperare più, se vogliamo eccettuarne alcuni pochi. La statua dell’Angelo Custode assieme alla nicchia di legno, che era sotto il Coro, è anche del tutto rovinata […]”. Come negli anni precedenti vengono narrate le vicende belliche unite a quelle più quiete della vita del convento, così si legge l’11 febbraio: “Che bel giorno! È la festa di N. S. di Lourdes e insieme il Natalizio della nostra Rev.da M. Priora. Il cielo è azzurro, come lo zaffiro: solo qualche nuvoletta bianca lo orna. Esso porta dunque i colori della Madonna. Stamattina abbiamo avuto due s. Messe nelle nostre Catacombe, di fresco ornate di verde. Unite in ispirito alle Consorelle disperse, abbiamo offerto la S. Comunione per Colei che il buon Dio ci assegnò per Madre. È giorno d’allegria quest’oggi; la Rev.da Madre ha spanto vino e più d’un litro, una Suora fece lo stesso a la M. Arcangela versò del latte. Tutto [sic!] segni d’allegria, la quale celeste compagna regna fra noi, perché sentiamo Gesù con noi […]”. 32
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I giorni seguenti però la guerra continuava sempre con maggiore impatto emotivo, così il 12 febbraio e le giornate successive. “Nel pomeriggio molte granate colpirono la nostra città. Una cadde nel rione del Corno, fin’ora il meno danneggiato: ci furono anche due o tre vittime”. 13 febbraio. “È domenica. Dalle 9-10 tennemmo [sic!] l’ora di adorazione, cui parteciparono anche quattro dei nostri valorosi militi. Uno di essi, uscendo, disse: “Io resterei qui a pregare fino a sera”. Oggi si odono colpi d’arma soltanto dalle trincee, ove il combattimento fervè tutta la notte e durante il mattino. Dopopranzo fischiò nuovamente qualche granata”. 14 febbraio. “Stamattina combattimenti alle trincee; dopopranzo tiri di granate in città”. 15 febbraio. “Molte granate giunsero in citta [sic!]; ma non tutte esplosero. In casa nulla di nuovo. Nell’orto si vanga, si semina, si trapianta”. Il 16 febbraio “Di buon mattino tre aeroplani ital. attraversarono il nostro cielo. Si dice sieni stati a Lubiana a spiare, se mai giungesse la fanteria tedesca, da loro tanto temuta e da noi aspettata. L’attività del nostro fronte è aumentata. Gli aeroplani continuano l’opera del loro spionaggio”. La quaresima del 1916 iniziò l’8 marzo con una lunga circolare della Reverenda madre Cecilia Sablich inviata ai sette conventi nei quali si erano rifugiate molte delle consorelle; le Ceneri vennero portate da un padre salesiano direttamente dalla chiesa Cattedrale e il primo sermone quaresimale lo tenne il 10 marzo monsignor Castelliz. Sopra: le rovine di Lucinico presso Gorizia (Guerra 1915-1918).
Intanto la battaglia continuava il suo corso: 11 e 12 marzo. “Molte granate caddero fischiando e distruggendo in città. Continuano i combattimenti e il buon Dio benedice le nostre armi. Ieri gl’Italiani chiesero mediante un parlamentario 48 ore di armistizi per seppellire i loro morti, ammucchiati sul Doberdò. Ma, avendo essi in altra occasione infranto la parola data, non fu loro concessa la minima tregua: intanto continua la pioggia ed i combattenti soffrono immersi nel fango”. Il convento continuava a subire danni: “13 marzo. La nostra Rev.da M. Priora, visitando la nostra chiesa, s’accorse che l’acqua filtrava nella cripta, ove stanno riposti oggetti di valore. La causa di ciò è il famoso buco fatto nella volta della chiesa dalla già menzionata granata e finora non fu possibile a ripararlo. La pioggia persiste da tre settimane; niuna meraviglia che abbia trovato una via per giungere nel sotterraneo. Il piccolo danno fu tosto riparato. Una cassa di libri ed un’altra di conchiglie furono trasportate altrove”. La Pasqua 1916 venne solennizzata in modo semplice vista la situazione generale della città e la vita del monastero era raccontata in modo mai disgiunto alle vicende belliche, non senza qualche ironia. Il 21 aprile, Venerdì Santo: “Oggi abbiamo pregato l’ufficio in comune nella catacomba. Com’è commovente il ricordo che i primi cristiani pregavano nelle catacombe romane gli stessi salmi! Come si sente raddoppiare la devozione. Da oggi in poi si pregherà sempre l’ufficio in comune. Alle 2 1/2 pom. una granata da 15 cm trapassò il tetto dell’edificio delle celle vecchie, penetrò nel secondo piano e diffuse macerie e minuzzoli sul corridoio, che passa fra le celle. La nostra Suor Notburga composta di semplicità e d’innocenza, si trovava in granaio e quando vide a due passi da lei cadere la granata: “Buon giorno” le disse, “la passi avanti”. Poi scese tranquilla e disse alla Rev. Madre: “La granata è caduta vicino a me”. “Com’era fatta?” “Come una pignatta”. La nostra Suor Maria avrebbe pigliato in testa schegge se fosse passata un istante prima per il secondo piano, così se la cavò con lo spavento. Scendemmo tutte a pregare finché tornò la calma. Deo gratias!” Il Sabato Santo 22 aprile non venne celebrata alcuna messa. Il giorno di Pasqua 23 aprile fu molto piovoso e la superiora nel pomeriggio decise di festeggiare in semplicità con le sue consorelle. La primavera era segnata dall’imperversare della guerra. Dal 6 al 15 maggio “granate a centinaia ogni dì, duelli d’artiglieria e combattimenti”. Tra il 16 e 17 maggio “In città caduta di granate a [sic!] vittime”. Dal 17 al 28 maggio “marcia vittoriosa dei nostri su Asiago ed Arsiero. Si contano fino al presente 30.000 prigionieri italiani, 288 cannoni presi ed oltre un centinaio di mitragliatrici. Le autorità hanno abbandonato Vicenza e Padova, i Veneziano più ricchi partono per la Svizzera”. 28 maggio. “Granate caddero in città. Niuna in casa”. Dal primo al 3 giugno “Granate, granatine e granatone in città e nei pressi giorno e notte, purtroppo si lamentano feriti e morti tra i militari e tra i borghesi. Alla Castagnavizza ieri ed oggi notte le esplosioni incendiarie sortirono il loro scopo; due case sono ridotte a ruderi anneriti. Al fronte tirolese furono conquistate Arsiero ed Asiago”. Dal 4 al 9 giugno “Forti duelli d’artiglieria; in cit-
Gorizia: un’altra immagine del ponte di Piuma con alle sue spalle il Monte San Michele
tà ora a destra ora a sinistra scoppi di granate. Oggi in piazza Duomo ne rimase vittima una nostra scolara di 15 anni, Elisa Furlani”. Il 10 giugno “Aeroplani, granate e vittime a S. Pietro”. La città cadde tra l’8 e il 9 agosto e la superiora partì insieme ad altre consorelle verso Lubiana proprio il 9 agosto: “Di buon mattino partimmo con il treno per Lubiana. A Opčina nella Labe-Station della Croce R. un Maggiore militare ci procurò un ottimo caffè. Che sarà delle nostre care rimaste e del R. P. Pussig! Il viaggio si compì felicemente. Verso le 4 pom. smontammo alla stazione di Lubiana, le suore trovarono parenti e conoscenti, che aspettavano il treno di Gorizia per avere notizie positive. Ma che dire? Gorizia si dibatte fra strette orribili, ecco tutto”. Suor Cecilia manterrà costanti contatti con il convento di Gorizia ma rientrerà solo nell’inverno successivo, i suoi scritti si fermano al 16 ottobre 1916. Intanto, dopo l’entrata degli italiani, il convento riceveva continue visite di ufficiali o emissari del Regio Esercito e del governo italiano, probabilmente inviati da delatori che sostenevano la presenza di soldati austriaci nascosti all’interno del monastero: “Già ai 10/VIII alle 7 ant. venne da me un inquisitore militare con cipiglio d’ufficio, imponendomi di mostrargli il giardino. Mentre una delle Suore era andata a prendermi la chiave, quel signore rovistò il refettorio delle educande, aprendo gli armadi e persino la porticina della stufa. Capii ed osservai sorridendo: “Signore, che cerca? Se vuole qualche cosa stia certa che le dirò la verità”. “Signora, le credo, ma devo fare il mio dovere”. L’accompagnai nel giardino, la sua voce prendeva un tono ognor più benevole; prima [sic!] che lasciasse il convento gli feci porgere un bicchiere di vino, allora egli mi disse: “Signora, Lei è buona, perciò Le dirò il motivo della mia visita. Stanotte alle 11 1/2 venne da me una signora di Gorizia e mi disse: «Vada dalle Orsoline, lì troverà nascosti degli Austriaci e nell’orto batterie». Ci sono venuto e sono persuaso che non è vero. Loro Suore hanno dei nemici fra i borghesi goriziani”. Le ispezioni italiane al convento erano frequenti e molto meticolose: “19 agosto. Stamane alle ore sette tutti gli uomini di Gorizia dovettero presentarsi nel convitto di S. Luigi dei P.P. Salesiani. Anche il nostro Andrea ed il vecchio Francesco Pussig dovettero andarvi, mentre già ieri il nostro Domenico Cuzzit e Francesco Comel furono trasportati a Cormons. Dopopranzo 20 soldati con a capo il tenente Romano visitarono tutta la casa, ogni angolo. Li accompagnava un goriziano, certo Carlo Camisek, la cui sorella nel 1915 veniva spesso a pregare nella nostra catacomba e la cui moglie fu spesso soccorsa da noi. Costui ci aveva accusate di celare in casa degli spioni. I soldati italiani si comportarono bene.
Il tenente mi piaceva per il suo volto e comportamento franco e cortese. Il goriziano invece aveva un viso oscuro, uno sguardo truce e brontolava perché deluso nelle sue ricerche. Appena usciti questi inquisitori, arrivò un capitano, accompagnato da un signore di Gorizia. Salutò dignitoso e mi disse d’essere incaricato di visitare “per forma” tutto il monastero. Gli dissi ch’erano appena usciti venti soldati con il tenente Romano, che avevano adempito eguale mandato. Appagato di tanto quel Capitano si congedò gentilmente. Dopo di lui arrivò un medico militare, Dr. Marchese di Genova, chiedeva 50 letti. Esposi le nostre strettezze e protestai; dovetti tuttavia consegnargli le due ultime lettiere di ferro, che possedevamo, e 10 paia di lenzuola”. Dal 20 agosto le cronache diventano molto più stringate. La cronista, suor Matilde, in poche battute sintetizza ciò che accade nelle mura del convento, le celebrazioni, le novità e le continue visite. Anche la presenza del Re Vittorio Emanuele III in città è telegraficamente descritta. I mesi autunnali e l’inverno sono riassunti in poche colonne delle cronache, si leggono i nomi di molti visitatori italiani, di ufficiali e anche del famoso medico padre Agostino Gemelli che raccontò della stima italiana verso le Madri Orsoline: “19 – IX Visita del R. P. Gemelli e del deputato Onor. Nava. Il primo mi disse che il Comandante Sestilli non aveva che lodi per noi ed osserva che il Governo dovrebbe disporre un mezzo milione per il ristauro del Monastero. L’On. Nava rispose di voler lavorare a tale scopo in parlamento. L’egr. Sr. Sestilli manodopera a riparare dappertutto i tetti; in generale si appaga ogni mio desiderio”. L’anno di chiude con il mese di dicembre nel quale sono descritti solo i giorni delle festività natalizie: “24 – XII Albero di Natale per i fanciulli nella sala di Nazareth. Erano presenti: il M. Generale Cattaneo, il Comandante Sestilli, il Colonnello Casapinta ed altri Ufficiali, il Sindaco, il Segretario Dr. Vecchi; i fanciulli della scuola con i loro genitori; il Direttore Lorenzon con il Corpo insegnante. Gli alunni cantarono e recitarono e poi ricevettero ricche strenne. Parlarono l’egregio M. Gener. Cattaneo, il Comandante Sestilli, in mio nome rispose il R. D. Tamburlani”. Il giorno di Natale si celebrarono ben 21 messe: 6 a mezzanotte, le altre 15 dalle 4 della mattina con relativi sermoni. Il 31 dicembre “Gesù fu esposto tutta la notte e ci confortò”.
Vanni Feresin |
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SACERDOTI NELLA GRANDE GUERRA Servizio e immagini di Alberto V. Spanghero
Eroi della fede
senza medaglie
Arrestati, picchiati, internati. Lo scoppio del primo conflitto mondiale nel nostro territorio colpì in modo duro i preti del monfalconese, cervignanese e gradiscano. A decine furono costretti con la forza ad abbandonare le proprie comunità. Questa è la loro storia.
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Con l’inizio della Grande Guerra, tutte le popolazioni dell’Impero si trovarono coinvolte, sotto varie forme, sul piano ideale e materiale del conflitto. La propaganda diventava lo strumento indispensabile per raggiungere gli scopi per i quali si combatteva. Per conseguire una possibile e più ampia condivisione e convincere le masse, venivano usati tutti i mezzi ritenuti validi, compresi quelli autoritari come la coercizione per l’adempimento di certi obblighi che lo Stato riconosceva necessari per esigenze belliche. L’internamento forzato dei civili fu uno dei mezzi messi in atto sia all’inizio sia durante la
guerra, non per chi aveva trasgredito la legge, ma come misura preventiva. Questa operazione l’Austria la iniziò già nell’estate del 1914: praticamente nello stesso mese dell’entrata in guerra. La stampa invitava la popolazione a stare in guardia contro gli elementi sovversivi e a collaborare con la polizia per senso di “dovere patriottico”. La sorveglianza dei sospetti, i primi arresti e i primi internamenti vennero fatti fra gli immigrati stranieri, ma anche contro gli stessi cittadini austro-ungarici. Gli internamenti dei cittadini austriaci sospettati per motivi politici avvenivano fra gli irredentisti italiani, ma anche fra gli anarchici e in alcuni casi fra i socialisti o fra persone ritenute pericolose di spionaggio e sabotaggio. Con l’entrata in guerra dell’Italia e la conseguente occupazione italiana di parte del territorio della Contea di Gorizia e Gradisca, le popolazioni dei territori occupati subirono un trattamento influenzato dalla paura, dal sospetto dello spionaggio e dalle imboscate. Tutti questi elementi minarono, nella fase iniziale del conflitto, i rapporti dei militari con la popolazione. Fin dai primissiQui di lato: Pieris prima del 1915. Beniamino Bianchi con un gruppo di collaboratori. Sopra: Turriaco 1916. Giardino Bosma. Militari italiani e civili austriaci uniti nella fede ascoltano la Messa.
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Farra d’Isonzo. Prima della Grande Guerra. Davanti alla scuola popolare.
Turriaco. 28 ottobre 1917. La piazza allagata.
mi giorni dell’occupazione, la polizia italiana diede inizio alle operazioni di arresto e di internamento. Esso consisteva nell’allontanare le persone giudicate insicure, quali anarchici, filo-austriaci, religiosi; per l’incriminazione era sufficiente sostenere in pubblico le ragioni del nemico o, per quanto riguarda i sacerdoti, aver pregato in chiesa per l’Imperatore. Uno venne internato per aver affermato in pubblico che gli austriaci erano forti, un altro per aver giudicato “fedifraghi” gli italiani. In totale furono 60 i sacerdoti della diocesi di Gorizia internati in Italia con accuse talvolta assurde, come quelle di aver fatto delle segnalazioni agli aerei nemici con candele, lumi e fuochi. E ancora di aver tenuto apparecchi telefonici nascosti nei tabernacoli o sotto i pavimenti delle chiese. All’epoca si era sparsa la voce che don Eugenio, il curato di Turriaco, fosse stato accusato di essere stato sorpreso con un lume a petrolio acceso sotto la gabbana a fare segnali luminosi di notte dal campanile… Molte persone, fra cui anche sacerdoti, furono arrestate, ammanettate e, a piedi, condotte in catene nei centri di raccolta, lontani decine di chilometri, per essere deportate in luoghi dell’Italia centrale. L’arresto del parroco di Staranzano Benedetto Drius evidenzia, per le barbare modalità in cui è svolto, il clima di odio di quei momenti. Una pattuglia di militari italiani lo arrestò, gli strapparo-
no il rosario che aveva attorno al collo e al grido di “pretaccio” lo pestarono a sangue. Fu costretto a salire in groppa a un cavallo che lo scaraventò a terra. Poi lo legarono alla coda del cavallo che gli diede un calcio: ciò gli provocò una vistosa ferita alla testa e una al labbro superiore, lasciandogli una cicatrice che sarebbe risultata poi permanente. Si formavano tristi e meste colonne di arrestati, legati due a due, fra i quali spesso si notavano le tonache nere dei sacerdoti. Don Martino Chiaruttini fu visto in mezzo ai soldati mezzo nudo e con la testa fasciata, mentre una signora di Pieris, mossa a compassione, gli procurò una camicia. Nelle stazioni ferroviarie, in territorio italiano, questi malcapitati erano spesso bersaglio di insulti, sputi e percosse da parte di persone ostili che accorrevano incuriosite. Vedendoli ammanettati e non sapendo chi fossero, li credevano dei delinquenti autori di chissà quali infamie e orrendi delitti. I sacerdoti del Monfalconese internati furono: Luigi Baroncini, vicario di Begliano, internato a Zubiena (Piemonte); Eugenio Brandl, curato di Turriaco, internato ad Asti; Benedetto Drius, curato di Staranzano, internato a Firenze; Giovanni Kren, parroco-decano di Monfalcone, internato a Firenze; Domenico Veliscig, parroco di San Pier d’Isonzo, internato nella Fortezza del Belvedere a Firenze. I sacerdoti del Cervignanese, del
Lucca 1916. Foto di gruppo di sacerdoti isontini internati. Da sinistra in alto: don Nicodemo Plet, parroco di Villesse; don Luigi Mursut, parroco di Perteole; don Giuseppe Calligaris, parroco di Aiello e don Ermenegildo Ulian, vicario di Versa. Seduti da sinistra don Giuseppe Caucig, curato di San Lorenzo di Mossa e decano di Gradisca e don Carlo Stacul, decano di Gradisca.
Don Carlo Stacul, decano Don Eugenio Brandl, curadi Gradisca (Medea 1864- to di Turriaco. Fototessera 1948), decano di Gradisca. al tempo dell’internamento
Il parroco di Villesse Don Mons. Giovanni Kren (TrieNicodemo Plet in una foto ste 1871-Gorizia 1944), dedel 1916. cano di Monfalcone.
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Cormonese e del Gradiscano internati in Italia, dall’Esercito italiano, furono una sessantina circa e ne ricordiamo alcuni: Francesco Ballaben, parroco di Villa Vicentina; Giuseppe Calligaris, parroco di Aiello; Giuseppe Camuffo, parroco-decano di Fiumicello; Giovanni Meizlik, arciprete di Aquileia; Bernardo Mijolin, guardiano a Barbana; Enrico Sartori, parroco di Romans; Desiderio Spagnul, beneficiato di Cormons; Carlo Stacul, parroco decano di Gradisca; Sebastiano Tognon, parroco di Grado; Giuseppe Viola parroco di Capriva. Queste persone venivano arrestate, schedate e portate in luoghi dell’interno dello Stato lontani dalle zone di guerra, dove il controllo da parte delle autorità era ritenuto più facile e sicuro. L’Italia aveva organizzato il controllo degli internati disperdendoli in gruppi dal numero limitato sull’intero territorio, per lo più in Sardegna e Sicilia, ma anche in piccole isole come Ustica, Lipari, Ventotene e in molte altre località della penisola. Decine di religiosi, ritenuti sostanzialmente contrari all’occupazione, furono internati a Firenze, Avellino, Lucca, Cremona, Napoli, Caserta, ma anche a Potenza, Pesaro, Ascoli Piceno, Caltanissetta, Marsala, Teramo. Ma è giusto ricordare anche quei sacerdoti isontini, della Diocesi di Gorizia, che nel 1915 furono allontanati dalle loro sedi per un provvedimento delle autorità austriache, perché ritenuti ex regnicoli o regnicoli o di origine slovena di sentimenti russofili o antiasburgici. Da ricerche fatte sembra che il loro numero fosse soltanto di otto; tra gli altri ricordiamo Giovanni Bressa, beneficiario di Aquileia; Beniamino Bianche, vicario di Pieris; Luigi Pavlin, vicario di Malchina e Giovanni Scaparone, del convitto San Luigi di Gorizia. Dalla parte italiana la decisione dell’internamento di una persona era di competenza esclusiva del Comando Supremo, che delegava ai comandi inferiori il compito di autorizzare e organizzare il fermo. L’esecuzione del provvedimento spettava invece ai Regi Carabinieri su ordine dei Commissariati Civili istituiti appositamente nei territori occupati. In conclusione, ricordiamo che quasi tutti i sacerdoti internati in Italia e in Austria fecero ritorno alle proprie parrocchie d’origine già nei primi mesi del 1919. Ma come ebbe a dire il vescovo Pietro Cocolin, “Ciò che conta maggiormente in tutte queste storie, sono state le qualità morali che i nostri preti seppero dimostrare in quelle tristi circostanze”.
Alberto Vittorio Spanghero
Ricercatore e storico di Turriaco
TRIESTE E L’ACQUA Servizio di R. Duca e R. Cosma
ALLA SCOPERTA DI...
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Un rapporto
complicato
Il capoluogo regionale, pur affacciato sul mare, ha dovuto fare i conti da sempre con il problema fonte-portata per l’approvvigionamento idrico per usi domestici, agricoli e industriali. Anche a causa di un bacino idrografico complesso che iMagazine ha ricostruito nel dettaglio.
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Trieste è una realtà doppiamente legata all’acqua: anzitutto, in virtù di uno stretto rapporto col mare e, secondariamente, per il precario contributo dato dalle sorgenti e dai torrenti del suo hinterland alle esigenze della comunità. Tralasciando il trait d’union della città col mare e volendo, invece, approfondire la relazione con l’altra acqua, per intenderci quella necessaria agli usi domestici, agricoli e industriali, va detto che le modeste portate dei corsi d’acqua del comprensorio triestino non hanno mai assicurato una disponibilità adeguata al fabbisogno in continua lievitazione. Trieste, dunque, per quanto riguarda l’approvvigionamento idrico, in particolare di acqua potabile, ha dovuto fare i conti da sempre con il problema fonte-portata, questione risolta definitivamente solo qualche decennio fa con la captazione dalla falda isontina profonda, nel cuore della pianura monfalconese, dei volumi necessari. Paradossalmente, essa non ha mai potuto disporre in loco di portate sufficienti, nonostante l’esistenza, nel cuore delle pendici montuose soprastanti, di enormi cavità, di infiniti condotti e di ampi bacini di raccolta che avvalora la presenza in quegli ambiti, ma in tempi remotissimi, di grandi masse idriche. Emblematica nel contesto di quel variegato e suggestivo insieme è la scoperta avvenuta nel 2004, nel corso dei lavori per la costruzione della grande viabilità triestina (tra Trebiciano e Cattinara), di una imponente grotta (detta Grotta impossibile) piena di enormi stalattiti e stalagmiti formate dallo stillicidio ultra millenario delle acque sul calcare. Non considerando il Timavo e il Rio d’Ospo (Torrente delle Noghere), i due fiumi che marcano a settentrione e a
mezzogiorno il confine del bacino idrografico di Trieste, la situazione dei vecchi corsi d’acqua, ora in parte intubati, parzialmente deviati o utilizzati quali condotte fognarie, oppure inariditi per cause certamente non naturali, può essere così rappresentata (procedendo da Nord verso Sud), ricordando che essi risultano quasi tutti inseriti dal regio decreto 14.1.1929 tra le cosiddette ‘acque pubbliche’ della Provincia di Trieste, anche con denominazioni diverse da quelle d’uso corrente o legate alla tradizione popolare. Torrente di Contovello (Rivo Contovello): nasce da sorgenti sotto Strada del Friuli e, sottopassati Strada di Contovello, la ferrovia e viale Miramare, scarica a mare nella zona del Cedas tramite una condotta tubata. Torrente di Barcola: nasce da sorgenti nei pressi di quota 241 sopra Barcola e, sottopassati Strada del Friuli, la ferrovia e viale Miramare, scarica a mare con condotta tubata nei pressi della colmata di Barcola. Torrente Giuliani (Rivo Giuliani): alimentato da cinque rami confluenti in un unico alveo, scende lungo via Boveto (a monte del Faro della Vittoria) e scarica a mare anch’esso con condotta tubata sottopassante il viadotto ferroviario e viale Miramare. Torrente Martesin (Montorsino): è alimentato da quattro affluenti ramificati (T. Carbonara, T. Roiano o Rivo Roiano o Rivo Montorsino, T. Rosani, T. Scalze o Rivo Scalze), scarica in mare nel primo bacino del Punto Franco Vecchio tramite una lunga condotta tubata sottopassante la ferrovia e viale MiSopra, Canale di Ponterosso a Trieste (ph. C. Pizzin) |
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ramare. Torrente Grande (Maggiore): alimentato da tre grossi torrenti (T. Scorcola, T. Farneto o T. Starebrech o T. Timignano, T. Rozzol o T. Cattinara o T. Sette Fontane, T. Klutsch), confluenti in un unico alveo, raccoglie le acque dell’ampio ambito idrografico che si estende dalle pendici di Scorcola e Cologna alla Valle di Rozzol (zone di Scorcola, Cologna, Guardiella, Chiadino, Longera) e le scarica a mare tra il terzo e il quarto bacino del Punto Franco Vecchio tramite una lunga condotta tubata, che inizia a monte dell’Ippodromo di Montebello (in Valle Rozzol) e scende lungo via Cumano, viale D’Annunzio, via Carducci, via Ghega, piazza Libertà (stazione ferroviaria). Tra l’altro, il Torrente Farneto riceve le acque di ben quattro torrenti: T. Cologna, T. San Cilino, T. Guardiella, T. Bonomo. Torrente Chiarbola: nasce in località Chiarbola Superiore, sotto via dell’Istria, e, dopo breve percorso, sottopassata via Svevo, scarica nello specchio di mare in zona Spremitura Olii-Molo Legnami, a monte della ferriera di Servola. Torrente Strane: alimentato da quattro rami confluenti, due di monte provenienti dal Colle di S. Maria Maddalena Superiore (sottopassanti il Cimitero cattolico di S. Anna) e due di valle, attraversa via dell’Istria, via del Carpineto, via Valmaura, via Ratto della Pileria, via Tribel e scarica a mare nel bacino di San Sabba. Torrente Cobiz (T. Posar o T. della Maddalena o R. Spinoleto): alimentato da tre rami confluenti provenienti dal Colle di S. Maria Maddalena Inferiore, scarica nel bacino di Aquilinia (Zaule). Torrente Zaule (T. di S. Giuseppe o R. Storto): alimentato da tre rami di cui uno è il T. Longera (T. di Castiglione o Rio Marcese), scarica nel bacino di Aquilinia (Zaule). Torrente Rosandra (T. Rosandra di S. Marco): è un corso d’acqua suggestivo e mitico, che trae origine da vene liquide provenienti dall’area carsica sotto Erpelle-Cosina di Klanec (Rio Clanez), di Ocizia e Petrinje (Rio Griza), rimpinguate nella zona di Botazzo (Antro delle Ninfe e Fonte Oppia), di Bagnoli (Antro di Bagnoli) e di Dolina. Scarica nel bacino di Aquilinia (Zaule). Tra le sorgenti naturali esistenti in città e nelle aree di periferia, utilizzate nel tempo anche con l’ausilio di manufatti sotterranei di drenaggiocaptazione, nonché di raccolta (cisterna, bacino) e di trasporto, ne risultano documentate almeno sette: Fonte Ustia, sul Colle di Scorcola (galleria drenante con scarico preteresiano nelle saline dell’area denominata Geppa); Sorgente in Contrada degli Artisti (Cittavecchia, via degli Artisti); Sor.te a Tor Cucherna sul Colle di S. Giusto; Sor.ti in Valle delle Sette Fontane o Valle di Rozzol; Sor.te del Bosco Marchesetti nell’alta Valle di San Govanni (San Cilino Superiore); Sor.te sotto il Colle del Farneto; Fonti di Barcola, nel porticciolo del Cedas, dalle quali il Comune a più riprese (1868, 1899, 1907, 1909) attivò trasporti d’acqua in città, addirittura un ‘castello
d’acqua’ per le navi in rada e nel 1917 un mini acquedotto per l’abitato di Barcola. Un cenno meritano i cosiddetti pozzi pubblici cittadini (almeno 17, tra cui: pozzo del Ghetto Vecchio; p. del Lavatoio; p. della Chiesa dei Gesuiti; p. in Guardiella; p. in Piazza del Fieno; ecc.) e quelli privati, molto diffusi nel contesto urbano, ora di difficile individuazione (pozzi in Casa Baiardi, Baraunz, Cosmatz, Porta, Fister, ecc.). Un breve richiamo va fatto pure ai fontanoni pubblici, almeno 12, ubicati in siti diversi della città. Quei manufatti erano pozzi d’uso pubblico di grandi dimensioni, muniti di marchingegni per il sollevamento-pescaggio, costituiti da vasche esterne per la raccol- Scorcio suggestivo del Torrente Rosandra (ph. wikipedia) ta e conservazione dell’acqua. Lo scavo per il fontanone non era profondo, ma alquanto ampio per ottenere un vascone (gemeindebrunnen) nel quale conservare una consistente riserva d’acqua, al caso anche piovana (tra i tanti: fontanone della Zonta; f. di Cavana; f. del Borgo Franceschino; f. di Barriera Vecchia; f. di Piazza Scorcola; ecc.).
«L’acqua è probabilmente l’unica risorsa naturale che interessa tutti gli aspetti della civiltà umana, dallo sviluppo agricolo ed industriale, ai valori culturali e religiosi radicati nella Società» Kichir Matsuura (Direttore generale UNESCO 1999-2009)
Infine, uno sguardo agli acquedotti, antichi e recenti. Acquedotto romano (178 a.C. e 34 a.C.), strutturato su più siti di derivazione e trasporto, attivi fino alla metà del VI sec., con prelievo delle acque, rispettivamente: nella Valle di S. Giovanni di Guardiella (sito Capofonte), nel Farneto e a Longera (sito T. Timignano); nella Valle di Rozzol (sito T. Sette Fontane); nella Val Rosandra (Fonte Oppia e altre a Bagnoli). Acquedotto Teresiano (1749-1751): ricalcava in taluni tratti gli assi delle antiche condotte romane, prelevando l’acqua nella zona di Guardiella attraverso un ingegnoso sistema di cunicoli emungenti (wassergalerien), scavati in profondità per drenare la falda, dato che in loco non esistevano fonti perenni. La condotta correva lungo la Vallata di S. Giovanni, quindi ai piedi delle pendici occidentali del Colle del Farneto e giungeva in città all’altezza dei Portici di Chiozza; proseguiva, quindi, per la fontana di Piazza Ponterosso e la fontana del Nettuno di Piazza della Borsa (ora collocata in Piazza Venezia), toccando, infine, Piazza Unità (un tempo Piazza Grande e Piazza Francesco Giuseppe), per attivare la fontana dei Quattro Continenti, opera dell’artista bergamasco Giovanni Mazzoleni (1751). Acquedotto di Aurisina: impianto costruito a partire dal 1857, con captazione da polle esistenti a livello del mare in zona Filtri di Aurisina, destinato ad alimentare principalmente le locomotive a vapore della ferrovia Trieste-Aurisina-Lubiana-Vienna e, con la portata residua, ad impinguare le fonti di approvvigionamento cittadino. Acquedotto alla romana: progettato nel febbraio 1872 dall’ingegner Giuseppe Hum-
Acquedotto romano nei pressi della Val Rosandra (ph. wikipedia)
pel di Ronchi, grande esperto di opere idrauliche, antesignano (1844) tra i tecnici italiani ed europei dell’irrigazione a pioggia (a schizzatoi). L’elaborato, proposto al Comune di Trieste, prevedeva di derivare dall’Isonzo a Sagrado una cospicua quantità d’acqua, portandola in città con una condotta parte in cemento e parte in roccia, posizionata lungo le colline monfalconesi e le pendici triestine soprastanti la ferrovia. La proposta venne respinta frettolosamente dall’amministrazione civica in ossequio alla discutibile consuetudine del ‘no se pol’. Acquedotto del Sardotsch (1922) e Acquedotto Randaccio (1929): il primo, in esercizio provvisorio, con prelievo delle portate dalla roggia Sardotsch nei pressi di S. Giovanni in Tuba (Duino); il secondo, utilizzando nella medesima località le acque del Timavo con idonee opere di presa e derivazione. Infine, l’Acquedotto dell’Isonzo: struttura attiva dal 1994, per integrare copiosamente le disponibilità del Randaccio, mediante prelievi dalla falda isontina a notevole profondità, nei comuni monfalconesi di S. Pier d’Isonzo e S. Canziano.
Renato Duca e Renato Cosma Renato Duca è stato direttore del Consorzio di bonifica Bassa Friulana; Renato Cosma è stato condirettore del Consorzio di bonifica Pianura Isontina |
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PERSONAGGI ALFIO KRANCIC Intervista di Margherita Reguitti Immagini di Photolife.it
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Politicamente
scorretto
Nato a Fiume, vive a Firenze. Ma con il Friuli Venezia Giulia ha un rapporto speciale. Attraverso le sue vignette affronta i grandi temi dell’attualità, sebbene soffra la mancanza di intellettuali in grado di interpretare il presente: «Pasolini aveva compreso che il nichilismo post consumistico sarebbe stato portatore del nulla».
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Alfio Krancic (Fiume 1948) è un disegnatore e vignettista che si autodefinisce politicamente scorretto, ma fra i più apprezzati in Italia, una delle matite più anticonformista del nostro Paese. Ama cimentarsi su temi off limits fra i quali immigrazione, religione, omosessualità e gender. La sua è satira politica, fotogrammi del presente. Inizia la carriera alla fine degli anni ’70 collaborando con testate fiorentine (giunse a Firenze nel 1949 con i genitori, esuli istriani, dopo una permanenza in campi profughi), poi la svolta alla fine degli anni ’80 con Il Secolo d’Italia, L’Indipendente e Il Giornale, dove tutt’ora pubblica. Ha collaborato anche con La Repubblica e Rai 3. Ha pubblicato cinque raccolte di vignette, la sesta è in attesa di “ok
si stampi” dell’editore. È inoltre presidente della giuria del concorso internazionale “Spirito di Vino” organizzato dal Movimento turismo del Vino FVG. Come è iniziata la sua attività di vignettista per testate nazionali? «Ho cominciato a disegnare nel 1979 per giornali clandestini semisconosciuti. Il vero salto verso la professione avvenne tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90 quando ho iniziato a lavorare con il Secolo d’Italia e L’Indipendente. Prima però avevo collaborato anche con La Repubblica, dalla redazione cittadina di Firenze. Lo facevo con entusiasmo disegnando giorno e notte». Perché abbandonò il giornale di Scalfari? «Per una ragione prosaica direi: non pagavano, se non dopo sei mesi. Mi sono dunque trovato ad un bivio: feci una scelta pratica, la fame o praterie da solcare, spazio di espressione che Feltri mi offriva, con il quale avevo anche sintonia di ideali». Nel suo passato anche la politica: nel 2013 fu candidato in Fvg con il Movimento sociale Fiamma tricolore per il Senato. Lo rifarebbe? «Ebbi tre richieste di candidature in regione: per Fratelli d’Italia, che dopo la proposta non si fecero più sentire, con Casa Pound e con il Movimento sociale. Scelsi questa proposta: fu un’avventura e una sfida per pesare quanto potessi contare, che riscontri avrei potuto avere. Senza pensare realmente a diventare senatore. Andò comunque bene; dai In apertura e nella pagina accanto, due immagini di Alfio Krancic. A fianco, opera di Krancic autografata a Udine durante le premiazioni del concorso “Spirito di Vino”.
duemila voti si passò a cinquemila, una soddisfazione, ma poi tutto finì lì, tanti saluti e arrivederci. Magari mi arriverà una candidatura di Renzi, visto che siamo tutti e due fiorentini (ride, ndr.). Non l’ho mai conosciuto di persona ma, abitando in piazza del Duomo, capitava che ci incontrassimo quando era sindaco». A parte questa esperienza di candidato, che rapporto ha con il Friuli Venezia Giulia? «Molto forte e continuo direi. Sono presidente del concorso internazionale per autori di vignette “Spirito di Vino” organizzato dal Movimento turismo del vino, giunto quest’anno alla 17esima edizione. Ma a parte questo sono molto legato a tutta la regione. Mia madre era friulana, ho fatto il militare a San Vito al Tagliamento, conservando bellissimi ricordi della campagna verde e dei tanti corsi d’acqua. Sono molto legato a tutta la parte orientale del territorio e naturalmente a Trieste, tappa obbligata dell’esodo, dove vivono molti parenti e cugini. Una città che mi affascina e dove, dagli anni ’50 in poi, sono ritornato sempre per varie occasioni. Da parte di madre la famiglia era molto numerosa, 14 figli; a tutt’oggi ritrovarci ha il sapore del ricomporsi di un clan». Mai pensato di ritornare stabilmente? «Per un periodo ho cercato casa a Trieste e in Istria, trovando posti belli e anche a prezzi interessanti, ma poi ho comprato una casa di campagna in Toscana. La voglia resta, ma mancano i soldi. Non lo escludo però, in futuro chissà. Appena le mie finanze lo permetteranno». Che ricordo ha dell’esodo? «Ero piccolo quando i miei genitori lasciarono la loro terra. Ho scoperto nel 1973 che il mio nome era Krancic e non Cranci. Dovevo sposarmi e dunque richiesi il certificato di nascita a Fiume. Fu un trauma: da italiano mi ritrovai slavo. Mi cambiò la vita e mi fece venire la voglia di sapere e capire. Iniziai a parlare di questo passato, prima con mio padre e poi studiando la storia, per capire cosa era accaduto. Pensi che in casa a Trieste e in Toscana i miei genitori fra loro parlavano croato e quando erano fuori ciacolavano in veneto. Io fui orgoglioso di riappropriarmi del mio cognome originario che il fascismo aveva nazionalizzato. Il nome è la storia di un uomo, non è acqua». A che conclusioni giunse sulle cause di uno dei periodi più terribili della storia del Novecento che coinvolse anche lei e la sua famiglia? «Non fu solo pulizia etnica ma politica e per superare definitivamente queste ferite ci vorrebbe una pedagogia della storia. In Istria vi era una popolazione composita: italiani, sloveni e croati. Era una convivenza pacifica fino al fascismo. Le tragedie della Seconda guerra mondiale furono causa del nazionalismo del regime che fece deflagrare alla fine del conflitto la persecuzione verso gli italiani; da qui le foibe. Non fu odio etnico. A riprova di questo le decine di migliaia di sloveni e croati ammazzati dai titini. Fu dunque pulizia politica». Tutta la sua famiglia scelse l’esodo? «No, nel ’45 alcuni parenti rimasero in Istria; erano italiani, aderirono al nuovo stato della Federativa Jugoslava e nessuno li toccò. Mio padre era cuoco, decorato per aver combattuto in marina durante la Grande Guerra; sono cresciuto secondo ideali patriottici, ma nella mia famiglia due
zii morirono: uno infoibato e l’altro nella resistenza. Le cose erano molto più complesse». Una terra di tante differenze; il nazionalismo le ha appiattite per semplificarle in condizioni di porosità culturale? «Proprio così. Era una situazione etnica molto frastagliata, nella quale gli irredentisti, i nazionalisti e i vari D’Annunzio imposero - per semplificare e rendere omogenee - il pensiero delle ideologie, che si rivelarono cause di tragedie, come l’esodo e le foibe, e tanto odio su entrambi i fronti». Oggi che cosa non viene raccontato? «La verità: un atto rivoluzionario, citando George Orwell. Chi fa satira dovrebbe sempre cercare di avvicinarsi alla verità. Anche se questa può essere di parte. Ci sono però cose oggettive, se non se ne parla per convenienza è come tagliarsi una mano, stare in una gabbia rinunciando alla libertà. Oggi c’è coralità senza obiezioni, manca l’analisi del presente, fondamentale per captare i problemi del futuro». Orwell fu visionario e anticipatore. Lei nel suo ultimo libro “La grande invasione” è andato oltre il presente? «Questo non è il compito dei vignettisti, ma degli intellettuali. In questo momento storico però non vedo pensatori degni di questo ruolo come invece fu Pasolini. Lui aveva capito la trasformazione in atto nella società, dimostrando la capacità di interpretare alcuni segni che volteggiano nell’aria. Il suo viaggio era partito da Casarsa, luogo di valori ai quali nell’ultima parte della sua vita era tornato dopo l’esperienza del comunismo e del marxismo. Oggi fa rabbia l’incapacità diffusa di narrare la realtà: in sintesi, c’è poco. Spaventa il nichilismo post consumistico dei nostri giorni, amplificato sui social, portatore del nulla come lui aveva capito». Margherita Reguitti
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2006-2016, 10 ANNI DI IMAGAZINE
La forza dell’equilibrio Ultima puntata dello speciale dedicato al decennale della nostra testata. Dopo aver analizzato tutti i progetti avviati in questi dieci anni, lo sguardo volge verso le nuove sfide. Consapevoli che, grazie al lavoro svolto nel tempo, la rotta è ben tracciata.
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La rivista free press, il portale web, gli annuari scolastici, i maxischermi iMagazineVideoTruck, i buoni valore iMoney… Analizzando tutti i progetti avviati dal network di iMagazine in questi dieci anni, la prima domanda che viene spontaneo porsi è: quale sarà il prossimo? Eppure, in un panorama perennemente in fibrillazione come quello della comunicazione, dove l’adesso è già passato, sapersi staccare dal vortice della novità continua e a tutti i costi potrebbe sorprendentemente essere la mossa vincente. «In questi anni – spiega il caporedattore di iMagazine, Andrea Doncovio – il nostro network ha saputo crescere lungo due direttrici distinte ma intrinsecamente collegate: l’affidabilità dei contenuti e l’innovazione tecnologica. Perché entrambe non potrebbero esistere da sole. Qualsiasi contenuto per poter venire apprezzato non deve essere solo ben redatto, strutturato e organizzato, ma deve poter giungere facilmente ai destinatari, ovvero ai potenziali lettori. Al tempo stesso, investire esclusivamente in tecnologia porterebbe all’eccesso opposto: facilità di diffusione ma assenza di reali contenuti da diffondere». Un punto focale che varrà anche per gli anni a venire, perché i costanti sviluppi della tecnologia della comunicazione continueranno a influenzare in maniera preponderante il mondo editoriale. Con un rischio impossibile da sottovalutare: l’auto-implosione del sistema. «Ogni giorno – conferma Doncovio – veniamo inondati da informazioni senza soluzione di continui44
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tà attraverso gli strumenti digitali che utilizziamo nella nostra quotidianità: tv, smartphone, computer, tablet, radio… Solo in pochi, credo, si chiedono però da dove provengano e come siano state confezionate quelle informazioni. Una discriminante che invece è fondamentale. Perché, ad esempio, osservando attentamente i canali televisivi all news che trasmettono notizie 24 ore su 24, ci si accorgerebbe che spesso non solo la scelta dei contenuti, ma anche il modo in cui vengono trattati e narrati sono pressoché identici». In altre parole le innovazioni tecnologiche forniscono strumenti sempre più efficaci per trasmettere contenuti che invece – paradossalmente – sono sempre meno diversificati. «La grande sfida dei gruppi editoriali – prosegue Doncovio – sarà questa: cogliere le opportunità concesse dalle nuove tecnologie valorizzando non solo i propri contenuti, ma fornendo ai lettori una chiave di interpretazione intellettualmente onesta. Con una complicazione in più: lo stesso contenuto dovrà adattarsi allo strumento che lo veicola. Prendendo a esempio il nostro caso, i lettori del network di iMagazine si diversificano a seconda del canale utilizzato, imponendo quindi anche tagli e linguaggi diversi. Un articolo fruito sulla rivista cartacea – strumento più riflessivo – dovrà essere proposto in modo diverso sui social network, molto più immediati e utilizzati da un pubblico che viene contemporaneamente sollecitato da decine di altre informazioni. All’interno dello stesso mondo social, inoltre, le tipologie di utenti sono a loro volta diversificate:
Era il 2009 quando, da un’intui- ammontare di centinaia di zione della direzione di iMagazine, migliaia di euro. «Una prese forma un progetto destinato a cifra enorme – sottomutare i rapporti tra la comunicazione com- linea – che tuttavia merciale, le attività economiche e la popola- potrebbe essere anzione. Stiamo parlando degli iMoney, i buoni cora maggiore se non valore ideati ed emessi da iMagazine, pensati fosse per l’iniziale riper essere uno strumento virtuoso in favore di trosia delle persone, tutti gli attori in gioco. umanamente comprensi«Gli iMoney – spiega la consulente Michela bile in una società spesso ricca di brutte sor2006-2016, 10in ANNI IMAGAZINE De Bernardi ( foto basso) –DI sono vero e pro- prese. In molti si chiedono dove sia la fregaprio denaro che i lettori di iMagazine hanno tura, come sia possibile che un gruppo editoSeconda puntata dello speciale dedicato eaiche 10 anni attività della nostra testata. Questa volta l’opportunità di richiedere gratuitamente rialedi doni gratuitamente denaro al territorio. ilpossono focus è utilizzare rivolto a uno dei progetti piùgli emozionanti: l’Annuario donato ail studenti liberamente presso iMo- Quando invece scolastico poi comprendono meccani-e insegnanti delovvero territorio. neyPartner, le attività partner di iMa- smo virtuoso che sorregge il progetto, ne digazine che aderiscono al annuari progetto.donati A differenventano i principali sostenitori». sono momenti indelebili che ci riOltre 50.000 a stu- dell’Annuario degli sforzi compiuti». denti, insegnanti e personale za dei buoni sconto, con i buoni valorescolastil’utente pagano «Dietro agli iMoney – le fa eco la collega Sforzi siaScarmignan organizzativi( foto che in economici. Dal co del territorio. dato imponente non ha Un alcun obbligo di ac- Francesca alto) – esiste – anno di Progetto che si commenta da solo. Eppure nona èparticoda qui 2008 quisto legato una filosofia cheavvio pone del le persone e ilAnnuario territorio– oggi, infatti, iMagazine si è fatto totalmente che vuole partire il nostrolari ragionamento. Perché ad promozioni». al centro di tutto. Un territorio che non deve mai come in questo caso qualsiasi numero sa- carico dell’iniziativa, senza alcun fi nanziamenUn progetto che in essere depredato ma valorizzato, promuovenrebbe vuoto e privo di significato senza il volto to da parte di istituzioni pubbliche. sette anni ha permesdella persona a cui è associato. Nel nostro caso In «Investire alto: i buoni sulle valorenuove iMoney.generazioni – prosea iMagazine di do- gue – è per un aspetto fondamenspecifico i volti del nostro so futuro. NellaMartinelli pagina accanto, la noi copertina del numero 23 di alla lapopolazioin particolar modo nel contesto scolastico, iMagazine (novembre-dicembre 2009) dedicata ai «L’Annuario scolasticonare – spiega responsa- tale, 2006-2016, 10 ANNI DI IMAGAZINE buoni valore del iMoney. ne valore– per un all’interno quale si formano gli adulti del bile dell’iniziativa, Cinzia buoni Martinelli è pro-
Testimoni
del futuro
domani. Il nostro Annuario non vuole infatti essere una mera raccolta di foto di tutti gli studenti della scuola, ma uno strumento in cui custodire attraverso immagini e testi scritti le esperienze più significative di un’intera annata». Perché, come la gran parte dei progetti del network iMagazine, anche quello dell’Annuario scolastico volge lo sguardo al futuro. «SaQuarta puntata dello speciale dedicato ai dieci anni della nostra testata, con focus su rebbe sbagliato e limitante – sottolinea Martiuno degli ultimi progetti concretizzati in ordine tempo:che quello dei maxischermi nelli di – ritenere la funzione dell’Annuariodigitali si iMagazineVideoTruck. esaurisca al momento della consegna dei book al termine della scuola. Gli annuari hanno inbabilmente il progetto più emozionante tra quelli realizzati dal network di iMagazine. Osservamaggio-giugno 2016 | degli studenti più granre 48 gli |sguardi sorridenti di o quelli dolcemente meravigliati degli alunni più giovani mentre sfogliano la propria copia
La tv
tra la gente
Nell’era della televisione interattiva, divisione multi-personale di quanto trasmesso: fianco: Cinzia del progetcon i telespettatori attori principali e non A una scelta agliMartinelli, antipodi responsabile rispetto al sistema pay-tv to Annuari scolastici iMagazine. più semplici fruitori passivi, dotati della In equeste alla sua logica del salotto di casa. I maxischerpagine, tre immagini delle consegne degli possibilità di scegliere in qualunque momento cosa annuari mi iMagazine ad scolastico. amalgamare il pubblidurante lopuntano scorso anno vedere e attraverso quale strumento vederlo, anche co, facendo riscoprire il gusto dello stare assieme, iMagazine ha voluto mantenere il passo con i tempi. sia assistendo a grandi eventi (come i Mondiali o Dopo mirati confronti con altre realtà interna- gli Europei di calcio, le Olimpiadi, il Giro d’Itazionali del settore – dall’Irlanda alla Cina, pas- lia, la Barcolana…) sia osservando in modo nuosando per gli Stati Uniti – è emersa l’idea innova- vo e privilegiato appuntamenti della tradizione tiva di una televisione itinerante ad alto contenu- regionale (dalle fiere cittadine alle kermesse muto spettacolare. Un progetto avviato nell’autunno sicali e culturali). La 2013 nuovae che versione del portale iMagazine.it è solo l’ultima tappa in del ha saputo conquistare rapidamente Un ingresso nelordine futurocronologico transitando di perunil passapercorso equotidiano che legadiretto in modo l’informazione con l’evoluzione delle l’interesse il coinvolgimento delle indissolubile istitu- to. L’abbinamento tra moderna tecnologia e aggretecnologie digitali. zioni e degli organizzatori dei principali eventi in gazione delle persone riporta infatti con la mente Frasi semplici e in italiano corretto. Per- lettuali loro’60, fornite) che siillega Friuli Venezia Giulia e non solo. Tutti affascinaaglida anni quando televisore era un elettrodoché lo scopo qualunque ope- in modo indissolubile con dei il bar e di poche famiglie: ti da una ricetta tantoprincipale semplicedi quanto complesmestico appannaggio ratore dell’informazione è quello di farsi progresso tecnologico. sa: abbinare la qualità del- tutte realtà che, durante la trasmissioni di grandi comprendere da tutti. Ben consapevoli di questo conPerché nell’iperdigitala trasmissione dei con- eventi o di appuntamenti nazionalpopolari, si afcetto che guida il lavoro quotidiano dell’intero grup- lizzato ventunesimo secotenuti con la loro fru- follavano di persone che si ritrovavano a “vivere” po di iMagazine, chiediamo in anticipo scusa ai lettori lo, più ancora del contenuto izione da partedeldeglipuòinsieme quanto l’agognato schermo diffondeva. se in questa quinta puntata dedicata al decennale il contenitore. Inteso in spettatori. sensazione che si vive con gli iMagazila nostra testata utilizzeremo termini tecnici e citazio- questo «La caso quale strumento Perché uno deidellaneVideoTruck conferma ni anglofone. comunicazione.– Una no- il responsabile tecnico di forza Cargnelutti I riflettori, infatti, si accendonopunti sul mondo del web,de-tizia,Stefano per quanto importante (efoto ben a sinistra) – è pressapstrumento che in questi anni hagli letteralmente rivolu- espressa, iMagazineVideoinutile noncontesto divulgabileinattraverso poco diventa la stessa. In se ogni cui siamo prezionato il modo di comunicareTruck sul nostro pianeta,laanle piattaforme di comunicazione. è proprio con-tuttesenti, i maxischermi diventano veri e propri cata-
La comunicazione
“smart”
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Per rileggere le cinque puntate precedenti dello speciale 2006-2016, 10 anni di iMagazine ►, è sufficiente sfogliare le riviste on line presenti sul sito internet www.imagazine.it Sullo stesso portale è inoltre possibile accedere alle singole sezioni tematiche del nostro network: i buoni valore iMoney, i maxischermi iMagazineVideoTruck e gli Annuari scolastici.
alle famiglie
Prosegue lo speciale dedicato ai dieci anni della nostra testata. In questa terza puntata rivivremo la nascita di uno dei progetti che hanno rivoluzionato il rapporto tra le attività economiche e il territorio: i buoni valore iMoney.
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Pagina accanto, Andrea Doncovio caporedattore di iMagazine dal febbraio 2007.
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Un aiuto reale
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A cura della redazione (puntata 6/6)
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la medesima news dovrà avere un taglio su Facebook e uno diverso su Twitter». In altre parole non solo bisogna investire su contenuti freschi e diversificati, ma anche sulla capacità di elaborazione continua degli stessi a seconda dei canali attraverso cui verranno diffusi. Questo perché ogni canale è fruito da un pubblico con caratteristiche diverse, che ha bisogno di sollecitazioni e stimoli differenti per essere attratto dal mare magnum delle informazioni. Ecco perché in uno scenario in cui le nuove tecnologie sono facilmente a disposizione di tutti, il corretto equilibrio tra il loro utilizzo, la qualità del contenuto e la correttezza delle forme con cui dovrà essere divulgato, rappresenta il punto focale della sfida. Se fra dieci anni saremo di nuovo qui a celebrare un altro anniversario, vorrà dire che con la lungimiranza e la serietà sin qui dimostrata, iMagazine avrà vinto anche questa sfida.
nullando distanze e fusi orari. Un cambiamento epocale che ha scardinato le fon46 | luglio-agosto 2016 dell’informazione, | damenta della galassia obbligando tutti i gruppi editoriali a seguire l’evoluzione dei tempi, pena l’estinzione senza se e senza ma. Un’evoluzione tuttora in divenire, lungi dall’essere completamente definita e compresa (nemmeno i colossi dell’informazione sono riusciti a individuare la corretta forma di business in grado di equilibrare la ricerca di accesso gratuito alle notizie da parte dei lettori con l’esigenza degli editori di monetizzare le proprietà intel48
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«La nuova versione del portale iMagazine.it – spiega il tecnico web Daniel Blasina (nella foto) – vuole soddisfare proprio queste necessità, garantendo un accesso multi-devices al vasto patrimonio informativo di iMagazine: dalle news agli eventi, favorendo un efficace rapporto di geolocalizzazione tra quanto avviene sul territorio e l’opportunità di accedere ai benefit garantiti dai nostri Partner, in particolare gli iMoneyPartner». In altre parole attraverso un click gli utenti possono scegliere un evento cui partecipare, scoprendo in
www.huffingtonpost.it
STEPCHILD ADOPTION
Il fanciullo
prima di tutto
Rubrica a cura di Massimiliano Sinacori
D I R I T T O
L’orientamento della Corte di Cassazione di fronti alla richiesta di adozione di un minore da parte del partner di uno dei genitori.
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Con una pronuncia del 22 giugno la prima sezione civile della Suprema Corte si è espressa in materia di adozioni con la sentenza 12962/16, respingendo il ricorso del procuratore generale e confermando la sentenza della Corte di Appello di Roma con la quale è stata accolta la domanda di adozione di una minore proposta dalla partner della madre. In breve, i fatti: l’iter processuale ha avuto origine dalla richiesta di adozione da parte della compagna della madre della minore sulla base dell’art. 44 c. 1 lett. d) della legge 4 maggio 1983 n. 184 sul diritto del minore a una famiglia; le due donne al momento della richiesta convivevano in modo stabile e la minore aveva vissuto fin dalla nascita con la richiedente e la compagna, in un contesto familiare e di relazioni scolastiche e sociali analogo a quello delle altre bambine della sua età, con condivisione della vita familiare con nonni e parenti. Il Tribunale adito, acquisito l’assenso della madre e il parere del PM, aveva acconsentito all’adozione, sulla base delle seguenti motivazioni: 1. Non è previsto nel nostro ordinamento il divieto per la persona singola di adottare ai sensi della legge predetta; 2. Nessun limite all’adozione può desumersi dall’orientamento sessuale del|
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la richiedente in casi particolari; 3. Con il suddetto disposto normativo il legislatore ha inteso favorire “l’accoglimento nel contesto familiare e il consolidamento di rapporti tra i minori e i parenti e familiari che già se ne prendono cura”, prevedendo un modello adottivo analogo - sebbene più limitato - rispetto a quello di cui all’art. 6 della stessa legge, 4. La ratio è individuata nella verifica dell’interesse prioritario e prevalente del minore, “da intendersi come limite invalicabile e chiave interpretativa dell’istituto”; 5. La condizione dell’impossibilità dell’affidamento preadottivo deve essere individuata non nell’impossibilità di fatto bensì di diritto, “comprendendo anche minori non in stato di abbandono ma relativamente ai quali nasca l’interesse al riconoscimento di rapporti di genitorialità”. Successivamente, a seguito dell’impugnazione del Pubblico Ministero minorile, si è espressa la Corte di Appello di Roma, rigettando l’appello. Nel confermare le motivazioni del Tribunale la Corte si è espressa negando la sussistenza di un conflitto di interessi tra la madre e la minore stessa; inoltre, ha ribadito l’intenzione del legislatore di rafforzare – attraverso l’applicazione di questo istituto – dei rapporti e dei legami familiari e parentali già esistenti di fatto e di trovare una soluzione per le situazioni in cui non sia ammissibile l’adozione legittimante, nell’inte-
resse prevalente del minore stesso. A tal fine, per giustificare la scelta di aderire alla dottrina orientata verso una interpretazione estensiva dell’istituto, citava la giurisprudenza della Corte Costituzionale di cui alla sentenza n. 383 del 1999, secondo la quale l’art. 44 non richiede la preesistenza di uno stato di abbandono. La Corte, ritenendo incontestabile l’impossibilità di affidamento preadottivo, enfatizzava la rilevanza dei legami già instaurati tra minore e famiglia, con particolare accento sulla esistenza “di un genitore con la piena consapevolezza del suo ruolo e di una figlia minore che ha maturato un rapporto interpersonale, affettivo ed educativo con la partner convivente, tale da acquisire un’autonoma e particolare rilevanza e da giustificarne il riconoscimento giuridico attraverso una forma legale” corrispondente allo stato di fatto. La Corte di Cassazione, statuendo che il ricorso non meritava accoglimento, ha accolto le motivazioni precedentemente espresse su due fronti. In primo luogo ha escluso l’applicabilità dell’art. 78 c.p.c. sulla necessità di nomina di un curatore speciale, negando l’esistenza di un conflitto di interessi sulla base della Convenzione sui diritti del fanciullo di New York del 1989 e della Convenzione europea sull’esercizio dei diritti del fanciullo del 1996. In particolare, evidenziava il fondamentale principio secondo cui “in tutte le decisioni relative ai fanciulli, …, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente”, e ciò pur mantenendo il diritto del fanciullo di richiedere la nomina di un rappresentante speciale qualora le norme di diritto interno privino coloro che hanno la responsabilità di genitore della possibilità di rappresentare il minore per via di un conflitto di interessi con lo stesso. Coerentemente con tali principi, fondati sul rafforzamento del potere-dovere del giudice di verificare in concreto l’esistenza di una situazione di incompatibilità tra interessi del genitore e quelli del minore, sono state individuate, in giurisprudenza e dottrina, “le ipotesi di conflitto di interessi rilevabili in astratto ed in via generale, distinguendole da situazioni concrete” nelle quali il giudice è chiamato volta per volta a verificare l’effettivo conflitto. Alla luce anche delle pronunce precedenti, la Corte ha evidenziato che “l’apprezzamento dell’esistenza di un potenziale conflitto di interessi, che non sia previsto normativamente in modo espresso … o non sia ricavabile dall’interpretazione coordinata delle norme che regolano il giudizio, è rimesso in via esclusiva al
giudice del merito e non è sindacabile in sede di giudizio di legittimità”, al riguardo richiamando la sentenza n. 5533 del 2001 secondo la quale il conflitto di interessi tra genitore e figlio minore si determina “non in presenza di un interesse comune - sia pur distinto ed autonomo - di entrambi al compimento di un determinato atto, ma soltanto allorché i due interessi siano nel caso concreto incompatibili tra loro”. In merito alla questione sull’affidamento preadottivo, gli ermellini hanno escluso la possibilità di affidamento, ribadendo che è fondamentale tenere presente che il Tribunale per i minorenni, per ogni ipotesi di adozione non legittimante, deve – oltre a ottenere l’assenso del genitore – verificare le circostanze di cui: a) la corrispondenza dell’adozione all’interesse preminente del minore, attraverso adeguate indagini sulla idoneità affettiva e sulla capacità di educare e istruire il minore, la situazione personale, economica, sociale e di salute dell’ambiente affettivo; b) i motivi della richiesta; c) la possibilità di convivenza tenendo conto della personalità del minore e dell’adottante. Alla luce di un tanto, a parere della Corte, la valutazione sulla “constatata impossibilità di affidamento preadottivo” non può essere scissa dall’analisi dell’intero istituto dell’adozione e dalla sua ratio, con ciò negando la coincidenza della impossibilità di affidamento preadottivo con lo stato di abbandono. “In conclusione, l’interpretazione dell’espressione “constatata impossibilità di affidamento preadottivo” non può che essere quella fornita dalla Corte di Appello di Roma”: coerentemente con il sistema di tutela dei minori e dei rapporti di filiazione biologica e adottiva, “deve ritenersi sufficiente l’impossibilità di diritto di procedere all’affidamento preadottivo e non solo quella di fatto, derivante da una condizione di abbandono in senso tecnico-giuridico o semi abbandono”. Rileva infine la Corte, dopo aver verificato la compatibilità di questa pronuncia con le precedenti, che la legge 20 maggio 2016 n. 76, avente a oggetto la regolamentazione delle unioni civili fra persone dello stesso sesso, non si applica ratione temporis e in mancanza di disciplina transitoria alla fattispecie dedotta in giudizio.
Massimiliano Sinacori Per approfondimenti ed esame di alcune pronunce e della casistica in materia è possibile rivolgere domande od ottenere chiarimenti via e-mail all’indirizzo massimiliano@ avvocatosinacori.com |
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CONTO TERMICO 2.0
Contributi
per nuove caldaie e stufe
L’incentivo verrà erogato in un’unica rata entro cinque mesi dall’effettuazione dell’intervento, favorendo l’acquisto di apparecchi dalle elevate prestazioni.
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Il Conto Termico 2.0, in vigore dal 31 maggio 2016, potenzia e semplifica il meccanismo di sostegno già introdotto dal decreto 28/12/2012, che incentiva interventi per l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. I beneficiari sono Pubbliche Amministrazioni (PA), imprese e privati che potranno accedere a fondi per 900 milioni di euro annui, di cui 200 destinati alla PA. Responsabile della gestione del meccanismo e dell’erogazione degli incentivi è il Gestore dei Servizi Energetici. Il nuovo Conto Termico è un meccanismo, nel suo complesso, rinnovato rispetto a quello introdotto dal decreto del 2012. Oltre a un ampliamento delle modalità di accesso e dei soggetti ammessi (sono ricomprese oggi anche le società in house e le cooperative di abitanti), sono stati introdotti nuovi interventi di efficienza energetica. Le variazioni più significative riguardano anche la dimensione degli impianti ammissibili, che è stata aumentata, mentre è stata snellita la procedura di accesso diretto per gli apparecchi a catalogo. Altre novità riguardano gli incentivi stessi: sono infatti previsti sia l’innalzamento del limite per la loro erogazione in un’unica rata (dai precedenti 600 agli attuali 5.000 euro), sia la riduzione dei tempi di pagamento che, nel nuovo meccanismo, passano da 6 a 2 mesi. Con il Conto Termico 2.0 è possibile riqualificare i propri edifici per migliorarne le prestazioni energetiche, riducendo i costi dei consumi e recuperando in tempi brevi parte della spesa 48
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sostenuta. Inoltre, il CT 2.0 consente alle PA di esercitare il loro ruolo esemplare previsto dalle direttive sull’efficienza energetica e contribuisce a costruire un “Paese più efficiente”. Tra le numerose le novità introdotte, ecco le più interessanti: ● L’erogazione dell’incentivo è stata abbassata da due rate annuali a un’unica rata. Ciò significa che l’incentivo ora verrà erogato entro cinque mesi dall’effettuazione dell’intervento a differenza di quanto previsto dal decreto precedente (18 mesi). ● Per le caldaie o stufe a pellet/legna è stato abbassato il limite massimo dell’emissione delle polveri per gli apparecchi che possono goderne da 40 a 30 microgrammi a metro cubo. Ciò significa che acquistando un apparecchio in conto termico si ha anche la garanzia di acquistare un apparecchio particolarmente prestante. ● La pubblicazione on line, sul sito del GSE (Gestore dei Servizi Energetici - www.gse. it) di un elenco di apparecchi, periodicamente aggiornato, che possono accedere al contributo. Quali sono gli interventi che possono accedere a questo contributo? ● Sostituzione di caldaie o stufe a legna, carbone, pellet o gasolio con nuove stufe o caldaie a pellet o legna (misura 2B). ● Installazione di impianti solari termici, anche abbinati a sistemi di solar cooling (raffrescamento estivo con pannelli solari - misura 2C).
● Sostituzione di scalda-acqua elettrici con scalda-acqua a pompa di calore (misura 2D). ● Sostituzione di caldaie tradizionali con pompe di calore a gas o elettriche, anche geotermiche. Come si fa ad accedere al contributo previsto dal Conto Termico 2.0? È necessario iscriversi all’apposito portale predisposto dal Gestore Servizi Energetici, quindi presentare al GSE la domanda corredata dalla scheda raccolta dati, dalla relazione tecnica, dal progetto, dall’asseverazione e dalle foto attestanti l’intervento. In ogni caso se tale procedura dovesse risultare troppo complicata ci si può sempre rivolgere a un CONTO TERMICO POINT dove personale qualificato sarà in grado di fornire la consulenza necessaria prima dell’intervento, una valutazione globale dei risultati ottenibili e, in seguito, istruire la pratica e seguirla durante tutto l’iter, fino all’erogazione del contributo.
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P E R S O N E E D E V O LU Z I O N E
Noi siamo
la nostra cultura
Rubrica di Manuel Millo
S O C I A L E
Una persona vissuta a metà degli anni ’50 del Novecento avrebbe visto come qualcosa di alieno ciò che per noi oggi è quotidianità. Perché il mondo si evolve continuamente. Così come noi e il nostro punto di vista.
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Quante volte ci siamo chiesti se noi siamo veramente noi? Bene, direte che oggi prima di scrivervi mi sono fermato al bar. E vi dico: sì. Ma vedete adesso stiamo giocando con la logica della comunicazione, della conoscenza, del non detto che in realtà a volte è più che detto. Come mi vedete? La mia frase in realtà continua con ‘’al bar, a prendere un thé caldo, dove il mercoledì si svolge il caffè letterario’’. Dunque cosa è successo? Proprio grazie alla comunicazione e ai modelli culturali in cui siamo immersi il vostro punto di vista può divergere, convergere o restare centrato. Probabilmente se parlassi, presentandomi in modo ironico, con questo schema linguistico, a un indigeno della Papua Nuova Guinea lui non solo non mi capirebbe ma potrebbe notevolmente fraintendermi. Eppure dietro alle parole, nel caso mi trovassi davanti a lui, gesta comuni, profonde, pazienti, comprese come universali forse ci avvicinerebbero (sempre nel rispetto dei tempi della natura e non del mio orologio). Ora, tornando alla domanda iniziale e rivedendola con questo senso profondo, quante volte siamo stati compresi dall’altro e quante fraintesi? Vi propongo un gioco di parole per farvi intendere quanto le parole non siano necessariamente la rappresentazione oggettiva delle cose (Michael Focault) o meglio come le stesse parole in posizioni diverse all’interno di una periodo possano assumere significato e risul|
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tato completamente opposti. ‘’Un giorno un leone sbranò una tigre e…’’ oppure ‘’Un giorno una tigre sbranò un leone e…’’; al resto della storia mettete pure libertà alla fantasia. Quello che volevo farvi notare in modo concreto è che nella vita le parole di ogni giorno, consciamente o inconsciamente, si spostano dal leone alla tigre e viceversa; come potete capire intuitivamente, spostando una singola parola quello che ne viene dopo i puntini può essere una storia completamente di-versa nel senso di di-vergere. Una singola parola in un singolo contesto può stravolgere il resto della vostra vita. Sorridete insieme a me. Siete all’altare, vi state per sposare. Siete felici ma anche confusi e invece di dire SI dite NO. Oppure dite fermamente NO, dopo aver detto SI, perché avete elaborato con intima profondità la scelta. Due singole lettere possono potenzialmente capovolgervi non solo la giornata ma il corso di tutta una vita. Apriamo la finestra. Facciamo uscire l’ansia di questa apparente cripticità. È naturale che soppesare tutto potrebbe risultare alquanto macchinoso e cervellotico. Allora che fare? Il nostro intendimento oggi, tornando all’incipit iniziale, è riflettere su quanto la nostra vita quotidiana, le nostre tradizioni ma anche gli atteggiamenti e le abitudini del mondo moderno influenzino il modo di essere qui ed ora, e a loro volta influenzino il qui e domani. Come essere Noi dentro l’ambiente culturale e sociale in cui viviamo? Ci sono dei punti di similitudine che ci uniscono nel
tempo e nella storia. Quali sono le diversità e le comunioni? Come distinguere le influenze esterne? Se oggi, in un’ipotesi futuristico-scientifica, nascesse un clone perfetto di voi stessi, quella persona non sarebbe voi. Certo avrà con matematica sicurezza il vostro DNA ma non sarà voi. Perché? Perché voi siete voi, nella vostra completezza, in quanto cresciuti e vissuti nel rapporto con determinati ambienti e singolarità umane. La vostra unicità è e sarà il dono più grande che possiate ricevere al mondo. Sarà preziosa e come tale andrà custodita e preservata con l’attenzione che faremo all’utilizzo del nostro tempo e delle nostre relazioni. Prendetevi questo tempo. Basta un minuto. E in quel minuto fate luce alla vostra interiorità. Poi guardate dove siete e cosa state svolgendo e se qualcosa non è in armonia con la vostra voce interiore allora aggiungete trenta secondi in più per guardare meglio cosa risulta dissonante e cosa potete fare per voi e per chi è accanto a voi. Il mondo cambia velocemente. Il pensiero dell’uomo, la sua spinta verso il miglioramento, l’arrivo della tecnologia. Una persona vissuta a metà degli anni ’50 del Novecento avrebbe visto come qualcosa di alieno ciò che per noi oggi è quotidianità (internet, comunicazione multimediale, progresso scientifico e soglia di vita ad esempio). E in questo processo di svolta molte cose cambiano. La percezione dell’uomo stesso cambia pur restando uomo nella sua essenza. Come? 1963. Martin Luther King. Lotta per la conquista dei diritti sociali. Lotta per la fratellanza. Desiderio di unità.
2005. Steve Jobs. Discorso all’università di Stanford. Il messaggio sotteso: lotta per la conquista personale. Per raggiungere il proprio obiettivo. Autorealizzazione. Qui non stiamo giudicando chi ha ragione. Il giusto o lo sbagliato. Il nostro interesse è comprendere che a meno di cinquant’anni di distanza il punto di vista sulle cose è evoluto. E a sua volta noi stessi siamo cambiati. E continueremo a cambiare anche se sulla nostra carta d’identità ci sarà sempre lo stesso nome. Quindi che fare? Ricordare che Noi siamo la nostra cultura nel senso più ampio e completo del termine. Che siamo uniti nel desiderio di vita. Vita intesa come espressione delle possibilità umane rapportate alla comunione di cuore e intelletto, la vela e il timone che conducono la nostra esistenza, direbbe Kahlil Gibran. Abbiamo parlato di cultura perché se andiamo oltre l’apparenza, oltre la parola, scopriamo che essa deriva dal latino “colere” (per estensione della parola “culto”). Allora da queste etimologie ridefiniamo la frase: “Noi siamo ciò che coltiviamo, ciò di cui abbiamo cura”. Per cui, come provvidenzialmente scriveva il filosofo Seneca, se vuoi costruire la tua stabilità e portare serenità alla tua vita, alla tua anima (intesa come respiro vitale), chiediti quotidianamente di cosa hai veramente bisogno per vivere e ritorna ogni giorno a quel prezioso principio.
Manuel Millo
Membro Onorario AGCI Ass Gen Cooperative Italiane
geralddaquila.com
VISIONE DEL MONDO
Rubrica di Cristian Vecchiet
P E D A G O G I A
Educazione in evoluzione
L’opera educativa non si esaurisce nella capacità argomentativa ma include anche la capacità di porsi e porre domande per interpretare la realtà. Genitori, insegnanti ed educatori devono esserne consapevoli, per evitare che le menti dei nostri ragazzi vengano plasmate da altri.
Nella crescita e nella formazione della persona decisiva è la maturazione di una consapevole e critica visione del mondo. Di quella che, con termine tecnico, viene chiamata Weltanschauung, per l’appunto visione del mondo. Cosa vuol dire avere una visione del mondo? Vuol dire attribuire alla realtà, a se stessi, agli altri propri simili dei significati specifici. Vuol dire possedere dei valori che si ritengono fondamentali e che permettono di leggere e valutare tutto ciò che esiste, tutto ciò che succede e tutto ciò che abbiamo fatto, facciamo e intendiamo fare. Per l’uomo qualunque cosa necessita di essere almeno in parte capita e valutata. In un certo senso per l’uomo nulla è privo di significato. Altrimenti detto, per l’uomo tutto rappresenta un appello a un significato possibile. Un filosofo canadese di fama mondiale ancora vivente, quale Charles Taylor, definisce gli uomini come “animali che si autointerpretano” (Taylor Ch, Etica ed umanità). Gli uomini non possono fare a meno di interpretare se stessi, gli altri, la realtà nel suo insieme. Sempre secondo Taylor ogni uomo matura delle “valutazioni forti”, cioè dei valori di riferimento che ritiene decisivi, attraverso i quali è in grado di interpretare tutto quello che accade. Il filosofo in una delle sue opere principali (Taylor Ch., Risorse dell’Io) parla persino di “iperbeni”, quali perni decisivi per interpretare e quindi stare al mondo. 52
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La visione del mondo è necessaria per stare al mondo. Non si può stare al mondo senza valutare quello che accade. L’uomo si interroga di continuo sulla realtà. L’uomo punta sempre a migliorare se stesso e, per questo, non può fare a meno di capire la realtà, valutare le diverse situazioni in cui si trova e progettare il proprio futuro. La visione del mondo è decisiva per la libertà dell’uomo. Essere liberi vuol dire innanzitutto aver maturato una visione consapevole di cosa voglia dire stare al mondo, ossia aver maturato un’idea personale di felicità e di infelicità, di bene e di male, di vita realizzata e di vita mancata. Possedere una visione consapevole del mondo è un prerequisito al possesso di sé. Senza dimenticare che le proprie idee incidono sulla realtà, così come la realtà incide sulle idee. Come si forma la visione del mondo? I fattori in campo sono diversi per tipologia e forse non facilmente enumerabili e definibili. Inoltre molto dipende dalla soggettività individuale, dalle caratteristiche più intime e personali del singolo e dalle caratteristiche proprie della comunità e della tradizione cui si appartiene. Tutti fattori talmente intimi e soggettivi da risultare difficili da cogliere e comprendere fino in fondo. Di più, va rimarcato che la visione del mondo è in una certa misura sempre fluida e dinamica. Ognuno di noi eredita una visione del mondo quando nasce. Il contesto familiare, culturale, sociale, economico, religioso, offre inevitabilmente una visione del mondo che ciascuno fa propria, interiorizza perlopiù inconsape-
volmente e inconsciamente, e che gli serve per orientarsi nel mondo. Offrire a chi viene al mondo una visione della realtà è un’opera eminentemente educativa. La si offre innanzitutto mediante lo stile di vita e le diverse pratiche quotidiane, ovvero mediante tutti i simboli, cioè i riti e i miti, che vengono proposti. La Weltanschauung passa attraverso riti e miti molto semplici ma decisivi. Per esempio si insegna il rispetto attraverso il rito dell’aspettare che tutti siano a tavola, prima di iniziare a mangiare; oppure non sovrapponendo la propria voce a quella dell’altro; oppure non gettando le carte per strada ma solo negli appositi cestini. Si insegna il rispetto mostrando che è giusto chiedere scusa e correggersi quando si sbaglia, ringraziare per i gesti più ordinari ma importanti che vengono compiuti anche da sconosciuti… Si trasmette una Weltanschauung anche attraverso le interpretazioni e i valori che vengono dichiarati e lo stile di ragionamento che viene suggerito. Commentare negativamente il gesto del gettare una carta sulla strada o dello sputare davanti agli altri, oppure spiegare verbalmente l’importanza del cedere il posto a chi è più anziano o in difficoltà esplicita il valore del rispetto dell’altro, dei beni comuni e offre una visione chiara dei valori. L’efficacia poi dipende dalla coerenza di comportamento degli adulti. La maturazione e la formazione della visione del mondo è un compito eminentemente educativo. Chiunque svolga una funzione educativa non
può sottrarsi al compito di essere anche un buon filosofo, cioè un buon pensatore, una persona che si lascia mettere in discussione, che ascolta e che interroga la realtà e gli altri. L’opera educativa non si esaurisce nella capacità argomentativa ma di certo essa include anche la capacità di porsi e porre domande sul senso delle cose e di cercare ed esprimere delle buone ragioni per valutare una vita realizzata o mancata. È fondamentale che i genitori, gli insegnanti, gli educatori e tutti coloro che svolgono una funzione educativa acquistino la consapevolezza dell’importanza dell’imparare a dare le buone ragioni della propria visione della realtà. E ancor di più educhino all’importanza di riflettere sulle cose, a chiedersi se la propria visione del mondo sia adeguata e coerente o se possa essere potenziata, integrata, corretta. È importante che i genitori, gli insegnanti, gli educatori a vario titolo maturino l’importanza della consapevolezza della visione del mondo e delle sue ragioni, perché in ballo vi sono la qualità della vita e la libertà che la connota. Anche perché, se gli educatori non si impossessano o non affinano questa abilità, comunque vi è chi sa bene come formare la mente dei ragazzi e a quale visione del mondo renderli affini.
Cristian Vecchiet
Collaboratore presso l’associazione La Viarte, è docente di Etica e Teologia dell’Educazione presso l’Istituto Universitario Salesiano di Venezia.
www.versiliatoday.it
GIOVANI ED EFFIMERO
S O C I E T À
I più belli del reame
Rubrica a cura di Andrea Fiore
Un numero crescente di ragazzi e ragazze fa ricorso a interventi correttivi per sentirsi adeguato ai canoni di bellezza sempre più irraggiungibili veicolati dai mass media. Entrando in un vortice senza lieto fine.
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“Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace”. Nei tempi della globalizzazione gli antichi detti entrano in crisi, perché anche un parametro soggettivo come la bellezza viene incastonato all’interno di canoni sempre più standardizzati. Potere dei mass media e della comunicazione digitale online. Un’evoluzione tanto pericolosa quanto difficile da arginare, con effetti collaterali sempre più dirompenti che stanno modificando (in peggio) lo stile di vita dei giovani. E non solo. Dal web alla tv, passando per giornali e riviste, i modelli di bellezza che i mass media propinano sono sempre gli stessi: donne magre e longilinee, uomini muscolosi e aitanti. Prototipi sempre più irraggiungibili che, nell’epoca in cui l’apparire ha scavalcato l’essere, provocano la conseguenza di far sentire inadeguati i comuni mortali.
Il corpo degli altri
Una situazione che spalanca le porte a contesti potenzialmente drammatici, in grado di innescare meccanismi psicologici impossibili da controllare. Non è un caso |
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che negli ultimi anni, ad esempio, si stia assistendo a un nuovo incremento dei disturbi alimentari da un lato e al massiccio ricorso alla chirurgia estetica dall’altro. Questo perché, a causa del vero e proprio lavaggio del cervello propinato dai mass media, persone “normali” non si vedono più tali, perché i canoni estetici proposti sono distanti anni luce dalla realtà del quotidiano. Da tale situazione prende così il via una rincorsa continua per modificare il proprio corpo: dai piercing ai tatuaggi, fino ai veri e propri interventi chirurgici a fini estetici. Innescando un circolo vizioso nel quale le persone coinvolte non riescono mai a essere completamente soddisfatte di se stesse.
Una lotta impari
Il nostro corpo, infatti, non è una statua di pietra che una volta modellata resta immutata nel tempo. Con lo scorrere degli anni tutti noi invecchiamo e il nostro fisico si modifica in continuazione. È quindi inevitabile che ogni intervento estetico debba fare i conti con questi cambiamenti, richiedendo
in continuazione nuovi accorgimenti. Perché quella contro il tempo e l’invecchiamento, fin dalla sua apparizione sulla Terra, rappresenta per l’essere umano una lotta sempre perdente. E non comprenderlo rischia di condurre facilmente a uno stato di depressione e frustrazione, trasformando la ricerca della bellezza in una vera e propria droga.
Giovani, l’anello debole
Premesso che il fenomeno di cui stiamo parlando è transgenerazionale e coinvolge anche gli adulti, i giovani restano i soggetti più a rischio. Anche perché spesso sono proprio gli adulti di riferimento – leggasi genitori – a regalare ai propri figli interventi estetici. Senza tenere conto che su un corpo ancora in fase evolutiva come quello di un ragazzo o di una ragazza, interventi precoci comportano altissime probabilità di ulteriori operazioni correttive, più invasive e rischiose.
Futuro? Buio pesto
Di fronte a uno scenario così allarmante, sorgono spontanei due quesiti. Il primo: a chi giova tutto questo? La risposta va ricercata nell’economia. Dati alla mano, infatti, il mondo della chirurgia estetica (ma anche quello dei piercing e dei tatuaggi) produce un giro di denaro e di interessi in cre-
scita esponenziale, mettendo a disposizione risorse ingenti da investire nel campo della promozione e della comunicazione, diffondendo in modo aggressivo e pervasivo messaggi che esaltano modelli di bellezza sempre più elevati. Il secondo quesito è altrettanto semplice: è possibile contrastare tutto questo? Al momento la risposta realistica è una sola: no. Purtroppo il servizio sanitario pubblico non ha alcuna influenza, poiché questi interventi vengono eseguiti sempre da privati, alimentando così un mercato completamente fuori controllo. Probabilmente – concedetemi il ricorso al paradosso – solo quando le masse di giovani sembreranno caricature tutte identiche tra loro (zigomi alti, labbra carnose…), annientando la soggettività in favore dell’omologazione, ci si porrà realmente il problema. Ma a quel punto, la nostra società frivola e dell’esteriorità potrebbe aver perso anche la consapevolezza di distinguere l’essere dall’apparire.
dott. Andrea Fiore
Medico delle Farmaco-Tossicodipendenze, psichiatra andrea.fiore@imagazine.it
Adattamento personale
dirittoalameta
ESSERE SOD DI S FAT TI
e generosità
Rubrica a cura di Giuliana De Stefani
P S I C O L O G I A
Impossibile vivere bene con gli altri se prima non viviamo bene con noi stessi. In una società popolata da tanti eterni adolescenti, maturità e gentilezza diventano due qualità decisive.
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Quando si evoca il termine generosità quasi immediatamente ci sintonizziamo su tematiche economiche, monetarie o legate alla cessione di oggetti… Il nostro discorso vuole invece vertere piuttosto su un’altra accezione di generosità, più interessante, che si esplica in emozioni, pensieri e atteggiamenti che ognuno di noi potrebbe donare e rivolgere a se stesso. Il concetto comune di “vivere bene”, condiviso dai più, implica che la persona sia mediamente soddisfatta di sé, abbia una certa accettazione di sé e degli altri e ami agire ed essere produttiva. Naturalmente tutto ciò, per ogni persona, accade all’interno di uno specifico contesto ambientale di vita che pone dei paletti a definire le opportunità e gli eventuali limiti all’agire pratico. Su questa base di partenza ognuno di noi, inconsapevolmente già prima dell’adolescenza, comincia a costruire il proprio adattamento personale. Questo costrutto, molto esplorato dalla psicologia, consente di descrivere un tipo ideale, quindi astratto, di individuo ben adattato: si accetta così com’è; è soddisfatto di sé; dà valore al rapporto con le altre persone; è produttivo, agisce in rapporto all’ambiente; partecipa con entusiasmo e senza riserve a progetti e li porta a termine. Come si vede i primi due aspetti riguardano emozioni e sentimenti della persona per se stessa, il terzo fattore parla di emozioni e sentimenti nelle relazioni sociali, gli ultimi due fattori infine spiegano atteggiamenti e stile dell’agire pratico quotidiano. |
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Nel leggere la lista punti appare chiaro che la persona adattata ha senz’altro un atteggiamento positivo verso la vita, dispone di energia e la utilizza per amare (se stesso e gli altri) e per lavorare (agire con scopi pratici). Proprio come diceva Freud. Dalle ricerche in campo condotte mediante comparazione dei risultati dalla rilevazione con vari strumenti psicologici emerge che l’adattamento personale di un adulto è spiegato da una serie di fattori: il più esplicativo è il fattore Maturità. Che significa? Il concetto di maturità, che tutti crediamo di conoscere e diamo per scontato, negli studi correla positivamente con auto-sufficienza, perseveranza, accettazione di responsabilità personali e intraprendenza. Queste caratteristiche le attribuiamo tipicamente agli adulti, alle persone che sanno vivere dentro un contesto reale e lo vogliono capire e si impegnano lealmente e con costanza per trovare un adattamento attivo. Il secondo fattore che emerge è... strano. Il soggetto ideale ben adattato sarebbe caratterizzato dalla Gentilezza. Questo fattore deriva dagli atteggiamenti di protezione e aiuto degli altri, di desiderio di associarsi con le persone, di rispetto e di autocontrollo. In pratica il soggetto presenterebbe una speciale attenzione ai diritti e ai desideri degli altri riuscendo a contenere il proprio narcisismo. Una buona gestione della conflittualità favorirebbe la collaborazione con gli altri nel raggiungimento di obiettivi condivisi. Anche queste caratteristiche le attribuiamo alle persone adulte, a coloro che hanno già fatto le fondamentali esperienze di socializzazione della famiglia, della scuola e del posto di lavoro e che han-
no imparato a ottemperare i bisogni propri con quelli degli altri. Quindi Maturità e Gentilezza sono i due fattori che spiegano di più “l’Adattamento personale”, cioè sono essenziali. Se esploriamo rapidamente il tipo ideale di un soggetto poco adattato, cioè che vive un certo disagio, potremmo trovare alcuni di questi tratti: avverte mancanza di significato nella propria esistenza; si svaluta; è ansioso, soffre di paure e teme minacce; si commisera e si sente vittima e non ricompensato; rimugina sulle fortune degli altri e li invidia diventando facilmente ostile; tende a non impegnarsi a fondo nell’agire; davanti alle difficoltà abbandona e rinuncia o cerca scorciatoie. Cosa ci fa pensare questo elenco? Forse a un soggetto che è molto concentrato su se stesso e si osserva staticamente nelle sue insoddisfazioni e vede la distanza tra sé e gli altri adulti più adattati come incolmabile... Ed è qui che entra in gioco la Generosità. Nello scarso adattamento personale sicuramente c’è carenza di prospettive, apertura alle possibilità, concessione di fiducia, di affidamento e di speranza: nulla può cambiare, se non in peggio. Tutte le risorse personali sono bloccate per paura di “perdere” ancora: niente idee, niente creatività, niente progetti, dare poco o nulla agli altri sia emotivamente che praticamente, fino a non offrire neanche un caffè. Questa è la vera catena che va spezzata: di qualcuno ti devi fidare, ma non ti fidi di te stesso. Diventando più generosi con noi stessi, dandoci delle possibilità di sviluppo, sbloccheremo molti meccanismi di autoriparazione. Probabilmente l’unico modo per prendere le distanze dalla posizione passiva e sofferente consiste quindi nell’affrontare una prima crescita personale: quella che conduce alla Maturità non solo anagrafica bensì a quella che abbiamo descritto prima. Per raggiungere la Gentilezza la strada potrebbe essere più lunga. Dall’osservazione a livello aggregato, gli studiosi sociali rilevano una società popolata da eterni adolescenti, persone che sono degli adulti per l’età ma non lo sono sotto il profilo della consapevolezza della legittima collocazione nel contesto: poca maturità e gentilezza. Del resto la letteratura ci conferma che da sempre l’uomo non ha mai rinunciato volentieri al privilegio di essere bambino, di godere, farsi nutrire da altri e non assumersi responsabilità... Ma ci si può guadagnare qualcosa a passare da adolescens (colui che sta ancora crescendo) ad adultus (colui che è già cresciuto)?
Giuliana De Stefani
Psicologa psicoterapeuta
Rubrica a cura della Polizia di Stato della Provincia di Gorizia
P O L I Z I A D I S TA T O
SENTIRSI SICURI
“la Sicurezza ... un impegno Comune” A Gorizia ciclo di conferenze aperte alla cittadinanza con l’intervento di funzionari della Polizia. Prosegue il ciclo di conferenze organizzato dalla Polizia di Stato e dal Comune di Gorizia dal titolo “la Sicurezza … un impegno Comune”; fino al 24 novembre, ogni giovedì Funzionari della Questura di Gorizia, della Polizia Postale e delle Comunicazioni e della Polizia Stradale terranno delle conferenze, rivolte alla cittadinanza, durante le quali affronteranno diversi argomenti di interesse collettivo legati alla sicurezza. Verranno evidenziati i comportamenti da tenere per rendere sempre più efficace ogni forma di autotutela, informazioni e consigli utili su come evitare di subire o incorrere in alcune tipologie di reato, promuovendo la cultura della legalità, accrescendo la consapevolezza e la conoscenza dei diritti del cittadino e favorendo il modello della sicurezza partecipata nel territorio isontino. “La sicurezza reale – sottolinea il Questore Lorenzo Pillinini – non può prescindere da quella percepita. La prima, che misura oggettivamente l’attività delle Forze dell’Ordine, per quanto possa risultare positiva non sempre coincide con ciò che la gente avverte sul territorio. Il 58
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nostro scopo è quello di ridurre il più possibile questo eventuale divario, fornendo tutti gli strumenti per assicurare ad ognuno il sacrosanto diritto di sentirsi sicuro”. “Mai come oggi – evidenzia il Sindaco di Gorizia Ettore Romoli – il termine sicurezza abbraccia un ampio ventaglio di situazioni che vedono coinvolte diverse fasce di cittadini e l’informazione, quindi, assume una valenza fondamentale. A questo scopo ritengo le conferenze in programma di grande utilità e, ringraziando gli operatori che interverranno sulle varie tematiche, invito la cittadinanza a partecipare”. Gli appuntamenti sono in programma presso la Sala Dora Bassi, di via Garibaldi 7 a Gorizia, con inizio alle ore 18. Dopo i primi due appuntamenti del mese di ottobre (“Occhio alla truffa: tuteliamoci dai malintenzionati” e “Internet sicuro: non perdiamoci nel web”), ecco il calendario di quelli previsti a novembre: • giovedì 03 novembre “Sportello immigrazione: colf e badanti; come fare per…”; • giovedì 10 novembre “Sulla strada della sicurezza: autotutela per automobilisti e pedoni”; • giovedì 17 novembre “Diritti e doveri: privacy, stalking, molestie…”; • giovedì 24 novembre “La tutela penale degli anziani”.
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L’ATTACCO DI PANICO Una patologia frequente che interessa medici di famiglia e psichiatri. Che accolgono una persona in piena crisi esistenziale, ricca di dubbi, spaventata e con momenti acuti di paura. Ma non tutti i mali vengono per nuocere. C’è un metodo di cura che aiuta a risolvere il panico e comprendere davvero cosa nasconda il malessere. Rimedi naturali abbinati ad una speciale psicoterapia.
L’attacco di panico è un grido nella notte. Spesso inascoltato. Viene all’improvviso, getta via le certezze, rende insicuri e fragili come cristalli di Boemia, in procinto di scheggiarsi e andare in mille pezzi. I sintomi sono chiari a tutti coloro che li hanno provati. Erano entrati sereni e tranquilli in un negozio per fare due acquisti, o in una boutique per un completo elegante, in un supermercato per la solita spesa. E, dopo cinque minuti, ne sono usciti diversi, stravolti, completamente differenti da prima, in balia della paura. Da quel momento non erano più gli stessi. Per gli altri, amici o parenti, è difficile comprendere la situazione fino in fondo. Vedono la sofferenza stampata sul volto e negli occhi di chi ne è ammalato, ma non capiscono davvero cosa ci sia di tanto tragico, di così terribile in quel negozio, in quella boutique o in quel dannato supermercato. Per lo meno, non tanto da fare diventare pallidi solo all’idea di entrarci. Ciò che succede poi ha dell’incredibile, a detta dei più. Persone grandi e grosse che non escono di casa e si torturano con mille dubbi e angosce. Madri che non riconoscono i loro sentimenti e non vanno più a prendere i figli a scuola. Padri che tremano come foglie nell’ingranare la prima marcia ed uscire dal garage, come mille volte in precedenza. “Che mi è successo?” – chiedono una volta giunti in terapia. “Cosa mi spaventa così
tanto da non farmi più andare a scuola, o prendere un pullman o un aereo? Cosa c’è, nella mia mente malata? Cosa si nasconde dietro al mio attacco?”. Sono molti i dubbi che una psicoterapia ben condotta può fugare. Si può imparare ad ascoltarsi dentro. Si può imparare dall’esperienza che questa situazione ha solo da insegnare. Che è lì per farci crescere e diventare, un po’ alla volta, persone migliori. Molti rimedi possono aiutare in questo cammino di crescita. Gli omeopatici, i fitoterapici, i fiori di Bach o californiani e tanta, tanta passione. Quella che, dolcemente, può portare fuori dal tunnel. E ringraziare, nel tempo, quel momento così importante della vita chiamato panico. Ciò che illustra il metodo e i rimedi per uscire a testa alta dal panico è il volume “Attacchi di panico - come affrontarli, come curarli”, un best seller, edito da Edizioni il Punto d’Incontro di Vicenza. Per tornare a sorridere come non avevate mai fatto prima. Per acquisti: www.ilgiardinodeilibri.it L’Autore Il dottor Roberto Pagnanelli è medico-chirurgo e psicoterapeuta. Specializzato in Psichiatria, è diplomato in Medicina Psicosomatica, in Medicina Omeopatica e in Psicoterapie Brevi. È autore di pubblicazioni su riviste scientifiche e di volumi di successo. Ideatore della Musicoterapia Cinematografica, lavora a Trieste, Monfalcone, Udine e Gorizia. Per appuntamenti: Cell. 330-240171 E-mail: robertopagnanelli@libero.it Sito web: www.robertopagnanelli.it
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L E G G E R E
(as) s a g g i Alessandro Piperno Dove la storia finisce Mondadori, 2016 Pagg. 288 € 20,00 Matteo Zevi è sul volo di linea che da Los Angeles lo sta riportando in patria. È dovuto scappare molti anni prima, per debiti, abbandonando dall’oggi al domani i membri della sua famiglia. Su di loro, adesso, il suo ritorno incombe come una calamità perSimona Vinci La prima verità Einaudi, 2016 Pagg. 408 € 20,00 Nel 1992 Angela, giovane ricercatrice italiana, sbarca sull’isola di Leros. È pronta a prendersi cura, come i suoi colleghi di ogni parte d’Europa, e come i medici e gli infermieri dell’isola, del perdurante orrore, da pochi anni rivelato al mondo dalla stampa britannica, del «colpevole segreto d’Europa»: un’isola manicomio dove a suo tempo un regime dittatoriale aveva deportato gli oppositoAki Shimazaki Il peso dei segreti Feltrinelli, 2016 Pagg. 400 € 19,00 Per tutta la vita Yukiko ha convissuto con un terribile segreto: la mattina del 9 agosto del 1945, prima che su Nagasaki fosse lanciata la bomba, ha ucciso il padre. In una letteRoberto Albarea e Cristian Vecchiet Il Doposcuola a La Viarte Goliardica Editrice, 2016 Pagg. 156 € 13,00 Il volume è focalizzato sulla pratica educativa e didattica del doposcuola, a partire dall’esperienza de La Viarte. I contributi sono volutamente multiprospettici: da quelli che scandiscono con precisione le finalità, le carat-
sino peggiore di quelle seguite all’improvvisa fuga. Durante l’assenza di Matteo, infatti, ciascuno ha avuto modo di costruirsi un equilibrio apparentemente solido. Ma sono tutti talmente presi da se stessi che quando la Storia irrompe brutalmente nella loro vita li coglie vulnerabili e impreparati. Ognuno è chiamato a fare i conti con il passato e con le incognite di un mondo che appare sempre più sinistro e imponderabile. Ecco allora che la storia finisce dove la Storia incomincia. ri politici di tutta la Grecia, facendoli convivere con i malati di mente. Quelli di loro che non sono nel frattempo morti sono ancora tutti lì, trasformati in relitti umani. Inquietanti, incomprensibili sono i segni che accolgono la ragazza. Chi è Basil, il Monaco, e perché è convinto di avere sepolto molto in alto «ciò che rimane di dio?» E tra i compagni di lavoro, chi è davvero la misteriosa, tenace Lina, che sembra avere un rapporto innato con l’isola? Ogni mistero avrà risposta nel tesoro delle storie dei dimenticati e degli sconfitti, degli esclusi dalla Storia, nell’«archivio delle anime» che il libro farà rivivere per il lettore: storie di tragica spietata bellezza, come quella del poeta Stefanos, della ragazza Teresa e del bambino con il sasso in bocca.
ra lasciata alla figlia dopo la morte confessa il crimine e rivela di avere un fratellastro. Ben presto si scoprirà che non è solo Yukiko a custodire segreti inconfessabili. I racconti personali si intrecciano con le vicende storiche: la Seconda guerra mondiale in Giappone, i conflitti con la Corea, il terremoto del 1923. Le generazioni si susseguono ed emerge un ritratto lucido di una società, quella nipponica, piena di contraddizioni e legata alle sue tradizioni. teristiche e le tappe del doposcuola, a saggi teorici che individuano alcune tematiche della contemporaneità educativa, a percorsi o riflessioni di studio che puntano a suscitare interesse, motivazione e partecipazione a fare e a scegliere, ad analisi a carattere psicopedagogico che offrono indicazioni sia interpretative che operative sull’educazione allo studio. Senza tralasciare indagini empiriche sul campo che fanno emergere contesti sociali e situazioni di vita i quali hanno molto a che fare con la formazione del soggetto.
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MOSTRE IN FVG (calendario aggiornato su www.imagazine.it) Fino al 11 novembre ▶FRANCO SARTORI Mostra personale dell’artista del legno. Mariano del Friuli (GO). Biblioteca comunale, via Manzoni 54. Ingresso libero. Orario: lun, mer, ven 1618.30; dom 10.30-12.30. Info: www.imagazine.it 12 novembre – 8 gennaio ▶GIANNI BERENGO GARDIN Mostra fotografica. Opere tratte dagli archivi de La Gondola di Venezia e del CRAF di Spilimbergo. San Vito al Tagliamento (PN). Chiesa do San Lorenzo, via Amalteo. Ingresso libero. Orario: ven-dom 10.30-12.30/15.30-19. Info: www.craf-fvg.it
Fino al 13 novembre ▶SERGIO MAZZOLA, LONGOBARDO OGGI Artigianato artistico e sculture orafe. Cividale del Friuli (UD). Chiesa di Santa Maria dei Battuti, via Borgo di Ponte. Ingresso libero. Orario: ven 15-18.30, sab-dom 1013/15-18.30, lun 15-18.30. Info: www.comune.cividale-del-friuli.ud.it Fino al 13 novembre ▶SENTIERI ILLUSTRATI Rassegna di illustratori sloveni. Pordenone. Galleria Sagittaria, via Concordia 7. Ingresso libero. Orario: mar-dom 16-19. Info: www.centroculturapordenone.it
13 novembre – 15 gennaio ▶MENSE E BANCHETTI NELLA UDINE RINASCIMENTALE I reperti, soprattutto ceramici, rinvenuti nel corso delle numerose ricerche archeologiche e i ricettari dell’epoca raccontano usanze e rituali nei banchetti e nelle tavole della Udine del XV e XVI secolo. Udine. Museo Archeologico, Castello, piazza Primo Maggio. Ingresso: € 8. Orario: mar-dom 10.30-17. Info: www.civicimuseiudine.it
Fino al 15 novembre ▶LA FINE DEL NUOVO Un progetto che prevede un anno di visual arts, 80 artisti con circa 400 opere, che si interrogano sul tema della fine della produzione del “nuovo” nell’arte contemporanea. Gorizia. Palazzo Lantieri, piazza Sant’Antonio 6. Ingresso libero. Orario: su prenotazione. Info: 0481 533284 www.palazzolantieri.com
Fino al 20 novembre ▶IL SEGNO RITROVATO Retrospettiva su Hans Steiner_Rio che celebra un vero e proprio “ambasciatore dei due mondi”. Gorizia. Palazzo Attems, piazza De Amicis 2. Ingresso: € 3. Orario: merdom 10-17, gio 10-19. Info: http://hsteiner.it Fino al 20 novembre ▶GIUSEPPE ZIGAINA La Triennale Europea dell’Incisione, da lui fondata a Grado nel 1981, ha voluto rendere omaggio all’artista a un anno dalla sua scomparsa con una grande mostra dedicata alle sue grafiche. Udine. Chiesa di San Francesco, largo Ospedale Vecchio. Ingresso libero. Orario: mar-ven 1620, sab-dom 10-19. Info: www.triennaleincisione.it
Fino al 20 novembre ▶MARIO ZOCCOLAN Quarant’anni di pittura e scultura. Valvasone Arzene (PN). Galleria Felice Arte, via Trieste 2. Ingresso libero. Orario: sab 15-18.30, dom 1012.30/15-18.30. Info: www. imagazine.it ▶SINDONE 2013-2016 Mostra di Alessadra Lazzaris. Ciclo realizzato “strappando” la ruggine da corpi di ferro abbandonati mediante una tecnica simile a quella impiegata per il recupero degli affreschi. Gradisca d’Isonzo (GO). Galleria Spazzapan, via Ciotti 51. Ingresso: € 3. O-
rario: mer-ven 15-19, sabdom 10-19. Info: www. galleriaspazzapan.it Fino al 26 novembre ▶BOYO - TEMPO PRESERVATO Boyo è uno dei più importanti artisti bulgari contemporanei e il suo lavoro è molto ammirato da oltre 30 anni e torna in Italia dopo essere stato presente l’anno scorso ad un evento collaterale in occasione della biennale d’arte di Venezia. Trieste. Ecotemporary, via Crispi 28. Ingresso libero. Orario: mer-sab 1720. Info: www.elenacantori.com
Fino al 4 dicembre ▶GUERRA E MODA Dall’abbigliamento al lavoro: l’alba della donna moderna. Gorizia. Musei Provinciali, Borgo Castello 13. Ingresso: € 3,50. Orario: mar-dom 919. Info: www.imagazine.it ▶ MARIO MAGAJNA Mostra fotografica. Trieste. Palazzo Gopcevich, via Rossini 4. Ingresso libero. Orario: mar-dom 1019. Info: www.magajna.eu Fino al 10 dicembre ▶ELISA BARBIERATO MINIMA NATURALIA Selezione di foto i cui protagonisti sono gli elementi della natura e lo stupore che l’artista prova esso stesso davanti a questa. Superfici d’acqua, calici accanto a stoffe sinuose, brandelli di specchi. Trieste. Atelier Home Gallery, via della Geppa 2. Ingresso libero. Orario: marsab 10.30-13/17.30-19.30. Info: www.exibart.it
Fino al 31 dicembre ▶1915. UN MEDICO A VISCO Il percorso espositivo, che raccoglie divise e reperti sanitari provenienti da una collezione privata, racconta con fotografie i momenti liberi dalla guer-
ra vissuti sia dai civili che dai militari. Visco (UD). Museo sul confine, borgo Piave 22/24. Ingresso libero. Orario: ogni prima domenica del mese 10-13/15-18. Info: www.comune.visco.ud.it ▶ FRAMMENTI DI MEMORIE 1915-1918 5 sezioni con al centro le vicende che hanno coinvolto la comunità cividalese, rilette attraverso documentazione d’archivio, diaristica, apparati iconografici e documentali spesso del tutto inediti. Cividale del Friuli (UD). ExCoffee Store (g.c.), via Carlo Alberto. Ingresso libero. Orario: sab-dom 10-13/1518. Info: 0432 734116 info@ somsicividale.it ▶ A TAVOLA CON BALLA Esposizione di una sala da pranzo disegnata e realizzata dallo stesso Giacomo Balla per la propria abitazione. I mobili sono rappresentativi sia dell’eclettismo dell’artistasia del disegno di attuare una ricostruzione futurista dell’universo quotidiano. Gorizia. Palazzo Attems, piazza De Amicis 2. Ingresso: € 3. Orario: mer/ven/ sab/dom: 10-17, gio 10-19. Info: 0481 547541 Fino al 22 gennaio ▶ELETTRODOMESTICITÀ Design e innovazione nel Nord Est da Zanussi a Electrolux. Pordenone. Galleria Bertoia, Corso Vittorio Emanuele II 60. Ingresso: € 3. Orario: mer-dom 15-19. Info: www.comune.pordenone.it
Fino al 31 gennaio ▶LA CUCINA DEL MORTAIO E DEL PESTELLO Trieste. Museo Petrarchesco Piccolomineo, via Madonna del Mare 13. Ingresso libero. Orario: lun-sab 9-13, gio 9-13/15-19. Info: www.museopetrarchesco.it ▶ DARKO RITROVATO Mostra in occasione dei 25 anni dalla scomparsa di Darko Bevilacqua. Esposta l’opera “Madre Terra”. Cividale del Friuli (UD). Museo Archeologico Nazionale, piazza del Duomo 13. Ingresso: € 4. Orario: lun 9-14, mar-dom 8.3019.30. Info: www.museoarcheologicocividale.beniculturali.it
I COSTI E GLI ORARI DI APERTURA POSSONO VARIARE SENZA PREAVVISO. VERIFICARE SEMPRE RIVOLGENDOSI AGLI APPOSITI RECAPITI.
MOSTRE HANS STEINER-RIO Servizio e immagini di Margherita Reguitti
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Il sogno
ritrovato
Gorizia rende omaggio a uno dei suoi artisti più grandi, dall’anima mitteleuropea e sudamericana. Le cui incisioni, apprezzate in tutto il mondo, hanno saputo tramandare nel tempo la sua straordinaria abilità grafica.
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“Conobbi Hans Steiner-Rio casualmente a Gorizia nel 1968. Passando davanti a una galleria vidi dalla locandina che era in atto la vernice di una mostra di opere grafiche. Allora il mondo della calcografia mi era sconosciuto, non capivo come erano state eseguite quelle immagini, quale tecnica era stata utilizzata per realizzare quelle sfumature di colore che le rendevano così affascinanti. Sentivo che vedevo ciò che avrei voluto fare, volevo conoscere come”. Inizia così il testo del pittore e incisore goriziano Franco Dugo pubblicato nel prezioso catalogo della mostra “Hans Stainer_Rio \ Il segno ritrovato”, allestita a Gorizia, al piano terra di Palazzo Attems Petszenstein, in piazza De Amicis. L’esposizione è il giusto omaggio a un grande peintre-graveur (pittore incisore) a distanza di oltre 40 anni dall’ultima personale allestita a Pordenone. Un far scoprire e conoscere, anche a un pubblico più
vasto, l’opera di uno dei maestri più grandi del Novecento nel panorama internazionale. Un artista che pose la natura, il mondo vegetale, il paesaggio e l’essere umano al centro della sua grande opera che conta oltre 500 incisioni: numero che lo colloca fra i più prolifici in questa arte in assoluto. Esposti a Gorizia, dove morì nel 1974 (era nato a Graz nel 1910), i lavori fanno parte di un lascito affidato dallo stesso Steiner alla famiglia cittadina Laura Muzzo, composto da un centinaio di lastre e oltre 300 incisioni. Diverse le tecniche utilizzate: xilografie, puntesecche, acquatinte e acquaforti. In alcuni casi però lo stesso incisore inventò tecniche nuove, unendo modalità diverse di esecuzione. “Alcune incisioni – spiega Franco Dugo – rimangono per me un mistero; non sono ancora risuscito a capire come potesse ottenere certi risultati, contrasti di luce, sfumature di grigi, profondità e tridimensionalità dell’opera”. Steiner, colpito dal timido ma forte desiderio di Dugo di essere artista incisore, lo invitò nel suo studio. “Il mio grande rammarico – confida Dugo – è che, preso da altre cose delle vita, non lo andai mai a trovare. Certo lui è stato il maestro che non ebbi. Era un insegnante nato e amava circondarsi di giovani desiderosi di imparare e sperimentare. Non rividi più Stainer, ma se nel 1976 inaugurai al Centro internazionale della Grafica di Venezia e poi successivamente proseguii in questa arte diventando negli anni In apertura, Hans Steiner-Rio; a fianco, da sinistra: - Le monache, 1965, acquaforte acquatinta; - Ragazza Anahua, xilografia 1960. Pagina accanto, Interno di foresta, 1947, punta secca.
’90 anche docente nelle accademie di Venezia e Firenze, lo devo a lui”. Steiner fu uomo cosmopolita, la sua vita fu vissuta fra Europa e America meridionale, fra Mitteleuropa e Brasile, sua patria d’adozione. Nacque a Graz dove la madre nubile, di origini triestine, fu mandata dalla famiglia a partorire. Nel 1924 visse per un periodo a Gorizia, emigrando poi nel 1930 in Brasile a Rio de Janiero, da qui l’aggiunta di “Rio” al suo nome. Nel Paese sudamericano la sua arte ebbe modo di manifestarsi e crescere grazie anche all’incontro con importanti maestri. Il più significativo per la sua carriera fu Carlos Oswald, l’artista che eseguì il disegno finale del “Cristo Redentore” che così si rivolgeva all’allievo prediletto, con il quale condivise anche la realizzazione di mostre in importanti istituzioni brasiliane: “Ho sempre detto che sei nato per essere grafico. Continua a lavorare e non lasciarti influenzare dalle teorie altrui. Devi solo lavorare e un giorno si parlerà di te”. Oltre al testo di Franco Dugo, nell’ampia monografia, curata da Chiara Aglialoro, in italiano e tedesco, anche i saggi del critico d’arte di San Paolo del Bra-
sile, Paulo Leones Gomes Vergolino, del conservatore della Pinacoteca dei Musei Provinciali di Gorizia Alessandro Quinzi e del critico d’arte Giancarlo Pauletto. La mostra goriziana è realizzata e promossa dall’Associazione culturale Ethos, presieduta da Patrizia Barbieri, con la collaborazione di Eros Cosatto dei Musei provinciali, primo evento organizzato a Gorizia con il neo nato ERPAC, l’Ente Regionale per il Patrimonio Culturale della Regione Friuli Venezia Giulia. Particolarità del percorso espositivo la presenza del torchio dell’artista e l’esposizione di un quaderno autografo contenente l’elenco puntuale delle sue 517 incisioni, un inventario probabilmente compilato durante i viaggi in nave dall’Europa al Brasile, assieme a lastre originali. Le opere esposte spaziano e approfondiscono i cicli ai quali Steiner lavorò durante la sua vita: Mata-pau, vegetazione predatrice dei tropici, Urubù, animale saprofago o avvoltoio del nuovo mondo, Miniature, Vegetazione, Penitenziario e Indigeni-Primitivi del Brasile, ma anche scorci di Gorizia. Lavori che spaziano dagli anni ’40 fino agli anni ’70. Eventi straordinari della mostra, inoltre, le prove di stampa dal vero realizzate da Franco Dugo utilizzando una lastra originale sul torchio di Steiner. La mostra è visitabile fino a domenica 20 novembre con orario da mercoledì a domenica dalle 10 alle 17 e giovedì dalle 10 alle 19. Info: tel. 0481 547499 / 0481 547541 musei@provincia.gorizia.it, www.hsteiner.it
Margherita Reguitti
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Salone italiano della creatività
Via Cotonificio, 96 Torreano di Martignacco (UD) UDINE Tel 0432 4951 L’INFORMAFREEMAGAZINE
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marzo-aprile 2008
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EVENTI
CFMUNESCO Servizio di Federica Pettarin Immagini di CNPD
Le Nazioni Unite
a Cividale
Dal 3 al 6 dicembre quasi 300 studenti da tutto il mondo si riuniranno per la simulazione dei dibattiti ONU. Che quest’anno coinvolgeranno anche Croce Rossa e Mezzaluna Rossa.
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CFMUNESCO, la simulazione dei dibattiti delle Nazioni Unite (MUN) nata due anni fa in seno al Convitto Nazionale “Paolo Diacono”, ritornerà a Cividale del Friuli e durerà una giornata in più (dal 3 al 6 dicembre), coinvolgendo 300 studenti delle scuole superiori che giungeranno da tutto il mondo (Argentina, Australia, Bangladesh, Canada, Olanda, Russia, Slovenia e Tailandia), per confrontarsi su problematiche socio politi-
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novembre-dicembre 2016
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che mondiali di attualità, imperniate sul tema generale “To protect and preserve” (“proteggere e preservare”).
Il progetto
L’obiettivo del MUN è quello di soddisfare i bisogni formativi degli studenti delle scuole superiori a cui è rivolto. Esso rispecchia il format di una conferenza organizzata dagli studenti, che per tre giorni indossano i panni dei delegati
delle Nazioni Unite per rappresentare le posizioni di un Paese. Il che equivale a scrivere e avanzare proposte, confrontarsi con gli altri attraverso il dibatto e il voto per proporre soluzioni plausibili ai problemi mondiali. I confronti avvengono in inglese e si svolgono secondo le procedure formali seguite alle sessioni dell’ONU.
Le novità della terza edizione
Accanto ai comitati tradizionali (Consiglio di sicurezza, UNESCO e Ambiente) quest’anno ce ne sono tre nuovi: l’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, la Commissione sullo Status delle Donne e la Conferenza Internazionale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, proposta per la prima volta in Europa tra studenti delle scuole superiori grazie alla collaborazione con la Croce Rossa Italiana. La gestione rimane completamente a carico degli studenti e tutte le attività si terranno nel territorio di Cividale, prevalentemente nei locali del Convitto e con il coinvolgimento delle istituzioni e organizzazioni locali. “Siamo lieti – dichiara Patrizia Pavatti, Dirigente Scolastica del Convitto Nazionale Paolo Diacono – di riproporre un’iniziativa dall’alto contenuto formativo che offre a studenti di diversa provenienza e cultura una preziosa occasione di confronto, in cui mettersi seriamente in gioco, affi nando le proprie capacità organizzative e di public speaking, e acquisendo nozioni importanti relative ai grandi temi della politica internazionale”. Info www.cfmunesco.it.
Federica Pettarin In queste pagine alcune istantanee della passata edizione della CFM UNESCO svoltasi sempre a Cividale del Friuli con il coordinamento del Convitto Nazionale “Paolo Diacono”.
A.M.I.C.I. ONLUS Servizio di Raffaele Campanella
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Informare per creare
pazienti consapevoli Prosegue l’attività dell’Associazione Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino: a Trieste e a Udine in programma due eventi per mettere a contatto i giovani con i medici specialisti.
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L’Associazione A.M.I.C.I. Onlus organizza un incontro che si terrà a Trieste sabato 26 novembre, dedicato a tutti i giovani (e ai loro familiari) che soffrono di Malattie Infiammatorie Croniche dell’Intestino (MICI). L’evento si terrà nell’aula magna dell’Ospedale del Burlo Garofolo. A.M.I.C.I. Onlus ringrazia particolarmente il dottor Stefano Martelossi per la sensibilità dimostrata nell’apprezzare e condividere questa iniziativa. Le malattie infiammatorie croniche dell’intestino sono sempre più importanti perché colpiscono con crescente frequenza i giovani e i giovanissimi nel pieno della crescita fisica e psicologica, con conseguenze spesso invalidanti. Analogamente, il 14 gennaio 2017, A.M.I.C.I. Onlus organizzerà, assieme alla Struttura Complessa di Gastroenterologia dell’Ospedale “S. Maria della Misericordia” di Udine, un altro incontro Medici-Pazienti di MICI dedicato in particolare ai pazienti e ai loro familiari della provincia di Udine, dove interverranno i dottori Maurizio Zilli, Roberto Maieron,
Lorenza Driul, Ilva Lodolo, Marco Marino e Salvatore Francesco Vadalà Di Prampero. Con questi incontri A.M.I.C.I. Onlus si propone di informare e aggiornare i pazienti sullo stato dell’arte della ricerca e delle possibilità terapeutiche offerte dai vari ospedali; di avvicinare il mondo della medicina e quello dei pazienti in modo da aumentare il loro coinvolgimento teso a sviluppare un comportamento sempre più attivo e consapevole nella gestione della malattia; aiutare le aziende sanitarie a identificare le aree di miglioramento del servizio verso i pazienti di MICI; raccogliere adesioni all’associazione per aumentarne il peso e permettere di influenzare con successo le scelte di politica sanitaria che inevitabilmente coinvolgono i malati di queste patologie. Da sottolineare che la costante azione di A.M.I.C.I. Onlus è stata recentemente premiata dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro della Salute, con il conferimento della Medaglia d’oro al Merito della Sanità pubblica.
Definizione La malattia di Crohn è una Malattia Infiammatoria Cronica Intestinale (MICI) che può colpire con distribuzione segmentaria qualsiasi parte del tratto gastrointestinale, dalla bocca all’ano; più comunemente interessa l’ultima parte dell’intestino tenue chiamato ileo (ileite) e/o nel colon (ileocolite) oppure solo il colon in una sua qualsiasi parte (colite). È caratterizzata da ulcere intestinali, spesso alternate a tratti di intestino sano; le ulcere derivate dall’infiammazione, se non curate, possono portare a creare dei restringimenti intestinali (stenosi) o approfondirsi sino a creare delle lesioni di continuità con gli organi circostanti (fistole) e/o complicarsi con la formazione di raccolte di materiale infiammatorio con produzione di pus (ascesso). L’andamento di questa patologia è cronico e recidivante, caratterizzato dall’alternarsi di episodi acuti seguiti da periodi di remissione clinica.
Frequenza della malattia La Malattia di Crohn (MC) è più frequente nei Paesi Occidentali ed è rara se non assente nei Paesi in via di sviluppo. Sulla base di una ricerca svolta proprio da AMICI si calcola che in Italia ci siano almeno 150.000 persone affette da malattie infiammatorie intestinali di cui probabilmente 30-40% affetti da MC. Tale malattia si presenta prevalentemente in età giovanile (20-30 anni), più raramente nella terza età (65 anni), ma non sono rari casi anche nei bambini e negli adolescenti. Perché la MC è definita malattia cronica? Una malattia cronica come la Malattia di Crohn, presenta un decorso caratterizzato da periodi di benessere (remissione) alternati ad altri in cui i sintomi sono presenti (riacutizzazioni) senza uno stato di guarigione totale. Sfortunatamente, sino ad oggi non esiste nessuno strumento che possa predire con certezza una probabile ricaduta, cioè una riacutizzazione della malattia dopo trattamento medico o intervento chirurgico.
Raffaele Campanella
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F I G L I D I U N O S P O R T M I N O R E o v v e r o , s a r a n n o ( s t a t i ) q u a s i f a m o s i !
Muscoli DOC DOC (Denominazione di Origine Controllata)! Questo acronimo, sempre più presente nella nostra vita, è nato quando ci siamo accorti che le sofisticazioni, nella maggioranza dei casi, sono dannose. E così, per porre rimedio alla nostra innaturalità, siamo tornati all’antico, alla qualità che i nostri nonni indicavano con una parola ormai desueta: genuinità. Ma siccome il mondo anglofono fa sempre tendenza, rifiutando di usare quella parola armoniosa, l’abbiamo sostituita con l’acronimo con cui in inglese si indica, per brevità, il medico: DOC. Al giorno d’oggi ci sono ancora cose che si possono definire ‘genuine’? Ho qualche dubbio, ma una eccezione devo farla a onor del vero, e parlo non di un oggetto ma di una persona, Roberto Campion (foto in basso); un uomo davvero ‘genuino’, nonché Campione di nome e di fatto, in quanto detentore del titolo nazionale di Powerlifting. In italiano si direbbe Alzate di Potenza, specialità ‘Bench Press’, italianizzato in ‘Distensione su panca’, una disciplina appartenente alla atletica pesante, più precisamente alla pesistica. Roberto, a proposito di genuinità: lei gareggia per la federazione WDFPF (World Drug Free Powerlifting Federation - Federazione Mondiale di Powerlifting Libera dalle Droghe).
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«A questa federazione ci sono arrivato per gradi, perché alla genuinità, in un mondo dominato da varie tipologie di doping, da quello sportivo a quello mediatico, si arriva per tentativi, in base anche al contesto che hai intorno. Prima gareggiavo con risultati da ‘medaglia di legno’ in altre federazioni, dove si guarda solo al risultato senza chiedersi se il gesto atletico sia frutto del lavoro, dell’impegno, del talento o del doping. Non era leale; tutto il messaggio che di norma il mondo mediatico lancia circa lo sport - salute, benessere e via discorrendo veniva ipocritamente sostenuto e ostentato nonostante sottobanco ci si dopasse anche per andar in discoteca». Ci vuole coraggio per non caderci… «Mi è stato proposto, ma io, sin da piccolo, ho sempre pensato che certe esperienze potevo risparmiarmele. Sono originario del Veneto, di Rovigo, e vivo in Friuli da quando avevo tre anni; ho nel sangue il culto della dedizione al lavoro, dell’impegno e vi ho sempre tenuto fede». Mantenersi fermo sulle sue posizioni quanto le è costato? «Molto. Dai legami familiari al mondo del lavoro sono sempre stato coerente in parole e fatti, e ho pagato dazio. Ma non cambierei una virgola. Le persone che mi stanno intorno possono sempre contare su di me e io su di loro; questo è ‘fare squadra’, volersi bene. E se sono poche, che importa? Vale la qualità». Questa sua lealtà è stata ripagata con la vittoria di Biella... «Alla fine la vita ti torna quello che dai. Ho cominciato ad allenarmi da ragazzo in convitto a Cividale, dove studiavo per diventare perito agrario, diploma che poi ho conseguito. Quando sono tornato a Muscoli di Cervignano in pianta stabile ho preso ad allenarmi assieme al mio amico Ferruccio Malacrea, e da lì non ho più smesso. La svolta agonistica è avvenuta quando un altro mio amico, Pierluigi Weber, anch’egli atleta appassionato, mi ha invitato a partecipare al ‘Memorial Alan Tantin’, una gara di Powerlifting che si tiene nel monfalconese da alcuni anni. Con mia gioia ho vinto quel trofeo, ottenendo la ‘Wild Card’ per partecipare al campionato italiano di Biella del primo maggio. Ci sono andato speranzoso di far bene: ho mantenuto un profilo di gara basato su di me, sul come mi sentivo quel giorno. Alla fine ho vinto perché gli altri, per cercare di battermi, si sono sopravvalutati e hanno tentato pesi oltre il loro limite di quel giorno. E hanno fallito».
È appassionato anche di altri sport? «Il mio campione preferito è Valentino Rossi. Anche io ho la moto nel sangue, anzi, più che nel sangue, allo ‘sfasciacarrozze’, visto che ne ho distrutte parecchie». Centauro spericolato? «Audace sì, ma spericolato no. Un po’ sfigato, solo in quel senso, sì. La mia prima moto è stata una Suzuki GSXR 750, e l’ultima, con in mezzo tante altre, sempre una Suzuki ma GSX 750. Possiedo anche una Renault 5 Turbo che sarà pure datata, ma quando sale di giri… è una goduria. E con le moto sento di non aver ancora chiuso, però meglio non dirlo a mia moglie». Non ci casco, mi risulta che lei abbia una bella famiglia che la sostiene in tutto. «Sono sposato con Romina ‘C’MON FASHION’: è il nome della sua attività, ma lo potrebbe usare anche come cognome, tanto si identifica, per passione e piacere, con il suo lavoro. Abbiamo due figli, Giovanni di 4 anni e Matilde nata il nove agosto scorso». Il sogno nel cassetto? «La mia famiglia in salute, una bella casa e un’auto sportiva; pensandoci bene le prime due ce le ho, mi manca la terza, però sto trattando per una Sierra Cosworth…» E se tra i sogni sportivi citassi il titolo europeo? «Ho intenzione di gareggiare ancora e ce la metterò tutta come sempre». Torniamo al fenomeno doping, quale sarebbe la sua soluzione al problema? «Adotterei più di un provvedimento: il primo sarebbe il test antidoping per tutto il podio; il test lo deve fare chi vince, e non quello scelto a caso, che poi caso non è. È molto facile riconoscere un atleta dopato, così come uno che non lo è; faccio fare i test a quelli che sicuramente non lo sono, o che so avere i valori entro i limiti, e il gioco è fatto, lo sport risulta pulito». E il secondo provvedimento? «Abbandonerei l’ipocrisia e metterei ogni cosa nero su bianco; ormai tutto viene sofisticato, dagli alimenti alle bevande ai vestiti... Purtroppo non abbiamo il coraggio sociale di cambiare; tutto va come decide chi tira le redini, anche se è sbagliato. Per tutti gli sport, compresi sport insospettabili come motociclismo o automobilismo, istituirei due classi: dopati e non dopati. Rispettiamo la scelta di entrambi ma che le cose siano chiare e nette: tu ti droghi, io no». Nelle sue affermazioni traspare grande sicurezza, da dove deriva? «Dall’umiltà di sapere quello che so e non sapere quello che non so. Da piccolo frequentavo i corsi di karate del Maestro Giovanni Di
Al centro Campion mentre viene nominato Campione d’Italia
Meglio di Cervignano; ho smesso arrivato a cintura verde perché all’epoca non ero in grado di capire tutti i messaggi che può inviare un’arte marziale o un’arte in genere. Questa umiltà del ‘non sapere’ mi tiene ricettivo in tutti i campi della vita. Ad esempio, per quanto riguarda l’alimentazione ho sempre commesso degli errori grossolani dovuti alla dipendenza verso i carboidrati; ascoltando i consigli e gli insegnamenti di due persone che ormai sono cari amici e che voglio ringraziare, Jessica Fasciano ed Erik Crainich, sono riuscito a migliorare anche in questo». Voglio metterla alla prova con un piccolo test: se ne avesse la possibilità, allo scopo di ottenere un mondo migliore, abbandonerebbe i motori per andare in giro a cavallo? «Subito! Anche se so che l’esempio di uno non servirebbe a niente. Ma se fosse questo il messaggio da mandare per ottenere un mondo migliore, lo farei immediatamente». E si può scommettere che manterrebbe fede alla parola data. Più genuino, più DOC di così! Solo Roberto Campion… Chiunque voglia segnalare “un mito della porta accanto”, può scrivere alla redazione di iMagazine: info@imagazine.it Per rileggere tutte le puntate precedenti di “Figli di uno sport minore” visita la sezione “approfondimenti” di www.imagazine.it |
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chef…ame!
Ventaglio d’oca alle pere e merlot
Ricetta del Maestro di Cucina Germano Pontoni Preparazione
Tritare grossolanamente la salvia e il rosmarino, tagliare a metà il petto, togliere le nervature e la pelle in eccesso, fare delle incisioni a reticolo sulla pelle e strofinare con pepe, rosmarino e salvia. Lasciare a insaporire per qualche minuto, riscaldare una padella e appoggiare i petti dalla parte della pelle; far rosolare per 5 minuti, poi girare e cuocere per altri 5 minuti, togliere il grasso in eccesso, salare e passare in forno a 200° per altri 5 minuti. Togliere i petti e, ancora bollenti, avvolgerli nella stagnola e tenerli in caldo. Togliere il grasso dalla padella e aggiungere il brodo, far evaporare e legare con la maizena, filtrare in una casseruola. Nel frattempo sbucciare e togliere il torsolo alle pere e metterle a cuocere in piedi nel vino (coperte a metà), con spezie, buccia gialla di limone, zucchero e sale. Lasciarle cuocere al dente. Togliere le pere e tenerle in caldo, coperte; fare evaporare, spessire il fondo e filtrare. Aprire un’estremità dei petti e far gocciolare in una scodella il liquido che si è formato con il vapore. Tagliare ogni petto in 6 fette e iniziare a preparare i piatti che devono essere ben caldi, tagliare a metà le pere e poi a ventaglio, e sistemarle sul piatto. Sistemare accanto le fette di petto che all’interno devono essere rosate. Salsare le pere con la loro riduzione, così pure i petti con la loro salsa arricchita del liquido sgocciolato formatosi con il vapore. Guarnire con rametti freschi di rosmarino. Servire caldo.
L’oca in Friuli e nel Veneto
Per un periodo di oblio durato una quarantina d’anni, lo starnazzare delle oche e il loro incerto incedere hanno fatto parte soltanto del ricordo degli anziani e delle fantasie arcadiche dei libri delle scuole elementari. La rivoluzione o meglio la riscoperta delle carni d’oca è partita da Chiopris Viscone nel Palmarino intorno agli anni ‘80 con un allevamento a carattere artigianale per raggiungere notevoli dimensioni intorno agli anni ’90, tanto da far ruotare un indotto d’importanza europea nelle trasformazioni delle sue carni. Ne seguirono a catena piccoli allevamenti nelle zone di Morsano al Tagliamento, Portogruaro, Mirano di Venezia, territori in passato conosciuti per l’allevamento delle oche a carattere famigliare legato alla civiltà rurale. Dal riproporre carni salate e stagionate oppure affumicate seguendo ricette antiche, in particolare di cultura ebraica, di strada ne è stata fatta, tanto che le carni delle oche e delle cugine anatre hanno avuto un grande successo non solo per i prodotti conservati, ma destando l’interesse di gastronomi, cuochi e facendo rinascere anche feste paesane oggi molto conosciute. Questo ritorno ha dato impulso anche ai ricercatori di biblioteca, che, aggiunsero alla storia di Roma anche una simile accaduta a Morsano al Tagliamento, paese salvato dalle fiamme grazie alle oche selvatiche che stazionavano nel greto del Tagliamento: starnazzan-
Ingredienti per 4 persone - 1 petto d’oca intero con la sua pelle (gr 650/700) - 2 pere Kaiser o ruggini - 2 chiodi di garofano - 2 anici stellate - 1 pezzetto di cannella - 2 bicchieri di vino rosso Cabernet o similare - 2 cucchiai di zucchero - 1 limone - 1 cucchiaino di maizena - 1 mestolo di brodo vegetale (o anche buon brodo non saporito eccessivamente) - 1 rametto di rosmarino - alcune foglie di salvia - sale e pepe
do hanno svegliato gli abitanti in piena notte consentendo loro di spegnere l’incendio. Dai ritrovamenti che fanno riferimento all’antica Roma, inoltre, si scoprì che ad Aquileia, gli Anserari (luoghi dove oche e anatre venivano ingrassate) erano affidati agli schiavi provenienti dal nord Africa, che con i fichi (e non con le granaglie arriva- Germano Pontoni, te dopo Cristoforo Colombo), presidente ingrassavano a dovere le oche dell’Unione Cuochi FIC FVG 347 3491310 per ottenere il prelibato Fegato Cell: Mail: germanoca@libero.it Grasso, che oggi viene classificato come uno dei piaceri gastronomici di importanza mondiale. Molto si è scritto su come cucinare l’oca. Una delle tre pubblicazioni sul come trasformare l’oca curata da me e da valenti gastronomi, tradotta in sei lingue, è arrivata anche a George Bush negli Stati Uniti, che al suo cuoco fece preparare la ricetta del Ventaglio d’oca alle pere e merlot in una serata di Gala per ospiti Italiani. Possiamo quindi affermare che l’oca ha una storia antica, ma grazie alla riscoperta avvemuta nel nostro Friuli è potuta rientrare nella Storia della Gastronomia d’elite. Maestro di Cucina Germano Pontoni
Ristorante Oishii Via IX Giugno, 89 MONFALCONE (GO) Tel. 0481 095643
Situato nel centro di Monfalcone, a pochi passi da Piazza della Repubblica, il ristorante Oishii mette a disposizione della propria clientela un locale caratteristico con una cinquantina di coperti. Aperto sia a pranzo che a cena, grazie alla sua cucina a vista consente ai commensali di vedere all’opera il cuoco durante la preparazione dei piatti. Il menu offre le specialità tipiche della cucina giapponese, con il pesce fresco ingrediente cardine delle diverse pietanze in menu. Il calore e l’accoglienza di tutto il personale contribuisce a rendere Oishii un locale speciale in cui sentirsi accolti come a casa. Feng, partiamo dal nome del locale: Oishii. Come mai questa scelta? «In giapponese “Oishii” significa “buono”. E in questa parola c’è tutto il significato della nostra filosofia. Il cliente quando viene da noi deve essere soddisfatto di quello che mangia, sia dal punto di vista della bontà dei gusti sia della qualità del cibo. Questo aspetto è fondamentale, perché desideriamo offrire il meglio della cucina giapponese, diffondendone i suoi sapori e la sua tradizione attraverso prodotti di qualità». Soffermiamoci proprio sulla cucina… Chi viene da Oishii cosa può trovare? «Desideriamo offrire il meglio della qualità culinaria giapponese. Nel nostro menu la fanno da padrona i Lo chef Feng
piatti a base di pesce fresco crudo (salmone, branzino, tonno, granchi, gamberi…) e piatti cotti come riso saltato e i tipici udon, gli spaghetti speciali giapponesi, preparati con la farina integrale di grano. Tra le nostre pietanze, particolare successo riscontrano il gambero cotto e il riso ricoperto con diverse varietà di pesce». La clientela italiana apprezza il cibo giapponese? «La clientela italiana apprezza il buon cibo in generale. Ecco perché ribadiamo l’importanza di un’offerta di qualità. Puntare poi a un contenimento dei prezzi del menu contribuisce a rendere accessibili a tutti le nostre proposte. La presenza costante di clienti provenienti da fuori Monfalcone è la testimonianza più efficace di questo apprezzamento». Quella giapponese è una cucina dalla tradizione antichissima. È comunque possibile innovarla? «L’innovazione è qualcosa di intrinseco alla nostra società. Affinché apporti benefici, in qualsiasi campo è però importante conoscere la storia e le tradizioni. Vale anche per la cucina, dove ogni novità (un prodotto, un ingrediente, un sapore) diventa innovazione positiva se rispettoso delle peculiarità di ciascun cibo».
chef…ame! Feng ci suggerisce:
Su–Sa Family
Ingredienti per 2 persone 6 pezzi di Hosomaki, 8 pezzi di Uramaki, 10 fettine di pesce crudo (salmone, tonno e branzino), 10 pezzi di Nigiri misto Preparazione Preparate una terrina con una soluzione acqua- Tagliate l’involtino a metà, quindi tagliate ogni meaceto di riso al 30%; servirà per bagnarvi le mani pri- tà in 3 parti. ma di prendere il riso che, in questo modo, non reste- URAMAKI: Foderate il tappetino da sushi con delrà attaccato alle dita. la pellicola su entrambi i lati. Sistemate l’alga sul riNIGIRI: Prendete una polpettina di riso e comprimete- so. Aggiungete il pesce o verdure al centro dell’alga, la delicatamente in una mano in maniera tale da con- arrotolate l’involtino; coprite la superficie con i peferirgli una forma rettangolare. Assicuratevi di aver for- sci misti rimasti. Comprimete delicatamente l’involtimato un agglomerato ben saldo: come detto sopra, no per far aderire i filetti di pesce all’involtino. Tagliail riso non dovrebbe smontarsi quando viene preleva- te ogni metà in 4 parti. to dal piatto. SASHIMI: Filetti di pesce fresco a scelta (tonno, salmoHOSOMAKI: Stendete l’alga nori su un tappeti- ne e branzino). no da sushi, spalmate il riso sull’alga, lasciando sco- Accompagnateli con una pallina di wasabi, qualperto 1 cm sul fondo e ai lati. Sistemate il pesce al cen- che fettine di zenzero e naturalmente della salsa di sotro del riso, arrotolate l’involtino. ia in una piccola ciotola. |
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Centro Benessere Dentale di Gradisca d’Isonzo
Direttore Sanitario Dott. Nicola Greco
Dott. Gianni, cos’è una carie e come si manifesta? - IGIENE DENTALE: La carie dentaria è una patoPREVENZIONE, PULIZIA DEI DENTI logia su base infettiva di origine ► CONSERVATIVA: batterica, la più diffusa tra le paOTTURAZIONE, CURA DELLA CARIE tologie del cavo orale. - ENDODONZIA: Si tratta di una malattia degeCURA DEI CANALI RADICOLARI DEI DENTI - PEDODONZIA: nerativa in quanto la decalcificaDott. Gianni Zanetel LE CURE PER I DENTINI DEI PIÙ PICCOLI zione progressiva dello smalto, che - SBIANCAMENTO DENTALE: crea la barriera protettiva, determina la distruzione dei PER UN SORRISO SICURO ED EFFICACE tessuti duri del dente formando all’interno di esso delle - ORTODONZIA CONSERVATIVA ED ESTETICA: RIALLINEAMENTO DEI DENTI; APPARECCHIO INVISIBILE cavità, motivo per il quale notiamo che le carie sono delle piccole macchie scure. - PARODONTOLOGIA: CURA DELLA PIORREA Inizialmente non provoca dolore, ma il suo progre - PROTESICA FUNZIONALE ED ESTETICA: dire fino allo strato più interno procede senza sosta, PROTESI DENTALI FISSE E MOBILI fino ad arrivare alla polpa dentale, dove il dolore è in- IMPLANTOLOGIA – IMPLANTOLOGIA A CARICO IMMEDIATO: SOLUZIONE FISSA PER L’EDENTULISMO dice di profonda infezione per la quale, probabilmente, non è più possibile procedere con l’accurata puli- CHIRURGIA AVANZATA: TECNICHE SPECIALIZZATE DI INTERVENTO ORALE zia e otturazione del dente ma diviene necessaria la cura canalare. Centro Benessere Dentale Quali sono le cause da attribuire all’insorgere di una - A Gradisca d’Isonzo (GO) (Direttore Sanitario dott. Nicola Greco) carie? in Viale Trieste, 34 I principali fattori che causano la carie dentaria Tel./Fax: 0481 969739, cell.: 333/3213683 sono da attribuirsi ad un eccesso di zuccheri (sem- A Trieste plici derivanti dai dolci ma anche complessi come il in Via Erta di Sant’Anna, 12 Tel.: 040/8320830 pane e la pasta) che favoriscono la fermentazione dei batteri e la produzione di acidi che attaccano la - A Cavalicco di Tavagnacco (UD) superficie del dente, alla placca batterica non rimos(Direttore Sanitario dott.ssa Tiziana Fonzar) sa adeguatamente, alla flora microbica e alle condiin Via San Bernardo, 30/5 zioni generali dell’individuo. Tel.: 0432/570995 E-mail: info@centrobenesseredentale.it Sito: www.centrobenesseredentale.it
I nostri servizi
Il dentista? Il mio migliore amico! La prevenzione come miglior cura: LA SIGILLATURA. I primi denti permanenti compaiono nei bambini all’età di sei anni: parliamo dei molari. Appena nati, questi denti risultano più sensibili all’insorgere della carie poiché non sono perfettamente mineralizzati; inoltre, trovandosi nella zona periferica del cavo orale, sono più difficili da raggiungere per una corretta pulizia. Per questo motivo risulta che circa l’80% dei bambini e ragazzi in crescita è soggetto a lesioni cariose nei moDott. Gianni, cosa si intende per “condizioni generali dell’individuo”? La carie è causata da batteri che in condizioni normali vivono nella bocca e sono importanti. Al mutare di tali condizioni, tuttavia, essi diventano nocivi. Troppi zuccheri ad esempio rendono acido il pH della bocca, provocandone la continua demineralizzazione. Come ho già accennato, dunque, bisogna fare molta attenzione alle abitudini alimentari e alla propria Igiene Orale Domestica. è causa di formazione di placca cariogena inoltre anche un’arcata dentaria disarmonica, poiché i denti storti trattengono i batteri e ne rendono difficile la rimozione. La nostra esperienza al vostro servizio! Oltre ad evitare spuntini extra, è in aggiunta preferibile non lavarsi i denti immediatamente, poiché il livello di acidità combinato con lo spazzolamento può a lungo andare essere causa di erosione. Tuttavia
Lo sapevi che...
Anche la saliva contribuisce alla prevenzione della carie. Essa svolge un’importante azione protettiva, tampona l’acidità della bocca, elimina i residui di cibo ed i batteri presenti all’interno del cavo orale; ha dunque funzione microbicida ed immunitaria.
lari e premolari, dunque nei denti che hanno la fondamentale funzione masticatoria. Ecco che allora diventa indispensabile prevenire l’attacco batterico attraverso la sigillatura, la quale ha efficacia massima se attuata in tempi rapidi dopo l’eruzione. Essa è una resina che viene applicata ai dentini semplicemente ricoprendo i solchi masticatori dei molari, dove la placca batterica è più facile che rimanga intrappolata. La sigillatura che protegge lo smalto dagli attacchi permane sul dente per alcuni anni. Non necessita di venir rimossa, tuttavia si usura col tempo e va dunque tenuta sotto controllo e ripetuta quando la resina si è consumata. è vivamente consigliabile farlo entro e non oltre mezz’ora dopo ogni pasto. L’ideale sarebbe almeno tre volte al giorno, con l’uso di un buon dentifricio contenente fluoro, del filo inDott. Gianni Zanetel terdentale e del comodo scovolino per prevenire le carie interprossimali (tra dente e dente). Quando questo non basta, tuttavia, l’intervento del dentista assicura un’efficace cura mini invasiva che, grazie ai nuovi materiali compositi, unisce la necessità di risanare il dente ad una semplice ma sempre più fondamentale questione estetica, laddove dunque, al contrario delle vecchie amalgame grigie peraltro attualmente criticate anche per la presenza di mercurio, non vi è nessuna differenza tra il prima e il dopo.
Un’alterazione del flusso salivare (una sua scarsa produzione) può dunque essere causa di lesioni cariose o contribuire alla loro rapida espansione su tutta la superficie del dente. Per ovviare tale problema può allora risultare utile masticare un chewing gum senza zucchero, in maniera tale da stimolare la produzione di saliva e aumentare così il livello del pH.
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Buoni pasto
Organizzazione feste
Parcheggio
11-14 novembre ▶ Fiera di San Martino
145^ edizione dell’evento che anima il centro cittadino con l’antico mercato. Spazio ai chioschi enogastronomici e al luna park, ma anche ad appuntamenti culturali. Cervignano del Friuli (UD). Info: www.cervignanodelfriuli.net
ristorante
Il range di prezzo indicato (ove applicabile) si riferisce al costo medio di un pasto, escluse bevande alcoliche. I dati segnalati sono stati forniti direttamente dal Gestore del locale. Qualora doveste verificare delle discordanze, Vi invitiamo a segnalarcelo.
17-20 novembre ▶ Fiera di Santa Elisabetta
Ritorna per la 182^ volta la tradizionale Sagra del Dindiat (tacchino), con l’immancabile sfida della pesatura dell’animale. Bancarelle con dolciumi e artigianato e le giostre per i più giovani completano lo scenario. Romans d’Isonzo (GO). Info: www.comune.romans.go.it
ristorante
e inoltre... 26-27 novembre ▶ Trifule in Fieste
Fiera del tartufo bianco pregiato friulano Muzzana del Turgnano (UD). Info: www.muzzanamatoritartufi.it
5 dicembre ▶ Fiera di San Nicolò
Mercato e degustazioni. Monfalcone (GO). Info: www.comune.monfalcone.go.it
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Pub
Presso il Parco della Spianata e in piazzale dell’Unità ritorna la grande festa del cioccolato, con degustazioni, showcooking, incontri, concerti ed esposizioni dei maestri cioccolatai. Gradisca d’Isonzo (GO). Info: www.facebook. com/ChocofestGradiscaDisonzo
trattoria
25-27 novembre ▶ Chocofest
agriturismo
3-11 dicembre ▶ Fiera di Sant’Andrea
Accanto a stand e bancarelle, ci saranno quasi un centinaio di giostre e attrazioni, che comporranno il sempre frequentato luna park. L’evento è inserito nel calendario del Dicembre Goriziano. Gorizia. Info: www.comune.gorizia.it
8 dicembre ▶Festa di San Nicolò e i Krampus
Musica, spettacoli e sfilata Pontebba (UD). Info: http://prolocopontebbana. blogspot.com
11 dicembre ▶Mercatino di Natale
Artigianato, oggettistica e gastronomia. Sauris (UD). Info: www.sauris.org
CLASSIC ARTS
25 novembre
▶ Il sogno di un’Italia
Dalla morte di Berlinguer all’ultima fuga di Pantani, dall’edonismo degli anni ‘80 al sangue del G8: Scanzi e Casale raccontano due decenni - dal 1984 al 2004 - che potevano cambiare il nostro Paese e non l’hanno fatto. Udine. Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Ore 20.45. Info: www.teatroudine.it
13-14 dicembre
▶ Smashed
Nove straordinari giocolieri che si muovono su una colonna sonora che intreccia motivi popolari degli anni Trenta e musica barocca, alternando crudeltà, umorismo e senso dell’assurdo. Monfalcone (GO). Teatro Comunale. Ore 20.45. Info: www.teatromonfalcone.it
e inoltre... 24 novembre ▶ Diamoci del tu
Con Anna Galiena ed Enzo Decaro Gradisca d’Isonzo (GO). Nuovo Teatro Comunale. Ore 21. Info: www.artistiassociatigorizia.it
29 novembre ▶ Tre donne in cerca di guai
Con Corinne Clery, Barbara Bouchet e Iva Zanicchi Cormòns (GO). Teatro Comunale. Ore 21. Info: www.artistiassociatigorizia.it 82
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settembre-ottobre 2007
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17 dicembre
▶ Sono nata il ventitré
Teresa Mannino racconta se stessa spaziando dalla sua infanzia, confrontandola con quella della figlia, a cui è dedicato lo spettacolo, alla propria terra, dai tradimenti della vita nel ventunesimo secolo, al rapporto con la sorella. Gorizia. Teatro Verdi. Ore 20.45. Info: www.comune.gorizia.it/teatro
29-31 dicembre
▶Roberto Bolle and Friends
Uno spettacolo magico, che riunisce alcuni dei più importanti ballerini internazionali, dando vita a programmi vivaci, sorprendenti, dai grandi classici alle coreografie più innovative. Trieste. Politeama Rossetti. Ore 20.30 (31/12 ore 17.30). Info: www.ilrossetti.com
10 dicembre ▶ Ale & Franz
Tanti lati, latitanti Cervignano del Friuli (UD). Teatro Pasolini. Ore 21. Info: www.teatropasolini.it
17 dicembre ▶ Marco Travaglio
Slurp Trieste. Teatro Bobbio. Ore 20.30. Info: www.contrada.it
L I V E
M U S I C
22 novembre
▶ Perpetuum Jazzile
L’Orchestra vocale più famosa d’Europa e una delle più blasonate al mondo anche a Trieste darà spazio ai riarrangiamenti e alle reintepretazioni dei grandi successi pop mondiali con il “Vocal Ecstasy Tour”. Trieste. Politeama Rossetti. Ore 21. Info: www.ilrossetti.com
2 dicembre
▶ James Senese
“O’ sanghe” è il recente lavoro discografico che segna il nuovo orizzonte del sassofonista partenopeo. In quasi cinquant’anni di carriera, ha scandagliato trasversalmente la canzone leggera italiana, il funk-jazz, il grande cantautorato. Cervignano del Friuli (UD). Teatro Pasolini. Ore 21. Info: www.teatropasolini.it
e inoltre... 18 novembre ▶ Nareh Arghamanyan
Concerto per pianoforte dell’artista armena. Sacile (PN). Fazioli Concert Hall. Ore 20.45. Info: www.fazioli.com
1 dicembre ▶ Omaggio a Frank Sinatra
Concerto della Mitteleuropa Orchestra Gemona del Friuli (UD). Teatro Sociale. Ore 21. Info: www.ertfvg.it 84
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7 dicembre
▶ Nicolò Fabi
Parte da Udine il nuovo tour teatrale dell’artista, che segue il successo della prima tranche di concerti, nella quale ha presentato il suo ultimo lavoro discografico dal titolo “Una Somma di Piccole Cose”. Udine. Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Ore 21. Info: www.azalea.it
14 dicembre
▶ Beatriz
Genere triste e appassionato, in cui note arabe, africane e lusitane si mescolano dando vita a una melodia, il Fado che è uno dei simboli del Portogallo, ma anche una ‘musica del mondo’ che parla un linguaggio universale. Pordenone. Teatro Verdi. Ore 20.45. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it
2 dicembre ▶ Trio Čajkovskij
Concerto di musica da camera Monfalcone (GO). Teatro Comunale. Ore 20.45. Info: www.teatromonfalcone.it
19 dicembre ▶ The Harlem Gospel Choir
Homage to Adele Udine. Teatro Nuovo Giovanni da Udine. Ore 20.45. Info: www.teatroudine.it
YOUNG
20 novembre ▶ Robin Hood
Ambientato in un’Inghilterra d’altri tempi, i più piccoli si divertono seguendo combattimenti, tornei e le vicende dei personaggi: per esaltare le vicende del principe dei ladri, che rubava ai ricchi per dare ai poveri. Gorizia. Teatro Verdi. Ore 16. Info: www.comune.gorizia.it/teatro
27 novembre ▶ Gian Burrasca
Giannino Stoppani, il protagonista, combina tanti guai non perché è cattivo, ma perché è un curioso, nel senso più positivo del termine, perché vuole il bene suo, ma soprattutto quello degli altri, perché è un bambino aperto al mondo e perché, come tutti i bambini, ha un forte senso della giustizia. Gradisca d’Isonzo (GO). Nuovo Teatro Comunale. Ore 16. Info: www.artistiassociatigorizia.it
e inoltre... 27 novembre ▶ Settestella
Spettacolo per vibrafono, voce e immagini Monfalcone (GO). Teatro Comunale. Ore 17. Info: www. teatromonfalcone.it
3 dicembre ▶ Kolòk, i terribili vicini di casa
Discipline circensi, acrobazie mozzafiato e giocoleria Gorizia. Teatro Bratuz. Ore 16.30. Info: www.ctagorizia.it
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4 dicembre ▶ C’era due volte un cuore
Oggetti compongono, poco alla volta, lo spazio scenico, piccole magie, tenere musiche, ci incantano, mentre da una finestra sospesa… guardiamo fuori, sempre in attesa di un futuro migliore, della meraviglia, della bellezza che verrà. Trieste. Teatro Bobbio. Ore 11. Info: www.contrada.it
18 dicembre ▶ Pollicino
Il protagonista della vicenda è piccolo, ma la sua paura, grande, non lo annichilisce. Ciò che lo rende vincitore di fronte alle avversità della vita è la curiosità e il desiderio di conoscere la realtà, anche nei suoi aspetti più crudeli. Pordenone. Teatro Verdi. Ore 16. Info: www.comunalegiuseppeverdi.it
4 dicembre ▶ La mia straordinaria avventura nel bosco degli spiriti Età consigliata dai 6 ai 10 anni Udine. Palamostre. Ore 17. Info: www.cssudine.it
18 dicembre ▶ Se Pinocchio fosse Cappuccetto Rosso
Il burattino prende il posto della sua amica… Cormòns (GO). Teatro Comunale. Ore 16. Info: www.artistiassociatigorizia.it L’INFORMAFREEMAGAZINE
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S PO R T
20 novembre ▶ Città di Palmanova
14^ edizione della mezza maratona su percorso di 21,097 km, completamente pianeggiante, su strade asfaltate e chiuse al traffico. Inserita nel calendario Fidal. Palmanova (UD). Info: www.espalmanova.it
27 novembre ▶ Calvario Alpin Run
Tracciato ricco di salite con alcuni strappi impegnativi e discese; si corre per il 90% su sentieri nel bosco con fango, un po’ d’acqua e pietrisco che talvolta rende scivoloso il percorso. Gorizia. Info: www.anagorizia.it
e inoltre... 11-13 novembre ▶ Italian Baja d’Autunno
Campionato Italiano Cross Country Rally Valvasone Arzene (PN). Info: www.bajadautunno.it
4 dicembre ▶ Corse Pignote
Manifestazione podistica non competitiva Artegna (UD). Info: www.turismofvg.it
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18 dicembre ▶ Autoraduno di Natale
Gara di regolarità turistica atipica sperimentale Aci Sport. Gli equipaggi affronteranno nel Comune di Gorizia e in quelli limitrofi un percorso di circa 28 chilometri da ripetere tre volte. Gorizia. Info: www.goriziacorse.it
6 gennaio ▶ S1 Trail – La corsa della Bora
Una partenza mozzafiato che porta in Slovenia e un tracciato impegnativo con arrivo correndo sulla spiaggia. Sia per S1T da 57 km che per S1H da 21 km. Trieste. Carso triestino. Info: www.s1trail.com
8-11 dicembre ▶ Open Città di Palmanova
Torneo internazionale di scacchi Palmanova (UD). Loggia della Gran Guardia. Info: www.palmascacchi.it
18 dicembre ▶ Marcia di Babbo Natale
Percorsi non competitivi da 3, 6, 12 km Spilimbergo (PN). http://prospilimbergo.org
F U O R I
R E G I O N E
T R E V I S O 12-20 novembre
▶RASSEGNA NAZIONALE DEI VINI PASSITI Degustazioni guidate accompagnate da prodotti della gastronomia locale. In programma anche incontri con esperti e la premiazione del concorso artistico. Refrontolo. Info: proloco.refrontolo@gmail.com 20 novembre
▶CORRI IN ROSA Terza edizione della manifestazione ludico motoria riservata alle sole donne. Previste due distanze da 5 e 10 chilometri da percorrere liberamente con l’immancabile maglia rosa addosso. San Vendemiano. Info: www.sanvendemiano.tv Fino al 21 novembre
▶ANTICA SAGRA DI CONTEA 235^ edizione dell’evento che offre specialità gastronomiche, musica dal vivo, ballo, intrattenimento per bambini e famiglie oltre all’atteso quiz a squadre della “Ruota della fortuna”. Montebelluna. Località Contea. Info: 347 7316950 4 dicembre
▶PROSECCO RUN Unica gara al mondo che transita all’interno di 20 cantine del Prosecco Superiore di Conegliano Valdobbiadene DOCG. 21 chilometri in un percorso suggestivo attraverso le colline del coneglianese. Vidor. Info: www.silcaultralite.it Fino all’11 dicembre
▶AD LIBITUM L’esposizione si inserisce nel percorso di Michele Spanghero in una dimensione evidentemente inattesa: particolare è l’attenzione posta dichiaratamente sull’essere umano e le sue strutture. Treviso. Tra – Ca’ dei Ricchi. Info: www.trevisoricercaarte.org 27 dicembre
▶POOH Unico appuntamento del Nordest per “L’ultima notte insieme”: uno dei dieci concerti d’addio con i quali lo storico gruppo italiano concluderà una carriera lunga 50 anni. Treviso. Palaverde. Ore 21. Info: www.azalea.it Fino al 17 aprile
▶STORIA DELL’IMPRESSIONISMO 140 opere, tutti i grandi nomi e con lavori fondamentali: da Manet a Degas, da Monet a Renoir, da Pissarro a Sisley, da Cézanne a Seurat, da Van Gogh a Gauguin. Treviso. Musei Civici. Info: www.museicivicitreviso.it
F U O R I
R E G I O N E
V E N E Z I A 11 novembre – 13 marzo
▶LA MIA ARMA CONTRO L’ATOMICA È UN FILO D’ERBA Dopo oltre sessant’anni, Tancredi ritorna protagonista indiscusso alla Collezione Guggenheim con una straordinaria selezione di oltre novanta lavori. Venezia. Collezione Peggy Guggenheim. Info: www.guggenheim-venice.it 26 novembre
▶ALBOROSIE & SHENGEN CLAN ON TOUR Serata di grande musica con special guests Gentleman e i Boombadash, oltre a ospiti a sorpresa dell’album “The Rockers”. Intro affidata a Papa Luka. Jesolo. Pala Arrex. Ore 21. Info: www.azalea.it Fino al 27 novembre
▶REPORTING FROM THE FRONT Mostra internazionale di architettura. Un unico percorso espositivo che include 88 partecipanti provenienti da 37 Paesi. Di questi, 50 sono presenti per la prima volta e 33 sono gli architetti under 40. Venezia. Arsenale. Info: www.labiennale.org 15 dicembre
▶HARLEM GOSPEL CHOIR Tappa del tour che li vede cantare i più famosi brani della tradizione gospel, da “Oh Happy Day” ad “Amazing Grace” assieme ad alcuni pezzi tributo della straordinaria Adele. Jesolo. Pala Arrex. Ore 21. Info: www.azalea.it 16 dicembre
▶PINK SONIC Una delle più quotate tribute band europee evocherà l’energia e il brivido trasmesso dai mostri sacri Roger Waters e David Gilmour dei Pink Floyd nello spettacolo dal titolo “The Diamond Inside”. Jesolo. Pala Arrex. Ore 21. Info: www.azalea.it 29 dicembre – 1 gennaio
▶CONCERTO DI CAPODANNO Con l’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice diretti da Fabio Luisi. Orari: giovedì 29/12 ore 20; venerdì 30/12 ore 17; sabato 31/12 ore 16; domenica 1/1 ore 11.15. Venezia. Teatro La Fenice. Info: www.teatrolafenice.it Fino all’8 gennaio
▶MINDFUL HANDS I CAPOLAVORI MINIATI DELLA FONDAZIONE GIORGIO CINI Esposta per la prima volta dopo oltre 35 anni una selezione di oltre 120 delle miniature più significative acquisite dal conte Vittorio Cini tra il 1939 e il 1940 dalla Libreria Antiquaria Hoepli di Milano. Venezia. Fondazione Cini. info: www.cini.it
O L T R E
C O N F I N E
C R O A Z I A 7-12 novembre
▶POREČ DOX Festival internazionale del film documentario. Il programma cinematografico mette l’accento sulle opere regionali, mentre quello d’intrattenimento su mostre, seminari, tavole rotonde e altri eventi. Parenzo. Info: +385 52 887 210 kultura@poup.hr 13 novembre
▶MARATONA CICLISTICA MOMIANESE In occasione di San Martino tradizionale gara ciclistica ricreativa in mountain bike lungo un percorso di 35 chilometri tra i colli del territorio. Momiano. Info: +385 98 224 101 info@istria-buje-buie.com 13-30 novembre
▶GIORNATE DEL MOSCATO DI MOMIANO E DEL TARTUFO Produttori di vino e ristoratori locali offriranno menù a tema con specialità a base di tartufo bianco, abbinate a del moscato di Momiano, prodotto da uve coltivate esclusivamente in questo territorio. Momiano. Info: +385 (0)52 773 353 18-20 novembre
▶GIORNATE DELL’OLIO D’OLIVA I maggiori olivicoltori e produttori di olio d’oliva dell’intera Euroregione Adriatica si danno appuntamento a Dignano, donando così all’evento un carattere internazionale. Dignano. Info: www.dmmu.info 18-20 novembre
▶CROFISH Decima edizione della fiera internazionale della pesca, acquacoltura e pesca sportiva. Previste anche conferenze specializzate rivolte a famiglie e scuole. Parenzo. Info: www.crofish.eu 1-11 dicembre
▶FIERA DEI LIBRI Evento che, oltre all’editoria croata, promuove anche l’editoria regionale europea. Vendita promozionale di libri accompagnata da una serie di appuntamenti letterari. Pola. Info: www.sanjamknjige.hr 1 dicembre – 8 gennaio
▶GIORNATE DEI CALAMARI DELL’ADRIATICO I ristoratori dell’Istria proporranno menu a base dei calamari locali proprio nel periodo dell’anno in cui la loro pesca risulta ideale. Umago, Cittanova, Buie, Verteneglio. Info: www.coloursofistria.com
19 novembre – 24 dicembre
▶CHRISTKINDLMARKT Nel centro di Klagenfurt ricco di espositori specializzati sarà possibile acquistare i regali di Natale o gustare le specialità gastronomiche della regione in un’atmosfera rilassata e variopinta. Klagenfurt. Info: www. visitklagenfurt.at 25 novembre – 18 dicembre
▶AVVENTO A VELDEN Nei fine settimana che precedono le festività natalizie il programma prevede attività per i bambini, mercatino di Natale, punch e molte altre delizie gastronomiche. Velden. Info: http://veldener-advent.at 27 novembre – 31 dicembre
▶AVVENTO AL “KAP 4613” Suggestive bancarelle e chioschi del vin brulé decorati e illuminati in stile natalizio sulla terrazza galleggiante sul Lago Millstatt. Millstattersee. Info: www.kap4613.at
O L T R E C A R I N Z I A 7 dicembre
▶APERTURA STAGIONE INVERNALE Giornata ricca di eventi per festeggiare l’apertura ufficiale della stagione sciistica in uno dei comprensori più belli della Carinzia. Nassfeld. Info: www. nassfeld.at 18 dicembre
▶BAUERNADVENT L’Avvento contadino di Villaco. Gesù Bambino arriverà in battello sulla Drava, entrerà in città con un solenne corteo e distribuirà i suoi doni ai bambini. Villach. Info: www. bauerngman.at 1 gennaio
▶NUOTATA DI CAPODANNO Sul lago Woerthersee si può scegliere “a piacimento” di percorrere a nuoto 25 o 100 metri nell’acqua gelida. Woerthersee. Info: www.carinzia.at
C O N F I N E S L O V E N I A 12 novembre
▶HIT PARADE Concerti di musica nazionalpopolare con complessi provenienti da tutte le regioni della Slovenia. Bled. Info: www.bled.si 25 novembre
▶FESTIVAL DEI DEMONI I Parklji sono dei temibili uomini neri che vanno di casa in casa e spaventano i bambini. Da questa tradizione nasce un evento singolare divenuto vero e proprio festival internazionale. Podkoren. Info: www.kranjska-gora.si 6-11 dicembre
▶COPPA DEL MONDO DI BIATHLON Sull’altopiano boscoso di Pokljuka, vero paradiso per gli appassionati dello sci di fondo, i migliori biatleti del mondo si sfideranno nelle gare singole e a staffetta. Bled. Info: www.biathlon-pokljuka.com 25 dicembre
▶LEGGENDA DELLA CAMPANA SOMMERSA Tra folklore e leggenda, chi suona questa campana e comunica il suo desiderio alla misericordiosa signora del lago, vede realizzare i propri sogni. Bled. Info: www.bled.si 25 dicembre – 1 gennaio
▶IL PRESEPE VIVENTE NEL REGNO DEL GHIACCIO Avete mai visto un presepe vivente con personaggi che calzano i ramponi? E avete mai visto delle cascate verdi che circondano Gesù Bambino invece della solita stalla? Mojstrana. Info: www.kranjska-gora.si 26 dicembre
▶BENEDIZIONE DEI CAVALLI Santo Stefano è venerato come protettore dei cavalli e ogni anno, in varie località della Slovenia, il 26 dicembre è dedicato alla loro benedizione, accompagnata da splendide feste. Kupljenik, Blejska Dobrava, Zirovnica. Info: www.slovenia.info 31 dicembre
▶FESTA DI SAN SILVESTRO Una delle feste di fine anno più suggestiva di tutta la Slovenia: immersi nel paesaggio innevato e ascoltando la musica di vari gruppi si brinderà al 2017. Kranjska Gora. Info: www.kranjska-gora.si
AZIENDA PER L’ASSISTENZA SANITARIA N.2 BASSA FRIULANA - ISONTINA “DENTRO IL CENTRO” MA “FUORI DAL CENTRO”. Inaugurata la nuova sede del Centro di Salute Mentale Alto Isontino a Gorizia Quattordici anni di attesa non sono pochi, ma alla fine dopo tanto aspettare si è inaugurata la nuova sede del Centro di Salute Mentale Alto Isontino, nella suggestiva cornice del Parco Basaglia a Gorizia. Costruita con ben altre finalità, la palazzina è stata rimodulata al suo interno in modo da soddisfare tutte le esigenze che possono avere le persone che si rivolgono a un centro di salute mentale operante sulle 24 ore, i loro familiari, gli operatori, i cittadini tutti. A cominciare dal grande e luminoso atrio che si rappresenta come soglia dinamica tra lo spazio interno e quello esterno e che a tutto fa pensare fuor che di trovarsi in una sede ambulatoriale o in un presidio sanitario: quello che volevamo. Esso accoglie la funzione di front office e apre a una serie di spazi adatti ad accogliere le varie attività di gruppo, i momenti relax, i laboratori, gli spazi di incontro per le associazioni di volontariato e per le attività dei gruppi di familiari, una confortevole sala da pranzo. Al primo piano trovano collocazione le stanze per l’accoglienza sulle 24 ore con disponibilità di 8 posti letto, per le attività di day hospital e per le attività connesse. Al terzo piano sono ospitati alcuni studi per attività di tipo ambulatoriale: colloqui, visite mediche, psicoterapie. Sono anche presenti spazi per riunioni e per gli incontri che si tengono con professionisti e operatori degli altri servizi e delle altre agenzie con cui il Centro collabora. Si è costruita nel tempo una equipe multi professionale che lavora in modo proattivo andando incontro alle persone, nella logica della medicina di iniziativa e rifiutando un atteggiamento di attesa che rappresenta una comodità per gli operatori, ma non risponde certo ai bisogni delle persone. Il Centro si attiva non tanto o non solo per curare malattie ma soprattutto per “prendere in carico“ le persone che nel corso della loro vita sperimentano la sofferenza mentale, garantendo continuità dei percorsi di cura, occupandosi della loro vita a 360 gradi, intervenendo sui determinanti non sanitari di salute (casa-abitare; lavoro-formazione; società) con l’impegno primario di garantire loro, sempre e in ogni circostanza, diritti di cittadinanza. I luoghi principali dove si fa salute mentale sono “i luoghi di vita” delle persone che sperimentano il disturbo mentale: questo fanno quotidianamente gli operatori del Centro, dalle otto di mattina alle venti di sera,
GORIZIA NUOTO, ATTIVITÀ SENZA SOSTA
Prosegue l’attività di Gorizia Nuoto nelle piscine di via Capodistria. Oltre ai corsi di nuoto riservati a terza età, adulti, ragazzi, bambini, neonati, gestanti e diversamente abili, sono confermate le lezioni private e la possibilità di pacchetti sconto per genitori e bambini che desiderano partecipare assieme. Confermati i corsi fitness (acquabike, acquawalking, acquarunning, acquajump, idrogym, step e pilates) e quelli agonistici (nuoto, nuoto per salvamento, sincronizzato, master), sono aperte le iscrizioni al corso per assistente bagnante, che inizie-
questo è ciò che le evidenze scientifiche ci mostrano essere il modo più efficace per fare salute mentale. Quando l’assistente sociale accompagna Antonio al Centro per l’impiego per cercare un lavoro, o l’infermiere va a casa di Giulia a vedere come stanno lei e i suoi familiari, o lo psichiatra va con un medico di medicina generale a incontrare a casa Francesca che non sta bene, o l’educatrice professionale accompagna Mario a far conoscenza con un gruppo con cui socializzare per contrastare la desertificazione dei rapporti sociali che fino ad ora lo hanno oppresso, o l’assistente sociale e l’educatrice professionale aiutano Fabrizio a gestire meglio il suo appartamento messo a disposizione dall’Ater e a vivere meglio i rapporti in condominio, o quando gli operatori vanno dove Antonella lavora perché i suoi colleghi vogliono capire meglio come aiutarla: quando si fanno queste cose allora si può dire che in quel preciso momento si sta definendo lo “spazio operativo” di un Centro di Salute Mentale. Questo ci dice l’intelligenza collettiva, questo ci indica l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Poi a volte c’è bisogno anche di un luogo, da cui partire o ri-partire nel proprio percorso di cura e finalmente questo luogo c’è. E sta in parco Basaglia, a segnare il coraggio di lottare contro lo stigma, contro i pregiudizi - che non sono dei luoghi ma si annidano dentro ai cuori e alle menti delle persone - a presidiare il rispetto per la storia del luogo, a garantire la sua piena fruibilità da parte dei cittadini. Dunque l’inaugurazione è stata l’occasione per puntualizzare anche questo; per ricordare l’impegno del Centro nel recupero di una memoria storica da riconsegnare alla città attraverso il salvataggio dell’Archivio storico dell’Ospedale Psichiatrico; per far vedere interessanti progettualità di possibili sviluppi del parco curati dagli studenti di Architettura; per far conoscere l’avvio di una radio gestita da giovani persone in carico al Centro; per lanciare una progettualità definita nell’ambito del GECT-Go che farà delle tre città di Gorizia, Nova Gorica, Sempeter un laboratorio innovativo di buone pratiche. Franco Perazza rà a febbraio 2017 (possono iscriversi coloro che avranno 16 anni al momento dell’esame). Sempre attivi infine il servizio di parrucchiera unisex e la vendita di accessori per il nuoto per tutti gli iscritti. Ricordiamo infine gli orari di apertura al pubblico per il nuoto libero: lunedì e mercoledì 7.30-9.30/11-15/20.15-21.45; martedì, giovedì e venerdì 7.30-9.30/11-15/20.15-21.15; sabato 8-15; festivi 9.30-17.30. La segreteria per le iscrizioni ai corsi è invece aperta da lunedì a venerdì 7.30-20.30, sabato 8-16, festivi 9.30-17. Info: www.gorizianuoto.com
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5 novembre Buon compleanno mamma! Romeo, Massimo, Daniela, Stefano, Eva, Luigi 15 novembre Felice anniversario Giovanni Matilde 18 novembre Tanti auguri Patty! Sara, Stefania, Carlotta 26 novembre Buon compleanno Antonio Nonna Eda e zii Marco e Donatella 2 dicembre Buon compleanno direttore! Lo staff di iMagazine 2 dicembre Tanti auguri Concetta! Graziana, Marina, Elisa, Cesare, Riccardo, Andrea 8 dicembre Auguri alla cugina Ester! Sonia e Lucia 16 dicembre Buon anniversario a Simone e Elisa Nicola e Morena 24 dicembre A Rosalia i piÚ cari auguri di buon compleanno Andrea, Daniela e Massimo 24 dicembre Buon compleanno Rosalia! Lo staff di iMagazine Mandaci entro il 1º dicembre i tuoi auguri per le ricorrenze di gennaio e febbraio! Li pubblicheremo gratuitamente su iMagazine! Segnalaci giorno, evento, mittente e destinatario e spedisci il tutto via e-mail (info@imagazine.it), via posta ordinaria (iMagazine, c/o via Aquileia 64/a, 33050 Bagnaria Arsa – UD) o via fax (040 566186).
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FARMACIE DI TURNO
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Fonte: Federfarma Gorizia e Udine
AL PONTE via Don Bosco 175 Gorizia, tel. 0481 32515 ALESANI via Carducci 40 Gorizia, tel. 0481 530268 BALDINI corso Verdi 57 Gorizia, tel. 0481 531879 COMUNALE 1 via San Michele 108 Gorizia, tel. 0481 21074 COMUNALE 2 via Garzarolli 154 Gorizia, tel. 0481 522032 D’UDINE piazza San Francesco 5 Gorizia, tel. 0481 530124 MARZINI corso Italia 89 Gorizia, tel. 0481 531443 MADONNA DI M. via Udine 2 Lucinico, tel. 0481 390170 PROVVIDENTI via Oberdan 3 Gorizia, tel. 0481 531972 TAVASANI corso Italia 10 Gorizia, tel. 0481 531576 TRAMONTANA via Crispi 23 Gorizia, tel. 0481 533349 FARO via XXIV Maggio 70 Brazzano, tel. 0481 60395 STACUL via F. di Manzano 6 Cormons, tel. 0481 60140 LUZZI via Matteotti 13 Cormons, tel. 0481 60170 ROJEC via Iº Maggio 32 Savogna d’Is., tel. 0481 882578 PIANI via Ciotti 26 Gradisca d’Is., tel. 0481 99153 BACCHETTI via Dante 58 Farra d’Is., tel. 0481 888069 CINQUETTI via Manzoni 159 Mariano d. Fr., tel. 0481 69019 MORETTI via Olivers 70 Mossa, tel. 0481 80220 LAZZARI via Petrarca 15 Moraro, tel. 0481 80335 DELLA TORRE via Latina 77 Romans d’Is., tel. 0481 90026 SORC piazza Montesanto 1 S. Lorenzo Is., tel. 0481 80023 LABAGNARA via Monte Santo 18 Villesse, tel. 0481 91065
TRESCA via XXIV Maggio 1 Aiello d. F., tel. 0431 99011 CORRADINI c.so Gramsci 18 Aquileia, tel. 0431 91001 SORANZO via Vittorio Veneto 4 Bagnaria Arsa, tel. 0432 920747 RUTTER c.so Marconi 10 Campologo Tapogliano, tel. 0431 999347 COMUNALE via Monfalcone 7 Cervignano d.F., tel. 0431 34914 SAN ANTONIO via Roma 52/1 Cervignano d.F., tel. 0431 32190 LOVISONI p.zza unità 27 Cervignano d.F., tel. 0431 32163 DEBIASIO via Gramsci 55 Fiumicello, tel. 0431 968738 MONEGHINI via Roma 15/A Ruda, tel. 0431 99061 SATTI via 2 Giugno 4 Terzo d’Aquileia, tel. 0431 32497 GRIGOLINI p.zza del Popolo 2 Torviscosa, tel. 0431 92044 SANTA MARIA via San Antonio Villa Vicentina, tel. 0431 967263 FLEBUS via Montello 13 Visco, tel. 0432 997583 FAVARO via Roma 48 S. Vito al Torre, tel. 0432 997445 FACINI borgo Cividale 20 Palmanova, tel. 0432 928292 LIPOMANI borgo Aquileia 22 Palmanova, tel. 0432 928293 MORANDINI piazza Grande 3 Palmanova, tel. 0432 928332 RAMPINO piazza Venezia 15, San Canzian d’Is., tel 0481 76039 DI MARINO via Redipuglia 77, Fogliano, tel 0481 489174 CORAZZA via Buonarroti 10, Capriva del Friuli, tel 0481 808074 RAJGELJ CHIARA via Scuole 9, Medea, tel 0481 67068
COMUNE DI GORIZIA Dati: N.P.
Recapiti: 0481 383276, www.comune.gorizia.it
COMUNE DI VILLESSE
Abitanti: 1.680 (dati Anagrafe ago - set 2016) nati 1, deceduti: 5, immigrati: 10, emigrati: 17, matrimoni: 2 Recapiti: 0481 91026, www.comune.villesse.go.it
COMUNE DI MOSSA Abitanti: 1.565
(dati Anagrafe apr - set 2016) nati 4, deceduti: 6, immigrati: 22, emigrati: 36, matrimoni: 9 Recapiti: 0481 80009, www.comune.mossa.go.it
COMUNE DI MEDEA Abitanti: 956
(dati Anagrafe ago 2016) nati 2, deceduti: 1, immigrati: 6, emigrati: 1, matrimoni: 1 Recapiti: 0481 67012, www.comune.medea.go.it
COMUNE DI CERVIGNANO DEL FRIULI Abitanti: 13.772
(dati Anagrafe lug - ago 2016) nati 20, deceduti: 18, immigrati: 84, emigrati: 59, matrimoni: 6 Recapiti: 0431 388411, www.cervignanodelfriuli.net
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12-18
05-11
2015 | 97 NOVEMBRE| marzo-aprileDICEMBRE
Le farmacie contrassegnate dal fondino arancione anticipano di un giorno le date di turno indicate.
COMUNE DI GRADISCA D’ISONZO Dati: N.P.
Recapiti: 0481 967911, www.comune.gradisca-d-isonzo.go.it
COMUNE DI FARRA D’ISONZO Abitanti: 1.717
(dati Anagrafe ago-set 2016) nati 2, deceduti: 3, immigrati: 1, emigrati: 10, matrimoni: 0 Recapiti: 0481 888002, www.comune.farra.go.it
COMUNE DI MARIANO DEL FRIULI Dati: N.P.
Recapiti: 0481 69391, www.comune.marianodelfriuli.go.it
COMUNE DI S. LORENZO ISONTINO
Abitanti: 1.549 (dati Anagrafe ago - set 2016) nati 2, deceduti: 1, immigrati: 1, emigrati: 8, matrimoni: 3 Recapiti: 0481 80026, www.comune.sanlorenzoisontino.go.it
COMUNE DI CORMÒNS Dati: N.P.
Recapiti: 0481 637111, www.comune.cormons.go.it
G - F O RI FLO ISO ARRA ZIAG ED N RO RIAN TINO D’ISO RADI IZION MA O D - C NCZ SC E NS EL OR EORC-E A D PER D’I COL MO VMROV ’ISO LE SO LI NS GIOGRAIG NZ FAM 32695 NZ O - - D RNRON O O - M OL IAZN-AM - CA IGLI |/220011026 VIL ARI EG IAONOO PR E D LES AN NA SDSAD IVA I SE O D DEL E-LESAL DE - CE EL CO FNRF L F RV FRIU LLI LIROUIRU RIU IGN LI O - LENL LI AN - M SANI ZIO O D EDE . F. A -
98 | maggio-giugno 2015 | 98 | marzo-aprile 2012 |
Nadal sul iazo de casa - fa un poco de zima.
Božič na domačem ledu »Nekam hladno je ...« Weihnachtlicher Eistraum zu Hause - Es ist ein bisschen kühl.
Nadâl su la glace di cjase. - al fâs un tic frescut.
Nadal sul giàs de casa - Fa un poc freschèt
Natale sul ghiaccio di casa. - fa un po’ freschetto. Per le traduzioni si ringrazia: Marjeta Kranner e Anna Magaina (sloveno), Isa Dorigo - Ufficio comunità linguistiche Regione FVG (friulano), Iris Jammernegg - Università di Udine (tedesco), Marianna Martinelli (bisiaco), Alessandro Samez (triestino).