Tokelau Island Reportage

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€ 6,00 (IN ITALIA) - N. 667 - ANNO LVI - NOVEMBRE 2017 - P.I. 02/11/17

mensile internazionale di navigazione

Poste Italiane S.p.A. Spediz. in abbon. postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27 02/2004 n.

46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/02/2012

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LE PROVE IN MARE

Saloni d’autunno LE NOVITÀ

Azimut Yachts S7 Selva Marine GT 342 Absolute Yachts 58 Fly Invictus Yachts 280 CX Jeanneau Leader 33 Sportop

Intervista: Luca Brancaleon Nuovo Codice della Nautica Viaggi: Mediterraneo Orientale, Cipro Sud Pacifico, Arcipelago di Tokelau Cultura: Il futuro dei fari Mimics: le alghe artificiali

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SUD PACIFICO: ARCIPELAGO DI TOKELAU

Un Paradiso Dimenticato Il tempo sembra essersi fermato nei tre atolli sperduti di Tokelau, centinaia di chilometri a nord di Western Samoa, dove la vita, come nel passato, scorre lentamente e i servizi sono pressochĂŠ nulli. Un vero eden nascosto tra le acque del Pacifico.

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Testo e foto di Isabella e Martino Motti


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Sud Pacifico Arcipelago di Tokelau

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L

’appuntamento con Steve Brown del Dipartimento per la Conservazione dell’Ambiente di Tokelau che ha sede ad Apia, capitale di Western Samoa, è alle I9.30 sul molo. Il Nivaga II é già lì, pronto ad accogliere il suo carico di passeggeri e di merci sulla via di Tokelau. Ci aspettano 36 ore di navigazione in oceano aperto per raggiungere il primo degli atolli di questo arcipelago, 300 miglia a nord. Sono già le 20.00, Steve ancora non si vede, ah già, dimenticavo che il tempo a Samoa scorre molto più lentamente che per noi, abituati agli stressanti ritmi occidentali. Ma eccolo finalmente! Barba lunga ma curata, camicia stile hawaiano semi-sbottonata e bermuda, arriva a bordo di una rombante motocicletta alla easy rider. Questo australiano a Samoa sarà il compagno di

viaggio della nostra avventura. Dunque, c’è tutto! Minicompressore, quattro bombole, cinture, piombi, macchine fotografiche, quanto basta, non importa se nella foga dimentichiamo da bere. Aspetteremo fino alla mattina dopo, quando apriranno le cucine di bordo. Il Nivaga II, dicevo, era già lì: un cargo di 60 metri,

apparentemente consumato dai lunghi viaggi, anche un po’ arrugginito, ma modernissimo nella strumentazione di bordo, è il mezzo di trasporto che collega, una volta ogni sei mesi, Tokelau a Western Samoa (il più vicino aeroporto). Una lunga fila di persone, tra cui bambini e donne avvolte in lunghi parei, attende di imbarcarsi con sacchi, stuoie e scatoloni. Il cielo comincia a fondere i colori incandescenti che solo qui i tramonti riescono ad avere. La musica non manca: sono le voci in coro di chi non ha fretta e vive ingannando il tempo, in coro con battiti di mani e voci strascicate. C’è odore di caldo e di mare, si aspetta. Finalmente riusciamo a conquistarci un piccolo spazio sul ponte: la nave brulica di

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persone. Le poche cabine sono occupate dai rappresentanti del governo che si recano al General Fono, riunione che si tiene ogni sei mesi per discutere e risolvere i problemi di Tokelau. La traversata ha inizio. Nell’oscurità, sotto un cielo diverso - quello dell’emisfero australe - restiamo a guardare la Croce del Sud, più

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luminosa di tutte le altre costellazioni. Ci si addormenta cullati dalle lunghe onde del Pacifico. Le ore di viaggio scorrono ora lente a fissare l’orizzonte, ora veloci a parlare con la gente, a progettare le immersioni, a prendere appunti. Fino all’alba di due giorni dopo quando Fowa, originario di Tokelau, Ministro della Pesca, viene a svegliarci. È ora: in lontananza si intravvedono i profili delle palme e le onde che si infrangono sul reef di Fakaofo, il primo dei tre atolli. Saliamo con la nostra attrezzatura su uno dei grossi dinghi di alluminio che fanno la spola tra l’isola e il Nivaga per trasportare persone e cose. È eccitante pensare che mai nessuno si è immerso con le bombole in questi fondali. Via nel blu! Abbiamo tre quarti d’ora di tempo prima che il dinghy ripassi a prenderci sul punto prefissato. L’acqua è caldissima: come una visione sparisce veloce sotto di noi una enorme tartaruga. Cerchiamo di seguirla, ma si inabissa rapida lungo la parete. Il reef sotto di noi scende prima dolcemente fino a circa 30 metri e poi improvvisamente a picco. La visibilità è buona: un attimo per orientarsi, un occhio al computer, siamo già a trenta metri. Intorno a noi una quantità di pesce mai vista: enormi carangidi luccicano ai raggi del sole filtrati dall’acqua, come le superfici sfaccettate di un diamante rifrangono la luce in toni colorati. Potenti e veloci ci precedono come per accompagnarci, noi primi visitatori, alla scoperta del loro misterioso e fiabesco mondo. Le cernie, curiose e guardinghe, con i loro grandi occhi ci scrutano con sospetto. I pesci balestra, invece, se ne restano in disparte, solitari, con la loro buffa forma appiattita mentre i pappagallo ora sbucano, ora si nascondono timidi. I pesci pagliaccio sono sem-

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pre gli stessi: giocherelloni e allegri sono i più simpatici nell’intrattenere noi ospiti con le loro giravolte aggraziate di giullari di corte. I piccoli damigella fanno ala fino ai pesci imperatore che, spavaldi e regali, sfoggiano la loro importante livrea. Tutto intorno branchi enormi di chirurgo gialli si affollano e ci circondano da ogni parte: la festa in nostro onore è iniziata,

sembra persino di udire della musica ritmata solo dal nostro respiro nell’erogatore. Altri branchi arrivano da ogni direzione: piccoli Anthias viola sono come un omaggio floreale e i pesci scoiattolo si avvicinano compatti e numerosi. Siamo nel pieno del divertimento: la nostra visita a palazzo è estremamente gradita, ma i minuti scorrono troppo veloci e, come

in ogni fiaba che si rispetti, allo scoccare del tempo stabilito si deve ritornare alla realtà. Uno squalo pinna nera si avvicina per l’ultimo saluto mentre due grosse murene sgusciano fuori dai coralli quasi per indicarci la via del ritorno. A un branco di fucilieri gialli e blu il compito di accompagnarci nella ultima parte di questa immersione “da favola”! Risaliamo in superficie: la lunga onda del Pacifico ci nasconde la vista del Nivaga. I dinghy di alluminio continuano a fare la spola tra Fakaofo e la nave: ecco, ci hanno visto. Nel frattempo hanno anche pescato qualcosa: siamo discretamente affamati, ma non al punto di addentare subito un pesce crudo, come fa invece il nostro amico Fowa. È tempo di tornare alla base: si riparte per Nukunonu, il secondo degli atolli che si trova a otto ore di navigazione verso Nord-Ovest. Ci aspetta sull’isola un banchetto sontuoso imbandito in onore del General Fono: su una lunga tavola, all’ombra di tettoie di foglie di palma e di pandano intrecciate, fanno bella mostra di sè tutti i prodotti commestibili che la natura può offrire in questo paradiso: enormi granchi dal sapore dolce, pesce arrostito o cotto nel latte di cocco, il gustosissimo Oka (pesce crudo marinato in succo di limone con fettine di cipolla e chilli), taro bollito (una specie di tubero simile alla patata), sottili fette dell’albero del pane fritte, banane cucinate nei modi più disparati, il tutto presentato in cesti di foglie intrecciate ornate di fiori. E ancora un budino di papaja

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(Supo Esi) e il famoso e squisito Palusami (crema di cocco cucinata nel tradizionale Umu, un forno scavato nella terra) avvolto in foglie di taro e di banana. Si beve Kaleve, una sorta di liquore ricavato dalla linfa delle palme fatta fermentare, o il succo delle noci di cocco non ancora mature, freschissimo e leggermente frizzante. Ci sediamo all’ombra mentre, approfittando del momento di relax, ci abbandoniamo ai suoni e ai profumi di questa calda atmosfera meridiana. Il fruscio delle palme nel vento fa da eco all’infrangersi delle onde contro la barriera... e quasi ci si addormenta. La sera è tutto diverso; la brezza rinfresca la terra riarsa mentre fervono i preparativi per la “Fiafia Night”, serata di celebrazione fatta di canti e danze popolari. Il gruppo delle donne spicca particolarmente per il contrasto tra la pelle scura e i coloratissimi Lavalava (pareos) in cui sono avvolte. I capelli neri e lucidi sono intrecciati di fiori e ghirlande, ma quello che colpisce di più è la grazia degli atteggiamenti e la dolcezza degli sguardi. Accompagnano i canti con movimenti lenti e ondeggianti, quasi a ricordare il perenne alzarsi e abbassarsi delle onde. Sorridono e si inchinano, modeste, ma allo stesso tempo altere come regine. Lo spettacolo continua fino all’arrivo degli uomini: inizia qui la parte più eccitante. I tamburi tradizionali scavati nel legno vengono suonati con una tal foga e precisione di ritmi che non si riesce a stare fermi. Saltano, urlano perfettamente a tempo e in coro, a dimostrare la forza e la decisione virile, in un crescendo di voci, di cadenze e di movimenti tale da rimanere sbalorditi. È tardi: le stelle si sono già accese. Alla fine del sesto giorno a Tokelau è fin troppo facile per noi “Palagi” - stranieri - arrivati da lontano, perdere un po’ la rotta e non capire da che mondo siamo venuti. Forse è meglio fare finta di niente. Manuia le po. Buona notte. Storia e politica Abitate fin dall’anno 1.000 da Polinesiani, sono state avvistate nel I765 dal capitano John Byron sul Dolphin e nel 200 Abbonamento n. 5065 valido dal 01/10/2016 al 28/12/2017 - Licenza esclusiva a martino motti

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1791 dal Capitano Edwards mentre era alla ricerca degli ammutinati del Bounty. Divennero protettorato Britannico nel I877 e nel I925 passarono sotto l’amministrazione della Nuova Zelanda nonostante gli uffici amministrativi abbiano sede ad Apia (Samoa). Il General Fono, che si incontra a Tokelau ogni 6 mesi è l’autorità governativa locale di cui fanno parte i delegati delle tre isole, i rappresentanti provenienti da Samoa e l’amministratore di Tokelau dalla Nuova Zelanda. In questo meeting vengono determinate priorità e si decide via via sui bisogni principali delle isole. La popolazione di circa 1400 abitanti conduce una vita a sé, per così dire isolata dal resto del mondo se non tramite un servizio di approvvigionamento mensile da Western Samoa e un servizio di telecomunicazioni con Apia. A Tokelau non esistono aeroporti né collegamenti inter-atolli, né telefono e non c’è alcuna organizzazione o struttura per accogliere i turisti, eccetto oggi il piccolo hotel Luanaliki, il resort Fale Fa a Nukunonu e qualche alloggio presso gli isolani. Risorse e cultura La vita e la cultura di Tokelau sono inevitabilmente incentrate sul mare che ha sempre fornito ricchezza di risorse laddove la terra si è invece dimostrata avara. La pesca in particolare ha avuto un ruolo sociale e culturale significativo, intorno al quale si è evoluto lo stile di vita dei Tokelauani, soprattutto per uso domestico. La terra offre solo cocco, taro (tubero simile alla patata), pandano, banane e frutti dell’albero del pane. Maiali e polli vengono allevati, ma consumati solo in occasioni speciali. Il Consiglio degli Anziani, secondo la legge per cui l’età regola la saggezza, ha sempre avuto il compito di custodire il sapere relativo alle tecniche di sfruttamento delle risorse naturali della comunità, mantenendo ordine e stabilità e proteggendone la conservazione. Sono però in corso profondi cambiamenti: il sistema capitalistico ha totalmente alterato le tecniche di utilizzo dell’ambiente. L’esperienza degli anzia-

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Conservazione e difesa delle risorse marine Esistono tuttavia ancora leggi per la conservazione delle pratiche tradizionali in difesa delle risorse marine. I vecchi pescatori (Tautai) sanno quali sono le tecniche meno distruttive a seconda del tipo di pesce. Per esempio nella pesca del polpo conoscere il comportamento dell’animale consente di pescarlo con un bastoncino appuntito, in modo da non danneggiare il corallo o usare veleno. Le tartarughe poi sono ancora oggi considerate sacre e solo alcuni capi pescatori hanno il diritto di pescarle. La tartaruga pescata deve essere poi divisa con tutta la comunità. La tradizione vuole che chiunque trovi un nido di tartaruga con le uova non si impossessi delle uova stesse, ma sia obbligato a catturare l’animale che le ha fatte. Siccome questo implica una lunga attesa del cacciatore presso il nido la tartaruga non viene presa quasi mai. Inoltre si cerca di catturare pesce pelagico piuttosto che le specie che popolano il reef o la laguna, riservate invece alla pesca quando le condizioni del tempo non permetto l’uscita in ma-

NOTIZIE UTILI

re aperto. Altre misure per la conservazione dell’ambiente marino seguono il cosiddetto sistema “Lafu”: ogni anno, per esempio, quando i venti dominanti cambiano direzione, la parte sopravento del reef viene interdetta alla pesca, così da poter favorire un più veloce ripopolamento ittico di questa porzione della barriera. Oggi un problema comune a molte regioni del Pacifico è il declino della cultura tradizionale causato dall’influenza dei cambiamenti economici. A questo proposito sono stati introdotti a Tokelau diversi provvedimenti. Per esempio nella scuola primaria si sta cercando di trasmettere e di tramandare alle nuove generazioni gli usi e costumi, lo stile di vita e la lingua originaria, ma per quanto nelle scuole secondarie i giovani che vogliono studiare devo-

Australia

Arcipelago Isole Tokelau

Oceano Pacifico del sud

Collocazione geografica L’arcipelago di Tokelau consiste di tre atolli corallini chiamati Atafu, Nukunonu e Fakaofo. Si trova 300 miglia a nord di Western Samoa proprio appena fuori dalla zona equatoriale secca del Sud Pacifico. L’arcipelago ricopre un’area di I2 chilometri quadrati suddivisi in 127 isolette (motu) per un’area totale di laguna di I87 chilometri quadratii. L’altezza massima delle isole è di cinque metri sul livello del mare. Nukunonu é l’atollo principale e il più esteso. La temperatura media è di 28 gradi, con luglio quale mese più fresco e maggio il più caldo. Le precipitazioni rag-

no purtroppo lasciare gli atolli per trasferirsi nella “vicina” (a circa 3500 km) Nuova Zelanda. Non sono molti quelli che ritornano. Per un isolano, infatti, è difficile vivere serenamente il contrasto che si è creato in seguito all’influenza della tecnologia occidentale e del lavoro salariato. A Tokelau il turismo è ancora marginale, ma l’influenza dei paesi industrializzati ha sicuramente toccato soprattutto le nuove generazioni che cercano, non senza difficoltà, un equilibrio tra lo stile di vita tradizionale e il miraggio di un mondo diverso. Il declino delle attività basate sulla cooperazione degli individui si è rivelato deleterio per l’unità, il benessere e il morale della gente. Il paese oggi è a un punto cruciale in cui sente il bisogno di accrescere le comunicazioni con il resto del mondo e di aprirsi a uno sviluppo che “faciliterebbe” il sistema di vita degli isolani, ma preservando le sue bellezze naturali e l’ecosistema.

giungono i 280 centimetri l’anno e nei mesi da dicembre a febbraio sono frequenti i cicloni. L’ultimo di una certa entità è stato Percy nel 1995. Dove dormire Hotel Luana Liki In Nukunonu, Tokelau - Rate: NZ$ 50.00 per night, including all meals. Owner organizes special eventssuchasfishing,coconutcrabhuntandcampingservicesontheremoteislands. Phone: +690 4140 - Fax: +690 4108 Falefa Resort In Nukunonu, Tokelau - Rate: NZ$ 25.00 per night, including all meals - Phone: +690 4137/4139 - Fax: +690 4108 Ufficio per il turismo Tokelau Tokelau Liaison Office - Apia, Samoa - Phone: +685 20822/20823/22007 Fax: +685 21761 - http://www.tokelau.com/

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ni nella gestione delle risorse non è più richiesta e di conseguenza la loro autorità non è più riconosciuta. Ultimamente si è verificato un sensibile aumento di barche di alluminio (dinghy) con motori fuoribordo a sostituire le canoe tradizionali. Le esigenze moderne sono sempre più difficilmente conciliabili con i sistemi tradizionali. Le possibilità e le richieste odierne di vendere pesce a Samoa sono direttamente collegate allo sviluppo dei mercati d’oltremare, per cui spesso la richiesta è superiore a ciò che le risorse stesse possono offrire.


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