SY 40 - capt Marco Covre

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captain’s corner

Da quale parte del mondo proviene comandante? Sono nato e cresciuto in Sardegna, anche dal punto di vista “marittimo” Come si è avvicinato al mare? Ho ereditato la passione per il mare da mio padre il quale in da bambino mi portava a veleggiare con una deriva (un fantastico lying junior) nelle acque dell’arcipelago della Maddalena; avevo solo 5 anni, ma il mare mi sembrava già mio. Scuola di formazione? Ho conseguito il diploma di liceo classico, poi qualche anno di università, ma alla ine ha prevalso il richiamo del mare. A seguire quindi ho conseguito tutte le patenti e le abilitazioni necessarie al comando delle grandi imbarcazioni. Quali sono i suoi primi ricordi del mare e delle barche? Ricordo le folli planate sulla deriva di mio padre e la mia prima “traversata” in solitaria: da Porto Pollo all’Isola di Spargi, nell’Arcipelago di La Maddalena! Avevo 6 anni: quelle sole 2 miglia hanno segnato per sempre la mia vita. Fu allora che decisi che avrei fatto del mare la mia passione e la mia professione. Com’è stato l’impatto col mondo del lavoro vero e proprio? Dopo aver fatto varie esperienze sia in mediterraneo che ai Caraibi a bordo di barche private e da charter svolgendo varie mansioni quali marinaio, cuoco, aiuto comandante, nel 1990 a soli 25 anni ho fondato la “Windsport” una società di charter. Dopo aver comprato “Senda Manna” (in sardo tesoro grande) ho iniziato l’attività navigando professionalmente in Mediterraneo e nei Caraibi. Già da qualche anno, oramai in dal 2003, ho afidato la mia società a terzi per fare stabilmente il comandante sui megayacht di privati o di società sia per charter che ad uso proprio. Quali le prime esperienze in mare? A 16 anni con l’aiuto di mio padre ho acquistato un semicabinato a vela di 6 metri con il quale ho circumnavigato la Sardegna e la Corsica in solitaria. I miei amici avevano il motorino: io la barca a vela. Evidentemente una prospettiva di vita differente. Precedenti esperienze di comando? In questi anni ho avuto il piacere di comandare barche particolarmente valide e marine.Tra le ultime ricordo “Adriatica” progetto di Ernesto Scomachen, con la quale ho fatto il giro del mondo per conto di Rai tre nell’ambito della trasmissione televisiva “Velisti per Caso”; poi la navetta explorer “Indian” della serie Naumachos dei Cantieri Navali di Pesaro con la quale ho navigato ben 39.000 miglia in tre anni; “Vitadimare” Darwin Class del Cantiere delle Marche di Ancona progettato da Sergio Cutolo; la navetta explorer “Percheron” un altro Darwin Class del Cantiere delle Marche con il quale lo scorso ottobre ho traversato l’Atlantico dal Mediterraneo ino alla Florida; “La Sella Del Diavolo” un catamarano “one-off” del progettista Olivier Racoupeau. Quali caratteristiche ha la barca che sta comandando?

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di Martino Motti

INTERVISTA AL COMANDANTE MARCO COVRE


Attualmente sono al comando di “La Sella Del Diavolo” un catamarano in alluminio di 33 metri per 13 di larghezza. Una barca fantastica, comoda, spaziosa e piacevole da navigare. Il suo albero in carbonio di 42 metri permette di issare a riva una supericie velica di ben 850 metri quadrati e raggiungere una velocità di crociera attorno ai 12 nodi, nonostante le 120 tonnellate di stazza. Nata per soddisfare le esigenze di un armatore privato, e’ stata recentemente introdotta anche nel mondo del charter. Marina preferita? Un marina deve necessariamente soddisfare una serie di requisiti che ogni comandante cerca quali: sicurezza, assistenza e servizi, facilita’ di collegamenti a terra, eficienza e un ambiente piacevole e rilassato. Sono sicuramente tante le marine in Italia e in Mediterraneo che si riconoscono in questa descrizione; io preferisco la “Marina di Olbia Yacting Services” poiché a questi requisiti aggiunge anche una posizione strategicamente perfetta: a due passi dall’aeroporto di “Olbia Costa Smeralda” e dal centro città. E’ inoltre una base di partenza ideale per le crociere verso la Costa Smeralda, Corsica oppure lungo la costa est della Sardegna. Rotta preferita? Essendo sardo ovviamente preferisco navigare nelle acque di questa magniica isola. Non credo di esagerare dicendo che la Sardegna vanta un mare tra i più belli al mondo. Ho avuto modo di navigare molto nei Caraibi e in Mediterraneo, ma i colori della Sardegna li ho trovati solo in Polinesia e in pochi altri luoghi. Ciò detto, tra le mie mete preferite cito le Grenadines, Los Roques e La Guadalupa per i Caraibi, isole Fiji, Arcipelago delle Cook e Isole della Società in Oceano Paciico e Turchia, Grecia e Baleari per il Mediterraneo Quali innovazioni del mondo dello yachting l’hanno maggiormente colpita e perché? Senz’altro in questi ultimi anni il livello tecnologico nel campo nautico è cresciuto in maniera esponenziale. L’uso del carbonio e materiali performanti sia per la produzione di scai che di attrezzature ha rappresentato una svolta e ha permesso il raggiungimento di traguardi sino a pochi anni fa impensabili. Basti considerare le velocità toccate dai catamarani durante la recente Coppa America. Nel campo della sicurezza in mare si è arrivati ad una maggiore consapevolezza dei rischi che la navigazione comporta con conseguente adeguamento, aggiornamento e miglioramento delle dotazioni obbligatorie a standard più elevati. Anche la sensibilità e il rispetto per l’ambiente sono cresciuti negli ultimi anni. Sono molte le imbarcazioni a montare le nuove propulsioni ibride con motori elettrici che ormai hanno raggiunto potenze elevate e perfettamente in linea con quelle richieste dai nuovi megayacht. La peggiore avventura mai capitata nella sua esperienza di capitano? Chiunque svolga un lavoro a contatto con la natura e all’aria aperta sa bene che una delle principali variabili che può fare la differenza tra una bella avventura e una brutta bastonata è la meteorologia. Un bravo marinaio prima di considerarsi tale deve essere soprattutto un bravo meteorologo. Durante le varie traversate oceaniche e navigazioni in giro per i mari di mezzo mondo qualche bastonata mi è arrivata ma mi ha più insegnato che spaventato. Fatta questa doverosa premessa, ricordo una volta in cui ai comandi di poppa di una navetta da 250 tonnellate in manovra in una caletta sperduta dell’isola di Ustica, si bloccarono le manette con motori indietro. Ero a pochi metri dagli scogli e solo la catena dell’ancora ilata a prua mi salvò da una disastrosa collisione. Cosa pensa del suo ruolo di capitano e del mondo dello yachting in cui si trova ad operare? Oggi inalmente la igura professionale del comandante di yacht è uficialmente riconosciuta dalle autorità che inquadrano i marittimi in appositi registri e li equiparano ai colleghi della marina mercantile. Anche sul piano giuridico ne sono riconosciuti i diritti ma soprattutto doveri e responsabilità. Il livello di preparazione e di professionalità è cresciuto di pari passo con lo sviluppo di questo settore e oggi i comandanti sono professionisti in grado di gestire oggetti dal valore di milioni di euro navigando in tutte le parti del mondo, soddisfacendo le esigenze di armatori che chiedono ormeggi e ancoraggi in luoghi dove sarebbe già dificile ancorare un gozzetto.

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