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INFRASTRUTTURE
RED HAT E KUBERNETES VERSO L’EDGE COMPUTING
Dopo l’anteprima avvenuta a KubeCon, è ora disponibile in Italia la versione 4.5 della piattaforma OpenShift. Oltre al mondo IoT, l’attenzione è sugli ambienti di virtualizzazione.
Dopo l’anteprima presentata in estate alla manifestazione “KubeCon” (evento, quest’anno forzatamente virtuale, dedicato al mondo Kubernetes), è da poco disponibile in Italia la versione 4.5 di Red Hat OpenShift, ricca di novità. In particolare, l’ultima release della piattaforma basata su Kubernetes e creata per il supporto di applicazioni tradizionali e cloud-native si indirizza ora con maggior attenzione alle problematiche collegate all’edge computing. “Ormai sono numerosi i settori coinvolti dall’utilizzo di oggetti connessi e scambio di dati fra periferia e centri di elaborazione”, ha spiegato Natale Vinto, principal product marketing Manager di Red Hat OpenShift, “e fra questi troviamo le telecomunicazioni con il 5G, le industrie con l’automazione delle supply chain o i trasporti con l’ottimizzazione dei motori”. In linea generale, l’edge computing lavora in un ambiente con un numero limitato di risorse, ma la nuova versione di OpenShift può funzionare addirittura con tre sole macchine, tra le quali sono combinati i ruoli di nodo master e di lavoro. Questo approccio rende OpenShift adatto a operare in ambienti edge. Red Hat ha lanciato anche Advanced Cluster Manager, un tool che consente di registrare e gestire cluster remoti collocati in periferia. La combinazione di OpenShift spostato in location edge e gestito da Advanced Cluster Manager consente al vendor di indirizzarsi soprattutto verso i mondi del 5G e dell’IoT industriale. OpenShift 4.5 introduce anche la nuova Virtualization Platform: “Questa evoluzione trae spunto dal precedente sviluppo del progetto Kubvirt, che ha l’ambizione di trattare le macchine virtuali come container”, ha illustrato Vinto. Le organizzazioni IT possono ora portare verso Kubernetes workload standard basati su macchine virtuali, eliminando i silos tipicamente esistenti fra stack applicativi tradizionali e cloud-nativi. Con questi ultimi sviluppi, Red Hat intende rafforzare la propria posizione di contributor storico e guida del percorso di sviluppo di Kubernetes, divenuto di fatto l’evoluzione del concetto di application server. “I clienti scelgono la nostra declinazione di classe enter-
Natale Vinto
prise”, ha puntualizzato Vinto, “perché fornisce un’esperienza unificata su tutti i cloud e aiuta nella creazione di applicazioni moderne containerizzate. Abbiamo oltre duemila clienti, fra i quali anche realtà come Poste Italiane, Brianzacque e Helvetia”. R.B.
L’AUTOMAZIONE È IL SEGRETO DELLA VELOCITÀ
Appian punta sull’integrazione del business nel ciclo di sviluppo, ponendosi come partner della trasformazione digitale e culturale dei clienti.
Molti tool e applicazioni, come li conosciamo oggi, avranno un ruolo e un peso ben diversi una volta terminata la lunga fase dell'emergenza sanitaria. Matt Calkins, Ceo e fondatore di Appian, dal palcoscenico (virtuale) dell’annuale evento europeo ha sottolineato il ritmo dei cambiamenti oggi richiesti. “In questo 20202, ha detto Calkins, “è apparso chiaro quanto servano tecnologie che consentano di costruire rapidamente le applicazioni necessarie a salvare il business e le relazioni con clienti e personale interno. Occorre avere il coraggio di fare scelte best-of-breed verso strumenti effettivamente utili per ogni attività e non rifugiarsi nei silos proposti come soluzioni dai grandi player”.
Il giusto mix di ingredienti
Nella visione di Calkins, perché tutto funzioni in modo veloce e affidabile, occorre costruire un equilibrato mix di ingredienti per lo sviluppo, un mix fatto di intelligenza artificiale e aumentata, Rpa (robotic process automation), gestione dei workflow e componente umana. L’approccio best-of-breed non è nuovo, ma in passato ha funzionato poco per l’incapacità di superare l’ostacolo dell’integrazione. Per questo le suite applicative pre-pacchettizzate hanno funzionato tanto bene. Ma ora Appian si propone di andare oltre. “Abbiamo la prima e unica piattaforma aperta. Ci sono i nostri workflow, la nostra Rpa e Google AI da utilizzare subito, ma se serve integrare tecnologia di altri player, siano essi UiPath e Automation Anywhere per la Rpa o Microsoft e Amazon per l’intelligenza artificiale, possiamo fare in modo che tutto funzioni al meglio”, ha aggiunto Calkins.
Il cambiamento culturale
L’ambizione ultima di Appian è di proporsi non più semplicemente come piattaforma per lo sviluppo applicativo, ma come partner di riferimento per la trasformazione digitale. Tra i clienti italiani c'è Iccrea, banca che ha ricostruito da zero tredici applicazioni core in un solo anno. Poste Italiane, invece, ha utilizzato Appian “per abilitare un cambiamento culturale prima ancora che tecnologico, ribaltando una situazione precedentemente molto frammentata e portando a oggi 1.500 persone a lavorare tutte nello stesso modo”, ha spiegato il responsabile della trasformazione digitale di Poste Italiane, Luca Verducci. Il cambiamento culturale origuarda in-
nanzitutto le strutture IT delle aziende. “In molte realtà italiane le figure dell’innovazione non fanno parte integrante di una componente che finisce per dedicare la maggior parte del tempo alla gestione dell’ordinario”, conferma Silvia Fossati, managing director di Appian Italia e area vice president per il Sud Europa. “La nostra value proposition parte dalla drastica riduzione del Tco, con l’automazione di attività legate per esempio agli aggiornamenti o alla gestione ibrida, per liberare risorse da dedicare all’innovazione. Ma a questo occorre abbinare formazione e cultura interna, com’è già successo negli ultimi anni con l’affermazione del cloud”. Un settore sul quale l’azienda sta concentrando molto l’attenzione è quello finanziario, per il quale esiste un forte bisogno di automazione. “Anche in Italia i processi di digitalizzazione richiedono velocità ed è per questo che riteniamo di avere l’approccio più corretto per supportare queste realtà nell’attuale periodo storico”. R.B.