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CYBERSECURITY
CITTÀ DIGITALI, DANNI MATERIALI
Semafori intelligenti, impianti di irrigazione, ospedali: gli attacchi diretti su questi bersagli possono avere effetti gravi. Bilanciare rischi e vantaggi è la strada da percorrere.
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OTTOBRE 2021
L
a smart city è il regno dell’iperconnessione, un luogo in cui quasi tutto e tutti sono parte di una rete di scambio di dati in tempo reale: i mezzi di trasporto, le infrastrutture di distribuzione dell’energia, gli edifici tappezzati di sensori, i network Wi-Fi, 4G e 5G cittadini, e ancora scuole, ospedali, servizi degli enti pubblici connessi in cloud e accessibili in forma digitale. Secondo la definizione di Frost & Sullivan, può definirsi “smart” un centro urbano che sia connesso e intelligente in almeno cinque dimensioni sulle otto contemplabili (persone, trasporti, reti Internet, infrastrutture, edilizia, servizi sanitari, energia, scuola&Pubblica Amministrazione). In base a questo criterio, per gli analisti il mercato delle tecnologie di smart city crescerà dai 96 miliardi di
dollari spesi su scala globale nel 2019 ai previsti 327 miliardi di dollari del 2025. Stati Uniti, Cina e Paesi dell’Europa Occidentale faranno da traino al mercato. Ma alla cybersicurezza sarà dedicata una porzione sufficiente di questi investimenti? E soprattutto, dove dovrebbero concentrarsi gli sforzi e le risorse economiche? Luce rossa per i semafori smart
Nel 2020 da un team interdisciplinare dell’Università di Berkeley ha chiesto a 76 esperti di cybersicurezza di assegnare un punteggio di rischio a differenti tecnologie di smart city, valutando la loro attrattività per gli hacker, la presenza di vulnerabilità e la gravità dei danni di un potenziale attacco. Dallo studio in questione (“The Cybersecurity Risks of Smart City Technologies: What Do The