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SILLA INDUSTRIES, IL DIGITALE PER LA MOBILITÀ ELETTRICA
Vederci lungo è certamente un chiave fondamentale per avere successo nel mondo imprenditoriale. Più o meno è quanto è successo ad Alberto Stecca e Cristiano Griletti, quando, circa sei anni fa, hanno deciso di lavorare insieme e poi, nel 2021, fondare ufficialmente Silla Industries. La mobilità elettrica era già un ambito dal forte potenziale, ma soprattutto in Italia i numeri non parevano ancora incoraggianti (e la situazione oggi non è poi cambiata troppo). I due soci, forti di un’esperienza già ben definita in campo automotive, hanno scelto di puntare sui sistemi di ricarica, in modo particolare quelli per uso domestico, progettando e realizzando in- teramente in Italia la gamma Prism. In soli due anni di attività strutturata, Silla Industries è arrivata a generare un volume d’affari pari e 4,5 milioni di euro e ad avere un organico di una quarantina di persone. In un contesto di crescita tanto rapida e di core business centrato sull’innovazione, la tecnologia digitale ha iniziato presto a supportare le attività dell’azienda. “Siamo partiti puntando sulla ricerca”, ricorda Cristiano Griletti, capo della R&D oltre che cofondatore di Silla, “addirittura facendo le prime sperimentazioni su Arduino, per poi passare a framework architetturali più professionali. L’idea di appoggiarci alle tecnologie open source ci ha sempre accompagnati. Essendo cresciuti molto rapidamente, la logistica è stato uno dei primi problemi che abbiamo dovuto affrontare e per questo abbiamo adottato il software aperto Odoo, per gestire la supply chain in modo integrato con gli ordini e il magazzino. La precisione nell’organizzazione e il trattamento dei materiali sono stati fondamentali e il ruolo del respon- sabile della produzione in questa fase è stato molto importante”.
Obiettivi ambiziosi
Silla ha prodotto nel 2022 circa 17mila caricatori e per quest’anno l’obiettivo è di salire a 25mila pezzi, con un organico destinato a raggiungere le 60 unità fra personale tecnico, commerciale e marketing. Fin qui la società ha lavorato soprattutto con sviluppatori e installatori per il mercato B2B (aziende, alberghi o altre strutture che offrono un servizio alla loro clientela), ma da qualche tempo è attivo anche il negozio online, che porta direttamente al cliente privato, il quale a sua volta si appoggia a un elettricista per realizzare l’impianto domestico. La produzione, come già accennato, viene realizzata interamente in Italia e su questo si stanno concentrando anche le evoluzioni legate all’uso del digitale. “Abbiamo già messo a punto un sistema di tracciamento dei prodotti lungo tutta la catena di fabbricazione e lavoriamo con strumenti open source per tutta la fase di progettazione, essendo partiti con il Cad freeware Eagle, per approdare ora a Kicad”, racconta ancora Griletti. “Vogliamo continuare a non dipendere da fornitori esterni e migliorare i processi, ma la rapida crescita va anche gestita e l’innovazione deve prima essere testata, come sta accadendo in questa fase per l’IoT”. Il management ha un’estrazione tecnologica, ma applicata perlopiù agli ambiti di specializzazione più consolidati, dalla progettazione dei circuiti stampati all’evoluzione della mobilità elettrica. Per questo, esiste oggi in organico una figura di chief technology officer (Cto) e si sta delineando una progressiva apertura verso nuovi fronti applicativi. “Abbiamo già adottato strumenti di prototipazione rapida e stampanti 3D per realizzare Pcb professionali anche nell’arco di una giornata a costi relativamente bassi”, illustra Griletti. “In campo produttivo guardiamo con interesse alle prospettive molto interessanti collegate all’utilizzo dell’intelligenza artificiale. L’automazione è un passaggio inevitabile e investirà anche l’area del supporto ai clienti, fin qui gestito solo con persone fisiche, e la comunicazione, dove abbiamo già sperimentato anche le potenzialità di ChatGPT”.
La crescita di Silla Industries per il 2023 e oltre si fonderà sull’espansione in Europa, soprattutto quella centro-settentrionale, dove la mobilità elettrica e la domanda di dispositivi avanzati di ricarica in edifici residenziali, aziende e strutture private di servizio stanno crescendo molto più che in Italia. Ma in piano ci sono anche diversificazioni nelle linee di prodotto, in particolare verso la gestione integrale degli impianti fotovoltaici e alla ricarica a corrente continua (mentre ora si usa quella alternata, più adatta per costi e dimensioni delle colonnine all’uso privato). “La sperimentazione è per noi sempre stato un mantra e questo riguarda anche le tecnologie digitali che dovranno supportare la nostra crescita”, conclude Griletti.
Roberto Bonino
Gemelli Digitali E Biologici Per La Medicina Predittiva
È stato lanciato ufficialmente a Roma il progetto”Digital Driven Diagnostics, prognostics, and therapeutics for (4) sustainable Healthcare”, in breve D34Health, finanziato grazie al Piano nazionale per gli investimenti complementari al Pnrr e destinato a iniziative di ricerca per tecnologie e traiettorie innovative in ambito sanitario e assistenziale. A capo dell’iniziativa c’è l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, mentre per il coordinamento è stata appositamente creata la Fondazione D34Health. L’obiettivo di fondo è lo sviluppo di nuove soluzioni per diagnosi, monitoraggio e terapia di cinque patologie di riferimento, ovvero tumore del colon, tumori del fegato e del dotto biliare, tumore del sistema nervoso centrale, diabete di tipo uno e sclerosi multipla.
Attraverso un approccio di data mining, i ricercatori svilupperanno modelli digitali e biologici per lo studio delle patologie, ovvero digital twin dei pazienti e gemelli biologici di organi o tessuti. “Gemelli”, perché saranno creati con caratteristiche il più possibile sovrapponibili a quelle dei pazienti, per essere utilizzati in test di ampia gamma che forniranno risultati affidabili senza il ricorso alla sperimentazione animale. Tali modelli saranno sviluppati partendo dalla raccolta dei dati sanitari da un ampio numero di casi e da diversi ospedali; i casi verranno quindi analizzati attraverso algoritmi di intelligenza artificiale e integrati con dati raccolti attraverso tecnologie innovative come dispositivi indossabili, sensori e organ-on-chip.
Il progetto è basato sulla cooperazione e integrazione delle competenze di diversi attori pubblici e privati. La Fondazione nata per coordinarlo è infatti composta da 28 partner tra università pubbliche e private, istituti di ricerca e imprese, e svolge attività di potenziamento della ricerca sulle tecnologie digitali in ambito sanitario, attraverso un sofisticato processo di data mining, al fine di migliorare diagnosi, monitoraggio e cure. Tra i membri fondatori dell’hub c’è anche il Politecnico di Torino, che coordina, insieme al Consiglio Nazionale delle Ricerche, all’Ospedale San Raffaele, all’Università degli Studi di Torino e all’Irccs Candiolo, lo spoke numero 4 del progetto, denominato “Modelli biologici e bioingegnerizzati in vitro”. In questo contesto, si punta alla creazione di “tecnologie indossabili, sensori e biomarcatori” per i modelli biologici, mettendo a disposizione le competenze tecniche e tecnologiche per lo sviluppo, la sperimentazione e la validazione dei twin biologici. L’Università degli Studi di Torino coordinerà lo sviluppo dei modelli biologici di malattia nello spoke 4, anche attraverso l’uso delle sue banche dei tessuti e parteciperà allo spoke 1 sui “casi d’uso clinici e nuovi modelli di cura supportati dall’intelligenza artificiale”, coordinato dall’Università di Milano. Il budget totale del progetto D34Health è pari a 126,5 milioni di euro, di cui il Politecnico di Torino avrà a disposizione 15,87 milioni di euro e l’Università degli Studi di Torino 4,3 milioni di euro. R.B.