SANREMO 2O21
Via Matteotti, 39 C.so Imperatrice, 3
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SANREMO
SANREMO Direttore responsabile ILIO MASPRONE • ANNO XXXI • NUMERO 6 • DOMENICA 7 MARZO 2021
Trionfo rock
Il Covid non sconfigge il Festival
di Enrica GUIDOTTI
Apertura istituzionale per la serata finale del Festival con l’inno d’Italia suonato dalla banda della Marina Militare, poi è subito gara che gli artisti da ascoltare sono 26 e si rischia che il sesso ibuprofene di Aiello, che è l’ultimo, ci faccia da sveglia. Anche stasera Irama partecipa con la ripresa fatta alle prove (“Lui intanto sta guardando Juve-Lazio” commentano sui social): se vincesse sarebbe bello vederlo festeggiare dall’hotel in pigiama, come un qualsiasi studente italiano. Fiorello, dopo un’entrata spettacolare grazie alle ipnotiche coreografie degli Segue a pag 2
di Ilio MASPRONE Q u e s t ’e d i zione molto particolare ha vinto sul maledetto Covid, che ha tenuto col fiato sospeso tutti quanti, in una Sanremo blindata a vista. Qualche sporadico caso che però non ha influito comunque sull’andamento Segue a pag 4
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2 - Domenica 7 marzo Urban Theory, canta un medley di successi di Little Tony, da Cuore matto a La spada nel cuore a Riderà passando per Mare profumo di mare, indossando la riproduzione di una delle sue leggendarie giacche frangiate e l’immancabile bandana al collo. Commentando la decisione di Amadeus di non condurre il Festival l’anno prossimo, augura ai prossimi presentatori una platea piena di gente, perché questo vorrebbe dire che le cose sono andate bene “… ma che vi vada male, ma male male male”.
Zlatan Ibrahimović accenna qualche passo di danza sulla sua sigletta balcanica, poi riprende il ruolo da guascone, criticando la giacca nerazzurra di Amadeus. Prima ospite della serata è Serena Rossi, la popolare Mina Settembre della fiction di Rai1. Per
Trionfo rock
I Måneskin soffiano la vittoria a Fedez e Francesca Michielin, secondi, terzo Ermal Meta. A Willie Peyote il Premio della Critica. Superospiti della serata finale Ornella Vanoni e Umberto Tozzi lanciare il suo nuovo show, canta (benissimo) “A te” di Jovanotti, canzone del cuore di Amadeus. A intervallare i cantanti in gara torna Fiorello, che in gran forma descrive i diversi tipi di pubblico: quelli che vanno a sentire la
musica classica e fulminano con uno sguardo chi sbaglia ad applaudire e quelli che vanno alle recite dei figli e non applaudono mai perché sono troppo impegnati a riprendere lo spettacolo. Il pubblico si diverte a vedere Sanremo, ma mai quanto lui,
che racconta di essere andato a vedere Il lago dei cigni: “Bellissimo, dura due ore e mezza, il cigno non muore mai”. Poi si rivolge agli organizzatori delle recite scolastiche, che dovendo dare un ruolo a tutti i bambini a qualcuno fanno fare il cespuglio, il ramo o la pozzanghera. Arriva Ornella Vanoni, ottantaseienne icona della musica italiana ma anche notoria mina vagante capace di dire la qualunque, guardata
a vista da un allarmatissimo Amadeus. Prima di cantare spettegola un po’ con i due conduttori, rimproverando Fiore perché canta continuamente e commentando i
dentro al pianto e si sente la mancanza della meritatissima standing ovation. Tornato sul palco, Ibra ricorda i suoi undici scudetti e le 945 partite disputate, molte vinte
capelli del maestro De Amicis (“E’ il vero Ibrahimovic!” twitta qualcuno). Poi canta con grinta straordinaria un medley di splendidi successi da Una ragione di più a La musica è finita, Mi sono innamorato di te e Domani è un altro giorno, con Francesco Gabbani canta Un sorriso
ma non tutte: “Sono Zlatan quando vinco e anche quando perdo. Il fallimento non è il contrario del successo, è una parte del successo” ed elenca le qualità che servono per essere tutti Zlatan: impegno, dedizione, costanza, concentrazione. Infine, saluta ringraziando l’Italia “la
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mia seconda casa”. Dopo la Palombelli nella quarta serata del Festival, arriva ora Giovanna Botteri, che legge le prime righe di “Caro amico ti scrivo” di Lucio Dalla, brano che si è rivelato in qualche modo profetico. Amadeus ricorda che un anno fa, tra una canzone e l’altra del
sponde l’inviata - Non è una sensazione diversa da quella che provate quest’anno voi facendo questo Festival senza pubblico” risponde l’inviata. Il Sindaco di Sanremo dà a Fiorello il Premio Città di Sanremo: lui chiede subito se da questo momento potrà avere tutto gratis, ma
Festival, andava a vedere i suoi servizi su Wuhan e mai avrebbe pensato che quel virus in così poco tempo ci avrebbe riguardato così da vicino. La giornalista racconta quei giorni, la sensazione di sgomento quando dal giorno alla notte un Paese immenso si è fermato e il Presidente Xi Jinping ha detto che erano in guerra. Amadeus domanda se non provi nostalgia dovendo sempre stare distante da casa. “Chiudi gli occhi e pensi che dietro quelle telecamere ci sono le persone che ami, che in quel momento ti guardano con affetto e comprensione - ri-
poi ringrazia, definendolo il premio più importante della sua carriera. Nel suo ultimo quadro Achille Lauro canta C’est la vie, preceduto dal ballerino Giacomo Castellana, solista dell’Opera di Roma. È vestito in doppiopetto color ciclamino, ma al termine del brano si apre la camicia e mostra il corpo che sanguina, trafitto da rose, mentre in sottofondo si sentono gli insulti dei suoi hater. Più tardi ricorderà quanto le parole facciano male: “Io sto imparando a farmele scivolare addosso, ma per tanta gente non è così”. È poi la volta degli ambasciatori di
Milano-Cortina 2026, Federica Pellegrini e Alberto Tomba, che lanciano il sondaggione popolare per scegliere il logo dei giochi olimpici. La Pellegrini è già stata a Sanremo nel 2012 con Morandi, ma Tomba il Festival l’ha fatto addirittura fermare, nel 1988, per far vedere agli
italiani il suo slalom speciale alle Olimpiadi di Calgary. È un pezzo di storia anche il superospite della serata Umberto Tozzi, che propone un medley dei suoi successi, tutte canzoni che non hanno perso un grammo della loro forza. “Metà d’Italia è figlia di Ti amo” scherza Fiorello, che si è fatto fare un porta premio e gira con il leone rampante sulla palma appeso al collo. Tozzi ricorda la sua gag sull’anatomia stravagante degli animali e dice che dal giorno prima non mangia più il polpo, poi cambia le parole di Donna amante mia in favore di Amadeus: “Patato impaurito che farai”. Max Gazzè dà spettacolo cantando la sua Il farmacista in giacca e cravatta e occhiali dalla spessa montatura nera, poi si apre la camicia e sotto ha la tuta da Superman, scende nella platea vuota e comincia a rotolarsi tra le poltrone. Alle due arriva la classifica parziale: Ermal Meta è in testa,
le truppe cammellate dei Ferragnez hanno fatto risalire Fedez e Francesca Michielin dalla diciassettesima posizione alla seconda, terzi i Måneskin. Il Premio della critica va a Willie Peyote, il premio Lucio Dalla a Colapesce e Dimartino, il premio Sergio Bardotti per il miglior testo a Madame, il premio Giancarlo Bigazzi per la migliore composizione musicale a Ermal Meta. Mentre tutta Italia è in after come a Capodanno il televoto decide il vincitore di questa edizione storica del Festival: chissà se Fedez mentre guardava l’audizione dei Måneskin a X Factor si immaginava che quattro anni dopo si sarebbe trovato a contendersi il primo posto a Sanremo con loro. Alla fine, vince il rock e i Måneskin, in lacrime, suonano la loro Zitti e buoni sotto una pioggia di coriandoli argentati, tra il tifo da stadio degli orchestrali tutti in piedi. Enrica GUIDOTTI
4 - Domenica 7 marzo Segue da pag 1 dell’evento che, alla fine, ha trionfato nonostante gli ascolti televisivi ben al di sotto delle aspettative degli sponsor che se la vedranno con la Rai dalla settimana prossima. Bene invece i Social che hanno sbaragliato con contatti strabilianti che hanno fatto capire che il web vince sul resto della comunicazione televisiva, radiofonica e cartacea. Poi saranno gli esperti a capire quanto, in termini economici, valgano tutti quei numeri. Il Festival di Amadeus e Fiorello o Fiorello e Amadeus ha confermato che la coppia non va assolutamente sciolta neanche per l’anno prossimo. Perché sarà così anche per il Festival del 2022? sempre che la Rai non si dimostri ingrata verso quei due. Se la sono cavata benissimo e hanno resistito alla grande fatica (comunque ben retribuita) mettendo in campo super energie per una settimana di lavoro, straordinari compresi che non conteggeranno, tanto non gli verrebbero pagati. L’Italia ricorderà questo Festival per molto tempo sperando di non riviverlo piú e ricorderà
Il Festival ha vinto sul Covid anche le poltrone vuote all’interno del Teatro piú popolare del Paese, l’Ariston. Le telecamere hanno un po’ esagerato sul farle vedere vuote, ma probabilmente servivano a Fiore per i suoi interventi dalla platea, non sempre straordinari e a volte ripetitivi. Ma lo spettacolo è anche questo e non deve meravigliare se le battute, le performance dei conduttori con gli ospiti, non sono sempre stati all’altezza: il Festival oggi è considerato uno Show televisivo e ha poco del Festival, delle canzoni e della musica. Quest’ultima parola ormai è molto poco usata, come lo è la vecchia melodia di un tempo: a ricordarcelo è stata l’evergreen Orietta Berti, maestra di canto e di bellezza melodica da far invidia a tanti giovani. Torniamo all’organizzazione e agli sforzi fatti dalle maestranze, da una sicurezza eccellente che ha garantito un servizio inappuntabile e preciso con la presenza di oltre 300 tra uomini e donne sparse sul territorio. Un plauso a tutte le
forze dell’Ordine coordinate dalla Prefettura e dalla Questura, in maniera davvero egregia e poco invadente. E per tornare allo spettacolo, il lavoro piú che eccellente eseguito dai professori dell’Orchestra è stato grandioso, molto professionale ed anche bravissimi a rispondere alle esigenze dei mancati applausi della sala. Ma siamo certi che gli applausi ci sarebbero
stati, spontanei e veri. Chi ha sofferto di piú in questa settimana sono gli alberghi, i commerciati e i piccoli artigiani, costretti ad osservare le nuove regole di un DPCM piuttosto confuso nella comunicazione e che, certamente, non ha favorito nessuna ripresa economica locale (idem per quella nazionale), anzi semmai ha peggiorato una situazione già di per sé difficoltosa.
Il Festival numero 71, dunque, è finito in allegria e tanti tirano un sospiro di sollievo perché le cose il buon Dio le ha fatte andar bene. Ma non per questo bisogna rallegrarsi troppo perché la situazione sanitaria fa ancor disperare e nessuno ipotizza una vera fine. Nel frattempo, i dirigenti della Rai sono ripartiti alla volta di Roma e da lunedì ricominceranno ad analizzare le sorti di questo Festival appena concluso e cominceranno a lavorare sul prossimo del 2022: forse non saranno gli stessi funzionari a farlo, probabilmente ne arriveranno di nuovi, ma il Festival di Sanremo ci sarà e dovrà essere un Festival che segni davvero la ripresa sociale ed economica tanto sperata. Infine, il Comune di Sanremo prenda atto di questa situazione che fortunatamente è finita decisamente bene, ma sappia trarre giovamento anche dalla situazione pubblicitaria economica a favore della Rai e veda di mettersi in linea con nuove proposte che puntino a portare beneficio anche alla città, al di là della sola Immagine su Sanremo. Ilio MASPRONE
SANREMO: ADINOLFI (PDF) DRAGHI RIMUOVA I VERTICI RAI “Per Achille Lauro non valgono le regole Covid?”
di Virginia DE MASI Mario Adinolfi, Presidente Nazionale del Popolo della Famiglia (Pdf), chiede a Mario Draghi di procedere alla rimozione dei vertici Rai “dopo il clamoroso flop del Festival di Sanremo pagato con i soldi delle famiglie italiane per mandare un messaggio in cui le regole valgono solo per alcuni, per i lavoratori e per le maestranze, ma non per chi come Achille Lauro chiama in maniera blasfema Dio a benedire chi se ne frega, prima di dare il via a un’orgia sul palco del teatro Ariston per scandalizzare i contribuenti con i soldi dei contribuenti”. Adinolfi prosegue: “Anche gli ascolti della quarta serata sono stati disastrosi, con
un clamoroso arretramento rispetto al 2020 nonostante in questo 2021 siamo tutti costretti a restare in casa e le altre tv hanno deciso di non contro programmare Sanremo. Come giustificherà il direttore di Rai Uno, Stefa-
no Coletta, il disastro a cui ha portato il Festival anche di venerdì, quando non si può attaccare neanche alla concorrenza delle partite di calcio? Ammetterà che l’impostazione tutta ideologica del Festival, reso promo a
ben determinate lobby, ha causato l’allontanamento da Sanremo per milioni di famiglie italiane che non apprezzano palloncini a forma di simbolo fallico, rivendicazioni gender fluid pure sulla consegna dei fiori, la dittatu-
ra orwelliana che permette a un gay l’ammucchiata sul palco quando gli orchestrali devono invece evitare di sfiorarsi e tenere per dodici ore al giorno la mascherina? Per Achille Lauro non valgono le regole Covid che impongono a Fiorello di consegnare i fiori con i guanti in lattice? E c’è chi ha polemizzato per un segno della croce del bravissimo Amadeus, portato al macello da un’impostazione tutta ideologica non sua. Ora è il momento di dire basta, per fortuna a Palazzo Chigi non comanda più la lobby di Rocco Casalino, ora è tempo che il governo Draghi spieghi anche alla Rai che la festa è finita, la dilapidazione del denaro delle famiglie che pagano il canone è insopportabile e a loro va portato rispetto”.
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IL FINALE DI UNA FAVOLA CHE CI HA FATTO SOGNARE CON LUSTRINI E PAILLETTES di Roberta DE AMICIS Tra favorevoli e contrari e le polemiche sul “Sanremo non s’ha da fare”, si è conclusa anche la serata finale. In un Festival di Sanremo blindatissimo a causa della pandemia, presentatori, conduttrici, ospiti e super ospiti, Big e giovani in gara quest’anno hanno tirato fuori l’artiglieria in fatto di look. Sanremo quest’anno si è presentato non solo come la kermesse canora cento per cento Made in Italy, ma una vera e propria vetrina soprattutto per gli stilisti, nell’anno in cui sono mancate le fashion week e tutte quelle occasioni per veicolare moda. Come da tradizione, l’ultima serata si conferma anche quest’anno la più elegante, a cominciare da Amadeus che finalmente ha abbandonato colori e damaschi di dubbio gusto. Ancora frange per Gaia, vestita da Ferragamo, davvero troppe. Trucco e orecchini voto 10.
voce. Queen indiscussa!! un’artista vera senza età; segue l’antica “ legge del travestito” ...nell’abbigliamento più passano gli anni, più ci si copre. Al massimo ci si vela. Ha raggiunto quel meraviglioso periodo della vita in cui se ne frega assolutamente di piacere ed è totalmente sé stessa.
Standing ovation per l’esibizione di Fiorello che con il primo look, targato Giorgio Armani, ha voluto omaggiare Little Tony non solo nella musica ma anche nello stile. Stile perfetto”. Semplicemente fantastico! Fantastica esibizione. Ermal Finalmente un bel voto per Zlatan Ibrahimovic, in uno smoking con giacca bianca Dsquared. Lo smoking chiaro anche in questo caso è estivo, ma ovviamente vengono proposti i modelli della nuova stagione. In ogni caso, su di lui, starebbe bene anche il pigiamo di flanella: perfetto comunque! Serena Rossi fresca del successo della serie Mina Settembre, super ospite, splendida attrice, cantante
Gio Evan giacca a metà tra smoking e tight personalizzata con una camicia con collo alla coreana e sneakers.
Tecla Insolia stupisce per la fitta carriera tra musica e tv a soli 17 anni. Fresco e giovane come lei il candido che indossa per l’occasione. riconoscibilissimi, ci piace tanto tanto nella sua preziosissima tuta.
e conduttrice napoletana. Pieni voti per il suo appeal, molto bella la cometa di diamanti al collo le dona luce, ma l’abito spegneva la sua bellezza, Purtroppo bocciata! Malika Ayane si conferma la più glamour della kermesse canora. Semplicemente perfetta, nel suo Armani con i codici di stile
Achille Lauro alla fine ha scelto di interpretare semplicemente sé stesso, mettendo a nudo le sue ferite. Il completo doppiopetto in velluto fucsia di Gucci è stupendo! Federica Pellegrini ospite
Arisa decisamente meglio, ma questo total look in color carne effetto nude
A colpire nella finale però il look di Fedez, che indossa una giacca multicolore in pieno stile Versace, un dettaglio che non è sfuggito nemmeno al mondo dei social. In molti però si concentrano anche sulla bellezza e sulla grande eleganza della sua partner, stupenda in quell’abito stile impero che mixa stile bon ton e glam, con il particolare delle maniche a palloncino. Abito da intenditori! Ornella Vanoni si prende la scena al teatro Ariston, con la sua eleganza e la sua
no portato rock, colori e look unici al 71esimo Festival di Sanremo. Belli gli abiti di Etro ricamati su tulle ad effetto tatuaggio. Per un pezzo così rock sono ricercatissimi.
con Alberto Tomba, racchiude nel suo abito blu Passione, determinazione e sacrificio, ma anche femminilità ed eleganza.
non va oltre la sufficienza. L’abito d’organza con drappeggi non valorizza le sue forme, anzi. Bello invece il collier a chiodo di Cartier, le pump rosse e i capelli finalmente sciolti. Sul palco dell’Ariston anche la giornalista Giovanna Botteri, che per i suoi look austeri, è stata anche vittima di body shaming sul web. Elegante e semplice, in un completo pantalone nero, ma luminoso, di Giorgio Armani. 9 per i Måneskin, che han-
Annalisa con questi volant asimmetrici che hanno fatto la gloria di stilisti come Cavalli tanti, tanti anni fa, hanno veramente stancato… Poi il tessuto di jersey… No, proprio no. Poteva andar bene per una festa in spiaggia. E tra piume, paillettes e lustrini si conclude questa storica edizione del Festival di Sanremo con la vittoria dei Måneskin, che ha dato il segnale di quella voglia di normalità di cui abbiamo bisogno, ha dato voce al mondo dello spettacolo e al mondo femminile. Ha trasmesso il messaggio che non c’è niente che sia per sempre.
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Lo stile italiano nella moda uomo
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LIVE ALL, la tecnologia innovativa per riaccendere la musica Da Casa Sanremo per raccontare il Festival di Susanna GIUSTO LIVE ALL è una società di produzione contenuti digitali innovativi, per aiutare gli artisti a vivere nel web ed espandere il potenziale creativo. Il mondo del live streaming oggi è in forte espansione ma è necessaria competenza e capacità di raccontare un mondo in cambiamento. E una musica che sta anch’essa cambiando canti e obiettivi. Giusto o sbagliato, si deve stare al passo e sono necessarie nuove risorse per riuscire ad esserci. LIVE ALL ha interpretato questa contemporaneità e ha creato un nuovo modello di fruizione degli eventi di intrattenimento dal vivo. Un accesso esclusivo a eventi live immersivi di alto profilo attraverso tecnologie avanzate di nuova generazione per dare un’esperienza unica e interattiva tra artisti e fan: questo è la mission ed anche
il valore offerto agli utenti. La sua vita, da casa di produzione, coinvolge e mette in connessione i migliori talenti creativi provenienti dai settori della musica, del cinema, del teatro, della danza e della cultura per consentire di tradurre grandi idee e progetti in format e produzioni innovative e di successo. LIVE ALL ha una sua piattaforma in grado di gestire i migliori eventi in streaming attraverso una tecnologia di avanguardia in modo semplice, veloce e altamente affidabile. Ogni evento è progettato nel dettaglio in ogni sua singola fase, dalla creazione alla Web strategy promozionale. Una performatività a 360°. LIVE ALL è stato in live streaming da Casa Sanremo per raccontare il Festival, i dietro le quinte, le emozioni degli artisti in gara e i momenti più divertenti. Due i format proposti: “Quelli di Casa Sanremo” dalle 15 alle 17.30 e “Quelli di Casa Sanremo – Il Serale”
Tutti i pomeriggi dalle 15 alle 17.30, Daniela Collu con Lorenzo Campagnari (in arte Lorello), Francesco Arienzo, Federico Basso e Matteo B.
Bianchi hanno incontrato attori, musicisti, sportivi e personaggi dello spettacolo, in un dibattito scoppiettante. Conduttore e ospite d’ecce-
zione Giorgio Pasotti che si è collegato in diretta dai più importanti teatri italiani. Nel serale, durante il Festival, un gruppo di personaggi del mondo dello spettacolo, giornalisti e influencer, ha commentato in diretta i momenti più divertenti e curiosi, raccontando un Festival a partire dai dettagli: abiti, stili, parole e misteri. Anche qualche gaffe… LIVE ALL offre format freschi e coinvolgenti con la leggerezza che è servita a questa edizione. Ma con l’obiettivo di dare voce ad artisti e luoghi della cultura, raccontati anche a distanza. Questo per ribadire in modo forte ma con intelligente ironia la condizione difficile di artisti e cultura. E la dimenticanza di istituzioni che continuano a differire. Un tema scottante che in questi giorni, come l’altra faccia di un sistema, ribadisce la difficoltà di un mondo culturale che non ha ancora nessuna prospettiva precisa.
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di Simona MACCAFERRI
Il Museo del Festival
Nell’immaginario collettivo Sanremo e il Festival sono un binomio inscindibile. Dal 1951, data della prima edizione, Sanremo ha iniziato la sua fortunata epopea canora e di costume. Da quando Nilla Pizzi vinse con il suo “Grazie dei fior” la settimana festivaliera è tra gli appuntamenti tradizionalmente più attesi da milioni di persone. Per rendere omaggio ai tanti
cantanti e artisti che in questi settant’anni si sono esibiti, prima nel Salone delle Feste del Casinò e a partire dal 1977, sul palco del Teatro Ariston, nell’aprile 2018 è nato a Sanremo il Museo del Festival, il cui curatore è Marco Canova. La sede non poteva che es-
sere proprio il Casinò, dove tutto è cominciato e dove è raccolta una collezione di pezzi unici custodita nel foyer della casa da gioco. Si possono ammirare le locandine “datate” che annunciavano la kermesse, i dischi autografati di gran parte dei cantanti che hanno fatto sognare ge-
nerazioni di giovani e meno giovani, gli strumenti utilizzati dagli artisti e gentilmente donati al Museo. Ma il Festival, oltre alle note, da sempre incuriosisce per i lussuosi – e spesso originalissimi - abiti indossati da cantanti e “vallette”, come si chiamavano una volta, prima che
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alcuni assumessero la denominazione di co-conduttrici. Qui si possono ammirare il lungo abito indossato da Michelle Hunziker al Festival 2018, gli curiosi copricapo tanto cari a Zucchero, Vasco Rossi e Renzo Arbore. O ancora soffermarsi davanti alle meravigliose foto dell’archivio Moreschi di Sanremo. Il percorso espositivo offre anche un vecchio jukebox, 45 calchi delle mani dei cantanti con le relative firme, alcuni microfoni utilizzati sul palco da concorrenti e presentatori, strumenti musicali autografati, come la chitarra di
Roberto Vecchioni, copertine di vinili, dischi d’oro. Inoltre, il Museo è caratterizzato da una forte componente multimediale grazie al supporto tecnologico della multinazionale Shazam. Insomma, entrare al Casinò dalla Porta Teatro (ingresso libero) vuol dire essere avvolti dalla magia del Festival con le sue canzoni d’amore, i suoi cantanti che hanno fatto innamorare intere generazioni. Un Museo che è in continua evoluzione e che, anno dopo anno, si arricchisce sempre più di cimeli e ricordi. Perché Sanremo è Sanremo!
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PIATTAFORME, PIÙ’ NOTORIETÀ MA MENO DIRITTI Il business si è spostato da chi faceva musica, a chi la fa ascoltare di Tiziana PAVONE Se non sei su una piattaforma, non sei nessuno. Gli artisti pubblicano in autonomia sui social regalando le loro opere, pagando per promuoversi. Il Festival ormai pesca tra i concorrenti più graditi in rete. È un bel cambiamento, rispetto al passato. È tutto qui, l’affare? C’è il rovescio della medaglia: l’auto Marketing toglie diritti. Ecco come stanno le cose e perché tutelarsi prima. Intervista di Tiziana Pavone all’avvocato Giorgio Tramacere, professionista di lungo corso in materia di diritti d’autore e lui stesso autore. Sui social è possibile pubblicare, condividere canzoni o opere altrui? No, perché l’opera appartiene esclusivamente a chi l’ha creata e soltanto l’autore dell’opera ha il diritto esclusivo di disporne, per tutto quello che attiene all’utilizzazione economi-
ca. La paternità dell’opera è un diritto assoluto e nessuno può utilizzarla, pubblicarla, sfruttarla economicamente o sincronizzarla con immagini o con un video. Ogni social ha una propria disciplina in tema di tutela di diritto d’autore, che stabilisce delle linee guida alle quali qualsiasi utente deve attenersi. Questi regolamenti sono chiari
ad informare gli utenti sui rischi correlati all’utilizzo illecito di opere altrui. Nessuno può utilizzare opere di altri salvo il preventivo consenso espresso da parte dell’autore originario e a condizione che l’opera pubblicata consenta ai fruitori di individuare l’autore originario. In altre parole, la pubblicazione deve consentire ai terzi di risalire a
chi ha creato l’opera pubblicata. Cosa pensi del marketing che tante piattaforme promettono ai giovani artisti e produttori? La rete è piena di piattaforme e siti che in pratica sono specchi per le allodole. Tanti di questi siti illudono i giovani autori di poter garantire la promozione della loro musica, ma in realtà così non è. La maggior parte di questi siti è un servizio a pagamento. Si arriva spesso al paradosso che è il produttore a dover pagare il servizio per vedere i propri brani distribuiti on line. In questo modo oltre a fare un regalo a questi soggetti si paga pure. Quello che sfugge a tanti giovani è che non sono loro che dovrebbero pagare questi portali. Chi dovrebbe pagare sono queste organizzazioni, che dopo aver distribuito sugli store digitali la musica dovrebbero trattenere una percentuale dai proventi raccolti dagli store e girare il resto (almeno il 70%) ai produttori originari. Consiglio sempre di leggere bene le condizioni prima
di sottoscrivere e aderire al contratto. Cosa pensi dell’auto marketing che spesso i giovani fanno della propria musica? Pubblicare direttamente i propri lavori su YouTube e su FB non serve proprio a niente. Consiglio sempre di rivolgersi ad una casa discografica che ha sicuramente una struttura più idonea per veicolare e distribuire i prodotti. Quanto può guadagnare un produttore o un giovane artista con la distribuzione on line? Il discorso è complesso e tutto dipende dalla validità della materia prima e dal soggetto a cui viene affidato lo sfruttamento economico del prodotto. Secondo un’indagine recente della BBC inglese lo store che remunera più di tutti è la Apple che paga (0,0059 sterline per stream). Spotify invece paga meno della metà (da 0,002 e 0,0038 sterline). YouTube, è ancora peggio perché riconosce ai produttori la misera percentuale dello 0,00052 sterline per streaming! Da tener presente che queste percentuali sono pagate ai possessori dei diritti (case discografiche e produttori) e quindi agli artisti interpreti finirà ancora meno. Cosa consigli quindi ai giovani artisti? Di leggere sempre molto bene le condizioni di qualsiasi proposta, prima di firmare contratti o prima di aderire alle condizioni contrattuali di qualsiasi sito o piattaforma chiedere sempre a un avvocato del settore o a un addetto ai lavori.
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100 MINUTI NO-STOP
VERDI MONTEVERDI DALLA PONCHIELLI PIOVANI BATTISTI
MORRICONE PUCCINI MATIA BAZAR ROTA MODUGNO VIVALDI
CORO & ORCHESTRA SINFONICA
SILVIA NAIR (Voce) - NATASHA KORSAKOVA (Violino) - MARCOS MADRIGAL (Pianoforte) - ROMOLO TISANO (Tenore) STEFANO SALVATORI (Direttore) - MAX VOLPINI (Regista) - LUCIA COLOSIO - GIULIO GALIMBERTI (Ballerini) Produzione Associazione No Profit Cultura & Comunicazione - Sanremo
“Le Note di Sanremo”
Domenica 7 marzo - 17 dedicati alle note musicali e nati dall’abbinamento della cioccolata con aromi tipici della gastronomia ponentina. Ci sono tutte le 7 note: DO (lavanda), RE (agrumi), MI (rosmarino), FA (rosa), SOL (olio evo), LA (fior d’arancio), SI (violetta). In occasione della Festa della Donna, è stato anche presentato il tartufo alla mimosa, una deliziosa leccornia realizzata con ganache di cioccolato, infusione di mimosa e ricoperto di vera mimosa avvolta nello zucchero e brillantata, secondo
nio e la storia del Territorio della Riviera dei Fiori, dando la possibilità agli artigiani di differenziarsi e diventare loro stessi il volano della ripresa del sistema produttivo e della filiera del turismo, puntando sulle eccellenze e tipicità del territorio. «La Riviera dei Fiori è un territorio dai sapori unici”, dichiara Luciano Vazzano, Segretario territoriale CNA Imperia. «Con la Lavanda Imperia si possono preparare piatti nuovi e molto appetibili, portando una nota di creatività anche alle nostre
di Luca GIOVANNETTI Durante la trasmissione “L’Italia in vetrina”, condotta da Veronica Maya a Casa Sanremo, è stato presentato dal noto pasticcere Alessandro Racca il cofanetto “Le Note di Sanremo”, speciale confezione di sette cioccolatini
una antica tradizione di conservazione. “Le Note di Sanremo” nasce grazie al progetto promosso dall’Associazione Lavanda della Riviera dei Fiori in collaborazione con CNA Imperia, volto a valorizzare il patrimo-
questa cultivar con il cioccolato. Per unire ulteriormente le sensazioni gustative a quelle uditive, il progetto si è avvalso della consulenza del maestro Paolo Paglia di Alba (Cuneo), che attraverso
Gli altri cioccolatini che fanno parte della confezione, oltre a quello con “lavanda officinalis Imperia”, sono tutti realizzati con altre tipicità del Ponente Ligure. Conclude Vazzano, «La
gli studi di psico-acustica ha abbinato ad ogni cioccolatino una delle sette note, per realizzare una vera e propria “Sinfonia di sapori”». Il cioccolato ha un suo suono: in particolare quello artigianale, di qualità superiore, che viene prodotto seguendo le regole della tradizione, ha un timbro del tutto particolare quando viene spezzato, un suono che ogni intenditore può riconoscere facilmente.
nostra collaborazione con l’Associazione Lavanda della Riviera dei Fiori e con le eccellenze in campo produttivo vuole valorizzare il capitale umano e culturale, che il nostro territorio è capace di esprimere, un esempio concreto di compartecipazione alla realizzazione di un obiettivo comune, raccontare la storia di una terra attraverso ciò che l’ha resa negli anni riconoscibile e ha concorso a formarne l’identità.».
tradizionali ricette liguri. La Lavanda Imperia è una lavanda edibile che si sposa bene con diversi ingredienti e soprattutto con i dolci: da qui l’idea del nostro Alessandro Racca, di abbinare il gusto delicato e versatile di
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Rinnovato successo per il format “L’Italia in Vetrina” di Casa Sanremo di Maria SOLE FERRERO L’Italia in vetrina è uno storico, ma scoppiettante e moderno, format di Casa Sanremo per la promozione dei territori italiani attraverso interviste in diretta a istituzioni, rappresentanti di consorzi, enti, associazioni e produttori ma anche cooking-show, con gli chef prevenienti dalle diverse regioni, e collegamenti con la “Bottega dei Sapori” di Fofò Ferriere. Portano testimonianza di una
volontà di ripartire, di dare nuova energia agli imprenditori. Conduttrice è la bravissima Veronica Maya che da sapiente padrona di casa coinvolge i suoi ospiti per metterli a loro agio e poter presentare al meglio la loro passione. Un successo garantito e anche un po’ atteso. In questi viaggi enogastronomici raccontati dal format di Casa Sanremo, la cultura si veste di gusti, profumi e sapori per affascinare il pubblico e far sognare progetti di viaggio futuri.
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III° EDIZIONE
SANREMO 2021
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“Che ne So” di Elena Faggi vince il Premio Soundies Awards 2021 Premiate le immagini che raccontano la bellezza dell’adolescenza di Virginia DE MASI Nel mondo della musica italiana esiste il premio al miglior videoclip musicale e si chiama Soundies Awards. Nato nel 1996 da un’idea di Vincenzo Russolillo patron di Casa Sanremo e Giuseppe Marco Albano, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico italiano, è stato assegnato negli anni ad altri artisti come Marco Sentieri e Tecla (2020), Ex-Otago (2019), Lo Stato Sociale e Mudimbi (2018), Fabrizio Moro e Maldestro (2017), Rocco Hunt ed Ermal Meta (2016). Il nome di questi premi prende ispirazione dai Soundies
dell’innamoramento, di quel momento in cui ancora i sentimenti sono confusi. La consegna del premio, realizzato dal maestro orafo Michele Affidato, si è svolta sabato alle 18.00, in diretta streaming, durante la trasmissione “We have a dream” da Casa Sanremo condotta da Red Ronnie, da sempre impegnato a dare spazio ai sogni dei giovani
che erano dei jukebox degli anni ‘40 in cui era inserito un piccolo schermo televisivo dove, una volta selezionato il brano, si poteva vedere il video relativo. Erano i primi esperimenti jukebox-videoclip. Mai come oggi i videoclip musicali sono molto
importanti nel racconto della canzone e quindi nella loro comunicazione. In una edizione come quella del 71° edizione del Festival della Canzone Italiana, dove è cambiato persino il modo di vivere la kermesse canora più amata dagli italiani,
la musica all’interno del teatro Ariston ma anche Casa Sanremo non si ferma. Ed ecco sul podio, il video che racconta la bellezza dell’adolescenza: Soundies Awards 2021 a “Che ne so” di Elena Faggi, un brano ed un video che parlano dell’inizio
artisti, dal Patron Vincenzo Russolillo e dal Dott. Francesco Pisano delegato dall’Assessore all’Agricoltura della Regione Calabria Gianluca Gallo. Il riconoscimento consentirà alla Faggi di realizzare un nuovo videoclip in Calabria nei prossimi dodici mesi, grazie ai servizi di ospitalità messi a disposizione proprio dalla Regione Calabria.
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IL FESTIVAL ENTRA NEL NUOVO MILLENNIO DI FIANCO AI FESTIVAL ACCADEMICI CON IL VERO CAMBIAMENTO NEI CONTENUTI Molti, i segnali di fumo da cogliere, in questo Festival di Tiziana PAVONE Non possiamo fare analisi dei testi delle canzoni in poche righe. Possiamo ricordare, del Festival qualche immagine forte. Come i quadri di Achille Lauro che disegnano la società attuale e la decadenza di una umanità che passa dalle grandi città e tocca tutto il Paese. Vediamo perché questa non è solo storia personale di un artista ma riguarda tutte le persone. La lettura sbagliata da parte di altri individui perpetrata su chiunque di noi non è un fatto aleatorio, ma lascia segni forti. Abbraccia i confini dei rapporti tra noi e gli altri, e anche tra noi e noi. Freud direbbe che c’è una differenza, tra come siamo/ come ci crediamo di essere; chi vorremmo diventare/come diventeremo nella realtà. La nostra proiezione sul grande schermo di noi stessi è spesso un’immagine grandiosa e potente. Quasi mitologica. Invece capita di fare i conti coi piedi per terra e ridimensionare di molto tale figura. Poi ci si mettono anche gli altri. Che ci guardano come vogliono, e ci vedono diversi da come siamo. Ci vedono spesso per come vorrebbero che noi fossimo: uguali a loro. E così proiettano sulle nostre frasi contenuti e deduzioni che non c’erano. Ci chiedono autodistruzione in cambio di accettazione unilaterale (Ti accetto solo se sei come me, non per come sei). Questa richiesta è frutto del bisogno di certezza, di sapere che siamo noi quelli dalla parte del giusto. Da tutto questo traffico di semafori, viene fuori una personalità di compromesso. Siamo nel nuovo millennio ma ci portiamo strascichi del vecchio
mondo, fermi a una lettura superficiale di fatti e persone, senza mai aver aperto un libro di psicologia della personalità in cento anni. Si giudica ogni cosa sulla base del nulla, senza empatia, per sentito dire. Non è che si guardi meno gli al-
composta da ognuno di noi, si ammala. E potrebbe pure mitizzare e venerare un atteggiamento malsano, al posto di metterlo al bando. Potrebbe chiedere autografi alle persone sbagliate, senza sospettarlo. Potrebbe allora diventare
l’assorbimento di tutto questo male, che solo l’artista può trasformare in scena, edificando su sé stesso la gigantesca rappresentazione della valle di lacrime, che si fa statua venerabile. Da venerare ma da non imitare. Benché l’invito
“Sono il Pop. Presente, passato. Tutti, Nessuno. Universale, censurato. Condannato ad una lettura disattenta, Superficiale. Imprigionato in una storia scritta da qualcun altro. Una persona costruita sopra la tua persona. Divento banale, mi riducono ad un’idea. Antonomasia di quelli come me. Rinchiudere una persona in un disegno. Ma io ero molto di più. Il pregiudizio è una prigione. Il giudizio è la condanna. Dio benedica gli incompresi.” (Achille Lauro su Facebook) tri. Con gli altri ci si misura sempre. Ma nel guardarli, li si giudica con la pietra in mano e la ricerca del branco, per bullizzare nel giro di un do il diverso. Diverso è diventato anche chi è capace di pensare con farina del proprio sacco. Quando questo modo di fare dilaga, la società che non reagisce,
una sorta di mantra poco intimo, il lamento di un dannato solitario. Così, la lettura di questo quadro di Lauro si presta a una duplice lettura: da una parte la denuncia intima del grave disagio di solitudine, di spreco di risorse umane, che avverte molta gente inascoltata; dall’altra,
sia quello di non scagliare la prima pietra e di non bandire il pensiero della coscienza, c’è il pericolo di lasciare l’esclusiva del disagio solo alla statua, mentre sarebbe compito di tutti, cominciare a migliorarsi, quando il Festival lascerà la città. Di tempo ne abbiamo, visto il dilagare della pan-
demia. Un’altra bella testa presente a questo Festival, Gio Evan, filosofo cantante come lo era stato Ivan Graziani, impazza con i suoi scritti quotidiani sui social: “C’è un tempo per insistere e un tempo per lasciar scorrere. Possa tu riconoscerli sempre.” Questo è il tempo per cambiare. Nessuno escluso. Il fatto che il Festival patinato se ne sia accorto e abbia cambiato generazione, contenuti e modo di fare cast ci ha dato il segnale. Molti sconosciuti tra i cantanti big, ma conosciuti in rete, hanno creato qualche perplessità ai molti addetti ai lavori che stanno misurando ancora il numero di intonati e di notorietà televisiva. Il Festival invece, allineato più di ieri ai nuovi festival accademici, ci insegna la consapevolezza che il numero di seguaci sui social è significativo di una mente pensante, e che la mente pensante fa differenza di contenuti. Il contenuto è quello che serve adesso. C’è speranza, che i giovani ci portino la denuncia e la soluzione. Per la verità, di denunce sociali se ne intendevano anche le scorse generazioni. Ma quando si è trattato di cambiare sé stessi, è finita con l’investire sulla fabbrica del proprio ego, autocitandosi su ogni libro letto e riscritto, o celebrando biografie più patinate, che non si è riusciti a fare proprie. Dopo Sanremo il compito è impegnativo. Riguarda noi e l’artista che c’è in noi, con il compito di superare gli stereotipi. Affinché non si faccia morire l’arte, la filosofia, la direzione, il senso della vita. Ora o mai più. Chi ha visto la statua e chi, la persona? Ad ogni modo, grazie, Amadeus, per averci provato. In bocca al lupo a tutti (viva il lupo!).
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Anche il Benessere ha vinto a Sanremo,
con Stefano Serra, il professore del massaggio di Ilaria SISMONDINI Ha vinto anche lui il premio della bellezza e del benessere: Stefano Serra, il professore del massaggio rilassante che per tutta la settimana ha regalato con la sua equipe, al Grand Hotel & Des Anglais, momenti di spensieratezza e di relax in quella che sta per diventare la SPA più interessante della Riviera Ligure. Sono stati tantissimi gli ospiti
che si sono succeduti, sotto le possenti ed esperte mani delle moltissime massaggiatrici, che hanno provato emozioni e piacere fisico per il resto della settimana festivaliera. A cominciare dalla ballerina Charlotte, dalla cantante Donatella Rettore a Maria Elena Fabi, poi Ornella Varriale, Adele Sparavigna, il Dottor Caccia, Veronica Maja, Antonella Salvucci, lo stesso direttore dell’Hotel Paolo Madonia, gli Extra Liscio, il conduttore Rai, Giovanni Vernia (bravo cabarettista). E potremmo continuare a lungo, ma la troupe è già pronta per ripartire ma, allo stesso tempo, sta pensando all’anno prossimo, al Festival 2022, sempre ed ancora qui al Grand Hotel & Des Anglais.
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Collaboratori: Enrica Guidotti, Romano Lupi, Massimo Morini, Tiziana Pavone, Katia Ferrante, Virginia De Masi, Roberta De Amicis, Rosa Revellino, Marina Orhey, Susanna Giusto, Sara Giovannetti, Ilaria Sismondini, Maria Sole Ferrero. Video: Daisy Parodi, Tiziana Pavone. Fotografie: Raffaella Sottile - Stefano De Luca, DepositPhotos. Stampa: Tipografia Sant’Erasmo - Via G. Matteotti, 20 - Ospedaletti (IM)
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