Lambiente 12018

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Periodico di informazione raccomandato dalla Camera Europea per la Cooperazione ed incentivo al Parlamento

ANNO XXV

PERIODICO TECNICO-SCIENTIFICO DI CULTURA AMBIENTALE

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB MILANO

L’AMBIENTE

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GENNAIO - FEBBRAIO 2018

Driving Innovation in Municipal Wastewater


MOSTRA INTERNAZIONALE DELL’ACQUA TECNOLOGIE, TRATTAMENTI, DISTRIBUZIONE, SOSTENIBILITÀ

BOLOGNA

17/19 OTTOBRE 2018

DIAMO VALORE ALL’ACQUA www.accadueo.com

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BolognaFiere spa Viale della Fiera, 20 - 40127 Bologna, Italia Show Office Piazza Costituzione 6 - 40128 Bologna, Italia Ph. +39 051 282218 - Fax +39 051 6374028 accadueo@bolognafiere.it

CON IL PATROCINIO DI

IN CONTEMPORANEA CON






Editoriale Le elezioni del 4 marzo

A distanza ravvicinata dalle elezioni del 4 marzo, al momento attuale esse si caratterizzano per un’incertezza del tutto imprevedibile, a livello politico ma soprattutto sociale. Gli ultimi due anni che hanno preceduto queste elezioni si sono rivelati un mix di confusione ideologica, di idee improvvisate e comportamenti conseguenti in cui la mancanza di concretezza individuale trova necessaria giustificazione nell’appiattimento sociale. Questo stato di cose viene ad evidenziarsi soprattutto in politica, la quale è andata man mano spogliandosi delle caratteristiche tradizionali che nei tempi addietro connettevano l’approccio sociale dei politici al popolo chiamato alle urne ed arbitro - tramite il voto - della futura linea di governo. Attualmente la politica ha mutato identità, assumendo le forme di un marketing multicolore a 360° in cui folclore e personalismi si sovrappongono alla chiarezza degli intenti come alla realizzazione dei propositi elaborati. In tempi poco meno che recenti il fare politica si identificava con il possesso di un buon livello culturale, il che consentiva uno sguardo consapevole e veritiero allo stato sociale verso cui prestare il proprio contributo, nell’ipotesi dell’essere eletto. La matrice politica serbava naturalmente il suo riferimento dominante, ma al suo interno vi si poteva trovare lo spazio di esprimersi in misura adeguata anche se non sempre condivisa. Ora tutto appare irrimediabilmente mutato. Gli orientamenti dei partiti politici sembrano esprimersi, come dire, in visuale condivisa. I problemi reali permangono gli stessi di sempre e, al di fuori dei luoghi

comuni e fiumi di parole, in realtà non interessano a nessuno di quanti sgomitano al fine di ricucirsi una posizione dominante nell’Eldorado politico. Un classico esempio, che può fare testo per tutti? Il movimento “5 Stelle”. Si è partiti da una posizione inconsueta, utopica e, me lo si consenta, anche alquanto surreale da parte di Beppe Grillo per degradare col passare di alcuni anni in un Di Maio, il quale certamente (lo ha dimostrato) non rappresenta un modello di eccellenza in fatto di cultura e, purtroppo, nel maneggiare la lingua italiana. Chi scrive queste note deve ancora comprendere, per quel che possa interessargli, in cosa consista la sua visuale sociale e politica e, ancora più, se ne abbia una. Del radicale mutamento di indirizzo dalle impostazioni iniziali, ritengo abbia preso consapevolezza anche il fondatore Beppe Grillo, deluso ma anche amareggiato dal funambolismo di questa sua bella creatura, trasformatesi da giocattolo meraviglioso a un qualcosa privo di identità. Viene da pensare che l’euforico tardivo politico abbia trovato ritiro, dopo serene riflessioni, in un silenzio discreto e dignitoso. Gli altri Partiti? Alla luce delle evidenze attuali risulta molto difficile definirli tali. Il PD, cosa effettivamente rappresenta? Anzi, cos’è in realtà se non un condominio irrequieto e litigioso? E la Lega dell’estemporaneo Salvini? In che consiste l’indirizzo socio-politico di questo partito, che mai definiresti “vera Destra”? Almeno come la si dovrebbe intendere? A conti fatti resta pur sempre, coerente al suo innato narcisismo, lo stucchevole liberismo padronale del sempre discusso ex Cavaliere. A ben pensarci un vero partito vi è, molto silenzioso e che si rivelerà solo al momento del voto: l’astensionismo di massa, un partito composto sostanzialmente da giovani delusi e senza prospettive. In ogni caso, chi vivrà vedrà. Il direttore responsabile

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Scienza & Inquinamento La carta della suscettibilità potenziale da frana dei versanti Luigi Fanizzi, Ecoacque - Email: info@ecoacque.it

La presente nota, perseguente i normali obiettivi di cui al DPCM 29 settembre 1998 (individuazione delle aree a rischio idrogeologico), è finalizzata, in particolare, alla realizzazione della carta della suscettibilità potenziale da frana dei versanti, attraverso la stima della propensione al dissesto, partendo dall’analisi dei principali fattori predisponenti, correlati ai fenomeni d’instabilità dei versanti (frana = rapido spostamento di una massa di roccia, terreno residuale o sedimenti, adiacenti ad un pendio, con movimento del centro di gravità della massa stessa verso il basso e verso l’esterno; K. Terzaghi, 1950). La propensione al dissesto, è qui definita in termini di pericolosità relativa, ovvero come grado d’instabilità di un versante, rispetto ad un altro, senza esprimere la probabilità di accadimento del fenomeno, in termini assoluti, né in senso temporale. Nella valutazione diretta si applicano metodi che forniscono una descrizione in termini qualitativi della pericolosità di frana, a differenza di quella indiretta che si avvale, invece, di modelli statistici o deterministici per individuare le aree predisposte a franamento. Negli ultimi decenni, la crescente popolarità del software Open Source QGIS Lyon, ha portato ad un incremento di studi valutativi del tipo diretto. I Sistemi Informativi Geografici, computerizzati, di questo tipo, infatti, sono estremamente adattabili a questi utilizzi: i fattori che influenzano la suscettibilità di frana possono essere facilmente combinati con una carta della stabilità dei versanti (C. Cencetti et Al., 2010). I metodi proposti, in letteratura, per la rappresentazione cartografica della suscettibilità, si differenziano soprattutto per le regole di decisione utilizzate. In nota, è stata considerata la proposta di P. Aleotti & R. Chowdhury (1999), che

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hanno classificato la procedura della Metodologia Euristica adottata come: metodo secondo il quale la suscettibilità da frana è determinata mediante la sovrapposizione di carte tematiche riportanti i fattori significativi predisponenti il dissesto. I fattori predisponenti possono essere, essenzialmente, di due tipi (K. Terzaghi, 1950, op. cit.): Fattori interni Assetto Geostrutturale (1. litologia, 2. pendenza dei versanti, 3. esposizione, 4. giacitura degli strati, 5. erodibilità e coltre detritica); Circolazione idrica potenziale nel pendio (6. permeabilità). Fattori esterni Clima (7. precipitazioni piovose ed anomalie pluviometriche); Azioni antropiche (8. uso del suolo); Sismicità (9. intervalli di risposta sismica zonale). La metodologia euristica di riferimento proposta prevede, dapprima, il raggruppamento degli elementi dei singoli tematismi, in classi, per ottenere una rappresentazione aggregata del territorio in esame; ad ogni classe viene attribuita, quindi, una magnitudo (peso), in funzione del ruolo esercitato nella produzione di un dissesto. Nelle operazioni successive, di sovrapposizione degli effetti, si effettua una combinazione (somma algebrica) delle magnitudo attribuite, fino ad ottenere un punteggio finale, che rappresenta l’influenza complessiva che i fattori considerati hanno sulla stabilità del versante. Questo valore ricadrà in un intervallo definito cui corrisponderà una classe d’instabilità potenziale.


L’Ambiente Attribuzione dei pesi Litologia Per litologia, non s’intendono unicamente le caratteristiche della natura dei terreni (sedimentari, vulcanici, metamorfici) ma, anche, le caratteristiche fisico-meccaniche ad essi relative (compattezza, grado di cementazione, stratificazione e scistosità). Per l’attribuzione dei pesi, si farà riferimento alle principali esperienze metodologiche riportate in bibliografia. La scala dei valori, da applicare, va da 1 a 10; i valori più bassi corrispondono ai termini litologici più resistenti, compatti, poco alterati, mentre quelli più alti ai termini litologici più fragili, alterabili e sciolti (cd erodibili). In Tabella sono indicati i pesi concernenti le più comuni classi litologiche (Linee Guida P.A.I. Attività d’individuazione e di perimetrazione delle aree a rischio idraulico e geomorfologico e delle relative misure di salvaguardia - Regione Autonoma della Sardegna, Assessorato LL.PP., Cagliari, 2000). Descrizione litologica

Peso

Graniti, grandioriti massicci privi di copertura ed alterazione.

1

Basalti, dolomie, dolomie calcaree e calcari dolomitici, gneiss massicci e con giunti di fratturazione radi.

2

Rioliti massicce, trachiti, fonoliti, calcari, calcari marnosi, anfiboliti, ignimbriti.

3

Alluvioni prevalentemente sabbiose.

4

Alluvioni ghiaiose recenti ed attuali degli alvei fluviali, alluvioni ghiaiose antiche e terrazzate, depositi alluvionali prevalentemente limoso-argillosi, gneiss con elevata densità di giunti di fratturazione, andesiti.

5

Depositi lagunari, lacustri e palustri, marne, calcescisti, micascisti ed argilloscisti

6

Sabbie, anche grossolane con livelli ghiaiosi ed intercalazioni di arenarie, arenarie, arenarie conglomeratiche, tufi, tufi conglomeratici

7

Depositi argillosi, sabbie eoliche, graniti, grandioriti alterati con potenti coperture di sabbioni arcosici.

di un pendio, maggiore è la tendenza al dissesto, per effetto della gravità, dell’azione degli agenti atmosferici, senza la protezione della vegetazione che non riesce ad insediarsi. Si può ritenere che le classi di pendenza siano cinque, considerando che le pendenze locali, superiori a 35°, risultano caratterizzate, generalmente, da substrato roccioso coerente affiorante (assenza, cioè, di copertura) o, addirittura, interessate da versanti instabili come i complessi rocciosi falesici (attivi o passivi: granitici, calcarei, arenacei ovvero arenitico argillosi). In Tabella sono indicati i pesi relativi, compresi nella scala di valori da 1 a 10. Descrizione acclività

Peso

Classe: 0% ÷ 10% Terreni pianeggianti

2

Classe: 11% ÷ 20% Terreni a bassa pendenza

4

Classe: 21% ÷ 35% Terreni a media pendenza

6

Classe: 36% ÷ 50% Terreni a forti pendenza

8

Classe: > 50 % Terreni a fortissima pendenza

10

Esposizione dei versanti L’esposizione influisce sui processi di trasformazione dei versanti, in quanto i versanti esposti a nord sono quelli più freddi ed umidi (con cicli giornalieri, non solo stagionali), mentre quelli esposti a sud hanno condizioni più miti. I parametri connessi a tale fattore, come l’esposizione alla luce solare ed all’essiccazione dei terreni, dovuta ai venti, sono strettamente legati al grado di umidità dei terreni. Nella successiva tabella si riporta la classificazione in base all’esposizione dei versanti. In essa sono indicate 8 classi più una classe, speciale, per le aree di pianura (senza esposizione). Descrizione esposizione

Peso

Nord

1,1

Nord − Est (immersione 315° N) 8

2,3

Est (immersione 270° N)

3,4

Detrito di falda, coni detritici e conoidi di deiezione.

9

Sud − Est (immersione 225° N)

4,5

Roccia incoerente a struttura caotica (argille scagliose).

10

Sud (immersione 180° N)

5,6

Sud − Ovest (immersione 135° N)

6,8

Ovest (immersione 90° N)

7,9

Pendenza dei versanti La pendenza dei versanti è un fattore molto importante in quanto maggiore è l’inclinazione

Nord − Ovest (immersione 45° N)

9

Aree di pianura

10

7


Scienza & Inquinamento Giacitura degli strati Tramite la definizione degli angoli (pendenza od inclinazione reale degli strati) ed α (angolo fra la direzione di immersione degli strati e la direzione di massima pendenza del pendio), i rapporti angolari esistenti fra pendio e stratificazione vengono raggruppati in 10 classi significative a descrivere il reale contributo dell’assetto geologico alla stabilità del pendio stesso. Per l’attribuzione dei pesi, di cui alla successiva tabella, si è considerata la condizione più sfavorevole per la stabilità di un pendio, quella relativa ad una stratificazione a franapoggio (Figura 1) o traverpoggio (Figura 2), cioè con strati che immergono con angoli più o meno acclivi, nella direzione del pendio stesso, con potenziale possibilità di scivolare, graviticamente, sul suo substrato (Ufficio Cartografico Regione Emilia Romagna, G. Riga, 2008.

1

2

3

4

5

Figure: 1.Giacitura a franapoggio; 2.giacitura a traverpoggio; 3.giacitura a reggipoggio; 4.giacitura a strati orizzontali; 5.giacitura a strati verticali. Descrizione giacitura

Peso

Strati a reggipoggio e rocce massive prive di stratificazione e terrazzi alluvionali.

1

Strati orizzontali (ϕ = 0° ÷ 5°) e strati a traverpoggio (ϕ = 5° ÷ 30° ed α = 60° ÷ 90°).

2

Strati a franapoggio (60° < ϕ < 85°) e strati a traverpoggio (ϕ = 30° ÷ 60° ed α = 60° ÷ 90°).

3

Strati verticali (ϕ = 85° ÷ 90°)

4

Strati a traverpoggio (ϕ = 5° ÷ 30° ed α = 10° ÷ 60°)

5

Strati a traverpoggio (ϕ = 30° ÷ 60° ed α = 10° ÷ 60°)

6

Strati a franapoggio (5° < ϕ < 30°) e strati a traverpoggio (ϕ = 5° ÷ 30° ed α = 0° ÷ 10°)

7

Strati a reggipoggio con fessurazione a franapoggio

8

Strati a franapoggio (30° < ϕ < 60°) e strati a traverpoggio (ϕ = 30° ÷60° ed α = 0° ÷ 10°)

9

Strati fortemente piegati, fratturati, rovesciati e con giacitura caotica.

9,5

Unità litologiche prive di stratificazione ed in condizioni di massima caoticità ed eterogeneità

10

8

N.B.: Nelle summezionate assunzioni, si è ipotizzata assente la presenza di una falda superficiale (< 3 m) o, comunque, poco al di sotto della superficie (≤ 10 m) che porterebbe, in caso contrario, ad un aggravio del valore del peso, relativamente ai materiali litoidi non coesi. In caso di presenza di falda, quindi, per depositi sciolti, più o meno compattati, i pesi andranno moltiplicati per specifici fattori correttivi (FC), così come di seguito tabellati, in funzione della natura del deposito e con valore finale, del relativo peso, comunque, non superiore a 10. Descrizione depositi sciolti Depositi sabbiosi Depositi limosi Depositi ghiaiosi Depositi argillosi

Fc 1,0 1,3 1,4 1,5

Erodibilità e coltre dietritica Uno dei parametri che riveste particolare importanza, risulta essere lo spessore di suolo (inteso come spessore della coltre detritica superficiale), in quanto è una variabile cruciale nella descrizione dei processi di infiltrazione d’acqua nei versanti. Nella costruzione di questo parametro, si è considerata, pertanto, la erodibilità ossia la degradabilità delle rocce e dei depositi sciolti; nel caso di questi ultimi, si è tenuto conto del grado di compattazione e cementazione dei materiali. Erodibilità bassissima (spessore della coltre detritica 0 m) - appartengono a questa classe le rocce coerenti eruttive e metamorfiche con elevate resistenze meccaniche (a pioggia, vento e movimenti di massa) e poco fratturate: graniti, porfidi, basalti, trachiti, tefriti e gneiss. Erodibilità bassa (spessore della coltre detritica 0 m ÷ 0,5 m) - sono quivi raggruppate le rocce carbonatiche con percentuali di carbonati superiori al 65%: calcari, calcari dolomitici, calcari marnosi, calcari metamorfici, calcareniti, brecce, conglomerati, puddinghe e travertini. Erodibilità media (spessore della coltre detritica 0,5 m ÷ 1,5 m) - in tale classe sono riunite le rocce


L’Ambiente clastiche compatte e coerenti (cd rocce tenere): arenarie, tufi vulcani litoidi, conglomerati non carbonatici cementati, con spessori della coltre minori per pendenze minori del versante (s 1,01 – 0,85 tan ). Erodibilità medio-alta (spessore della coltre detritica 1,5 m ÷ 2 m) - il gruppo comprende le rocce metamorfiche alterabili in “argille”, rocce stratificate e scistose, con intercalazioni argillose o degradabili in “argille”: filladi, gneiss filladici, scisti s.l., argilliti, flysh arenaceo-marnosi o arenaceo-argillosi. Erodibilità alta (spessore della coltre detritica 2 m ÷ 4 m) - l’insieme comprende le rocce argillose od a cemento argilloso, pseudocoerenti, con percentuali di carbonati inferiori al 35%: argille, argilliti, marne argillose, “terre rosse”, terreni eterogenei a struttura complessa a prevalente componente argillosa, galestri, scisti galestrini. Erodibilità altissima (spessore della coltre detritica > 4 m) - la classe riunisce tutte le rocce clastiche incoerenti: cataclasiti (dolomie arenizzate, farinose, eccetera), ghiaie, sabbie limi, detriti di falda, morene sabbiose, sabbioni da disfacimento dei graniti, tufi e depositi piroclastici incoerenti, depositi di conoide, depositi lacustri e palustri, brecce di pendio incoerenti, depositi di colmata per bonifica, discariche, cumuli di frana. Descrizione erodibilità - coltre detritica Bassissima Bassa Media Medio-Alta Alta Altissima

Peso 1,5 3,5 5,0 6,5 8,5 10

Permeabilità La permeabilità, sia delle rocce coerenti che di quelle incoerenti, è un fattore di importanza fondamentale in quanto le sovrappressioni interstiziali che si formano, in tali materiali sono fortemente destabilizzati. È stata

costruita la tabella della permeabilità delle rocce. Per l’attribuzione dei pesi, si sono raggruppate le varie litologie in quattro macroclassi. Descrizione permeabilità

Peso

Scarsa: graniti, sieniti, dioriti, gabbri, porfidi, trachiti, lipariti, fonoliti, porfiriti, andesiti, basalti, tefriti, leucititi, rocce argillose, argilloscisti, terre rosse, gneiss micascisti, quarziti, filladi, anfiboliti, talcoscisti.

2,5

Mediocre: dolomie, marne arenarie, tufi cementati, pomici, flysh (alternanza di argille e arenarie, argille e calcari).

5

Buona: morene e depositi glaciali, coltri eluviali e colluviali limoso sabbiose frammiste a ghiaia, conglomerati, brecce, sabbioni e sabbie cementate.

7,5

Elevata: tufi incoerenti, pozzolane, lapilli, rocce calcaree (c. dolomitiche e c. marnose), dune e depositi sabbiosi eolici, calcareniti, brecce calcaree, calcari organogeni, gessi, salgemma, sabbie, limi, ciottoli di depositi alluvionali di origine fluviale, lacustre o palustre, coni di deiezione, falde e coni di detrito, terrazzi fluviali.

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Precipitazioni piovose ed anomalie pluviometriche L’aggressività climatica esterna, connessa alle precipitazioni piovose, rappresenta, sicuramente, uno dei fattori più importanti nella valutazione della suscettibilità di frana di un pendio. Con lo scopo di individuare una correlazione di facile applicazione, fra piogge e soglie di potenziale innesco di dissesto, adatta alla realtà del territorio nazionale, si è scelto l’indice di Fournier, così come modificato da H.M.J. Arnoldus nel 1977 (FFAO), ricavabile dalla seguente relazione: FFAO = dove: P [mm] = precipitazione media annua; pi [mm] = precipitazione media del mese i-esimo.

In letteratura si è evidenziato come FFAO sia molto ben correlato con l’insorgenza e/o la riattivazione di dissesti idrogeologici ed è, quindi, in grado di fornire una valutazione sintetica della potenzialità di accadimento (Scrinzi et Al., 2006). Per la definizione dei pesi, pertanto, sono state utilizzate tre classi in funzione delle soglie proposte dallo Scrinzi (op. cit.).

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Scienza & Inquinamento Descrizione aggressività climatica piovosa (1/2) FFAO < 100 100 < FFAO < 150 FFAO > 150

Peso 3 6,5 10

Un indice pluviometrico utilizzato all’interno di modelli di previsione della suscettibilità al rischio frana, per essere effettivamente funzionale non deve tenere conto solo della semplice precipitazione media annuale ed, eventualmente, del suo valore medio mensile ma, anche e principalmente, della precipitazione giornaliera e delle anomalie legate all’evento. All’uopo si è pensato di utilizzare, quindi, l’indice di anomalia pluviometrica FAP, che si basa sul rapporto tra la differenza dei valori di precipitazioni di massima intensità, nelle prime 3 ore (espressa in millimetri) e nelle successive 24 ore (sempre espressa in millimetri), normalizzati sui valori di pioggia giornaliera, di serie storiche di dati (n = 30 anni). La formula, come scritta qui di seguito, rappresenta la media dei valori (Ia), calcolati per ogni singolo evento, in una determinata stazione pluviometrica (G. Manzo, 2010):

dove: Ia = indice di Anomalia Pluviometrica; n = numero di eventi analizzati in una data stazione pluviometrica; hmax24 = valori di precipitazioni di massima intensità e breve durata nelle 24 ore; hmax3 = valori di precipitazioni di massima intensità nelle 3 ore.

Per la definizione dei pesi, quindi, da mediare (media aritmetica), con quelli ottenuti dalla precedente Tabella, sono state utilizzate tre classi in funzione dell’indice di anomalia pluviometrica. Descrizione aggressività climatica piovosa (2/2) 0 < Ia < 0,42 0,52 < Ia < 0,80 0,42 < Ia < 0,52

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Peso 3 6,5 10

Uso del suolo La presenza di una copertura vegetale costituisce una protezione della superficie del terreno dall’azione degli agenti atmosferici ed un’azione di consolidamento, esercitata dall’apparato radicale. Un bosco ad alto fusto è, generalmente, un impedimento al dissesto idrogeologico (massima impedenza) mentre, invero, un terreno lavorato stagionalmente, arato con sistemazione ad esempio a “rittochino” è uno scarso impedimento all’erosione ed all’instabilità del pendio (impedenza minima o nulla). Nella successiva tabella si riportano, pertanto, le classi di uso del suolo che si ritengono presenti, generalmente, sul territorio nazionale; ad ogni classe è stato attribuito un peso, secondo le principali esperienze metodologiche riportate in bibliografia (Linee Guida PAI, R. Sardegna, op. cit.). Le classi relative all’uso antropico (tessuto urbano ed aree industriali) sono state genericamente valutate con peso relazionato alla scala dello studio senza poter considerare particolari situazioni locali; alle aree estrattive è stato riconosciuto un ruolo di degrado (in quanto modificano le condizioni di stabilità); alle reti stradali è stato attribuito un valore di impedenza minima, in quanto l’intaglio stradale è comunque un fattore di disturbo delle condizioni naturali. Nella stessa tabella sono indicati i valori di impendenza, ed i pesi ad esse corrispondenti, secondo la nomenclatura descrittiva, d’uso del suolo, di Corine Land Cover (M . Bossart et Al., 2000). Descrizione uso del suolo

Peso

Impedenza massima: boschi di latifoglie, di conifere e boschi misti

2

Impedenza buona: brughiere, cespuglieti, aree a vegetazione boschiva ed arbustiva in evoluzione

4

Impedenza mediocre: tessuto urbano continuo o discontinuo, aree industriali e commerciali, aeroporti, frutteti, prati stabili, aree a pascolo naturale e prateria d’alta quota.

6

Impedenza minima: reti stradali, ferroviarie e spazi accessori, aree in costruzione, sistemi colturali particellari complessi, ed aree con vegetazione rada.

8

Impedenza nulla: aree estrattive, seminativi in aree non irrigue, vigneti, aree prevalentemente occupate da colture agrarie, spiagge, dune, sabbie, rocce nude, falesie, rupi ed affioramenti, paludi, corsi d’acqua, canali, idrovie e bacini d’acqua.

10


L’Ambiente Intervalli di risposta sismica zonale Gli effetti dei sismi, sulla stabilità di un pendio possono essere, essenzialmente, di tipo diretto (crollo e liquefazione) ovvero indiretto. I primi determinano frane, direttamente, in corrispondenza sincrona all’evento sismico (con riattivazione di eventuali fenomeni preesistenti); i secondi, invece, si manifestano con un ritardo temporale variabile che può andare da alcune ore a giorni, rispetto all’accadimento dell’evento. Uno degli effetti diretti di una frana da crollo, anche di dimensioni modeste, può provocare l’innesco di fenomeni franosi di dimensioni maggiori, l’accumulo rapido di materiale sopra depositi detritici o sabbioso-limosi sciolti prossimi alla saturazione, infatti può determinare, ad esempio, l’attivazione, rispettivamente, di colate di detrito (debris flow) o di colate rapide di terra (flow slide). In materiali coesivi possono essere riattivate frane preesistenti di scivolamento o colamento per meccanismi di carico non drenato innescati dal crollo (Hutchinson & Bhandari, 1971). Un altro degli effetti diretti del sisma, che assume particolare importanza in presenza di materiali granulari sciolti saturi, è il fenomeno della liquefazione dinamica. Gli effetti indiretti generalmente determinano la riattivazione di frane preesistenti, anche di considerevoli dimensioni, in materiali coesivi, per effetti del carico ciclico sul regime delle pressioni interstiziali. Alcune ricerche (Sassa, 1992) hanno mostrato che l’applicazione di rapide deformazioni cicliche in speciali apparecchiature di taglio torsionale determinano in alcuni tipi di materiali coesivi una progressiva diminuzione della resistenza al taglio residua dopo un picco iniziale. Tale comportamento può spiegare il ritardo fra la scossa sismica e la riattivazione delle frane. I principali effetti consistono nella contemporanea coesistenza di un incremento delle forze destabilizzanti ed una riduzione delle

azioni resistenti dovute all’applicazione transitoria di una forza d’inerzia orizzontale (applicata al centro di massa), data dal prodotto fra il peso della massa potenzialmente instabile ed il coefficiente di accelerazione sismica zonale. Come correlazione tra le soglie di innesco potenziale di fenomeni franosi, legati alla sismicità della zona, si sono determinati i pesi in termini proporzionali ai parametri di risposta sismica zonale ossia agli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, attribuiti alle 4 zone sismiche, secondo le quali è stata suddivisa l’Italia, secondo lo studio di pericolosità di riferimento Nazionale (Gruppo di Lavoro, 2004), previsto dall’OPCM 3274/03, adottato con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006. Descrizione aggressività sismica zonale

Peso

Zona 4

1,5

Zona 3

4

Zona 2

8

Zona 1

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Classi di instabilità potenziale Sulla base della considerazione dei fattori descritti nelle pagine precedenti e delle esperienze metodologiche, si definiscono le classi di instabilità potenziale dei versanti a cui corrispondono intervalli di valori (Pesi P), derivati dalle operazioni metodologiche previste. I pesi (pi ), così individuati, vengono sommati, algebricamente, fra loro, per individuare la predisposizione al potenziale danno, dell’area esaminata ( ). Per comodità interpretativa di scala, i risultati ottenuti dalla somma, sono ricondotti ad una scala da 0 a 10, cioè il risultato algebrico è moltiplicato per 10 e diviso per la somma dei valori massimi dei pesi ( = 90):

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Scienza & Inquinamento Si propongono 5 classi di instabilità potenziale, con valore decrescente di gravità; la classe di maggiore instabilità è quella corrispondente a valori più alti dei pesi (ridotte quindi sono le qualità dei fattori considerati) mentre un pendio stabile è rappresentato dai valori più bassi (i fattori che contribuiscono hanno buone caratteristiche di tenuta).

Classe di instabilità

Descrizione

1

Pesi da

a

Situazione potenzialmente stabile

0

2

2

Instabilità potenziale limitata

2

4

3

Instabilità potenziale media

4

6

4

Instabilità potenziale forte

6

8

5

Instabilità potenziale massima

8

10

Bibliografia [1] J.N. Hutchinson e R.K. Bhandari (1971): ”Undrained loading, a fundamental mechanism of mudflows and other mass movements”, Vol. 21, Géotecnique, Ed. Ice, London, UK; [2] K. Sassa (1992): “Access to the dynamic of landslides during earthquakes by a new cyclic loading high-speed ring apparatus”, Proc. 6th Int. Symp. on Landslides, Christchurch, Balkema, New Zealand; [3] G. Manzo (2010): “Applicazioni di tecniche gis e modelli di suscettibiltà per la previsione del rischio da frana a scala regionale”, Tesi di Dottorato di Ricerca in Scienze

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della Terra, Settore Disciplinare: GEO-05, Università degli Studi, Firenze. [4] C. Cencetti, P. De Rosa, A. Fredduzzi e A. Minelli (2010): “La valutazione della suscettibilità di frana tramite i metodi dell’Analisi Condizionale e degli Indici di Franosità: un’applicazione tramite GRASS al bacino del T. Ventia (Umbria settentrionale)”, Geomatics Workbooks n° 9, Dipartimento di Ingegneria Civile e Ambientale, Università degli Studi di Perugia, in Geomatics Workbook, Vol. 9, Ed. Politecnico Milano - Polo Reg. Como, in Fossat4G-it, Lugano; [5] Aleotti P. & Chowdhury R. (1999): “Landslide hazard assessment: summary review and new perspectives”, Bulletin of Engineering Geology and the Environment, Cham, Switzerland; [6] Terzaghi K. (1950). “Mechanism of landslides”, Geological Society of America, Engineering geology Vol., Berkley, USA [7] G. Riga (2008): “La microzonazione sismica”, Ed. Dario Flaccovio, Palermo; [8] H.M.J. Arnoldus (1977): “Methodology used to determine the maximum potential average annual soil loss due sheet and rill erosion in Marocco”, Annex IV, FAO, Soils Bulletin, Rome. [9] G. Scrinzi, E. Gregori, F. Giannetti, D. Galvagni, G. Zorn, G. Colle G, M. Andrenelli (2006): “Un modello di valutazione della funzionalità protettiva del bosco per la pianificazione forestale: la componente stabilità dei versanti rispetto ai fenomeni franosi superficiali”, Rivista Italiana Forest@, Ed. SISEF, Roma. [10] M. Bossard, J. Feranec e J. Otahel (2000): “CORINE land cover technical guide – Addendum 2000”, Technical report N° 40 , Ed. European Environmet Agency, Copenhagen.

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Strumentazione I rischi della anidride carbonica nel settore della birra Massimo Albertazzi - Email: massimo.albertazzi@labservice.it

I rischi associati alla anidride carbonica CO2 nel settore della birra sono ben noti; ma le persone muoiono ancora inutilmente, ogni anno, in incidenti tragici che avvengono nelle fabbriche di birra e che sarebbero completamente evitabili. Tanto che, l’anno scorso, in Germania, che pure ha un buon record di sicurezza, due operai sono morti in due incidenti diversi, avvenuti però nello stesso birrificio. Nel primo episodio, il proprietario è stato trovato morto con la testa in una vasca di miscelazione della birra. Si pensa che, dopo l’imbottigliamento e la successiva pulizia, si fosse sporto per controllare il contenitore. Circa 10 mesi dopo, nella stesso birrificio, un operaio è stato trovato morto in una vasca di pressione utilizzata per ricircolare il malto. Probabilmente aveva dimenticato di disinserire una valvola per il lievito e si era proteso nella vasca che era già pressurizzata con CO2. E’ stato trovato riverso fino ai fianchi nel contenitore, avvelenato in pochi secondi a causa della elevata concentrazione di anidride carbonica. Entrambi questi incidenti dimostrano la natura estremamente pericolosa della CO2 e quanto velocemente agiscano le sue proprietà micidiali.

Proprietà ed effetti della CO2

La CO2 è estremamente pericolosa e può uccidere in due modi: o togliendo ossigeno e quindi portando ad una rapida asfissia, o come una tossina a sé stante. L’esposizione a meno dello 0,5% del volume di CO2 rappresenta un pericolo per la salute, mentre concentrazioni superiori al 10% del volume può portare alla morte. Poiché la CO2 è completamente inodore

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e incolore non vi è alcuna indicazione fisica di pericolo; l’anidride carbonica, un sottoprodotto del processo di fermentazione, si raccoglie sul fondo del container, in spazi chiusi come le cantine, e può anche fuoriuscire dai serbatoi di fermentazione se si depositano sul pavimento della fabbrica di birra. Figura 1: Rilevatore portatile di anidride carbonica

Precauzioni di sicurezza Vasche di fermentazione, birra, serbatoi di miscelazione, silos e altri spazi ristretti nel settore della birra sono facilmente accessibili e raramente sono dotati di dispositivi di sicurezza. E’ importante che i datori di lavoro valutino i rischi che queste aree rappresentano per i loro dipendenti e implementino un sistema di monitoraggio portatile di CO2. Nella maggior parte dei casi, sia la valutazione che il sistema di lavoro richiederebbero un collaudo della atmosfera con apparecchiature di rilevamento di gas. Come regola generale, l’ingresso non dovrebbe essere di routine e dovrebbe essere effettuato solo se assolutamente necessario. In primo luogo la CO2 nell’aria deve essere completamente rimossa. Questo può essere fatto scaricando tutti i gas di fermentazione e pressione direttamente nell’aria aperta, utilizzando un sistema di aspirazione. Prima di entrare in un serbatoio o altro spazio chiuso, una campione di aria deve essere preso con un sistema di monitoraggio portatile di CO2. Questo è l’unico metodo affidabile per verificare se la concentrazione di CO2 è effettivamente ad un livello sicuro. La misurazione deve essere effettuata da una persona qualificata, di solito inserendo il Detector


L’Ambiente nella camera e lasciandolo lì per diversi minuti. Va da sé che qualsiasi dispositivo di monitoraggio deve essere durevole, affidabile e regolarmente tarato e collaudato.

Proteggere il lavoratore in un ambiente confinato Chiunque entri in un serbatoio e vuole effettuare il monitoraggio dello CO2 nello spazio confinato, deve essere dotato di un rilevatore di gas CO2 adatto. Se una certa concentrazione di CO2 viene superata, il dispositivo entra in modalità di allarme con segnali sia acustici che visivi. In generale, a una concentrazione di CO2 di 0,5% in volume viene impostato un pre-allarme, dall’1 al 2% in volume viene attivato l’allarme principale. Rilevatori di CO2 possono essere utilizzati per il monitoraggio fisso della CO2 nei birrifici. Sistemi fissi comprendono tipicamente uno o più rivelatori collegati ad un pannello di controllo separato. Se un rilevatore leg-

ge un livello di CO2 pericoloso, automaticamente vengono attivate delle s​​ irene o dei lampeggiatori visivi che possono essere attivati ​​anche per mettere in guardia i lavoratori e sgomberare l’area. Questo tipo di impianto è adatto a spazi più grandi come cantine e locali tecnici.

La Società Ion Science ltd. è uno dei principali laboratori di test con 10 sedi negli Stati Uniti e in Canada. Ion Science è leader mondiale nella produzione di strumentazione scientifica portatile e specializzata nell’identificazione dei Voc per igiene ambientale ed igiene industriale, radiologica, prodotti alimentari, bevande e prodotti di consumo.

www.ionscience.it Figura 2: Fotoionizzatore portatile VOC della Ion Science.

Finanza svizzera, ingegno e capitali italiani per riciclare I tetrapak Un innovativo stabilimento per produrre plastica totalmente riciclabile

Swiss Merchant Corporation, boutique di corporate finance di Lugano, guidata da Francesco Caputo Nassetti, ha assistito la start-up Ecoplasteam (di cui è partner di minoranza) ad ottenere da Banca Popolare di Milano Spa (Gruppo Banco BPM) un finanziamento destinato alla costruzione in Piemonte, ad Alessandria, di un innovativo impianto per la produzione di un nuovo materiale plastico denominato “EcoAllene®”, proveniente dal riciclo dei contenitori per bevande ed alimenti, comunemente conosciuti come “TetraPak”. Questi contenitori, composti da strati di cellulosa, plastica e alluminio, sono stati fino ad oggi o inceneriti o parzialmente riciclati attraverso la separazione dei tre componenti, con costi elevati, grande consumo di energia e scarsa qualità dei materiali ottenuti. La genialità tutta italiana rivoluziona il vecchio concetto di riciclo di tali imballaggi: da ora, una volta separata la cellulosa, il polietilene e l’alluminio, attraverso un complesso procedimento, daranno vita ad un nuovo materiale plastico totalmente riciclabile, l’EcoAllene®. L’innovazione è conforme alle linee guida dell’economia circolare adottate dalla Commissione UE per proteggere l’ambiente che prevedono che ogni nuovo prodotto immesso sul mercato sia riciclabile al 100%. Grandi gruppi come Unilever e McDonald’s hanno deciso che entro il 2025 nei loro processi produttivi usereranno solo plastica riciclata. L’EcoAllene® è stato già testato con successo da diverse aziende italiane per la produzione di materiali per cartoleria, casalinghi, montature per occhiali, cornici, ecc.. L’impianto, che produrrà circa sei mila tonnellate di EcoAllene, sarà realizzato a Spinetta Marengo, in provincia di Alessandria, dalla società AMUT di Novara, leader internazionale nella fornitura di macchinari per la lavorazione di materie plastiche grazie a un brevetto sviluppato completamente nel nostro Paese da un imprenditore e inventore italiano. Le peculiarità della nuova plastica EcoAllene® sono molto interessanti per via della vasta e stabile disponibilità di materia prima, per la facilità di colorazione e personalizzazione e per la possibilità di essere smaltita nella medesima filiera di raccolta. Inoltre, essendo svincolato dal petrolio come materia prima, il prezzo dell’EcoAllene® risulta altamente competitivo e stabile in rapporto a prodotti analoghi presenti sul mercato, quali il polipropilene ed il polietilene. La società Ecoplasteam sta trattando importanti contratti di fornitura di EcoAllene® con alcuni grandi players del mondo delle plastiche, sempre più interessati ad una svolta “Eco” delle loro produzioni.


Legislazione Nuovo accordo di programma per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano Aldo Di Giulio, Consulente - Email: aldodigiulio49@gmail.com

Accordo fra il Ministro dell’ambiente e i Presidenti delle Regioni Emilia – Romagna, Lombardia, Piemonte e Veneto. Bologna, 9 giugno 2017 La Corte di Giustizia dell’Unione europea ha condannato l’Italia con sentenza del 19 dicembre 2012 (causa C-68-11), per non aver rispettato, negli anni 2006 e 2007, i limiti imposti per la qualità dell’aria del materiale particellare PM10 direttiva 1999/30/CE in numerose zone del territorio italiano. La Commissione Europea ha avviato due procedure di infrazione contro l’Italia per il perdurare del mancato rispetto dei limiti della qualità dell’aria, direttiva 2008/50/CE per il PM10 e il biossido di azoto. La messa in mora per le polveri fini PM10, infrazione 2014/2147 si è determinata per non aver rispettato tra il 2008 e il 2012 in 19 zone e agglomerati i valori limiti giornalieri (50µg/m3) da non superare 35 volte in un anno e la media annua (40µg/m3). La messa in mora per il biossido di azoto, NO2, infrazione 2015/2043, è nata per il mancato rispetto del valore limite in 15 aree del Paese quali il Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sicilia e Toscana (Camera dei deputati, audizione del Ministro Galletti del 29 febbraio 2016, pag.21 n.33). Il nuovo accordo di programma, vede la luce, visti i risultati insoddisfacenti dell’accordo interministeriale 2013 (Ambiente, Sviluppo, Trasporti, Agricoltura, Salute) con le Regioni (Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Valle d’Aosta, Friuli-Venezia Giulia) e Province (Trento e Bolzano) e del Protocollo d’Intesa fra il MATTM e le Regioni, le Province e l’ANCI del dicembre 2015. In Europa lo Stivale, nel 2013, ha rappresentato la maglia nera per i decessi anticipati per il biossido di azoto NO2, (21040) e l’ozono O3, (3380); per il PM2,5 con 66.630 decessi anticipati è

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secondo in classifica (l’Ambiente, n2, 2017). Nel 2016, 26 capoluoghi di provincia del Bacino Padano, (79%), su 33 della Penisola hanno superato, il limite dei 50 µg/m3 giornalieri del PM10, con almeno una centralina di monitoraggio (Legambiente, Mal’aria, pag. 10, 2017). La Pianura padana è fra le aree più contaminate d’Europa, sebbene si riscontrano criticità elevate in Turchia, Polonia, Benelux, Balcani (Mannucci, Fronte, Cambiamo aria, pag. 41, 2017). In questo quadro si delinea l’accordo con misure comuni, verificato congruo dalla Commissione Europea, per adottare provvedimenti strutturali e conseguire in un tempo definito il rispetto dei limiti della qualità dell’aria, onde evitare condanne della Corte di Giustizia Europea con pesanti oneri economici e possibile riduzione dei fondi strutturali per l’Italia. Le Regioni interessate, con altri 10 partner, nel febbraio 2017 hanno già avviato un progetto LIFE integrato denominato PREPAIR (Po Regions Engaged to Policies of AIR) per il miglioramento della qualità dell’aria; il progetto, della durata di sette anni, ammonta a 17 milioni di euro.

Articolo 1 (Oggetto)

1. Con il presente accordo le Parti, considerata la specificità meteoclimatica e orografica del Bacino Padano, individuano una serie di interventi comuni da porre in essere, in concorso con quelli previsti dalle norme e dai piani della qualità dell’aria vigenti, nel quadro di un’azione coordinata e congiunta, nei settori maggiormente responsabili di emissioni inquinanti, ai fini del miglioramento della qualità dell’aria e del contrasto all’inquinamento atmosferico. Secondo quanto affermato, potrebbe sembrare che nel nostro Paese ci sia soltanto la specificità


L’Ambiente meteoclimatica ed orografica del Bacino padano che presenta notevoli criticità ambientali con superamenti del PM10 e biossido di azoto, NO2. Ai fini della valutazione della qualità dell’aria per la caratterizzazione del territorio, nella Regione Lazio è presente l’area della Valle del Sacco con un dominio di 116 x70 km2 comprendente zone delle province di Roma e Frosinone che presenta in 51 degli 82 comuni, (62% del bacino), il superamento annuo consentito (35 giorni) del limite giornaliero del PM10, (50 µg/m3), (Arpa Lazio, valutazione della qualità aria, pag.52, 2016). Le centraline di Frosinone scalo e Ceccano nel 2016 hanno registrato una media annua di PM10, 43 µg/ m3, superiore ai limiti di legge. Ceccano, con 89 superi del PM10, divide con Torino il primato nazionale dei comuni per i superamenti giornalieri di PM10; Frosinone, nel 2015 era al 1 posto della classifica delle città capoluogo di provincia peggiori per PM10, nel 2016 è al secondo posto (Legambiente, Mal’aria, pag.10, 2017). Cassino con il PM2,5 supera la media annuale del Dl.gs 155/2010. 8 comuni del territorio hanno superato il limite consentito per il biossido di azoto, NO2. L’area è stata interessata da indagini della Procura della Repubblica di Frosinone per la ricerca di cause ed eventuali omissioni e inadempienze.

2. Per l’attuazione degli interventi previsti dal presente accordo la Parti promuovono, per quanto di competenza, il reperimento di nuove risorse ed il riorientamento di quelle disponibili.

3. Per Bacino Padano si intende il territorio appartenente alle Regioni che sono Parti del presente accordo.

Articolo 2 (Impegni delle Regioni del Bacino Padano) 1. Ai fini dell’attuazione dell’articolo 1, le Regioni del Bacino Padano si impegnano a:

a) prevedere, nei piani di qualità dell’aria o nei relativi provvedimenti attuativi, una limitazione della circolazione dal 1 ottobre al 31 marzo di ogni anno, da applicare entro il 1 ottobre 2018, dal lunedì al venerdì, dalle ore 8,30 alle ore 18,30, salve le eccezioni indispensabili, per le autovetture ed i veicoli commerciali di categoria N1, N2 ed N3 ad alimentazione diesel, di categoria inferiore o uguale ad “Euro 3”. La limitazione è estesa alla categoria “Euro 4” entro il 1 ottobre 2020 ed alla categoria “Euro 5” entro il 1 ottobre 2025. La limitazione si applica prioritariamente nelle aree urbane dei comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti presso i quali opera un adeguato servizio di trasporto pubblico locale, ricadenti in zone presso le quali risulta superato uno o più dei valori limite del PM10 o del biossido di azoto NO2; L’accordo, per come recita, non è immediatamente esecutivo e programma delle scadenze temporali, per la limitazione della circolazione dei veicoli diesel, secondo i piani di qualità dell’aria: Euro 0,1,2,3 entro il 1 ottobre 2018, Euro 4 entro il 2020 ed Euro 5 entro il 2025. Trattandosi di un obiettivo impegnativo, con esborso di risorse pubbliche, ai fini della sua certa applicabilità l’accordo deve essere recepito da un provvedimento legislativo. Ciò per le ricadute conseguenti per l’industria dell’auto e degli automobilisti. Il comma prevede implicitamente che la limitazione dei veicoli si esplica se c’è un adeguato sistema di trasporto pubblico; in caso contrario potrebbe venir meno la possibilità applicativa o rinviata. Si pone la domanda se la limitazione che si intende perseguire nei comuni oltre 30000 abitanti, va attuata sull’intero territorio urbano del comune o nelle zone previste dal piano di qualità dell’aria.

b) promuovere a livello regionale, mediante la concessione di appositi contributi, la sostituzione di una o più tipologie di veicoli oggetto dei divieti di cui alla

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Legislazione lettera a), con veicoli a basso impatto ambientale quali i veicoli elettrici, ibridi elettrico-benzina, a metano o a gpl esclusivi e bifuel benzina e metano o gpl; I contributi che saranno finanziati sono destinati esclusivamente al rinnovo dei mezzi diesel, prevedendo implicitamente che sono escluse dai benefici i veicoli a benzina. Il quantum economico per il rinnovo del veicolo a gasolio non viene precisato se eguale o differenziato per l’acquisto di un mezzo a benzina, elettrico, bifuel, a gas. Il parco delle autovetture a gasolio, 5.944.344 nelle Regioni dell’accordo, Piemonte (1.187.084), Lombardia (2.308.158), Veneto (1.355.083), Emilia Romagna (1.094.019) rappresenta il 37% degli autoveicoli a gasolio in Italia, (16.260.625, ACI,2016).

comma e indicato dal Libro Bianco del 2011 di dimezzare entro il 2030 nei trasporti urbani l’uso delle autovetture “alimentate con carburanti tradizionali” ed eliminarlo del tutto entro il 2050, conseguendo nelle principali città un sistema di logistica urbana a zero emissioni di CO2 entro il 2030.

d) promuovere la realizzazione nelle aree urbane di infrastrutture per la mobilità ciclopedonale; I chilometri di piste e percorsi ciclabili ogni 100 abitanti che vanno dai 39,03 di Reggio Emilia ai 13,08 di Brescia (Mannucci, Fronte, Cambiamo aria, 2017, pag.112) richiedono interventi strutturali ed economici, per una maggiore diffusione dei percorsi ciclopedonali.

c) promuovere a livello regionale la realizzazione di

e) concorrere alla definizione di una regolamentazione

infrastrutture di carburanti alternativi e disciplinare il traffico veicolare in modo da favorire la circolazione e la sosta nelle aree urbane di veicoli alimentati con carburanti alternativi;

omogenea dell’accesso alle aree a traffico limitato, delle limitazioni temporanee della circolazione e della sosta per tutti i veicoli alimentati a carburanti alternativi in accordo a quanto stabilito al comma 2 dell’articolo 19 del decreto legislativo 257/16;

La conferenza delle Regioni e delle Province, nell’audizione sulla mobilità sostenibile alle commissioni congiunte 8a lavori pubblici e 13a ambiente del Senato della Repubblica, ha rammentato quanto affermato dal Governo nello schema di D.L. in attuazione della Direttiva 2014/94 UE che, per ridurre la dipendenza dal petrolio e individuare i requisiti minimi per la costruzione di infrastrutture per i combustibili alternativi, punti di ricarica elettrici e punti di rifornimento per gas, metano e idrogeno, occorre considerare che si interviene in un settore delle energie per il trasporto in cui sussistono significativi interessi e che negli ultimi anni ha vissuto forti momenti di crisi (17/115, 3 agosto 2017, pag.9). Ciò determina una generalizzata resistenza dei territori e dei vari stakeholders di modificare posizioni di mercato. Rimane pertanto impegnativo quanto contenuto dal

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f) promuovere l’inserimento, nelle concessioni relative al servizio di car sharing, rilasciate dal 2020, di prescrizioni volte a prevedere l’utilizzo di auto alimentate con carburanti alternativi nella prestazione del servizio;

g) prevedere, nei piani di qualità dell’aria, i seguenti divieti, relativi a generatori di calore alimentati a biomassa, in funzione della certificazione prevista dal decreto attuativo dell’articolo 290, comma 4, del decreto legislativo n. 152/2006: divieto, entro sei mesi dalla sottoscrizione del presente accordo, di installare generatori con una classe di prestazione emissiva inferiore alla classe “3 stelle” e di continuare ad utilizzare generatori con una classe di prestazione emissiva inferiore a “2 stelle”;


L’Ambiente divieto, entro il 31 dicembre 2019, di installare generatori con una classe di prestazione emissiva inferiore alla classe “4 stelle” e di continuare ad utilizzare generatori con una classe di prestazione emissiva inferiori a “3 stelle”;

h) prevedere, nei piani di qualità dell’aria, l’obbligo di utilizzare, nei generatori di calore a pellet di potenza termica nominale inferiore ai 35 kW, pellet che, oltre a rispettare le condizioni previste dall’Allegato X, Parte II, sezione 4, paragrafo 1, lettera d) alla parte V del decreto legislativo n. 152/2006, sia certificato conforme alla classe A1 della norma UNI EN ISO 17225-2 da parte di un Organismo di certificazione accreditato, prevedendo altresì obblighi di conservazione della documentazione pertinente da parte dell’utilizzatore;

i)

adottare provvedimenti di sospensione, differimento o divieto della combustione all’aperto del materiale vegetale di cui all’articolo 182, comma 6-bis, del decreto legislativo n. 152/2006, in tutti i casi previsti da tale articolo, nelle zone presso le quali risulta superato uno o più dei valori limite del PM10 e/o il valore obiettivo del benzo(a)pirene; L’Arpa Lombardia ha constatato che nella regione il contributo di combustioni all’aperto, falò, le bruciature di stoppia determinano il 5,6% delle emissioni di PM10 (Regione Lombardia, comitato paritetico e di valutazione, relazione n.72).

j) prevedere nei piani di qualità dell’aria, in tutti i casi previsti dall’articolo 11, comma 6, del decreto legislativo 28/2011, il ricorso ad impieghi delle fonti rinnovabili diversi dalla combustione delle biomasse, per assicurare il raggiungimento dei valori di cui all’allegato 3 di tale decreto, nelle zone presso le quali risulta superato uno o più dei valori limite del PM10 e/o il valore obiettivo del benzo(a)pirene; Secondo quanto affermato nella relazione n.72 del comitato paritetico di controllo e valutazione

della Regione Lombardia, presentata da Michela Rocca, nella regione la combustione di biomassa legnosa contribuisce per il 46% al totale regionale delle emissioni di PM10 (la legna bruciata in casa produce 8.772 t/anno di PM10 su un totale di 19.548 t/anno). La relazione cita l’EEA secondo cui il benzopirene e’ l’inquinante cresciuto maggiormente nell’ultimo decennio e i livelli di emissione sono cresciuti di più di 1/5 fra 2003 e 2012. Secondo la stima delle emissioni di benzo(a)pirene in Lombardia (INEMAR 2012) l’inquinante si libera per l’80% dalla combustione della legna e il limite annuo di questo contaminante stabilito dal DL 155/2010 s.n.c. è stato superato in zone prealpine e fondo valle dove è diffuso l’uso della combustione della legna. Le emissioni di PM10 derivanti da attività di combustione di legna e similari per riscaldamento domestico, per il 2012, contribuiscono per il 39% alle emissioni totali della Regione Emilia-Romagna, per il 51% per la Lombardia, anche se, “va sottolineato tuttavia come vi siano numerose fonti di incertezza collegate alla stima delle emissioni dovute all’utilizzo di biomassa” (Ecoscienza n. 1, Deserti, Maccaferri, Stortini, pag.47, 2015).

k) prevedere, nei provvedimenti relativi all’utilizzo dei fondi strutturali finalizzati all’ efficientamento energetico, il divieto di incentivazione di interventi di installazione di impianti termici a biomassa legnosa nelle zone presso le quali risulta superato uno o più dei valori limite del PM10 e/o del valore obiettivo del benzo(a)pirene; La biomassa, mentre è auspicata per contenere il surriscaldamento climatico, dall’altro lato favorisce in modo significativo l’emissione di particelle fini, PM10 e PM2,5. Al riguardo, l’ARPAT Toscana cita, nel report del 8/2/2016, il caso di comuni (Buggiano, Uzzano, Montecatini Terme, Capannori, Porcari, Lucca, Montecarlo e Altopascio) dove è stato vietato l’utilizzo nei caminetti della legna, carbone, pellet, nel caso in

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Legislazione cui questi non siano le uniche fonti di riscaldamento. Il comune di Pistoia ha emesso ordinanze urgenti e contingibili, n.1061, 1073, 1103 del dicembre 2016 per il divieto di combustione della legna in camini aperti ove questi non siano l’unica fonte di riscaldamento e con l’esclusione delle aree non metanizzate. La distribuzione degli apparecchi a legna in montagna è risultata, nel Veneto, pari a: caminetto aperto (8%), caminetto chiuso (8%), stufa tradizionale (48%), stufa moderna (5%), stufa maiolica (22%), caldaia innovativa (3%), stufa automatica pellet/cippato (7%) (ARPAV, indagine sul consumo domestico biomasse, pag.17,2015). E’ fondamentale mettere in atto buone pratiche, che comprendono la scelta degli impianti, la corretta installazione, l’adeguata manutenzione, la qualità della materia prima. L’adozione di regole che contribuiscono a bruciare la legna in un modo più efficiente, camini chiusi, stufe a pellets o ad alta efficienza, riduce l’emissione degli inquinanti (Ecoscienza,n1, F. Zonini Emilia Romagna, 2015).

l) prevedere, nei piani di qualità dell’aria, e, ove ammesso dalle relative norme di riferimento, nelle autorizzazioni integrate ambientali, nelle autorizzazioni uniche ambientali e nei programmi di azione di cui alla direttiva 91/676/CEE (direttiva nitrati), l’applicazione di pratiche finalizzate alla riduzione delle emissioni prodotte dalle attività agricole, quali la copertura delle strutture di stoccaggio di liquami, l’applicazione di corrette modalità di spandimento dei liquami e l’interramento delle superfici di suolo oggetto dell’applicazione di fertilizzanti, ove tali pratiche risultino tecnicamente fattibili ed economicamente sostenibili; L’agricoltura determina un contributo di almeno il 95% delle emissioni di ammoniaca, con il risvolto negativo di formazione di materiale particellare PM10.

m) elaborare e presentare al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare una propo-

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sta contenente i requisiti generali di cui all’articolo 29-bis, comma 2, del decreto legislativo 152/2006, in relazione alle attività di allevamento zootecnico;

n) promuovere a livello regionale, mediante la concessione di appositi contributi, la compensazione degli operatori per l’applicazione delle pratiche di cui alla lettera l);

o) applicare modalità comuni di individuazione e contrasto delle situazioni di perdurante accumulo degli inquinanti atmosferici, con particolare riferimento al PM10, sulla base dei criteri e delle misure temporanee di cui all’allegato I del presente accordo;

p) applicare modalità di comunicazione comuni per l’informazione al pubblico in relazione alle misure attuate in caso di situazioni di perdurante accumulo degli inquinanti, con particolare riferimento al PM10;

q) affidare alle Agenzie ambientali regionali del Sistema nazionale di protezione dell’ambiente (SNPA) delle Regioni che sono Parti del presente accordo il compito di realizzare gli strumenti tecnici per l’individuazione delle situazioni di perdurante accumulo degli inquinanti;

r) assicurare un confronto finalizzato a valutare ed ottimizzare le reti di misura regionali della qualità dell’aria in un quadro complessivo di Bacino Padano, attraverso una verifica dei criteri di efficienza, efficacia ed economicità di cui al decreto legislativo 155/2010, su scala sovra regionale; le eventuali conseguenti revisioni delle reti di misura sono comunicate al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare ai sensi dell’articolo 5 del decreto legislativo 155/2010.

2. L’applicazione dei divieti e degli obblighi introdotti nei piani ai sensi del comma 1 è assicurata attraverso l’adozione dei necessari provvedimenti da parte delle autorità competenti, in conformità all’ordinamento regionale.


L’Ambiente Articolo 3 (Impegni del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare)

1. Ai fini dell’attuazione dell’articolo 1, il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare si impegna a:

a) contribuire, con risorse fino ad un massimo di 2 milioni di euro per Regione, all’attuazione, da parte delle Regioni del Bacino Padano, dell’impegno di cui all’articolo 2, comma 1, lettera b), e con risorse fino ad un massimo di 2 milioni di euro per Regione, all’attuazione, da parte delle Regioni del Bacino Padano, dell’impegno di cui all’articolo 2, comma 1, lettera n); La Regione Lombardia con deliberazione X/6675 seduta del 07/06/2017, il Veneto con Dgr n.836 del 06 giugno 2017, il Piemonte con delibera n.22-5139 della Giunta Regionale del 5/06/2017, l’Emilia Romagna con Dgr 795 del 05/06/2017 e Dgr 1412 del 25/09/2017 , hanno recepito l’accordo in essere.

b) fermo restando quanto stabilito nell’articolo 2, comma 1, lettera a), formulare una apposita proposta, nell’ambito del gruppo di lavoro previsto dall’articolo 4, volta ad introdurre nel presente accordo l’impegno a considerare le emissioni di CO2 quale ulteriore parametro da valutare per la definizione delle limitazioni della circolazione; Il target medio comunitario per la CO2 per le autovetture nuove commercializzate al 2012 è di 130 gr/km, con un obiettivo a lungo termine di 95 gr/km al 2020 (Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di CO2 delle autovetture, 2016, pag. 6); ad oggi, il fattore medio di emissione di CO2 è 231 gr/km, (euromobility, 2016). I modelli con minor consumo di CO2 gr/km, per alimentazione sono: Suzuky Celerio 1.0 (benzina, 84); Ds nuova DS 3 e Peugeot nuova 208 (gaso-

lio, 79); Mitsubishi Space Star (gpl, 85) (benzina, 92); Seat Mil, Skoda Citigo, Volkswagen Upi (metano, 79); Toyota Prius 1.8 (benzina-elettrico, 70); Ds nuova DS5 (gasolio-elettrico, 90); Volkswagen Golf, Passat, Passat Variant, Audi 3 (ibrido plugin elettrico-benzina, 39); Volvo V60 Twin Engine (ibrido plug-in elettrico-gasolio, 48); BMW i3, REX (autonomia estesa elettrico-benzina, 13). Tutti i modelli a propulsione elettrica delle case automobilistiche BMW, Citroen, Mercedes, Mitsubishi, Nissan, Peugeot, Volkswagen non danno emissioni di CO2 (Ministero dello Sviluppo, Ambiente e Trasporti, Guida sul risparmio di carburanti e sulle emissioni di CO2 delle autovetture, 2016).

c) attivare le opportune procedure di concertazione con il Ministero dell’economia e delle finanze al fine di individuare, in aggiunta alle risorse di cui alla lettera a), ulteriori risorse necessarie a finanziare la sostituzione dei veicoli previsti dall’articolo 2, comma 1, lettera a), e le misure di compensazione per gli operatori soggetti agli obblighi previsti dall’articolo 2, comma 1, lettera l); Considerando una stima al ribasso del rinnovo auto al 50% e una spesa per l’acquisto a veicolo di almeno 10.000 euro ne consegue un impegno economico notevole (mld), con un contributo di Regioni e Stato che deve essere sostenuto, a cui dovrebbe aggiungersi anche quello delle case automobilistiche.

d) attivare le opportune interlocuzioni con il Ministero dell’economia e delle finanze al fine di valutare la possibilità di aggiornare le tasse automobilistiche utilizzando il criterio del bonus-malus; si pone il problema di come dovrebbe essere aggiornata la tassa automobilistica, ad esempio, abolendo l’attuale bollo di circolazione e sostituendolo con il valore di emissione di CO2, la vetustà del mezzo, le dimensioni del veicolo

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Legislazione o l’insieme di più criteri, considerando che i centri urbani trafficati e congestionati costituiscono un motivo di criticità per i Comuni per l’inquinamento, la mobilità urbana e il parcheggio.

e) promuovere le opportune iniziative, anche di carattere legislativo, al fine di accelerare, nel medio periodo, la progressiva diffusione di veicoli a basse e/o nulle emissioni, in sostituzione di tecnologie tradizionali quali ad esempio il diesel;

f) assicurare che, per tutte le proposte di propria competenza relative a disposizioni di spesa e provvedimenti attuativi di disposizioni di spesa in materia di qualità dell’aria, sia valutata come prioritaria l’attribuzione di risorse per le finalità previste dal presente accordo;

g) promuovere presso il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti una proposta di modifica del decreto legislativo 285/1992, finalizzata ad includere gli aspetti relativi alla tutela dell’ambiente nelle procedure di determinazione dei limiti di velocità;

h) attivare le opportune procedure di concertazione con il Ministero dello sviluppo economico al fine di aggiornare il decreto ministeriale 16 febbraio 2016, in materia di “conto termico”, e l’articolo 14, comma 2-bis, del decreto legge 4 giugno 2013 n. 63, in modo da assicurarne la compatibilità con i divieti previsti dall’articolo 2, comma 1, lettera g);

i) attivare le opportune interlocuzioni con il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali al fine di promuovere presso le competenti autorità comunitarie il finanziamento delle misure previste dall’articolo 2, comma 1, lettera l) come misure di “Investimenti non produttivi”, nell’ambito dei programmi di sviluppo rurale;

j) elaborare, tenuto conto della proposta di cui all’articolo 2, comma 1, lettera m) uno schema di

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decreto che individui i requisiti generali del settore dell’allevamento zootecnico, ai sensi dell’articolo 29-bis, comma 2, del decreto legislativo 152/2006;

k) rappresentare alla Commissione Europea, con le Regioni del Bacino Padano, le specificità del Bacino Padano anche al fine di attuare un comune impegno per lo sviluppo di iniziative per il miglioramento della qualità dell’aria.

Articolo 4 (Monitoraggio e attuazione dell’accordo) 1. Ai fini del monitoraggio dell’attuazione del presente accordo è istituito presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare un gruppo di lavoro composto da un rappresentante di ciascuna Parte, avente il compito di effettuare periodicamente, comunque almeno una volta ogni sei mesi, una ricognizione in merito all’esecuzione degli impegni previsti dagli articoli 2 e 3, e di formulare alle Parti proposte relative all’integrazione o estensione dell’accordo ai sensi dell’articolo 5.

2. Al fine di fornire indirizzi in merito all’applicazione del presente accordo e di assicurarne l’attuazione in un quadro condiviso, è istituito presso il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare un tavolo di coordinamento composto da rappresentanti di ciascuna Parte al quale possono partecipare anche rappresentanti dei Comuni delle zone interessate dall’attuazione dell’accordo stesso. Il tavolo di coordinamento si riunisce periodicamente, anche su richiesta delle Parti.

Articolo 5 (Integrazione o estensione dell’Accordo) 1. Con successivo atto integrativo le Parti possono concordare integrazioni o estensioni del presente accordo dirette ad individuare ulteriori misure da attuare ai fini previsti dall’articolo 1.


L’Ambiente Articolo 6 (Informazione del pubblico)

1. Al fine di assicurare l’informazione del pubblico in merito ai contenuti del presente accordo, le Parti provvedono a pubblicarne il testo sui propri siti internet istituzionali.

Figura 1: Fonte ISPRA, Qualità dell’ambiente urbano.

Livello di allerta Nessuna allerta

Primo livello

Secondo Livello

Non attivazione del livello successivo a quello in vigore

Condizioni di rientro al livello verde (nessuna allerta)

Meccanismo di attivazione delle misure Nessun superamento misurato nella stazione di riferimento del valore limite di 50 µg/m3 della concentrazione di PM10, secondo le persistenze di cui ai punti successivi. Attivato dopo 4 giorni consecutivi di superamento misurato nella stazione di riferimento del valore di 50 µg/m3 della concentrazione di PM10, sulla base della verifica effettuata nelle giornate di lunedì e giovedì (giornate di controllo) sui quattro giorni antecedenti. Le misure temporanee, da attivare entro il giorno successivo a quello di controllo (ovvero martedì e venerdì), restano in vigore fino al giorno di controllo successivo. Attivato dopo il 10° giorno di superamento consecutivo misurato nella stazione di riferimento del valore limite di 50 µg/m3 della concentrazione PM10, sulla base della verifica effettuata nelle giornate di lunedì e giovedì (giornate di controllo) sui 10 giorni antecedenti. Le misure temporanee, da attivare entro il giorno successivo a quello di controllo (ovvero martedì e venerdì), restano in vigore fino al giorno di controllo successivo. Se nelle giornate di controllo di lunedì e giovedì l’analisi dei dati della stazione di riferimento porterebbe ad una variazione in aumento del livello esistente (ovvero da verde ad arancio e da arancio a rosso), ma le previsioni meteorologiche e di qualità dell’aria prevedono per il giorno in corso e per il giorno successivo condizioni favorevoli alla dispersione degli inquinanti, il nuovo livello non si attiva e rimane valido il livello in vigore fino alla successiva giornata di controllo. Il rientro da un livello di criticità qualunque esso sia (arancio o rosso) avviene se, sulla base della verifica effettuata nelle giornate di controllo di lunedì e giovedì sui dati delle stazioni di riferimento, si realizza una delle due seguenti condizioni: 1) la concentrazione del giorno precedente il giorno di controllo è misurata al di sotto del valore limite di 50 µg/m3 e le previsioni meteorologiche e di qualità dell’aria prevedono per il giorno in corso ed il giorno successivo condizioni favorevoli alla dispersione degli inquinanti; 2) si osservano due giorni consecutivi di concentrazione misurata al di sotto del valore limite di 50 µg/m3 nei quattro giorni precedenti al giorno di controllo. Il rientro al livello verde ha effetto a partire dal giorno successivo a quello di controllo.

Semaforo Verde

Arancio

Rosso

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Legislazione Allegato 1 Criteri per l’individuazione e la gestione delle situazioni di perdurante accumulo degli inquinanti A. Le procedure di attivazione delle misure temporanee omogenee - Le procedure per l’attivazione di misure temporanee omogenee nelle quattro Regioni del Bacino Padano, al verificarsi di condizioni di accumulo e di aumento delle concentrazioni di PM10 correlate all’instaurarsi di condizioni meteo sfavorevoli alla dispersione degli inquinanti, sono riportate nella tabella sottostante. Nelle procedure di seguito descritte si intende per concentrazione di PM10 il valore medio giornaliero misurato in una stazione di riferimento per ogni area di applicazione. La stazione di riferimento potrà essere o una stazione fisica o una stazione virtuale, ovvero derivante dall’aggregazione di dati di più stazioni e sarà individuata da ogni Regione con il supporto delle proprie agenzie ambientali sulla base delle caratteristiche del territorio e della rete di monitoraggio della qualità dell’aria. Il criterio per la scelta della stazione di riferimento è di indubbio interesse igienico-sanitario: spetterà alle Regioni che hanno la responsabilità giuridica sulla qualità dell’aria, d’intesa con i Comuni, (il Sindaco è la massima autorità sanitaria del Comune) di avvalersi dell’Arpa per il punto di riferimento su cui adottare i provvedimenti in essere, una stazione fisica, una stazione considerata ai fini dei modelli meteoclimatici o l’insieme di più stazioni. L’autorità competente dovrebbe considerare unitamente al PM10 anche l’evoluzione del biossido di azoto, NO2 , tenuto conto che è un inquinante di elevato interesse sanitario e oggetto della procedura di infrazione 2015/2043 da parte della Commissione europea. L’Italia, è in testa in Europa nel 2013, per decessi anticipati da biossido di azoto (21040).

B. Le misure temporanee omogenee per il miglioramento della qualità dell’aria ed il

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contrasto all’inquinamento locale - Le misure temporanee omogenee sono articolate su due livelli in relazione alle condizioni di persistenza dello stato di superamento del valore di 50 µg/m3 della concentrazione di PM10 registrato dalle stazioni di rilevamento. Le misure temporanee omogenee di 1° livello sono:

b.1 Limitazione all’utilizzo delle autovetture private di classe emissiva almeno Euro 4 diesel in ambito urbano dalle 8.30 alle 18.30 e dei veicoli commerciali di classe emissiva almeno Euro 3 diesel dalle 8.30 alle 12.30. Le deroghe sono relative ai veicoli utilizzati per finalità di tipo pubblico o sociale (forze dell’ordine, soccorso sanitario, pronto intervento), per il trasporto di portatori di handicap o di persone sottoposte a terapie indispensabili ed indifferibili, i veicoli speciali definiti dall’art. 54 lett. f), g) e n) del Codice della Strada e sono fatte salve le disposizioni comunali vigenti relative alle Zone a Traffico Limitato (ZTL) e alle modalità di carico-scarico delle merci;

b.2 Divieto di utilizzo di generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa (in presenza di impianto di riscaldamento alternativo) aventi prestazioni energetiche ed emissive che non sono in grado di rispettare i valori previsti almeno per la classe 3 stelle, in base alla classificazione ambientale introdotta dal decreto attuativo dell’articolo 290, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152;

b.3

Divieto assoluto, per qualsiasi tipologia (falò rituali, barbecue e fuochi d’artificio, scopo intrattenimento, etc…) di combustioni all’aperto anche relativamente alle deroghe consentite dall’art. 182, comma 6 bis, del decreto legislativo 3 aprile 2006 n.152 rappresentate dai piccoli cumuli di residui vegetali bruciati in loco;

b.4

Introduzione del limite a 19 °C (con tolleranza di 2 °C) per le temperature medie nelle abitazioni e spazi ed esercizi commerciali;

b.5

Divieto per tutti i veicoli di sostare con il motore acceso;


L’Ambiente b.6

Divieto di spandimento dei liquami zootecnici e, in presenza di divieto regionale, divieto di rilasciare le relative deroghe;

b.7

Invito ai soggetti preposti a introdurre agevolazioni tariffarie sui servizi locali di TPL;

b.8 Potenziamento dei controlli, con particolare riguardo al rispetto dei divieti di limitazione della circolazione veicolare, di utilizzo degli impianti termici a biomassa legnosa, di combustioni all’aperto e di divieto di spandimento dei liquami. Le misure temporanee omogenee di 2° livello (aggiuntive rispetto a quelle di 1° livello) sono:

b.9 - Estensione delle limitazioni per le autovetture private di classe emissiva almeno Euro 4 diesel in ambito urbano nella fascia oraria 8.30-18.30 e per i veicoli commerciali almeno Euro 3 diesel nella fascia oraria 8.30 – 18.30 ed Euro 4 diesel nella fascia oraria 8.30 – 12.30. Le deroghe previste sono le medesime individuate al punto b.1;

b.10 Divieto di utilizzo di generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa (in presenza di impianto di riscaldamento alternativo) aventi prestazioni energetiche ed emissive che non sono in grado

di rispettare i valori previsti almeno per la classe 4 stelle, in base alla classificazione ambientale introdotta dal decreto attuativo dell’articolo 290, comma 4, del decreto legislativo 3 aprile 2006 n. 152.

C. Ambito di applicazione - Le misure temporanee omogenee di cui al presente Allegato si applicano prioritariamente nelle aree urbane dei Comuni con popolazione superiore a 30.000 abitanti, presso i quali opera un servizio di trasporto pubblico locale, ricadenti in zone presso le quali risulta superato uno o più dei valori limite del PM10; L’accordo, trattando misure di prevenzione sanitaria, per una effettiva applicazione, andrebbe convertito in un provvedimento di legge presentato dai dicasteri responsabili, Ministero Ambiente e Salute, prevedendo obblighi e sanzioni in caso di inadempienze. Il programma reclamando interventi comuni e procedure temporanee omogenee nell’area del Bacino Padano, vista la conoscenza approfondita e consolidata dei fenomeni di accumulo dei traccianti al suolo, in condizioni meteoclimatiche sfavorevoli alla dispersione, su parere degli esperti, visti i modelli meteoclimatici, potrebbe richiedere l’applicazione contemporanea dei provvedimenti di prevenzione, ad esempio sulla circolazione veicolare.




Report Soluzioni per l’efficienza energetica Alessia Testori, Ufficio Stampa Enerqos – Email: press@testoricomunicazione.it

Cosa vuol dire efficienza energetica? Quali i suoi vantaggi? È presto detto: oltre a un notevole risparmio economico, anche l’impatto ambientale è decisamente inferiore. Prendiamo un comune impianto di illuminazione (di circa 1.000 corpi illuminanti, per esempio). Il suo consumo, oltre ad essere economicamente importante, inciderà sull’ambiente in maniera decisamente più significativa rispetto a quello di un impianto a risparmio energetico: efficientando l’impianto con tecnologia LED si possono immettere circa 125 tonnellate di CO2 all’anno in meno in atmosfera, il che equivale a piantare 4.000 “abeti virtuali”. Tra le misure di efficientamento quindi c’è sicuramente la sostituzione delle vecchie alogene con lampade a LED. Questo intervento, che porta il nome di relamping, può comportare risparmi in bolletta pari al 40-60% e un risparmio manutentivo fino al 100% a parità di luce emessa. Risparmio, dunque, sia a livello energetico sia economico. Stando all’Energy Efficiency Report di luglio 2017, in Italia il giro d’affari che il settore dell’efficienza energetica potrebbe generare è davvero ragguardevole: il potenziale di mercato “atteso” nel periodo 2017-2020 per gli investimenti in efficienza energetica si attesta tra i 29,8 e i 34,4 mld di euro, con un volume d’affari medio annuo compreso tra i 7,5 e gli 8,6 mld di euro. Ecco perché molte aziende, di diversi settori industriali, si sono affidate alle ESCo - società di servizi energetici -

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che propongono soluzioni di efficientamento energetico. Uno dei vantaggi di approntare un nuovo impianto con le ESCo è che non è richiesto alcun investimento iniziale da parte del cliente. Ciò è possibile grazie alla condivisione del risparmio futuro: un’attenta selezione, progettazione, finanziamento e realizzazione di opere impiantistiche a forte contenuto tecnologico aiuta a massimizzare i risparmi e ad aumentare i benefici. Nel corso dell’anno 2016, sempre secondo le stime dell’Energy Efficiency Report 2017, il numero di ESCo certificate è aumentato di quasi il 90%, passando dalle 144 società del 31 dicembre 2015 alle 272 del 31 dicembre 2016. Inoltre di queste ESCo, ben 45 sono nate dopo il 2012. Se si considera la natalità di queste società si può registrare un +20% di crescita negli ultimi cinque anni. Grazie all’aumento di ESCo presenti sul mercato, i dipendenti impiegati da operatori specializzati in efficienza energetica sono cresciuti del 10% nell’ultimo quinquennio, raggiungendo oltre 7.300 unità nel 2016. Proprio nei 12 mesi dell’anno scorso, le ESCo hanno realizzato complessivamente investimenti per un controvalore di 836 mln di euro, pari a una quota sul mercato totale di poco inferiore al 14% guadagnando circa 3 punti percentuali: nel 2015 detenevano l’11,6% del mercato. Al di là dei numeri, se si parla di soluzioni concrete di efficienza energetica, le maggiormente adottate nel 2016 sono state le pompe di calore, l’illuminazione e


L’Ambiente le superfici opache, che da sole hanno fruttato oltre il 50% degli investimenti complessivi del comparto. Gli investimenti in pompe di calore sono ammontati complessivamente a 1,17 mld di euro, mentre l’illuminazione e le superfici opache hanno fatto registrare investimenti pari a 1 mld di euro. Nello specifico, in ambito industriale, le soluzioni di efficienza energetica più utilizzate sono state gli impianti di cogenerazione e i sistemi di combustione efficienti, che nel 2016 hanno raggiunto rispettivamente 586 mln e 482 mld di euro. Se a queste soluzioni si aggiungono le caldaie a condensazione e le chiusure vetrate si arriva a coprire l’80% degli investimenti complessivi del comparto. Tra le ESCo c’è Enerqos, società controllata da Adaxia Capital Partners, fondo di Private Equity che investe in piccole e medie aziende con importanti prospettive di crescita nel settore della green economy in Europa. “Il costo dell’energia elettrica rappresenta la seconda voce di spesa del bilancio delle aziende. Noi proponiamo interventi per migliorare la competitività e favorire lo sviluppo - afferma Giorgio Pucci, presidente di Enerqos -. Per soddisfare le richieste di un mercato in espansione, abbiamo studiato un’innovativa offerta che consente di promuovere e finanziare direttamente, sino al 100%, interventi di relamping, e non solo, finalizzati al dimezzamento dei costi dell’energia elettrica a salvaguardia dell’ambiente”. Oltre all’intervento di relamping, un’altra valida misura di efficientamento energetico è quella di sostituzione degli impianti di riscaldamento a gas con il biocombustibile (pellet o cippato, ad esempio). Particolarmente attenti a questo genere di misure sono le aziende agricole e le serricolture. Proprio nel settore agricolo, che – stando ai dati Istat – in Italia

conterebbe una superficie di terreno adibito a serra pari a 42 mila ettari, molti imprenditori hanno deciso di investire in efficienza energetica per riqualificare gli impianti di riscaldamento delle proprie colture. Molte strutture si trovano al nord, di cui 1.975 ettari solo in Lombardia, dove il clima e l’assenza di zone metanizzate rende il tema del riscaldamento particolarmente sentito. A due anni dal lancio di un’offerta specifica nel settore florovivaistico, ortofrutticolo e serricoltura, Enerqos ha avviato più di 20 progetti di riqualificazione, sostituendo i vecchi impianti di riscaldamento a gasolio con modernissimi impianti alimentati a biomassa. Un intervento che consente di risparmiare fino al 60% sul costo della bolletta, oltre agli indubbi vantaggi ambientali. “Si tratta di un settore altamente energivoro dove il contenimento dei costi di riscaldamento diventa decisivo per la vitalità di molte aziende che hanno evidentemente risentito della crisi degli ultimi anni – spiega Pucci –. Abbiamo già investito 5 milioni di euro su progetti avviati. La nostra ESCo sviluppa una proposta di intervento ad hoc e ne finanzia i costi al 100% a fronte di una condivisione del risparmio solitamente per un periodo di cinque anni, una formula che quindi non grava sul bilancio delle aziende e che supplisce al duro regime degli incentivi che si sono via via drammaticamente ridotti”. Tutte queste misure di efficientamento sono rivolte in particolare a grandi consumatori di energia quali gli operatori della grande distribuzione e della logistica; oltre alle piccole e medie imprese. L’offerta Enerqos offre infatti molteplici vantaggi per tutte le realtà industriali o commerciali ad alto consumo energetico: oltre agli indiscussi benefici ambientali, l’utente potrà godere di risparmio economico immediato sulla bolletta, aumentando la performance energetica del proprio impianto.

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Report Amianto: verso il nuovo piano nazionale amianto Alberto Verardo, consulente – Email: alberto.verardo@gmail.com

Nei giorni di venerdì 24 e sabato 25 novembre, su iniziativa della Presidenza del Consiglio dei Ministri, presso il Teatro Municipale di Casale Monferrato, si è tenuta la IIIa Conferenza Governativa sull’Amianto e le patologie correlate imperniata sulla tematica “Dalla Legge numero 257/1992 ad oggi, situazione attuale e prospettive”.

sciuta capacità tecnica e la significatività dell’impegno di coloro che concorrono concretamente a contrastare la problematica amianto con attenzione, serietà e rispetto, senza inopportune e inadeguate esasperazioni. La sintesi dei lavori, svolta sabato 25 novembre a cura dei Referenti dei singoli Gruppi Tecnici di Lavoro, ha riguardato le tre aree tematiche di interesse del Piano, già delineate nella stesura presentata dall’allora Ministro della Salute Balduzzi nel 2013: Ambiente, Salute e Sociale e del Lavoro; all’interno di esse sono state trattate nove tematiche puntuali ma tutte di rilievo e significatività: Ricerca clinica, Centri di eccellenza e presa in carico del paziente, Sorveglianza epidemiologica, Sorveglianza sanitaria ex esposti, Tutela previdenziale, provvedimenti di prevenzione e contenzioso, Aspetti giuridici e normativi, Addetti potenzialmente esposti e responsabile amianto, Fondo vittime amianto e, infine, Gestione economica – finanziaria.

Il programma dell’evento si è articolato in due momenti: il venerdì pomeriggio la riunione dei tavoli tecnici – che hanno visto la partecipazione dei più qualificati esperti nazionali, le rappresentanze dei Ministeri, degli organi Scientifici dello Stato, dell’Istituto Superiore di Sanità, dei Sindacati, delle parti sociali e del Coordinamento Nazionale Amianto - sulle tematiche connesse alla attuale problematica amianto e le conseguenti prospettive, mentre sabato 25 novembre, alla presenza e con gli interventi di alte cariche istituzionali, si è tenuta la presentazione ufficiale e pubblica della versione aggiornata della proposta di Piano Nazionale Amianto, fatta anche attraverso l’illustrazione dei lavori di approfondimento tecnico svolti il giorno precedente, Tra esse, una merita una riflessione da parte dei componenti il tavolo Figura 1: Terminale canna fumaria particolarmente attenta in quantecnico di coordinamento. to introduce concrete azioni di prevenzione volte Il coinvolgimento delle diverse rappresentanze che a contenere lo sviluppo di problematiche sanitarie hanno partecipato ai lavori è stata fatta dallo stesso e ambientali: la tematica degli “Addetti potenzialtavolo di coordinamento designato dalla Presidenza mente esposti e responsabile amianto”; essa infatti del Consiglio dei Ministri con incarico attribuito nel è volta a promuovere azioni di controllo e gestione corso della Conferenza Stato Regioni tenutasi nel sia della presenza di materiali e manufatti contenenMaggio 2016 presso Montecitorio; gli elementi che ti fibre di amianto che sicuramente – con gli attuali hanno concorso all’individuazione dei partecipanti ritmi di dismissione delle installazioni – si protrarrà sono stati la concretezza, il pragmatismo, la ricono- ancora per diversi decenni, nonché una sempre più

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L’Ambiente accurata azione di controllo nei confronti degli operatori che attuano le azioni di bonifica dei componenti contenenti fibre di amianto nelle loro diverse tipologie mineralogiche. Due le argomentazioni che sostanziano la tematica in questione e che sono state ricavate dalle note informative redatte dal tavolo di coordinamento e sviluppate dagli esperti partecipanti al Gruppo Tecnico, con il fine di implementarle per trasferirle - nella formulazione che sarà ritenuta maggiormente consona - all’interno del redigendo PNA: “La sorveglianza epidemiologica dei potenziali esposti ad amianto”, “Responsabile del Rischio Amianto – Metodi di gestione e di valutazione del rischio amianto negli edifici e negli impianti (D. M. 6 settembre 1994 – punto 4)”. La redazione dei contenuti relativi al tema “La sorveglianza epidemiologica dei potenziali esposti ad amianto”, ha tenuto conto del quadro normativo a partire dalla Legge 257 del marzo 1992 di fuoruscita dalla problematica amianto - spartiacque tra un passato problematico e un presente da governare - che non ha posto alcun divieto all’uso indiretto dell’amianto e dei materiali/prodotti che lo contengono qualora: i medesimi risultassero già installati al momento del divieto e fossero in buono stato di conservazione, e che la presenza di materiali/manufatti contenenti amianto sia regolamentata dal Decreto Legislativo 81/2008 (per ambienti di lavoro e operazioni di bonifica) e dal D.M. 6 settembre 1994: “Normative e metodologie tecniche per la valutazione del rischio, il controllo, la manutenzione e la bonifica di materiali contenenti amianto presenti nelle strutture edilizie” (anche per gli ambienti di vita). Per meglio definire le azioni da proporre nei confronti dei soggetti oggi potenzialmente a rischio - tema dell’informativa - è stato anche analizzato il ciclo complessivo pregresso dell’impiego della fibra di amianto, che partiva dall’estrazione del minerale e

dalla manifattura di materiali, per giungere all’esposizione lavorativa alle fibre per lavori di manutenzione, ristrutturazione e demolizione, attraverso l’impiego industriale dei materiali che lo contenevano (per le coibentazioni, nei manufatti tessili, nell’industria metal meccanica e nelle attività manifatturiere dove c’era necessità di protezioni termiche, acustiche e di mantenimento del calore), e, successivamente, è stata posta attenzione alle possibili implicanze correlabi-

Figura 2: Tetto di copertura

li alle diverse attività svolte dagli operatori coinvolti. Potenzialmente a rischio e quindi doverosamente da considerare quali potenzialmente esposti, sono coloro che operano nella bonifica e nello smaltimento dei beni contenenti fibre di amianto ma anche – seppure con una significatività circoscritta e comunque oggetto di approfondimento – chi lavora o vive in edifici con presenza di materiali contenenti amianto. Una stima degli operatori attualmente impegnati nelle attività di bonifica somma ad oltre 35.000 unità (per un numero di aziende iscritte alla categoria 10 dell’Albo Nazionale dei Gestori Ambientali pari a circa 2500), tutelati dal Titolo IX del Decreto Legislativo 81/2008; nell’ambito della tutela rientra anche l’esposizione a fibre di amianto che deve essere contenuta nei limiti previsti e che prescrive altresì, nel caso di eventuale esposizione non prevedibile durante le lavorazioni a valori superiori a quelli previsti dalla norma, l’iscrizione dell’interessato in apposito registro.

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Report Perseguendo una sempre maggiore tutela degli operatori sistematicamente esposti a fibre di amianto nel corso della loro attività lavorativa, i partecipanti al Gruppo Tecnico hanno evidenziato l’esigenza di fare ulteriormente implementare l’aspetto legato alla tutela sanitaria dell’operatore mediante una evoluzione migliorativa del sistema di monitoraggio delle esposizioni. In tal senso gli organi di vigilanza territoriale - oltre alla verifica della adeguatezza alle norme dei Piani di Lavoro e degli aspetti di sicurezza antinfortunistica dei cantieri - dovrebbero trovare ulteriori risorse (in particolare personale professionalmente preparato) per implementare l’attuale numero di indagini conoscitive. Per i lavoratori in questione, esposti a concentrazioni di fibre aerodisperse basse, è emersa quindi la necessità di ulteriore attenzione, legata alla esigenza di accrescere la conoscenza di tali esposizioni in considerazione del possibile verificarsi di inconvenienti igienistici, che generano situazioni con valori di esposizione anche potenzialmente superiori ai limiti. Per una futura azione razionale ed efficace nei loro confronti, il Gruppo Tecnico ha consigliato un percorso che, attingendo anche agli elementi di conoscenza oggi disponibili, consenta di disporre di elenchi nominativi completi e coerenti (prendendo ad esempio in considerazione le abilitazioni rilasciate dalle Regioni - o altri soggetti delegati - agli operatori) e di conoscere i valori di esposizione cui i medesimi sono stati (qualora esistano dati) o saranno esposti durante l’attività lavorativa; tali elementi permetteranno in futuro anche valutazioni epidemiologiche sugli effetti che potrebbero essere da correlare a dati di esposizione divenuti storici. L’azione è così diventata organica alla proposta di un Tavolo Tecnico Nazionale che possa: organizzare e rendere disponibili gli elenchi dei lavoratori che hanno ottenuto l’abilitazione ad operare con i materiali contenenti amianto (ai sensi di quanto previsto all’articolo 10 della Legge 257/1992), attivare un’indagine epidemiologica su scala nazionale degli addetti alla bonifica del mate-

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riale contenente amianto a partire dalle azienda iscritte all’Albo dei Gestori Ambientali (categorie 10A e 10B) ed utilizzando la banca dati INPS per ottenere informazioni sui periodi lavoratovi, fornire indicazioni metodologiche e operative omogenee per la sorveglianza epidemiologica attiva in luoghi di lavoro con presenza di amianto friabile e di casi di mesotelioma, creare una banca dati di esposizione a fibre di amianto durante le operazioni di bonifica e di manutenzione su materiali contenenti amianto. Il documento di lavoro inerente il “Responsabile del Rischio Amianto e Metodi di gestione e di valutazione del rischio amianto negli edifici e negli impianti”, ha tratto origine dalla considerazione che, ancora per molti anni, la presenza di materiali/manufatti contenenti fibre di amianto nei luoghi di vita e di lavoro sarà una realtà ineludibile. Considerando la loro presenza, unitamente all’inevitabile naturale invecchiamento (escludendo altre possibili cause di danneggiamento o alterazione) che subiscono con il tempo le installazioni, i partecipanti al Gruppo Tecnico hanno evidenziato l’esigenza di porre sempre più attenzione alla tutela della salute di cittadini e lavoratori dai possibili rischi conseguenti alla presenza di amianto negli edifici e negli impianti tecnologici. Per il conseguimento dell’obiettivo, la scelta si è orientata sulla implementazione delle conoscenze tecnico-professionali e qualitative dei soggetti coinvolti mediante l’aggiornamento formativo degli operatori già abilitati e la “formazione di specialisti in grado di eseguire la identificazione e la valutazione del rischio ed essere in grado di dare supporto alla gestione della problematica amianto in modo scientificamente e tecnicamente affidabile”. La sintesi della precedente citazione conduce ai contenuti del punto 4 del Decreto Ministeriale 6 settembre 1994 che prevede, per tutte le strutture e gli impianti nei quali sono presenti materiali o elementi contenenti amianto, la nomina di un Responsabile per la gestione di tali presenze riconducibili al ruolo


L’Ambiente La proposta che il Gruppo Tecnico ha elaborato e fornito al tavolo di coordinamento, tenuto conto che attualmente questa tipologia di figura professionale è valorizzata con attività formativa solamente in tre Regioni (peraltro con contenuti e tempistiche difformi), è di normalizzare i corsi professionalizzanti per la figura di “Responsabile del Rischio Amianto”, con programmi, contenuti e durata omogenei e con elenchi regionali accessibili resi pubblici.

Figura 3: serbatoio acqua potabile

di “Responsabile del Rischio Amianto”. Tale figura non ha ancora assunto (se si escludono tre realtà regionali) una dignità normativa equivalente a quella degli operatori ma è stato rilevato, in considerazione della complessità e rilevante pericolosità della fibra di amianto, che deve necessariamente essere prevista, e conseguentemente formata, una figura in grado di dare supporto ai detentori dei materiali/ manufatti/impianti contenenti amianto, per una loro gestione in modo scientificamente affidabile. Per massimizzare l’efficacia dell’azione del “Responsabile del Rischio Amianto”, le scelte tecniche operate hanno valorizzato anche i compiti che dallo stesso devono essere assolti: effettuare l’accertamento della presenza di materiali contenenti amianto (quindi in grado di compilare le schede di censimento e di accertamento dello stato in essere), redigere i contenuti e le modalità di effettuazione del programma di controllo iniziale e periodico, definire e formalizzare le procedure per le attività di custodia e di manutenzione, predisporre per il proprietario (titolare, amministratore di condominio, …) l’idonea informativa per i soggetti potenzialmente interessati, definire la parte di competenza inerenti gli interventi di messa in sicurezza o bonifica.

Indicazioni sono anche state fornite per una preparazione interdisciplinare sul tema complesso della presenza in ambiente antropico di materiale contenente amianto nelle sue differenti possibili tipologie, e relativamente al completamento del corso da effettuare sulla base di specifici accertamenti. Al superamento della verifica finale, la proposta prevede il rilascio di una certificazione regionale e, come indicato in precedenza, l’inserimento in appositi elenchi pubblici. Il Gruppo Tecnico ha altresì fornito tre ulteriori elementi di valutazione ritenuti anch’essi utili allo scopo: valutare l’opportunità di una razionalizzazione della normativa promulgata negli anni in materia di amianto, realizzare un testo di consultazione onnicomprensivo sulla tematica amianto, fornire una maggiore chiarezza interpretativa sulla protezione dai rischi per la salute e per l’ambiente dovuti all’amianto.

Figura 4: areatore su tetto di copertura in materiale contenente amianto

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Qualità e innovazione per i nuovi modelli Responsabilità sociale d’impresa, innovazione tecnologica, sviluppo sostenibile. Sono i tre principi che da sempre contraddistinguono la filosofia imprenditoriale della reggiana Rovatti Pompe, azienda specializzata nella progettazione e fabbricazione di pompe ed elettropompe centrifughe. “Per noi la sfida più importante è quella di sviluppare innovazioni nell’interesse della collettività. Perseguiamo quotidianamente questo obiettivo nel nostro particolare settore - spiega il Direttore Tecnico dell’azienda in una nota - e se consideriamo che a livello globale gli attuali sistemi di pompaggio assorbono una percentuale elevatissima del consumo energetico industriale, risulta oltremodo evidente come la riduzione dei consumi e l’ottimizzazione delle risorse significhi non soltanto contenere i costi di gestione a carico delle imprese, ma anche tutelare l’ambiente. Un versante, questo, sul quale l’impiego di pompe ad alto rendimento può realmente fare la differenza”. È proprio a partire da queste considerazioni che i tecnici Rovatti hanno messo a punto una vastissima gamma di modelli progettati per assicurare performance di massimo livello e capaci di anticipare le normative europee in materia di efficienza energetica. “Fondamentale per l’industria di oggi - prosegue il Direttore Tecnico - è disporre di soluzioni per il pompaggio di una vasta tipologia di liquidi, che garantiscano lunga durata in servizio e ridotti consumi energetici. Ecco per-

ché il nostro focus aziendale è investire continuamente importanti risorse e attenzione all’intero LCC di ogni prodotto che immettiamo sul mercato, per essere in grado di sviluppare soluzioni sempre più all’avanguardia per prestazioni, materiali d’impiego e tecnologie costruttive”. Tra i più significativi successi derivanti da questo impegno aziendale si segnala lo sviluppo della prestigiosa gamma Extreme, esteso range di elettropompe in microfusione di acciaio inox AISI 316 adatta al pompaggio di liquidi anche particolarmente aggressivi, nonchè l’evoluzione di una vastissima serie di pompe ed elettropompe di superficie ad alta efficienza (in molteplici esecuzioni costruttive) capaci di definire rendimenti idraulici ai vertici del mercato. Si tratta di prodotti tecnologicamente innovativi che assicurano le massime prestazioni con il minimo consumo di energia, a difesa dell’ambiente. Nel contesto di MCE 2018 (appuntamento fieristico leader mondiale nell’impiantistica civile, industriale, nella climatizzazione e nelle energie rinnovabili) Rovatti Pompe ha con successo presentato ai mercati le caratteristiche delle innovative soluzioni tecniche sviluppate accanto alla consolidata produzione di pompe ed elettropompe centrifughe. Prodotti realizzati secondo i più rigorosi standard internazionali e specifiche tecniche del cliente in modo tale da soddisfare con successo molteplici settori di applicazione garantendo costantemente i massimi standard di affidabilità, sicurezza, durata in servizio e semplicità di impiego. www.rovatti.it

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Il Libro L’amianto nell’edilizia sociale e condominiale Aggiornamenti legislativi e normativa Autore: Alberto Verardo – Casa editrice: GIRSA Edizioni (www.lambienteworld.it)

Questo nuovissimo testo sull’amianto - minerale messo al bando nel 1992 come estrazione, produzione, commercializzazione in ogni suo utilizzo manifatturiero - si contraddistingue da tutti i numerosissimi lavori in materia per una particolarità: il dettato tecnico si aggancia di pari passo all’evoluzione della legislazione, illustrata fino agli ultimi aggiornamenti. Il dott. Alberto Verardo, uno dei massimi esperti in materia, ha contribuito all’affinamento della materia nei suoi aspetti determinanti in qualità di membro in numerose Commissioni sia regionali che ministeriali. L’autore presuppone come già acquisiti gli aspetti puramente tecnici di smantellamento e messa in sicurezza di tale minerale, dalla pericolosità subdola e protratta nel tempo. A lui preme l’accostamento tecnico in simbiosi con l’evoluzione della normazione legislativa e le sue successive modificazioni. Il volume, composto dal testo base centrale corredato da appendici aggiornate e arricchito da corposi allegati compresi in un CD di supplemento, è reso ancora più significativo dalle tantissime fotografie inserite in tutte le pagine del testo. Il recensore

Le moderne esigenze industriali richiedono pompe centrifughe in grado di ridurre consumi energetici, emissioni di CO2 e costi di manutenzione degli impianti cui sono destinate. Rovatti Pompe risponde a queste necessità con prodotti dalle avanzate soluzioni tecniche che garantiscono rendimenti idraulici ai vertici del mercato. L’elevata qualità dei materiali d’impiego, le tecnologie costruttive d’avanguardia e una progettazione che anticipa i rigorosi standard internazionali consentono a tutte le pompe Rovatti di trattare in piena efficienza e sicurezza una vasta tipologia di liquidi attraverso un’estesa e sicura durata di servizio.

www.rovatti.it


Tecnologie applicate Che aria tira Gherardo Silvatici, New Centro Servizi Ambientali - Email: gherardo.silvatici@biologo.onb.it

Nella società ancestrale l’olfatto ha avuto un ruolo di importanza più che notevole; nella società di oggi gli odori rappresentano uno degli elementi di disturbo che maggiormente avverte la popolazione. Diverse sono le attività antropomorfiche che danno origine ad odori molesti, puteolenze che si disperdono nell’ambiente portando ad una forma di inquinamento anche molto estesa. Si pensi, ad esempio, agli: allevamenti di bovini, suinicoli, ovicoli ed altro; alla produzione agroalimentare: zuccherifici in primis, aziende per la lavorazione della carne e del pesce, conserviere e/o per la preparazione di cibi (friggitorie); non fanno eccezione le lavorazioni dell’industria: cartaria, tessile, della lavorazione del cuoio e poi chimiche, petrolchimiche, petrolifere, farmaceutiche, della lavorazione delle plastiche ed altre; anche gli impianti deputati alla depurazione danno il loro contributo, con forni a basse temperature; trattamento biologico dei liquami e compostaggio. La soglia olfattiva di molte sostanze odorigene presenta valori estremamente bassi tanto da rendere, a volte, incompatibile l’attività antropomorfica con l’ambiente limitrofo.

Il caso dell’idrogeno solforato Un caso per tutti, l’idrogeno solforato. Tale sostanza che è alla base dello studio applicativo qui relazionato e che è spesso causa di incidenti mortali nel settore dell’industria - presenta una soglia di percezione pari a 0,0007 mg/N.mc. di aria, mentre la soglia di riconoscimento si pone a 0,0140 mg/N.mc. di aria. L’odore caratteristico è quello delle uova marce e la concentrazione che può produrre effetti negativi

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sulla salute umana, per esposizione prolungata fra le 4-8 ore lavorative, è stata valutata in 10 mg/N.mc di aria con soglia di preallarme posta a 5 mg/N.mc.

Un caso applicativo Il caso che presentiamo interessa il settore petrolifero e si riferisce all’abbattimento dell’idrogeno solforato che si sprigiona dalle vasche API utilizzate per raccogliere gli idrocarburi ancora presenti nei reflui esitati della lavorazione. Non siamo purtroppo in grado di riportare numeri probanti, relativi al periodo in cui non veniva utilizzato alcun sistema di captazione; ma l’odore era intenso, forte e persistente tanto che gli strumenti personali di rilevamento degli operatori, quando si avvicinavano alle vasche API , emettevano il suono di allarme. Sono disponibili invece i dati di monitoraggio rilevati dopo due tipi di intervento diversi, cioè: nebulizzazione mediante struttura mobile e prodotto di copertura; nebulizzazione operata attraverso degli ugelli, inseriti in un “toro” attorno alla vasca API, alimentati con uno specifico formulato, denominato CO/01, in soluzione al 2,5%, in grado di esterificare l’idrogeno solforato. L’apparato di nebulizzazione è stato realizzato dal New Centro Servizi Ambientali di Viareggio; il prodotto è stato alimentato su base temporizzata, con pompa ad alta pressione (ca. 24 atm). Lo strumento di misura era rappresentato da un sensore specifico per il rilevamento dell’idrogeno solforato, gestito da un appropriato programma per la visione su monitor in tempo reale e collegato ad op-


L’Ambiente

portuni sistemi di segnalazione della soglia di preallarme ed allarme. Era prevista la registrazione dei dati per la durata di sei mesi. Il tempo minimo possibile di rilevamento era di 1 minuto primo, tuttavia le misure sono state effettuate ogni 5 minuti. In Tabella 1 sono riportati e messi a confronto i risultati dei rilievi, raccolti in classi di appartenenza da 0,10 a 10,00 mg di idrogeno solforato per N.mc di aria, nei mesi tarda primavera/estate, relativi alla nebulizzazione operata sia con struttura mobile che con il formulato CO/01 nebulizzato da struttura fissa su vasca API. Dall’analisi dei dati si evince come la maggiore percentuale delle misurazioni ricada per la stazione fissa tra 0,40 e 0,59 mg/ N.mc. mentre per la stazione mobile è più elevata, ponendosi tra 0,60 e 0,79 mg/N.mc.

Conclusioni Come si vede la nebulizzazione di un prodotto adeguato, in zona confinata, può portare a risultati concreti nell’abbattimento delle puteolenze derivanti da sostanze potenzialmente pericolose, senza dover ricorrere a più complicati sistemi di captazione, che risultano più costosi sia dal punto di vista impiantistico che gestionale.

Figura 1: Vasche API presso un’azienda di trattamento reflui oleosi

n° misure mg/N.mc.

Struttura mobile

Struttura fissa

5.290

8.638

n° misure

%

n° Misure

%

0,10 – 0,19

-

-

-

-

0,20 – 0,29

-

-

6

0,07

0,30 – 0,39

-

-

622

7,20

0,40 – 0,49

-

-

3.271

37,88

0,50 – 0,59

73

1,38

1737

20,11

0,60 – 0,69

2.118

40,04

1.230

14,24

0,70 – 0,79

1.103

20,85

812

9,40

0,80 – 0,89

721

13,63

480

5,55

0,90 – 0,99

575

10,87

244

2,82

1,00 – 1,99

478

9,03

222

2,57

2,00 – 2,99

118

2,23

10

0,11

3,00 – 3,99

48

0,91

4

0,05

4,00 – 4,99

25

0,47

-

-

5,00 – 5,59

21

0,40

-

-

6,00 – 6,99

10

0,19

-

-

7,00 – 7,99

-

-

-

-

8,00 – 8,99

-

-

-

-

9,00 – 9,99

-

-

-

-

 10

-

-

-

-

Tabella 1 – Rilievi idrogeno solforato in mg/N.mc.

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Tecnologie applicate Pompe centrifughe Robuschi in cartiera Intervista a Sig. Mauro Michelini, Amministratore Delegato Recard Cristina Cavazzini, Gardner Denver - Email: cristina.cavazzini@gardnerdenver.com

Composta da circa 80 persone, per lo più ingegneri, Recard si occupa da 55 anni di realizzare impianti completi per la produzione di carta tissue “dalla materia prima al grande rotolo”. Recard nasce nel 1962, nel cuore del distretto cartario toscano, ed è costantemente cresciuta nel corso degli anni fino a diventare una delle principali aziende nel campo delle tecnologie per la produzione e trasformazione del tissue. “Siamo progettisti, impiantisti e costruttori, e realizziamo la maggior parte della macchina tissue, acquistando i componenti per completare l’impianto da fornitori affidabili”. spiega Mauro Michelini, amministratore delegato dell’azienda. La collaborazione tra Robuschi e Recard è iniziata oltre 35 anni fa e non si è mai interrotta. “Acquistiamo in particolare pompe centrifughe, affidandoci alla comprovata esperienza Robuschi. Di volta in volta, in funzione delle esigenze impiantistiche che dobbiamo soddisfare, forniamo i dati di prevalenza e portata della pompa, insieme alla sua destinazione, ai tecnici Robuschi, i quali ci suggeriscono il tipo di pompa più indicato al caso specifico”.

La Cartiera di Pratolungo Tra i progetti curati da Recard c’è un’importante installazione presso la Cartiera di Pratolungo a Pescia, in provincia di Pistoia. Lo stabilimento fa parte del gruppo Industrie Celtex, che produce prodotti in tissue e nonwovens per la pulizia e l’igiene, destinati al settore professionale. Celtex gestisce tutta la filiera produttiva occupandosi, grazie ai suoi 4 stabilimenti, del processo completo, dalla produzione in cartiera alla trasformazione. L’impianto dello stabilimento

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di Pratolungo produce ogni giorno circa 60 tonnellate di carta ad uso igienico, utilizzando come materia prima sia cellulosa sia carta di recupero. Principalmente realizza carte da 15-18-20 grammi al metro quadrato. L’intervento di Recard ha riguardato la fase di progettazione e successiva realizzazione dell’intero impianto, che ha incluso anche l’installazione di pompe centrifughe per il convogliamento di liquidi di servizio e destinate alla zona di preparazione impasti della car-


L’Ambiente tiera. Un totale di 16 pompe a girante aperta e a girante chiusa di tecnologia Robuschi, tra cui 9 RACN e 6 RCN – RCNS, di diverse dimensioni, appartenenti alla serie Promix, e 1 pompa RNS della gamma Prochem.

Tecnologia Easy Crescent Recard ha “efficientato” l’intero impianto della cartiera. Come ha illustrato Michelini “in particolare abbiamo semplificato notevolmente l’impiantistica, rendendo lo stabilimento altamente tecnologico, con soluzioni che permettono di risparmiare sia sull’installazione sia dal punto di vista energetico. A questa innovazione tecnica si è poi aggiunta l’efficienza delle pompe Robuschi”. Questa tecnologia, definita Easy Crescent da Recard, rappresenta un nuovo modo di concepire l’installazione di un impianto, ideale per piccole e medie produzioni che vanno dalle 50 alle 80 tonnellate di carta al giorno. La sua realizzazione risulta molto più veloce, semplice e meno costosa, inoltre rende la macchina tissue più facile anche da condurre. Oltre che presso lo stabilimento di Pescia, Recard ha installato il concetto Easy Crescent già in altri due impianti italiani e due all’estero. Il primo è stato avviato in Italia nel 2002 e, anche in quel caso, impiegava pompe Robuschi.

Nel progetto della Cartiera di Pratolungo, applicando questa soluzione, Recard ha potuto eliminare una pompa a vuoto di circa 200 kilowatt di potenza. “Siamo riusciti a garantire la stessa produzione migliorando il ciclo di vita della macchina e mantenendo invariate quantità e caratteristiche della carta, ma con una serie di vantaggi: la riduzione dei costi iniziali per la realizzazione delle opere edili necessarie all’installazione e il risparmio energetico, nonché la maggiore semplicità di utilizzo, con una conseguente riduzione dei costi operativi, compresa la manutenzione. L’impianto è in funzione da almeno 4 anni, è efficiente e il cliente è pienamente soddisfatto”.

Le pompe installate Presso la Cartiera di Pratolungo sono state installate diverse tipologie di pompe centrifughe Robuschi sia della famiglia Promix sia della famiglia Prochem - entrambe di tipo modulare. Questo comporta un notevole vantaggio per l’utilizzatore: possibilità di cambio della girante a prestazioni invariate. Le pompe Prochem sono pompe centrifughe orizzontali monostadio ad aspirazione assiale in accordo alle norme UNI EN 22858. Il modello RNS della famiglia Prochem, equipaggiato con girante chiusa, ha una portata fino a 2.600 metri cubici all’ora e una prevalenza fino a 140 metri. Come tutti i modelli di questa gamma assicura un elevato rendimento fluidodinamico e, in particolare, la serie RNS è idonea per il convogliamento di liquidi puliti o leggermente torbidi, adattandosi così, anche, alle esigenze di una cartiera. Inoltre fa parte della famiglia Prochem anche la serie RKNS, dotata di girante aperta arretrata, in grado di convogliare soluzioni con cristalli in sospensione od impurità filamentose. Le pompe centrifughe per liquidi carichi appartengono invece alla gamma Promix. Hanno portata fino a 2.000 metri

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Tecnologie applicate cubici all’ora, prevalenza fino a 80 metri e sono idonee per impieghi gravosi nell’industria della carta e della cellulosa. Nello specifico la serie RACN-RACNS, grazie al disegno con ampi passaggi, può convogliare liquidi densi e altamente viscosi senza pericolo di intasamento; mentre il modello RCN - RCNS è dotato di girante del tipo chiuso a canali con ampi passaggi per convogliare liquidi contenenti in sospensione corpi solidi non filamentosi. Fa sempre parte della famiglia Promix, la serie RKC – RKCS, dotata di girante di tipo aperto, in posizione arretrata all’interno del corpo. Tutte le pompe Promix e Prochem sono disponibili in diversi materiali (dalla ghisa all’acciaio inox) con diverse sistemi tipi di tenuta (a baderna, meccanica, singola o doppia), per soddisfare ogni esigenza applicativa.

Il valore dell’affidabilità La scelta della tecnologia Robuschi è stata motivata da varie ragioni, spiega l’AD di Recard: “la qualità delle pompe, il fatto che sia un prodotto italiano e la lunga conoscenza e fiducia che ci lega alla Robuschi, una garanzia che, a nostra volta, possiamo offrire ai nostri clienti”. I componenti di un impianto devono essere affidabili al 100%, ma questo non è sufficiente: “Dobbiamo garantire al cliente anche la manutenzione nel corso della vita utile dell’impianto, pertanto abbiamo bisogno di un partner che ci segua con competenza, che ci fornisca le parti di ricambio e, in caso di necessità, intervenga in tempi brevi. Robuschi in Italia ha un altro vantaggio: agenti di zona affidabili e competenti, sempre disponibili, in grado fornire un servizio di assistenza post vendita eccellente. Un grande valore aggiunto”.

Prospettiva internazionale Un altro valore aggiunto è stata l’acquisizione di Robuschi, nel 2011, da parte della statunitense Gardner Denver. Da quel momento c’è stato un ulteriore salto di qualità, perché l’acquisizione ha conferito all’azienda un carattere non solo italiano ma internazionale. Con il marchio Gardner Denver l’azienda Robuschi ha acquisito maggior prestigio e visibilità. “Noi stessi lavoriamo molto all’estero, siamo presenti in 45 Paesi dove abbiamo installato circa un centinaio di impianti; la tecnologia che offriamo, sia come impiantistica sia come componenti, è italiana”. A questa, adesso, si uniscono anche le soluzioni del marchio americano. “Recard da almeno 30 anni acquista pompe per vuoto Nash di Gardner Denver, specifiche per le cartiere di grosse portate; oggi le possiamo proporre insieme alle soluzioni Robuschi, un grande vantaggio per i nostri clienti, che si sono dimostrati molto soddisfatti di questa offerta arricchita e di altissima qualità. Inoltre la possibilità di affidarsi a un fornitore internazionale, grazie al quale ci si assicura un’assistenza in loco, fa la differenza”.

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Per informazioni: G.I.R.S.A. Edizioni - Via Egadi, 5 - 20144 Milano E-mail: lambiente@ranierieditore.it Web: www.lambienteworld.it


Energia & Ambiente Produrre energia per tutelare l’ambiente L’impianto a biogas realizzato grazie alla consulenza e alla guida della General Contract di Battipaglia Mimmo Pelagalli - Email: mimmopelagalli@virgilio.it

Vendere ben 800mila kWh elettrici l’anno al GSE e vivere felici. Per farlo, bisogna allevare 1000 bufale da latte coniugando qualità della materia prima, tutela dell’ambiente e produzione di energia da fonti rinnovabili: tanta elettricità ottenuta grazie ad un cogeneratore alimentato a biogas. È questa la soluzione trovata dall’Azienda Agricola Zootecnica Roana S.a.s. di Giuseppe Iemma, che si sviluppa su complessivi 160 ettari di superficie agraria utile a Sezze, comune della provincia di Latina, posto nel cuore di un’area a notevole vocazione per gli allevamenti bufalini e patria laziale della Mozzarella di Bufala Campana Dop. L’obiettivo di integrare il reddito agricolo dell’azienda è stato centrato grazie alla società di engineering General Contract di Battipaglia, che ha svolto un ruolo fondamentale sul fronte dell’efficientamento energetico.

“Avevo in mente un impianto a biogas da almeno 20 anni – spiega Giuseppe Iemma, amministratore della Roana – ma l’azienda non era ancora pronta, perché la consistenza del liquame non era omogenea, l’utilizzo della pompa in prevasca ci ha aperto a questa eventualità”.

Un investimento importante, l’efficientamento dell’azienda La realizzazione dell’impianto a biogas è un passo di per sé non facile, che aveva bisogno di una guida sicura trovata nella General Contract, società di engineering di Battipaglia alla quale Giuseppe Iemma ha affidato il programma di miglioramento ed efficientamento dell’allevamento e delle attività connesse, per quanto concerne la gestione dei reflui bufalini. Mani competenti quelle della General Contract, forte di una equipe costituita da ingegneri esperti del settore agrozootecnico, coordinati e diretti dall’amministratore Francesco Cicalese.

Le prime stalle della Roana furono realizzate nel 1986 e da allora l’azienda è sempre stata ad indirizzo bufalino, con l’unica concessione della vacca nutrice. Intanto l’azienda produce Un digestore anaerobico da 57 tondell’ottimo latte bufalino che conflu- Figura 1: Francesco Cicalese e nellate al giorno di liquame ed un isce nel caseificio Torre Lupara di Pa- Carmen Iemma cogeneratore da 100 kWp consentostorano, nel casertano. Ma la Roana non vive di solo latte: forte di 1000 capi mediamente no di vendere 800mila kWh elettrici all’anno al GSE. presenti in azienda nell’anno, pari a circa 800 unità Le operazioni di progettazione integrata, assistenza bovine adulte, nell’ultimo anno è stato costruito ed nelle istanze burocratiche, compresa la pratica per attivato un impianto energetico per il recupero degli allacciare la centrale elettrica al Gestore del sistema elettrico, è stata curata dalla General Contract. effluenti bufalini.

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L’Ambiente “L’impianto a biogas è stato per noi un investimento importante – spiega Carmen Iemma, che si appresta a prendere in mano l’azienda di famiglia – ma l’efficienza del cogeneratore e la bontà delle soluzioni tec-

ne trasformato in fosforo inorganico, elemento immediatamente disponibile per le piante”. La maggiore assimilabilità degli effluenti da parte delle coltivazioni significa minor impatto ambientale e compatibilità con la conduzione biologica dell’impresa zootecnica. I raschiatori dei paddock conducono letame alla prevasca, posta a valle dell’allevamento, insieme all’acqua utilizzata per pulire la stalla. Da qui gli effluenti – per complessive 57 tonnellate al giorno – vengono pompati nel biodigestore anaerobico che ha un volume utile da 1045 metri cubi.

Figura 2: Veduta aerea dell’Azienda Agricola Zootecnica Roana

niche proposte consentono di pagarne il costo in circa 4 anni”. “L’allevamento organizzato in paddock si trova sul corpo aziendale di proprietà (100 ettari) – dice il titolare – ma con la seconda unità aziendale in affitto, dove seminiamo foraggi, si arriva a 160 ettari e la zona non è servita da acquedotto irriguo pubblico. Pertanto abbiamo avuto la duplice esigenza di predisporre la rete idrica dell’impresa, legata ai nostri due pozzi, che entro il prossimo anno contiamo di abilitare anche alla fertirrigazione: e da questo punto di vista il biodigestore ci dà una mano, perché il liquame diventa digestato, che è più fluido, ed anche più facilmente assimilabile dalle piante. Va solo adeguatamente trattato per evitare intoppi nell’impianto”. “Durante il processo di digestione le molecole contenenti azoto organico vengono demolite per produrre biogas dalla componente carboniosa, liberando azoto sotto forma ammoniacale, spiega Francesco Cicalese della General Contract. Questa forma è prontamente assimilabile dalle colture e viene trattenuta dal terreno per la carica positiva dell’ione ammonio (NH4+). Anche il fosforo organico, come l’azoto organico, vie-

Ma il segreto è la tecnologia a due stadi di fermentazione che consente, mediante la separazione fisica dei processi biologici di trasformazione, l’ottenimento di elevate produzioni di biogas, pari ad oltre 987 metri cubi al giorno, che diventano per il 58% metano. Grazie ad un rendimento elettrico del 38,7% del motore da 100 kW di taglia, la produzione di energia elettrica giornaliera - al netto dell’autoconsumo - è di 2400 kWh, ottenuta consumando 48 metri cubi all’ora di biogas. A questi vantaggi si aggiungono l’eliminazione dei cattivi odori e la disponibilità di acqua calda a 85 gradi, per attività igienico- sanitaria.

Figura 3: Digestore anaerobico da 57 tonnellate di liquame al giorno e cogeneratore da 100 kWp

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Energia & Ambiente L’azienda agricola La Roana è un pezzo importante dell’economia agricola e casearia del circondario. Attualmente vende 32 quintali al giorno di latte di bufala certificato per la Mozzarella di Bufala Campana DOP al caseificio Torre Lupara di Pastorano. È una media su base annua, poiché l’allevamento osserva la destagionalizzazione dei parti, in modo da avere una maggiore produzione di latte tra aprile ed ottobre, coincidente con la maggior domanda di mozzarella di bufala. Attualmente è impegnata anche nel mercato della carne di bufalo “dal quale però contiamo di uscire – spiega Carmen Iemma – per puntare più decisamente sulla produzione di latte che, grazie alla Mozzarella Dop, ha un mercato più sicuro e remunerativo, visti i costi di ingrasso e finissaggio dei vitelloni di bufalo”. Il latte ha una buona resa in caseificazione, grazie ad una razione alimentare in continuo aggiornamento e frutto di una esperienza ormai trentennale.

Figura 4: Le prime stalle furono realizzate nel 1986. Da allora l’azienda produce dell’ottimo latte bufalino che fornisce al caseifici Torre Lupara nel casertano

La dieta è a base di insilato di mais, fieno di triticale e fieno di erba medica e insilato di sorgo. “Per tutto l’anno vengono somministrati loietto e sorgo da sfalcio freschi – dice Carmen Iemma– che rendono la razione più fisiologica per le lattifere e consente di produrre un latte più ricco di polifenoli, con ricadute positive sulla salute del consumatore”.

L’Alveare che dice Sì! Comoda, innovativa e a Km0: la spesa degli italiani è sempre più green e a dimostrarlo sono i numeri con cui L’Alveare che dice Sì!, la startup che unisce tecnologia e agricoltura sostenibile, festeggia il suo secondo compleanno. Aumentano infatti del 157% i membri iscritti sulla piattaforma per vendere e comprare i prodotti locali utilizzando il web. Fondata da Eugenio Sapora il 4 dicembre 2015 presso i locali dell’Incubatore I3P del Politecnico di Torino, L’Alveare che dice Sì! unisce tecnologia e sharing economy per permettere una distribuzione efficiente dei prodotti locali tra agricoltori e consumatori: gli Alveari sono infatti dei Gruppi di Acquisto 2.0 che consentono ai produttori locali presenti, nel raggio di 250 km, di unirsi e mettere in vendita online frutta, verdura, latticini, carni, formaggi e molto altro. I consumatori registrati possono acquistare ciò che desiderano presso l’Alveare più vicino a casa, ordinando e pagando direttamente online, per poi ritirare la spesa settimanalmente in un luogo fisico, il vero e proprio “Alveare”, che può essere un bar, un ristorante, un co-working, una sala. Il progetto ha avuto origine in Francia nel 2011, dove da subito ha riscontrato un enorme successo, vantando tra i suoi fondatori Mounir Mahjoubi, Se-

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gretario di Stato al Digitale in Francia. Sono 161 gli Alveari nati su tutto il territorio italiano in soli 2 anni: nel 2017 si è registrata una crescita pari al 39% rispetto al 2016. La regione più virtuosa e più attenta alla valorizzazione dei prodotti a Km0 si conferma la Lombardia, dove sono presenti ben 50 Alveari, di cui 16 a Milano, con 325 produttori coinvolti e 20.000 iscritti al portale. La località dei prodotti è garantita a livello nazionale: la distanza media tra i produttori e gli Alveari è pari infatti a 32 km. Tra le regioni più virtuose spicca in questo caso il Piemonte, dove la distanza media tra produttore e Alveare è pari a soli 26 km, Nel corso del 2017 sono state introdotte anche alcune distribuzioni speciali, per promuovere le eccellenze locali su tutto il territorio italiano, con le iniziative ‘Dal Km0 al KmUtile’ alle quali hanno partecipato dei produttori ‘invitati’ da oltre 250 km, che hanno distribuito negli Alveari d’Italia prodotti di largo consumo ma non sempre di facile reperibilità: dalle mozzarelle di bufala alla passata di Funky Tomato, che recupera lavoratori vittime del caporalato, dal parmigiano di montagna all’olio pugliese, fino ad arrivare alle arance siciliane. www.alvearechedicesi.it



Le aziende informano Uniche per prestazioni e affidabilità Caprari propone la nuova gamma di pompe di superficie orizzontali multistadio serie PMXT ENDURANCE, integralmente in acciaio inox microfuso. Gli alti spessori dei componenti, la scelta di materiali molto performanti, le soluzioni tecniche innovative e l’assenza di discontinuità nei profili idraulici rendono le pompe PMXT Endurance uniche sul mercato per prestazioni, robustezza ed affidabilità. Le pompe sono: • in grado di erogare prestazioni fino a 100 bar di pressione con rendimenti al vertice, • costituite da microfusioni di acciaio inox AISI 316 idonee in condizioni di funzionamento gravose, • disponibili anche le versioni in costruzione full duplex e full superduplex adatte ad applicazioni industriali estreme (ad esempio osmosi inversa, antincendio con acqua di mare, iniezione acqua di mare, eccetera). Le tenute meccaniche sono del tipo bilanciato, specificamente selezionate per impieghi industriali. Il sistema Caprari di compensazione delle spinte assiali è presente su tutta la gamma minimizzando i carichi che insistono sui cuscinetti della macchina, conferendo lunga vita al prodotto. Gli anelli d’usura sono sostituibili e realizzati in duplex, con proprietà anti grippanti e auto lubrificanti. Tale soluzione consente contemporaneamente di ridurre al minimo i meati tra girante ed anelli sede a vantaggio dell’efficienza idraulica ed evita problemi di grippaggio. Le sonde PT100 opzionali sono utili per il monitoraggio della temperatura dei cuscinetti; assieme alle sonde di vibrazione, anch’esse opzionali, è semplice monitorare il livello di usura dei cuscinetti prevenendo così onerosi fermi macchina. I gruppi di superficie Caprari, realizzati con pompe

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multicellulari ad alta pressione, rappresentano un riferimento per il mercato. L’ampia gamma del prodotto consente di trovare sempre la soluzione più indicata per il punto di lavoro richiesto dal cliente, al punto più alto di rendimento. Oggi, con la serie Endurance in acciaio inox e duplex, Caprari soddisfa le applicazioni di mercato più gravose di tipo industriale. Il Gruppo Caprari è tra le più importanti realtà internazionali nella produzione di pompe ed elettropompe centrifughe e nella creazione di soluzioni avanzate per la gestione del ciclo integrato dell’acqua. Caprari Spa Via Emilia Ovest, 900 – 41123 Modena Tel. 059.897611 – Fax 059.897897 Email: info@caprari.it Web: www.caprari.com


L’Ambiente

Nuova griglia a cestello rotante La Bitec srl, società specializzata nelle tecnologie che trovano impiego nelle acque sia pulite che reflue, è attiva nel settore acquedottistico, nel trattamento primario delle acque, nella depurazione delle acque reflue. Ha recentemente ampliato la gamma di apparecchiature per il trattamento delle acque reflue realizzando una griglia a cestello rotante tipo GFR, che trova impiego nella separazione dei solidi fini da acque reflue di tipo civile ed industriale, per separare materiali in sospensione di dimensioni variabili da 0,5 a 10 mm. L’acqua da trattare attraversa il cestello filtrante dove, progressivamente, vengono a depositarsi i solidi presenti nel refluo. Ciò comporta un innalzamento del livello dell’acqua a monte della griglia e, al raggiungimento di un determinato livello massimo, avviene l’attivazione del cestello e della coclea di trasporto. Durante la rotazione i solidi trattenuti dal cestello vengono sollevati e scaricati nella coclea di trasporto. Le operazioni di scarico e pulizia sono agevolate da un sistema di lavaggio del cestello e dalla presenza di spazzole fissate all’estremità della coclea. Il materiale grigliato vene dunque trasportato fino alla zona di compattazione posizionata prima della bocca di scarico. Le operazione di grigliatura comportano un progressivo abbassamento del livello idrico a monte della griglia, fino al raggiungimento di un minimo che ne comanda il blocco. Il ciclo si ripete al raggiungimento del livello massimo. Un gruppo di lavaggio, con funzionamento temporizzato, provvede alla pulizia della parte superiore della griglia ed alla rimozione della sostanza organica. Il cestello filtrante con barre trapezoidali può avere un grado di filtrazione tra 0,5 e 3 mm, in lamiera forata può avere un grado di filtrazione compreso tra 3 e 10 mm. La macchina può essere facilmente installata sia su canali in cls, sia in superficie con una vasca di ali-

mentazione. La griglia risulta quindi sostanzialmente composta da: cestello rotante chiuso con sistema di tenuta per evitare la fuoriuscita dei solidi separati durante il moto rotatorio, attraverso delle barre trapezoidali per un elevata efficienza con grandi portate o con lamiera forata per alti livelli di filtrazione; coclea di sollevamento ed allontanamento del materiale grigliato posizionata a prolungamento della macchina con tubo di trasporto a spirale continua senza albero; zona di compattazione dove il grigliato subisce una compattazione e viene trasportato verso la bocca di scarico mentre l’acqua separata dal grigliato confluisce nella camicia di raccolta e viene rinviata nel canale o nella vasca di alimentazione. È inoltre dotata di un sistema di supporto basculante che consente l’estrazione dal canale del cestello rotante per facilitare tutte le attività di pulizia e/o manutenzione.

Bitec srl Via Aterno, 124 - 66020 Sambuceto Tel 085.4460012 - Fax 085.4463533 Email: info@bitecsrl.com www.bitecsrl.com

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Le aziende informano Xylem presenta a MCE 2018 la nuova gamma Smart Pump La traduzione italiana di Smart è intelligente, ma la nuova gamma di pompe Lowara presentata a MCE con il nome di Smart Pump è ben più che intelligente. In un momento in cui tutte le nuove normative incentivano i produttori a progettare e proporre sistemi ad elevata efficienza, Lowara ha definito la nuova gamma Smart Pump per rispondere a tale tendenza ponendosi all’avanguardia con nuovi modelli di pompe che fanno della efficienza e versatilità la loro caratteristica peculiare. La nuova gamma nasce dalla combinazione dei seguenti componenti: motori a magneti permanenti Ultra-premium IE5, la migliore classe di efficienza in accordo con IEC 60034-30-2; sistema di comando motore (inverter e motore integrato) con la più alta classe di efficienza IES2, in accordo con IEC 50598-2; disegno speciale della idraulica pompe che permette di ottenere un elevato indice MEI (Minimum Efficiency Index) in accordo con EU Regulation No. 547/2012. L’unione di questi tre elementi permette di offrire sistemi di pompaggio di elevata affidabilità, che garantiscono un risparmio energetico ottima-

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le e tempi di ritorno sull’investimento veramente brevi. La gamma presentata a Milano ha la caratteristica di essere formata da pompe con alimentazione monofase (tensione 208V -230V) per potenze fino a 1,5kW, ma il sistema sarà progressivamente esteso a potenze superiori ed a diverse gamme di prodotto. I modelli oggi disponibili sono: pompe orizzontali multistadio: eHM Smart; pompe verticali multistadio: eSV Smart e VM Smart; gruppi di pompaggio fino a 3 pompe (con eHM, VM e eSV Smart): SMB booster sets. Tutti sistemi Smart sono già programmati in fabbrica ed equipaggiati con trasmettitore di pressione dotato di 2 mt. di cavo e collegato al Drive inverter.

MCE Padiglione 9 - stand C09/D02. Xylem Water Solutions Italia Srl Via Rossini, 1/A - 20020 Lainate (MI) Tel. 02.90358.1 - Fax 02.9019990 Email: watersolutions.italia@xyleminc.com Web: www.xylemwatersolutions.com/it


L’Ambiente

Soluzioni efficaci per il recupero dei cavi misti La Guidetti srl ha radici lontane. Nata nei primi anni ’80 a Renazzo, città natale di Ferruccio Lamborghini, rappresenta una realtà concreta, di chiara impronta italiana, che si è consolidata negli anni grazie alla tenacia dell’imprenditore Mauro Guidetti, un vero pioniere nel settore del recupero a secco dei metalli non ferrosi. Ad oggi l’azienda conta più di 3000 macchine installate nei cinque continenti, ma l’obiettivo è di incrementare ulteriormente la proiezione internazionale del business. I macchinari, grazie a un eccellente know-how, separano i materiali di un singolo prodotto riproducendo, sotto forma di granulato, la materia prima valorizzando così gli scarti industriali e contribuendo alla salvaguardia dell’ ambiente.

Un laboratorio da 2500 mq è disponibile per dimostrazioni e test sui materiali. Pensato principalmente per il settore dei produttori di cavi, questa linea recupera perfettamente cavi e rottami di plastica (spurgo di estrusori) e, se necessario, separa perfettamente il rame dall’alluminio.

Modelli “Sincro Mill”

Due appuntamenti esclusivi e di assoluto rilievo, durante i quali i funzionari tecnico-commerciali della Guidetti saranno a disposizione per discutere e approfondire le varie applicazioni. L’azienda è in grado anche di progettare impianti personalizzati su richiesta del cliente, aggiornando continuamente la propria attività per stare al passo in un settore in continua evoluzione.

Primo produttore al mondo di sistemi per il riciclaggio dei metalli non ferrosi, l’azienda ha sviluppato recentemente una nuova serie di modelli compatti, serie “Sincro Mill”, per il recupero dei cavi misti. Le macchine sono state progettate in modo tale da combinare i seguenti fattori vincenti: - redditività: basso consumo energetico, minima e veloce manutenzione, elevata purezza del prodotto finale e minimo spazio richiesto; - ecologia: recupero dei materiali rispettando l’ambiente, senza alcuna emissione in atmosfera; - versatilità: questa serie può recuperare cavi misti aventi filo di rame rigido e flessibile, grazie alla combinazione di separatore a zig-zag e polverizzatore, senza la necessità di una pre-selezione a monte; - innovazione: attraverso un sistema intelligente applicato alla tavola di separazione a secco è possibile recuperare anche la polvere di rame, garantendo in tal modo il recupero di oltre il 99,98% del rame contenuto nei cavi.

Questi i prossimi appuntamenti per una dimostrazione dal vivo: WIRE, fiera internazionale dell’industria del cavo e filo metallico, stand 13E24, Düsseldorf dal 16 al 20 Aprile 2018 10° salone internazionale PROGETTO COMFORT dal 12 al 14 Aprile 2018, stand 21, presso il Centro Fieristico Le Ciminiere, Catania.

Guidetti Recycling Systems Via Salvi, 1 – 44045 Renazzo (FE) Tel. 051.6858511 – Fax 051.972099 Email: info@guidettisrl.com Web: www.guidettisrl.com

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Le aziende informano Vibrovagli Made in Italy Emilos progetta nuovi sistemi atti a migliorare sempre più la selezione dei prodotti. Focalizzata sul settore ceramico, inizialmente Emilos progetta e crea vibrovagli idonei alla setacciatura di terre e smalti, per poi ampliare la sua produzione in modo da soddisfare le esigenze in svariati settori, dal chimico al farmaceutico, dall’erboristico all’alimentare, dal molitorio al caseario, dall’estrattivo al siderurgico, dal riciclaggio di prodotti quali vetro, carta, plastica, all’edile-minerario, a prodotti quali compost, trucioli, pellet, acque, reflui industriali, sino a giungere al trattamento di liquame negli impianti di biogas, e così via dicendo. Il sistema di setacciatura Emilos, coperto da brevetto, permette di ottenere sorprendenti prestazioni in termini di produttività. La qualità di questi prodotti è assolutamente made in Italy, ogni singolo macchinario viene interamente prodotto all’interno dell’officina.

Vibrovagli personalizzati Emilos produce sia vibrovagli in serie, che vibrovagli personalizzati a seconda delle richieste dei singoli clienti. La sua dinamicità permette infatti un raffronto diretto ed immediato con le problematiche poste dal cliente; inoltre mettendo in campo prove di vagliatura specifiche, viene sempre garantita l’efficienza del vibrovaglio proposto. I vibrovagli Emilos sono progettati per lavorare in continuo 24 ore su 24. Si differenziano dai consueti vibrovagli che si possono trovare in commercio proprio per la concezione costruttiva e per il motovibratore di cui sono dotati, che è a 3000giri/min anziché 1400giri/min come i vibrovagli standard. Le produzioni orarie che sono quindi in grado di affrontare,

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sono nettamente superiori rispetto a quelle di ogni altro attualmente in commercio. I vibrovagli - dotati esclusivamente di motovibratori marca Emilos - sono concepiti per sprigionare un moto sussultorio ondulatorio e rotatorio, tale da mantenere pulita e disintasata la rete di filtrazione. In caso di setacciatura di prodotti particolarmente difficoltosi, vengono installati sistemi di disintasamento rete quali: vassoio forato corredato di sfere in gomma, vassoio forato corredato di cleaners, oppure l’innovativo sistema telaio portarete dotato di razze e piccolo motore pneumatico temporizzato. I vibrovagli Emilos, sono dotati di un sistema di tensionamento rete pratico, che rende autonomo l’utilizzatore finale. In caso di rottura della tela, il cliente non necessita dell’intervento del costruttore per ripristinare il telaio portarete: con questo sistema sono stati abbattuti i costi d’acquisto e i tempi d’attesa per interventi tecnici. I vibrovagli sono costruiti interamente in ACCIAIO INOX AISI 304L, e possono essere dotati di una motorizzazione, sempre marcata Emilos, atta a supportare ambienti a rischio di esplosione; la certificazione ATEX di cui sono dotati questi motovibratori è II 2GD EEx d IIB T4. Nella propria produzione, Emilos vanta: vibrovagli circolari da un minimo Ø di 450mm ad un massimo Ø di 1800mm, vibrovagli rettangolari per elevate portate orarie, vibrovagli con motorizzazioni laterali anziché classiche sottostanti, magneti automatici e manuali.


L’Ambiente

I vibrovagli Emilos, sono in grado di setacciare con qualsiasi genere di rete, dalla più fine come ad esempio una Luce/Maglia 0,035mm - alla più grande. Nella vasta offerta Emilos sono comprese anche setacciatrici sgrossanti e vibrovagli raffinatori, per ogni esigenza.

Emilos srl Via della Costituzione, 6 42025 Cavriago (RE) Tel. 0522.575010 – Fax 0522.575145 Email: info@emilos.it Web: www.emilos.it

Molte novità a IFAT 2018 Dopo due anni di lavori, verranno aperti, per la prima volta in occasione di IFAT 2018 (14-18 maggio, Fiera di Monaco di Baviera) i padiglioni C5 e C6. Sarà questa, quindi, l’edizione più grande negli oltre 50 anni di storia della manifestazione. Nell’ottica dell’ampliamento sono stati riposizionati i punti chiave di IFAT. L’area dedicata alla gestione delle acque chiare e reflue occupa i padiglioni ovest, oltre agli spazi all’aperto a nord del padiglione C; l’area dedicata al riciclo e alle materie prime secondarie occupa i padiglioni est e gli spazi all’aperto F7 e F8. La ripartizione tematica intuitiva consente ai visitatori di raggiungere in modo efficiente le aziende per loro più rilevanti. Chi visita l’area Acqua/Acque reflue utilizza l’ingresso ovest (metro “Messestadt West”), chi visita l’area Rifiuti/Materie prime secondarie accede dall’ingresso est (metro “Messestadt Ost”). I visitatori internazionali di entrambi i segmenti possono raggiungere IFAT dall’ingresso nord (servito dalla navetta dall’aeroporto). Piattaforma del futuro experience.science.future - Nel padiglione B4 i visitatori troveranno ad attenderli una nuova piattaforma dedicata ai pionieri e ai giovani: experience.science.future. riunisce scienza e ricerca, formazione e training, lavoro e carriera, senza dimenticare le start-up. Su un’area di oltre 1.000 metri quadrati, le università, le start-up, le associazioni e le ONG forniscono informazioni su particolari tecnologie, strategie e progetti di ricerca innovativi.

Nuova area speciale – Anche nel 2018, come in ogni edizione, verranno affrontati gli argomenti del futuro. L’area speciale “Sostenibilità nella costruzione delle strade”, nel padiglione C5, copre l’intera catena del processo della costruzione stradale, dallo smantellamento alla preparazione e all’utilizzo dei materiali di costruzione fino alla realizzazione, concentrandosi sull’aspetto della sostenibilità. Le innovazioni del prodotto e le conferenze tecniche associate sono dedicati ai partecipanti degli enti pubblici, alle aziende di costruzione, agli studi di ingegneria e alle agenzie dedicate alla manutenzione stradale. La partecipazione italiana aumenta - L’Italia è uno dei principali mercati di riferimento per IFAT, non solo dal punto di vista dei visitatori, ma anche per numero di espositori. Nel 2016 l’Italia era il Paese con più espositori dopo la Germania, con 223 aziende in totale. Per quanto riguarda i visitatori, il Paese occupava il terzo posto, dietro a Germania e Austria, con 4.668 visitatori. Già adesso si sono registrati a IFAT 2018 più espositori italiani rispetto alle edizioni precedenti (circa 250; al 19 febbraio 2018), tra cui una collettiva di aziende dal Piemonte.

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Le aziende informano La soluzione contro il calcare A fianco o in sostituzione delle tecnologie finora utilizzate per il trattamento delle acque, per i consumi civili ed industriali esistono soluzioni nuove già verificate in numerosissime applicazioni, che consentono di eliminare tutti gli inconvenienti che si riscontrano nelle tubazioni, negli impianti di condizionamento e di riscaldamento, negli scambiatori di calore, negli impianti di refrigerazione e nelle caldaie.

Resistente e facile da montare Eficalk, apparecchio prodotto in Francia, è una di queste soluzioni ed è stato realizzato in base a ricerche approfondite e ad esperienze in campo tutte positive. L’apparecchio è sostanzialmente costituito da un corpo in acciaio, con entrata ed uscita coniche, scanalature interne a vite per produrre un energico Vortex nella corrente d’acqua ed un nucleo predisposto per generare onde a bassa frequenza. Esso è estremamente semplice, facilissimo da montare, non richiede altro che l’inserimento nella tubazione a monte delle apparecchiature e degli impianti da proteggere. Non occorrono allacciamenti elettrici, non ci sono all’interno componenti elettrici, e non è necessaria la messa a terra. Per Eficalk non occorrono additivi o prodotti chimici ausiliari. La sua azione sull’acqua è puramente meccanica, originata dal forte Vortex all’interno dell’apparecchio. L’acqua che attraversa Eficalk, sottoposta all’azione del Vortex, passando nella zona delle onde a bassa frequenza subisce una modifica della struttura cristallina del calcare costituito da carbonati di calcio e di magnesio, causa delle incrostazioni, che viene trasformato in aragonite inerte e non incrostante. I sali presenti nell’acqua non vengono quindi eliminati, ma permangono in altra forma. E si sa quanto siano preziosi i sali per l’organismo umano. Eficalk è anche efficace per rimuovere depositi cal-

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carei esistenti. L’aragonite, in forma di cristalli, associata al flusso dell’acqua è in grado di asportare via via le incrostazioni presenti. Nel tempo, quando le incrostazioni saranno eliminate, si formerà una sottile patina protettiva sulle pareti delle tubazioni. Bastano poche settimane per ottenere già buoni risultati, con recupero dell’efficienza delle condutture e degli impianti. Questi apparecchi si sono dimostrati anche molto efficaci nella protezione contro la corrosione. Il campo elettromagnetico presente all’interno permette di apportare l’energia necessaria per combattere la corrosione. Dopo un certo tempo non si vedrà più defluire dai rubinetti e dalle saracinesche acqua rossa, come spesso avviene senza l’impiego di opportuni inibitori. Eficalk non richiede manutenzione, ed è garantito per 5 anni, con sostituzione gratuita dopo 2 anni qualora i risultati siano insoddisfacenti. La sua azione è costante nel tempo. Numerosissime sono lo referenze. Recentemente Eficalk è stato installato in un ipermercato a Salasse sur Saune in Francia. Nel sistema delle tubazioni di acqua alle caldaie erano presenti incrostazioni fino al 70% della sezione di passaggio dell’acqua che, così ridotta, provocava effetti estremamente negativi


L’Ambiente sull’efficienza dell’impianto e sui costi dell’energia, aumentati del 20%. Già dopo un mese le incrostazioni erano ridotte al 50% e dopo 3 mesi erano praticamente scomparse grazie all’efficacia dell’apparecchio.

Quali i vantaggi? Confrontando Eficalk con i sistemi di trattamento convenzionali con impiego di sali, si possono riassumere vantaggi e svantaggi come segue. Per la salute: gli addolcitori modificano la composizione dell’acqua. E se la manutenzione non è continua e corretta si verificano anomalie che possono avere effetti gravi. - Eficalk non modifica la composizione dell’acqua, ma solo la struttura cristallina dei sali presenti. Per i costi: l’installazione degli addolcitori è costosa. Il consumo di acqua, anche per il lavaggio dei prodotti impiegati, diviene superiore. E’ necessario periodicamente sostituire i filtri ed acquistare prodotti. - Eficalk si installa rapidamente e non richiede alcuna regolazione. La manutenzione è nulla. Inoltre non avendo parti soggette ad usura la durata è praticamente illimitata

Per l’ambiente: con gli addolcitori si devono rigettare in ambiente i residui non utilizzati. - Eficalk è 100% ecologico. Funziona senza sali, senza elettricità e senza prodotti chimici Per l’ingombro: gli addolcitori richiedono spazi notevoli per la sistemazione e per lo stoccaggio dei Sali. - Eficalk ha praticamente l’ingombro di uno spezzone di tubo. La lunghezza è dell’ordine di poche decine di centimetri. L’apparecchio è disponibile nelle dimensioni più piccole da DN 20 a DN 80, con attacchi filettati, e, nelle dimensioni maggiori, fino a DN 600, con attacchi flangiati. Può trattare acque fredde e anche calde fino a temperature di 90 °C. Pressione massima 10 Bar. Per informazioni: Ing. Giovanni Icardi Fluidel srl Via C. Goldoni, 19 - 20090 Trezzano S/N (MI) Tel. 02.48401393 – Fax 02.48403091 Email: fluidel@fluidel.net Web: www.fluidel.net

Le analisi chimiche ambientali Terza edizione aggiornata e ampliata

La terza edizione delle analisi chimiche ambientali rappresenta la versione ampliata ed innovata delle due precedenti. Nel volume, di 400 pagine, sono trattate, con un taglio perfettamente applicativo, tutte le matrici ambientali sia in termini di analisi che di campionamento. Lo sforzo è stato quello di tradurre in termini pratici e concreti i principi più importanti delle diverse metodiche di campionamento e analisi ufficiali. Indice e modulo d’ordine possono essere scaricati da www.lambienteworld.it/libri G.I.R.S.A.

Email: studiolambiente@ranierieditore.it Web: www.lambienteworld.it

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Osservatorio ambientale Qualità delle acque in acquacoltura in entrata e in uscita Al fine di comprendere sia il ruolo attraverso saracinesche; gli che l’importanza svolti dall’acqua scarichi vengono convogliati a nell’ambito di un allevamento ittico valle tramite tubi collettori. è sufficiente riflettere sul significaI sistemi di ricircolo prevedono to del termine “acquacoltura”; esso la ripetuta utilizzazione delle è sinonimo dell’allevamento di quel acque mediante un impianto grande gruppo di esseri viventi acdi depurazione collegato all’alFigura 1: L’allevamento della trota rapcomunati dall’acqua come loro habilevamento, il che consente il ripresenta il comparto trainante dell’actat naturale. In effetti le funzioni che corso ad una inferiore quantità quacoltura italiana. investono l’acqua in un allevamento di acqua e una maggiore ecoittico, sia dolce che salata, sono numerose e tutte im- nomia termica quando si usa acqua riscaldata. portanti: trasporto di sostanze nutritizie, rimozione di Una piccola quantità di acqua nuova viene comunque cataboliti e residui fecali, trasporto di gas, trasporto di addizionata e la riduzione dei sedimenti organici viecalore, mantenimento di un ambiente ottimale per gli ne ottenuta mediante filtrazione e filtri biologici per i animali in allevamento. Infatti la quantità e le caratteri- cataboliti azotati. A monte delle vasche di allevamenstiche dell’acqua disponibile condizionano la specie al- to andrebbe prevista una vasca di accumulo dell’aclevabile, nonché le dimensioni e la produttività dell’im- qua per il controllo del pH, della temperatura, e del pianto di allevamento. contenuto di ossigeno disciolto. Le valli da pesca hanno tipologia estensiva e sono caratterizzate da bacini Sistemi di acquacoltura che producono produttività relativamente basse (1-3 Secondo le varie gestioni operative possono classifi- q.li x ha). Richiedono un limitato intervento umano, e carsi sistemi intensivi (flow-thrugh), sistemi a ricirco- questo finalizzato solo al controllo dell’ambiente senlazione, valli da pesca, sistemi estensivi ed integrati. za particolari interventi modificativi. L’allevamento intensivo, nel cui ambito l’uomo esercita Negli allevamenti ittici semi intensivi l’uomo intervieun intervento finalizzato al controllo di tutti i fattori, ne solo per la somministrazione dell’alimento. ha luogo in vasche circolari in plastica, rettangolari in Per quanto riguarda i sistemi integrati essi sono in calcestruzzo, in bacini scavati interra e foderati in cal- corso di sperimentazione un po’ in tutto il mondo nel cestruzzo. L’acqua penetra nell’impianto, vi si diffonde tentativo di connettere gli allevamenti suinicoli ed avie viene ricambiata in flusso continuo. coli con quelli ittici, ma essi non hanno ancora trovato Trote, spigole, orate ed anguille sovente vengono applicazioni soddisfacenti. Nei sistemi integrati rientra allevate tramite una combinazione di vasche e baci- anche la tipologia dell’allevamento ittico “a ciclo termini, comprendendo in allevamento anche l’avannot- co incrementato”, così definito perché la fonte di calore teria, la quale identifica l’ambiente in cui vengono deriva dagli scarichi termici di impianti industriali oppurealizzati la riproduzione artificiale e l’allevamento re si tratta di allevamenti ittici intensivi a valle dei quali negli stadi giovanili. viene realizzato quello estensivo fertilizzato dalle acL’approvvigionamento idrico ha luogo mediante la de- que di scarico dei primi e che sia in grado di depurarle , rivazione di un corso d’acqua e la ripartizione dei flussi perché successivamente esse siano ricircolate a monte.

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Per quanto riguarda gli allevamenti estensivi nel nostro paese, essi sono localizzati soprattutto nelle valli venete, aree in cui 25.000 ha sono stati convertiti da territorio di pesca a zona di acquacoltura. In pratica si tratta di zone che vedono la risalita del novellamee, la cui gestione comporta il contributo di almeno tre fattori: alimentazione, quantità di ossigeno disciolto, escrezione dei metaboliti.

che si intende allevare. Le scelte sostanziali che si impongono all’allevatore non si concludono tuttavia con l’avvio dell’impianto, ma proseguono, anche durante la gestione, con la necessità di individuare sistemi di ricambio idrico e di conservazione e stoccaggio delle acque, al fine di gestire i rifiuti organici prodotti dagli animali e gli eccessi di cibo non consumato. Tuttavia la manipolazione delle caratteristiche dell’acqua comporta sempre un costo: è effettivamente posImpianti a terra e in mare sibile modificare la concentrazione Basando la distinzione delle modadell’ossigeno disciolto, la temperatura e la salinità sono alterabili solità di allevamento in acquacoltura stanzialmente solo in determinate su altri parametri, quale ad esempio condizioni. Per contro i residui fecali l’ambiente in cui esso si realizza, si sono passibili di abbattimento ma possono individuare impianti a terra comportano costi molto elevati, per ed impianti in mare: i primi sono più quanto talvolta lo si ritenga un indiffusi nell’area mediterranea e si retervento conveniente per ottenere alizzano in bacini, stagni e/o vasche, un incremento della produttività per mentre gli impianti off-shore sono maggiormente utilizzati nel nord Eu- Figura 2: I molluschi eduli lamelli- metro cubo di acqua. ropa, in mare aperto. branchi sono i più sensibili ai feno- Tutte le suddette decisioni sono coAncora più che per qualsiasi altro es- meni legati alla insalubrità delle munque condizionate dalla qualità iniziale dell’acqua, valutabile attrasere vivente, i pesci risultano forte- acque di allevamento. mente influenzati, nelle loro funzioni fisiologiche, dal verso una serie di parametri base ma essenziali. In via mezzo in cui vivono; l’acqua è in grado di esercitare un generale, nel caso dell’allevamento ittici, si ricorre ad condizionamento spesso decisivo sulla realizzabilità e acque profonde, sia sorgive che di pozzo, perché la loro qualità, intesa come insieme dei parametri fondamenredditività dell’attività di acquacoltura. La scelta di ambienti in grado di fornire acque con tali per l’allevamento ittico, sia il più costante possibile determinate caratteristiche qualitative deve essere e meno influenzata dalle variazioni stagionali. Essa può operata preliminarmente all’avvio dell’attività impren- comunque presentare un elevato tasso di gas, il che riditoriale, al momento della scelta del luogo in cui far sulta molto sfavorevole negli stadi giovanili. sorgere l’allevamento, ma anche successivamente, du- Di grande importanza risultano essere la portata e la verante la conduzione, la qualità del mezzo deve rappre- locità del flusso delle acque in entrata; negli allevamenti intensivi risultano necessari 700-1000 litri/sec/ha, mensentare una preoccupazione per l’allevatore. A proposito delle scelte preliminari, occorre innanzitut- tre negli estensivi i valori si aggirano a cira 2-10 l/sec. to considerare le caratteristiche geografiche e territo- In buona sostanza per l’efficienza ottimale di un impianriali del luogo in cui si desidera impiantare l’allevamen- to adibito ad allevamento ittico si rendono necessari to, al fine di di stabilire la disponibilità, la continuità e l’ottimizzazione dei parametri seguenti: la temperatula qualità dell’acqua, intesa come presenza di sostanze ra, la salinità, l’ossigeno disciolto, l’anidride carbonica, inquinanti, temperatura e salinità. La scelta delle mo- ed il controllo dell’ammoniaca. dalità di allevamento e del tipo di impianto dipende poi Solo il loro tassativo monitoraggio e controllo può far sì dalle caratteristiche dell’ambiente e dalla specie ittica che trovino sintonia quantità, qualità e redditività.

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IWWG - INTERNATIONAL WASTE WORKING GROUP costs : sustainability : policy : recycl UNIVERSITA’ DI PADOVA reuse: REGIONE LOMBARDIA - DIREZIONE GENERALE AMBIENTE, ENERGIA E SVILUPPO SOSTENIBILE costs : industry : sustainability : separate collection : industry : ciclo della materia : recycling : economy : materials costs : pollution : materials : legal aspects : policy : separate collection : takeback programs : filiere del ricircolo resources : costs : filiere del ricircolo : legal aspects : ecopoint : case study : sustainability : technology : industry: costs industry : policy : ecopoint : reuse : sustainability : filiere del ricircolo : costs : separate collection : industry : industry : separate collection : ciclo della materia : recycling : economy : pollution : materials : legal aspects policy takeback programs : filiere del ricircolo : technology : ecopoint : ciclo della materia : case study : sustainability : legal aspects : materials : life cycle analisys : resources : costs : sustainability : industry : costs : legal aspects : sustainability : reuse : ciclo della materia ecopoint : technology : industry : policy : ecopoint : sustainability : materials filiere del ricircolo : policy : ecopoint : technology : industry : costs : policy : ecopoint : reuse : pollution : costs : techno industry : sustainability : separate collection : costs : industry : ciclo della materia : technology : sustainability : econ pollution : materials : legal aspects : costs : separate collection : takeback programs : reuse : takeback program recycling : sustainability : materials ecopoint : case study : sustainability : takeback programs : reuse : costs : policy : ecopoint : reuse : sustainability : filiere del ricircolo : costs : separate collection : industry : legal aspects separate collection : sustainability : reuse :economy : pollution : materials : ecopoint : materials : legal aspects : sustainability : takeback programs : filiere del ricircolo : technology : ecopoint : ciclo della materia : resources

2018

4° SIMPOSIO SULL’ URBAN MINING E LA CIRCULAR ECONOMY / 21-23 MAGGIO 2018 / BERGAMO / REGISTRATI ORA

SIMPOSIO

TEMI

Dal 21 al 23 Maggio 2018 non perdete l’occasione di partecipare ad un evento leader nel campo del recupero delle risorse dai rifiuti! Stimolante programma scientifico organizzato in sessioni orali, sessioni poster, NeWs - Networking session / visite tecniche guidate / eventi serali e molto altro ancora!

Educazione, partecipazione pubblica aspetti sociali / Trattamenti di valorizzazione di materiali e risorse / Tecnologie per il recupero di materiali / Aspetti economici finanziari / Aspetti normativi e legali / Mezzi e strumenti per il recupero di materiali e risorse / Aspetti critici emergenti... Lista completa su www.urbanmining.it

REGISTRAZIONE

La quota di partecipazione comprende: Partecipazione alle sessioni del Simposio / Atti SUM18 / Materiale congressuale / Accesso Wi-Fi / Coffee break / Visita tecnica guidata (trasporto incluso) / Cena di gala Quote speciali con iscrizione anticipata e sconti per registrazioni di gruppo!

AZIENDE E START UP

INVIO LAVORI

Importanti opportunità di networking per le aziende e le Start up operanti nel settore dell’urban mining e della circular economy che avranno la possibilità di stare a contatto con oltre 200 professionisti provenienti da decine di paesi diversi. Per presentare i propri servizi e attività si prega di contattare la segreteria

Partecipa come autore al SUM2018! Gli articoli dovranno essere inviati utilizzando l’apposito form online seguendo le istruzioni riportate al link: www.urbanmining.it/it/call-forpaper. Saranno accettati anche contributi in forma di short paper (3-4 pagine). Le lingue ufficiali del Simposio sono l’inglese e l’italiano.

ITALY MEETS CHINA Grazie alla collaborazione con l’Università Tsinghua verranno proposti durante questa edizione del SUM i business meeting “Italy meets China” per esplorare le necessità e le opportunità offerte dal mercato cinese nel campo della riqualificazione urbana e della gestione responsabile dei rifiuti.

organizzato da: IWWG - International Waste Working Group • Università of Padova / promosso da: Regione Lombardia - Direzione Generale Ambiente, Energia e Sviluppo Sostenibile / con il supporto scientifico di: Università di Bergamo • Berlin University of Technology (DE) • BOKU University, Vienna (AT) • Catholic University of Leuven (BE) • Hamburg University of Technology (DE) • The University of Hong Kong (HK) • Tongji University, Shanghai (CN) • Tsinghua University (CN) • Vienna University of Technology (AT) • University of Southampton (GB) / segreteria organizzativa e informazioni: EUROWASTE SRL / Via Beato Pellegrino 23 / 35137 Padova / tel: +39 049 8726986 / info@urbanmining.it / website: WWW.URBANMINING.IT



L’amianto nell’edilizia sociale e condominiale Aggiornamenti legislativi e normativa Il testo tratta un argomento non felice all’interno della rivoluzione industriale. Si tratta del minerale asbesto, più esattamente e popolarmente conosciuto come “amianto”. Dalle proprietà chimico-fisiche fantastiche e fantasmagoriche, studi approfonditi e non discutibili hanno evidenziato come questo minerale rappresenti un killer per la salute umana. Un killer a lunga scadenza. La letteratura su di esso conta moltissimi lavori, alcuni assai pregevoli. Il presente testo si differenzia marcatamente dalla linea comune di trattazione. I vari argomenti sono trattati secondo l’avanzamento del profilo legislativo e normativo, accompagnati da un’abbondante produzione fotografica che completa ed esemplifica i temi trattati. Un CD contenente allegati aggiornati chiude questo testo a dir poco brillante. Sul sito www.lambienteworld.it/libri è possibile consultare l’indice del volume.

Inviare il modulo compilato a: lambiente@ranierieditore.it

Nome e Cognome ……………..........................................……….. Società ………..................……........................……….. Indirizzo ……………........................…….....………....….. Località ……………........................….....………....…….. Provincia e CAP ……………........................….....………....…….. P.IVA ……………........................….....………....…….. Email ……………........................…….....……..…..….. Telefono e Fax ……………........................…….....………....…..

L’amianto nell’edilizia sociale e condominiale. Aggiornamenti legislativi e normativa ISBN: 978-88-940642-2-3 Numero di pagine: 180 Prezzo: 30,00 Euro

www.lambienteworld.it/libri


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