Periodico di informazione raccomandato dalla Camera Europea per la Cooperazione ed incentivo al Parlamento
ANNO XXIII
L’AMBIENTE POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB MILANO
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I programmi delle singole iniziative sono disponibili sul sito www.fast.mi.it e sono sottoposti alla valutazione dei diversi ordini professionali ai fini dell’erogazione dei CREDITI FORMATIVI. La FAST è accreditata in Regione Lombardia per la formazione professionale e continua ed è certificata UNI EN ISO 9001:2008 per l’erogazione di servizi di organizzazione di eventi, di noleggio aule, attrezzature e servizi connessi e per la progettazione ed erogazione delle attività formative (EA 32, 35, 37). Il programma ambiente 2016 è aperto a tutti i soggetti pubblici e privati interessati e, nell’arco dell’anno, potrà essere integrato con altre iniziative. FAST AREA AMBIENTE può organizzare anche eventi di formazione e divulgazione ad hoc, su tematiche specifiche, per conto di enti e aziende interessati.
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PERIODICO TECNICO-SCIENTIFICO DI CULTURA AMBIENTALE
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SOMMARIO
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22/07
/2015
editoriale Il Mediterraneo, discarica dei “migranti”
scienza & inquinamento
Morfometria di un bacino idrografico mediante l’uso del software QGIS (Parte II)
Inquinamento a Roma tramite rilevamento di PM10
6 12
legislazione & qualità Protocollo tra il Ministero dell’Ambiente e la conferenza delle Regioni, Province e l’ANCI sulla qualità dell’aria
5
20
prima di copertina
Intervento di bonifica tramite bioremediation
24
report
Compost: far bene alla terra
30
Analisi degli impatti agro-ambientali
32
16:12
:14
tecnologie applicate Ultrafiltrazione in continuo
38
Innovazione tecnologica nella bioremediation
40
energia & ambiente Una scelta vincente
48
Cogenerazione per l’industria della carta
50
Rilevatori di fiamma per biomassa
51
osservatorio ambientale
rubriche Il Libro
37
Attivi per l’Ambiente
44
Notizie in Breve
46
Prodotti & Servizi
58
Libri
60
le aziende informano Watts Industries Italia
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ABB
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Dow Chemical
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Marechal Electric Group
56
Caprari
56
L’interdipendenza fra impresa e ambiente
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21 - 22 - 23
Editoriale Il Mediterraneo, discarica dei “migranti” È cosa ben nota, l’intero Universo evolve verso un quid di strana concezione fatta di nebbia asfittica che non può risolvere (e a parer mio mai lo potrà) il quesito puramente teorico dell’“essere o non essere”. Dilemma di vastità intellettuale immensa, la famosa introspezione di Amleto è destinata a permanere tale per sempre perché, almeno per noi umani, soprattutto ai tempi attuali, non ha poi così grande importanza nel contesto della quotidianità pratica. Sul piano fisico nulla siamo più di quanto ci circonda e usiamo a supporto, consentendoci la cosiddetta “vita reale”, sino al termine prefissato di essa. Dopodiché l’apparenza dominante che ci contraddistingue, ci caratterizza, terminati i processi di trasformazione e rinnovamento, torneranno ad essere quelli unitari a livello di materia elementare. Affermò Lavoisier: «In natura nulla si crea o si distrugge, tutto si trasforma». Per tale sua asserzione blasfema i benpensanti pensarono di ghigliottinarlo. Prima di lui un altro grande intelletto, Galileo Galilei, riuscì per miracolo a salvare collo e testa, anzi ad evitare l’arrostimento, facendo abiura per poi mormorare: «E pur si move...». Quisquiglie, chicche agrodolci che rimbalzano fra realtà inconoscibili e presunzioni di una certa scienza (pur valorosa) che, perduta la tradizionale umiltà della conoscenza, oggi pretende dare risposta a tutto ciò che le riesce a vezzo. Buchi neri, materia oscura, energia oscura, onde gravitazionali, magnetismo gravitazionale, teoria delle stringhe, eccetera. Campi di indagine immensi, affascinanti e per intelletti superiori, i quali però accusano due debolezze: la prima consiste nel fatto che le loro costruzioni ipotetiche si basano su substrati teorici che in ultima istanza finiscono anch’essi per risultare nulla più che ipotesi, per quanto mirabili (la teoria delle stringhe, ad esempio); la seconda debolezza evidenzia un’attinenza assai più aderente al comune pensiero, esprimendosi in un interrogativo fra l’inquietante e il ridicolo: «Ma che necessità abbiamo di tali conoscenze al limite, che oltretutto mai potranno incidere sulla nostra vita, quando siamo incapaci di evitare che il nostro piccolo Mare Nostrum, voglio dire il Mediterraneo, diventi, figurativamente parlando, il grande mattatoio del pianeta? Chi scrive, agnostico per vocazione, ama la scienza come ricerca del sapere (non della conoscenza), ed è portato a ripudiare apertamente coloro che la immolano sul falso altare di una immortalità non saggiamente concepibile e convalidata. Ma torniamo al concreto, soffermiamoci sul reale, sulle grandi tragedie che trovano nel nostro Mediterraneo, fra cargo e navi da crociera, l’epopea macabra, il trionfo della morte squallida perché evitabile purché lo si voglia. Parliamo della lugubre discarica
umana, liquida fossa comune di esseri umani che nel miraggio di un inesistente quanto conclamato eden europeo, hanno sostenuto lunghi viaggi, sovente a piedi, in un incubo di patimenti, frustrazioni, vessazioni e angherie; fossa che pur accoglie gli illusi sfortunati in un potente ma pietoso abbraccio di morte. Sotto la connessione razionalità intellettuale/sensibilità emotiva la discarica Mare Nostrum nel suo mormorare fluttuante appare più amorevole, assai più amorevole, delle pompose verbosità delle cancellerie responsabili di tali immani tragedie. Ma la rivoluzione evolutiva colpisce anche il linguaggio. Al pari che ci sollazziamo con le deformazioni dei termini linguistici (la ministra, l’avvocata, la professora, eccetera) anche il riferimento ai miserabili ha subito un salto di qualità: quelli che fino a qualche anno fa venivano spregevolmente additati come infiltrati e clandestini, oppure col termine generico di “marocchini”, ora vengono considerati “migranti”. Nessun valore aggiunto, pur sempre un salto di qualità. I fuggitivi di zone di guerra non voluta (soprattutto siriani) vengono contraddistinti invece come profughi e rifugiati. Le Cancellerie delle grandi Potenze e dell’Europa, responsabili di così immane confusione politica e sociale, sono covi della più alta ipocrisia morale. D’altronde non potrebbe essere altrimenti: si trascorre il giorno a discutere delle ormai tante tragedie umane per poi banchettare di sera fra vasellame di pregio e posate d’argento. Però, chiediamoci, chi sono questi rifugiati siriani? Da che cosa fuggono se non dalle guerre di quei paesi che si combattono sui loro territori in nome del predominio e di rivalse geopolitiche? I cosiddetti “rifugiati”, tranne una sparuta minoranza di fortunati, cosa potranno trovare in Europa se non frustrazione e raffinate forme di schiavitù? Vi è poi da aggiungere che sul fronte mediterraneo, quello che maggiormente riguarda l’Italia, i “migranti” generalmente non fuggono dalle guerre, bensì dalla carestia e dalla desertificazione. Per questi morire sui loro inariditi terreni o in mare non cambia nulla. Allora partono per poi, una volta finalmente arrivati sulle sponde del Mediterraneo, mettersi nelle braccia dei mercanti di morte. Il business delle migrazioni di massa è tutto sommato europeo, con solidi addentellamenti sulla sponda opposta. Il mercato odierno della schiavitù non è molto differente da quello dei negrieri d’America dell’ottocento. Le modalità cambiano, la sostanza rimane la stessa: è il macabro giuoco che si ripete, business to business, moenia non olet. Però l’ipocrisia, questo tarlo immondo, per senso di decenza andrebbe evitata. Il direttore responsabile
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Scienza & Inquinamento Morfometria di un bacino idrografico mediante l’uso del software QGIS Parte II Luigi Fanizzi – Ecoacque® – Email: info@ecoacque.it
Nel presente lavoro, suddiviso in due parti, è descritta una procedura speditiva per l’individuazione di un bacino idrografico (Parte I ) e dei
suoi relativi parametri morfometrici (Parte II ), mediante l’utilizzo del
software QGIS (Quantum GIS, Ver. 2.82) e l’integrazione con il plugin
GRASS. Nella Parte I è stata descritta, quindi, una procedura di individuazione dell’estensione del bacino idrografico e del relativo perimetro, avendo a disposizione, come dato di partenza, lo shapefile del reticolo idrografico e dati raster, quali ortofoto e DTM (Figura 1). In questa seconda parte, invece, è descritta una procedura di individuazione di alcuni dei parametri morfometrici di un bacino idrografico, necessaria per una successiva modellazione idrologica. I parametri, di seguito individuati, sono:
Figura 1 – Individuazione estensione bacino idrografico.
■■ Pendenza media del bacino; ■■ Altitudine massima, minima e media; ■■ Lunghezza media dell’asta principale; ■■ Pendenza media dell’asta principale.
Pendenza media del bacino La pendenza media “s”, di un bacino idrografico (slope), può essere misurata dalla seguente relazione, proposta da Alvord-Horton (M. Ciabatti, 1982):
dove:
Figura 2 – Estrazione curve di livello.
■■ Lt = lunghezza totale delle linee di livello entro il bacino (m); ■■ e = equidistanza delle linee di livello (m); ■■ A = superficie del bacino (m2). Nel caso in esame, in cui non si dispone, come dato di partenza, dello shapefile riguardante le curve di livello, è possibile ricavarlo per via indiretta, ossia mediante estrazione delle curve di livello partendo dal DTM. Occorre selezionare la sequenza di comandi: Raster ➔ Estrazione ➔ Curve di livello. Selezionato il comando, bisogna scegliere il file raster di input, il nome da assegnare al file vettoriale di output (es. CurveLivello) e l’equidistanza delle linee di livello (nell’esempio: 10 m, vedi Figura 2). Quindi, cliccando su “OK”, il software procede all’elaborazione delle curve di livello. È possibile modificare le proprietà di visualizzazione dei singoli layer (colore, spessore linea, trasparenza etc. etc.) otte-
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Figura 3 – Visualizzazione bacino idrografico, curve di livello e reticolo idrografico.
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l’Ambiente
Figura 4 – Comando Taglia (shapefile).
Figura 5 – Curve di livello del bacino idrografico.
nendo, ad esempio, una visualizzazione del tipo in figura (Figura 3).
stanza (e) e la superficie (A) del bacino idrografico, è possibile
Per conoscere la lunghezza complessiva delle curve di livello, presenti all’interno del bacino, è possibile ritagliare lo shapefile delle curve di livello, utilizzando, come contorno, il perimetro del bacino idrografico. A tal proposito occorre selezionare la sequenza di comandi: Vettore ➔ Strumenti di Geoprocessing ➔
Taglia. Quindi, si seleziona il vettore da ritagliare (CurveLivello) e il vettore di ritaglio (Bacino). Assegnando la destinazione e il
calcolare la pendenza media del bacino, attraverso la relazione 1. In questo caso, ad esempio, risulta: ■■ Lt = 39678 m ■■ e = 10 m ■■ A = 7621000 m2 Quindi si ricava, tramite l’equazione 1, il seguente valore di pendenza:
nome allo shapefile in uscita (es. CurveLivelloBacino) e, cliccando su “OK” (Figura 4), sarà eseguito il ritaglio (Figura 5). Una volta estratte le curve di livello del bacino idrografico, attraverso il comando: informazione elementi;
Altitudine massima, minima e media Per poter conoscere le informazioni relative alle quote del bacino idrografico, è possibile ritagliare il suo DEM raster. Occorre selezionare la sequenza di comandi: Raster ➔ Estrazione ➔ Ri-
è possibile conoscere la lunghezza di ciascuna di esse. Quindi,
taglia. Quindi, si seleziona il DTM da ritagliare (Dem) e il raster di
note la lunghezza complessiva delle curve di livello (Lt), l’equidi-
ritaglio (BacinoQGIS). Assegnando la destinazione e il nome, allo shapefile in uscita (es. CurveLivelloBacino) e, cliccando su “OK” (Figura 6), sarà eseguito il ritaglio (Figura 7).
Estratto il DEM, per un’analisi delle quote del bacino, è possibile utilizzare il comando: r.univar; presente nei moduli di GRASS (Figura 8). Selezionato il comando, occorre inserire, Figura 6 – Comando Ritaglia (raster).
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Figura 7 – DEM bacino idrografico.
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Scienza & Inquinamento ma corrisponde una superficie nulla mentre, alla quota minima, che è quella della sezione di chiusura, corrisponde la superficie dell’intero bacino. L’area racchiusa dalla curva ipsografica e dagli assi coordinati, rapportata alla superficie del bacino, fornisce il valore dell’altitudine media (V. Ferro, 2012). Per poter costruire questa curva, è necessario selezionare, in GRASS, il comando: r.report (Figura 10). Quindi, si seleziona l’unità di misura nonché, eventualmente, il numero di celle e la percentuale di copertura (Figura 12).
Figura 8 – Comando r.univar. in input, il nome della mappa raster di cui calcolare le statistiche (DemBacino) e, successivamente, occorre cliccare su “esegui”. In output è possibile leggere i valori delle quote, minima e mas-
Cliccando su “esegui”, GRASS restituisce, in output, una tabella che è possibile salvare come file di testo (Figura 12), e, successivamente, importare in Excel. Tale tabella riporta, per ciascun intervallo di quote, la relativa estensione. Importando in Excel questa tabella, è opportuno calcolare, in una colonna, l’area cumulata relativa a ciascuna quota e, successivamente, per ciascuna riga, è opportuno calcolare la differenza tra l’area totale del bacino e l’area cumulata della quota stessa, come indicato nella successiva Tabella 1.
sima, del bacino idrografico (Figura 9).
Area
Area Cumulata
Area Superiore
Quota 0
Nell’esempio riportato,
A0
A cumulata0 = A 0
A s0 = A TOTALE – A cumulata0
Quota 1
si è ottenuto un valore,
A1
A cumulata1 = A cumulata0 + A 1
A s1 = A TOTALE – A cumulata1
Quota 2
A2
A cumulata2 = A cumulata1 + A 2
A s2 = A TOTALE – A cumulata2
Quota 3
A3
A cumulata3= A cumulata2 + A 3
A s3 = A TOTALE – A cumulata3
Quota 4
A4
A cumulata4 = A cumulata3 + A 4
A s4 = A TOTALE – A cumulata4
Quota 5
A5
A cumulata5 = A cumulata4 + A 5
A s5 = A TOTALE – A cumulata5
Quota 6
A6
A cumulata6 = A cumulata5 + A 6
A s6 = A TOTALE – A cumulata6
Quota 7
A7
A cumulata7 = A cumulata6 + A 7
A s7 = A TOTALE – A cumulata7
Quota 8
A8
A cumulata8 = A cumulata7 + A 8
A s8 = A TOTALE – A cumulata8
stribuzione delle superfici nelle diverse fasce altimetriche. Ogni
...
...
...
...
punto della suddetta curva ha, come ordinata, un valore di quota
Quota massima
An
A cumulataMassima = A TOTALE
As Massima = 0
Figura 9 – Individuazione quota minima e massima tramite il comando r.univar.
di quota massima, pari a 197,4 m s.l.m.m. e un
valore, di quota minima, pari a 115,5 m s.l.m.m. La Tabella, di
Figura 9, riporta, anche, il valore della quota media del bacino idrografico, pari a 157,7 m (valore diverso da quello della media aritmetica). La determinazione di detta quota può essere effettuata anche costruendo la curva ipsografica, che fornisce la di-
hi e, come ascissa, la superficie parziale del bacino Ai , posta al di sopra della quota considerata. Ovviamente, alla quota massi-
Tabella 1 – Metodo di costruzione curva ipsografica in Excel.
Figura 10 – Comando r.report.
Figura 11 – Opzioni comando r.report.
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l’Ambiente
Figura 12 – Output comando r.report.
Figura 13 – Curva ipsografica e altitudine media del bacino.
Quindi, riportando in un grafico, sull’asse delle ordinate, il valore
Quindi, selezionando il comando: misura linea;
delle quote e, sull’asse delle ascisse, il valore delle superfici parziali del bacino, poste al di sopra delle quote stesse, si determina la curva ipsografica (Figura 13). Inoltre, è possibile calcolare, analiticamente, l’altitudine media del bacino idrografico come media pesata delle quote medie hj con peso la superficie parziale (V. Ferro, 2002):
sarà possibile ricavarne la lunghezza (Figura 15). Nell’esempio esposto si è individuata una lunghezza complessiva di circa 4 chilometri.
Pendenza media dell’asta principale Il valore calcolato analiticamente coincide con quello riportato in GRASS tramite il comando: r.univar (Figura 9).
Lunghezza media dell’asta principale
La pendenza media dell’asta principale viene calcolata, solitamente, con i seguenti tre metodi (E. Usai, 2012): ■■ dividendo la differenza di quota tra le estremità di monte e di valle (sezione di chiusura, sbocco in mare, lago, corso d’acqua o altro recipiente), per la lunghezza del corso d’acqua;
La lunghezza media dell’asta principale può essere intesa come
■■ dividendo la differenza tra le quote d’alveo che si trovano
il percorso idraulicamente più lungo. Quindi, ai fini della determi-
all’85% e al 10% della lunghezza rispetto allo sbocco per la
nazione del suo valore, è necessario estendere l’asta principale
lunghezza del corso d’acqua compreso tra queste due quote
sino alla linea spartiacque (Figura 14).
(questo metodo è adottato dall’US Geological Service); ■■ tracciando la retta di compenso del profilo del corso d’acqua, a partire dall’estremità di valle, in modo da ottenere
Figura 14 – Individuazione asta principale.
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Figura 15 – Lunghezza media asta principale.
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Scienza & Inquinamento due triangoli curvilinei, di area uguale, situati sopra e sotto la stessa retta di compenso. La pendenza di questa retta è considerata come pendenza media del corso d’acqua. Molto meno adottato è il seguente quarto metodo: ■■ con la media ponderata delle pendenza di n tratti Li in cui possa dividersi il corso d’acqua e cioè adottando la formula:
dove: ■■ i è la pendenza media del corso d’acqua; ■■ ii è la pendenza del generico tratto di corso d’acqua; ■■ Li è la lunghezza (in m) del generico tratto di corso d’acqua; ■■ L è la lunghezza totale (in m) del corso d’acqua. Con questa media ponderata, si ottiene, però, un valore molto simile a quello che si ottiene con il primo dei metodi sopra indicati. Pertanto, con riferimento al primo metodo esposto e, attraverso il comando: informazione elementi;
è possibile conoscere i dati relativi alle quote di valle e di monte del reticolo (Figura 16). Si ricava, quindi, un valore indicativo di pendenza media dell’asta principale pari a:
Figura 16 – Individuazione parametri di determinazione della pendenza media dell’asta principale. [2] V. Noti (2015): “GIS Open Source per geologia e ambiente – Analisi e gestione di dati territoriali e ambientali con QGIS”, Dario Flaccovio Editore, Palermo; [3] V. Ferro (2002): “La sistemazione dei bacini idrografici”, Ed. McGrawHill, Milano; [4] G. Brancucci (2012/2013): “Dispense sull’uso di GRASS e QGIS per l’analisi del territorio”, Materiale Didattico per il Corso di Geomorfologia per il Progetto di Paesaggio, Università degli Studi di Genova; [5] R. Albano (2015): “Guida all’utilizzo dei dati vettoriali mediante Quantum GIS 2.8”, Materiale Didattico, Modulo: I GIS Liberi, Corso di Aggiornamento, Ed. Erasmo, U.d.S. Basilicata, Potenza; [6] V. Ferro (2012): “Elementi di idraulica ed idrologia per le scienze agrarie, ambientali e forestali” Ed. McGraw-Hill, Milano; [7] M. Ciabatti (1982): “Elementi di idrologia superficiale,” Ed. CLUEB, Bologna; [8] E. Usai (2012): “Manuale di idrologia per la progettazione” Ed. Hoepli, Milano.
Ringraziamenti Bibliografia
L’autore ringrazia vivamente l’Ing. Giuseppe Pisicchio per
[1] L. Fanizzi, G. Pisicchio (2016): ”Morfometria dei bacini idrografici mediante l’uso del software QGIS – Parte I”, Rivista L’AMBIENTE, n. 1, Gennaio-Febbraio, Ed. G.I.R.S.A., Milano;
ra del presente lavoro.
la generosa collaborazione informatica profusa nella stesu-
Ravenna 2016 – Fare i conti con l’ambiente Fare i conti con l’ambiente (20-22 maggio, Ravenna) è un singolare festival tecnico-scientifico nato a Ravenna nove anni fa per volontà di un gruppo di professionisti dell’ambiente, il network labelab, guidato da Giovanni Montresori e Mario Sunseri. Un Festival che, sin dalle origini, ha manifestato tutta la sua originalità, miscelando contenuti dall’alto valore tecnico-scientifico calati all’interno di un “palcoscenico” particolare come il centro storico della città, una delle più suggestive d’Europa. Promuovere la qualità nel settore dei rifiuti e dei servizi pubblici locali, l’economicità, l’efficienza e trasparenza attraverso l’accesso e condivisione delle informazioni (open content), la gestione degli open data e l’open innovation rappresenta da anni la visione di labelab che sta alla base della manifestazione di Ravenna, quest’anno in misura ancora maggiore. In questa 9ª edizione sono programmate oltre 50 iniziative (fra cui numerosi i momenti formativi gratuiti riconosciuti dagli ordini professionali) a kilometri zero (si svolgono interamente nel centro storico pedonale di Ravenna all’interno di 12 sale attrezzate). Fare i conti con
10
l’ambiente si configura come un vero e proprio festival formativo con un’ampia rassegna di conferenze, seminari di formazione (denominati labmeeting) e workshop in grado di abbracciare tutti i segmenti di attualità tecnico-scientifica del settore rifiuti, acqua, energia, bonifiche e sostenibilità ambientale. E poi tantissimi altri momenti, come la conferenza del giornalista Umberto Torelli del Corriere della Sera, sempre attento ad esplorare i legami e le possibilità offerte dalla tecnologia in campo ambientale, la presenza della FIMA, Federazione Italiana Media Ambientali, con il consueto incontro dei blogger e dei giornalisti ambientali nel cosiddetto Labecamp, non-conferenza sui temi della sostenibilità. Importante segnalare due notevoli momenti formativi (tre giorni residenziali), due vere e proprie Scuole di Alta Formazione ospitate all’interno della manifestazione: sulla Bonifica di Siti Contaminati e la Gestione dei Rifiuti. Disponili su www.ravenna2016.it i programmi preliminari. È possibile iscriversi con pochi click.
2/2016
NON C’È NIENTE NELL’ARIA STASERA. Fiere di Parma, 24-26 maggio 2016 Pad.03 Stand C002
Generazione di corrente elettrica, produzione di cemento, termovalorizzazione dei riuti o distribuzione del gas naturale: quanto più complessi sono gli impianti, tanto maggiori sono i requisiti posti all’ingegneria di sistema e ai servizi di assistenza per l’automazione di processo. Nel campo del monitoraggio delle emissioni, dei rilevamenti sui gas mirati a una gestione ottimale dei processi, così come delle misure certicate lungo le pipeline, SICK è leader in tutti i settori industriali. Grazie a soluzioni a 360° per l’analisi dei gas, la misurazione delle polveri e il rilevamento della portata perfettamente adattate a ciascun ambiente di processo. Grazie alla massima disponibilità dei dispositivi, alla semplicità d’uso, a versioni certicate per le zone esplosive e alle afdabili soluzioni metrologiche caratterizzate da lunghi intervalli di manutenzione. Quando sono richieste soluzioni accurate, tutto il mondo misura con SICK. Noi la troviamo una scelta intelligente. www.sick.it
Scienza & Inquinamento Inquinamento a Roma tramite rilevamento di PM10 Giuseppe Piras (email: giuseppe.piras@uniroma1.it), Fabrizio Pini (email: fabrizio.pini@gmail.com)
L’inquinamento microclimatico prodotto dal traffico veicolare urbano ha conseguenze estremamente significative sulla salute dei cittadini in quanto è una sorgente di inquinanti aereo dispersi immessi in una fascia di altezza da 0 a 3 m; gli impianti di riscaldamento, che pur contribuiscono in maniera significativa all’inquinamento dei centri urbani, introducono i residui di com-
tutte le centraline di misura. Si è considerato solo l’inquinante PM10 anche perché gli altri (CO, NOx, ecc.) sono meno preoccupanti, tranne che in eventi rari. Sarebbe interessante disporre di una rete di monitoraggio per le PM di dimensioni inferiori PM2.5, PM1, e PM0.1.
bustione in atmosfera a quote superiori (almeno 10 m) con mino-
Le centraline di monitoraggio nell’area romana sono posizionate
ri conseguenze per i cittadini in transito sulle strade.
nei punti di maggiore densità di traffico presunto (largo Preneste, corso Francia, via Magna Grecia, Cinecittà, piazza Fermi, via
Protocollo di misura per l’inquinamento a Roma tramite rilevamento di PM10
Bufalotta, piazza Cipro, via Tiburtina, e largo Arenula). A queste
Lo scopo del presente lavoro (2ª edizione della valutazione
base, non direttamente soggetto al traffico automobilistico. È
dell’inquinamento da PM10 a Roma1), è di analizzare l’inquinamento del traffico veicolare a Roma, utilizzando come indicatore di riferimento le PM10, dette erroneamente “polveri sottili”. Le PM10 sono degli inquinanti di dimensione prevalente di circa 10 µm (micrometri). Non è preciso chiamarle polveri sottili perché il termine sottile implicherebbe che una delle 3 dimensioni dell’elemento inquinante avesse una dimensione molto inferiore alle altre 2: evidenza non vera. In prima approssimazione sarebbe più corretto approssimare il singolo elemento inquinante ad una sfera piuttosto che ad una piano od una stringa. Il termine PM deriva dall’inglese Particulate Matter, in italiano Particolato. Tale indicatore è stato scelto sia perché è estremamente impattante sulla
se ne aggiungono 3: a Villa Ada, a Guido e a Cavaliere. Quella a Villa Ada ha lo scopo di misurare un livello d’inquinamento di stato definito il parametro, MCSaT (Media Centraline Soggette al Traffico), ottenuto come la media matematica delle misure dei giorni di superamento della soglia di attenzione prevista dalla legge di tutte le centraline soggette al traffico con dati disponibili dal 2006. MCSaT è relativo alle centraline Preneste, Francia, Magna Grecia, Fermi, Bufalotta, Cipro, Tiburtina, Arenula. Non sono contemplate quindi le misure delle centraline di Villa Ada, Guido e Cavaliere perché Villa Ada non soggetta è a traffico diretto e perché per le altre 2 non si dispongono di dati dal 2006.
Risultati del monitoraggio
salute umana ma anche perché è facilmente misurabile in situ.
Dal 2006 al 2009 si è constatato un andamento decrescente che
A scopo esemplificativo l’unico parametro preso in considera-
sure per gli anni 2010 e 2011 hanno mostrato, se non proprio
zione è il numero di giorni nei quali è stata superata la soglia di attenzione. Questo è calcolato dall’inizio dell’anno in base alla direttiva 99/30/CE recepita dal DM n. 60 del 2 aprile 2002. Tale direttiva indica che al massimo il superamento della soglia di attenzione possa avvenire per 35 giorni l’anno. Tale soglia di attenzione si raggiunge al superamento di 50 µm/mc (microgrammi a metro cubo) di valore medio misurato nell’arco di 24 ore. I dati sono rilevati dalle centraline dell’ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambiente) della Regione Lazio [2].
poteva far ben sperare per gli anni successivi. Purtroppo le miun’inversione di tendenza, almeno una diminuzione della velocità di riduzione degli inquinanti, poi dal 2013 al 2015 si è constatato un incremento dell’inquinamento. Al fine di presentare i dati si è preparato prima un grafico di sintesi con 3 andamenti: 1. MCSaT (Media Centraline Soggette al Traffico) [1]; 2. valori con i dati di Villa Ada; 3. soglia di attenzione (fatidici 35 gg/anno).
Gli autori non conoscono l’attendibilità delle misurazioni esegui-
È interessante notare:
te intese sia come errore matematico del singolo dato sia come
■■ un trend di riduzione dell’inquinamento fino al 2010 ed una
affidabilità del sistema di misura (numero di giorni di guasto l’an-
ripresa della crescita dell’inquinamento dal 2013;
no). Nonostante ciò possono svolgere considerazioni di caratte-
■■ che in assenza di traffico (a Villa Ada) la soglia è stata supe-
re generale ed analizzare i trend delle sostanze inquinanti, nell’i-
rata una sola volta su 10 anni di misure (2006) ma quest’anno
potesi di indipendenza statistica sia degli errori che dei guasti in
(2015) si evidenzia una pericolosa crescita.
12
2/2016
l’Ambiente
Figura 1 – Mostra il numero dei giorni di superamento della soglia di attenzione dall’inizio dell’anno. La linea orizzontale nera, più spessa delle 2 curve, mostra la soglia che non dovrebbe essere superata. Il trend in basso mostra dati relativi a Villa Ada che corrisponde ad una zona non soggetta direttamente al traffico automobilistico. La curva superiore mostra la Media Centraline Soggette al Traffico.
Figura 2 – Negli ultimi 3 anni si è verificato un aumento dell’inquinamento in tutte le centraline raffigurate. no sempre meno inquinanti, è presente il peggioramento delle concentrazioni di PM10. È segno evidente che non si opera a sufficienza anche in considerazione delle condizioni climatiche. L’ecosistema è saturo. L’inquinamento prodotto dalle sorgenti
Osservando i trend in Figura 1 emerge, in prima approssima-
inquinanti, sebbene presumibilmente in diminuzione, anche in
zione, che i 2 andamenti presentano comportamenti omogenei
virtù della crisi economica, non viene smaltito dall’ecosistema.
eccezione fatta per il 2013: il coefficiente di correlazione è pari a
Occorre pertanto ridurre ancora le sorgenti.
0.92. Negli anni extra 2013 infatti sia l’inquinamento della MCSaT
Da notare tuttavia che in zona Magna Grecia è persistente un in-
che quello registrato a Villa Ada, diminuiscono o aumentano con
tenso traffico automobilistico dovuto alla costruzione della linea
ragione confrontabile. Nel 2013 si presenta un comportamento
metropolitana C.
anomalo: rispetto al 2012, diminuisce uno ma aumenta l’altro.
La Figura 3 mostra gli andamenti di 5 centraline (Fermi, Bufa-
Questo si potrebbe giustificare, rispetto al 2012, se la pressione
lotta, Cipro, Tiburtina e Arenula). Emerge che tutte le centrali-
atmosferica media fosse stata più bassa, favorendo la diffusione
ne, tranne Tiburtina, hanno registrato dati sotto la soglia dei 35
degli inquinati, o se l’intensità eolica media fosse stata più alta,
gg/anno. La centralina di Arenula ha presentato nel 2014 dati
causando il trasporto degli inquinanti verso Villa Ada.
contingenti dovuti ai lavori per lo spostamento del capolinea del
È rilevante il fatto che:
tram 8 da Piazza di Torre Argentina ai pressi di piazza Venezia.
a) l’utilizzo del carbone negli impianti di riscaldamento è stato
Ciò ha incrementato sia il traffico che l’inquinamento. Purtroppo
consentito, in ottemperanza del D.P.C.M. dell’8 marzo 2002,
dal 2013 tutte le centraline registrano trend di crescita dell’inqui-
fino al 1º settembre 2005;
namento (tranne Fermi leggermente sotto soglia).
b) nel Comune di Roma: a. prima del divieto dell’utilizzo del carbone per alimentare gli impianti di riscaldamento erano attive 830 caldaie a carbone; b. al mese di novembre 2005 esistevano ancora 427 caldaie a carbone. Presumibilmente già nel 2006 e residualmente nel 2007 la presenza delle caldaie a carbone era nulla [3]. La Figura 2 mostra gli andamenti di 4 centraline (Preneste, Francia, Magna Grecia e Cinecittà). Emerge che tutte le centraline hanno mostrato in passato una forte riduzione degli inquinanti ma ormai da 3 anni (dal 2013) presentano una crescita dell’inquinamento. Sono tutte sopra soglia. È un dato negativo perché nonostante sia il parco auto che i sistemi di riscaldamento sia-
2/2016
Figura 3 – Tiburtina a parte, tutte le centraline hanno registrato misure sotto la soglia di attenzione ma con trend in crescita. Dato sostanzialmente negativo.
13
Scienza & Inquinamento PM10 @ 31 dic
2006
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Preneste
118
87
61
45
35
62
45
39
40
57
Francia
141
116
77
67
38
68
57
41
36
43
95
82
51
42
13
37
29
29
32
41
87
65
44
46
32
55
53
40
40
65
46
33
19
12
8
Magna Grecia
2005
46
Cinecittà Villa Ada (rif)
24
9
16
14
27
Guido
9
5
3
4
0
Cavaliere
17
12
26
17
22
44
30
28
33
31
Fermi
21
127
110
98
52
61
27
Bufalotta
52
33
18
8
37
16
9
23
32
Cipro
66
27
28
20
33
19
23
32
36
Tiburtina
116
81
62
39
69
50
41
43
54
Arenula
92
98
69
43
34
15
31
18
25
28
33
SOGLIA (35 gg)
35
35
35
35
35
35
35
35
35
35
35
108,17
83,44
52,11
44, 78
25,22
48,44
35,22
30,56
34,11
43,56
MCSaT (Media Centraline Soggette al Traffico)
Tabella 1 – Mostra il numero dei giorni di superamento della soglia di attenzione dall’inizio dell’anno di ciascun anno. I dati evidenziati in rosso mostrano un peggioramento rispetto all’anno precedente. Quelli in verde presentano valori sotto la soglia di 35 gg/anno. I valori con caratteri maggiorati mostrano i record max e min: il peggior anno è stato il 2006 ed il migliore il 2010. Il 2015 è il 3º peggior anno dal 2006. La Tabella 1 mostra gli stessi dati presentati nei grafici. Le cifre in rosso mostrano un peggioramento rispetto all’anno preceden-
Anno
Dimensione parco auto
te e quelle in verde presentano una misura sotto ai 35 gg/anno.
2005
34.667.485
C’è evidentemente ancora da lavorare su Preneste, Cinecittà e
2006
35.297.282
1,817%
Tiburtina (vedi dopo) anche se è possibile prevedere una ridu-
2007
35.680.097
1,085%
zione dell’inquinamento in zona Tiburtina grazie alla conclusione
2008
36.105.183
1,191%
2009
36.371.790
0,738%
Analizzando i dati a livello mensile emerge che i mesi più criti-
2010
36.751.311
1,043%
ci sono, in ordine di importanza: dicembre, gennaio, febbraio e
2011
37.113.300
0,985%
parzialmente marzo. Quest’anno dicembre ha segnato il record
2012
37.078.274
-0,094%
negativo su 10 anni di osservazione: la soglia critica di MCSaT
2013
36.962.934
-0,311%
è stata superata per 25 giorni. Mediamente viene superata per
2014
37.080.753
0,319%
dei lavori.
11 giorni.
Analisi parco veicolare I dati sono del parco macchine di tutta Italia [4, 5], supponendo che la città di Roma ricalchi l’andamento nazionale. I trend di svecchiamento potrebbero essere simili a quelli dell’area roma-
Variazione % rispetto anno precedente
Tabella 2 – Dimensione del parco auto dal 2005 al 2014 e delle variazioni annuali. Per classificare il parco veicoli gli autori l’hanno diviso in: ■■ parco veicoli “peggiore”; ■■ parco veicoli “migliore”.
na. Come presentato in tabella, e nel relativo grafico, il parco
Il parco veicoli peggiore comprende quelli che utilizzano come com-
auto cresceva circa dell’1% anno, con un tasso da 1,82% (2006
bustibile gasolio e hanno classi d’inquinamenti Euro 0, 1 e 2.
rispetto al 2005) a 0,95% (2011 rispetto al 2010). Sia nel 2012
Il parco veicoli migliore comprende quelli che utilizzano come
che nel 2013 è presente un leggero calo della dimensione del
combustibile benzina e hanno classi d’inquinamenti Euro 4, 5 e
parco auto; recuperato nel 2014.
6 o gasolio e hanno classi d’inquinamenti Euro 5 e 6.
14
2/2016
l’Ambiente
Figura 4 – Dimensione del parco auto dal 2005 al 2014 e delle variazioni annuali. Nel 2012 e nel 2013 c’è stato un calo dei veicoli in circolazione rispetto al 2011, recuperato nel 2014. La dimensione si attesta su 37.000.000 di auto circa.
Figura 5 – Mostra la penetrazione dei “peggiori” (in rosso) e dei “migliori” (in verde) sul totale dei veicoli circolanti.
Quota “peggiore” (%)
Quota “migliore” (%)
2005
11,26%
3,99%
2006
10,48%
8,99%
-0,78%
5,01%
2007
9,62%
11,93%
-0,86%
2008
8,86%
14,71%
2009
8,15%
2010
7,53%
2011
Anno
Variazione annuale Variazione annuale parco “peggiore” (pp) parco “migliore” (pp)
Parco “peggiore”
Parco “migliore”
3.902.700
2.489.275
3.698.083
5.686.706
2,94%
3.432.627
8.186.275
-0,76%
2,78%
3.199.754
10.347.979
18,59%
-0,71%
3,88%
2.965.672
12.464.042
22,03%
-0,63%
3,44%
2.766.892
14.336.449
7,00%
26,74%
-0,53%
4,71%
2.598.484
15.924.255
2012
6,55%
30,16%
-0,45%
3,42%
2.427.527
17.074.747
2013
6,10%
33,49%
-0,44%
3,33%
2.256.309
18.157.748
2014
5,72%
36,71%
-0,38%
3,22%
2.122.873
19.283.131
2004
Tabella 3 – Mostra il trend di diminuzione del parco veicolare “peggiore” e il trend di aumento di quello “migliore”. La crisi economica ha contribuito a ridurre la velocità di svecchiamento. Classe d’inquinamento
dic 12
quota
dic 13
quota
set 14
quota
mar 15
quota
dic 15
quota
Euro 6
120
1,7%
1.186
15,8%
2.972
34,2%
4.682
53,0%
7.975
97,2%
Euro 5
6.720
97,3%
6.288
84,0%
5.689
65,5%
4.103
46,5%
228
2,8%
Euro 4
56
0,8%
6
0,1%
6
0,1%
3
0,0%
–
0,0%
Totale modelli
6.906
100,0%
7.487
100,0%
8.687
100,0%
8.827
100,0%
8.203
100,0%
Tabella 4 - Suddivisione del listino nuovi veicoli in base alla classe d’inquinamento. Tipologia modelli
dic 12
quota
dic 13
quota
set 14
quota
mar 15
quota
dic 15
quota
Elettrici
10
0,1%
24
0,3%
25
0,3%
27
0,3%
41
0,5%
Benzina
2.965
42,9%
3.061
40,9%
3.539
40,7%
3.721
42,2%
3.641
44,2%
Benzina o GPL
191
2,8%
201
2,7%
223
2,6%
193
2,2%
165
2,0%
Benzina o Metano
44
0,6%
86
1,1%
116
1,3%
128
1,5%
122
1,5%
Gasolio
3.610
52,3%
4.016
53,7%
4.674
53,8%
4.617
52,3%
4.150
50,3%
Ibridi
86
1,2%
94
1,3%
110
1,3%
122
1,4%
125
1,5%
Totale modelli
6.906
100,0%
7.482
100,0%
8.687
100,0%
8.827
100,0%
8.244
100,0%
Tabella 5. Suddivisione dei veicoli in base alla tipologia di alimentazione. Nel 2015 il numero di modelli delle auto elettriche, sebbene sia più che quadruplicato rispetto al 2012, rappresenta comunque una nicchia molto piccola (solo lo 0,5% dei modelli è proposta ad alimentazione elettrica). Sono aumentate marginalmente anche le quote dei modelli con alimentazione ibrida (benzina+elettrico o gasolio+elettrico).
2/2016
15
Scienza & Inquinamento I veicoli ibridi rientrano in quelli a benzina perché fino al 2012 non erano presenti, in maniera significativa, veicoli ibridi a gasolio. Quelli elettrici non compaiono; non cambia molto vista la loro scarsa diffusione.
Stato normativo delle classi d’inquinamento L’Unione Europea e di conseguenza l’Italia, al fine di incrementare la qualità dell’aria per i cittadini, ha emanato negli anni varie classificazioni dei veicoli inquinanti rese obbligatorie dai singoli [6]
stati .
Auto Classe d’inquinamento
Anno d’avvio delle vendite
Euro 1
Valore limite emissione PM10 (mg/km) Gasolio
Benzina
1992 (luglio)
140
–
Euro 2
1996 (gennaio)
80
–
Euro 3
2000 (gennaio)
50
–
Euro 4
2005 (gennaio)
25
–
Euro 5
2009 (settembre)
5
5
Euro 6
2014 (settembre)
5
5
Tabella 6 – Anno d’introduzione delle classi d’inquinamento per le automobili.
Camion e autobus Classe d’inquinamento
Anno d’avvio delle vendite
Euro 1
1992
Euro 2
1996 – 1998
Euro 3
1999 – 2000
Euro 4
2005
Euro 5
2008
Euro 6
2013 (dicembre)
Tabella 8 – Anno d’introduzione delle classi d’inquinamento per i camion e autobus.
Valori limite di emissioni In particolare dal 1º gennaio 2000: ■■ le auto e i veicoli commerciali leggeri (fino a 1305 kg) emettono meno di 50 mg/km; ■■ i veicoli commerciali leggeri (da 1305 a 1760 kg) emettono 120 mg/km; ■■ i veicoli commerciali (da 1760 a 3500 kg) emettono 170 mg/km; ■■ gli autobus e i camion emettono 150 mg/kWh. Mentre dal 1º gennaio 2010: ■■ le auto e i veicoli commerciali leggeri (tutte le categoria) emettono meno di 5 mg/km; ■■ gli autobus e i camion emettono 20 mg/kWh. Dal 1º gennaio 2012: ■■ le auto e i veicoli commerciali leggeri (fino a 3500 kg, ovvero tutti) emettono meno di 5 mg/km; ■■ gli autobus e i camion emettono 20 mg/kWh.
Veicoli commerciali leggeri
EEV (Enhanced environmentally friendly vehicle): è una categoria
I veicoli commerciali leggeri, ovvero con massa fino a 3500 kg,
intermedia per camion e autobus (con massa > 3500 kg) per de-
si suddividono in Categoria N1-I, N1-II e N1-III (vedi Tabella 7).
finire mezzi più “amici dell’ambiente” degli Euro 5 ma non Euro 6. È ininfluente per le emissioni di PM10.
Anno d’avvio delle vendite Classe d’inquinamento
Categoria N1-I (fino a 1305 kg)
Categoria N1-II (da 1305 a 1760 kg)
Categoria N1-III (da 1760 a 3500 kg)
Euro 1
1994 (ottobre)
1994 (ottobre)
1994 (ottobre)
Euro 2
1998 (gennaio)
1998 (gennaio)
1998 (gennaio)
Euro 3
2000 (gennaio)
2001 (gennaio)
2001 (gennaio)
Euro 4
2005 (gennaio)
2006 (gennaio)
2006 (gennaio)
Euro 5
2009 (settembre)
2010 (settembre)
2010 (settembre)
Euro 6
2014 (settembre)
2015 (settembre)
2015 (settembre)
Tabella 7 – Anno d’introduzione delle classi d’inquinamento per i veicoli commerciali leggeri (fino a 3500 kg).
16
Offerta commerciale veicoli a basso impatto ambientale Alla data della redazione del presente articolo (gennaio 2015) è possibile verificare come [7]: a) è diminuita, rispetto al 2014, la segmentazione del mercato delle auto, ovvero sono diminuiti i modelli disponibili: da 8827 a 8203 (–7.1%); b) i modelli Euro 4 sono scomparsi; c) i modelli Euro 6 sono l’ampia maggioranza (97.2%). Per quanto riguarda la tecnologia del power train emerge che: ■■ il numero dei modelli delle “elettriche” è quasi raddoppiato mantenendo però un’offerta marginale (0.5%); ■■ è presente una leggera crescita delle “ibride” (125 modelli contro 124 della fine 2014).
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Conclusioni
■■ prendere in considerazione l’ipotesi di offrire gratuitamente il trasporto urbano [11]. Alcuni esempi di situazioni in cui già è in vigore:
In sintesi, negli anni, i veicoli hanno acquisito caratteristiche in-
• a Roma, per alcuni giorni di dicembre 2015, il biglietto BIT da
quinanti sempre più ridotte.
1,50 € consentiva l’uso dei mezzi pubblici per tutto il giorno;
Il percorso normativo avviato in Europa facilita la riduzione
• a Torino e in altri comuni nei dintorni per i giorni 10 ed 11
dell’inquinamento. A ciò si aggiunge la tendenza positiva de-
dicembre 2015, a seguito all’alto tasso d’inquinamento
rivante della diffusione delle auto ibride ed elettriche, sebbene
potenziale, si è deciso di offrire i servizi pubblici (metro-
ancora a livelli di quote di mercato modeste. In questo momento
politana, tram e autobus) gratuitamente;
tale diffusione ha prevalentemente una funzione educativa.
• in Francia in 12 città (la più grande è Boulogne-Billan-
L’incremento del numero dei veicoli transitanti quotidianamente negli
court con 110.000 abitanti);
agglomerati urbani sviluppa una crescita del traffico veicolare anche
• in Belgio in 2 città (la più grande è Mons con 92.000 abitanti);
con i modelli più datati. Ormai i veicoli extra auto (commerciali leggeri
• in Estonia in 3 città (la più grande è Tallinn con 435.245
e pesanti, camion e autobus) incidono sensibilmente sulle fonti d’in-
abitanti);
quinamento e devono essere maggiormente presi in considerazione.
• in Germania in 2 città (la più grande è Templin con 16.500
Il controllo dei livelli di emissione delle PM10 e la manutenzione dei
abitanti);
motori è fondamentale per il mantenimento dei livelli previsti.
• in Rep. Ceca in 6 città, Praga compresa. A Praga (1.285.000 abitanti) solo durante l’alluvione del 2002 e durante lo stop
Cosa fare
delle auto per l’alto tasso d’inquinamento;
Per incrementare la qualità dell’aria, la ricetta è complessa; di seguito
• in Slovacchia in una città: Senec, 18.000 abitanti;
si elencano alcuni spunti da prendere in considerazione:
• in Romania in 2 città (la più grande è Ploiesti con 201.226
■■ limitare l’uso dei datati veicoli commerciali (leggeri e pesanti),
abitanti; benefit limitato ai cittadini a basso reddito < 670 €, la maggior parte).
camion e autobus piuttosto che limitare l’uso degli autoveicoli; ■■ estendere l’area soggetta ai blocchi alla circolazione all’interno del raccordo anulare; ■■ fluidificare il traffico cittadino attraverso interventi mirati ai “colli di bottiglia” statici e dinamici (le ripartenze e le accelerazioni incidono sensibilmente sui consumi e sull’emissione degli inquinanti); ■■ favorire il “crowdsourcing” ovvero l’invio di informazioni automatizzate, da parte della popolazione, ai centri decisionali per individuare i “colli di bottiglia” ricorrenti (condizioni stradali non idonee) o dinamici (incidenti o guasti). Le informazioni della posizione degli autoveicoli e dell’intensità del traffico possono essere raccolte tramite dispositivi installati a bordo dotati di GPS
[8]
[9]
e di collegamento alla rete cellulare . La rete
cellulare ha lo scopo sia di inviare le informazioni ottenute dal GPS ad un centro servizi che di localizzare l’auto ad adiuvandum al GPS stesso o autonomamente laddove il GPS non funziona (nelle gallerie o nei parcheggi) [10]; ■■ favorire i mezzi pubblici e car sharing; ■■ diffondere scooter, moto e moto taxi anche attraverso deroghe limitate al codice della strada, mantenendo ovviamente alto il livello di sicurezza; ■■ integrare maggiormente la rete ferroviaria in gestione a Trenitalia con quella in gestone Atac (metropolitane A, B e C). La rete ferroviaria a Roma si sviluppa per molti chilometri, circa 85 km di linee Trenitalia all’interno del GRA, ma è poco usata per il trasporto urbano. Per esempio la tratta Roma-Viterbo potrebbe essere integrata con la linea A della metropolitana, formando la linea A1 per consentire il raggiungimento della stazione Termini senza cambio treno;
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Altri esempi in città europee: Gibilterra, Spagna (Manises), Slovenia (Nova Gorica), Svezia (Kiruna e Övertorneå), Åland (Mariehamn), Polonia (Zory), Russia (Cheremushki). Nel resto del mondo: Brasile (7 città) e USA (22 città).
Note 1
I dati di Bufalotta, Cipro e Tiburtina sono presenti dal 2007.
Si presuppone che tale mancanza non influenzi il valore medio.
Bibliografia [1] F. Pini (2014), “Inquinamento a Roma da PM10”, L’ambiente – Periodico Tecnico Scientifico di Cultura Ambientale, n. 2/2014, pp. 16-19, Marzo-Aprile 2014. [2] ARPA (Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio) (2015), Sezione “Misure e Valutazioni della qualità dell’aria nel Lazio”, www.arpalazio.it [3] L. Di Matteo (2006), “Le fonti di emissione di polveri sottili”, Abstract dell’intervento al XVII Convegno Tecnico AUTOMOBILE CLUB D’ITALIA, www.aci.it [4] ACI (2015), www.aci.it [5] Motorizzazione Civile (2015), www.motorizzazioneroma.it [6] Unione Europea (2015), www.europa.eu [7] Al Volante (2015), www.alvolante.it [8] R. Lojacono, F. Pini, C. Iannucci, S. Angelucci (2009), “GPS, modernizzazione del servizio commerciale” Elettronica Oggi, n. 386, pp. 84-87, Febbraio 2009. [9] F. Pini (2010), “Mobile Internet: dal GSM all’LTE passando per l’UMTS e HSDPA” Diritto ed Economia dei Mezzi di Comunicazione, n. 2/2010, Febbraio 2011, pp. 123-133. [10] F. Pini (2010), “La localizzazione delle utenze radiomobili attraverso la rete cellulare. NUE (Numero Unico Europeo per le Emergenze)” Diritto ed Economia dei Mezzi di Comunicazione, n. 10, pp. 109-115, Novembre 2010. [11] Wikipedia: Free Public Transport or fare free public transit or zerofare public transport (2015).
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TRATTAMENTO ACQUE WATER TREATMENT Grigliatura / Screen filtering Disoleazione / Oil separation Sedimentazione primaria / Primary sedimentation Ossidazione biologica / Biological oxidation Sedimentazione secondaria / Final sedimentation Filtrazione terziaria / Tertiary filtration Flottazione / DAF flotation ACQUA, un bene prezioso da recuperare. WATER, a precious resource to recover Progettazione e dimensionamento per ogni esigenza specifica. Planning and design for any specific requirement
Allegri Geom. Primo S.r.l. â&#x20AC;˘ Parma â&#x20AC;˘ Italy www.allegriecologia.it
Legislazione & Qualità Protocollo tra il Ministero dell’Ambiente e la conferenza delle Regioni, Province e l’ANCI sulla qualità dell’aria Aldo Di Giulio, consulente – Email: aldodigiulio49@gmail.com
Luci e ombre nel protocollo d’intesa tra il ministero dell’ambiente
alcuni inquinanti”. Il black carbon nell’aerosol del materiale parti-
e la conferenza delle Regioni, Province e l’ANCI, per migliorare
cellare, assorbe la radiazione solare portando a un riscaldamen-
la qualità dell’aria che nei mesi di novembre-dicembre 2015 ha
to; al contrario dei solfati che nell’aerosol riflettono la radiazione
visto il superamento del materiale particellare PM10 nelle mag-
solare portando a un raffreddamento. L’istituto afferma che lo
giori aree metropolitane, ritenendo necessario avviare misure e
stesso impiego delle biomasse, indicato come fonte rinnovabile
interventi coordinati in più settori per conseguire, nel medio pe-
di energia, se da un lato limita le emissioni di gas serra, dall’altro
riodo, obiettivi stabili di miglioramento della qualità dell’aria e di
può determinare un aumento delle emissioni di PM10. Le ridu-
riduzione delle emissioni di gas climalteranti.
zioni auspicate di SO2 dal trasporto navale e delle emissioni di PM10 dal trasporto stradale, anche se entrambe portano a una
Trattandosi di un accordo fra le istituzioni, l’atto non ha nes-
riduzione dell’esposizione umana al black carbon, hanno effetti
sun potere imperante, senza un vincolo di legge, nei confronti di
opposti: la prima determina un effetto di riscaldamento, la se-
Regioni e Comuni. L’obiettivo nasce dai prolungati superamenti
conda di raffreddamento.
giornalieri di PM10 sulla penisola, avvenuti nel mese di dicembre 2015, in modo prevalente nei grossi centri urbani, nella pianura padana, Roma, Napoli che hanno richiamato l’attenzione per interventi di protezione per la collettività, al fine di evitare
Art. 1 (Finalità e oggetto)
rischi per la salute pubblica. Ciò in conseguenza del periodo di
1. Il presente Protocollo d’Intesa disciplina la collaborazione tra
alta pressione che ha caratterizzato il mese di dicembre, con
le parti al fine di definire e attuare misure omogenee su scala di
temperature anomale, con uno scarto in eccesso sulla media
bacino per il miglioramento e la tutela della qualità dell’aria e la
stagionale attesa fino a 10 °C, alta pressione, ridotta ventilazio-
riduzione delle emissioni di gas climalteranti, con interventi prio-
ne, condizione favorevole all’accumulo degli inquinanti al suo-
ritari nelle città metropolitane, utilizzando in modo coordinato gli
lo. Nell’intesa spiccano le misure emergenziali (stati acuti) da
strumenti normativi e finanziari previsti dall’ordinamento nonché
attuarsi dopo sette giorni di superamento di PM10 e rimane in
promuovendo il coordinamento delle reti di monitoraggio della
ombra lo stato cronico della qualità dell’aria, come ad esempio
qualità dell’aria da parte del sistema delle agenzie regionali di
il superamento della media annua del biossido di azoto, NO2,
protezione ambientale e di ISPRA, le azioni di informazione e
che si registra da diversi anni nei grossi centri urbani. Il ministero
divulgazione mirate alla corretta comunicazione dei rischi am-
della salute, interlocutore del ministero dell’ambiente, non appa-
bientali e sanitari ai cittadini;
re in questa intesa. Non viene richiamato il D.lgs 250/2012 che
– per la prima volta, in un provvedimento della tutela della qualità
ha modificato il D.lgs 155/2010. Nel protocollo, si richiama sia la
dell’aria, il legislatore nazionale si esprime con il termine “climal-
direttiva 2009/29/CE, la L. 296 del 27/12/2006, per l’accordo di
teranti” (che contribuisce a produrre alterazioni a livello globale
Kyoto, riguardante la riduzione delle emissioni dei gas ad effetto
del clima della terra) a differenza di come si è pronunciato nel
serra sia la direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell’aria am-
D.lgs 155/2010, nel D.lgs 250/2012 e precedenti atti, in cui ha
biente e per un aria più pulita in Europa. Non è semplice coniu-
sempre utilizzato il termine inquinante (che può essere nocivo alla
gare l’inquinamento atmosferico con i cambiamenti climatici. Al
salute pubblica); va definito il ruolo attribuito all’ISPRA per ciò
riguardo giova rammentare quanto afferma l’ISPRA, nel rapporto
che concerne la sua reale funzione e il coordinamento delle reti
191/2014, pag. 9, relativo ai trasporti per gli strumenti europei
di monitoraggio: potrebbe essere quello di avere un quadro di
per la qualità dell’aria che “a causa della complessa reazione fra
insieme del Paese in termini reali. Da precisare è se l’ISPRA deve
inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici, misure adot-
raccordarsi al sistema di prevenzione e protezione ARPA/APPA
tate per il miglioramento della qualità dell’aria possono avere un
che gestisce il monitoraggio della qualità dell’aria o agli enti locali
impatto negativo sul clima, come la riduzione delle emissioni di
che determinano i provvedimenti antitraffico. Gli interventi prio-
20
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l’Ambiente ritari debbono interessare anche comuni che hanno visto il su-
tal, che ha rielaborato i dati dell’ANCI, l’Italia conta appena 3.430
peramento notevole del limite giornaliero del PM10: ad esempio
veicoli elettrici su 37 milioni di veicoli. In percentuale, a Roma cir-
Frosinone è nella testa della classifica nazionale dei superamenti.
colano il 19,2% delle auto elettriche, a Milano il 10,8%, a Bolzano il 6,1%. A seguire Trento (5,9%), Firenze (4,1%), Reggio Emilia e
2. In particolare, ai fini di cui al comma 1, le parti favoriscono e promuovono:
Torino (3,7%), Bologna (2,7%), Brescia (1,9%) e Palermo (1,8%). e) l’implementazione e il miglioramento delle infrastrutture del
a) l’attuazione di misure d’urgenza omogenee e temporanee di
trasporto pubblico locale;
cui al comma 3;
– per le leggi sulla finanza pubblica che reclamano il rigore del
b) il controllo e la riduzione delle emissioni degli impianti di riscaldamento delle grandi utenze, incrementando l’efficienza energetica ed agevolando il passaggio a combustibili meno inquinanti; – per le sue caratteristiche, rimangono escluse dal controllo degli impianti di riscaldamento le utenze minori, di cui è oggettivamente problematico un possibile controllo significativo. In realtà, in parecchi condomini e abitazioni private vengono utilizzati impianti di
bilancio economico, purtroppo il rinnovo del parco autobus si è rallentato. Secondo l’11 Rapporto sulla mobilità in Italia (2014), l’età media degli autobus al 2013 è pari a 11,26 anni, molti di più della media europea che suggerisce di rinnovare un mezzo dopo sette anni di esercizio. Ad esempio, a Roma l’età media della flotta bus dell’ATAC per il trasporto urbano è passata dai 4,9 anni del 2004 agli 8,73 del 2012.
riscaldamento vetusti, con manutenzione incerta e controlli spora-
f) le misure di sostegno e sussidio finanziario per l’utenza del
dici che lasciano il dubbio per una corretta efficienza energetica.
trasporto pubblico, quali, a titolo esemplificativo, l’offerta di ab-
c) il passaggio a modalità di trasporto pubblico a basse emissioni, rinnovando il parco mezzi del trasporto pubblico e di servizio pubblico in esercizio, anche attraverso l’attivazione di un’unica centrale di committenza a cui Regioni e Comuni possano rivolgersi per una rapida immissione di mezzi pubblici ecologici; – con gli attuali orientamenti economici volti al risparmio della spesa pubblica, il ricorso ad un’unica centrale di committenza diventa necessaria ma dovrebbe richiedere un provvedimen-
bonamenti integrati comprendenti ferrovie, bus, metro, bike sharing, car sharing, sosta gratuita nei nodi di scambio extra urbani, realizzazione di nuove piste ciclabili, corsie preferenziali per il trasporto pubblico ed aree di totale pedonalizzazione; – utili esempi da seguire sono le iniziative che hanno adottato diversi comuni con i mezzi pubblici gratis nei giorni di blocco del traffico, e l’esempio di Roma con il biglietto giornaliero ridotto nei giorni di blocco del traffico.
to legislativo cogente e obbligante o, in alternativa un accordo
g) l’introduzione a livello nazionale del limite di 30 km/h all’in-
fra macro aree regionali per la costituzione di centrali uniche di
terno dei centri abitati, con l’eccezione delle principali arterie di
committenza. Il giusto principio di riconversione della flotta di
scorrimento;
trasporto pubblico richiede risorse consistenti usufruibili nel tem-
– si ventila per la prima volta, sul piano nazionale, un abbassa-
po. Secondo ASSTRA, l’associazione delle aziende del trasporto
mento del limite massimo stabilito dal codice stradale fissato in
pubblico locale che ha svolto uno studio “autobus e investimenti”
50 km/h. Quanto si otterrà in termini di miglioramento della qua-
per l’anno 2012, i mezzi per il servizio urbano sono circa 19.000,
lità dell’aria in una metropoli, strutturata in arterie di scorrimento
mentre quelli per il trasporto extraurbano sono oltre 23.000.
che attraversano agglomerati urbani caratterizzati da traverse e
d) la promozione di una rete di ricarica, anche a ricarica rapida, efficiente soprattutto nelle aree metropolitane che supporti la riconversione elettrica dei mezzi pubblici e privati di trasporto, anche mediante incentivi all’acquisto di veicoli merci, autobus, autoveicoli privati, taxi/NCC e biciclette alimentati ad energia elettrica; – è noto che i punti critici per lo sviluppo della flotta auto veicola-
strade secondarie, queste interessate alla velocità di 30 km/h, sarà da verificare. Così come è espresso, questo passo dell’accordo potrebbe riguardare l’intero periodo dell’anno: in tal caso andrebbe modificato anche il codice della strada. Per il rispetto del nuovo limite, si pone il problema di un controllo efficace con sanzioni, non previste dal protocollo d’intesa, che deve essere concordato con il ministero dei trasporti.
re elettrica nascono dal maggior costo economico della vettura,
h) la promozione e diffusione di buone pratiche agricole volte alla
dall’autonomia delle batterie, dal tempo di ricarica e dai punti di
limitazione delle emissioni di ammoniaca derivanti dalla sommi-
alimentazione. Senza un incentivo fiscale a sostegno dell’acquisto
nistrazione di fertilizzanti azotati o dagli allevamenti, anche tenu-
e per uno sviluppo adeguato dei punti di ricarica sarà difficile stare
to conto dell’aggiornamento della direttiva sui tetti nazionali alle
al passo con i paesi scandinavi che vantano una mirabile perfor-
emissioni (cosiddetta direttiva NEC) di futura emanazione;
mance sul campo. Ad oggi, accennare nell’accordo istituzionale
– la direttiva 2001/81/NEC stabilisce il controllo del monitorag-
alla riconversione elettrica dei mezzi pubblici di trasporto appare
gio e delle emissioni degli NOx , NMVOC, SO2 , NH3 e richiede
lontano nel tempo. Secondo un’analisi del Centro Studi Continen-
agli stati membri il rendiconto annuale delle emissioni dei quat-
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21
Legislazione & Qualità tro inquinanti. Gli stati sono tenuti a prevenire il superamento
r) le misure volte all’aumento del verde pubblico all’interno delle
delle emissioni rispetto all’anno di riferimento del 2010. Il 95%
aree urbane, con particolare attenzione alla problematica della
delle emissioni di ammoniaca è attribuito all’agricoltura, circa il
piantumazione in aree urbane ed extraurbane;
5% al traffico auto veicolare; studi approfonditi sugli ambienti
– una ricerca pubblicata su Science del laboratorio di scienza su
urbani antropizzati sono svolti da ARPA Lazio e ARPA Lombardia
Clima e Ambiente di Gif-sur-Yvette, ripresa da La Repubblica, ha
(L’Ambiente, n. 6, 2014).
stimato la forestazione avvenuta in Europa negli ultimi 260 anni,
i) le misure innovative per la dissuasione e la repressione della sosta di intralcio e la sincronizzazione dei semafori con monitoraggio dell’intensità di traffico, tese ad aumentare la fluidità del traffico veicolare; – va repressa con rigore la sosta di intralcio o doppia fila che costituisce un elemento avverso alla fluidificazione del traffico, aspetto importante per contrastare l’inquinamento da traffico. l) l’omogeneizzazione e soprattutto la condivisione ed l’interoperabilità di dati e informazioni sulla qualità dell’aria quantomeno in tempo quasi reale. Infatti tali dati e informazioni sono oggi disponibili solo sui siti web ufficiali delle singole Agenzie, ma prodotti
deducendo che la sostituzione delle piante autoctone latifoglie (querce, roveri e betulle) con le conifere (pini scozzesi, abeti rossi e faggi) ha contribuito al surriscaldamento globale del 0,12 celsius pari al 6% del surriscaldamento globale. Ciò perché le vecchie foglie avevano colori più chiari, consentendo alle radiazioni solari di riflettersi meglio. s) le misure volte all’avvio ed alla realizzazione dei nuovi servizi marittimi per il trasporto combinato delle merci e per l’elettrificazione delle banchine portuali; – è da sviluppare in modo adeguato il monitoraggio delle ricadute significative delle emissioni del traffico navale.
ed esposti secondo modalità e formati differenti tra loro;
t) la rapida e completa attuazione dell’Accordo di Bacino Padano
– ad oggi non esiste nessuna normativa sulla qualità dell’aria che
sottoscritto il 19 dicembre 2013 per l’adozione di misure coordi-
ha stabilito la uniformità per la presentazione dei dati giornalieri di
nate nel Bacino Padano;
inquinamento atmosferico: ciò nonostante, ad oggi, sui bollettini giornalieri delle Agenzie ambientali le informazioni sono sostanzialmente confrontabili e simili. Nel caso si volesse procedere ad una uniformità della presentazione giornaliera dei dati sull’inquinamento atmosferico, diventa conseguente e obbligato un atto di indirizzo da parte del dicastero dell’Ambiente. m) la produzione da parte di ISPRA di un Bollettino periodico, sulla base dei bollettini regionali prodotti dal sistema agenziale, e dei dati e delle informazioni di cui al comma precedente di sintesi complessiva posta a disposizione delle Autorità ambientali quanto delle popolazioni;
u) il potenziamento dei sistemi tecnologici di monitoraggio e di controllo per il rispetto delle misure della limitazione della circolazione nei centri urbani; 3. Tra le misure d’urgenza omogenee e temporanee di cui al comma 2, lettera a), anche ai fini degli art. 9 e 11 del D.lgs 13 Agosto 2010 n. 155 vengono di comune accordo identificate le seguenti: a) l’abbassamento dei limiti di velocità di 20 km/h in aree urbane estese al territorio comunale ed alle eventuali arterie autostradali limitrofe (previo accordo del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti); – così come recita l’attuale comma, si dovrebbe prevedere
n) la definizione di un obbligo di revisione dei Piani della Qualità
sull’intera area urbana l’abbassamento dei limiti di velocità di 20
dell’aria (art. 9 D.lgs 155/2010) ogni 4 anni e la definizione di
km/h, a differenza di quanto espresso al comma g del punto 2 in
una linea guida unica per la redazione degli stessi da parte del
cui si afferma il limite di 30 km/h all’interno dei centri abitati, con
Ministero tramite il supporto tecnico/scientifico di ISPRA e del
l’eccezione delle principali arterie di scorrimento.
sistema agenziale;
Inoltre si dovrebbe verificare, tramite accordo con il ministero
o) le misure agevolate finalizzate alla realizzazione di interventi di efficientamento energetico relativi agli impianti sportivi pubblici, nonché a favore di altri edifici pubblici;
dei trasporti, la fattibilità dell’abbassamento del limite anche alle tangenziali urbane che svolgono funzioni di raccordo fra le autostrade e i centri urbani. Pare problematico e di impegno severo quanto ventilato, stante gli effetti che possono ricadere sulla flu-
p) le misure volte alla metanizzazione degli impianti termici in
idità del traffico autostradale e cittadino. In questa ottica c’è da
uso presso la pubblica amministrazione, all’atto della sostituzio-
valutare l’impatto delle emissioni nei siti attraversati dai raccordi
ne degli stessi per vetustà/guasti;
autostradali con i centri urbani, caratterizzati da una presenza si-
q) le misure volte alla rottamazione/riconversione dei veicoli più
gnificativa degli inquinanti da traffico.
inquinanti, con particolare riferimento alle flotte merci, promuo-
b) l’attivazione di sistemi di incentivo all’utilizzo del trasporto
vendo l’utilizzo delle tecnologie e combustibili a basso impatto
pubblico locale e della mobilità condivisa;
ambientale;
– nei giorni di previsione dei superamenti di concentrazione degli
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l’Ambiente inquinanti e nei giorni stessi di superamenti delle soglie stabilite
avvalendosi di un gruppo tecnico formato da ISPRA e dal sistema
dal D.lgs 155/2010, s.m.i., favorire al massimo l’utilizzo del mezzo
delle Agenzie ambientali per l’aggiornamento periodico del piano
pubblico attraverso un maggiore dispiegamento di mezzi nonché
strategico triennale del territorio metropolitano.
il trasporto gratis, per lo meno, nelle ore interessate al tragitto casa, scuola, lavoro (ad esempio ore 06-09; 17-20).
Art. 2
c) la riduzione delle temperature massime di 2 gradi di riscalda-
(Risorse economiche)
mento negli edifici pubblici e privati;
Per l’attuazione delle prime misure di sostegno e sussidio finan-
– si pone il problema di un difficile se non improbabile controllo
ziario per l’utenza del trasporto pubblico, il Ministero dell’am-
della riduzione di 2 °C negli edifici privati.
biente e della tutela del territorio e del mare si è impegnato a
d) la limitazione dell’utilizzo della biomassa per uso civile laddo-
contribuire con un importo massimo di 12 milioni di euro per gli
ve siano presenti sistemi alternativi di riscaldamento;
interventi relativi agli anni 2015-2016.
– l’utilizzo della biomassa, mentre è auspicata per contenere il surriscaldamento climatico, dall’altro lato favorisce in modo significativo l’emissione di particelle fini, PM10 e PM2,5. Al riguardo l’ARPAT Toscana cita il caso di comuni (Buggiano, Uzzano, Montecatini Terme, Capannori, Porcari, Lucca, Montecarlo e Altopascio) dove è stato vietato l’utilizzo della legna, carbone, pellet, nel caso in cui queste non siano le uniche fonti di riscaldamento. Le misure emergenziali saranno attivate dopo reiterati superamenti delle soglie giornaliere massime consentite delle concentrazioni di PM10, di regola identificabili in 7 giorni. – andrebbe precisato il punto di riferimento per il calcolo dei sette giorni: considerando la media di tutte le stazioni di monitoraggio, la stazione con il maggior livello di criticità o valutando la soglia dei sette giorni in modo indipendente dalle stazioni di rilevamento? Rimanendo il testo in questa espressione rimane la possibilità di un atteggiamento difforme degli enti locali davanti a un’emergenza da smog. Così come si presenta il protocollo, che in nessuna parte dell’articolato prevede il blocco totale della circolazione, teoricamente, si può porre il caso che, pur adottando le misure indicate e in assenza di una riduzione del livello delle concentrazioni degli inquinanti nessun amministratore pubblico potrebbe sentirsi obbligato ad adottare ulteriori provvedimenti per la chiusura al traffico privato non autorizzato. In realtà il Sindaco, nel perdurare l’inquinamento atmosferico, nonostante le misure emergenziali adottate senza alcun beneficio, può adottare il blocco del traffico, per evitare di incorrere
Il Ministero dell’ambiente si impegna verso Regioni e Comuni per qualificare fondi di sua competenza nell’ambito del Fondo Kyoto, della Mobilità sostenibile, della riqualificazione degli edifici della pubblica amministrazione. L’accordo anticipa l’importante L. 221 del 28 dicembre 2015, con significativi interventi sulla disciplina dei rifiuti, degli scarichi, dei carichi inquinanti trasportati via mare, dell’ENEA, amianto, incenerimento, dei buoni della mobilità ai lavoratori che utilizzano mezzi di trasporto sostenibili, al mobility manager scolastico e altro. Alla luce dell’anno 2015 – che ha visto la temperatura globale del pianeta registrare il suo massimo storico, secondo Met Office – e di questo inverno 2015-2016 con temperature e pressioni al di fuori dell’atteso, favorendo gli episodi acuti di inquinamento atmosferico, si pone il problema urgente per una reale sostenibilità ambientale con una riduzione strutturale delle emissioni inquinanti e non già di interventi di emergenza. In questo quadro giova rammentare lo studio pubblicato su Epidemiologia e Prevenzione, n. 1 2016 (Renzi, Stafoggia, Forastiere e altri) in cui stimando gli effetti dell’inquinamento atmosferico sulla salute a Roma, nel mese di dicembre 2015, si è valutato un incremento di 26 decessi, 20 ricoveri ospedalieri e 30 accessi al pronto soccorso attribuibili ai soli superamenti del valore di legge del PM10. Quanto potrà contribuire al miglioramento della qualità dell’aria, la riduzione del limite di velocità nei centri urbani, sarà da verificare sperimentalmente, visto lo studio “Muoversi meglio in città” della fondazione Filippo Caracciolo (2013) che ha osservato i livelli di congestione delle grandi città, rilevando
nell’art. 674 del CP.
l’incremento dei tempi medi di viaggio, Palermo (39%), Roma
4. Le Parti hanno concordato di istituire presso il Ministero dell’am-
to afferma l’ISFORT Osservatorio “Audimob” nell’11º Rapporto
biente un “Comitato di coordinamento ambientale delle Regioni e
sulla mobilità urbana – che la velocità media percepita dagli spo-
delle Città metropolitane” tra i Presidenti delle Regioni e i Sindaci
stamenti urbani nelle grandi città, (2013), risulta (km/h): per moto,
delle Città metropolitane, presieduta dal Ministro dell’ambiente,
ciclomotore, scooter (28), per l’auto (24), per i mezzi pubblici (14).
(33%), Milano e Napoli (25%), Torino (20%) e – secondo quan-
L’AMBIENTE www.ranierieditore.it
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Prima di Copertina Intervento di bonifica tramite bioremediation Presso un’area ex industriale contaminata da idrocarburi e IPA Ing. Massimo Di Martino, Dr. Prof. Pierlorenzo Brignoli – Email: info@eurovix.it
La presenza, accanto agli idrocarburi C>12, di composti bioac-
dendo per lotti, denominati sub-distretti, secondo un program-
cumulabili quali gli IPA ha rappresentato un fattore di difficoltà
ma che tiene conto delle diverse caratteristiche. In base ai ri-
non indifferente soprattutto in relazione alle grandi masse di ter-
sultati delle caratterizzazioni ambientali pregresse, dell’indagini
reno in trattamento ed ai tempi piuttosto ristretti a disposizione
integrative condotte e degli obiettivi di bonifica da raggiungere,
per il trattamento di ogni lotto di terreno. Gli idrocarburi policiclici
il piano di lavoro prevedeva le seguenti tipologie di intervento
aromatici (IPA o PAHs) sono una classe piuttosto eterogenea
on-site: landfarming, soilwashing e desorbitore termico.
di circa 130 molecole organiche naturali e di sintesi, costitui-
L’impossibilità, però, di applicare alcune di queste metodologi-
te da due a sette anelli aromatici condensati, caratterizzate da
che (desorbitore termico) ha creato la necessità di trovare altre
differenti proprietà. Le fonti di contaminazione del suolo sono
tecnologie da utilizzare e/o sviluppare le tecniche previste dal
gli scarichi e le fuoriuscite di petrolio, gli incendi, le attività in-
progetto, come il soil washing e il landfarming. Nello specifico
dustriali, lo stoccaggio e l’incenerimento dei rifiuti, i residui di
l’intervento di Landfarming è stato progettato e gestito dalla Eu-
combustione, i gas di scarico degli autoveicoli e la deposizione
rovix, la quale ha anche fornito i prodotti enzimatici – microbici
atmosferica, che rendono gli idrocarburi poliaromatici presenti
per l’inoculo dei terreni. La suddetta area è stata suddivisa in tre
in modo ubiquitario nell’ambiente
. Uno dei PAHs più studiati
gruppi funzionali denominati rispettivamente A, B e C ed in 9 sub
è il Benzo(a)pirene del quale è dimostrata la pericolosità per la
distretti. Il gruppo funzionale A comprende suoli destinati ad uso
salute, essendo cancerogeno e mutageno .
residenziale, il gruppo funzionale B comprende suoli destinati sia
Unitamente ad altri PAHs, il Benzo(a)pirene si forma durante
ad uso residenziale che commerciale, mentre il gruppo funziona-
processi di pirolisi e incompleta combustione di sostanze or-
le C è destinato ad attività produttiva. Il progetto di bonifica ha
ganiche e si trova in concentrazioni varie nei derivati petroliferi.
previsto, per quanto attiene la contaminazione delle aree, due
La maggior parte dei suoli di raffinerie di petrolio e di stazioni
diverse classificazioni. Le aree, dunque, sono state suddivise in
di stoccaggio e rifornimento di carburanti sono contaminati da
fortemente contaminate e debolmente contaminate. In Tabella 1
PAHs
sono indicate le superfici ed i quantitativi, stimati, di terreno.
[6,13]
[3]
. I PAHs con più di quattro anelli nella loro molecola
[12]
sono considerati altamente recalcitranti e resistenti alla degradazione microbica [3]. Inoltre più è alto il peso molecolare e minore è
AREE (m2)
VOLUMI (m3)
la solubilità in acqua e quindi la biodisponibilità [13].
Fortemente contaminate
56.600
134.000
I PAHs a basso peso molecolare (ad esempio naphthalene, an-
Debolmente contaminate
19.600
41.200
thracene, e phenanthrene) vengono degradati con buona effi-
TOTALE
76.200
175.200
cienza da numerosi batteri aerobici che sono in grado di utilizzare tali composti come fonte di carbonio
. Benzo(a)pirene
[7, 13]
Tabella 1 – Aree e volumi interessati dalla bonifica.
e altri PAHs ad alto peso molecolare vengono degradati per via
In considerazione della differenzazione del livello di contamina-
cometabolica da alcune specie batteriche (Mycobacterium spp.
zione sono stati previsti due tipi di trattamento:
and Sphingomonas spp.) e colture microbiche complesse [7].
■■ landfarming assistito on site, per i terreni debolmente con-
Interessante è anche l’azione di alcuni enzimi ligninolitici extracellulari di origine fungina
[2, 4]
. In particolare hanno mostrato buo-
na efficacia manganese perossidasi (MnP), lignina perossidasi (LiP), e laccasi, che attaccano le sostanze aromatiche, inclusi i PAHs, attraverso la formazione di radicali
[5, 8]
. L’intervento di
bonifica in oggetto, eseguito dalla società General Smontaggi
taminati; ■■ soil washing, per i terreni fortemente contaminati. A seguito dei primi risultati ottenuti con il landfarming si è deciso di trattare anche parte dei fanghi di scarto del soil washing.
S.p.A., dal settembre 2005 interessa l’area della Ex Raffineria
Materiali e metodi
IP in La Spezia. L’Ex Raffineria è oggetto di un importante Pia-
Il landfarming classico prevede che i terreni contaminati da
no d’Area che prevede la riqualificazione dell’intera zona per un
idrocarburi vengano collocati in aree appositamente preparate.
futuro utilizzo residenziale, commerciale e terziario. Il progetto
Il principio alla base di questa tecnica è quello di incentivare i
di bonifica prevede il risanamento del sito (60 ettari circa) proce-
naturali processi di biodegradazione in atto nei terreni, fornen-
24
2/2016
l’Ambiente do, in condizioni controllate, nutrienti, umidità ed ossigeno nelle quantità ritenute ottimali per coadiuvare le attività degli organismi microbici presenti nel terreno. Il terreno viene steso sull’area di trattamento e innaffiato regolarmente, per mantenere il giusto grado di umidità; esso viene inoltre additivato con l’aggiunta di fertilizzante biocompatibile, in modo da fornire un adeguato supporto nutritivo alla flora batterica responsabile della biodegradazione dei prodotti idrocarburici contenuti nel terreno. La tecnica sopra descritta è stata ulteriormente implementata, sulla base delle esperienze in sito, dalle due società. Rispetto al classico landfarming, nel quale il rivoltamento del materiale avviene con mezzo meccanico, è stato introdotto l’utilizzo di una rivolta cumuli, risultata fondamentale per favorire l’ossigenazione del materiale. Questo sistema a differenza dell’altro, eseguito con mezzo con benna, garantisce una reale movimentazione di tutto il corpo di terreno, senza tralasciare alcuna zolla; in que-
Figura 1 – Landfarming dei terreni movimentati con rivoltacumuli.
sto modo è possibile “spaccare” continuamente il materiale, au-
Come già anticipato i terreni maggiormente contaminati sono, in-
mentando il suo grado di ossigenazione e quindi la crescita dei
vece, trattati in un impianto di soil washing. L’obiettivo del soil wa-
batteri. Lo studio da parte della struttura tecnica di Eurovix, in
shing è eliminare i contaminanti contenuti nel terreno e permettere
relazione alle risultanze analitiche, ha condotto all’utilizzo di mi-
il riutilizzo delle frazioni pulite (sabbia, ghiaia, ciottoli) nello stesso
crorganismi specifici tali da favorire la bioattenuazione naturale.
sito o di inviarle a recupero. I contaminanti presenti nel materiale
Operativamente, una volta formato il cumulo si è proceduto alla
in ingresso vengono trasferiti alla frazione limo-argillosa.
distribuzione del nutriente (Micropan Beta POBs, contenente
L’impianto produce materiale riutilizzabile in sito (conforme a li-
carbonio organico, acidi umi-fulvici, N organico, P organico e
miti per destinazione d’uso residenziali) pari a circa 350-400 ton/
oligoelementi). Il prodotto, in forma granulare, è distribuito diret-
giorno, mentre la produzione giornaliera media del materiale fine
tamente da un operatore sulla superficie del cumulo. Per ottene-
contaminato (granulometria <70 µm) è di circa 100 ton/giorno.
re una idonea distribuzione del nutriente, il cumulo è stato rivol-
Le parti a granulometria più fine – trascinate dal flusso di acqua
tato con pala meccanica. In seguito si è provveduto all’inoculo
di lavaggio – vengono riaddensate in due fasi successive, prima
vero e proprio con due bioattivatori denominati rispettivamente
per decantazione naturale e in un secondo tempo con pressa-
Micropan Petrol (attivo in particolare sugli idrocarburi C>12) e
tura meccanica.
Micropan Alfa POBs (specifico per la degradazione dei policicli-
Grazie all’esperienza maturata con il landfarming sui terreni
ci). I prodotti sono costituiti da microrganismi selezionati (batteri
meno contaminati, sì è pensato di avviare allo stesso trattamento
e funghi), enzimi (laccasi, manganese perossidasi, amilasi, lipasi,
anche i fanghi derivanti dal soil washing.
proteasi, cellulasi, etc.) ed idonei supporti. Si presentano in forma di polvere solubile e vengono preventivamente solubilizzati
Sicuramente il trattamento dei fanghi ha rappresentato e rap-
con acqua idoneamente riscaldata. La soluzione è, poi, irrorata
presenta a tutt’oggi l’aspetto più interessante del lavoro in og-
con l’utilizzo di lance. Al fine di garantire una corretta ossigena-
getto, non volendo con questo trascurare gli eccellenti risultati
zione dei cumuli si provvede al rivoltamento degli stessi, una vol-
raggiunti anche per i terreni. Come ben noto, uno dei fattori da
ta a settimana, con pala meccanica e/o rivolta cumuli. Per il lan-
prendere in considerazione nel momento di operare la scelta del
dfarmig sono stati previsti cicli di trattamento della durata media
tipo di trattamento a cui sottoporre un terreno contaminato, è la
di 45 giorni per un quantitativo di 5.000 tonnellate per ciclo.
granulometria che rappresenta uno dei fattori più significativi. In
Terminato un ciclo, si effettua un campionamento in contraddit-
particolare, per granulometrie fini è sconsigliato il landfarming.
torio con gli Enti di controllo (ARPA) per verificare e certificare il
In questo caso il terreno è stato vagliato ed omogeneizzato, al
raggiungimento dei limiti tabellari.
fine di comporre dei cumuli quanto più possibile omogenei sia
In Ex Area IP sono presenti 3 vasche di landfarming all’aperto
granulometricamente che per livello di contaminazione.
(VLF1; VLF2A; VLF3A) ed una vasca di landfarming coperta (ten-
Come detto, la vasca VLFB è coperta. Il trattamento avviene
sostruttura VLF3B). Le vasche sono aree attrezzate in modo tale
all’interno di una tensostruttura con copertura a falda a doppia
da avere una superficie impermeabile con un sistema drenante
pendenza, di dimensioni di circa 40 m in larghezza e di circa
per il recupero del percolato, sulla quale viene collocato il terre-
80 m in lunghezza. La struttura è stata debitamente controven-
no contaminato distribuito in cumuli omogenei.
tata per resistere alle spinte orizzontali ogni 5 m ed ancorata
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25
Prima di Copertina al terreno attraverso la realizzazione di un cordolo perimetrale in calcestruzzo armato debitamente dimensionato. La struttura presenta, come tutte le tensostrutture, una notevole versatilità essendo costruita in elementi modulari della lunghezza di 5 m. L’altezza al colmo della struttura è di circa 12 m, mentre l’altezza dei pilastri è di 4 m. Tali dimensioni permettono di poter utilizzare all’interno della struttura tranquillamente macchine operatrici di notevoli dimensioni. Nella tensostruttura i cumuli di terreno da trattare sono stati disposti in 6 file che occupano quasi l’intera superficie a disposizione, al netto degli spazi necessari alla movimentazione del materiale. In totale, fra terreni e fanghi, nelle 4 vasche
Figura 2 – Percentuali di abbattimento degli idrocarburi C>12 e dei PAHs totali.
presenti in sito sono state trattare oltre 200.000 t di materiali contaminati, che sono già state riutilizzate in sito.
Risultati e discussione Le analisi chimiche per la determinazione degli Idrocarburi totali e Idrocarburi Policiclici Aromatici totali sono state effettuate, rispettivamente, secondo i metodi ISO-DIS 16703 ed EPA 8270. Il trattamento ha mostrato come per tutti i cicli di trattamento siano stati raggiunti gli obiettivi di bonifica, sia per quanto riguarda la concentrazione di C>12 che di IPA, prefissati. In particolare, per quanto riguarda i C>12 si partiva da valori di concentrazione variabili dai 1200 mg/kg, con picchi su alcuni cumuli anche di 2200 mg/kg, e si sono raggiunti valori sem-
Figura 3 – Valori iniziali e finali degli idrocarburi C>12 durante i primi 18 cicli di trattamento.
pre ben al di sotto dei 250 mg/kg. Per quanto riguarda gli IPA si partiva da valori superiori ai 12 mg/kg e si sono raggiunti valori al di sotto dei 2 mg/kg in tutti i cicli di trattamento. Le percentuali medie di abbattimento sono state in tutti i cicli sinora effettuati (dal febbraio 2006 ad oggi) superiori all’80% per gli idrocarburi C>12 e prossimi al 90% per i policiclici. In Figura 2 sono riportate le percentuali di abbattimento riscontrate nell’arco di 18 cicli. A livello statistico l’abbattimento medio è stato pari all’84% per gli idrocarburi C>12 (Standard deviation 3%) e all’85% per i PAHs (Standard deviation 2%). Nelle Figure 3 e 4 sono riportati i valori iniziali e finali rispettivamente di idrocarburi C>12 e IPA.
26
Figura 4 – Valori iniziali e finali degli IPA durante i primi 18 cicli di trattamento.
2/2016
l’Ambiente Inoltre, come accennato nella introduzione è stata monitorata l’attività
presso impianti autorizzati, il raggiungimento degli obiettivi. L’aumen-
microbica, attraverso la misura delle CFU/g, prima e dopo il tratta-
to della vitalità (concentrazioni microbiche) e la diminuzione sensibile
mento di landfarming al fine di verificare gli indicatori di processo.
dei livelli di eco tossicità e fitotossicità nei confronti degli organismi in-
In questo caso si è verificato l’aumento di due-tre ordini di gran-
dicatori dimostrano la positiva evoluzione qualitativa del suolo trattato.
dezza dei livelli di concentrazione microbica. I Batteri Psicrofili totali (su Trypticase Soya Agar a 22 °C) sono passati da una media di
Bibliografia
106 CFU g-1 a 109 CFU g-1; i Batteri Mesofili totali (su Trypticase
[1] Beccaloni, E., Cicero, M.R., Coccia, A.M., Gucci, P.M.B., Lacchetti, I., Paradiso, R. and Scaini, F. (2007) Biorisanamento di un suolo inquinato da idrocarburi: studio integrato in campo – Ecomondo: La cultura e le tecnologie ambientali in Italia ed in Europa – Rimini 7-10 novembre 2007 – Maggioli Editore, 322-327. [2] Bumpus, J.A., Tien, M., Wright, D. and Aust, S.D. (1985). Oxidation of persistent environmental pollutants by a white-rot fungus. Science 228:1434-1436. [3] Cerniglia, C.E. (1992). Biodegradation of polycyclic aromatic hydrocarbons. Biodegradation 3:351-368. [4] Hammel, K.E., Kalyanaraman, B. and Kirk, T.K. (1986). Oxidation of polycyclic aromatic hydrocarbons and dibenzo[p]-dioxins by Phanerochaete chrysosporium Phanerochaete chrysosporium ligninase. J. Biol. Chem. 261:16948-16952. [5] Hatakka, A. (1994). Lignin-modifying enzymes from selected white-rot fungi: production and role in lignin degradation. FEMS Microbiol. Rev. 13:125-135. [6] Juhasz, A.L. and Naidu, R. (2000). Bioremediation of high molecular weight polycyclic aromatic hydrocarbons: a review of the microbial degradation of benzo[a]pyrene. International Biodeterioration and Biodegradation, 45: 57-88. [7] Kästner, M. (2000). Degradation of aromatic and polyaromatic compounds, p. 211-239. In H.-J. Rehm and G. Reed (ed.), Biotechnology, vol. 11b:. Wiley-VCH, Weinheim, Germany. [8] Kirk, T.K. and Farrell, R.L. (1987). Enzymatic “combustion”: the microbial degradation of lignin. Annu. Rev. Microbiol. 41: 465-505. [9] Maggioni, P. and Brignoli, P. (2008) – Bonifica di un suolo inquinato da idrocarburi pesanti e PAHs (IPA) mediante inoculo di bioattivatori: studio integrato in campo – RS Rifiuti Solidi – 4, 2008 277-280. [10] Maila, M.P. and Cloete, T.E. (2002). Germination of Lepidium sativum as a method to evaluate polycyclic aromatic hydrocarbons (PAHs) removal from contaminated soil. International Biodeterioration & Biodegradation. 50, 107-113. [11] Plaza, G., Nalecz-Jawecki, G., Ulfig, K., and Brigmon, R. (2005). The application of bioassays as indicators of petroleum-contaminated soil remediation. Chemosphere, 59, 289-296. [12] Ramdahl, T. (1985). PAH emissions from combustion of biomass, In A. Bjørseth and T. Ramdahl (ed.), Handbook of polycyclic aromatic hydrocarbons. Marcel Dekker, New York, NY, 61-85. [13] Wilson, S.C. and Jones, K.C. (1993). Bioremediation of soil contaminated with polynuclear aromatic hydrocarbons (PAHs): a review. Environ. Pollut. 81:229-249.
Soya Agar at 37 °C) sono passati da 106 CFU g-1 a 108 CFU g-1; Pseudomonas spp. (su Pseudomonas Isolation Agar at 28 °C) sono passati da 103 CFU g-1 a 105 CFU g-1; Muffe e lieviti (su RBCA at 22 °C) sono passati da 103 CFU g-1 a 105 CFU g-1; gli Attinomiceti (su R2A Agar a 22 °C) sono passati da 103 CFU g-1 a 106 CFU g-1 . Infine sono stati eseguiti dei test tossicologici con ostracodi
[1, 9, 10]
(Hetericypris incongruens) al fine di verificare la eco tossicità. I risultati hanno mostrato una percentuale di mortalità pari al 100%, prima del trattamento, raggiungendo valori vicino allo zero a conclusione del trattamento stesso. Il test di fitotossicità è stato eseguito su Sinapis alba, Lepidium sativum, e Sorghum saccharatum. In Tabella 2 sono indicati i risultati di uno dei test eco tossicologici eseguiti [1, 9, 10]. Pre-trattamento Specie vegetali
Post-trattamento
Inibizione germinazione
Inibizione crescita
Inibizione germinazione
Inibizione crescita
Sinapis alba
24
57,1
0
6,9
Lepidium sativum
0
35,5
0
3,4
Sorghum saccharatum
11
41,6
0
14,7
Tabella 2 – Risultati test eco tossicologici espressi in percentuale.
Conclusioni I risultati ottenuti hanno mostrato come siano stati raggiunti gli obiettivi di bonifica prefissati, pertanto si è evidenziato come per determinati livelli di contaminazione il trattamento di landfarming assistito con utilizzo di idonei bioattivatori possa garantire in tempi ragionevoli ed a costi ridotti, rispetto ad altre tecniche quali lo smaltimento in discarica e/o
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MANUALE OPERATIVO
PER IL MONITORAGGIO DELLE EMISSIONI E DELLA QUALITÀ DELL’ARIA Nei paesi industriali la politica ambientale che riguarda l’inquinamento atmo di qualità, valori limite, metodologie di controllo e criteri autorizzativi, tutte Uno degli strumenti fondamentali per il controllo dell’inquinamento atmosferico è rappresentato dalla disciplina delle emissioni. La legislazione nazionale, anche sotto la spinta delle direttive europee, ha subito un rapido processo di evoluzione nel decreto legislativo 152/06. Parallelamente allo sviluppo del quadro legislativo di settore, gli enti di norma zione tecnica quali UNICHIM e UNI a livello nazionale, CEN a livello europeo, l’americana EPA e ISO hanno prodotto una serie di norme tecniche sulle quali si basa il processo di controllo, descrivendo nel dettaglio le modalità di effettuazio ne del campionamento e dell’analisi dell’emissione industriale. In questo ambito, la norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025 per l’accreditamento delle prove, ormai diffusa e adottata in tutto il territorio nazionale, enfatizza l’importanza del piano di campionamento come parte integrante del processo di analisi. Il processo di campionamento deve tenere conto di fattori che devono essere controllati per assicurare la validità dei risultati di prova e di taratura. In questo senso l’UNI ha recepito in una norma UNI CEN TS 15675 2008 come applicazione della UNI EN ISO/IEC 17025 alle misurazione periodiche.
Acquisto n° volume/i MANUALE OPERATIVO per il monitoraggio delle emissioni e della qualità dell’aria al costo di € 20,00
(Cognome) (Nome)
• Bonifico bancario CARIPARMA - Agenzia 42 Intestato a Gruppo Italiano di Ricerca Socio Ambientale IBAN: IT89V0623009798000063537458
(Società) (Indirizzo)
• Assegno bancario intestato a Gruppo Italiano di Ricerca Socio Ambientale
(N°)
(Località)
Inviare il seguente modulo con documentazione comprovante il pagamento all’indirizzo email lambiente@ranierieditore.it o al numero di Fax 02.36695203
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(CAP)
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SUM2016
University of Bergamo
3rd SYMPOSIUM ON URBAN MINING AND CIRCULAR ECONOMY 23-25 May 2016 - Old Monastery of Saint Augustine, Bergamo, Italy
University of Padova
ORGANIZED by IWWG - International Waste Working Group PROMOTED by Department for Environment, Energy and Sustainable Development - Regione Lombardia with the SCIENTIFIC SUPPORT of: University of Bergamo (IT) • University of Padova (IT) Berlin University of Technology (DE) • BOKU University, Vienna (AT) Catholic University of Leuven (BE) • Hamburg University of Technology (DE) The University of Hong Kong (HK) • Tongji University, Shanghai (CN) Tsingua University, Beijing (CN) • University of Southampton (GB) Vienna University of Tecnology (AT)
SYMPOSIUM OVERVIEW
to be part of the Symposium register on www.urbanmining.it
Monday 23rd May morning
Monday 23rd May afternoon
Tuesday 24th May morning
Tuesday 24th May afternoon
OPENING SESSION B1. WEEE management and spent batteries
A2. Aerobic & anaerobic treatment
B2. Metals recovery from WEEE
A3. Construction and demolition aste
B3. Secondary (urban) mining of essential functional metals
C3. Advanced biological treatment
D3. Gestione del carbonio nei flussi secondari adottando l’approccio della circular economy
A4. Food waste recycling
B4. Plastic recycling
C4. Slag & ash recycling
D4. Nuova tariffazione come incentivo alla circular economy
A5. Mining Food Waste in an urban context
B5. Urban mining opportunities for different materials
C5. Waste architecture & circular economy
D5. Ending waste by law: state of the art and perspectives in a global context
A6. Landfill mining
B6. Urban mining in wastewater management
A7. Circular economy and landfill mining: key concepts to exploit waste as new resources
B7. Waste activated sludge from biological wastewater treatments
Wednesday 25th May
oral session
C1. Circular economy in developing countries
D1. Aspetti principali della circular economy in Italia (italian session)
A1. Potentials and limitations in circular economy
C2. Waste management D2. Politiche e strategie della issues important for circular circular economy in Italia economy (italian session)
C6. Circular economy D6. Materials from the strategies in the different EU recycling of packaging waste: countries quality & market C7. Waste to energy
D7. Organic waste management in urban context
TECHNICAL TOUR
NeWS - networking session
For further enquiries and information please contact the Organising Secretariat at info@urbanmining.it
Report Compost: far bene alla terra Valentina Ferrari, Redazione L’AMBIENTE – Email: lambiente@ranierieditore.it
In occasione dell’Earth Day, Giornata Mondiale della Terra, il
della Frazione Organica Stabilizzata (FOS) da impiegare in usi di-
Consorzio Italiano Compostatori (CIC) ha stilato una guida per
versi non agricoli, quali l’impiego per attività paesaggistiche e di
spiegare come migliorare la raccolta dell’umido per trasforma-
ripristino ambientale (esempio recupero di ex cave), o per la co-
re i rifiuti organici in compost, uno dei modi più significativi per
pertura giornaliera delle discariche.
contribuire all’uso sostenibile delle risorse. L’Italia è leader in Europa nel compostaggio e in questo settore applica in pieno
Funzione del compost
i principi della Circular Economy: studiare i modelli della natura
L’impiego del compost svolge nel terreno una triplice azione:
per applicarli alle attività umane. È quello che fanno la raccolta dell’organico e gli impianti di compostaggio, perché permettono a scarti organici e a materiali biodegradabili di tornare alla terra sotto forma di un fertilizzante e ammendante di origine naturale.
reintegra la sostanza organica (carbonio) e i principali elementi nutritivi (azoto, fosforo, potassio); aumenta la porosità rendendo il terreno più facilmente lavorabile; riavvia i cicli biologici favorendo la presenza di batteri e lombrichi. Oltre a mantenere la fertilità dei terreni, il compost permette di ridurre l’impiego di risorse non
Materiali e metodi
rinnovabili utilizzate per produrre fertilizzanti chimici, diminuendo
Il compostaggio è una tecnica attraverso la quale viene controllato, accelerato e migliorato il processo naturale a cui va incontro qualsiasi sostanza organica per effetto della flora microbica naturalmente presente nell’ambiente. Si compone essenzialmente di due fasi: ■■ bio-ossidazione, nella quale si ha l’igienizzazione della massa:
così la quantità di scarti organici da smaltire. Compie dunque un’azione ecologica, agronomica e anche economica: con l’utilizzo del compost si stima un minor costo complessivo per l’approvvigionamento di torbe e concimi minerali.
Cosa si può compostare
è questa la fase attiva (nota anche come high rate, active com-
Le materie prime per la produzione del terriccio compostato
posting time), caratterizzata da intensi processi di degrada-
sono tutti gli scarti, residui ed avanzi di ogni tipo organico bio-
zione delle componenti organiche più facilmente degradabili;
degradabile, ovvero aggredibili dai microrganismi. Vanno invece
■■ maturazione, durante la quale il prodotto si stabilizza arricchendosi di molecole umiche: si tratta della fase di cura (nota come curing phase), caratterizzata da processi di trasformazione della sostanza organica la cui massima espressione è la formazione di sostanze umiche. Il processo di compostaggio può riguardare matrici organiche di rifiuti preselezionati (quali la frazione organica dei rifiuti urbani raccolti in maniera differenziata o i residui organici delle attività agro-industriali) per la produzione di un ammendante compostato da impiegare in agricoltura o nelle attività di florovivaismo, noto come “Compost di qualità”. Nel caso di trattamento dei rifiuti indifferenziati per il recupero della frazione organica tramite compostaggio, questi vengono avviati a sistemi di trattamento meccanico-biologico per la produzione
30
Figura 1 – Compost pronto per l’utilizzo nel settore del verde.
2/2016
l’Ambiente
Figura 3 – Dal compostaggio nasce un fertilizzante naturale che dà nutrimento alla terra. terriccio che avanza da vasi vecchi, sufficiente a riempire il vaso. Il compost può essere impiegato anche come fertilizzante per pianFigura 2 – Sacchetti di compost. evitati i rifiuti non biodegradabili, o contaminati da sostanze pericolose, tossiche o nocive. Vetro, plastica, carta, barattoli di latta o alluminio, seguono la strada della raccolta differenziata. Scarti di frutta e verdura, scarti vegetali del piatto crudi e cotti sono molto indicati e rappresentano la base per un ottimo compost. Anche le foglie possono essere gettate nell’organico per avviarle alla trasformazione. Tutti gli scarti vegetali di orti, parchi e giar-
tare alberi e arbusti: basta miscelare compost e terreno in parti uguali, disporre la miscela sul fondo della buca di piantagione (10 l/ buca) e posizionare la pianta per poi coprire la buca con altra terra. Non da ultimo, il compost è adatto per la pacciamatura: permette il controllo della crescita delle erbe infestanti, favorisce il mantenimento di una giusta umidità del terreno e il reintegro di sostanza organica. Va distribuito uno strato di 3-5 cm sul terreno, alla base delle piante o degli alberi da frutto, e ripristinato ogni 2-3 mesi.
dini sono ottimi per il compostaggio. Scarti di legname trattato o
Il Marchio di Qualità: una garanzia
verniciato non sono invece idonei al compostaggio.
In Italia dal 2003 è attivo un programma di verifica volontaria della
Forse non tutti sanno che anche il sughero è un materiale naturale
qualità del compost, realizzato dal Consorzio Italiano Composta-
e biodegradabile, quindi i tappi in sughero possono essere avviati al
tori. L’obiettivo del Marchio è di rendere identificabili i Prodotti che
compostaggio: meglio quindi preferire vini confezionati con tappi in
rispondo a requisiti di qualità fissati. Così il Marchio fornisce al pro-
materiale naturale come il sughero a quelli realizzati in plastica. Di-
duttore un valore aggiunto per l’ammendante compostato, e inoltre
ventano compost anche i resti di cibo secco degli animali domestici,
trasparenza, affidabilità e qualità del compost agli utilizzatori finali.
nonché i fiori appassiti o morti. Senza dimenticare che nella rac-
L’iter di ottenimento del marchio prevede una prima fase di Verifica
colta dell’organico può essere gettata anche la carta usata, come
di Prodotto, alcuni sopralluoghi agli impianti ed in seguito la co-
quella dei fazzolettini e dei tovaglioli. Infine, tornando dalla spesa,
struzione di un Sistema di Assicurazione della Qualità, in grado di
si avrà sempre per le mani lo shopper monouso in materiali vegetali
verificare sia il processo che il prodotto. Durante la fase di mante-
che, per legge, ha sostituito le buste di plastica tradizionale: questo
nimento, è previsto il controllo analitico costante del compost pro-
shopper è compostabile solo se è evidenziata la dicitura “compo-
dotto, che deve risultare conforme ai limiti stabiliti dalla normativa
stabile” e può essere utilizzato proprio come sacchetto per confe-
sui fertilizzanti (D.lgs 75/2010 e s.m.i.) e un sistema di verifica della
rire i rifiuti umidi. Sugli scaffali del supermercato, infine, sono sem-
tracciabilità/rintracciabilità (provenienza del rifiuto organico da cui
pre più i prodotti con confezioni in amido di mais biodegradabili al
si ottiene il compost, identificazione dei lotti di produzione, ecc.).
100%: meglio quindi leggere con attenzione etichette e confezioni.
Come utilizzare il compost In primo luogo, il compost può essere utilizzato nell’orto, per una
La Società
concimazione di fondo che favorisca un buon nutrimento per le
Il CIC (Consorzio Italiano Compostatori) è l’associazione ita-
piante. Le dosi consigliate dal CIC sono di 2/3 kg a mq: è neces-
liana per la produzione di compost e biogas. Il Consorzio,
sario distribuire il compost sul terreno e interrarlo con una vanga
che conta più di 130 soci, riunisce imprese e enti pubblici e
nei primi 10-15 cm; nella preparazione dell’orto, nella semina dei
privati produttori di fertilizzanti organici e altre organizzazioni
tappeti erbosi, nel trapianti di pomodori, zucchine ed altri ortaggi il
che, pur non essendo produttori di compost, sono comun-
compost è un ottimo fertilizzante organico. È inoltre un ottimo sub-
que interessate alle attività di compostaggio (produttori di
strato di crescita sia per piante da orto che ornamentali: in questo
macchine e attrezzature, di fertilizzanti, enti di ricerca, ecc.).
caso bisognerà creare una miscela di compost (50%) e torba o
2/2016
31
Report Analisi degli impatti agro-ambientali Prodotti dalle emissioni di CO2 delle macchine per la cerealicoltura lucana Paola D’Antonio, Vito Doddato, Roberta Sisto, Carmen D’Antonio, Gerardo Spadola, Università degli Studi della Basilicata, Università di Foggia – Email: paola.dantonio@unibas.it
Negli ultimi anni, l’intensificazione dell’attività agricola in tutte le
rapporto del 2004 definisce l’AC come un sistema di produzio-
parti del mondo ha contribuito notevolmente a produrre impatti
ne agricola sostenibile per la protezione dell’acqua e del suolo
negativi sull’equilibrio del suolo, dell’acqua, della terra, della bio-
agrario che integra aspetti agronomici, ambientali ed economici.
diversità e su tutti i servizi offerti dagli ecosistemi. La lavorazione eccessiva del terreno, l’uso eccessivo di acqua, l’utilizzo incontrollato di fertilizzanti e pesticidi previsti dai metodi agricoli intensivi tradizionali hanno spesso contribuito a danneggiare l’ambiente, con la conseguenza di un calo della produttività. Inoltre, il continuo incremento dei costi di produzione (carburante, mezzi tecnici, macchine, ecc.) e l’altalenante andamento dei prezzi delle commodity agricole (cereali in primis) con tendenza al ribasso, hanno determinato una riduzione della redditività del settore agricolo, soprattutto nelle aree marginali. Secondo la FAO, il tasso di crescita della produzione agricola calerà all’1,5 per cento tra adesso ed il 2030 e allo 0,9 per cento tra il 2030 ed 2050, a paragone del 2,3 per cento l’anno registrato dal 1961 ad oggi. Inoltre circa il 20 per cento delle terre coltivate è eroso o degradato – una catastrofe potenziale tenuto conto che per l’anno 2050 la produzione alimentare mondiale dovrà raddoppiare per riuscire a sfamare una popolazione di ol-
L’agricoltura di conservazione o agricoltura senza lavorazione, consiste in una serie di pratiche agronomiche che permettono una migliore gestione del suolo, limitando gli effetti negativi sulla sua composizione, sulla struttura, sul contenuto di sostanza organica e sull’entità del processo di erosione e conseguente degradazione. Al fine di analizzare l’impatto agro ambientale delle tecniche di lavorazione conservativa rispetto alle pratiche colturali convenzionali, sono stati analizzati i dati relativi alle emissioni di CO2 raccolti attraverso la sperimentazione in campo eseguita dall’Università degli Studi della Basilicata presso alcune aziende italiane nell’ambito di un progetto di ricerca in fase di rendicontazione. In particolare, la sperimentazione è stata eseguita presso tre aziende agricole lucane, ubicate in aree ad elevata vocazione cerealicola, che utilizzano le seguenti diverse tecniche di gestione del terreno: semina convenzionale, minimum tillage e sod-seeding.
tre nove miliardi di persone. Tale scenario impone la necessità di
Materiali e metodi
una revisione delle modalità e tecniche di gestire delle aziende
Le tre aziende agricole che hanno preso parte al progetto sono lo-
basate principalmente sull’adozione di tecniche di coltura alter-
calizzate rispettivamente nei comuni di Filiano-San Fele, Ferrandina
native che mirano ad migliorare la redditività aziendale e a ridur-
e Melfi. Nella seconda fase, sono stati effettuati dei sopralluoghi
re la pressione sull’ambiente e sulle risorse naturali (in termini
nelle aree interessate per verificare le caratteristiche dal punto di
di emissioni di gas serra, depauperamento della risorsa suolo,
vista agronomico, acquisendo, altresì, informazioni sulle modalità di
risparmio idrico e biodiversità). Tra i sistemi di gestione alterna-
gestione del terreno e sulle specie coltivate nelle annate precedenti
tivi all’agricoltura convenzionale, l’Agricoltura Conservativa (AC)
la stagione oggetto di studio. Per tutte e tre le aziende l’uso del
rappresenta uno dei modelli più avanzati e in continua e rapida
suolo è seminativo, con una variazione della coltura attuale rispetto
evoluzione. La FAO (Food and Agriculture Organization) in un
alla precedente e con eventuale concimazione (Tabella 1).
Azienda
Comune/ località
Uso del suolo
Superficie (ha)
Tecnica colturale
Coltura precedente
Coltura attuale
Concimazione
1
Filiano-San Fele
seminativo
5
Convenzionale
Lens esculenta e Cicer arietinum
Triticum spelta
Nessuna
2
Ferrandina
seminativo
5
Minimum tillage
Vicia sativa e avena sativa
Triticum durum var. kanakis
Organica
3
Melfi
seminativo
5
Sod-seeding
Vicia faba
Triticum durum var. simeto
Urea
(Fonte: nostre elaborazioni su dati rilevati in campo). Tabella 1 – Variabili identificative e colturali delle tre aziende.
32
2/2016
l’Ambiente Sulla base del differente ordinamento produttivo delle tre aziende oggetto della sperimentazione, sono state monitorate le diverse lavorazioni eseguite nelle particelle test e rilevati i parametri tecnici ed operativi relativi alle macchine impiegate, quali velocità di avanzamento, larghezza di lavoro, capacità operativa, profondità di lavorazione, consumo di combustibile. Nel dettaglio, la prima azienda (Figura 1), dove è praticata la semina convenzionale, l’azienda agricola Mecca, sita nel comune di San Fele, ha adottato una tecnica di gestione del terreno basata sui principi dell’agricoltura biodinamica, nata agli inizi del secolo scorso con l’obiettivo di ottenere lo sviluppo della coltura nella maniera più naturale possibile, riducendo l’utilizzo di concimi e pesticidi e facendo ricorso alle rotazioni colturali. Per l’attività di ricerca, l’azienda ha messo a disposizione due particelle (di 2 e 3 ha), poste in due località differenti (Signorella e Fagella), ma della superficie complessiva di 5 ha. La specie coltivata è stata Triticum spelta e nel complesso le lavorazioni
Figura 1 – Macchina ripuntatrice, azienda 1, lavorazione convenzionale.
eseguite sono state le seguenti: ■■ aratura; ■■ ripuntatura; ■■ semina; ■■ erpicatura; ■■ rullatura. La seconda azienda (Figura 2), dove è praticato il minimum tillage, è l’azienda agricola Dalbega, le cui prove sono state condotte su di un’unica particella, della superficie complessiva di 5 ha, sita nel comune di Ferrandina località Sant’Elia. Il metodo di coltivazione è di tipo biologico, pertanto vengono utilizzate esclusivamente sostanze naturali, escludendo l’impiego di concimi di sintesi, diserbanti e insetticidi. In linea con il principio di evitare l’utilizzo intensivo del terreno, l’azienda ha adottato una tecnica colturale di tipo conservativo, che fa precedere alla semina un numero inferiore di interventi. Nella particella sperimentale è stato coltivato il frumento
Figura 2 – Macchina frangizolle, azienda 2, minimum tillage.
duro (Triticum durum var. kanakis) e nel complesso le lavorazioni eseguite sono state le seguenti: ■■ aratura; ■■ frangizollatura; ■■ semina. Infine, l’ultima azienda, l’Azienda Bonacaro (Figura 3) realizza da diversi anni la semina su sodo, una tecnica colturale in cui la semina viene effettuata sul terreno non lavorato, con l’impiego di particolari seminatrici. Sulla particella sperimentale è stato coltivato il grano duro (Triticum durum var. simeto). La semina è stata eseguita direttamente sul terreno non lavorato, ricoperto dai residui della coltura precedente, pertanto il piano delle lavorazioni è stato il seguente: ■■ diserbo; ■■ semina; ■■ concimazione.
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Figura 3 – Macchina irroratrice, azienda 3, sod-seeding.
33
Report Variabili
Azienda 1
Azienda 2
Azienda 3
Tipologia di lavorazione
Semina convenzionale
Minimum tillage
Sod-seeding
Lavorazione
Aratura
Aratura; semina
Diserbo
Macchina motrice
Fiat 100-90
Trattrice McCormick; Trattrice New Holland 8340 Ford
Trattrice New Holland TS130A
Macchina operatrice
Aratro pentavomere
Aratro a dischi (7 ancore); Seminatrice Kverneland Accord Pneumatic DL
Irroratrice (botte 600 litri)
Velocità di avanzamento (km/h)
5
5; 8
6
Capacità operativa (ha/h)
0.3
1; 3
2.5
Superficie particella sperimentale
5 ha
5 ha
5 ha
Dati ambientali rilevati
emissioni di CO2 (ppm)
emissioni di CO2 (ppm)
emissioni di CO2 (ppm)
(Fonte: nostre elaborazioni su dati rilevati in campo). Tabella 2 – Aspetti tecnici rilevati per le tre aziende. La Tabella 2 sintetizza la tecnica e il piano di lavorazione adottata in fase di sperimentazione e riporta le macchine motrici ed operatrici impiegate per le varie operazioni e le rispettive caratteristiche tecniche per ciascuna azienda.
Risultati I dati ottenuti dalla sperimentazione in campo possono essere così sintetizzati. Per l’Azienda 1 sono state rilevate le emissioni di CO2 nella fase di aratura, sia nel caso della sola macchina
Le misure relative alle emissioni di CO2, espresse in ppm, sono
motrice con i tre diversi livelli di accelerazione (a macchina fer-
state eseguite sulle trattrici impiegate dalle aziende per le lavo-
ma), sia con la macchina operatrice. Per l’Azienda 2 sono stati
razioni, secondo il seguente schema:
raccolti i dati nella fase di aratura e di semina, sia per la trattrice
■■ trattrice singola con numero di giri al minuto: minimo, medio
singola (a diversi numeri di giri al minuto), sia con operatrice (solo
e massimo; ■■ trattrice con operatrice collegata durante la lavorazione. La rilevazione delle emissioni (Figura 4) sono state eseguite da un monitor multi gas programmabile che ha consentito il monitoraggio continuo in tempo reale di gas tossici, ossigeno e gas combustibili (analizzatore MultiRAE PGM 50 plus) registrando i livelli di emissioni ogni 3 secondi circa per un totale di 40 osservazioni per ciascuna prova.
nel caso dell’aratura). Infine, per l’Azienda 3 è stata monitorata solo la fase del diserbo con la macchina con operatrice (irroratrice) in movimento per i tre livelli di accelerazione (regime minimo, medio e massimo). Dall’analisi dei dati osservati, si può notare come sia i valori minimi sia quelli medi aumentano all’aumentare del numero di giri per tutte e tre le tipologie di lavorazione. Un dato interessate è che nel caso del sod-seeding, il valore massimo è costante nei primi due regimi (minimo e medio) e si riduce nel caso della massima accelerazione. Inoltre, confrontando le tre tipologie di lavorazione, si osserva come la semina convenzionale ha registrato livelli di emissioni di CO2 di gran lunga superiori sia rispetto al minimum tillage che rispetto al no tillage, con soglie massime che superavano i 20000 ppm per la sola trattrice in regime massimo e per la macchina operatrice in movimento, per cui lo strumento ha registrato i valori più alti (oltre la soglia massima dei limiti di concentrazione immediata di gas che ha provocato l’attivazione dell’allarme impostato). Le Figure 5, 6, 7 riportano i grafici dell’andamento dei valori delle emissioni di CO2 in ppm registrati dalla trattrice singola con le tre intensità di numero di giri al minuto (minimo, medio e massimo) per le tre aziende (o tipologie di tecniche di lavorazione). Comparando solo le due tecniche conservative, si può notare come il minimum tillage sia meno inquinante rispetto al sod-seeding, sebbene bisogna considerare che in quest’ultimo caso i valori
Figura 4 – Analizzatore MultiRAE PGM 50 Plus installato sulle trattrici durante le lavorazioni.
34
registrati riguardano le emissioni emesse dalla macchina dotata di irroratrice e non della sola trattrice.
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l’Ambiente Da questa breve e preliminare sperimentazione, si può concludere che l’adozione di entrambe le pratiche conservative contribuisce in maniera diretta a ridurre le emissioni di anidride carbonica sprigionate durante la combustione dei carburanti utilizzati dalle macchine trattici ed operatrici e la minima lavorazione del terreno è risultata la tecnica più sostenibile dal punto di vista ambientale.
Conclusioni Negli ultimi decenni la ricerca ha favorito lo sviluppo di pratiche agricole sostenibili, che si propongono di conciliare lo sviluppo agricolo, la conservazione della
Figura 5 – Emissioni di CO2 (ppm) in regime minimo.
biodiversità dei suoli e le emissioni di inquinanti. È il caso dell’agricoltura conservativa, un’agricoltura che si fonda sull’abbandono delle tecniche di coltivazione “convenzionali” e sull’adozione di lavorazioni meccaniche ridotte o, addirittura, sulla non lavorazione dei terreni. Sino ad oggi la ricerca si è concentrata prevalentemente sul miglioramento tecnologico delle macchine in termini di incremento della produttività, trascurando gli impatti ambientali che ne possono derivare. Di conseguenza, il presente lavoro si è concentrato sull’analisi della perfomance ambientale in termini di emissioni di CO2 delle tecniche conservative rispetto alla tecnica convenzionale. I risultati ottenuti dall’analisi, frutto di una breve e preliminare sperimentazione, confermano la maggiore sostenibilità dal punto di vista ambientale delle
Figura 6 – Emissioni di CO2 (ppm) in regime medio.
tecniche di lavorazione conservativa (in particolare il minimum tillage) rispetto all’agricoltura tradizionale. Tuttavia lo stato dell’arte sulla capacità di misurazione del carbonio nel caso dell’AC è piuttosto scarsa. Dal punto di vista strettamente metodologico si fa ampio uso di metodologie basate sulla combinazione di misurazioni e stime di derivazione IPCC, atte a determinare gli stock di carbonio nel suolo per progetti di conservazione forestale. L’obiettivo del presente lavoro è stato quello di presentare un’analisi comparativa circa le variazioni medie di emissioni di CO2 derivanti dalle macchine trattrici ed operatrici utilizzate tra la lavorazione convenzionale (CT),
Figura 7 – Emissioni di CO2 (ppm) in regime massimo.
la minima lavorazione (MT) e la non lavorazione (NT) in tre aziende
relativamente all’implementazione delle tecniche conservative. Per
della Basilicata, al fine di individuare la tecnica più sostenibile in
incoraggiare l’adozione e la diffusione di tali tecniche, emerge la
tema di cambiamenti climatici. I risultati ottenuti hanno confermano
necessità di orientare la ricerca sia dal punto di vista tecnico sia dal
la maggiore sostenibilità dal punto di vista ambientale delle tecniche
punto di vista teorico (socio-economico). Fondamentale è la rea-
di lavorazione conservativa (in particolare della minima lavorazione)
lizzazione di macchine e processi innovativi ed ecocompatibili, in
rispetto all’agricoltura tradizionale. Al fine di analizzare la possibili-
grado di ridurre gli effetti negativi sull’ambiente e allo stesso tempo
tà di valorizzare economicamente la riduzione delle emissioni oc-
ridurre l’incidenza dei costi di produzione, ma ciò non può prescin-
correranno ulteriori ricerche indirizzate prevalentemente all’analisi
dere dall’analisi dei fattori socio-economici che possono ostacolare
della capacità degli assorbimenti di carbonio da parte del suolo
l’adozione delle innovazioni, quali l’informazione, la conoscenza e
lavorato con le diverse tecniche così da stimare i crediti di carbonio
la scarsa propensione degli agricoltori ad adottarle.
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Il Libro Blue Mind – Mente e Acqua Il legame nascosto tra l’acqua e la nostra mente Autore: Wallace J. Nichols – Casa Editrice: Macro Edizioni
È con qualche emozione che ci accingiamo ad un breve commento di questo testo. Il suo autore, Wallace J. Nichols, è portatore di una personalità assai particolare, si potrebbe dire, “personalissima”. Biologo marino, ricercatore associato presso l’Accademia delle Scienze californiana, egli vive una singolare simbiosi fra scienza ed edonismo romantico nel suo rapporto/legame con l’acqua; non importa si tratti di fiumi, ruscelli, laghi, invasi palustri, o dell’immensità degli oceani. Uno scambio di amore e realtà che abbina la sfera puramente emotiva agli ingranaggi di pura intellettualità appartenente al pensiero razionale. Per queste sue caratterizzazioni, in realtà non troppo consuete alla maggior parte delle persone, Wallace J. Nichols si è guadagnato la doppia definizione di “visionario” e di “innovativo” dalla stampa statunitense. Appassionato dell’oceano, le sue ricerche di biologo sono indissolubilmente collegate alla “Mente Blu”, che l’autore definisce uno stato leggermente meditativo, caratterizzato da calma, serenità, armonia. Il consuntivo dei contenuti di questo bellissimo saggio (perché tale lo consideriamo, può darsi impropriamente) risiede forse in questa poetica riflessione, densa di passione ma anche di trasmigrazione neurologica fra le percezioni emotive e la razionalità intellettuale. “Fai un profondo respiro ed immaginati il salto... L’acqua riempie la luce, il suono, l’aria e la tua mente. Adesso apri gli occhi, tutt’intorno a te vedi solo blu. Respira, ascolta, vivi il senso di benessere che l’essere immerso nell’acqua ti trasmette. Inutile negarlo, forse inutile persino chiedersi il perché, ma sei felice.” Il volume si snoda in nove capitoli nel corso dei quali la penna dell’autore si dimostra avvincente per semplicità di linguaggio e passione emotiva. Il che non toglie che si riveli fortemente il connubio fra il rigore intellettuale dell’uomo di scienza e l’emozione reattiva dell’individuo in contemplazione a fronte del suo grande amore: il Blue Mind. Forse che l’acqua non è l’origine del nostro essere, della vita? Franco Ranieri
CONAI potenzia l’impegno per un packaging green e sostenibile Al via l’edizione 2016 del Bando Prevenzione È stata lanciata nell’ambito della premiazione dell’Oscar dell’Imballaggio, la terza edizione del “Bando CONAI per la prevenzione – Valorizzare la sostenibilità ambientale degli imballaggi”, promosso da CONAI, Consorzio Nazionale Imballaggi con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente, per premiare le soluzioni di packaging più innovative e ecosostenibili immesse sul mercato nel biennio 2014-2015. Al bando potranno partecipare tutte le aziende consorziate che hanno rivisto il proprio packaging in ottica di innovazione e sostenibilità ambientale, agendo su almeno una delle seguenti leve: riutilizzo, risparmio di materia prima, ottimizzazione della logistica, facilitazione delle attività di riciclo, utilizzo di materie provenienti da riciclo, semplificazione del sistema imballo e ottimizzazione dei processi produttivi.
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Le proposte dovranno essere presentate entro il 30 giugno compilando l’apposito form on line disponibile sul sito web www.ecotoolconai.org. Saranno quindi analizzate attraverso lo strumento Eco Tool di CONAI, che permette di effettuare un’analisi LCA semplificata, calcolando gli effetti delle azioni di prevenzione attuate dalle aziende sui propri imballaggi tramite un confronto prima-dopo in termini di risparmio energetico, idrico e di riduzione delle emissioni di CO2. Il Consorzio Nazionale Imballaggi metterà a disposizione dei progetti meritevoli risorse per un totale di 300.000 euro, di cui 60.000 euro destinati ai casi più virtuosi per ogni filiera di materiale da imballaggio – acciaio, alluminio, carta, legno, plastica e vetro – e ulteriori 10.000 euro destinati al caso ritenuto più significativo dal punto di vista tecnico/progettuale.
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Tecnologie Applicate Ultrafiltrazione in continuo La nuova frontiera del pretrattamento Federica Alberti – Email: federica.alberti@sgprojects.it
Il processo di ultrafiltrazione, conosciuto prevalentemente come pretrattamento nel processo di osmosi inversa, garantisce vantaggi anche in ambito civile e industriale. Per questo motivo da diversi anni Fluytec, azienda leader nella produzione di cartridge filter, ha sviluppato una sua linea di prodotti per ultrafiltrazione. In aggiunta ai sistemi tradizionali, in grado
Figura 1 – Flussaggio.
Figura 2 – Controlavaggio.
Figura 3 – Risciacquo.
Figura 4 – Lavaggio chimico.
di trattare fino a 720 m /h, la compagnia 3
ha sviluppato una nuova tecnologia di ultrafiltrazione in continuo (c-UF) che, grazie al suo innovativo sistema di controllo, assicura un flusso costante di permeato anche durante i cicli di flussaggio, controlavaggio, risciacquo e lavaggio chimico dei singoli elementi filtranti.
Descrizione della tecnologia
La tecnologia dell’ultrafiltrazione in continuo c-UF, garantisce una
Lavaggio chimico – È possibile inoltre aggiungere, se necessa-
produzione costante attraverso la pulizia del singolo modulo di ul-
rio, un lavaggio chimico. L’acqua filtrata e i chimici vengono intro-
trafiltrazione. La sequenza di lavaggio progettata da Fluytec consi-
dotti in ciascun modulo usando il collettore di ricircolo, venendo
ste nel realizzare una combinazione di flussaggio, controlavaggio e
così ad agire sul lato della fibra che non è in contatto col perme-
risciacquo, mantenendo sempre costante la produzione di flusso del
ato, proprio per evitare problemi di contaminazioni. La soluzione
permeato in uscita, senza contaminazione alcuna del prodotto finale.
chimica può essere trattenuta nel modulo prima del risciacquo.
Sequenza di lavaggio
Già durante il periodo di operatività del pilot plant che Fluytec ha costruito per testare il rendimento di questo nuovo sistema
Durante le operazioni di lavaggio del singolo modulo, tutti gli altri mo-
di c-UF, i risultati hanno mostrano una produzione di permeato
duli rimangono in attività garantendo una quantità di permeato costan-
costante e un profilo di pressione con tendenza piana.
te grazie ad un sistema di controllo di valvole e chiusure centralizzate.
Questo ha portato sul mercato un prodotto competitivo con
Flussaggio – I solidi presenti sono eliminati per lavaggio in crossflow totale. Durante questa fase si utilizza aria compressa per migliorare la efficienza di lavaggio. Il refluo prodotto durante le operazioni di lavaggio viene dismesso.
eccellenti risultati per il trattamento delle acque provenienti da varie fonti. La qualità del permeato mantiene le caratteristiche di una ultrafiltrazione classica (Tabella 1) e anche i parametri operativi dimostrano caratteristiche interessanti (Tabella 2).
Controlavaggio – Il permeato viene utilizzato per fare un contro-
Permeato di alta qualità
SDI 15 < 2,5
lavaggio out-in permettendo cosi una pulizia delle fibre.
Turbidità
< 0.2 NTU
Reiezione batterica
> 9 log
Reiezione virale
> 5 log
Risciacquo – Ha le stesse caratteristiche della prima fase del lavaggio ma senza l’utilizzo di aria. L’effluente può ritornare a monte del trattamento iniziale per essere riutilizzato.
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Tabella 1 – Qualità di permeato.
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l’Ambiente Recupero di acqua
85 – 95%
Pressione transmembrana
0.2-2 bar
Pressione operativa
2-7 bar
Contropressione
>2 bar
c-UF vs. CONVENTIONAL UF Conventional UF – Arrangement No. 1
Tabella 2 – Parametri operativi.
Conventional UF – Arrangement No. 2
Le attuazioni più significative si concentrano in applicazioni con volume medio, fino a 240 m3/h e acque superficiali: ■■ dissalazioni di acqua mare, come pretrattamento dell’osmosi
c-UF
inversa; ■■ dissalazione di acqua salmastra, come pretrattamento dell’osmosi inversa; ■■ riutilizzo o miglioramento di acqua per scopi industriali; ■■ impianti contenerizzati.
Figura 5 – Comparazione del trattamento con sistema UF convenzionale e con c-UF. ca, pronti per essere connessi e avviati direttamente in impianto. Fluytec offre anche una soluzione combinata in cui il c-UF viene
Conclusioni
integrato con il sistema di osmosi inversa, montato su un unico
Il sistema di ufltrafiltrazione in continuo garantisce una costante produzione di permeato e, grazie al suo efficiente sistema di lavaggio, evita l’installazione di pompe e tank di controlavaggio, così come tank intermedi, pompe di trasferimento e sistemi accessori (Figura 5).
skid o telaio. In Tabella 3 vengono elencati tutti i modelli disponibili con le relative caratteristiche tecniche.
La società
Tutto ciò comporta i seguenti vantaggi:
Fluytec dal 2015 ha scelto come partner commerciale in italia
■■ produzione continua anche durante i lavaggi; ■■ minor superficie utilizzata, fino a un 50% di riduzione di spazio nell’impianto;
SG Projects che è una società che lavora nel settore del trattamento acque, oil and gas e petrolchimico. Questa è in grado, grazie all’esperienza del direttore commer-
■■ riduzione dei costi di operazione e mantenimento;
ciale e del suo team, di coprire aspetti differenti del trattamento
■■ minor investimento iniziale fino al 20%.
acque garantendo competenza, affidabilità e certificazione dei
Tutti i prodotti di c-UF sono programmati e certificati in fabbri-
prodotti proposti (www.sgprojects.it).
Modello
c-UF4XS
c-UF4s
Produzione
1,0 – 5,0 m /h
3,0 – 8,0 m /h
8,0 – 30,0 m /h
20,0 – 50,0 m3/h
Numero di moduli UF
4
4
5
8
Modello del modulo
FUM-012
FUM-020
FUM-060
FUM-060
Dimensioni mm (LxWxH)
2850x850x1850
3420x945x1850
2850x850x1850
2850x850x1850
Connessione • Alimentazione • Prodotto • Rigetto
d32 flangiato d32 flangiato d32 flangiato
d40 flangiato d40 flangiato d40 flangiato
d75 flangiato d75 flangiato d75 flangiato
d110 flangiato d110 flangiato d110 flangiato
Modello
c-UF14
c-UF20
c-UF26
c-UF40
Produzione
30 – 80 m /h
50 – 110 m /h
65 – 150 m /h
100 – 240 m3/h
Numero di moduli UF
14
20
26
40
Modello del modulo
FUM-060
FUM-060
FUM-060
FUM-060
Dimensioni mm (LxWxH)
5020x1595x2350
6220x1640x2350
7420x1690x2350
10800x1780x2350
Connessione • Alimentazione • Prodotto • Rigetto
d125 flangiato d125 flangiato d125 flangiato
d140 flangiato d140 flangiato d140 flangiato
d160 flangiato d160 flangiato d160 flangiato
d225 flangiato d225 flangiato d225 flangiato
3
3
c-UF05 3
3
c-UF08 3
3
Il rendimento, per ciascun modulo, recupero e consumo energetico dipende dalla qualità e temperatura dell’acqua in ingresso.
Tabella 3 – Modelli di c-UF.
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Tecnologie Applicate Innovazione tecnologica nella bioremediation A RemTech Expo, l’avanguardia delle aziende Daniela Modonesi, Ferrara Fiere Congressi – Email: dmodonesi@ferrarafiere.it
La X edizione di RemTech Expo (Fiera di Ferrara, 21-23 Settembre), il punto di riferimento più specializzato, in Italia, sui temi della bonifica, della riqualificazione, della tutela e del recupero, ha nell’innovazione tecnologica uno dei propri temi-chiave, sia sul fronte espositivo, che schiera le migliori aziende del settore, che su quello del programma congressuale. Insieme a BAW S.r.l., BioFuture Ltd, Isodetect, PeroxyChem e REGENESIS, imprese leader e ad alto contenuto tecnologico che prenderanno parte a RemTech 2016, offriamo un’anticipazione esclusiva di ciò che verrà presentato a Ferrara e che costituisce, oggi, la punta più avanzata in termini di ricerca e sviluppo applicati alla bioremediation.
spreco. È stato stimato che la produzione di soli 20 mg/l di metano costituisce un consumo di reagente, basato sulle moli di idrogeno, superiore al 30%. Oltre a determinare un eccessivo consumo di reagente, la formazione di metano può costituire un potenziale problema di salute e sicurezza. I batteri metanogeni sono, da un punto di vista genetico, differenti rispetto ai Dehalococcoides e, se comparati con questi ultimi, costituiscono spesso una popolazione dominante. La riduzione della proliferazione dei batteri metanogeni (Archaea), specie nei primi mesi successivi all’immissione in falda di un ammendante per ERD o ISCR, può pertanto determinare un aumento dell’efficienza del reagente primario e una riduzione dei rischi per la salute e la sicurezza.
The 10th edition of RemTech Expo (FerraraFiere, 21-23 Sep-
Esistono prodotti brevettati in commercio che inibiscono la prolifera-
tember), the most specialized point of reference, in Italy, on
zione dei batteri Archaea: tra questi il Provect-CH4®, costituito prin-
the themes of remediation, requalification, protection and
cipalmente da estratto di lievito di riso rosso, contenente una serie
recovery, has technological innovation among its key topics,
di monacoline, la più importante delle quali è la monacolina K, cono-
with regard both to the exhibition area, which deploy the best
sciuta anche come lovastatina. La monacolina K è una statina di ori-
companies of the sector, and to the conference program.
gine naturale che inibisce la crescita dei batteri metanogeni, agendo
Together with BAW S.r.l., BioFuture Ltd, Isodetect, Peroxy-
principalmente sulla formazione della loro membrana cellulare.
Chem and REGENESIS, leading firms with high technologi-
L’aggiunta del Provect-CH4® nella miscela da iniettare in falda,
cal standards that will participate in RemTech 2016, we offer
preparata con i reagenti tradizionali, può far risparmiare, a se-
an exclusive anticipation of what will be presented in Ferrara and today represents the most advanced edge in terms of research and development applied to bioremediation. Con Claudio Sandrone e Andrea Campi di BAW S.r.l., affrontiamo il tema della metanogenesi controllata per l’ottimizzazione dei costi di bonifica e di sicurezza in interventi di ERD e di ISCR.
conda dei casi, fino al 30% di reagente primario ed evitare l’installazione di sistemi di aspirazione e trattamento (tipo Soil Vapor Extraction) per la rimozione del metano prodotto (Figura 1). Durante RemTech, Isodetect illustrerà e discuterà i più importanti strumenti di monitoraggio degli isotopi per indagare l’attenuazione naturale e le fonti dei contaminanti nelle aree
La produzione di metano nell’ambito di un intervento di ERD (Enhanced Reductive Dechlorination) o ISCR (In Situ Chemical Reduction) è un fenomeno ampiamente noto, ma è anche un’indicazione diretta che l’idrogeno generato dai reagenti donatori di elettroni immessi in falda (generalmente con tecnologia direct-push) è stato utilizzato dai batteri metanogeni (Archaea), invece che dai microbi di interesse (i.e. Dehalococcoides spp.) responsabili della declorazione riduttiva dei composti contaminanti clorurati. Esistono benefici riconosciuti alla metanogenesi limitata, perché l’attività dei batteri metanogeni può aiutare a mantenere condizioni anossiche nelle zone di trattamento e stimolare l’attività co-metabolitica di riduzione di TCE/DCE/VC. Tuttavia, l’eccessiva produzione di metano può essere pericolosa e ridurre l’efficienza di applicazione del reagente, implicandone quindi lo
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Figura 1 – Andamento delle concentrazioni di metano nel tempo, a valle dell’applicazione del Provect CH4®.
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l’Ambiente l’indagine molecolare delle popolazioni microbiche (qPCR per Dehalococcoides; 25 siti) o la rilevazione di metaboliti specifici (da BTEX o PAH; 25 siti). Altri strumenti dovevano essere applicati per i plumes con naftalina, fluorine e altri PAH, dove microcosmi (BACTRAPs) con traccianti etichettati 13C erano esposti nei pozzi delle acque di falda (24 siti). Dopo la rimozione, i biomarcatori sono stati estratti dai batteri colonizzatori e analizzati per l’assimilazione del 13C. Occasionalmente (3 siti), esperimenti di laboratorio con inquinanti etichettati come isotopi sono stati effettuati per quantificare non solo la biodegradazione, ma anche la metabolizzazione completa a CO2. In 17 studi, l’impronta isotopica dei contaminanti è stata impiegata esclusivamente per discriminare le fonti a scopi forensi. Figura 2 – Impronte dell’isotopo di carbonio del benzene (unità δ‰ 13C/12C) nel plume di una discarica. La biodegradazione nella zona più periferica è indicata da valori più positivi (colore blu) rispetto a quelli della zona in cui vi è la fonte di inquinamento (colore rosso). industriali dismesse, sulla base di statistiche derivanti da dieci anni di indagini sul campo e di esempi tratti da siti di riferimento. Come ci ricordano Heinrich Eisenmann e Anko Fischer di Isodetect, quando si stabilì che l’attenuazione naturale dei contaminanti era un’importante alternativa per la bonifica delle acque di falda (US EPA 1999), il monitoraggio degli isotopi fu proposto come uno strumento molto efficace per provare la biodegradazione (Sherwood-Lollar et al. 1999). C’è voluto circa un decennio perché i concetti di monitoraggio per la valutazione della biodegradazione nelle aree industriali dismesse venissero raccomandati dalle linee guida internazionali (US EPA 2008). Ciò è avvenuto nel periodo di fondazione di Isodetect, che si è specializzata nei servizi di monitoraggio degli isotopi e microbico nella bonifica delle acque di falda, come società spin-off di due centri di ricerca tedeschi (HMGU di Monaco e UFZ di Lipsia). L’analisi composto-specifica degli isotopi di carbonio (CSIA) dei contaminanti è stata applicata per caratterizzare e quantificare la decomposizione microbica. A seconda della loro degradazione, il cloruro di etilene (81 siti), BTEX (102), MTBE (14) e altri inquinanti hanno generalmente mostrato un incremento proporzionale dei propri isotopi stabili pesanti (13C/12C, 2H/1H, 37Cl/35Cl) e ciò ha fatto sì che impronte isotopiche più positive venissero generalmente rinvenute a valle delle fonti di inquinamento (Figura 2).
Come ci spiegano Alberto Leombruni e Mike Mueller di PeroxyChem, la nuova frontiera per l’applicazione diretta del perossido di calcio in scavi e trincee corrisponde oggi, anche sul mercato italiano, alla speciale ingegnerizzazione in pellets del prodotto commerciale PermeOx® Ultra, che l’azienda ha appena lanciato. Infatti, la formulazione in pellet, pur mantenendo le medesime caratteristiche e proprietà della polvere di PermeOx® Ultra, consente sia l’impiego del prodotto senza generare polvere in situ, sia di non dover utilizzare le attrezzature richieste per la preparazione e l’applicazione dello slurry di PermeOx® Ultra né, di conseguenza, di dover disporre di elevati quantitativi di acqua per preparare la miscela. PermeOx® Ultra è una speciale formulazione di perossido di calcio che contiene il 18% di ossigeno disponibile (AO), ossia una misura di quanto ossigeno è pronto al rilascio in acqua. Questo indice (AO) consente un rapido confronto fra i livelli di AO disponibili nei prodotti commerciali a base di perossido di calcio e perossido di magnesio, e mostra come PermeOx® Ultra sia costantemente in grado di rilasciare in falda un maggior quantitativo di ossigeno, favorendo così il biorisanamento aerobico potenziato degli idrocarburi e dei composti organici non-alogenati eventualmente presenti in falda. Mentre nei biorisanamenti aerobici di contaminazioni da idrocarburi un fattore limitante è spesso rappresentato dagli scarsi livelli di ossigeno presenti, PermeOx® Ultra garantisce un rilascio graduale e costante di ossigeno attraverso la reazione di idratazione in acqua del perossido di calcio e ciò fa del PermeOx® Ultra (Figura 3) e del PermeOx® Ultra Granular (Figura 4) due prodotti altamente competitivi da un punto di vista economico e tecnico.
A partire dai fattori di frazionamento (arricchimento) degli isotopi composto-specifici, sono state calcolate anche la diminuzione percentuale, la velocità di degradazione sulla lunga distanza o entro un intervallo di tempo definito, oltre a una previsione della futura estensione del plume. In 68 studi (35%), su un totale di circa 200 condotti in tutta Europa, dovevano essere forniti molteplici elementi di prova della riduzione microbica dei contaminanti. Pertanto, è stata eseguita
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Figura 3 – PermeOx® Ultra.
Figura 4 – PermeOx® Ultra Granular.
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Tecnologie Applicate
Figura 5 – Grafico Lafayette esteso (15 mesi). Con Marcello Carboni di REGENESIS, focalizziamo Plume-
minazione dell’area su cui insiste la stazione di servizio e delle
Stop™ Liquid Activated Carbon che, tra le tecnologie a rila-
acque di falda sottostanti.
scio controllato brevettate dall’azienda e finora utilizzate su oltre
Sono stati effettuati alcuni interventi, che però non hanno dato il
26.000 siti in 27 paesi in tutto il mondo, costituisce l’innovazio-
risultato sperato. È stata verificata la contaminazione sul terreno
ne più recente e una vera e propria rivoluzione nel campo delle
e nelle acque di falda anche a poca distanza dalla stazione, dove
bonifiche di acquiferi contaminati da composti organici (solventi
dovrà essere costruita una nuova area di servizio identica a quel-
clorurati, idrocarburi, BTEX, IPA, etc.).
la esistente. La proposta di bonifica avanzata, per asportazione
Il PlumeStop™ è stato ingegnerizzato per risolvere le problematiche
del terreno contaminato, è stata rifiutata perché avrebbe com-
tipiche dei trattamenti delle acque di falda, correlate ai tempi ecces-
portato l’estrazione di quantitativi di terreno molto ingenti, fino a
sivi e all’incertezza dei limiti raggiungibili. Consente un trattamento
una profondità di 8/10 metri, e con costi insostenibili.
dei plumes veloce e a lungo termine, fino a concentrazioni estrema-
Si è, quindi, deciso di utilizzare il trattamento “slurry injection”, re-
mente basse o addirittura al di sotto del limite di rilevabilità strumen-
alizzato con miscele microbiche della BioFuture Ltd. La società re-
tale. Il PlumeStop™ è composto da particelle molto fini di carbone
sponsabile della bonifica ha creato i piezometri e ha effettuato tutte
attivo (1-2 μm), sospeso in acqua mediante l’uso di un meccanismo
le misurazioni relative alla permeabilità del terreno, per garantire la
di dispersione unico e brevettato. Una volta nel sottosuolo, il mate-
totale copertura della soluzione microbica nel terreno contaminato.
riale si comporta come una biomatrice colloidale: si lega alla matri-
Questa tecnologia, che prevede l’applicazione delle miscele microbi-
ce dell’acquifero, rimuove rapidamente i contaminanti organici dalle
che, consente di procedere contemporaneamente al trattamento del
acque di falda e ne accelera la biodegradazione (Figura 5).
terreno e delle acque di falda. Un accurato lavoro di caratterizzazione
Introdotta sul mercato statunitense poco più di un anno fa, que-
del sito ha permesso di realizzare i piezometri alla distanza corret-
sta tecnologia innovativa viene ora impiegata in siti anche in Italia
ta per la distribuzione della soluzione microbica. Con tre piezometri
e nel resto d’Europa, confermando la propria capacità di garanti-
profondi 10 metri e fessurati, è stato eseguito il trattamento.
re risultati mai raggiunti in precedenza con altre tecnologie in situ.
Non avendo a disposizione lo spazio e l’energia necessari per realizzare l’inoculo microbico, in fermentazione, è stato compiu-
Pier Sante Testi di BioFuture Ltd ci introduce all’approfondi-
to in altro sito, portato, in forma concentrata, sul posto e misce-
mento della bioremediation del terreno e delle acque di fal-
lato con acqua, per distribuirlo uniformemente nel terreno.
da con tecnologia di slurry injection, attraverso l’analisi di un
La concentrazione microbica utilizzata è stata di 200 g/mc, sud-
caso reale: la rottura della cisterna di stoccaggio che alimenta le
divisa in 4 step da 50 g/mc, distanziati di alcune settimane l’uno
cisterne alle pompe in una stazione di servizio.
dall’altro. I controllo successivi alla fine dell’intervento hanno sta-
Non è stato quantificato il gasolio nel terreno, ma si presumono
bilito che i livelli della contaminazione di idrocarburi sia nel terreno
circa 50/70.000 lt. L’incidente ha, quindi, provocato la conta-
che nelle acque di falda sono rientrati nei limiti di legge (Figura 6).
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l’Ambiente
Figura 6 – Tavole riassuntive dell’intervento e dei risultati.
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Attivi per l’Ambiente
a cura di Mariano Votta e Tiziana Toto
(Dis)informazione ambientale, un primato tristemente italiano A cura di Sonia Belfiore, rete europea di Cittadinanzattiva – Email: m.votta@cittadinanzattiva.it
L’Italia si classifica come il fanalino di coda d’Europa riguardo
In Italia, solo il 3,3% delle notizie si occupa di ambiente, contro
a ruolo e diffusione dell’informazione ambientale. Lo spazio e la
il 4,9% della media europea. Tuttavia, la grande differenza evi-
rilevanza che i media italiani dedicano alla comunicazione di temi
denziata dall’indagine riguarda soprattutto il modo in cui si parla
legati all’ambiente e all’ecologia risultano, infatti, ancora piutto-
di ambiente nei notiziari.
sto marginali ed inadeguati.
Il Grafico 1 evidenzia gli argomenti dei servizi dedicati all’ambien-
È questo, in sintesi, il triste ritratto che emerge dal rapporto
te nei tg italiani: la percentuale maggiore è rappresentata da inci-
“L’informazione ambientale in Italia” presentato dall’Osservato-
denti/calamità (37,8%) e notizie sul meteo (29,9%), che compren-
rio EcoMedia, promosso da Pentapolis Onlus in collaborazione
dono sia servizi su previsioni meteorologiche che curiosità (ad
con l’Università Lumsa di Roma e patrocinato dalla Commissio-
esempio, sul consumo di gelati nella stagione calda, i bagni nelle
ne Europea, dal Ministero dell’Ambiente e dall’Ispra, con la par-
fontane, ecc.); a seguire, degrado/inciviltà (11,9%) (reati di tipo
tecipazione, inoltre, delle onlus Cittadinanzattiva e Greenaccord.
ambientale, incuria, inquinamento, assenza di interventi contro il
Un rapporto che esplicita la tendenza dei tg italiani a sacrificare
degrado ambientale e maltrattamento degli animali), natura (mon-
gli aspetti dell’ambiente più strettamente connessi alle opportu-
do animale, vegetale e minerale, inclusi i servizi che valorizzano il
nità per l’economia e allo sviluppo sostenibile, per privilegiare,
patrimonio ambientale naturalistico e paesaggistico e tutte quelle
invece, eventi a carattere emergenziale: in sostanza, nei tele-
notizie “curiose” e leggere sugli animali) e, infine, best practices
giornali italiani si parla poco di ambiente, e per lo più in termini
(azioni che permettono di ottenere migliori risultati in svariati con-
allarmistici. Inoltre, a differenza di quanto accade nei telegiornali
testi, come l’impiego di energie rinnovabili o la formulazione di
di altri Paesi, raramente si parla di buone pratiche ambientali.
piani di sviluppo o a salvaguardia dell’ambiente). Natura e best practices insieme raggiungono a stento il 20% del totale, sup-
L’indagine di EcoMedia: media italiani ed europei a confronto La ricerca ha monitorato per nove mesi (da gennaio a settembre 2015) i telegiornali del prime time di sette emittenti nazionali (Rai1, Rai2, Rai3, Rete4, Canale5, Italia1, La7), analizzando quasi 35.000 servizi e confrontandoli con i circa 13.000 dei tg del prime time delle emittenti inglese (BBC One), francese (France2) e spagnola (TVE La1), trasmessi da gennaio a luglio 2015. Natura 10,5%
Best Practices 9,9%
Incidenti/ Calamità 37,8%
portando così la tesi che in Italia a fare più notizia siano gli eventi negativi, a discapito di trend positivi e buone prassi. Come evidenziato dal Grafico 2, per quanto tanto nel contesto italiano quanto in quello europeo i temi ambientali legati alle emergenze e ai grandi eventi calamitosi siano dominanti, è marcata la differenza per quel che riguarda le notizie negative, prevalenti in Italia, e quelle positive, più valorizzate negli altri Paesi. Le news che parlano di degrado ed inciviltà sono, infatti, al terzo posto nei tg italiani (11,9%) e all’ultimo in quelli europei (5,9%). Al contrario, invece, le best practices risultano in ultima posizione in Italia (9,9%), in terza nei tg europei (17,3%). Inoltre, in Italia, le notizie ambientali con impatto ed effetti negativi sull’ambiente che si prolungano nel tempo (es. terremoti, temperature record, scandalo Volkswagen e le conseguenze sul gruppo tedesco) sono non solo le più numerose, ma anche quelle più ripetute, mentre quelle di carattere positivo, oltre ad essere in netta minoranza, vengono addirittura trasmesse una volta soltanto. Da ciò, il rapporto di EcoMedia trae la conclusione che, in Italia, “mentre le notizie sulle best practices sono di natura “congiuntu-
Degrado/ Inciviltà 11,9%
rale” (sono in sostanza degli “unicum”), quelle su incidenti e caMeteo 29,9%
Grafico 1 – Macro argomenti nei servizi sull’ambiente nei tg italiani nazionali.
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lamità o sul meteo hanno le caratteristiche strutturali della serialità, rappresentano dei “filoni” all’interno di giacimenti (inesauribili) di notizie dai quali i tg estraggono continuamente materiale” [1]. Per quanto riguarda la forma dei servizi televisivi italiani, essi
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l’Ambiente
Grafico 2 – Macro argomenti nelle notizie sull’ambiente nei tg italiani ed europei. prediligono il monologo descrittivo (59,6%) e le testimonianze
sostenibili, anche se un cambiamento di approccio radicale – cogni-
dirette di persone coinvolte (29,9%). Il tono dei servizi è molto
tivo e partecipativo – non può verificarsi attraverso un’imposizione
più allarmista che rassicurante.
di modelli comportamentali, ma è necessario che sia la popolazione
Il contesto geografico delle notizie, invece, è prevalentemente
stessa a decidere di modificare il proprio agire.
quello locale italiano (40%) o nazionale (24%). La dimensione
La sostenibilità può e deve essere la leva da cui far ripartire un
campanilistica è prevalente nei servizi sulle calamità (alluvioni,
diverso sviluppo economico ed accrescere la sensibilità am-
frane, epidemie) e nei casi di incuria-degrado dell’ambiente.
bientale dei cittadini. Ma, perché ciò accada, è indispensabile,
Riferite all’Italia sono anche gran parte delle notizie sulle previsio-
al contempo, un’inversione di tendenza e, dunque, un’attenzio-
ni e condizioni meteo. La dimensione internazionale diviene im-
ne maggiore sia da parte dei decisori pubblici, sia da parte dei
portante, invece, quando si tratta o di casi eccezionali, come, ad
media, affinché la comunicazione ambientale non sia solo quella
esempio, il terremoto in Nepal e Paesi limitrofi, oppure la vicenda
delle grandi emergenze naturali, ma abbia uno spazio costante
che recentemente ha visto coinvolta la Volkswagen. Il riferimento
che possa alimentare un circolo emulativo virtuoso, a tutti i livelli.
a singoli Paesi esteri avviene soprattutto per descrivere fenomeni naturali, prevalentemente spettacolari, quali eruzioni vulcaniche,
Note
storie di animali e altre curiosità legate al mondo della natura.
[1] “L’informazione ambientale in Italia”, Osservatorio EcoMedia, Rapporto 2015.
L’informazione ambientale, strumento di responsabilizzazione sociale L’informazione ambientale è un elemento imprescindibile ai fini di una maggiore consapevolezza dell’opinione pubblica sulle tematiche ecologiche e per lo sviluppo di una nuova economia, più sostenibile. Infatti, proprio nel settore dello sviluppo sostenibile, la sfida
CITTADINANZATTIVA – ONLUS C.F.: 80436250585 centralino: 06367181 (dal lunedì al venerdì 9.00/17.00 orario continuato); Per la tutela dei tuoi diritti, contatta il PiT Servizi: 0636718555 (lun. – merc. – ven. 9.30/13.30); pit.servizi@cittadinanzattiva.it; Per saperne di più sulle attività di Cittadinanzattiva, visita il sito, iscriviti alla newsletter gratuita su www.cittadinanzattiva.it Facebook “f ” Logo
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principale è quella di agire culturalmente sulla popolazione. La consapevolezza del ruolo di ciascuno sugli impatti ambientali, infatti, è
e seguici su
determinante al fine del mutamento dei comportamenti sociali non
Sono aperte le registrazioni per l’Open Day del JRC di Ispra! Il prossimo 28 Maggio, la sede di Ispra (VA) del Centro Comune di Ricerca (JRC) della Commissione europea aprirà ancora una volta le sue porte al pubblico in occasione dell’Open Day, che per quest’occasione avrà come tema “Dare un senso alla scienza”. Dal 18 aprile sono aperte le registrazioni sul
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sito: https://web.jrc.ec.europa.eu/openday. Questo straordinario evento è aperto a tutti e la partecipazione è totalmente gratuita (è necessaria solo la registrazione). Maggiori informazioni – JRC Open Day: https:// ec.europa.eu/jrc/en/event/open-day-2016.
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Notizie in Breve Ecomondo e Key Energy sempre più unite Arrivano le nuove sezioni Monitoring & Control e Material Handling, Lifting Solutions & Logistics
Una grande piattaforma con due direttrici principali e un unico obiettivo: guidare le aziende italiane verso la rivoluzione “green”. Ecomondo e Key Energy (a Rimini Fiera dall’8 all’11 novembre prossimi) taglieranno il nastro delle venti edizioni, sviluppando la propria offerta espositiva all’insegna di due capisaldi: climate change ed economia circolare. In questa edizione spiccheranno le nuove sezioni Material Handling, Lifting Solutions & Logistics e Monitoring & Control e un percorso di esperienze diffuse sull’economia circolare; inoltre, focus sull’efficienza energetica in termini industriali con White Evolution e soluzioni applicative urbane all’interno dell’area Città Sostenibile. La prima area espositiva sarà dedicata alle macchine e attrezzature per la movimentazione, il sollevamento di materiali, rifiuti organici e inorganici, merci e persone. La seconda area espositiva riguarderà invece il monitoraggio degli inquinanti nelle matrici “Aria e Acqua”. Il progetto è nato dall’esigenza di valorizzare un tassello indispensabile per tutte le attività che ruotano attorno ad Ecomondo, con l’obiettivo di diventare l’appuntamento di riferimento per il Bacino del Mediterraneo in questo settore. La componente internazionale sarà oltremodo valorizzata. Grazie ad una rete di agenti ulteriormente ramificata, a Rimini saranno presenti delegazioni di buyers esteri altamente profilate e qualificate. Azioni sono già in corso in Paesi chiave quali quelli di Africa, Medio Oriente, Balcani. E poi in Iran, Cina, Russia, USA e Brasile. La qualificata offerta convegnistica, da sempre uno degli snodi caratterizzanti l’evento riminese, punterà la prua verso una decisa promozione culturale delle materie seconde e dell’economia circolare. I Comitati Tecnico Scientifici saranno sempre guidati dal prof. Fabio Fava (ECOMONDO) e dall’ing. Gianni Silvestrini (KEY ENERGY). Riconfermato, nelle prime due giornate di fiera, l’appuntamento con gli Stati Generali della Green Economy, organizzati dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 64 associazioni di imprese green, in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico e con il supporto tecnico della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile presieduta da Edo Ronchi (www. ecomondo.com).
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Il green style: un trend in crescita
Tutti gli indirizzi per vivere a impatto zero Sono in libreria le quarte edizioni di Eco in Città, le guide annuali di Roma e Milano, ricche di luoghi, idee e consigli per chi vuole seguire uno stile di vita sostenibile: vere e proprie “pagine utili verdi”, per una domanda in costante crescita. E a confermare questa sempre più forte vocazione “verde” sono i numeri a livello nazionale: quasi 3 milioni di posti di lavoro; oltre 100 miliardi di euro di valore aggiunto; il 10% dell’economia nazionale. Una green economy che vede attive nel settore ormai un quarto delle aziende dell’industria e dei servizi. Le guide Eco in Città di Roma e Milano diventano, così, l’occasione per “leggere”, in maniera curiosa e divertente, questa scelta sostenibile che molto spesso nasce dal desiderio profondo di tanti piccoli “rivoluzionari” pacifici per un miglioramento della qualità della vita e per promuovere il nostro “made in Italy”. Le due pubblicazioni, edite da Pentapolis Onlus, sono arricchite dalla prefazione del Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti e da interventi tematici di prestigiose firme del settore, tra cui Antonio Cianciullo, Licia Colò, Mario Cucinella, Marco Frey, Carlo Maria Medaglia, Luca Mercalli, Giuseppe Onufrio, Alfonso Pecoraro Scanio, Fulco Pratesi, Edo Ronchi, Andrea Segrè, Gianni Silvestrini. Tra le curiosità, una sezione tutta dedicata alle eco-mamme e ai piccoli ambientalisti. Un censimento che, oltre a testimoniare un fermento di tutto rispetto, permette di scoprire circa 1.300 realtà, tra cui: 165 aree verdi, 267 tra bar e ristoranti biologici, vegetariani e vegani, 200 negozi, mercati e punti vendita aziendali bio, 42 botteghe equo e solidale, 100 tra mercatini ed esercizi dove acquistare abiti usati, 52 negozi per l’arredamento, 25 fattorie didattiche, 40 bioprofumerie, 70 luoghi dedicati all’intrattenimento under 14 e ancora piste ciclabili, car sharing, spesa a domicilio, associazioni, corsi universitari e master. Per l’autrice, Marzia Fiordaliso: “sono tante le opportunità che offrono i nostri centri urbani, troppo spesso nascoste e non valorizzate; Eco in Città vuole essere un vademecum pratico e immediato per vivere meglio, rispettando l’ambiente; è anche on line, www.ecoincitta.it, un’agenzia verde cittadina con aggiornamenti quotidiani”. I volumi di Eco in Città sono in vendita nelle librerie e nei negozi ecologici e biologici al prezzo singolo di € 9,90.
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l’Ambiente Il Giro d’Italia è sempre più ecosostenibile Nuovo programma dedicato all’ambiente e alla raccolta differenziata
Il progetto si chiama Ride Green ed è stato pensato da RCS Sport e sviluppato in collaborazione con E.R.I.C.A., società cooperativa che si occupa di consulenze ambientali, per la Corsa Rosa. L’iniziativa prevede che per tutte le 18 tappe italiane, all’interno delle aree di partenza e arrivo, verranno differenziati tutti i rifiuti prodotti (carta e cartone, plastiche, metalli, vetro e organico) cercando di ridurre così al minimo i rifiuti non recuperabili. Su questo tema verranno sensibilizzati i cittadini, gli addetti ai lavori e i media. Queste iniziative legate all’ambiente sono alcune di quelle dedicate alla Social Responsability che il Giro d’Italia attiva ogni anno. Il progetto Ride Green rientra in un più ampio progetto Green che punta a far diventare la Corsa Rosa un evento ecosostenibile. Nel 2015 il WWF ha realizzato uno studio sull’impatto ambientale del Giro d’Italia. È stato stilato un piano di azione di cinque anni, con l’obiettivo di ridurre le conseguenze sulla natura e di far diventare il Giro un’eccellenza nel panorama degli eventi internazionali. Uno dei primi passi inseriti in questo progetto riguarda proprio la gestione dei rifiuti. L’Amministratore Delegato di E.R.I.C.A., Roberto Cavallo, durante la presentazione ha sottolineato come «Gli obiettivi dichiarati sono quelli di raccogliere più differenziata possibile, avviare a riciclo i materiali raccolti e misurarne le performance. Tutto attraverso un lavoro di sensibilizzazione e comunicazione che ci permetta di far passare questo importantissimo messaggio. A lavorare sul campo ci saranno sette persone su tutto il Giro oltre 216 volontari che incontreremo lungo il percorso. Le postazioni di raccolta saranno 77 divise tra partenza e arrivo». Altri numeri che illustrano il progetto, la prima esperienza di tale portata applicata ad un evento sportivo: 406 saranno i contenitori utilizzati (di cui 169 alla partenza e 237 all’arrivo); 15.600 i sacchetti per la raccolta differenziata (di cui 13.200 semi trasparenti, in modo che gli operatori possano controllare la qualità della differenziata + 1.200 sacchi biodegradabili compostabili per gli scarti organici); 40.000 le stoviglie compostabili.
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Navi gialle partner della ricerca scientifica Prende il via la decima stagione di monitoraggio dei cetacei dalle navi di Corsica Sardinia Ferries
Ripartiranno a fine maggio i monitoraggi di cetacei nello spazio marittimo conosciuto come Santuario Pelagos: un’area marina protetta di 87.500 km2, compresa nel territorio francese (Costa Azzurra e Corsica), monegasco e italiano (Liguria, Toscana e Nord della Sardegna). Effettuati da Fondazione CIMA (Centro Internazionale in Monitoraggio Ambientale), Università di Pisa, Accademia del Leviatano e EcoOcéan Institut, per il decimo anno consecutivo, saranno supportati dalla Compagnia delle navi gialle. La Corsica Sardinia ospiterà a bordo delle proprie unità i Marine Mammal Observers, ovvero studenti e ricercatori adeguatamente formati per l’avvistamento e il riconoscimento dei cetacei, che si imbarcano più volte a settimana sui traghetti. Da Fondazione CIMA dichiarano: «Il campionamento regolare ci ha permesso di evidenziare come la specie risponda velocemente a cambiamenti dell’ecosistema: abbiamo avuto anni molto ricchi, come il 2012, 2013 e il 2015 alternati ad anni più “poveri”, come il 2011 e il 2014. Questa alternanza è dovuta ad una complessa variabilità ambientale: l’ecosistema marino è il risultato di svariati equilibri, molti dei quali dobbiamo ancora imparare a comprendere». Nel 2015, nella parte centrale del Santuario, monitorata da Fondazione CIMA lungo le tratte Savona-Bastia e Nizza-Calvi sono stati registrati 562 avvistamenti, quasi il doppio rispetto al 2014. La specie più avvistata è stata la stenella striata, con 314 avvistamenti, seguita dalla balenottera comune. La tratta francese tra Tolone e Ajaccio, nella parte più occidentale del Santuario, monitorata da EcoOcéan Institut, ha fornito interessanti informazioni. Durante il monitoraggio del 2015, condotto da aprile a dicembre, i cetacei sono stati osservati 132 volte, per un totale di 638 individui. Balenottera comune e stenella striata sono state anche qui le specie più frequenti (rispettivamente 61 e 59 incontri), ma generalmente quest’ultima specie viene osservata in gruppi di decine di animali (508 individui totali) mentre le balenottere appaiono in genere da sole. Gli avvistamenti sono avvenuti in tutti i mesi monitorati, confermando l’importanza di questa area del Mediterraneo e il suo utilizzo da parte di queste specie non solo in estate, ma anche in autunno e inverno.
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Energia & Ambiente Una scelta vincente Strutture abbandonate a Lynow, in Germania, vengono trasformate in un impianto fotovoltaico Colleen Ho, Delta EMEA – Email: colleen.ho@delta-europe.com
Nei primi mesi del 2013, la giunta comunale di Nuthe-Urstromtal
sellschaft, relativo all’impatto sulla flora e sulla fauna locale. Nel-
decise di destinare una speciale porzione di territorio di Lynow,
lo studio si evidenzia la necessità di salvaguardare alcune specie
nella regione del Brandeburgo, al fotovoltaico. La scelta di quali
protette di pipistrello prima di procedere alla costruzione dell’im-
lotti dedicare a questo progetto fu unanime: un sito che era ser-
pianto fotovoltaico e si propongono delle misure per mitigare o
vito fino al 1989 come centro di addestramento militare per la
compensare gli effetti negativi sulla vegetazione e sull’habitat di
Gesellschaft für Sport und Technik, la società per lo sport e la
questi mammiferi.
tecnologia della ex Repubblica Democratica. Il centro era finalizzato all’addestramento dei giovani della DDR
Realizzazione del progetto
alle attività militari e sportive obbligatorie e all’uso degli equipag-
La commissione edilizia stabilisce pertanto che per evitare di
giamenti tecnici. Chiuso il centro nel 1989, negli anni novanta gli
danneggiare l’habitat in cui nidificano i pipistrelli nella zona, oc-
edifici vennero trasformati in abitazioni temporanee per ospitare
correva evitare qualsiasi attività di demolizione durante la sta-
gli emigrati tedeschi rientrati in Germania dall’ex Unione Sovieti-
gione riproduttiva e lasciare comunque un edificio con casette
ca in seguito a difficoltà economiche.
apposite per la nidificazione di queste importanti creature. Un
Una volta che il sito venne definitivamente abbandonato, gli
lungo e stretto corridoio in muratura, alto circa 2 metri e lungo
edifici dismessi iniziarono a deteriorarsi e gli spazi attorno di-
10, viene costruito sul terreno, con la maggior parte della strut-
ventarono una discarica illegale di rifiuti di ogni genere. La zona
tura costruita sottoterra tranne la parte superiore in cemento ed
era una macchia di degrado che deturpava il paesaggio lungo la
una grande apertura ad una estremità. Tale struttura è stata pro-
strada (L73) che conduce a Lynow. I residenti della zona accet-
gettata per dare ai pipistrelli locali un chiaro percorso di volo per
tarono quindi di buon grado la riqualificazione della zona, trascu-
raggiungere gli spazi interni per appollaiarsi. Per compensare
rata e contaminata.
l’abbattimento degli alberi sul sito, vengono piantati numerosi nuovi alberi presso un asilo locale vicino a Lynow. Concluse
Il progetto
queste importanti operazioni, nel maggio del 2015, sui 3,2 ettari
Nell’aprile del 2014, la giunta di Nuthe-Urstromtal presenta ai cit-
iniziano i lavori di costruzione dell’impianto fotovoltaico ad opera
tadini il progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico da
della Ka-Energy.
1.560 kWp che vada a sostituire gli edifici abbandonati. L’appalto viene aggiudicato a un investitore privato, la Ka-Energy Solutions
L’impianto
GmbH di Berlino, che presenta un progetto di investimento di 1,7
Nell’impianto sono installati complessivamente 6000 moduli so-
milioni di euro per lo sviluppo di un impianto fotovoltaico, e che inol-
lari e 30 inverter solari Delta RPI M50A con una potenza di 50
tre fornisce l’EPC per il parco solare e gestisce le attività quotidiane
kW. Gli inverter RPI M50A sono stati scelti per la loro solidità e
e di manutenzione dopo il processo di messa in esercizio.
affidabilità, qualità che li rendono perfetti per l’installazione in
Prima dell’inizio dei lavori di costruzione, la commissione edilizia
grandi impianti fotovoltaici montati a terra. L’inverter M50A è in
riceve uno studio dettagliato, condotto dalla IDAS Planungsge-
alluminio di qualità, ricoperto da un rivestimento speciale che lo
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l’Ambiente rende molto durevole e resistente alla corrosione. In particolare, le unità M50A presentano un’efficienza di picco del 98,6%, assicurando un alto rendimento dei pannelli solari per molti anni.
La Società Fondato nel 1971, il Gruppo Delta è leader mondiale negli alimentatori di potenza e nella produzione di ventole in CC. La sua
La fase che ha interessato la costruzione del parco solare So-
mission, “Innovare, risparmiare, proteggere l’ambiente per ga-
larpark Oskar-Barnack-Strasse Lynow GmbH ad opera della
rantire un futuro migliore”, evidenzia il suo impegno nell´affront-
Ka-Energy è durata complessivamente 4 mesi e la cerimonia di
are problematiche ambientali importanti come il cambiamento
avviamento dell’impianto ha avuto luogo il 31 agosto 2015. Si
climatico globale. Le attività di Delta, come fornitore di soluzioni
stima che il nuovo parco solare genererà 1.516 milioni di kWh
per il risparmio energetico, abbracciano gli alimentatori di po-
di elettricità all’anno, servendo energia elettrica a circa 400 abi-
tenza, la gestione dell´energia e la smart green life. Delta ha uf-
tazioni nella regione. Il parco fotovoltaico permetterà inoltre di
fici commerciali in tutto il mondo e stabilimenti di produzione a
risparmiare annualmente 1.400 tonnellate di anidride carbonica,
Taiwan, in Cina, Europa, Thailandia, Giappone, Singapore, India,
una quantità pari alla CO2 emessa da 750 auto.
Messico e Brasile. Nel corso della sua storia, il Gruppo Delta ha ricevuto molti premi
Conclusione
e riconoscimenti mondiali per i traguardi raggiunti, per la tec-
Il progetto ha permesso non solo di riqualificare una zona di-
nologia innovativa e per la responsabilità sociale d´impresa. Dal
smessa e contaminata ma anche di trasformare una zona pa-
2011, Delta è stata selezionata come membro del prestigioso
esaggisticamente rovinata in una fonte di energia pulita per di-
Dow Jones Sustainability World Index (DJSI World) per tre anni
versi centri abitati. È la dimostrazione che si possono realizzare
consecutivi. Nel 2013 è stata inclusa anche nel DJSI Emerging
grandi progetti fotovoltaici in modo responsabile, cioè con un
Markets Index e si è classificata prima nei sei criteri del segmen-
impatto minimo sulla vegetazione e sull’habitat del luogo, persi-
to World-Leading Electronic Equipment, Instrument and Com-
no contribuendo a migliorare e decontaminare il territorio.
ponent Companies del DJSI.
CO2 : impianti chimici a impatto zero Utilizzare l’acido solfidrico (H2S), composto tossico presente
fonti energetiche per ridurre le emissioni è un vantaggio che
nei giacimenti ed emissione che si sprigiona nella lavorazione
apre scenari strategici per l’utilizzo di giacimenti di carbone,
di carbone, petrolio e gas naturale, per ridurre un’altra “bestia
gas naturale e petrolio particolarmente ricchi di questo ele-
nera” alla base dei gravissimi danni ambientali in atto, l’anidri-
mento chimico e per questo non sfruttati. Giacimenti come
de carbonica (CO2). Il tutto ottenendo una miscela di gas pulita
quelli del Sulcis in Sardegna o della Val d’Agri in Basilicata
e riutilizzabile (syngas, che serve a generare potenza, produrre
diverranno particolarmente appetibili proprio grazie all’eleva-
vettori energetici come il metanolo e carburanti sintetici), zolfo
ta concentrazione di zolfo che gioca un ruolo strategico per
elementare (che ha un suo mercato) e acqua.
la mitigazione degli effetti della CO2.
È l’idea del Politecnico di Milano che ha brevettato la reazio-
Il taglio netto delle emissioni per i grandi impianti è infatti diret-
ne chimica (CO2 + 2H2S → CO + H2 + S2 + H2O) e l’unità pro-
tamente proporzionale alla quantità di H2S trattata e può rag-
duttiva per realizzarla in modo efficiente: un reattore termico
giungere anche il 40% per impianti di raffinazione del petrolio,
rigenerativo che permette di sfruttare le proprietà riducenti
impianti di estrazione e purificazione del gas naturale, impianti
dell’H2S per abbattere la CO2.
di gassificazione del carbone e impianti siderurgici.
In sostanza, grazie al brevetto, si ottiene il taglio netto alle
Le applicazioni della tecnologia sono molteplici e vanno dalla
emissioni di CO2 negli impianti chimici e la completa rimozio-
sintesi del metanolo e dell’ammoniaca, la produzione di acido
ne dell’H2S (e quindi consumo contemporaneo di due pro-
solforico, le unità di recupero zolfo, il processamento del gas
dotti di scarto) ottenendo al contempo syngas e sottoprodot-
naturale e degli oli pesanti/esausti fino alla raffinazione, alle bio-
ti non nocivi e riutilizzabili.
raffinerie e alla produzione di biogas. Sono attualmente avviati
Il sistema è applicabile da subito e senza particolari modifi-
diversi test-pilota, come ad esempio la gassificazione di carbo-
che alla maggior parte degli impianti esistenti. È sufficiente
ne e biomasse al Centro Ricerche Sotacarbo a Carbonia, e sono
infatti sostituire una sola unità, contrariamente ad altre tec-
in via di definizione progetti e partenariati accademico-industriali
nologie che richiedono processi ex novo.
per accedere a finanziamenti e agevolazioni della Comunità Eu-
La capacità della reazione di utilizzare lo zolfo contenuto nelle
ropea e industrializzare la tecnologia in diverse aree di utilizzo.
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Energia & Ambiente Cogenerazione per l’industria della carta La Cartiera Ponte d’Oro Ansalcarta sceglie Intergen per la realizzazione di un impianto di cogenerazione da 2 MW La Cartiera Ponte d’Oro Ansalcarta di Villa Basilica (Lucca) ha
è dealer esclusivo per l’Italia. L’energia elettrica prodotta dall’im-
scelto Intergen, divisione energia di IML Group fondata nel 1987,
pianto è interamente autoconsumata dalle utenze di stabilimento,
per attuare la propria strategia di efficientamento energetico e di
mentre l’energia termica prodotta dal motore è recuperata e utiliz-
sostenibilità attraverso l’installazione di un impianto di cogene-
zata per alimentare diverse utenze del sistema produttivo.
razione di 2 MW.
La configurazione dell’impianto è stata studiata ad hoc per sfrutta-
Lo stabilimento Ponte d’Oro, situato nel cuore del distretto cartario
re al meglio le altissime temperature dei fumi di scarico tipiche dei
lucchese, produce bobine di carta tissue bianca e colorata, parten-
motori tedeschi MWM, che garantiscono un’efficienza più elevata
do da una materia prima quasi totalmente di carta riciclata, desti-
(quasi un quarto) rispetto ai motori concorrenti. Nel caso specifi-
nate a rilavorazione e realizzazione di prodotti per i mercati igieni-
co, dai gas di scarico sono recuperati circa 750 kWt dai quali è
co-sanitari, at home e Ho.Re.Ca. La produzione di tale tipo di carta,
generato vapore per 1200 kg/h a 18 bar, utilizzato per la dispen-
così come i sistemi produttivi delle cartiere in generale, richiede
diosa fase di essicazione della carta. Dalle camicie dei cilindri e dal
un elevato consumo di energia elettrica e termica, condizione che
circuito di raffreddamento dell’olio sono invece recuperati circa
trova nella cogenerazione di Intergen la soluzione migliore per ab-
1.050 kWt, che alimentano un anello di distribuzione di acqua cal-
battere i costi produttivi, nel pieno rispetto dell’ambiente.
da con un salto termico di 70-86 °C. Il sistema di recupero termico
La realizzazione delle bobine nello stabilimento di Villa Basilica
relativo all’impiego dell’acqua calda è stato inoltre ottimizzato, svi-
avviene attraverso una macchina continua che effettua prima
luppando utilizzi termici in diversi punti di stabilimento.
la formazione del foglio, poi la pressatura e infine l’essiccazio-
Il funzionamento dell’impianto è previsto in continuo per oltre
ne. I maggiori consumi di energia elettrica, si hanno nella rea
8.250 ore annue. L’unità cogenerativa è stata progettata per re-
lizzazione degli impasti e per il funzionamento della macchina
cuperare il 100% del vapore e tra il 75% e il 100% dell’acqua
continua. I consumi termici si registrano invece nella fase di es-
calda, con rendimenti globali dell’unità attesi tra il 74% e l’80%.
sicazione, che richiede grandi quantità di vapore.
L’ottimizzazione degli spazi per lo stabilimento è stata infine
Driver e punto di forza di Intergen è la capacità di riconoscere le
ottenuta dall’installazione del cogeneratore in un container da
esigenze dei propri partner e di studiare soluzioni su misura, con
esterni con una configurazione lineare e compatta che garan-
lo scopo di garantire il massimo risparmio energetico. Tale filoso-
tisce il contenimento delle emissioni acustiche sotto i 55 dB(A)
fia è stata applicata anche nella realizzazione dell’unità cogenera-
a 10 m. Tutti gli altri elementi accessori che compongono l’im-
tiva installata presso lo stabilimento Ponte d’Oro di Villa Basilica,
pianto, quali marmitta catalizzatore, percorso fumi, camino e
equipaggiata con un motore endotermico MWM (Motoren Werke
radiatori a secco d’emergenza, sono stati collocati sul cielo del
Mannheim) TCG 2020V20 alimentato a gas metano di cui Intergen
container, garantendo un minor ingombro degli spazi a terra.
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l’Ambiente
Rilevatori di fiamma per biomassa I rilevatori di fiamma Talentum lavorano abbinati al sistema di nebulizzazione per proteggere oltre 700 metri di nastri trasportatori Nell’ambito della trasformazione da carbone a biomassa della centrale di Ironbridge nello Shropshire (Regno Unito), E.ON Energy ha costruito un impianto di trattamento della biomassa sui moli di Liverpool. Questo sistema permette la consegna e il trasferimento della biomassa (sotto forma di pellet di legno) da qualsiasi parte del mondo a Ironbridge via treno. L’impianto di Liverpool consiste di tre nastri trasportatori di una lunghezza totale di oltre 700 metri che trasportano la biomassa direttamente dalle navi ai treni, oppure dalle navi a un grande magazzino. A causa dell’alta infiammabilità della biomassa, il piano antincendio e di sicurezza ha richiesto l’installazione di un importante sistema di rilevamento ed estinzione degli incendi sui tre nastri trasportatori principali.
Figura 2 – Rilevatore di fiamma Talentum all’interno del nastro trasportatore. Fireworks ha preparato il personale E.ON sul funzionamento del sistema, sulla ricerca dei guasti e sugli interventi correttivi da realizzare in caso di necessità. L’intero sistema richiede una manutenzione minima ed è costantemente in allerta 24 ore su 24 quando l’impianto di trattamento della biomassa è in funzione. Figura 1 – Il nastro trasportatore con i moli sullo sfondo.
«I rilevatori di fiamma ottici Talentum di FFE sono ideali per questo tipo di applicazione. Utilizzando la tecnologia di sensori a
Soluzione La soluzione è basata sull’uso dei rilevatori di fiamma Talentum di FFE e di un sistema di nebulizzazione ad alta pressione Hydramist©. Il sistema completo è stato progettato e installato dall’appaltatore di FFE, Fireworks. Ogni nastro trasportatore è stato diviso in zone di incendio e
infrarossi (IR), possono rilevare la presenza di fiamme in pochi secondi, indipendentemente da polvere, vapore o fumo. Con l’aggiunta di un sensore ultravioletto (UV) il rilevatore diventa anche immune ai falsi segnali, quali la luce del sole», ha commentato il Dr Daniel Waldron, ricercatore di FFE.
ciascuna zona presenta un rilevatore di fiamma Talentum, una
La Società
valvola di zona, un pannello di comando antincendio e una serie
FFE è un’azienda globale di progettazione e fabbricazione con
di tubature e ugelli per la nebulizzazione. I rilevatori di fiamma e
sede nel Regno Unito che fornisce prodotti di rilevamento spe-
gli ugelli sono stati installati all’interno delle coperture dei nastri
cializzati per il settore di protezione dagli incendi. L’azienda pro-
trasportatori per fornire la massima protezione dalla biomassa.
pone due marchi principali che consistono nel rilevatore ottico
Il sistema di nebulizzazione funziona grazie a una pompa ad alta
lineare di fumo Fireray, con oltre 500.000 dispositivi installati in
pressione centrale con una ridondanza del 100%.
tutto il mondo, e il rilevatore di fiamma Talentum, uno dei mar-
L’intero sistema è stato poi collegato a un pannello antincendio
chi per il rilevamento di fiamme più rispettati al mondo. FFE è
laterale direzionabile che permette la programmazione di ulteriori
anche leader mondiale nel settore degli estintori di fiamme per
comandi automatici, assicurando che il numero desiderato di zone
l’aviazione e produce una gamma di interruttori a vibrazione per
si attivi automaticamente se necessario e che i nastri trasportatori
le applicazioni industriali. FFE è una società del gruppo Halma
si arrestino non appena si attiva il sistema antincendio.
(www.ffeuk.com).
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Le Aziende Informano
Soluzioni intelligenti per la qualità dell’acqua Watts Water Technologies ha presentato a Milano, dal 15 al 18 marzo, in occasione della 40ª Mostra Convegno Expocomfort, alcuni dei prodotti più innovativi presenti sul mercato. L’azienda, come sempre, coniuga il rispetto per l’ambiente con processi tecnologici altamente sofisticati, in grado di offrire una vasta gamma di soluzioni intelligenti e personalizzabili.
Blücher HygienicPro
Sylax La valvola a farfalla con attuatore e sistema Bluetooth. Il sistema di comunicazione Valpes con Bluetooth, grazie alla connessio-
È la vera rivoluzione nel drenaggio. Si tratta di un sistema mo-
ne sicura e affidabile con l’attuatore, permette le operazioni di
dulare specifico nelle applicazioni che necessitano alto livello di
monitoraggio fino a 10 metri anche in condizione di non visibi-
igiene. Sfruttando le competenze specifiche maturate nelle ap-
lità (installazione sotto il pavimento, sopra il soffitto, in altezza,
plicazioni civili, industriali e navali, Watts è riuscita a progettare
in un incavo). Bastano pochi secondi per effettuare e validare
i sistemi modulari di drenaggio che, grazie alla combinazione di
le diverse funzioni usando un tablet o uno smartphone dotati
prodotti diversi, si adattano perfettamente a qualsiasi progetto
dell’applicazione Valpes. Le operazioni di manutenzione saranno
costruttivo. Blücher HygienicPro può essere la soluzione ideale
molto più veloci: è sufficiente leggere i dati rilevati dagli attuatori.
per i condomini civili, le industrie alimentari, gli ospedali o le navi
Resistenza e lunga durata, anche in ambienti corrosivi rendono
da crociera. L’impiego dell’acciaio inox AISI 304 o AISI 316L, ga-
ancora più affidabile questo sistema. Il corpo e la lente sono in
rantisce la durata nel tempo ed eccellenti livelli di igiene. Inoltre,
acciaio inossidabile 316. L’azionatore è elettrico ed è dotato di
il prodotto è di facile installazione, ha elevate capacità di flusso
un rivestimento anticorrosivo e quindi impiegabile anche in am-
e, cosa più importante, è “amico” dell’ambiente.
bienti marini o salmastri. Ha una garanzia di 15 anni e una tenuta IP 68. Inoltre, soddisfa le normative ATEX e CSA.
Watts E-Ultramix È la soluzione di ultima generazione per impostare elettronicamente la temperatura dell’acqua. Tante sono le peculiarità che rendono unico questo prodotto: semplicità di installazione, utilizzazione e gestione. Inoltre, gli efficienti sistemi di disinfezione prevengono in modo efficace il rischio di contaminazione da legionella. E-Ultramix è dotato di un sistema antiscottature ed è particolarmente indicato per gli edifici commerciali e pubblici. Il sistema smart, inoltre, è stato studiato per garantire sicurezza e affidabilità nell’uso dell’acqua. Lo smart controller, infatti, permette di programmare le disinfestazioni termiche del sistema in modo sicuro. Tutti i valori dei parametri sono registrati e salvati per il loro utilizzo da parte del gestore.
Watts Industries Italia
Via Brenno, 21 – 20853 Biassono (MI) Tel. 039.4986.1 – Fax 039.4986222 Email: info@wattsindustries.it – Web: www.wattsindustries.it
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l’Ambiente
ABB alimenterà il sistema per proteggere Venezia ABB fornirà l’intero sistema
riempiti d’acqua, le cui dimensioni vanno da 18,5 × 20 × 3,6 metri
elettrico e di automazione inte-
a 29,5 × 20 × 4,5 metri, possono essere alzati in soli 30 minuti
grato per il Mo.S.E. (acronimo
immettendovi aria compressa, creando in breve tempo una bar-
di Modulo Sperimentale Elet-
riera capace di fornire una protezione contro l’innalzamento del
tromeccanico), un sistema di
livello dell’acqua fino a 3 metri sopra la norma.
dighe mobili progettato per arginare l’acqua alta e l’aumento delle
Il sistema di automazione leader di mercato Symphony Plus di
ondate che, anno dopo anno, entrano nella laguna veneziana attra-
ABB controllerà le operazioni di innalzamento e abbassamento
verso tre bocche di porto e regolarmente inondano il centro storico di Venezia. ABB ha vinto l’ordine di automazione nel 2015 e l’ordine elettrico nei primi mesi del 2016. In totale, gli ordini ammontano a più di 38 milioni di dollari. L’innovativa soluzione utilizzerà il concetto di ABB dell’Internet of Things, Services and People per gestire segnali provenienti da oltre 50.000 dispositivi e coordinerà le operazioni dell’intero sistema di protezione, composto da barriere frangionde, blocchi e paratoie per proteggere la laguna dall’innalzamento del livello dell’acqua, dalle tempeste invernali e dalle maree primaverili. Il Mo.S.E. si compone di 78 paratoie incernierate al fondale ma-
delle barriere secondo parametri preconfigurati quando l’acqua
rino nelle tre insenature della laguna veneziana. Questi cassoni
entrerà o uscirà dalla laguna. Inoltre, ABB fornirà una soluzione di automazione elettrica integrata che consentirà agli operatori
Il Mo.S.E. in numeri
di controllare la rete da remoto assicurando una fornitura stabile
Sono 4 le dighe mobili in corso di realizzazione alle bocche
vinto, ABB fornirà quadri di bassa e media tensione unitamen-
di porto lagunari (due alla bocca di Lido, una a Malamocco
te a trasformatori di distribuzione controllati dalla piattaforma di
e una a Chioggia).
gestione del sistema.
■■ 1,6 km lo sviluppo complessivo delle dighe mobili; ■■ 18 km il fronte di cantieri a terra e a mare; ■■ 78 il numero complessivo di paratoie previste; ■■ una la conca di navigazione alla bocca di Malamocco per il passaggio delle navi con le paratoie in funzione; ■■ tre le conche di navigazione (2 a Chioggia e 1 a Lido-Treporti) per il transito di mezzi di soccorso, pescherecci e imbarcazioni da diporto con le paratoie in funzione; ■■ 156 le cerniere, due per ciascuna paratoia, oltre ad alcuni elementi di riserva.
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e affidabile per l’intero progetto. Quale parte del nuovo ordine
Le tecnologie ABB della piattaforma di automazione Symphony Plus sono progettate nei tre centri di Ricerca & Sviluppo dell’unità Power Generation, tra cui il centro di eccellenza italiano di Genova. Oltre 100 ingegneri impiegati nella sede genovese sono responsabili dello sviluppo e messa in servizio dei sistemi di automazione e del controllo di turbina.
ABB S.p.A.
Marketing Communications Power Generation Stefania Mascheroni – Tel: +39 010 6073384 stefania.mascheroni@it.abb.com
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Le Aziende Informano
Efficacia nel riutilizzo dell’acqua reflua Dow Water & Process Solutions partecipa a uno dei dieci progetti finanziati dalla Commissione europea volti a promuovere l’innovazione e a migliorare la coesione nell’ambito del settore europeo, in fase di evoluzione, del riutilizzo dell’acqua. L’azienda è uno dei principali attori del progetto DEMOWARE, sviluppato nel complesso petrolchimico Camp Tarragona, che
flo™. Invece di essere scaricata nel Mediterraneo come avveniva in passato, l’acqua trattata viene poi convogliata a vari impianti nello stabilimento, per essere utilizzata nei relativi processi industriali.
persegue l’obiettivo specifico di dimostrare in che modo l’im-
Poiché le aziende che operano nel complesso petrolchimico di
patto sul consumo idrico in una regione europea possa essere
Camp Tarragona necessitano di una fornitura costante di acqua
mitigato promuovendo il riutilizzo dell’acqua a fini industriali, in
esterna pulita, l’obiettivo principale che Dow Water & Process
particolare nell’ambito delle torri di raffreddamento.
Solutions persegue con questo progetto è sviluppare un siste-
Il progetto, che durerà tre anni e il cui termine è previsto a dicembre 2016, è stato recentemente presentato al 5º Simposio internazionale RE-WATER tenutosi a Braunschweig, in Germania, ed è incentrato sulle nuove tecnologie di riutilizzo delle acque reflue. Esso prevede, tra altri aspetti, il trattamento delle acque di scarico provenienti dalle città spagnole di Salou, Tarragona e Vilaseca nello stabilimento di trattamento avanzato dell’acqua (CTAWRP, Advanced Water Reclamation Plant), operato da Veolia e AITASA, le aziende statali che forniscono acqua allo stabilimento petrolchimico. Gli elementi a osmosi inversa Filmtec™ di Dow Water & Process
ma per trattare le acque reflue in modo che raggiungano una qualità sufficientemente elevata per l’utilizzo nelle torri di raffreddamento. In passato, il 100% dell’acqua pulita che utilizzavano queste aziende per alimentare i loro impianti di raffreddamento proveniva dal fiume Ebro. Ciò causava un impatto sul fiume e sui comuni circostanti, in una delle zone più colpite dalla siccità in Spagna. Il progetto contribuisce a proteggere queste risorse di acqua pulita e ad incrementare la disponibilità di acqua per altri usi, come quello domestico, agricolo e per progetti volti alla crescita del turismo.
Solutions sono stati selezionati per essere installati nell’impianto di
Grazie al progetto, l’acqua impiegata nelle torri di raffreddamen-
riutilizzo in base allo schema di pretrattamento di Veolia, ossia Acti-
to nello stabilimento di produzione petrolchimica di Dow Chemical (cracker di etilene) è ora costituita al 40% da acqua riutilizzata, pari a una portata di 160 m3/h di acque reflue riutilizzate dall’impianto di trattamento. Si stima che entro la fine del 2016, tale percentuale raggiungerà il 90%, mentre solo il 10% dell’acqua proverrà dal fiume Ebro. Prima di utilizzare le acque reflue trattate, la torre di raffreddamento del cracker di Dow funzionava esclusivamente con acqua del fiume in 4 cicli. Grazie alla qualità più elevata dell’acqua riciclata, la torre di raffreddamento può essere operata in sette cicli di concentrazione durante il periodo estivo, quando la temperatura ambiente consente elevati tassi di evaporazione. L’incremento della qualità dell’acqua di reintegro, da una parte, e della quantità di acque reflue riciclate utilizzata per alimentare le torri di raffreddamento, dall’altra, consentirà al sistema di lavorare a un maggiore numero di cicli di concentrazione e, conseguentemente, di diminuire sensibilmente lo scarico del sistema nonché di funzionare quasi in modalità a circuito chiuso.
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l’Ambiente
Trattamenti Dow basati sull’osmosi inversa Una combinazione di elementi Dow Filmtec™ con resistenza estrema alle impurità dell’acqua salmastra (BWXFR, Brackish Water Extra Fouling Resistance) e di elementi a osmosi inversa a basso consumo energetico (LE) per acqua salmastra è stata selezionata per essere installata nell’impianto a doppio passaggio dello stabilimento CTAWRP. Gli elementi a membrana con resistenza estrema alle impurità sono stati usati nel primo passaggio e sono stati sviluppati per
fornire l’acqua permeata della più elevata qualità, garantendo al contempo eccellente resistenza grazie alla più ampia gamma di pH di pulizia (1-13) e di tolleranza chimica. Il design del secondo passaggio, con elementi a membrana a basso consumo energetico, ha consentito all’impianto di incrementare il filtraggio del sale riducendo la pressione del 33% e di migliorare anche il filtraggio di silice, boro, nitrato, alcol isopropilico e ammoniaca. La combinazione XFR-LE garantisce all’impianto un equilibrio eccellente tra alta resistenza alle impurità, elevato filtraggio di sale e basso consumo energetico. Per questi motivi, gli elementi a osmosi inversa Dow Filmtec™ hanno contribuito ad aumentare l’efficienza del sistema e a ridurre i costi operativi grazie ai metodi sostenibili impiegati. Un ulteriore obiettivo del progetto è ottimizzare le prestazioni dello stabilimento CTAWRP, che attualmente produce 2,3 hm3 di acqua trattata l’anno. Portato alla sua massima capacità e a seguito della crescente domanda e della cessione di diritti al governo spagnolo, l’impianto sarà in grado di generare 6 hm3 di acqua riciclata l’anno, che sarà utilizzata dalle aziende chimiche che operano nello stabilimento.
Dow Italia S.r.l.
Via Emilia, 2 – 26861 Fombio (LO) Tel. 0377.3121 – Fax 0377.312250 Email: info@dow.com – Web: www.dow.com/it
2/2016
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Le Aziende Informano
Nuovo connettore a tenuta stagna Marechal Electric lancia un nuovo connettore a tenuta stagna IP66/IP67 con la modalità di protezione “de” a prova di esplosione (ATEX). Possono essere utilizzati nelle zone 1 e 2 (gas) e nelle zone 21 e 22 (polveri) e certificati secondo IECEx. Con la tecnologia Decontactor™ con potere d’interruzione integrato, l’utente non ha bisogno di coppia con un interruttore. Un pulsante rosso posto sopra la presa permette con una semplice pressione di sconnettere un macchinario. Il Decontactor™ DXA1 e le altre gamme di Marechal® hanno, a seconda del modello, alloggiamenti compatti e robusti progettati in metallo. Questa scelta di materiali contribuisce all’elevata prestazione meccaniche del prelievo e alla loro longevità. Esso garantisce anche una bassa temperatura (–55 °C) fino al momento dell’uso. Le principali industrie utilizzatrici di prese elettriche Decontactor™ DXA1 sono l’industria alimentare, chimica e raffinerie, piattaforme off-shore e le industrie del petrolio.
Marcatura e dati tecnici
■■ Tenuta stagna IP66/IP67 ■■ Custodia esterna in metallo resistente agli urti ■■ Potere d’interruzione integrato ■■ Lucchettabile in posizione On e Off ■■ Da –55 °C a + 60 °C
Marechal Electric Group
5 avenue de Presles – F-94417 Saint-Maurice cedex Tel. +33(0)145116056 – Fax +33(0)145116060 Email: l.depiante@marechal.com – Web: www.marechal.com
■■ Ex II2 G D Ex de IIC, Ex tb IIIC ■■ Corrente 20 A
Da quindici anni a Milano Caprari è lieta di festeggiare il quindicennale della apertura della Filiale di Milano. Sono quindici anni che la Filiale di Milano è attiva sul territorio della Lombardia, portando impulso al marchio e ai prodotti Caprari. Abbiamo percorso questo importante cammino insieme ai Clienti e Partner che ci dimostrano fiducia e ci consentono di crescere e migliorare. A tutti quanti Voi va il nostro ringraziamento. Percorreremo il cammino futuro insieme, cogliendo reciproci nuovi successi con forza, passione e professionalità. Caprari è un gruppo indipendente leader
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a livello mondiale nella progettazione e produzione di pompe ed elettropompe centrifughe e di soluzioni avanzate per la gestione del ciclo integrato dell’acqua e per settori professionali quali Oil & Gas, Power Generation, Mining e Industria. L’esperienza nel settore, l’innovazione continua, l’elevato contenuto tecnologico dei prodotti, l’affidabilità e la flessibilità del servizio hanno permesso a Caprari di diventare un punto di riferimento a livello mondiale. La continua ricerca di Caprari è tesa alla realizzazione di prodotti al servizio dell’ambiente, inteso sia come sua salvaguardia che come ottimizzazione del rendimento e del risparmio energetico (www.caprari.com).
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Biomasse: Soluzioni, Tecnologie, Componenti In concomitanza con Termotecnica Pompe di Industriale Calore Cogenerazione
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Dopo l’eccezionale successo del 2015, torna a Milano mcTER Forest, l’evento dedicato a soluzioni, tecnologie, componenti per impianti alimentati a biomassa di potenza termica superiori a 35 kW fino a tagli di interesse degli impianti di teleriscaldamento, anche in assetto cogenerativo. mcTER Forest si rivolge a progettisti, ingegneri, impiantisti, responsabili tecnici, manager, installatori, manutentori, utilizzatori di energia e calore dall’industria, dal terziario e dai servizi.
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Biogas da reflui animali
Avanti a tutta velocità
Un impianto a biogas Envitec, alimentato a letame bovino e pollina, e un’unità di cogenerazione 2G modello filius 106 consentono all’Azienda Agricola Bianchini Fratelli di Flumignano di Talmassons, in provincia di Udine, di trasformare interamente i reflui del proprio allevamento in energia elettrica immessa in rete con un’interessante integrazione al proprio reddito agricolo. L’impianto si basa per la parte biologica sulla tecnologia Envitec EnviFarm Compact con digestore mesofilo monostadio da 1200 metri cubi, alimentato dal letame proveniente dalle 80 mucche da latte di razza Pezzata Rossa Italiana Certificata dell’azienda, integrato all’occorrenza da pollina acquistata da un vicinissimo allevamento avicolo. L’impianto produce annualmente oltre 400.000 metri cubi di biogas, digestando 4.000 tonnellate/anno di liquame bovino e circa 900 tonnellate/ anno di pollina da polli da carne allevati a terra, diluite da 2000 tonnellate d’acqua. Il biogas viene bruciato in unità di cogenerazione 2G filius 106 da 100 kW elettrici. L’energia elettrica viene interamente ceduta in rete, mentre quella termica viene utilizzata per mantenere in temperatura il digestore e in prospettiva per alimentare un sistema di teleriscaldamento che coprirà le esigenze di calore dell’azienda. «Il nuovo biogas agricolo installato da noi negli ultimi mesi in stretta collaborazione con le migliori aziende fornitrici di biologia – commenta Christian Manca, CEO di 2G Italia – è per la maggior parte di piccole e medie dimensioni, con una concentrazione attorno alla taglia dei 100 kW. In questo spazio la nostra offerta di punta è la linea filius, specializzata per le applicazioni a biogas, che si basa su motori ottimizzati per ridurre al minimo i costi di gestione, che nel piccolo biogas pesano proporzionalmente di più. La nostra ricerca e sviluppo si sta concentrando negli ultimi anni sull’ottimizzazione dei motori di media e bassa potenza, con l‘obiettivo di aumentarne l’efficienza meccanica, e quindi la produzione di energia elettrica, e ridurne drasticamente i costi di gestione. Alla Fieragricola di Verona presentiamo proprio l’ultimo risultato in ordine di tempo di questo sforzo, il filius 404, disponibile sul mercato italiano da pochissime settimane e che sta già cominciando ad affermarsi». 2G Italia è nata nel 2011 e ad oggi ha installato nel nostro Paese circa 120 motori di cogenerazione alimentati a gas naturale e a biogas nei mercati dell’agricoltura, dell’industria e dei servizi. La sede aziendale è situata a Vago di Lavagno in provincia di Verona dove è presente il magazzino ricambi e da dove viene gestita l’assistenza tecnica (24h) dislocata sul territorio.
La produzione di cartoncino nella cartiera inglese di Iggesund Paperboard è di nuovo in piena attività. Agli inizi di marzo si è proceduto all’arresto della macchina continua per una ristrutturazione: l’ormai obsoleta sezione di pressatura è stata sostituita con una tecnologia all’avanguardia. La modernizzazione della macchina permetterà di aumentarne la capacità di 20.000 tonnellate annue, passando dalle attuali 200.000 alle future 220.000, e renderà possibili ulteriori miglioramenti della qualità. «Se questi saranno gli effetti immediatamente tangibili, nel tempo la nuova sezione di pressatura rappresenterà una piattaforma avanzata sulla quale imposteremo il continuo sviluppo del nostro lavoro, decisivo per la competitività futura», commenta Bengt Löfroth, technical strategy officer presso la cartiera di Workington. La ristrutturazione di un’imponente macchina continua è una corsa contro il tempo. I costi elevati rendono ogni ora di fermo macchina una perdita ingente di denaro. I lavori devono essere pertanto pianificati in ogni minimo dettaglio, in modo che le società appaltatrici sappiano esattamente quando e come debbano intervenire. La pianificazione per la ristrutturazione della macchina di Workington ha avuto inizio più di un anno fa. Prima di quest’ultima ristrutturazione, Iggesund Paperboard ha investito più di 200 milioni di sterline nello stabilimento di Workington a partire dal nuovo millennio. Oggi Workington è l’unica cartiera dell’Arcipelago britannico ad utilizzare ancora fibra vergine per la produzione di cartoncino. La cartiera ha alti standard tecnologici ed è una chiara dimostrazione di come il cartoncino garantisca vantaggi ambientali superiori rispetto a quelli offerti da imballaggi realizzati in altri materiali. Nel 2013 lo stabilimento inglese ha radicalmente cambiato la sua fonte energetica, passando dall’uso di combustibili fossili naturali alla biomassa. Questo ha significato una riduzione di emissioni di anidride carbonica di origine fossile pari a 190.000 tonnellate annue, paragonabile all’eliminazione dalle strade di 65.000 vetture. Tutto questo è stato reso possibile grazie ad un investimento di 108 milioni di sterline. La nuova sezione di pressatura ed ulteriori accorgimenti adottati durante la fase di ristrutturazione, hanno aumentato l’efficienza della cartiera. «Siamo sempre alla ricerca di nuove soluzioni per migliorare la nostra efficienza risparmiando sulle risorse utilizzate», spiega Bengt Löfroth. «Ciò che abbiamo appena realizzato ci consentirà di ridurre il nostro consumo energetico del 10% circa, che è già di per sé un successo».
Per informazioni: 2G Italia S.r.l. Tel. 045.8340861 – Fax 045.4720286 Email: info@2-g.it – Web: www.2-g.it
Per informazioni: Iggesund Paperboard Staffan Sjöberg – Public Relations Manager Email: staffan.sjoberg@iggesund.com – Web: www.iggesund.com
Brigade Elettronica La sicurezza è di serie La partnership tra Dulevo e Brigade Elettronica si consolida, tanto che la società parmense ha aggiunto di serie a tutti i suoi mezzi l’avvisatore acustico bbstek® e ha inserito a listino il sistema Backeye®360 Select, entrambi prodotti di punta di Brigade. Una collaborazione tra leader di settore a livello mondiale: la prima in spazzatrici e lavapavimenti per la pulizia urbana e industriale, la seconda in dispositivi di sicurezza per veicoli commerciali e macchine operatrici, accomunate da 40 anni di esperienza e da un’inesauribile spinta innovativa, all’insegna della sicurezza e dei massimi standard qualitativi. Una vision comune che ha portato Dulevo ad equipaggiare l’intera gamma con bbs-tek®, un avvisatore acustico a “suono bianco” (banda larga), direzionale e, quindi, prontamente localizzabile. Il suo caratteristico suono “shh shh” è facilmente udibile solamente nella zona di vero pericolo, evitando di disturbare inutilmente i residenti di centri abitati; un suono
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circoscritto laddove realmente serve, per ridurre l’inquinamento acustico, arrivando, grazie ad una rapida dispersione, ad eliminarlo. bbs-tek® è in grado di garantire una sicurezza totale poiché non si sovrappone ad altri suoni e chi lo avverte riesce ad identificarne immediatamente l’origine, rendendo quindi il lavoro meno stressante per gli operatori e creando meno disagio ai cittadini. Dulevo ha inoltre inserito a listino Backeye®360 Select, l’esclusivo sistema di telecamere che fornisce al manovratore una panoramica completa del mezzo ed azzera gli angoli ciechi: un software intelligente, appositamente sviluppato da Brigade, appiattisce le immagini grandangolari di 4 telecamere ad angolo molto ampio con lenti a 187° ed elimina istantaneamente le distorsioni fisheye; in contemporanea, bilancia le differenti luminosità delle varie inquadrature, riunendole in tempo reale e riproducendole sul monitor in cabina, senza soluzione di continuità, in una sola immagine, con vista a 360° dall’alto tutto intorno alla mezzo. Backeye®360 Select è indispensabile per manovre in zone affollate o vie strette, per garantire l’incolumità delle persone e del mezzo. Brigade Elettronica è la società italiana del gruppo britannico Brigade Electronics, leader mondiale in sistemi di sicurezza veicolare per mezzi commerciali e macchine operatrici in manovra. Fondata in Inghilterra nel 1976, Brigade Electronics si è sempre dimostrata all’avanguardia nel settore della sicurezza veicolare ed è in grado di fornire la soluzione adatta ad ogni esigenza di sicurezza veicolare, rivolgendosi ai gestori di grandi flotte come alle piccole imprese, per le più svariate applicazioni: furgoni, truck, camion per la raccolta rifiuti, macchine agricole, mezzi per il trasporto merci, autobus, macchine operatrici, veicoli commerciali di grandi dimensioni.
Per informazioni: Brigade Elettronica S.r.l. Tel. 011.0142105 Email: info-italia@brigade-electronics.com – Web: www.brigade-elettronica.it
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l’Ambiente NSK
Omron Europe
Risparmio grazie ai cuscinetti
1740 h di produttività fotovoltaica in un anno
La tecnologia Molded-Oil di NSK ha garantito a un’importante azienda alimentare un risparmio annuo di oltre 27.000 euro sul funzionamento del nastro trasportatore principale di un panificio. Il produttore riscontrava guasti ogni sei settimane, con circa 36 cuscinetti sostituiti ogni anno. Tutto questo generava perdite di produzione notevoli e fermi impianto. Il settore alimentare, caratterizzato da una forte concorrenza e da tempi di consegna sempre più ridotti, non permetteva all’azienda in questione di sostenere costi così alti. È stato necessario ricercare cuscinetti che garantissero una maggiore durata operativa. Per questo motivo il produttore si è rivolto a NSK, che è intervenuta con il programma specifico per la riduzione dei costi, AIP. In seguito all’ispezione, NSK ha scoperto che i cuscinetti si guastavano a causa di una lubrificazione insufficiente e per l’infiltrazione di acqua e particelle solide. Dopo aver completato l’analisi applicativa, NSK ha consigliato una fase di prova con l’utilizzo di cuscinetti Molded-Oil per dimostrarne i vantaggi in termini di affidabilità. La prova è durata oltre due anni e non sono stati riscontrati episodi di cedimento o guasti. La tecnologia Molded-Oil è stata sviluppata da NSK per migliorare notevolmente le prestazioni dei cuscinetti in termini di affidabilità e per garantire un funzionamento esente da manutenzione. I cuscinetti Molded-Oil sfruttano una resina poliolefinica impregnata di olio per assicurare una corretta lubrificazione del cuscinetto. Con un contenuto d’olio superiore al 50 percento del peso, la soluzione di NSK è migliore di altre plastiche impregnate d’olio disponibili in commercio, nelle quali la percentuale d’olio per peso è molto inferiore. La tecnologia Molded-Oil è un metodo di lubrificazione sviluppato appositamente per le applicazioni che richiedono elevati livelli di igiene, come quelli che caratterizzano l’industria alimentare e delle bevande. Il lubrificante Molded-Oil viene rilasciato gradualmente attraverso uno speciale meccanismo. Questo assicura una lubrificazione adeguata del cuscinetto per lunghi periodi di tempo. Allo stesso tempo, il rischio di perdite di olio viene ridotto al minimo, garantendo un movimento estremamente regolare e omogeneo del cuscinetto che impedisce ogni tipo di contaminazione. Le caratteristiche tecniche dei materiali garantiscono un flusso adeguato di lubrificazione, dipendente dalle temperature: con l’aumentare del calore, aumenta anche la quantità di olio rilasciata. I cuscinetti con tecnologia Molded-Oil risolvono anche i problemi di perdita di lubrificante dovuti all’infiltrazione di acqua.
Ottimizzare la resa dell’impianto è la soluzione migliore per rimediare ai “balzelli” degli incentivi: questa è la testimonianza dell’impresa Tredi Elettronica, il cui impianto di 1 MWp in provincia di Piacenza è riuscito a totalizzare 1740 h di lavoro in un anno, contro una media tra le 1000 e le 1100 h di impianti della zona. Si tratta infatti di un impianto fotovoltaico a inseguimento in un campo da 5 ha con 98 inseguitori biassiali, ciascuno dotato di una vela con superficie captante di 72 m2, posti a una distanza di 20 m l’uno dall’altro. L’impianto, operativo dal 2010 (secondo Conto Energia), è stato progettato prevedendo un inverter per ciascuna struttura, per potere mantenere il controllo su ogni singola porzione di impianto, e quindi individuare e circoscrivere immediatamente eventuali guasti. In tutto, quindi, ci sono 98 Inverter, 48 dei quali KP100L di Omron, con un’efficienza massima del 97,5%, 50 di un altro fornitore con efficienza di conversione istantanea, confermata nelle misure reali, leggermente superiore (98%). Erano i tempi del “boom”, e Omron si era trovata temporaneamente con scarsità di pezzi a magazzino. Cinque anni di esperienza sul campo hanno però condotto Daniele De Gaspari, progettista dell’impianto e titolare insieme al fratello Danilo della Tredi Elettronica di Piacenza, ad affermare: «L’efficienza di un impianto deve essere validata nel tempo. Nel nostro caso abbiamo constatato infatti che la sezione di impianto con inverter Omron ha una produttività annuale superiore del 5% rispetto alla sezione di impianto con inverter di altra marca. Per questo motivo stiamo pensando di sostituire man mano gli inverter non Omron con i KP100L, che hanno una produttività annuale decisamente maggiore». Questi ottimi risultati sono da imputare a due caratteristiche del KP100L: ■■ il più ampio intervallo di tensioni in ingresso (225-850 V c.c.), grazie a cui le sezioni di impianto con inverter Omron iniziano a produrre già alle prime ore del mattino, anche se la tensione è molto bassa, e si spengono più tardi la sera; ■■ i 3 MPPT, quindi i tre ingressi indipendenti dell’inverter che, collegati a 3 diverse stringhe, garantiscono la massima produttività dell’impianto anche al mattino presto e nel tardo pomeriggio, quando le ombre generate dalle altre vele presenti nell’impianto si allungano mettendo alcune stringhe in ombra. «Siamo molto soddisfatti della relazione in corso con Omron, che oltre ad avere tecnologia di qualità ha un servizio di assistenza post-vendita efficace. L’inverter è infatti “il cuore” dell’impianto fotovoltaico e, in particolare nel caso di impianti a inseguitore, è sollecitato per molte ore al giorno. I guasti sono quindi da prevedere. Omron è stata sempre efficace nelle riparazioni, e gli inverter sono sempre rientrati in funzione entro 2 o 3 giorni. La scelta di progetto di un impianto a inseguimento, e l’avere equipaggiato ciascuna struttura con un inverter dedicato è stata vincente: in caso di guasto di un elemento si ha un calo di produzione del solo 1%, sempre risolto in pochi giorni».
Per informazioni: NSK Italia S.p.A. – Laura Massari Tel. 02.995191 – Fax 02.99025778 Email: info-it@nsk.com – Web: www.nskitalia.it
Per informazioni: Omron – Environmental Solution Business (parte di Industrial Automation Business) – Tel. 02.32681 – Fax 02.3268282 – Email: info.it@eu.omron. com – Web: https://industrial.omron.it/it/solutions/energy-efficiency/
Siemens Smart Recharging Island Si chiama “Smart Recharging Island” ed è il nuovo sistema di ricarica per auto elettriche in sperimentazione presso Environment Park di Torino. Si tratta di un’isola urbana di ricarica per veicoli elettrici, “energeticamente autosufficiente”, costituita da una colonnina di ricarica, una batteria per l’accumulo di energia ed un impianto fotovoltaico, quest’ultimo già presente nel parco tecnologico torinese. Tutti questi elementi sono gestiti in modo integrato da un software sviluppato da Siemens. Grazie ad un complesso algoritmo di calcolo, questo software è in grado di valutare in tempo reale la disponibilità energetica del sistema. È così possibile ricaricare le auto elettriche, privilegiando
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innanzitutto l’utilizzo di energia rinnovabile proveniente dall’impianto fotovoltaico. Oltre ad essere utilizzata direttamente, l’energia fotovoltaica sarà immagazzinata nella batteria, in modo da essere disponibile nelle giornate scarsamente soleggiate. Questo bilanciamento, che limita l’utilizzo di energia dalla rete elettrica a favore dell’energia rinnovabile, fa sì che l’isola urbana funzioni in modo sostenibile. Il sistema utilizza una vela fotovoltaica che produce 15 kw, in parte utilizzati e in parte accumulati in una batteria da 20 kwh. L’energia così prodotta viene gestita dalla ‘Smart Recharging Island’ e destinata al veicolo al 100% elettrico di Environment Park, la cui batteria da 24 kwh consente circa 200 km di autonomia. Il progetto, completato a Dicembre 2015, prevede un’ulteriore fase di sperimentazione durante la quale il team di Environment Park testerà direttamente le potenzialità della Smart Recharging Island in condizioni reali mediante l’utilizzo di un’auto elettrica come company car. “Questo progetto consente un sistema di trasporto totalmente a emissioni zero, poiché non solo la macchina è completamente elettrica, ma anche il metodo di ricarica lo è, grazie all’uso di energia autoprodotta da fonte rinnovabile. Environment Park crede molto in collaborazioni di questo tipo, sia per il loro valore tecnico scientifico, sia perché possono contribuire in tempi rapidi al miglioramento della qualità dell’ambiente e della vita di ognuno” sottolinea Davide Canavesio, amministratore delegato del parco. “Grazie all’accordo con Siemens e Regione Piemonte il parco conferma la sua vocazione come test site per innovazioni clean tech”.
Per informazioni: Siemens Italia Tel. 02.24363245 – Fax 02.24363416 Email: valentina.diluca@siemens.com – Web: www.siemens.com
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Libri Eating Planet
Cibo e sostenibilità: costruire il nostro futuro
Fonte Rapporto del BCFN
Casa editrice Edizioni Ambiente
Prezzo € 25,00 – Pagine 317
È nella presentazione di Guido Barilla, Presidente del BCFN (Barilla Center for Food & Nutrition), che si possono desumere i contenuti di questo vasto rapporto basato su cibo e nutrizione nel mondo; e, ovviamente, analisi dettagliate, disamine, suggerimenti. Il BCFN nacque nel 2009 come centro di analisi e proposte di tipo multidisciplinare con lo scopo di approfondire le tematiche concernenti sia il cibo che la nutrizione. Da subito si evidenziarono tre grandi paradossi caratterizzanti il sistema agroalimentare globale: il primo ci segnala che, a fronte di quasi 800 milioni di individui che soffrono per mancanza o insufficienza alimentare, si contrappone una massa umana di oltre 2 miliardi in sovrappeso o affetti da obesità. Il secondo paradosso riguarda l’agricoltura, e il relativo aspetto etico appare più grave: il 40% dei raccolti viene impiegato per produrre mangimi e biocarburanti. Il terzo paradosso è addirittura scandaloso: considerando la scala globale viene letteralmente sprecato o buttato come rifiuto un terzo della produzione totale di cibo, il che equivale a un quantitativo superiore di quattro volte a quanto necessario per chi ha carenze alimentari. Cifre agghiaccianti, come ci si può rendere conto. Dopo il suo iter iniziale il BCFN, evoluto in Fondazione, ha sviluppato programmi ambiziosi fra i quali il “Protocollo di Milano” che, avvalendosi della collaborazione dei maggiori esperti internazionali, si pone il grande obiettivo di sensibilizzare Governo e pubblica opinione sull’urgenza di rendere il sistema alimentare globale una realtà veramente sostenibile. Parliamo però più specificatamente di Eating Planet. Il libro ci fornisce un quadro completo sul cibo e sull’agricoltura ma pure, il che risulta importantissimo, sulla equa distribuzione degli alimenti In parole molto semplici: cibo per tutti – cibo per una crescita sostenibile – cibo e salute – cibo e cultura. Cioè, così si esprime Eating Planet, è giunto il momento di raggiungere una trasformazione diffusa e sostanziale del cosiddetto “complesso dei sistemi eco-agro-alimentari”, un cambiamento assai difficile da affrontare e realizzare dato il suo carattere globale. Di questo pregevole Rapporto raccomandiamo un’attenta lettura.
Due gradi
Innovazioni radicali per vincere la sfida del clima e trasformare l’economia
Autore Gianni Silvestrini
Casa editrice Edizioni Ambiente
Prezzo € 22,00 – Pagine 310
Conosciamo bene il curriculum professionale di Gianni Silvestrini. Da sempre impegnato nella missione a favore dei miglioramenti ambientali, Silvestrini ha svolto attività di ricerca sia al CNR che al Politecnico di Milano, è stato direttore Generale al Ministero dell’Ambiente, e peraltro ricopre prestigiose posizioni nel settore ambientale. Svolge la sua attività in un sistema poliedrico, abbinando ricerca e didattica ad un profondo impegno sociale. Il “Due gradi” che presentiamo è alla sua seconda edizione e segue (si direbbe in linguaggio ippico) ad una sola lunghezza dalla prima, che ha visto la luce all’inizio del 2015. Una ragione vi è, di importanza fondamentale: nell’anno passato la Conferenza sul clima tenutasi a Parigi ha rappresentato un punto di svolta sulle emissioni climalteranti registrando l’impegno, da parte dei Governi più rappresentativi e interessati alle tematiche ambientali, di intraprendere un percorso accelerato verso il graduale abbandono delle fonti fossili a favore di forme di energia pulita. Insomma, verso un percorso virtuoso. Si sta parlando di incombenza prioritaria, perché proprio il 2015 si è rivelato per il pianeta Terra l’anno più caldo di sempre, con uno stupefacente aumento dello scioglimento dei ghiacci polari e della Groenlandia. Il libro di Silvestrini, anche in questa appena ”sfornata” seconda edizione, è avvincente, ricco di particolari e dati che riescono a fornire la vera dimensione dei problemi del pianeta. Del resto chiunque abbia letto altre sue pubblicazioni sa bene come le sue attività di ricercatore scientifico ben si supportano ad uno stile letterario umanistico che al tempo attuale troppo spesso appare perduto. Il vestito editoriale di Edizioni Ambiente, nella sua semplicità costruttiva, va giustamente segnalato.
Macchine elettriche
Processi, apparati e sistemi per la conversione dell’energia
Autori A.E. Fitzgerald, C. Kingsley Jr., A. Kusko
Casa editrice Franco Angeli
Prezzo € 55,00 – Pagine 795
Testo eminentemente professionale nello specifico settore delle macchine elettriche, esso rappresenta un riferimento preciso sia per l’ingegnere applicativo, sia per la didattica specialistica, nonché utilissimo strumento di consultazione. L’edizione inglese ha visto alla luce la sua terza versione, più pratica e applicativa della seconda, obbedendo alle richieste di operatività immediata; questo ha purtroppo comportato l’assottigliamento dell’impostazione teorica precedente. Nell’edizione italiana si è preferito raggiungere un compromesso risultato poi felice: conservare la valida e moderna impostazione dell’apprezzata seconda edizione e aggiungere a questa gli aggiornamenti e tutte le novità introdotte nella terza edizione, essenzialmente nel settore degli apparati elettronici di potenza. Un tale lavoro aggiuntivo non è stato certamente semplice, perché il tutto riuscisse tecnicamente armonizzato e privo di ridondanze. A tale proposito sia i curatori – che si sono accinti ad una mole di lavoro veramente notevole – sia l’Editore possono realmente ritenere di essere riusciti ad allestire un’opera che nel suo contesto abbina un’architettura di insieme valida e ben collaudata e una trattazione aggiornata. Nel testo, piuttosto ponderoso, si parte dai fondamenti dell’elettromagnetismo per poi addentrarsi nella teoria dei circuiti; di seguito trovano sviluppo i concetti chiave della conversione di energia elettrica, punto di partenza per giungere alla descrizione della macchina e dei dispositivi che consentono tale conversione, in un’analisi di comportamento sia statico che dinamico. Il grande pregio di questo lavoro sta nella riuscita sintesi fra esposizione rigorosa dei principi fondamentali e la costante attenzione alle dinamiche tecnologiche; il che riflette la preparazione degli autori, docenti universitari presso il Massachusetts Institute of Technology.
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l’Ambiente Il clima è (già) cambiato
10 buone notizie sul cambiamento climatico
Autore Stefano Caserini
Casa editrice Edizioni Ambiente
Prezzo € 12,00 – Pagine 174
L’autore di questo volume di piccolo formato, Stefano Caserini, insegna Mitigazione degli effetti climatici al Politecnico di Milano. Specialista dell’inquinamento dell’aria, svolge attività di consulenza per Enti pubblici e privati, sempre in questo settore. L’autore intavola l’eterno problema dell’epoca moderna, quello dell’inquinamento atmosferico, una problematica in un passato non troppo lontano poco rilevabile giacché nell’epoca preindustriale di massa le emissioni in atmosfera trovavano per il loro ridotto volume quantitativo ma anche qualitativo facile assorbimento da parte degli ecosistemi. Di seguito l’andamento iniziò a mutare velocemente assumendo portate esponenziali sino ai livelli insostenibili che conosciamo. Da qualche decennio l’allarme è altissimo ,e tutto il mondo industrializzato cerca di porvi rimedio. A preoccupare sono soprattutto i gas derivati dai combustibili fossili a cui vengono imputate le alterazioni climatiche, in particolare l’effetto serra, artefice principale del riscaldamento globale. Riscaldamento globale significa minaccia estrema non solo per la specie umana, bensì per l’intera biosfera. Lo stravolgimento del clima, il rapido scioglimento dei ghiacciai, la calotta polare nord in dissolvimento come del resto i ghiacci della Groenlandia, sono una spada di Damocle per tutti. Forse che non ce ne stiamo accorgendo? Niente affatto… un po’ ci si abbandona al fatalismo ottuso, un po’ (in misura non trascurabile) ci si adagia in un attendismo che rischia di ritardare la scelta di misure efficaci. C’è da dire che gli interessi economici in ballo sono altissimi, e che molti scienziati collegati ai detentori dei poteri finanziari di certo non aiutano ad accelerare in senso positivo. Purtroppo questo è il quadro della situazione, molto preoccupante, anche se qualcosa si è mosso o si sta muovendo. Il presente volume raccoglie gli aspetti positivi che si riescono ad intravedere nel complicato gomitolo del riscaldamento globale. E Stefano Caserini in questo compito certamente non semplice si sforza di abbinare la rigorosa realtà ad una ironia che sempre lo ha contraddistinto.
Il mestiere della scienza
La ricerca scientifica fra artigianato e Big Science
Autore Carlo Enrico Bottani
Casa editrice Franco Angeli
Prezzo € 17,00 – Pagine 133
Anche oggigiorno la collettività è portata a considerare la scienza e gli uomini e le donne che la coltivano come un mondo a parte, quasi staccato dalla realtà comune. La figura dello scienziato assume ancora un’immagine ieratica, alle volte incomprensibile nella sua vocazione di ricerca e approfondimento di realtà non ancora rese accessibili. Forse che chi si dedica a ricerche fuori della comune comprensione appartiene ad una razza speciale, oggetto di quella mistica venerazione riservata agli eletti? Direi di no, proprio no... Carlo E. Bottani, figura illustre della fisica italiana, è professore ordinario di Fisica sperimentale della materia presso il Politecnico di Milano. Il suo compito in questo testo è quello di fare comprendere come chi si dedica alla scienza non sia necessariamente un “unto del Signore”, bensì una persona come tutte le altre la quale, semplicemente, molto semplicemente, si dedica al suo lavoro. Insomma, i sacri metodi delle “scienze esatte” sono del tutto simili a quelli delle scienze umane. Più comprensibilmente al tradizionale tema di discussione sul rapporto tra scienza/conoscenza dovrà affiancarsi la riflessione su altre espressioni come scienza e tecnologia, scienza e comunicazione e soprattutto scienza e democrazia. Il testo di Bottani si pone soprattutto il problema di provare cosa sia la scienza, in che cosa consista il lavoro di scienziato, e la sua effettiva rilevanza sociale. Bottani è un ricercatore di fisica sperimentale; egli suggerisce di sostituire ai termini fascinosi cari ai teorici altri come mondo, metodo, storia, rapporti umani, responsabilità. Egli non cavalca l’onda delle teorie estreme, talvolta incomprensibili anche agli “addetti ai lavori”, bensì si pone al centro di una ricerca scientifica più vicina alla comune realtà umana. Per chi conosce bene la personalità di Bottani, questa caratteristica appare assolutamente ovvia.
Idrogeologia ambientale
A cura di Vincenzo Francani
Casa editrice CEA
Prezzo € 44,50 – Pagine 352
Il testo, oltre che essere un riferimento per lo studio dell’idrogeologia, è una guida pratica che facilita e chiarisce le interconnessioni ambientali fra le nozioni di molte discipline come l’idrologia per lo studio dei fenomeni del dissesto idrogeologico, l’idraulica sotterranea per la modellazione matematica della circolazione idrica, la geotecnica per risolvere problemi di instabilità dei versanti, la tecnica delle fondazioni per i progetti di drenaggi, la chimica per il recupero della qualità delle acque e infine l’urbanistica per le necessità di approvvigionamento idrico degli agglomerati urbani. Il testo è articolato in modo da introdurre gradualmente il lettore alla conoscenza dei principi fondamentali che sovraintendono alla circolazione idrica sotterranea e alla conoscenza delle principali metodologie utilizzabili per rispondere utilmente ai quesiti idrogeologici connessi a problemi d’ingegneria e di ricerca scientifica. La prima parte del volume tratta, sia da un punto di vista teorico generale che pratico, della circolazione idrica sotterranea e introduce le grandezze fondamentali dell’idrogeologia, per affrontare le prove di terreno e laboratorio onde poterne accertare i valori utili alla progettazione delle captazioni nelle pianure alluvionali. Nel terzo capitolo si descrive, invece, la circolazione idrica negli ammassi rocciosi fessurati e, nel quarto, in quelli carsici ai fini della ricerca e dello sfruttamento delle risorse, mentre la protezione da contaminazioni di sostanze inquinanti e il recupero della loro qualità (risanamento) vengono trattati nei due capitoli successivi. Il settimo capitolo riporta le nozioni essenziali sui disseti idrogeologici, sotto il profilo dell’analisi delle interazioni fra corsi d’acqua superficiali e sotterranei, mentre l’ultima parte è riservata alle nozioni idrogeologiche essenziali ai fini della modellazione matematica. È quindi un testo indirizzato non solo agli studenti di ingegneria e geologia ma, soprattutto, ai professionisti impegnati nella ricerca, nella redazione dei piani di utilizzazione e nella gestione delle acque. Unico neo, che ci impone l’obbligo di segnalazione, è il pochissimo spazio, dato nel libro, curato dal Prof. Vincenzo Francani, al bilancio idrico.
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Osservatorio Ambientale L’interdipendenza fra impresa e ambiente Nel presente saggio si intende dare una panoramica
chiamate al compito di individuare possibili dinamiche
generale, per quanto necessariamente limitata, sull’im-
per creare una nuova organizzazione industriale. Il che
portanza che viene ad assumere la dimensione ambien-
comporta come proprio le imprese, adottando modelli
tale nella gestione delle imprese. Ad iniziare dal ventesi-
operativi nuovi, potranno a loro volta assicurare beni e
mo secolo l’impresa industriale viene additata come la
servizi sostenibili, con impatti non distruttivi nei confron-
causa primaria della degradazione ambientale, ma allo
ti degli ecosistemi.
stesso tempo quale potenziale rimedio.
È fuori discussione come l’impresa privata, specie quella
Sempre, ovviamente, qualora l’organizzazione econo-
a maggior impronta industriale, risulti responsabile della
mica in cui si trova inserita si dimostri idonea.
maggior parte dei mali che affliggono l’ambiente, ma pro-
Il nostro obiettivo è quello di evidenziare i differenti
prio essa è chiamata a porvi rimedio, almeno in parte.
aspetti funzionali e strategici del complesso della ge-
L’espressione “Gestione dell’Ambiente” può essere in-
stione ambientale.
terpretata come indicato qui di seguito: “Esiste un bene ambientale che viene utilizzato come fattore di produ-
Premessa
zione; qualora la scarsità di tale bene è correttamente
L’impresa economica, in particolare quella industriale,
rappresentata nei sistemi di informazione e diffusioni
nei riguardi della protezione ambientale. Infatti essa rappresenta uno dei mezzi privilegiati con cui la società civile può intervenire. È infatti proprio l’impresa che preleva e, di conseguenza, restituisce all’ambiente quanto occorre al sostentamento ed al vivere della specie umana. Le attività produttive di beni e servizi molto di frequente sono inquinanti e, non di rado, distruttrici per i sistemi naturali. L’impresa viene così a ritrovarsi al centro delle imputabilità aggressive nei confronti dei delicatissimi equilibri ecosistemici del pianeta, un’armonia globale sviluppata e raggiunta durante l’intero arco delle ere geologiche.
l’azienda riuscirà a gestire tali “beni” come qualsiasi altra risorsa al suo interno; in tal modo saranno raggiunti equilibri economici nuovi in cui “i beni ambientali” troveranno la giusta collocazione”. In tal senso si sviluppano ed affinano anche le nuove legislazioni ambientali: la gestione dell’ambiente diviene così un compito fondamentale per ogni management, le decisioni risultano essere di ordine strategico perché esse vengono ad incidere sul valore stesso dell’azienda, ne modificano la struttura operativa, ne influenzano la competitività.
capitale, con la conseguente massimizzazione dei pro-
Contesto storico, giuridico ed economico della gestione dell’Ambiente
fitti degli azionisti, poiché il passato ha dimostrato come
Il pianeta Terra può essere considerato “un’arca spazia-
anche le economie dei sistemi politici collettivi abbiano
le” dai limiti invalicabili almeno per quanto riguarda la vita
causato danni ambientali enormi.
biologica e, nel contesto, il settore “antropocene”. Tor-
Bisogna peraltro ammettere che non tutta la responsabilità possa addebitarsi alla moderna impresa di libero
L’organizzazione di processi economici che procurino un benessere effettivo e durevole ad una popolazione mondiale in crescita continua (nel 2050 dovrebbe raggiungere i 9 miliardi di individui), la quale attualmente
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economici, specificatamente nelle variabili di mercato,
nando al nostro argomento, la gestione ambientale delle imprese, sarà nostra cura sintetizzare i contesti storici, giuridici e soprattutto economici che la caratterizzano.
permane ben lontano dagli standard di vita delle nazioni
Un po’ di storia
maggiormente industrializzate, senza alcun dubbio ver-
La presa di coscienza da parte delle imprese è un fe-
rà a costituire la sfida maggiore del secolo appena agli
nomeno che non data molto all’indietro. Sino all’anno
esordi. Saranno dunque proprio le imprese ad essere
1984 l’industria chimica americana non registrava re-
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viene ad assumere (volente o nolente) un ruolo primario
denza il dilemma “Ambiente/Sviluppo”, come percepito
fabbriche riemettevano nell’ambiente. È nel 1985 che
da molti paesi aventi le proprie economie in emergenza.
una legislazione del Congresso obbliga le imprese del
In particolare, servì anche a registrare il punto di vista
settore chimico a redigere un rapporto annuale sulle
delle grandi società internazionali ed il loro orientamen-
loro emissioni, riguardante parecchie centinaia di pro-
to nell’affrontare il binomio Impresa/Ecosostenibilità.
dotti nocivi per i sistemi ambientali. Tale provvedimento, subito osteggiato pesantemente dalle imprese in quanto vi interpretavano restrizioni alla loro autonomia, in breve ha condotto il settore chimico americano verso importanti traguardi di produttività. Attualmente i rapporti sulle emissioni, che sono resi pubblici, consentono alle imprese di confrontarsi fra loro. Effettivamente la riduzione delle emissioni nocive è stata ottenuta migliorando la gestione integrata delle risorse, riducendo così anche le perdite. A tale proposito, può prodursi l’esempio della Dow Chemical, per la quale “il processo ambientale va di pari passo con il miglioramento dei profitti dell’impresa”. All’origine del mutamento delle imprese deve porsi una maggiore coscienza della società civile e le sue pressioni. La gestione societaria dell’ambiente si iscrive nella prospettiva dell’etica del management; ossia l’impresa deve essere percepita sia dai committenti quanto dai clienti come rispettosa delle regole di condotta volute dalla collettività; l’inquietudine per le ricadute ambientali da parte della società si è resa sempre più manifesta a partire dagli anni settanta.
Impatto legislativo La conoscenza dei principali elementi legislativi sull’ambiente risulta una necessità per qualsiasi imprenditore. Tanto per la gestione dell’impresa in tempi normali (soprattutto per chi è addetto alla gestione del territorio ed al controllo delle emissioni), quanto per chi attende al rilevamento delle anomalie di funzionamento (prevenzione, analisi di impatto, responsabilità). Ogni nazione ha in merito la propria legislazione, che peraltro risulta comparata a quella internazionale.
La pressione dei mercati Il tema “pressione dei mercati” è direttamente correlato all’analisi delle politiche ambientali: una regolamentazione basata sulle norme di emissioni, la sorveglianza sulle frodi e relativa repressione vengono a costituirne la caratteristica essenziale. L’imposizione di una tassa sulle emissioni di talune sostanze nocive rappresenta un freno nel rispetto dell’ambiente.
La degradazione della qualità dell’aria causata dal-
La competitività delle imprese
le emissioni industriali, il degrado dei suoli e dei corsi
L’obiettivo primario di un’azienda, in una economia di
d’acqua imputabile ai rifiuti industriali, hanno incisiva-
mercato, è il restare competitiva. La perdita di compe-
mente aumentato la pressione pubblica, con la richie-
tività elimina immediatamente l’impresa in un mercato
sta di regole più severe. La problematica ambientale ha
libero. Questo principio fondamentale della vita econo-
assunto tonalità prettamente politiche, assumendo di-
mica comporta due posizioni, apparentemente contrad-
mensioni da regionali ad internazionali, globali. Proble-
dittorie, rispetto alla questione ambientale.
mi scottanti ed attualissimi: la distruzione della fascia di
Una imposizione ambientale a carattere finanziario rappre-
ozono, le piogge acide, il riscaldamento globale dovuto
senta un carico supplementare, un costo addizionale, una
all’effetto serra. Le cancellerie nazionali e gli Organismi
necessità di investimento che non genera valore aggiun-
internazionali si sono ritrovati nell’obbligo di affrontare
to. Per cui un’azienda deve considerare subito tale carico
tali problemi, spesso in un vano tentativo di risolverli.
come fattore negativo per la propria competitività e per il
Apparve chiaro che i progressi economici delle nazioni
bilancio aziendale. In base a tali considerazioni l’impresa
industrializzate non potevano essere mantenuti nel lun-
cercherà di contrastare l’introduzione di tale tassazione.
go termine, non tanto per un impoverimento prossimo
La sua reazione sarà quindi di contrapposizione, e si limi-
delle risorse naturali come era stato previsto dal Club
terà a soddisfare le esigenze di stretta contingenza.
di Roma nel 1972, piuttosto a motivo della rarefazione
Al contrario, qualora il mercato si organizzi in maniera
delle riserve naturali per immagazzinare e riciclare i rifiuti
tale che le performances ambientali divengano condi-
dei grandi complessi industriali.
zioni di competitività – ad esempio norme valevoli per
La Conferenza di Rio, tenutasi nel 1992 come primo
tutti e incentivazioni di varia natura – in tale prospettiva
grande simposio sull’Ambiente, servì a mettere in evi-
l’impresa adotterà un comportamento di adesione fat-
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golarmente la quantità di sostanze dannose che le sue
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Osservatorio Ambientale tiva che cercherà di sfruttare il vantaggio competitivo
Ovvero, se il fattore di produzione ambientale viene
risultante da una buona gestione ambientale.
utilizzato a livello P ne deriva che una tassa tpxP ver-
In conclusione, la gestione dell’Ambiente passa per una
rà pagata dall’impresa. La tassa unitaria tp, qualora sia
organizzazione di mercato che induce le aziende efficienti a mettere in opera sistemi di produzione compatibili con uno sviluppo durevole. In un sistema di economia liberale l’impresario sarà portato a massimizzare il valore dell’impresa a favore dei propri azionisti. In ogni caso le decisioni che verranno prese potranno compromettere il valore dell’azienda, sia nel caso che questa non risulti conforme ai regolamenti legislativi ambientali, sia che vengano effettuati investimenti eccessivi, i quali
considerata corretta, invoglierà l’impresa ad utilizzare il bene ambientale in maniera efficace.
L’impatto dei diritti di emissione negoziabili Nello stabilire una tassa sulle emissioni l’Organismo di controllo si basa su una descrizione media delle caratteristiche produttive di una economia. Infatti l’iter di produttività potrà variare a secondo delle imprese, i prodot-
poi non risultino generatori di valore aggiunto.
ti risulteranno differenziati, ed in tal modo coabiteranno
L’organizzazione industriale
In un approccio di emissioni negoziabili l’Organismo di
L’analisi delle strutture di mercato e della concorrenza fra imprese si è sviluppata nel quadro della teoria economica sotto il nome di “Teoria dell’organizzazione industriale”. In tale teoria si trovano modelli e paradigmi che consentono di comprendere come si situa la gestione dell’ambiente nel contesto della competizione economica.
L’effetto delle strutture di mercato L’impresa che produce un bene, utilizzando un insieme
imprese tra loro strutturate differentemente. controllo attribuirà ad ogni azienda diritti di emissione tali che, in totale, esse risultino compatibili con le norme di qualità ambientale cui attenersi. In seguito, le imprese potranno scambiare questi diritti e negoziare un prezzo per acquistare o vendere i diritti ad emettere emissioni: con tale transazione l’impresa acquirente ridurrà le proprie emissioni ben oltre le norme, per offrire i suoi diritti di emettere le eccedenze alle aziende meno efficienti. La massimizzazione del valore dell’impresa per i propri azionisti condurrà all’efficienza ambientale.
di fattori di produzione di cui fa parte il bene ambientale, vende tale prodotto su un mercato che può essere di tipo
La concorrenza internazionale
concorrenziale, un monopolio o un multipolio. Qualora
La mondializzazione degli scambi commerciali dà alla
l’impresa intervenga su un mercato concorrenziale l’of-
gestione dell’ambiente una dimensione internazionale. In
ferta della sua produzione non incide sul prezzo del pro-
siffatto contesto possono ravvisarsi modalità apparente-
dotto. In una situazione di monopolio il produttore può
mente contrastanti: i regolamenti ambientali imposti da un
ottimizzare il suo profitto riducendo l’offerta del prodotto
Paese su prodotti importati possono apparire come barrie-
medesimo, col fine naturalmente di aumentarne il prezzo.
re al libero scambio. Di contro, il non rispetto dell’ambiente
In una prospettiva di multipolio ogni produttore adatterà
nei processi di produzione da parte di alcuni paesi può es-
la sua offerta tenendo conto della reazione dei concor-
sere interpretato come una sorta di “dumping”.
renti. Il comportamento del produttore sarà differente in
L’eventuale controllo di emissioni ad effetto serra, in
ciascuno dei casi e la valutazione del controllo degli in-
particolare CO2, costituisce un problema per il com-
L’impatto delle imposte sulle emissioni Nello schema di analisi appena introdotto la tassa sulle emissioni rappresenta un prezzo sul bene ambientale.
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mercio internazionale ed il suo equilibrio. La tassazione su tale tipologia di emissioni è destinata a modificare i bilanci di molte nazioni. La relazione fra politica ambientale delle imprese e commercio mondiale costituisce un paradigma per niente semplice. Studio L’Ambiente
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quinanti nel processo di produzione non sarà la stessa.
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