Lambiente 52017

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Periodico di informazione raccomandato dalla Camera Europea per la Cooperazione ed incentivo al Parlamento

ANNO XXIV

POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/2004 N. 46) ART. 1 COMMA 1, DCB MILANO

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PERIODICO TECNICO-SCIENTIFICO DI CULTURA AMBIENTALE

N. 5 SETTEMBRE-OTTOBRE 2017

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Anno XXIV – n. 5 Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 70 del 5 febbraio 1994 Produzione Studio L’Ambiente

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2003

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editoriale La cultura dell’uomo all’ombra dello smartphone

La tecnologia RFID per prevenire l’abbandono dei rifiuti

Gli indici climatici per la caratterizzazione geoambientale della conca barese

prima di copertina

Eco-Techno: l’evaporazione sottovuoto dal 1984

7

scienza & inquinamento

8 14

20

analisi & strumentazione L’importanza della strumentazione analitica portatile

24

publiredazionale

Impianti per l’abbattimento delle emissioni industriali sia gassose che liquide

26

Flygt 3069: oltre 5.000 ore di funzionamento senza interruzione

28

legislazione & qualità Disciplina Seveso e impianti di trattamento rifiuti

Soluzioni di analisi per l’ottimizzazione dei sistemi di trattamento fumi

38

Robox Energy, la risposta ideale alle variabili della depurazione acque

40

La depurazione “bioattivata” di reflui agro-industriali

42

30

energia

& ambiente

Il processo Biotec-BTA® nel nuovo impianto in Quebec, Canada

44

Contratti di filiera, un volano per lo sviluppo del settore agroalimentare

46

tecnologie applicate

osservatorio ambientale Assimilazione dei rifiuti urbani agli speciali

54

rubriche Il Libro

37

le aziende informano

Allegri

49

Gruppo Pieralisi

50

Guidetti Recycling Systems

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Sedo

52

Econorma

53


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Editoriale La cultura dell’uomo all’ombra dello smartphone Leggo su La Repubblica un titolo tranchant: “Non è lo straniero

di comunicazione che sostituisce l’approccio diretto e la sua esi-

ad uccidere la cultura, è lo smartphone”. Rifletto per un istante

genza. Dello smartphone e dei suoi servigi non riusciamo a farne

e le mie labbra vengono sfiorate da un sorriso di sufficienza...

a meno, ancora più che di un’amante! Che poi delle sue innume-

perché lo sapevo, prevedevo una tale eventualità non da ieri,

revoli capacità applicative ne utilizziamo a dir molto una minima

bensì da molto tempo! Che oggi qualcuno cominci a prenderne

parte riesce un dettaglio inconsistente; l’importante è che ne sia-

coscienza riesce un dettaglio, un qualcosa di déjà vu, In fon-

mo in possesso. Ed i produttori, in serrata concorrenza fra loro,

do stiamo facendo riferimento all’intelligenza artificiale, creata

lo sanno bene, moltiplicando le app. L’importante è percepire lo

dall’uomo, quindi inserita nel suo processo di vita. E destinata

strumento smartphone su di noi, soprattutto fisicamente, perché

irrimediabilmente a travolgerlo. E l’iter di tale avanzamento al

tale percezione ci rassicura... forse nella nostra insicurezza in-

momento ancora prospettico è destinato dapprima a convivere

conscia o solitudine.

gradualmente con lo stato reale per poi sostituirlo con imperio.

Ma nel contempo lo smartphone distrae le capacità di perce-

Nelle attività umane la cibernetica sta assumendo una presenza

zione e di analisi che da sempre sono state prerogativa della

massiva con espansione esponenziale. La robotica sostituisce

specie umana, e rende questa succube di meccanismi automa-

l’uomo in molte delle sue mansioni: nell’industria manifatturiera,

tici uniformando la visuale intellettiva su un binario socialmente

nei processi industriali ad alto rischio o sgradevoli, nella Sanità,

univoco; ciò per quanto riguarda atteggiamenti, comportamenti,

nei servizi e in tante altre incombenze.

povertà espressiva.

Ma riferiamoci più concretamente allo smartphone. Il termine in-

Non è l’immigrazione a deformare e uccidere la cultura, come

glese smartphone (universalmente accettato) sta a designare il

si ritiene secondo un’opinione molto semplicistica in un paese

“telefono intelligente”.

dalle caratteristiche storiche ed attuali come il nostro: l’immigra-

Intelligente in che senso? Che vi si può fare di tutto. Appare ba-

zione in Europa può indurre contaminazioni, contrapposizioni e

nale, ma è proprio così, giacché la sua funzione di comunicazio-

contraddizioni, incertezze e divergenze sensibili, problematiche

ne è soltanto una delle tantissime applicazioni di cui è dotato;

che in ogni caso trovano fluidità o soluzione nel tempo.

anche se sarebbe bene, e confortante, mantenesse le sue speci-

Lo smartphone rappresenta un qualcosa di diverso, prima la di-

ficità iniziali. In fondo lo smartphone non è altro che un computer

strazione quindi l’assopimento del processo intellettuale analiti-

di piccolo formato che trova agevolmente posto in una tasca ma

co. Qualcuno comincia ad accorgersi di questa evoluzione non

dalle grandissime possibilità accettive ed erogative; vi si mette

propriamente salutare, ma è troppo tardi per porvi rimedio. Tutto

dentro di tutto, dai prodotti più intellettuali alle banalità notoria-

lascia immaginare che fra breve il futuro del pianeta non appar-

mente pacchiane.

terrà più solo all’umanità, bensì questa dovrà condividerlo con

Torniamo all’articolo del corsivista di La Repubblica. Perché mai

un’intelligenza artificiale sempre più prevaricante, e di cui l’a-

dovrebbe uccidere la cultura? La risposta è in fondo abbastan-

mato smartphone costituisce soltanto il precursore. Quale che

za semplice. Lo strumento smartphone è di forza diventato un

sia il futuro, al di là anche della variabile culturale, l’evoluzione

compagno inseparabile della nostra quotidianità, ancora più di

non conosce la via del ritorno, bensì lo spettro dell’involuzione...

un coniuge, di un familiare, di un parente, di un amico; è il mezzo

almeno secondo gli schemi della nostra specie. Il direttore responsabile

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Scienza & Inquinamento La tecnologia RFID per prevenire l’abbandono dei rifiuti La prima esperienza al mondo in Valle d’Aosta Roberto Cavallo, Emanuela Rosio, Luigi Bosio, Paolo Marengo, Lorenzo Ardito, Francesco Rasero – Email: roberto.cavallo@cooperica.it, emanuela.rosio@cooperica.it, luigi.bosio@cooperica.it, paolo.marengo@cooperica.it, lorenzo.ardito@cooperica.it, francesco.rasero@cooperica.it

Il fenomeno del littering, ovvero l’abbandono dei rifiuti, sta assu-

Il 60% della letteratura scientifica sull’argomento è stata prodot-

mendo un impatto sempre più rilevante. Tale effetto, con con-

ta negli ultimi 15 anni, segno che la ricerca si sta focalizzando

seguente sensibilità al problema, è dovuto principalmente alla

sempre di più sull’analisi dei contaminanti marini ma che ancora

concentrazione dei rifiuti nei corpi idrici, in particolare laghi, mari

c’è molto da fare. Tra le evidenze scientifiche degne di nota c’è

e oceani. L’allarme è lanciato da sempre più ricercatori: a partire

quella portata da Alberta Mandich, endocrinologa ambientale

dal capitano Charles Moore, quando nel 1997 scoprì l’ormai fa-

del Dipartimento di scienze della terra di UniGe: «Abbiamo ali-

mosa isola di plastica nel sud Pacifico, fino al recente rapporto

mentato due batterie di spigole con mangimi differenti: uno con-

della Fondazione Ellen MacArthur, presentato a gennaio 2016 al

venzionale e l’altro con aggiunta di microplastiche», racconta la

World Economic Forum, che ha previsto che entro il 2050 i nostri

dottoressa. «Risultato? Nel primo caso la percentuale di mortali-

mari conterranno, in peso, più plastica che pesci. Accanto alla

tà è rimasta ferma intorno al 3%; nel secondo è schizzata al 63%.

conclamata emergenza ambientale, ulteriore impulso al grido di

Infertilità, intersessualità, indebolimento delle barriere protettive

allarme è venuto a seguito delle ricerche che hanno evidenziato

dell’organismo sono effetti degli inquinanti che interferiscono

come ormai la plastica sia entrata nella catena alimentare rag-

con il sistema di produzione ormonale».[1]

giungendo il suo apice, ovvero l’uomo.

Accanto alla catena alimentare c’è inoltre un aspetto ambienta-

Alcuni studi dell’istituto Oceanografico di San Diego (Scripps)

le, fortemente legato alla distruzione del fitoplancton, con due

dimostravano chiaramente, fin dal 2010, come il 10% dei pesci

effetti diretti sulla perdita di biodiversità e riduzione della pro-

contenga tracce di materiali plastici nel proprio corpo; questi

duzione di ossigeno e captazione di CO2. Quest’ultimo aspetto,

dati sono stati divulgati efficacemente più volte da Slow Food.

molto ben descritto da Franco Borgogno nel suo “Un mare di

In particolare, nel corso dell’edizione 2017 di Slow Fish a Geno-

plastica”, è ancora poco divulgato, ma rischia di essere l’aspet-

va, sono emersi dati sempre più inquietanti: «Secondo Legam-

to principale, alimentando in modo esponenziale l’aumento di

biente il 96% dei rifiuti galleggianti in mare è composto da pla-

CO2 in atmosfera e la diminuzione di ossigeno a disposizione

stica (di cui il 16% sono buste) e l’89% della fauna marina rischia

della vita sulla terra.

di ingerirla. […] stiamo parlando […] di detriti che, con il passare

Tra i dati poco noti al vasto pubblico c’è la provenienza del ma-

del tempo e per effetto del calore, diventano frammenti micro-

rine litter, ovvero dei rifiuti (e in particolare della plastica) in mare.

scopici ed entrano a far parte della catena alimentare dei pesci.

Nell’immaginario collettivo, le cosiddette “isole di plastica” negli

Frammenti di dimensione inferiore ai 5 mm: le microplastiche

oceani evocano immagini di materiale solido sul quale quasi si

a loro volta si frammentano in nanoplastiche, dalle dimensioni

può camminare, proprio come su un’isola. La realtà, però, sap-

invisibili a occhio umano, e rilasciano in mare composti chimici

piamo essere molto diversa, ovvero una poltiglia distribuita in de-

tossici quali ftalati, perfluorurati, ritardanti di fiamma, per citarne

cimetri o metri della superficie oceanica. In questo immaginario,

solo alcuni».

le “isole” appaiono lontane e quasi per nulla interferenti con la

[1]

Marco Faimali, responsabile dell’Istituto di Scienze Marine del

vita, e dunque con la responsabilità di ciascuno. Come si è visto,

CNR, è netto: «La media di microplastiche nei mari è troppo alta:

però, l’interferenza è ormai conclamata e allarmante e la respon-

in alcune zone del mondo si arriva ad averne 100 chili in un solo

sabilità tocca ciascuno, anche perché l’80% del marine litter ha

chilometro cubo». Ogni anno 8 milioni di tonnellate di plastica

origine land based, come afferma il progetto SMILE (Strategies

entrano in contatto con l’ambiente marino. Le microplastiche

for Marine Litter and Environmental prevention of sea pollution in

penetrano nel plancton che è alla base dell’intera catena alimen-

coastal areas) della Regione Liguria. Ovvero, proviene dall’entro-

tare marina. Un fatto preoccupante perché l’accumulo di sostan-

terra, spesso da abbandoni lontani dalla zona costiera.

ze tossiche negli esseri viventi aumenta man mano che si risale

In questo quadro si sono sviluppate diverse iniziative di sensi-

la piramide alimentare.

bilizzazione e di monitoraggio, tra cui la manifestazione sportiva

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l’Ambiente “Keep Clean and Run – #pulisciecorri”, patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e realizzata nell’ambito delle iniziative della giornata europea contro l’abbandono dei rifiuti “European Clean Up Day” che si svolge ogni anno il 10 maggio. Questa manifestazione, basata su una corsa a piedi a tappe e giunta nel 2017 alla terza edizione, ha avvicinato il mondo sportivo alla problematica del littering. Gli organizzatori delle competizioni sportive, in particolare le corse a piedi in montagna (i cosiddetti trail ed ultratrail) sono arrivati a introdurre nei propri regolamenti di gara la squalifica per chi abbandona i rifiuti. Una specifica campagna lanciata dalla rivista di settore SpiritoTrail – dal titolo evocativo “Io non getto i miei rifiuti” – propone misure di sensibilizzazione in tale ottica. Il tutto però non ha ancora mostrato effetti significativi, anche perché, come evidenziano gli stessi organizzatori, è molto difficile monitorare gli abbandoni. Occorrerebbe posizionare numerosi commissari lungo il percorso, nascosti, così da cogliere in flagrante l’atleta nell’atto dell’abbandono, contestare la volontarietà dell’abbandono stesso e provvedere alla squalifica.

Materiali e metodi La sperimentazione della tecnologia RFID al Tot Dret Al fine di monitorare eventuali abbandoni – e comunque tracciare i rifiuti provenienti dagli atleti partecipanti alla gara del Tot Dret – si è scelto di seguire le confezioni delle scorte alimentari. Per questa manifestazione, infatti, le scorte alimentari erano annoverate tra i materiali obbligatori che gli atleti dovevano avere con sé. Trattandosi di una gara di una sola tappa, si è presunto che gli atleti non avessero possibilità di ulteriori approvvigionamenti di scorte confezionate lungo il percorso. Sono stati dunque selezionati ed individuati 31 atleti “sperimentatori”. Una decina di essi è stata contattata nelle settimane precedenti la gara, chiedendo e ottenendo la loro disponibilità; altri venti sono stati individuati al momento del ritiro dei pettorali. A tutti è stato chiesto di mostrate le scorte alimentari in loro possesso e, su ogni confezione, si è provveduto ad apporre un tag RFID con codice alfanumerico progressivo.

In questo quadro la cooperativa ERICA di Alba (CN), co-organizzatrice di Keep Clean and Run, in collaborazione con la società Eurosintex di Ciserano (BG) specializzata in soluzioni per la gestione dei rifiuti e l’Associazione VDA Trailers organizzatrice di manifestazioni sportive di corsa in montagna (in particolare del Tor des Géants, ritenuto l’endurance trail più duro del mondo), hanno stretto una collaborazione per monitorare gli abbandoni nel corso della manifestazione Tor des Géants e Tot Dret 2017. Il Tor des Géants è una corsa a piedi in ambiente naturale, che percorre i sentieri delle Alte Vie 1 e 2 della Valle d’Aosta, con partenza ed arrivo nel Comune di Courmayeur. Si sviluppa su un percorso di circa 330 km, con dislivello positivo di circa 24.000 metri, e attraversa il territorio di 34 Comuni. La gara si svolge in una sola tappa, a velocità libera, in un tempo limitato di massimo 150 ore, in regime di semi-autosufficienza. Il Tot Dret è una corsa a piedi in ambiente naturale, che percor-

Figura 1 – Scorte alimentari dei runner e tag RFID con codice alfanumerico progressivo.

re i sentieri dell’Alta Via 1 della Valle d’Aosta, con partenza da Gressoney-Saint-Jean e arrivo nel Comune di Courmayeur. Percorso di circa 130 km con dislivello positivo di circa 12.000 m. Sul percorso sono presenti punti di ristoro ogni 7/10 km e un’unica “base vita” a Ollomont. La gara si svolge in una sola tappa, velocità libera, in un tempo limitato, in regime di semi-autosufficienza. Per monitorare gli abbandoni, si è pensato di utilizzare la tecnologia RFID già ampiamente collaudata nel settore rifiuti, con particolare riferimento al monitoraggio degli svuotamenti dei contenitori o al numero di sacchi utilizzati per la raccolta nell’ottica di applicazione della tariffa puntuale. Accanto a un monitoraggio puntuale degli abbandoni nel Tot Dret, nelle prime due tappe (circa 100 chilometri) del Tor des Géants due atleti – Roberto Cavallo e Roberto Menicucci, testimonial ambientali – hanno raccolto i rifiuti individuati sui sentieri e sul percorso, così da avere una valutazione qualitativa.

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Figura 2 – L’applicazione dei tag sulle scorte alimentari degli atleti sperimentatori.

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Scienza & Inquinamento Successivamente, con una laser gun, sono stati associati ai tag i

tamente imputabili alla competizione e quelli la cui relazione con

riferimenti dell’atleta e il numero di pettorale. È stata così creata

la corsa non è appurabile con certezza.

una base dati anagrafica, che abbinava i codici dei tag alle scorte

Gli elementi di distinzione tra i due macrogruppi sono stati i seguenti:

alimentari alla lista degli atleti. Nel corso delle operazioni tecniche, un commissario di gara ha spiegato agli atleti in cosa consisteva la sperimentazione e ha mostrato il contenitore specificatamente predisposto per la raccolta delle confezioni usate. È stato anche chiesto agli atleti che, nel caso di non consumo di tutte o parte delle scorte, provvedessero a fotografare le confezioni e il tag e ad inviare la fotografia agli organizzatori, così da garantire la completa tracciabilità. Sono stati predisposti dei contenitori dedicati – di colore rosa in modo tale da essere facilmente distinguibili – nel punto ristoro di Valtournenche e nella base vita di Ollomont oltre che all’arrivo a Courmayeur ed è stato chiesto

■■ tipologia di rifiuto: tipicamente imputabili ai runner risultano gli imballaggi di integratori alimentari, sostanze energizzanti, soluzioni saline e farmaci antiinfiammatori e antidolorifici; in generale qualsiasi imballaggio di prodotti specifici per un consumo sotto sforzo e per un’assunzione rapida. ■■ livello di degradazione: i concorrenti al Tor si sono liberati dei rifiuti poche ore/minuti prima del transito dei testimonial ambientali, di conseguenza le confezioni non sono ancora state interessate da processi di scolorimento e decomposizione né da interramento dovuto a precipitazioni.

agli atleti di disfarsi delle confezioni solo in quei contenitori. Un team di 20 eco-scope, denominate Wastebusters, contraddistinti da specifiche magliette, ha ripercorso i 130 km di sentieri dopo il passaggio degli atleti, per recuperare i rifiuti abbandonati.

Figura 3 – Una parte dei Wastebusters con i due atleti testimonial e l’assessore regionale all’ambiente della Valle d’Aosta Fabrizio Roscio, all’arrivo di Courmayeur. I Wastebusters erano muniti di lettori di tag (dispositivi forniti da Eurosintex srl, per lettura RFID UHF 868 MHz e sistema di geolocalizzazione GPS), così da rilevare eventuali abbandoni delle confezioni munite di RFID. Nei ristori di Valtournenche, nella base vita di Ollomont e all’arrivo sono stati svuotati i contenitori rosa e letti i tag. Al fine di rilevare e geolocalizzare i rifiuti abbandonati dagli atleti non “sperimentatori”, sono stati utilizzati tag denominati “civetta”. I dati acquisiti dai dispositivi di lettura (data, ora, iden-

Figura 4 – La suddivisone tra le due macrocategorie. Allineati nella metà in alto gli imballaggi certamente abbandonati da concorrenti al Tor des Géants; in basso i rifiuti la cui corrispondenza con la competizione non è sicura o è da escludersi. Le macrocategorie sono state ulteriormente suddivise per tipologia di prodotto: 1. imballaggi di barrette energetiche e snack ad alto contenuto nutritivo; 2. imballaggi di farmaci, ricostituenti, compresse alla caffeina; 3. imballaggi di gel e liquidi alimentari: incarti di succhi di frutta, bibite saline ed elettrolitiche, bibite energizzanti e stimolanti, gel zuccherini, miele.

tificativo Wastebuster, codice tag e coordinate) sono stati quindi

Queste prime categorie compongono il macrogruppo diretta-

trasmessi a un applicativo dedicato per “l’elaborazione dei dati”.

mente riconducibile all’impatto della competizione, mentre le

Il monitoraggio degli abbandoni nel corso del Tor des Géants L’intento del monitoraggio era quello di quantificare l’impatto della manifestazione sportiva in termini di abbandono dei rifiuti

due successive non sono state assegnate: 4. rifiuti misti che con molta probabilità non sono imputabili alla gara (a destra in basso nella Figura 4);

lungo il percorso della stessa, sia in qualità che in quantità. Si

5. rifiuti misti che potrebbero essere imputabili alla gara (incarti

è dunque provveduto a trasportare i rifiuti raccolti nella sede di

di caramelle, cioccolatini), ma non con certezza e rifiuti di pic-

ERICA per provvedere a una loro caratterizzazione analitica.

colissima dimensione per i quali è difficile una classificazione

La prima separazione ha permesso la distinzione tra i rifiuti diret-

nelle precedenti categorie (a sinistra in basso nella Figura 4).

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Risultati La sperimentazione della tecnologia RFID al Tot Dret Sono stati applicati complessivamente 191 tag sulle scorte alimentari dei 31 atleti “sperimentatori”. Di questi, hanno terminato il percorso di gara in 6, mentre in 25 si sono ritirati durante il tragitto. Nella seguente tabella sono riportati il numero delle letture degli imballaggi con tag effettuati nei contenitori rosa dedicati: Mastello rosa dedicato

Numero di letture tag

Punto ristoro di Valtournenche

31

Base vita di Ollomont

13

Arrivo – Courmayeur

29

Totale

73

Figura 5 – Estratto cartografico della distribuzione georeferenziata degli abbandoni rilevati mediante i tag “civetta” in una parte del tragitto di gara. materiale all’équipe di assistenza. I rifiuti raccolti dai due atleti

Complessivamente sono stati rilevati 73 tag nei contenitori dedi-

nei primi 100 chilometri della gara, in alcuni casi opportunamen-

cati di colore rosa, rispetto ai 191 complessivi. I restanti 118 tag

te ripuliti da residui terrosi, pesavano complessivamente 365

sono stati così ripartiti:

grammi. La composizione per tipologia è la seguente:

Tag non presenti nei mastelli rosa

Classificazione dei rifiuti

Quantità (kg)

Quantità (% sul tot.)

Composizione

1

Imballaggi barrette e snack

0,056

15%

100% plastica

2

Imballaggi farmaci e compresse

0,040

11%

100% plastica

3

Imballaggi gel/ liquidi alimentari

0,095

26%

100% plastica

4

Rifiuti non derivanti dalla gara

0,099

27%

50% plastica 50% non riciclabile

5

Rifiuti non imputabili alla gara con certezza

0,075

21%

80% plastica 20% non riciclabile

Totale

0,365

100%

82% plastica 18% non riciclabile

Numero

Rilevati lungo il percorso

1

Trasmessi mediante fotografia

111

Non rilevati

6

Totale

118

Solo 1 dei 191 tag applicati è stato ritrovato e letto dai Wastebusters lungo il percorso di gara: si è tuttavia rivelato un abbandono inconsapevole da parte dell’atleta “sperimentatore”, poiché il prodotto non era stato consumato. È stato possibile risalire a 111 scorte alimentari non consumate mediante l’invio di una fotografia da parte degli atleti sperimentatori, arrivati o non arrivati al traguardo. Non sono invece stati rilevati 6 dei 191 tag applicati. Le motivazioni possono essere ricondotte a: ■■ mancata trasmissione di scorte non utilizzate mediante fotografia; ■■ mancato conferimento dell’imballaggio nei contenitori rosa dedicati; ■■ abbandono lungo il tragitto non rilevato dai Wastebusters. Il numero di abbandoni dei rifiuti (da parte degli atleti “non sperimentatori”) rilevato mediante i tag “civetta” lungo il tragitto di gara dai Wastebusters, è stato pari a 67. Di questi, 66 sono stati geolocalizzati, acquisendo le coordinate del punto di rilievo, mentre di un rifiuto abbandonato non si sono registrate le coordinate per problemi di funzionamento del sistema GPS.

Occorre considerare che gli atleti non hanno raccolto i fazzoletti di carta, che pur erano molto numerosi. Ne risulta che al passaggio degli atleti, i quali transitavano attorno a metà della classifica generale, poco più della metà (il 52%) della quantità in peso dei rifiuti raccolti sul tracciato del Tor des Géants è dovuta agli abbandoni degli stessi partecipanti alla competizione. Per una stima più accurata potrebbe essere utile proporzionare questa quantità di rifiuti imputabile alla manifestazione con la posizione degli atleti testimonial ambientali durante la corsa, dal momento che alle loro spalle è verosimile che gli altri runner abbiano anch’essi abbandonato rifiuti lungo il percorso. Dei materiali raccolti la stragrande maggioranza (82%) è plastica riciclabile, ricadente nella famiglia degli imballaggi. Oltre il 90% in peso del materiale raccolto è integro, mentre meno

Il monitoraggio degli abbandoni nel corso del Tor des Géants

del 10% in peso è riconducibile a frammenti o linguette o parti di

Nelle prime due tappe, ovvero lungo i primi 100 km del Tor des

imballaggio. Il 10% in peso circa è rappresentato da confezioni anco-

Géants edizione 2017, due atleti, Roberto Cavallo e Roberto

ra integre con il proprio contenuto, il che lascia presumere una perdita

Menicucci, hanno raccolto i rifiuti individuati lungo il tracciato

accidentale o involontaria; mentre il restante 90% è chiaramente de-

di gara. Gli atleti erano dotati di una retina portarifiuti che a ogni

rivante da gesto volontario di abbandono. Facendo un’analisi croma-

ristoro (mediamente ogni 10 chilometri) svuotavano, lasciando il

tica dei materiali raccolti, considerando la prevalenza del colore circa

5/2017

11


Scienza & Inquinamento zione dentro il proprio zaino, con il rischio molto elevato di caduta accidentale soprattutto delle linguette strappate. L’utilizzo della tecnologia RFID pare essere un ottimo strumento per controllare gli atleti e gli eventuali abbandoni di rifiuti nel corso della gara. Questo permetterebbe l’applicazione del regolamento e dunque la facilità del rispetto dello stesso. La tecnologia può essere adottata se il regolamento prevede l’obbligatorietà delle scorte alimentari senza possibilità di reintegro esterno nel corso della gara stessa; in caso contrario sarebbe difficilmente applicabile. Resta da verificare il costo complessivo nel caso di utilizzo su tutti gli atleti in gara, anche se pare fin d’ora ampiamente giustificabile e ammortizzabile all’interno delle quote di iscrizione degli atleti, anche come contributo al rispetto dell’ambiente attraversato. La presente analisi è stata condotta nell’ambito del progetto EcoloTor realizzato da ERICA Soc. Coop. in collaborazione con VdA Trailers, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e della Regione Autonoma Valle d’Aosta – Assessorato alle attività produttive, energia, politiche del lavoro e ambiente e con il sostegno di Eurosintex S.r.l., Valeco S.p.A., CONAI, Comieco, Ricrea, DeVizia Transfer S.p.A., oltre al partenariato tecnico di EcoZema, L’Artistica Savigliano, Lucart e Sial S.r.l.

Figura 6 – Un’atleta “sperimentatrice” fotografata all’arrivo, con in mano il contenitore rosa dedicato per il conferimento dei rifiuti. un terzo (34,4%) dei materiali raccolti ha una prevalenza nel campo del giallo-arancione, mentre circa il 30% ha una prevalenza di viola-rosso; la restante parte va da un cromatismo riferibile al blu a colori scuri o plastica trasparente. A livello dimensionale oltre il 70% dei materiali raccolti ha dimensioni superiori ai 5 cm di lunghezza o larghezza, mentre il 30% ha dimensioni sensibilmente inferiori ai 3 cm.

Conclusioni La conclusione principale è che nonostante sia stata monitorata una gara che si svolge in ambiente vulnerabile, alpino, attraverso un Parco Nazionale e diverse altre aree protette, partecipata da atleti sensibili ai temi ambientali, le quantità di rifiuti abbandonati sono considerevoli. I colori utilizzati dai produttori per confezionare prodotti destinati alle manifestazioni sportive, probabilmente anche per evidenti ragioni di marketing, richiamano i colori della flora spontanea (giallo, viola, rosso) il che, soprattutto per i frammenti più piccoli, non permette una distinzione da parte della fauna domestica e selvatica che se ne ciba, entrando così subito nella catena alimentare e rischiando di accumularsi nel latte e nei suoi derivati. La leggerezza delle confezioni facilita il trasporto da parte di eventi atmosferici come vento, pioggia, neve (frequenti in area alpina), con una rapida fluitazione verso i corsi d’acqua principali. La progettazione “a strappo” della maggior parte delle confezioni non permette agli atleti di riporre facilmente la confe-

12

Note [1] http://slowfish.slowfood.it/nuovi-contaminanti-minacciano-nostri-mari-punto-la/

Bibliografia ■■ Ghiringhelli G., 2015 – “Il littering e abbandono rifiuti” – L’Ambiente 2/2015, Ranieri Editore, Milano ■■ Ghiringhelli G., 2012 – “L’abbandono di rifiuti e il littering. Strumenti per conoscere il fenomeno e contrastarlo”, pagine 172, ISBN: 97888-6627-091-1 – Freebook Edizioni Ambiente, Milano ■■ UNEP/Map – UNEA “Valutazione della spazzatura marina nel Mediterraneo”, 2015 ■■ Legambiente, 2016 – “Il fenomeno del marine e lake litter in Italia”​ ■■ Alcaro L. (a cura di), 2014 – “MARLISCO: Marine Litter in European Seas: Social Awareness and Co-Responsibility – Rifiuti solidi in mare (Marine Litter): problemi e possibili soluzioni” ■■ Borgogno F., 2017 – “Un mare di plastica. Gli sconvolgenti risultati di una missione scientifica attraverso il passaggio a Nord Ovest”, Nutrimenti Edizioni, collana Igloo, pagine 144, EAN: 9788865945162 ■■ World Economic Forum and Ellen MacArthur Foundation, “The New Plastics Economy: Rethinking the Future of Plastics”, 19 gennaio 2016 ■■ Moore C., Phillips C., 2011 – “Plastic Ocean: How a Sea Captain’s Chance Discovery Launched a Determined Quest to Save the Oceans” (Hardcover and Paperback; Avery, 2012 with added chapter) ■■ Tyree C., Morrison D., 2017 – “Invisibles: The Plastic Inside Us”, in http://lab.gruppoespresso.it/repubblica/2017/ambiente/inquinamento_plastica_acqua/ a cura di Fazio Galimberti ■■ AA.VV., 2011 – “Scripps Study Finds Plastic in Nine Percent of ‘Garbage Patch’ Fishes” ■■ AA.VV., 2012 – “Scripps Study on Plastic Trash Altering Ocean Habitats” ■■ http://life-smile.eu ■■ https://www.spiritotrail.it/io-non-getto-i-miei-rifiuti ■■ http://www.tordesgeants.it/it/news/tor-des-geants-®-e-tot-dret2017-raccolta-differenziata-da-record-86 ■■ https://it.wikipedia.org/wiki/Keep_Clean_And_Run

5/2017


SEPARIAMO DI TUTTO


Scienza & Inquinamento Gli indici climatici per la caratterizzazione geoambientale della conca barese Luigi Fanizzi, Ecoacque® – Email: info@ecoacque.it

Il territorio dell’altopiano carsico delle Murge, situato nella Puglia

Di seguito si riportano, pertanto, le caratteristiche della stazio-

centrale, è compreso, in gran parte, nella Città metropolitana di

ne meteorologica di Bari-Palese (sita nell’entroterra della Città

Bari e la Provincia BAT (Barletta-Andria-Trani) e fa parte, preci-

metropolitana di Bari e gestita da ENAV), ed i dati climatologici

samente dal 2004, del Parco Nazionale dell’Alta Murgia (Sede in

storici (medie climatiche ufficiali), dal 1971 al 2000.

Gravina di Puglia). Il clima, di detta subregione pugliese è, tipicamente, mediterraneo: le zone, costiere e pianeggianti, hanno estati calde, ventilate e secche, con vento, a carattere di brezza,

CARATTERISTICHE STAZIONE METEOROLOGICA Stazione meteorologica

Bari-Palese

Provincia

BA

Altitudine [m s.l.m.m.]

44,00

di carattere esclusivamente piovoso (F. Macchia et al., 2000). In

Latitudine N

41°,1330

questo quadro, fortemente influenzato dall’assetto geomorfolo-

Longitudine E

16°,7500

proveniente prevalentemente da ovest (vmedia annua = 3,5 m/s), con inverni, solitamente, miti e piovosi. Le precipitazioni, concentrate durante l’autunno inoltrato e l’inverno, sono scarse e, per lo più,

gico locale, si inserisce questo studio volto a definire, attraverso alcuni indici climatici, le caratteristiche della climatologia di dettaglio, di questo altopiano pugliese, con particolare riguardo alla cosiddetta zona morfologica della Conca Barese. Per il sito

MEDIE CLIMATICHE UFFICIALI – DATI CLIMATOLOGICI: 1971 ÷ 2000 [°C]

Gen

Feb

Mar

Apr

Mag

Giu

Lug

Ago

Set

Ott

Nov

Dic

Temperature medie

8,75 8,85 10,65 13,30 17,85 21,75 24,25 24,30 21,10 17,05 12,70 10,05

Massime medie

12,60 12,90 15,00 18,00 22,60 26,80 29,20 29,20 25,90 21,50 16,80 13,90

Minime medie

4,90 4,80 6,30 8,60 12,90 16,70 19,30 19,40 16,30 12,60 8,60 6,20

ci. I dati climatici analizzati, giornalieri medi mensili (termometrici

Massime estreme

24,00 24,00 27,20 32,60 39,10 41,40 43,40 44,80 39,00 35,20 6,80 23,00

e pluviometrici), si riferiscono a serie storiche, di durata trenten-

Minime estreme

–5,90 –3,00 –2,40 0,00 5,30 7,60 12,80 12,80 8,40 4,00 0,00 –1,60

in questione, sono stati elaborati gli indici ed i diagrammi climatici (cd climogrammi), secondo la nuova normativa UNI 103491:2016, che fornisce i dati climatici convenzionali necessari per la progettazione e la verifica sia degli edifici sia degli impianti tecni-

nale, della Stazione meteorologica di Bari-Palese. Dai dati, sono

[mm]

Gen

Feb

Mar

Apr

Mag

Giu

Lug

Ago

Set

Ott

Nov

Dic

stati ricavati, quindi, indici climatici che più, appropriatamente,

Precipitazioni

53

64

42

40

35

23

25

30

60

61

73

54

descrivono l’assetto geoambientale del paesaggio investigato: ■■ Indice di continentalità igrica di Gams; ■■ Indice di Fournier;

Temperatura massima annuale [°C]

44,80

■■ Evaporazione idrologica media annua di Keller;

Temperatura media annuale [°C]

15,88

■■ Evaporazione idrologica media mensile di Visentini;

Temperatura minima annuale [°C]

–5,90

■■ Pluviofattori di Lang;

Precipitazione media annuale [mm]

560,00

■■ Mensilità aride (secondo: Koppen e Gaussen); ■■ Indice di De Martonne; ■■ Indice di De Martonne-Gottmann; ■■ Indice di aridità di Crowther; ■■ Indice bioclimatico di J.L. Vernet; ■■ Indice FAO; ■■ Quoziente pluviometrico di Emberg; ■■ Indici di Rivas Martínez; ■■ Indici di Mitrakos;

Per quanto attiene gli indici climatici, si riportano, di seguito, i più interessanti per l’Ingegneria Naturalistica (A. Russi, 2001; F. Bazzurro et al., 2003): 1) Indice di continentalità igrica di Gams: IG = arccotg

= arccotg (560/44) = arctang (44/560) = 4°,49

■■ Indice di Amman;

con:

■■ Indice di Angot;

P = precipitazioni medie annue [mm];

■■ Indici Ombrotermici (annuale ed estivo) di Rivas Martínez.

H = quota altimetrica della stazione meteorologica [m s.l.m.m.].

14

5/2017


l’Ambiente v Rapporto tra Indice (espresso in gradi sessagesimali) e Zona climatica:

v Rapporto tra Indice e Zona climatica: > 5,00: Vegetazione arborea;

0° ÷ 5°: Zone litoranee (Zona delle Comunità: Psammofile in

dune/Alofite in scogliere);

44 ÷ 52: Zone sublitoranee;

1,00 ÷ 2,00: Vegetazione pratense;

5° ÷ 15°: Zone sublitoranee (Zona dei Querceti misti);

53 ÷ 64: Zone collinari;

0,50 ÷ 1,00: Vegetazione steppica;

15° ÷ 30°: Zone collinari (Zona del Faggio);

> 65: Zone montane.

< 0,50: Vegetazione desertica.

30°÷ 50°: Zone pedemontane e montane;

25 ÷ 43: Zone litoranee;

2,00 ÷ 4,00: Vegetazione macchiatica;

L. Susmel (1988):

50°÷ 90°: Zone alpine.

L = 60 ÷ 90 (Lauretum); L = 90 ÷ 135 (Castanetum); 2) Indice di Fournier: IF =

L = 135 ÷ 190 (Fagetum); L > 190 (Picetum) = (5329/560) = 9,52

o modificato da Arnold (1980): IFA =

6) Mensilità aride di Köppen: = 51,99

con: pimax = precipitazione media del mese più piovoso [mm]; pi = precipitazione media di ognuno dei dodici mesi dell’anno [mm]; P = precipitazione media annuale [mm].

MiK = pi < 30 = giugno – luglio con: pi = precipitazioni medie mensili [mm]. 7) Mensilità aride di Gaussen: MiG = pi < 2 · ti = maggio – giugno – luglio – agosto

v Rapporto tra Indice e Classe di aggressività climatica (capacità erosiva delle piogge; Scrizi et al., 2006):

con: pi = precipitazioni medie mensili [mm].

> 160: Classe alta;

ti = temperature medie mensili [°C].

160 ÷ 120: Classe medio alta; 120 ÷ 90: Classe media;

8) Indice di aridità di Martonne:

90 ÷ 60: Classe medio bassa;

IaM =

< 60: Classe bassa. 3) Evaporazione idrologica media annua di Keller: EIK = (0,1160 · P) + 460 = (0,1160 · 560) + 460 = 524,96 [mm] con:

= (560/25,88) = 21,64

con: P = precipitazione media annuale [mm]. T = temperatura media annuale [°C]. v Rapporto tra Indice e Zona climatica:

P = Precipitazione media annuale [mm].

< 5: Zone desertiche (irrigazione indispensabile); 4) Evaporazione idrologica media mensile di Visentini: EIV = 2,25 · (T)1,50 = 2,25 · 15,881,50 = 142,38 [mm]

5 ÷ 15: Zone litoranee e sublitoranee (irrigazione indispensabile); 15 ÷ 20: Zone collinari (irrigazione indispensabile o utile); 20 ÷ 30: Zone pedemontane (irrigazione spesso utile);

con:

> 30: Zone montane ed alpine (irrigazione non richiesta);

T = temperatura media annuale [°C]; P = precipitazione media annuale [°C].

9) Indice di aridità di Martonne e Gottmann:

v Rapporto tra Indice e Tasso evaporativo climatico: < 100 [mm]: Basso;

IaM =

= (21,64 + 12,69)/2 = 17,16

con:

100 [mm] ÷ 150 [mm]: Medio; > 150 [mm]: Alto.

pi = precipitazioni medie del mese più arido [mm].

5) Pluviofattori di Lang:

P = precipitazione media annuale [mm];

IL =

= 560/15,88 = 35,26  e  IL’ =

con:

T = temperatura media annuale [°C];

= 560/158,80 = 3,53

ti = temperature medie del mese più arido [°C]. v Rapporto tra Indice e Zona climatica (vegetazione):

P = precipitazioni medie annue [mm];

< 5: Deserto (vegetazione scarsa o assente);

T = temperatura media annua [°C].

5 ÷ 10: Steppa (graminacee ed arbusti);

5/2017

15


Scienza & Inquinamento 10 ÷ 20: Zone semiaride (praterie);

con:

20 ÷ 30: Zone temperate calde (macchia mediterranea a carrubo

P = Precipitazione media annuale [mm];

ed olivastro);

ETPi = n · 0,0023 · (ti +17,80) · (timax – timin)0,50 · Re [mm/mese]

30 ÷ 40: Zone temperate umide (foreste di durilignosae);

Evaporazione mensile di Hargreaves;

> 40: Zone umide (foreste di aestilignosae).

n = numero dei giorni del mese [d]; timax = temperatura media massima mensile [°C];

10) Indice di aridità di Crowther:

timin = temperatura media minima mensile [°C]; ti = temperatura media mensile [°C];

IaC = 0,10 · P – 3,30 · T = 56 – 52,40 = 3,60

Re = radiazione extraterrestre (in assenza di atmosfera)[mm/d].

con: P = precipitazione media annuale [mm]; T = temperatura media annuale [°C]. v Rapporto tra Indice e Zona climatica:

Latitudine N

Gen

Feb

Mar

Set

Ott

Nov

40°

6,4

8,6

11,4 14,3 16,4 17,3 16,7 15,2 12,5

9,6

7

5,7

39°

6,7

8,8

11,6 14,4 16,4 17,3 16,7 15,2 12,7

9,8

7,3

5,9

38°

6,9

9

11,8 14,5 16,4 17,2 16,7 15,3 12,8

10

7,5

6,1

< −30: Zona desertica o limitrofa;

Apr

Mag

Giu

Lug

Ago

Dic

Radiazione solare extra atmosferica Re [mm/giorno]

−30 ÷ −15: Zona semiarida (irrigazione necessaria e continua);

in funzione della latitudine.

0 ÷ 15: Modeste condizioni di umidità (irrigazione opportuna); 15 ÷ 40: Zone con apprezzabile acqua di scorrimento (irrigazione stagionale); > 40: Zone umide (autosufficienza idrica).

v Rapporto tra Indice e Zona climatica: < 0,05: Clima iperarido; 0,05 ÷ 0,20: Clima arido;

11) Indice bioclimatico di J.L. Vernet:

0,20 ÷ 0,50: Clima semiarido; IbV = 100 ·

=

100 · [(64,67 − 26,00)/560] · (24,30/78) = 2,15 > 1

0,50 ÷ 0,65: Clima subumido secco; 0,65 ÷ 0,75: Clima umido; > 0,75: Nessun rischio di desertificazione.

con: pimax = precipitazioni medie della stagione (autunnale: settembre

13) Quoziente pluviometrico di Emberger:

÷ novembre) più piovosa [mm]; pimin = precipitazioni medie della stagione (estiva: giugno ÷ ago-

QE =

= 2000 · 560/(302,352 – 277,952) = 79,10

sto) meno piovosa [mm]; P = precipitazione media annuale [mm];

con:

timax = temperatura media massima (mese più caldo) estiva [°C];

P = Precipitazione media annuale [mm];

Pe = precipitazioni medie estive (giugno ÷ agosto)[mm].

timax = temperatura media mensile massima del mese più caldo

timin = temperatura media minima (mese più freddo) invernale [°C]

[°k = °C + 273,15];

Fattore di continentalità correttivo (J.L. Vernet e P. Vernet):

[°k = °C + 273,15].

FcV = 100 ·

v Rapporto tra Indice e Zona climatica:

= 100 · (24,30 – 8,75)/(8,75 + 20) = 54,09

timin = temperatura media mensile minima del mese più freddo

> 90: Mediterraneo umido; v Rapporto tra Indice e Zona climatica: L’umidità media annua, caratteristica della zona climatica, alla temperatura media annua di ca. 16 °C, risulta essere: > 54,09%: Zona subumida. 80% (a 20 °C): Molto umida; 45% ÷ 55% (a 20 °C): Ottimale; 20% (a 20 °C): Molto secca. 12) Indice di aridità FAO: IaF =

16

= 560/1066,87 = 0,52

90 ÷ 50: Mediterraneo subumido; 50 ÷ 30: Mediterraneo subarido; 30 ÷ 20: Mediterraneo arido; < 20: Mediterraneo desertico (M. Sahariano). Tale rapporto si completa analizzando, contemporaneamente, il valore della temperatura media mensile minima del mese più fredda timin: 4,80 °C > 7: Climi caldi; 0 ÷ 7: Climi freschi; 0 ÷ −5: Climi freddi; < −5: Climi molto freddi.

5/2017


l’Ambiente 14) Indici di continentalità di Rivas Martínez:

16) Indici di stress idrotermici di Mitrakos:

IcRM = timax – timin = 24,30 – 8,75 = 15,98 °C

IiM = 2 · (50 – pi) = stress idrico da aridità (D)

con:

con:

timax = temperatura media del mese più caldo dell’anno [°C];

pi = precipitazioni medie mensili [mm];

timin = temperatura media del mese più freddo dell’anno [°C];

IiM = 100 se pi =0 [mm] e se pi ≥50 [mm] allora IiM = 0. ItM = 8 · (10 – ti) = stress termico da freddo (C)

v Rapporto tra Indice e Zona climatica: con:

0 ÷ 11: Iperoceanico;

ti = temperature medie minime mensili [°C];

11 ÷ 18: Oceanico;

ItM = 0 se ti ≥10 [°C] e se ti ≤ −2,50 [°C] allora ItM = 100.

18 ÷ 21: Semicontinentale; 21 ÷ 28: Subcontinentale;

Gen

Feb

Mar

Apr

Mag

Giu

Lug

Ago

Set

Ott

Nov

Dic

46 ÷ 65: Ipercontinentale.

Precipitazioni medie [mm]

53

64

42

40

35

23

25

30

60

61

73

54

15) Indici di termicità di Rivas Martínez:

Temperature minime [°C]

4,9

4,8

6,3

8,6

8,6

6,2

0

0

16

20

0

0

28 ÷ 46: Continentale;

ItRM = 10 · (T + timax + timin) = 10 · (15,88 + 12,60 + 4,80) = 332,80 [°C] con: timax = temperatura media mensile massima del mese più freddo [°C]; timin = temperatura media mensile minima del mese più freddo [°C]; Quest’indice si completa con il coefficiente di compensazione C, che si calcola nel seguente modo:

IiM indice idrico IiM indice termico

40,8 41,6 29,6 11,2

12,9 16,7 19,3 19,4 16,3 12,6 30

54

50

40

0

0

0

0

0

0

0

0

WCS stress da freddo invernale

= sommatoria degli indici termici dei mesi invernali: (IdicembreM + IgennaioM + IfebbraioM) = 112,8

YCS stress da freddo annuale

= sommatoria degli indici termici dei dodici mesi: S ItM = 164,8

SDS stress da aridità estiva

= sommatoria degli indici idrici dei mesi estivi: (IgiugnoM + IluglioM + IagostoM) = 144

YDS stress da aridità annuale

= sommatoria degli indici idrici dei dodici mesi: S IiM = 210

11,2 30,4

IcRM

fi

C

< 18°

0

C = C0 = 0

18° ÷ 21°

5

C = C1; C1 = f1 · (IcRM – 18) =0

21° ÷ 28°

10

C = C1 + C2; C1 = f1 · (21 – 18) = 15 ; C2 = f2 · (IcRM – 21)

28° ÷ 45°

20

C = C1 + C2 + C3; C1 = 15; C2 = 60; C3 = f3 · (IcRM – 27)

Dalla tabella si può notare come per la zona climatica d’interesse

45° ÷ 65°

30

C = C1 + C2 + C3 + C4; C1 = 15; C2 = 60; C3 = 380; C4 = f4 · (IcRM – 46)

mentre sono presenti valori che evidenziano condizioni ben più

v Rapporto tra Indice e Zona climatica:

manchi un periodo caratterizzato da stress termico da freddo, severe in riferimento a stress idrico da siccità.

ItcRM = ItRM ± C = 334,60 ± 0 17) Indice igrometrico di Amman: v Rapporto tra Indice e Zona climatica (Macro Regioni, Piani ed

IiA = P · T · ΔT–1 = 560 · 15,88 · (24,30 – 8,75)−1 = 571,88

Orizzonti superiori ed inferiori): 580 ÷ 450: Macro Regione mediterranea: P. inframediterraneo; M.R. temperata: 470 ÷ 410: P. infracollinare; 450 ÷ 350: Macro Regione mediterranea: P. oceanico; M.R. temperata: 410 ÷ 300: P. termocollinare; 350 ÷ 210: Macro Regione mediterranea: P. continentale; M.R.

P = precipitazioni medie annuali mensili [mm]; T = temperatura media annuale [°C]; ΔT = escursione termica annuale [°C] = Tmax – Tmin v Rapporto tra Indice e Zona climatica:

temperata: 300 ÷ 160: P. collinare;

> 500: Oceanico temperato;

210 ÷ 80: Macro Regione mediterranea: P. iperoceanico; M.R.

500 ÷ 300: Intermedio;

temperata: 160 ÷ 20: P. montano;

< 300: Continentale.

80 ÷ –40: Macro Regione mediterranea: P. oromediterraneo; M.R. temperata: 20 ÷ −90: P. subalpino; −40 ÷ −90: Macro Regione mediterranea: P. criomediterraneo; M.R. temperata: < −90: P. alpino.

5/2017

18) Indice di continentalità pluviale di Angot: IA =

17


Scienza & Inquinamento I valori risultano avere un minimo estivo (IA = 0,50) e valori elevati, rispetto alla media mensile, in autunno (IA = 1,59) e in inverno (IA = 1,49). Gen

Feb

Mar

Apr

Mag

Giu

Lug

Ago

Set

Ott

Nov

Dic

Precipitazioni medie mensili pi [mm]

53

64

42

40

35

23

25

30

60

61

73

54

Giorni mensili [g]

31

28

31

30

31

30

31

31

30

31

30

31

Precipitazioni medie annue P [mm]

560

560

560

560

560

560

560

560

560

560

560

560

Indice pluviometrico di Angot IA

1,11 1,49 0,88 0,87 0,74 0,50 0,53 0,63 1,30 1,28 1,59 1,14

pi = precipitazioni medie del mese di riferimento[mm]; P = precipitazioni medie annue [mm]; g = massima escursione termica annuale [°C] = TAgosto – TGennaio. v Rapporto tra Indice e Zona climatica: Clima Oceanico o Marittimo: piogge uniformemente distribuite durante l’anno (0,75 ≤ IA ≤ 1,25); Clima Continentale o Solstiziale: piogge che hanno valori estremi (massimi: IA ≥ 1,50 e minimi IA ≤ 0,50) concentrati in estate (giugno ÷ agosto) o in inverno (dicembre ÷ febbraio); Clima Equinoziale: piogge che presentano due massimi (IA ≥ 1,25), uno primaverile (marzo ÷ maggio) e uno autunnale (settembre ÷ novembre). 19) Indice ombrotermico annuale di Rivas Martínez: IoRM =

= 560/190,60 = 2,94

PM = somma delle precipitazioni medie dei mesi con temperatura T > 0° C [mm]; TM = somma delle temperature medie degli stessi mesi [°C]. v Rapporto tra Indice e Zona climatica: ≥ 2,00: Regione temperata; < 1,50: Regione mediterranea. 20) Indice ombrotermico estivo di Rivas Martínez (solo per 1,50 < IoRM < 2,00): IoERM =

= 78/70,30 = 1,11

PE = somma delle precipitazioni medie dei mesi estivi (giugno ÷ agosto) [mm]; TE = somma delle temperature medie dei mesi estivi [°C]. v Rapporto tra Indice e Zona climatica (Macrobioclima): > 2,00: Regione temperata; ≤ 2,00: se durante almeno un mese estivo è pi > 2 · ti Regione mediterranea.

18

Bibliografia [1] F. Macchia, V. Cavallaro, L. Forte e M. Terzi (2000): “Vegetazione e clima della Puglia”, Cahiers Options Mediterranéennes, vol. 53, pages 28-49, Ed. CIHEAM, Bari. [2] Scrinzi G., Gregori E., Giannetti F., Galvan D., Zorn G., Colle G. & Andreanelli M.C. (2006): “Un modello di valutazione della funzionalità protettiva del bosco per la pianificazione forestale: la componente stabilità dei versanti rispetto ai fenomeni franosi superficiali”, vol. 3, Forest@, Ed. SISEF (Società Italiana di Selvicultura ed Ecologia Forestale), Viterbo. [3] AA.VV. a cura di F. Bazzurro (2003): “Manuale tecnico di Ingegneria naturalistica della Provincia di Terni – Applicabilità delle tecniche, limiti e soluzioni”, Ed. Servizio Assetto del Territorio, Terni. [4] A. Russi (2001): “DIACLI”, Software ver. 2.1, Diagrammi Climatici per Windows®, Manuale, Russi Software, Bolzano. [5] C. P. Peguy (1970); “Précis de climatologie”, Ed. Masson, Paris. [6] H. Gaussen e F. Bagnouls (1957): “Les climats biologiques et leur classification”, Annales de Géographie, vol. 66, N. 355, Ed. Armand Colin, Paris. [7] H. Walter e H. Lieth (1960): “Klimadiagramma-Weltatlas”, Ed. G. Fischer Verlag, Jena.

5/2017



Prima di Copertina Eco-Techno: l’evaporazione sottovuoto dal 1984 Nel panorama del trattamento acque industriali, esistono real-

re collaborazioni molto strette con aziende specializzate in al-

tà che hanno saputo reagire alla crisi innovando e sviluppando

tre tecnologie che rispecchiassero il nostro stesso approccio.

soluzioni dove qualità, professionalità e affidabilità sono prero-

Il risultato è ottimo e i nostri clienti possono beneficiare di un

gative fondamentali, evitando di cedere alla competitività legata

supporto a 360° dato esclusivamente da chi detiene il miglior

al risparmio. Abbiamo incontrato Antonio Orlandi, responsabile

prodotto e know-how. Ovviamente a livello consulenziale il ser-

commerciale per l’Italia di Eco-Techno, azienda lombarda fon-

vizio offerto è veramente ampio. Abbiamo implementato il nostro

data nel 1984. La società, inizialmente rivolta a piccole aziende e

ufficio tecnico introducendo nuovo personale qualificato, in gra-

a un mercato confinato a pochi settori applicativi, è oggi uno dei

do di valutare i progetti non solo dal punto di vista dell’applica-

player più significativi di questo settore.

bilità con evaporazione. Riusciamo infatti a fornire soluzioni molto più ampie e articolate, coinvolgendo diversi attori del nostro settore. Sempre a livello di analisi preliminare, l’Azienda è dotata di un laboratorio interno per sviluppare test preliminari e, cosa

Figura 1 – Evaporatore a triplo stadio in costruzione. Come avete impostato il vostro business in questi anni di crisi? Per la verità in passato non ci si preoccupava di impostare una strategia precisa. Come molte altre aziende si puntava per lo più a crescere in termini di fatturato senza però chiedersi come. Una vera e propria strategia, se così possiamo definirla, è stata in-

Figura 2 – Particolare del vessel di un evaporatore con identificazione dei materiali e certificazioni.

trodotta negli ultimi anni. Siamo partiti dalla consapevolezza che progettare e realizzare impianti di evaporazione sottovuoto non è una cosa facile. Potrà sembrare banale ma rispetto ad altre realtà nazionali che hanno puntato sulla differenziazione dell’offerta, proponendo oltre a questi impianti tecnologie complementari, noi ci siamo focalizzati esclusivamente sull’ingegnerizzazione e lo sviluppo di evaporatori e concentratori sottovuoto. Il fatto che oggi veniamo considerati il punto di riferimento del mercato è la conseguenza di un obbiettivo prefissato e di un percorso iniziato anni fa. Una strategia così focalizzata al vostro specifico prodotto, come si pone rispetto alle altre tecnologie del settore? La domanda è perfettamente pertinente. La nostra scelta non ha assolutamente chiuso le porte alle altre tecnologie, anzi. Partendo dalla consapevolezza che, così come noi, esistono numerose eccellenze nel nostro settore, abbiamo deciso di intraprende-

20

Figura 3 – Una fase di progettazione di un evaporatore Eco-Techno a doppio stadio.

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l’Ambiente

Figura 5 – Evaporatore triplo stadio della serie ECO DPM. parte da un progetto su file, sviluppato poi in 3D con la realizzazione automatica della distinta materiali e infine condiviso con la produzione. La condivisione dei progetti è uno dei punti di forza del nostro processo produttivo. Il risultato sono impianti che nonostante la loro unicità derivano da un’esecuzione delle singole parti estremamente precisa e soprattutto facilmente replicabile. Basti penFigura 4 – Rendering 3D di un impianto specifico per reflui salini.

sare che con il livello di precisione ottenuto, siamo in grado di replicare parti di impianti ed eseguire sostituzioni o riparazioni in opera senza bisogno di sopralluoghi preliminari.

di fondamentale importanza, abbiamo una gamma completa di evaporatori pilota per eseguire test interni o presso il cliente, proponendo la medesima tipologia di impianto che si andrà ad offrire. In questo modo siamo in grado di proporre qualcosa che è già stato testato dal cliente stesso, una garanzia senza pari.

Immaginiamo che questo livello di servizio riguardi anche il post-vendita. Teniamo molto a questo aspetto. Vantiamo una vita media dei nostri impianti prossima ai vent’anni. Per questo motivo siamo molto attenti al service. L’azienda è dotata di personale qualifi-

Tornando al vostro business specifico, cosa offrite di nuovo

cato per operare in qualsiasi ambiente e una flotta costituita da

ai clienti di oggi?

tre officine mobili, un mezzo cassonato e un van per gli interventi

Ciò che più mi affascina è vedere ancora oggi la stessa base inge-

“leggeri”. Oltre a garantire la massima rapidità ed efficienza per

gneristica, lo stesso filo conduttore che lega gli impianti odierni con

gli interventi su chiamata, il nostro obbiettivo nei prossimi anni

quelli di più di trent’anni fa. Possiamo definirlo il nostro DNA, che

è quello di implementare ulteriormente la programmazione del-

è rimasto tale in tutto questo tempo. Ovviamente un impianto mo-

le assistenze. Abbiamo valutato attentamente questo aspetto e

derno presenta parecchie differenze rispetto al passato. Pensiamo

riscontrato che per gli impianti che godono del nostro servizio

ai materiali e alla componentistica. Tutti i nostri impianti utilizzano

di manutenzione programmata, le anomalie e i fermi macchina

materiali certificati, che vengono sottoposti a specifici test mentre

accidentali sono praticamente azzerati. Un aspetto che la dice

la componentistica utilizzata è ciò che di meglio offre il mercato. A

lunga sull’importanza di un corretto controllo preventivo.

livello software l’evoluzione è stata ancora più evidente. I nostri evaporatori utilizzano applicativi Siemens e il software

www.eco-techno.it

sviluppato è in grado di integrare l’impianto in contesti molto complessi oltre alla possibilità di dialogare in remoto sia con la nostra sede, offrendo un supporto di teleassistenza sempre attivo, che con la rete aziendale del cliente. Sempre grazie al livello del software e al totale automatismo dei sistemi, i nostri impianti rispondono ai requisiti per l’ottenimento dei benefici fiscali. L’evoluzione forse meno evidente ma più sostanziale, tuttavia, sta nell’ottimizzazione del processo produttivo. Ogni commessa

5/2017

Figura 6 – La flotta service Eco-Techno.

21


Monitoraggio e Telecontrollo della TEMPERATURA UMIDITA’ RELATIVA % SEGNALI DI PROCESSO

Laboratori Analisi, Celle frigorifere Logistica, Termotecnica, ecc.

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Analisi & Strumentazione L’importanza della strumentazione analitica portatile Massimo Albertazzi – Email: massimo.albertazzi@labservice.it

Quando si parla di strumentazione analitica portatile, la prima obie-

definisce la tossicità dei vapori nell’industria petrolchimica come

zione è questa: “Lo strumento avrà la sensibilità richiesta? Sarà af-

un tutto. È quindi essenziale che concentrazioni in ppm di benzene

fidabile?”. Sicuramente la tecnologia ha fatto passi da gigante in

possano essere misurate rapidamente in presenza delle centinaia

questi ultimi anni, soprattutto nella miniaturizzazione elettronica dei

di composti aromatici e alifatici che si incontrano nell’industria.

detector, ma le domande principali per chi opera nel settore devono

Normalmente il benzene veniva controllato usando strumenti rivela-

essere di altro tipo: sono in grado di delimitare l’area contaminata?

tori fotoionizzatori (PID) portatili, muniti di un pre-filtro per benzene.

di identificare rapidamente l’agente inquinante? di risalire alla causa

Nel 2011 Ion Science ha introdotto il Tiger Select, un rivelatore rivolu-

dell’inquinamento prima che i responsabili spariscano?

zionario portatile con due modalità operative per la rapida ricerca del

Se operate nel settore del controllo ambientale, sicuramente avete la

benzene e dei composti aromatici totali TACs. Ion Science, utilizzan-

necessità di strumenti analitici portatili atti a delimitare l’area contami-

do il suo sistema di rivelazione 10.0 electron volt (eV), consente una

nata e identificare i composti presenti in caso di incidente. La tradizio-

lettura TACs immediata, sin dall’accensione dello strumento. A com-

nale strumentazione da laboratorio spesso non è in grado di aiutarvi:

pletare il processo di misura, il Tiger Select continua a mostrare i dati

avreste bisogno di strumentazione portatile, di semplice impiego e di

in tempo reale, assicurando che la lettura finale rappresenti il pieno

grande robustezza da portare sul luogo dell’inquinamento.

valore del reale benzene presente. Le concentrazioni di benzene ven-

Il rivelatore a fotoionizzazione, comunemente chiamato PID, fa

gono mostrate a bassi livelli PPB, fornendo dei dati molto accurati e

parte di quella gamma di strumenti analitici portatili in grado di

affidabili su cui poter contare. Il sensore unico IonPIDTM VOC incor-

determinare i composti organici volatili COV o SOV nei terreni,

pora sia la tecnologia Anticontaminazione che quella Elettrodo-scher-

nelle acque ma soprattutto in aria, con limiti di sensibilità che

mato, in modo da poter estendere le operazioni in ambienti di lavoro.

arrivano a 1 PPB. Il rivelatore a ionizzazione di fiamma, comunemente chiamato FID, è invece in grado di leggere tutti i composti

I rivelatori personali

organici totali, compreso il metano, chiamati TOC.

Quindi, per concludere, come fare uno screening? come monito-

La strumentazione analitica portatile è sempre più diffusa nei la-

rare lo spazio di respirazione di un individuo in tempo reale? La ri-

boratori di analisi e comincia ad imporsi soprattutto in ambito di

sposta è sempre la stessa, è necessario dotarsi di strumentazione

indagini investigative da parte di enti come ARPA, USL, Vigili del

scientifica portatile. Ad esempio per misurare i livelli di composti

Fuoco. Queste strumentazioni, che possono essere trasportate

nocivi ai quali un individuo, uomo o donna, è esposto muovendo-

ovunque, consentono la stessa precisione e la stessa versatilità

si attorno ad un impianto nel corso di una giornata, lo strumento

di uno strumento da banco negli sversamenti, negli incendi dolosi

più indicato è il rivelatore personale CUB (Figura 1). Il nuovo CUB

di immondizia o nelle recenti scoperte di rifiuti pericolosi interrati.

della Ion Science, con la sua lampada ad alta uscita 10,0 eV, for-

Applicazioni in petrolchimica

con una sensibilità mostrata

Un’altra applicazione interessante per questa tipologia di stru-

di parti per miliardo (PPB).

mentazione è l’individuazione in tempo reale dei composti chimi-

Provvedendo ad un accurato

ci aromatici prodotti dagli impianti petrolchimici o nelle raffinerie

monitoraggio di tutto il cam-

di petrolio; queste molecole sono un ostacolo per la produzione

po dei composti aromatici, il

di numerosi importanti materiali, comprendenti colori, detergenti,

Cubtac offre la protezione più

solventi, adesivi, plastica, gomme sintetiche e prodotti farmaceuti-

alta possibile al personale di

ci. I composti aromatici prodotti in questi ambienti – come gli iso-

un impianto, fornendo infor-

meri benzene, toluene e xilene – sono altamente tossici. Il benze-

mazioni su ogni nocivo non-

ne, ad esempio, è un composto chimico industriale critico, che si

ché il livello di esposizione ai

ritrova comunemente nell’industria petrolchimica, estremamente

composti aromatici pericolo-

pericoloso in quanto causa di carcinoma nell’organismo umano.

si, compreso il benzene.

A protezione degli individui sono state emanate leggi in tutto il

Un’altra applicazione impor-

mondo per assicurare che l’esposizione venga tenuta al minimo,

tante nel vasto mondo delle

propriamente a TWA di 0,5 ppm (OSHA). Dato che tale limite di

strumentazioni portatili è l’a-

esposizione è molto basso, la sua sola concentrazione usualmente

nalisi della formaldeide. La

24

nisce monitoraggi continui e allarmi da Composti Aromatici Totali,

Figura 1 – Cubtac, produttore Ion Science UK.

5/2017


l’Ambiente maggior parte della formaldeide prodotta industrialmente è destinata alla fabbricazione di resine termoindurenti polimeriche, laminati plastici, adesivi e schiume isolanti. È utilizzata come intermedio nella sintesi di vari derivati ed agenti chelanti, come solvente industriale, nel ciclo tessile come agente nella concia delle pelli, fissante antipiega, fissante di materie coloranti, addensante per paste di stampa,

Conclusioni La cosa importante è non confondere la strumentazione analitica portatile con i dispositivi di protezione personale. Lo

indurente per pellicole fotografiche, conservante per il legno, colle e

strumento scientifico deve ave-

vernici, solvente per cosmetici e deodoranti. In pratica questa mole-

re come sua peculiarità l’analisi

cola si trova un po’ ovunque. Nelle abitazioni si ritrova prevalente-

della molecola, cioè la ricerca e

mente nei mobili in legno truciolato e compensato, soprattutto quan-

la quantificazione dell’analita, con tutti i limiti del caso ovviamen-

do sono nuovi. Anche l’abbigliamento e le tappezzerie, essendo la

te. I dispositivi di protezione personale, a prescindere dal tipo di

formaldeide utilizzata nelle stampe dei tessuti, possono essere fonti

detector e dalla sensibilità, hanno come principale caratteristica

emissive. Inoltre, c’è da considerare il contributo come sottoprodotto

segnalare il superamento di soglie di allarme preimpostate. A vol-

di processi di combustione, sottovalutato un po’ da tutti. Un esem-

te questa banale distinzione tra tipologie di strumentazione non è

pio? Il fumo di sigaretta, incensi profumanti per la casa, gas alimen-

immediata, in quanto la ricerca di continue tecnologie innovative

tare. Sulla base di queste informazioni, avere uno strumento portatile

sugli strumenti portatili e sui sensori crea confusione negli ope-

con sensibilità adeguata – cioè 1 PPB – che analizza la formaldeide

ratori; confusione che – a volte – si traduce in acquisti sbagliati o

diventa indispensabile. Per tutte queste applicazioni, lo strumento

provoca malintesi con i costruttori di strumentazione; fare chiarez-

migliore riconosciuto dal mercato è il Formaldemeter (Figura 2).

za è il compito di chi lavora e fa consulenza in ambito scientifico.

Figura 2 – Formaldemeter, distribuito da Ion Science Italia.

Imballaggi in acciaio: Italia eccellenza europea con 5,6 milioni di tonnellate avviate al riciclo in 20 anni Il Consorzio RICREA celebra venti anni di attività. Con il convegno “Dall’acciaio all’acciaio: una perfetta storia di economia circolare” fa un bilancio sui risultati raggiunti e guarda alle sfide del futuro Scatole, barattoli, bombolette aerosol, latte, fusti e secchielli, tappi e coperchi: gli imballaggi in acciaio sono da vent’anni protagonisti di un modello virtuoso in cui si riutilizzano continuamente senza creare rifiuti e risparmiando energia, con importanti benefici ambientali e socio-economici. Dal 1997 ad oggi l’Italia ha avviato a riciclo complessivamente 5,6 milioni di tonnellate di imballaggi in acciaio, un quantitativo sufficiente per realizzare le carrozze di un treno lungo da Roma a Parigi composto da 50.700 vagoni, o 56.300 km di binari ferroviari, pari ad oltre il doppio dell’intera linea ferroviaria italiana. Grazie all’acciaio recuperato dagli imballaggi dal 2005 nel nostro Paese si è ottenuto così un risparmio di 3 milioni di tonnellate di materia prima pari al peso di 8 mila Frecciarossa ETR1000 per un valore di 350 milioni di euro, e si sono evitate inoltre 4 milioni di tonnellate di emissioni di gas serra, pari a quelle generate in un anno da circa 1 milione di auto con percorrenza media annua di 20 mila km. I dati del Green Economy Report “Dall’acciaio all’acciaio: una perfetta storia di economia circolare” elaborati dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile sono stati presentati a Milano in occasione del ventennale di RICREA,

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il Consorzio Nazionale per il Recupero e il Riciclo degli Imballaggi in Acciaio. «In 20 anni di attività abbiamo fatto molta strada, e con RICREA in Italia è cresciuto il tasso di avvio a riciclo degli imballaggi in acciaio», ha spiegato Domenico Rinaldini, Presidente RICREA. «Già dal 2002 abbiamo superato l’obiettivo del 50% dell’immesso al consumo fissato dalla direttiva europea per il 2008, e dal 2009 ci siamo attestati su valori superiori al 70%, fino a raggiungere lo scorso anno quota 77,5%. A livello europeo siamo un’eccellenza, e guardiamo al futuro ponendoci nuovi obiettivi, accettando fino in fondo la sfida della Circular Economy». In 20 anni di attività, il Consorzio ha dato vita ad una rete di Convenzioni e Accordi estesi in tutta Italia. Oggi sono attive 376 Convenzioni per un totale di 5.621 Comuni coinvolti, il 70% dei Comuni italiani; nel 2000 le Convenzioni attive erano 163 e i Comuni coinvolti 2.144. È cresciuta anche la quota della popolazione servita, che nel 2016 supera l’80%, ed è migliorata in modo significativo la copertura territoriale, in particolare al Sud: le convenzioni nel 2000 coprivano il 25% dei residenti nelle regioni meridionali, mentre nel 2016 la copertura è arrivata al 72%. www.consorzioricrea.org

25


Impianti per l’abbattimento delle emissioni industriali sia gassose che liquide Olpidürr, in partnership con i propri clienti, offre una tecnologia up-to-date a partire dagli studi di fattibilità attraverso la progettazione, costruzione e assemblaggio dei sistemi, la messa in esercizio, l’addestramento del personale, l’avviamento alla produzione, fino all’assistenza post-vendita per svariati settori quali Printing & Coating, Automotive, Wood, Composite, Pharmaceutical, Petrochemical e Fine Chemical. Partendo dalle specifiche necessità impiantistiche del cliente, è in grado di offrire soluzioni di investimento personalizzate grazie all’azione specifica o coordinata delle sue divisioni: ■■ impianti di trattamento per la protezione dell’ambiente; ■■ impianti di verniciatura; ■■ convogliatori e automazione industriale; ■■ impianti di lavaggio industriale Olpidürr Ecoclean; ■■ servizio assistenza e ricambi.

Figura 1 – Sistema Ecopure® RTO. considerati partner, dato che la maggior parte dei processi industriali interni devono soddisfare elevati standard di sicurezza. Il ri-

L’utilizzo di consolidate metodologie di pianificazione e gestio-

spetto dei limiti di emissione richiede soluzioni specifiche, in quan-

ne del progetto, la qualificazione e l’aggiornamento dei tecnici,

to la composizione delle emissioni non sono omogenee e spesso

la collaborazione con una rete di fornitori collaudata e formata

risultano esplosive, corrosive e con concentrazioni variabili.

negli anni, consente all’azienda di offrire un livello di affidabilità

Tra i progetti di recente realizzazione possiamo indicare quelli re-

e flessibilità ottimale.

alizzati per Erregierre S.p.A., Sifavitor S.r.l. e Derivados Quí­micos

La divisione Clean Technology Systems del Gruppo Dürr è leader

S.A.U. (del gruppo Olon S.p.A.). Questi impianti di trattamento

mondiale nella progettazione e realizzazione di impianti per l’abbat-

emissione sono costituiti da una sezione di pretrattamento, una

timento di V.O.C. presenti sia nelle emissioni gassose che liquide

sezione di post-combustione termico-rigenerativa Ecopure® RTOe

industriali, in particolare nel settore chimico e farmaceutico.

e da una sezione di post-trattamento per la depurazione delle

Le soluzione tecnologiche che Dürr offre per tali applicazioni sono:

emissioni dagli acidi inorganici prodotti per combustione di com-

■■ Ecopure RTO impianto di combustione termico rigenerativa;

posti alogenati organici. La sezione di pre-trattamento è adibita

■■ Ecopure® RCO impianto di combustione catalitico rigenerativa;

all’abbattimento di composti acidi alogenati inorganici quali HCl,

■■ Ecopure TAR impianto di combustione termico recuperativa;

HBr e H2SO4 mediante l’applicazione di uno scrubber a ricircolo

■■ Ecopure® VAR impianto di combustione per streams complessi;

con soluzione basica. La sezione di post-combustione, costituita

■■ Ecopure KAR impianto di combustione catalitica recuperativa;

dall’impianto Ecopure® RTOe, è progettata per operare in ambien-

■■ Ecopure® KPR impianto rotativo di concentrazione dei VOC;

te corrosivo con temperature del flusso d’aria in uscita dal sistema

■■ Ecopure KFA impianto di adsorbimento su carboni attivi.

mediamente basse, inferiori ai 130 °C. Ne consegue che il pro-

®

®

®

®

Dürr con 40 anni di esperienza vanta più di 5.800 realizzazioni in 50 nazioni diverse, in particolare ha realizzato oltre 1.600 Ecopure® RTO, oltre 1.700 Ecopure® TAR, oltre 300 Ecopure® KAR/ RCO, oltre 1.000 Ecopure® KPR e oltre 120 Ecopure® VAR.

Depurazione delle emissioni inquinate nel settore chimico-farmaceutico

cesso di combustione termico richiede un apporto di combustibile molto contenuto, mostrando elevati risparmi energetici per l’operatività del sistema. Sistemi Ecopure® RTO progettati per alte concentrazioni di VOC e per ambienti corrosivi rappresentano la migliore soluzione per le emissioni provenienti da processi produttivi chimico-farmaceutici. La sezione di post-trattamento, costituita da un sistema quench ad acqua e colonna scrubber a ricircolo con soluzione basica, depura l’emissione da composti acidi inorganici,

Le esigenze di gestione e controllo delle emissioni di processo

quali HCl, prodotti durante il processo di combustione.

delle industrie chimiche, petrolchimiche e farmaceutiche sono

La tecnologia di ossidazione termico-rigenerativa rappresen-

complesse. Solo fornitori esperti e certificati dovrebbero essere

ta un’interessante soluzione per la depurazione delle emissioni

26

5/2017


l’Ambiente La Società Olpidürr è una società italiana di engineering ed impiantistica impegnata nella realizzazione di impianti per la verniciatura, il lavaggio industriale e di sistemi di trattamento dell’aria e dell’acqua del gruppo Dürr Systems GmbH di Bietigheim-Bissingen, una delle più importanti aziende del settore. Il know-how, la gamma di prodotti e servizi e la rete mondiale del gruppo Dürr, insieme alla capacità tecnica e propositiva della filiale italiana della Olpidürr, hanno portato la società ad operare non solo in Italia, ma con contratti e commesse ottenute e gestite direttamente in diversi paesi del mondo.

Figura 2 – Impianto di combustione termico-rigenerativa. dell’industria farmaceutica. Limiti di emissioni più restrittivi richiedono soluzioni di alta qualità. Tecnologie semplici non sono in grado di soddisfare i numerosi requisiti richiesti, anche in termini di affidabilità. Sulla base delle proprie diverse tecnologie RTO, Dürr è in grado di personalizzare soluzioni ad alta efficienza energetica e idonee ad operare con emissioni altamente corrosive.

Figura 3 – Sistema Ecopure® RTO.

RISPETTARE L’AMBIENTE RECUPERANDO ENERGIA

Con le tecnologie Dürr il calore residuo dei processi industriali può essere utilizzato in modo efficiente. Depurazione emissioni e sistemi di recupero energia: Dürr è in grado di proporre l’idonea tecnologia.

www.durr-cleantechnology.com


Flygt 3069: oltre 5.000 ore di funzionamento senza interruzione Nella stazione di pompaggio di reflui di via Visan a Malo, un

va N 3069 Flygt grazie appunto al suo motore e alla sua idrauli-

­paese in provincia di Vicenza, è stata installata un’elettropompa

ca ad elevato rendimento e alle caratteristiche anti-intasamento

della nuova serie Flygt 3069.

dovute alla girante N Adattiva progettata per “guidare” eventuali

A causa dei notevoli problemi d’intasamento, nel 2012 si era

solidi contenuti nel fluido verso una particolare scanalatura rica-

deciso di sperimentare questa nuova pompa per ovviare al pro-

vata nel diffusore a cui la girante è accoppiata e permettendo-

blema delle frequenti interruzioni del servizio della stazione di

ne quindi il passaggio verso la mandata senza che si verifichi il

pompaggio dovuto alla notevole quantità di residui solidi conte-

bloccaggio della rotazione.

nuti nei reflui.

A questa eccellente caratteristica anti-intasamento, si aggiunge

Le nuove pompe serie N 3069 sono state espressamente pro-

anche la configurazione Adattiva, ovvero la possibilità della gi-

gettate con la girante N autopulente inintasabile in versione

rante di sollevarsi momentaneamente in modo assiale dalla sua

adattiva, che amplia e migliora ulteriormente la possibilità di

sede per permettere il passaggio di solidi particolarmente volu-

passaggio di corpi solidi grazie all’esclusivo meccanismo che le

minosi; il tutto senza meccanismi (molle, richiami, ecc., che po-

permette di sollevarsi momentaneamente per consentire appun-

trebbero bloccarsi o richiedere specifiche manutenzioni) ma solo

to il passaggio di residui particolarmente “difficili” e poi tornare

per effetto delle forze idrauliche generate dal funzionamento del-

alla normale operatività mantenendo però immutate le proprie

la girante stessa. La sperimentazione ha visto l’apporto attivo di

performance idrauliche. In questo caso Xylem si è dimostrata

Xylem, che oltre a collaborare nella fase progettuale dell’aggior-

disponibile ad installare un prototipo di questa nuova serie di

namento della stazione di pompaggio di via Visan, ha continuato

pompe per un test applicativo che ne potesse provare “sul cam-

a monitorarne ed analizzarne i dati di funzionamento acquisendo

po” le caratteristiche.

interessanti (e soddisfacenti) informazioni.

Tale test era particolarmente probante proprio perché la stazio-

La pompa Flygt N 3069 fa oggi parte della gamma commercia-

ne di pompaggio di via Visan a Malo aveva sempre dato proble-

lizzata da Flygt. La pompa Flygt N 3069 adattiva è la prima della

mi di intasamento delle pompe per l’elevato contenuto di solidi e

gamma al di sotto dei 10 kW: si tratta di una pompa estremamen-

di sostanze abrasive che quel tratto fognario raccoglie. Prima di

te compatta che, messa alla prova, ha dato risultati veramente

decidere per questa sperimentazione si registravano infatti una

lusinghieri sia nell’ambito consumi elettrici, sia nell’affidabilità,

media di tre o quattro arresti per intasamento delle pompe ogni

funzionando senza interruzione e senza problemi per oltre 5000

anno: una frequenza di interruzioni che richiedeva elevati costi di

ore, con oltre dieci avviamenti/giorno; altro elemento critico che

manutenzione ordinaria e straordinaria ed in alcuni casi persino

può dar luogo all’aumento dei costi di gestione.

la sostituzione delle pompe stesse necessari a garantire il servi-

Inoltre, successivamente alla sperimentazione, l’analisi dei dati

zio della stazione.

di funzionamento dopo la sperimentazione ha messo in evidenza

Alto Vicentino Servizi, il gestore della stazione di pompaggio,

anche un incremento della portata, passato da 7,5 litri al secon-

dopo aver valutato sia i risparmi energetici sia quelli dei costi di

do della precedente pompa a 10,5 litri al secondo per la N 3069

gestione, ha scelto di procedere alla sperimentazione della nuo-

con un risparmio energetico nel pompaggio di oltre il 10%.

Figura 1 – Stazione di pompaggio reflui di Malo, provincia di Vicenza.

28

Figura 2 – Nuove pompe serie N 3069, in versione adattiva.

Figure 3 e 4 – Configurazione adattiva della pompa, cioè possibilità della girante di sollevarsi momentaneamente in modo assiale dalla sua sede per permettere il passaggio di solidi voluminosi.

5/2017


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Legislazione & Qualità Disciplina Seveso e impianti di trattamento rifiuti Paolo Zoppellari, Zoppellari Gollini & Associati S.r.l. – Email: paolo.zoppellari@zga.srl

La cosiddetta disciplina Seveso è la normativa di origine comu-

le caratteristiche per cui gli impianti di trattamento/stoccaggio di

nitaria in materia di controllo dei pericoli di incidente rilevante,

rifiuti possano essere assoggettati alla disciplina Seveso.

ovvero di quegli incidenti che possono avere effetti potenzialquale possono aver origine.

Applicabilità della disciplina Seveso agli impianti di trattamento rifiuti

La disciplina è nota con tale nome in relazione all’incidente oc-

La presenza di determinate sostanze pericolose al di sopra di de-

corso il 10 luglio 1976 proprio nei pressi dell’abitato di Seveso,

terminati quantitativi definisce il campo di applicazione della nor-

in Lombardia, quando a causa di un errore nella gestione del

mativa in materia di controllo dei pericoli di incidente rilevante.

sistema di raffreddamento all’interno di uno stabilimento chimi-

I dubbi interpretativi circa la possibile estensione dell’ambito

co, si verificò il rilascio di una nube tossica contenente diossine

applicativo della disciplina Seveso anche al settore dei rifiuti

la cui diffusione interessò i comuni di Meda, Seveso, Cesano

sono stati dovuti in passato principalmente alle differenti dispo-

Maderno e Desio.

sizioni normative relative alla classificazione delle sostanze pe-

La disciplina Seveso dunque trae origine e viene successiva-

ricolose e dei rifiuti pericolosi.

mente modificata a seguito dell’accadimento di alcuni incidenti,

Se la classificazione delle sostanze e preparati pericolosi era

noti alla cronaca in ragione delle gravi conseguenze (per l’ap-

infatti regolata dalla Direttiva 67/548/CEE, per i rifiuti era ne-

punto rilevanti) determinate sulla salute e sicurezza della popo-

cessario fare riferimento all’allegato D alla Parte IV del D.Lgs.

lazione o sull’ambiente.

152/2006, nella versione allora vigente. I criteri di classificazio-

Proprio dall’analisi dei principali incidenti rilevanti accaduti negli

ne dei due riferimenti normativi erano in alcuni casi significati-

anni, la normativa si è evoluta, modificando anche il principio

vamente differenti.

di base che comporta l’applicabilità agli impianti industriali. Se-

Già a seguito dell’emanazione del D.Lgs. 238/2005, di modifica

condo la prima Direttiva “Seveso” n. 82/501/CEE erano solo de-

del D.Lgs. 334/99, venivano fugati quantomeno i dubbi sull’ap-

terminati settori industriali ad essere ritenuti in grado di causare

plicabilità delle norme Seveso agli impianti di gestione di rifiuti

incidenti rilevanti e per questo assoggettati ai relativi adempi-

pericolosi. Decisivo era stato l’inciso aggiunto dal decreto alla

menti normativi. Con l’emanazione della Direttiva 96/82/CE “Se-

nota 1 della tabella di parte 2, allegato 1 al D.Lgs. 334/99. Veniva

veso-bis”, recepita in Italia con il D.Lgs. del 17 agosto 1999, n.

infatti evidenziato che “Per quanto riguarda le sostanze o i pre-

334, è stato invece stabilito che l’applicabilità della normativa

parati che non sono classificati come pericolosi ai sensi di una

fosse da correlare alla presenza di determinate sostanze perico-

delle suddette direttive, ad esempio i rifiuti, ma che si trovano

lose, al di sopra di determinati quantitativi, a prescindere dalle

o possono trovarsi in uno stabilimento e che presentano o pos-

attività svolte su di esse.

sono presentare, nelle condizioni esistenti in detto stabilimento,

La casistica incidentale aveva reso evidente che il pericolo di

proprietà analoghe per quanto riguarda la possibilità di incidenti

incidente rilevante è innanzitutto determinato dalla tipologia di

rilevanti, si seguono le procedure di classificazione provvisoria

sostanza (tossica, infiammabile, ecc.) e dal quantitativo presente

conformemente all’articolo che disciplina la materia nella corri-

in uno stabilimento. Questo approccio è stato confermato con la

spondente direttiva” [NdR: grassetto a cura dell’autore].

Direttiva 2012/18/UE “Seveso-ter”, recepita con il D.Lgs. del 26

Con l’emanazione del Regolamento CLP [1], del Regolamento (UE)

giugno 2015, n. 105, che costituisce il vigente riferimento nor-

n. 1357/2014 [2] e del D.Lgs. 105/2015, recepimento della Direttiva

mativo in materia.

“Seveso-ter”, sono stati definitivamente chiariti i dubbi interpreta-

Dunque, ai fini dell’assoggettamento alla disciplina Seveso di

tivi circa l’applicabilità della normativa in materia di controllo dei

un impianto industriale, è necessario che i quantitativi di de-

pericoli di incidente rilevante al settore dei rifiuti.

terminate sostanze pericolose presenti, anche potenzialmente,

La nota 5 dell’allegato 1 al D.Lgs. 105/2015 indica che “le sostan-

siano maggiori delle relative soglie definite dall’allegato 1 al

ze pericolose che non sono comprese nel regolamento (CE) n.

D.Lgs. 105/2015.

1272/2008, compresi i rifiuti, ma che si trovano o possono tro-

In questi anni molto si è argomentato circa l’applicabilità di tale

varsi in uno stabilimento e che presentano o possono presentare,

disciplina agli impianti del settore della gestione (trattamento)

nelle condizioni esistenti in detto stabilimento, proprietà analoghe

dei rifiuti, ed in tal senso appare ancora opportuno, nonostante

per quanto riguarda la possibilità di incidenti rilevanti, sono prov-

molte evidenze consolidate, descrivere ed illustrare le modalità e

visoriamente assimilate alla categoria o alla sostanza pericolosa

mente dannosi anche al di fuori del perimetro dell’impianto dal

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5/2017


l’Ambiente specificata più simile che ricade nell’ambito di applicazione del

bilimenti di trattamento rifiuti, nei quali possono essere conferiti

presente decreto” [NdR: grassetto a cura dell’autore].

svariati tipi di rifiuti differenti, non sia proponibile eseguire oltre

Tale formulazione non lascia dubbi circa l’applicabilità della nor-

alla classificazione del rifiuto necessaria secondo le norme perti-

ma al settore della gestione dei rifiuti. Il presupposto per rientrare

nenti anche quella secondo il Regolamento CLP. Appare invece

nel campo di applicazione della normativa in esame è però sem-

ragionevole e anche sufficientemente attendibile nell’ambito del-

pre da ricercare nella possibilità di assimilare le sostanze/misce-

le incertezze legate ai rifiuti, utilizzare proficuamente le indicazio-

le pericolose (comprese nel citato allegato 1 del D.Lgs. 105/2015

ni fornite dalla classificazione dei rifiuti svolta per adempiere alle

e classificate secondo il Regolamento CLP) e i rifiuti classificati

norme di riferimento per la loro gestione, quindi ad oggi secondo

come pericolosi (a cui vengono attribuite le caratteristiche di pe-

il Regolamento (UE) n. 1357/2014.

ricolo HP ai sensi del Reg. n. 1357/2014). Dunque devono esse-

Si ricordi inoltre che la composizione del rifiuto è per sua stessa

re presi in considerazione solamente quei rifiuti, principalmente

essenza molto più variabile rispetto a quella delle sostanze/mi-

pericolosi, che possono dar luogo ad evaporazione o a rilasci

scele classificate come pericolose ai sensi del Regolamento CLP,

liquidi di sostanze infiammabili, esplosive, tossiche o comburen-

pertanto risulterebbe oltremodo fuorviante e non rappresentativo

ti, o rilasci di sostanze ecotossiche e che per questo possano

utilizzare un’unica specifica caratterizzazione chimico-fisica, pur

assimilarsi a sostanze e categorie di sostanze pericolose.

eseguita secondo le indicazioni del Regolamento CLP, per atte-

A meno di elucubrazioni più formali che sostanziali circa quell’in-

stare precise caratteristiche di pericolosità di un rifiuto pericolo-

dicazione temporale di “provvisoriamente” inserita nella nota

so. Questo concetto viene rafforzato se si pensa a quanto siano

prima riportata, il nodo fondamentale resta in ogni caso quello

stringenti gli adempimenti per la gestione delle sostanze perico-

costituito dalla necessaria assimilazione dei rifiuti alla categoria

lose indotti dal Regolamento (UE) n. 1907/2006 (cd. Regolamen-

o sostanza pericolosa specifica più simile tra quelle comprese in

to REACH), che prevede modalità di registrazione per le sostanze

allegato 1 del D.Lgs. 105/2015.

che non sarebbero parimenti attuabili nel settore dei rifiuti (prova

Come è facile capire conoscendo i più tipici processi di pro-

ne sia la non applicabilità del Regolamento REACH ai rifiuti).

duzione ed anche classificazione dei rifiuti, l’assimilazione con

Confermato e rafforzato l’approccio già adottato per le verifiche

sostanze specifiche indicate in parte 2 dell’allegato 1 del D.Lgs.

svolte in passato rispetto all’applicabilità del D.Lgs. 334/99 e

105/2015 risulta indubbiamente quella più difficilmente percorri-

s.m.i., è ora necessario dettagliare l’assimilazione delle caratte-

bile, poiché un rifiuto è per sua essenza quasi sempre un miscu-

ristiche di pericolo HP attribuite ai rifiuti ai sensi del Regolamento

glio o una miscela di più componenti differenti.

(UE) n. 1357/2014 alle categorie di sostanze pericolose dell’alle-

Per svolgere considerazioni di carattere generale che permet-

gato 1 del D.Lgs. 105/2015 (riconducibili al Regolamento CLP).

tano effettivamente di comprendere se un impianto di gestione

Un’assimilazione diretta tra categorie di pericolo è divenuta con

rifiuti possa o meno essere soggetto alle norme in parola, è

i recenti mutamenti normativi più complessa rispetto al passato

quindi necessario rivolgersi innanzitutto all’assimilazione tra ri-

poiché le categorie delle sostanze pericolose in allegato 1 del

fiuti e categorie di sostanze pericolose in parte 1 dell’allegato 1

D.Lgs. 105/2015 sono sì riprese dal Regolamento CLP, ma al

del D.Lgs. 105/2015.

contempo declinate in modo specifico con diverse note e non

Il concetto è ben ripreso anche nel “Guidance document on the

sempre attribuite univocamente sulla base delle H di pericolo,

definition and classification of hazardous waste – Draft version from

come invece avveniva in precedenza con le frasi di rischio R. Allo

08 June 2015”

stesso modo anche il Regolamento (UE) n. 1357/2014 ridetermi-

[3]

della Commissione Europea ove, in sezione 2.1.8,

viene evidenziato che la Direttiva Seveso-ter si applica anche ai

na alcune categorie di pericolo in modo significativo.

rifiuti e che tutti gli operatori sono tenuti a definire la classificazione

La tabella frutto dell’analisi dei due riferimenti normativi citati,

dei rifiuti come miscele. Viene inoltre indicato che, ove non sia pos-

nota con la denominazione di “tabella di correlazione” o “tabella

sibile classificare il rifiuto secondo le indicazioni del Regolamento

di transcodifica”, permette di individuare, per le diverse classi di

CLP, possono essere utilizzate altre fonti pertinenti, come l’origine

pericolo HP dei rifiuti, la pertinente categoria di sostanze perico-

del rifiuto, l’esperienza pratica, test sperimentali, modalità di clas-

lose in parte 1 dell’allegato 1 del D.Lgs. 105/2015.

sificazione per il trasporto o modalità di classificazione secondo la

La tabella di correlazione, tuttavia, non può che rappresentare

norma di riferimento per la classificazione dei rifiuti.

solamente il primo strumento di verifica di applicabilità delle nor-

Considerando che le vigenti modalità di classificazione dei rifiuti

me in materia di rischio di incidente rilevante ad uso esplicito del

attingono al Regolamento CLP richiedendo di ricondursi per la

settore dei rifiuti.

classificazione alla presenza nel rifiuto di composti con determi-

Ulteriori valutazioni circa la reale assimilazione tra rifiuti e sostan-

nate indicazioni di pericolo H ai sensi del Regolamento CLP, ma

ze pericolose devono infatti essere approfondite caso per caso, in

non sono comunque esattamente sovrapponibili a quelle indi-

particolare per quelle caratteristiche di pericolo come ad esempio

cate per le miscele nel Regolamento CLP, si ritiene che per sta-

l’infiammabilità HP3, la tossicità specifica per organi bersaglio HP5,

5/2017

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Legislazione & Qualità la tossicità acuta per l’uomo HP6 e la pericolosità per l’ambiente

■■ Predisporre il Piano di Emergenza Interno conforme all’Allegato 4

HP14, per le quali non è possibile identificare univocamente la corre-

■■ Inoltrare notifica ed informazione sui rischi di incidente rile-

lazione tabellare. Non si scende tuttavia nel dettaglio in questa sede.

vante per i cittadini ed i lavoratori di cui agli artt. 13 e 23 ■■ Redigere il Documento che definisce la Politica di Prevenzio-

Categorie ed adempimenti Gli adempimenti normativi cui ottemperare in caso di assoggettamento alla disciplina Seveso dipendono dalla presenza di determinate sostanze e/o miscele pericolose e dalle relative quantità. Gli elenchi delle categorie di pericolosità e delle specifiche sostanze da prendere in considerazione, con i relativi valori di soglia, sono riportati in allegato 1 del D.Lgs. 105/2015, rispettivamente in parte 1 e in parte 2. Esistono due principali soglie, indicate nelle colonne 2 e 3 delle tabelle in allegato 1 al Decreto, secondo cui scaturiscono diversi adempimenti rappresentati principalmente da quanto previsto agli articoli 13 (Notifica), 14 (Politica e Sistema di Gestione della Sicurezza per il controllo dei rischi di incidente rilevante) e 15 (Rapporto di Sicurezza). Gli stabilimenti assoggettati agli obblighi in materia di rischio di incidente rilevante sono suddivisi in: ■■ stabilimenti di soglia inferiore, in cui sono presenti minori quantitativi di sostanze/miscele pericolose, comunque superiori ai valori di soglia di cui alla colonna 2 dell’allegato 1, ma inferiori ai limiti di colonna 3, per i quali sono applicabili gli adempimenti degli artt. 13 e 14; ■■ stabilimenti di soglia superiore, in cui sono presenti maggiori quantitativi di sostanze/miscele pericolose, superiori ai valori soglia di cui alla colonna 3 dell’allegato 1, per i quali sono applicabili gli adempimenti previsti dagli artt. 13, 14 e 15. Nel caso in cui sia verificato il rispetto delle soglie per singole sostanze e categorie di sostanze, al fine di determinare se lo stabilimento sia soggetto o meno alle prescrizioni del Decreto devono essere verificate anche le regole della sommatoria definite dalla nota 4 del citato allegato 1 al D.Lgs. 105/2015. Queste regole vanno utilizzate nello specifico per valutare distintamente i pericoli per la salute, i pericoli fisici e i pericoli per l’ambiente, calcolando la somma dei rapporti tra quantitativi di sostanze pericolose e relative soglie (somma pesata). Se questa somma risulta maggiore di 1, l’impianto ricade nell’ambito di applicazione del Decreto. La formula può essere utilizzata sia per verificare l’assoggettamento alle disposizioni per stabilimenti di soglia inferiore, sia per le disposizioni per stabilimenti di soglia superiore, facendo riferimento o alle soglie definite in colonna 2 o a quelle di colonna 3 delle tabelle di parte 1 e 2 dell’allegato 1. Con riferimento agli adempimenti derivanti dall’applicazione del D.Lgs. 105/2015, può risultare utile elencare di seguito quali obblighi specifici corrispondono alla applicabilità dei diversi articoli. Tutti gli stabilimenti (soglia inferiore e soglia superiore) devono:

ne degli Incidenti Rilevanti e attuare il Sistema di Gestione della Sicurezza conforme all’Allegato B (art. 14) mentre solo agli stabilimenti di soglia superiore si applica l’obbligo di: ■■ Redigere e presentare il Rapporto di Sicurezza.

Incidenti rilevanti in impianti di trattamento rifiuti Se da un lato, come detto, esistono ancora diverse interpretazioni rispetto all’applicabilità della disciplina Seveso agli impianti del settore rifiuti, non vi sono più dubbi sul fatto che in questi impianti possano accadere incidenti che hanno tutte le caratteristiche per essere definiti “rilevanti”, anche secondo le definizioni fissate proprio dalla disciplina Seveso e non solo secondo il “senso comune”. Di seguito una breve elencazione di incidenti avvenuti negli ultimi anni nel settore, a livello nazionale ed europeo. ➢➢ 2005: rilascio di gas tossico da autocisterna contenente rifiuto liquido in impianto di trattamento rifiuti (Germania): 1 morto ➢➢ 2008: esplosione in impianto di trattamento rifiuti in Toscana: 1 morto e un ferito grave ➢➢ 2010: esplosione in un centro di stoccaggio rifiuti in Lombardia: 4 morti e 3 feriti ➢➢ 2013: incendio in un comparto polifunzionale di trattamento rifiuti solidi urbani (Francia): alcuni milioni di euro di danni e chiusura sezioni di impianto per 2 anni ➢➢ 2014: rilascio di nube tossica in impianto di trattamento rifiuti in Veneto: 3 morti e 1 ferito grave ➢➢ 2015: esplosione in impianto di trattamento rifiuti in Friuli: 1 morto e 1 ferito A questo elenco di gravi incidenti vanno aggiunti almeno 2 recentissimi incendi in impianti di trattamento rifiuti speciali (Pomezia e Milano) con formazione e dispersione di nube che, se per fortuna non hanno causato gravi danni alle persone, hanno in ogni caso danneggiato significativamente le strutture degli impianti e generato pericolo ed allarme non solo nella popolazione ma anche nella stampa e nei media a livello nazionale. La definizione di incidente rilevante data dal D.Lgs. 105/2015 (art. 3) richiama eventi come emissioni, incendi, esplosioni, che diano luogo a un pericolo grave, per la salute umana o l’ambiente, e in cui intervengano una o più sostanze pericolose, queste ultime verosimilmente presenti nei rifiuti trattati negli impianti elencati: pare evidente che gli incidenti avvenuti possano ricondursi a questa definizione della norma.

■■ Adottare appropriate misure di sicurezza

Dalla casistica incidentale è anche possibile analizzare le cause

■■ Informare, formare, addestrare ed equipaggiare i lavoratori in

che con maggior frequenza hanno portato ad incidenti nel setto-

accordo all’Appendice 1 – Allegato B

32

re della gestione rifiuti:

5/2017


l’Ambiente ■■ mancanza o mancato rispetto di procedure di lavoro per le

categorie di adempimenti, in funzione dei quantitativi di deter-

fasi di accettazione/omologa rifiuti in ingresso e per le fasi di

minate sostanze pericolose (ovvero rifiuti) presenti negli stabili-

trattamento e stoccaggio;

menti, da confrontare con specifiche soglie. Per le due categorie

■■ errori compiuti nella miscelazione di rifiuti tra loro chimicamente incompatibili;

(stabilimenti di soglia inferiore, stabilimenti di soglia superiore) scaturiscono diversi obblighi cui adempiere.

■■ mancato funzionamento dei presidi di sicurezza;

In conclusione, l’applicabilità della normativa in materia di con-

■■ rotture per usura/danneggiamento di apparecchiature per la

trollo del pericolo di incidenti rilevanti al settore dei rifiuti ha una

movimentazione quali ad esempio le manichette per il carico/

portata decisamente significativa.

scarico dei rifiuti liquidi.

Secondo l’ultimo rapporto sulla produzione di rifiuti speciali elaborato dall’ISPRA (Rapporto Rifiuti Speciali – Edizione 2017), in

Conclusioni

Italia nel triennio 2013-2015 sono prodotte ogni anno circa 8,9

L’applicazione della disciplina Seveso agli impianti di gestione

milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi. Pur escludendo la signifi-

dei rifiuti è stato tema dibattuto ed oggetto di pareri ed interpretazioni di differente orientamento. L’emanazione del D.Lgs. 105/2015, in attuazione della Direttiva 2012/18/UE, ha definitivamente fugato i dubbi interpretativi, stabilendo che la normativa in materia di controllo dei pericoli di incidente rilevante si applica anche agli impianti in cui sono detenute sostanze non classificate secondo il Regolamento CLP, compresi i rifiuti. Per verificare l’assoggettamento di un impianto di gestione rifiuti alla disciplina Seveso è necessario che i quantitativi detenuti di sostanze (rifiuti) in grado di determinare pericoli di incidente rilevante siano maggiori delle relative soglie definite dall’allegato 1 al D.Lgs. 105/2015. Ai fini della verifica risulta dunque fondamentale l’assimilazione dei rifiuti con sostanze specifiche o categorie di sostanze pericolose indicate nell’allegato 1 del D.Lgs. 105/2015. Una prima assimilazione tra rifiuti pericolosi e categorie di sostanze pericolose ai fini Seveso è fornita dalla tabella di correlazione tra le classi di pericolo HP dei rifiuti e la pertinente categoria di sostanze pericolose in parte 1 dell’allegato 1 del D.Lgs. 105/2015. La tabella di correlazione non può tuttavia che rappresentare uno strumento generale per la verifica di applicabilità delle norme in materia di rischio di incidente rilevante ad uso esplicito del settore dei rifiuti. Ulteriori valutazioni circa la reale assimilazione tra rifiuti e sostanze pericolose devono infatti essere approfondite caso per caso, in relazione alle specifiche caratteristiche del rifiuto che possono determinare il pericolo di incidenti rilevanti. L’assoggettamento alla disciplina Seveso prevede due principali

cativa quota di veicoli fuori uso, per i quali pare difficile la possibile assimilazione a sostanze o categorie di sostanze pericolose ai fini Seveso, si tratta comunque in media di circa 7,7 milioni di rifiuti pericolosi prodotti annualmente. Di questi, una parta è certamente costituita da rifiuti con caratteristiche tali da poter determinare il rischio di incidenti rilevanti. Infatti, come dimostra l’analisi storica dei principali eventi incidentali occorsi in impianti di trattamento rifiuti proposta nel presente approfondimento, il settore della gestione rifiuti non è affatto esente dall’accadimento di incidenti rilevanti. Tuttavia, in Italia risultano solo 23 impianti notificati come soggetti alle disposizioni della disciplina Seveso (fonte: ISPRA su dati MATTM al 30/4/2015). Pare in tal senso auspicabile che a fronte dell’ormai acclarata applicabilità della disciplina Seveso agli impianti di trattamento/ stoccaggio dei rifiuti, gli operatori del settore non sottovalutino le opportune ed oltre modo necessarie verifiche di assoggettamento degli impianti stessi agli adempimenti di cui al D.Lgs. 105/2015.

Note [1] Regolamento (CE) n. 1272/2008 relativo alla classificazione, all’etichettatura e all’imballaggio delle sostanze e delle miscele che modifica e abroga le Direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE e che reca modifica al Regolamento (CE) n. 1907/2006, noto come Regolamento CLP. [2] Regolamento (UE) n. 1357/2014 della Commissione, del 18 dicembre 2014, che sostituisce l’allegato III della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive. [3] http://ec.europa.eu/environment/waste/pdf/consult/ Draft%20guidance%20document_09062015.pdf

Caprari roadshow legislazione ambientale: riflessi sulla progettazione e sulla produzione Il convegno Caprari, patrocinato dall’Università degli Studi di Padova e tenutosi presso l’Aula Magna del Dipartimento di Ingegneria Industriale, lo scorso 29 settembre, è stato pensato per sensibilizzare i partecipanti su un tema delicato ed importantissimo: la sostenibilità ambientale. Nel corso della mattina sono stati approfonditi gli aspetti ambientali sui quali il legislatore ha posto l’obbligatorietà, dai Criteri Ambientali Minimi (CAM) al Costo del Ciclo di Vita

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del prodotto dando strumenti pratici con i quali attuare a livello progettuale, produttivo, documentale e contrattuale quanto richiesto. Il Convegno si è concluso con la presentazione di un nuovo prodotto Caprari ecostostenibile: le elettropompe per acque reflue serie K+ Energy. Una giornata utile, quindi, per comprendere una legge articolata (D.L. 50/2016 e successivo Correttivo 56/2017) , dedicata ad un argomento così sentito per il nostro futuro.

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Il Libro La gestione degli impianti di depurazione MBR Coordinatori: Carlo Collivignarelli, Roberto Romano, Mentore Vaccari – Casa Editrice: Maggioli Editore

Il tema è quello della depurazione delle acque, sia civili che industriali, tramite la tecnologia MBR (dall’inglese Membrane Biological Reactor) che in lingua italiana si traduce in “Reattori Biologici a Membrana”. Tecnologicamente il processo consiste nell’abbinamento dei tradizionali processi a biomassa sospesa con i processi di filtrazione su membrana. Sebbene considerata recente, tale tecnologia ha mosso i suoi primi passi negli anni settanta, iniziando a consolidare il suo attuale moderno sviluppo a partire dagli anni ottanta con la realizzazione iniziale di piccoli impianti ad uso sia civile quanto industriale. Oggi la tecnologia si è ben consolidata e trova applicazione in tutto il mondo. Il gruppo di lavoro “Gestione impianti di depurazione” dell’Università di Brescia, coordinato dal prof. Carlo Collivignarelli, sviluppa le argomentazioni di questo volume su una tematica riguardante i processi MBR molto importante e non ancora perfettamente conosciuta, la gestione di siffatti impianti. Ciò a partire dal 2013, e dedicandovi due giornate di studio, nel 2014 e nel 2015. L’intento è quello di mettere a frutto le esperienze gestionali consolidate, evitare un uso improprio della tecnologia e supportarne lo sviluppo. Il volume si articola in quattro sezioni: la prima descrive i processi tecnologici MBR; la seconda, maggiormente informativa, riporta un censimento degli impianti MBR presenti in Italia delineandone le principali caratteristiche tecniche e i benefici e le problematiche posti dallo loro gestione; il terzo capitolo illustra numerose esperienze di conduzione di tali impianti; il quarto propone indicazioni e procedure per l’avviamento e la gestione corretta di tale tipologia impiantistica. Il volume è per gli “addetti ai lavori”, e presenta le caratteristiche di un approfondito e completo “vademecum”. Riesce comunque di interessante lettura anche per chi non appartiene allo specifico settore. Il commento

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• Aspirazione, ventilazione, depurazione aria • Trattamento delle superfici (impianti di verniciatura) • Aspirazione fumi • Scrubber/Filtro umido


Tecnologie Applicate Soluzioni di analisi per l’ottimizzazione dei sistemi di trattamento dei fumi Salvatore Squillaci, Product Manager – Analyzers & Flow Solutions, Sick S.p.A.

Ridurre significativamente le emissioni di inquinanti in aria è ormai

alla reale concentrazione di inquinante in ingresso, con un con-

un obiettivo alla portata di tutti grazie all’utilizzo di combustibili più

sistente risparmio per il gestore dell’impianto. Questo profitto

sostenibili, alla diffusione di sistemi di combustione maggiormen-

sarà direttamente proporzionale alla rapidità delle analisi e alla

te efficienti e all’utilizzo di sistemi di trattamento dei fumi più per-

conseguente regolazione.

formanti. Il risultato, come si può vedere laddove questa politica è

Anche la misura a valle è importante, in quanto consente di ve-

rigorosamente perseguita dalle autorità e dai gestori degli impianti

rificare l’efficienza del processo e, nel caso sempre del sistema

industriali, è una progressiva riduzione del contributo derivante

DeNOx, permette di rilevare se effettivamente è stato raggiunto

dalle emissioni fisse per i principali inquinanti in atmosfera.

il target di abbattimento di NO. Inoltre, segnala la necessità di

In questo procedimento, l’apporto dei sistemi di trattamento è

manutenzioni preventive e monitora un eventuale “slip” di am-

estremamente importante, in quanto consentono di eliminare

moniaca nei fumi in uscita dovuta ad un’eccessiva iniezione di

una quota rilevante delle sostanze inquinanti che vengono pro-

urea o ad un inquinamento/esaurimento del catalizzatore che, se

dotte nei processi di combustione. Nonostante le ricerche più

segnalato e gestito prontamente, permette minori rischi di supe-

innovative sui combustibili e sulle promettenti tecniche di com-

ramenti dei limiti e di inefficienze del sistema.

bustione, senza dei sistemi efficienti di trattamento dei fumi non è ancora possibile raggiungere i target di riduzione necessari ad assicurare un’elevata qualità dell’aria. Non in tutti gli impianti, infatti, è possibile ridurre sensibilmente alla fonte il contenuto di sostanze indesiderate. Questo avviene, ad esempio, negli impianti di termovalorizzazione o trattamento termico dei rifiuti dove il combustibile, anche se selezionato e vagliato, mantiene un’elevata eterogeneità nella sua composizione. Altre volte, invece, è economicamente vantaggioso utilizzare come combustile gli scarti di lavorazione altrimenti difficili da smaltire (come i rifiuti sanitari), piuttosto che trattarli a freddo con un conseguente rischio per l’ambiente e la salute.

Utilizzo delle misure monte/valle

Conclusioni Considerazioni analoghe possono essere fatte anche per le altre tipologie di impianto di abbattimento in cui una misura monte/ valle consente di garantire un corretto mix di efficacia ed efficienza. Di conseguenza, questo sistema di misura evita un inutile aggravio di costi legati sia alla gestione del sistema che agli oneri per lo smaltimento di rifiuti non semplici da trattare, come ad esempio la calce in uscita DeSOx contaminata con un eccesso di ammoniaca proveniente dal DeNOx. Un ulteriore vantaggio derivante da questa tipologia di misura è la possibilità di prevenire rischi legati al danneggiamento degli impianti, ad esempio nel caso dei filtri ai carboni attivi in cui è possibile anticipare il fenomeno di combustione interna dei car-

La ricerca sui sistemi di abbattimento continua ad offrire nuove

boni attivi stessi. Anche nel caso dei filtri per l’abbattimento delle

opportunità per ridurre il più possibile l’impatto dell’operatività

polveri è fondamentale l’utilizzo di una misura monte/valle sia per

dell’impianto e i costi di gestione. La garanzia dell’efficienza e

il controllo dell’efficienza del sistema sia per rilevare prontamente

dell’efficacia di questi sistemi è molto spesso legata all’utilizzo

l’eventuale inefficienza/intasamento o rottura dei filtri. È impor-

di analizzatori che a monte dei sistemi di abbattimento rilevano

tante sottolineare che la misura, sebbene importante, massimiz-

in modo repentino l’aumento di concentrazione dell’inquinante

za i benefici solo se è sufficientemente rapida, adeguatamente

da ridimensionare, mentre a valle verificano l’effettiva funziona-

robusta e con minima attività di manutenzione. Capita spesso

lità dell’abbattimento.

che nel campo del monitoraggio emissioni vengano utilizzate

Più nello specifico, la misura a monte con un analizzatore per-

tecnologie molto performanti con elevata sensibilità e precisione,

mette di controllare le reazioni per ridurre i consumi dei rea-

quali i sistemi multiparametrici FTIR, per applicazioni di proces-

genti legati alla modalità di conduzione del sistema. Ad esem-

so in cui analizzatori più robusti (fotometri a caldo) o più veloci

pio, nel caso di un impianto DeNOx SCR per la riduzione degli

(analizzatori in linea) sarebbero preferibili, perché più economici e

NOx, attraverso la misurazione di NO a monte del catalizzatore

meno impegnativi da un punto di vista manutentivo.

è possibile dosare stechiometricamente l’iniezione di urea, mi-

Altre volte, invece, nel controllo dei filtri di abbattimento polveri

nimizzandone il consumo rispetto ad un assetto fisso non legato

si usano tecnologie ritenute esenti da manutenzione che, però,

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5/2017


l’Ambiente richiedono frequenti attività di pulizia e vanno così ad annullare

delle singole tecnologie affidandosi a chi, con una vasta gam-

i benefici della misura, facendo crescere la frustrazione di chi

ma di soluzioni tecnologiche, può suggerire la tecnologia più

deve garantire l’operatività dell’impianto.

corretta in funzione della tipologia di impianto e dei parametri

È quindi di fondamentale importanza valutare i costi di gestione

di processo.

Un unico fornitore per la strumentazione nei termovalorizzatori La partecipazione di SICK alla prossima edizione di Eco-

alla misura delle emissioni, dalla verifica dei livelli di riempi-

mondo (Rimini, 7-10 novembre, pad. D2 – stand 030) nasce

mento alla regolazione dei livelli di ossigeno – tutti i disposi-

per esaudire le esigenze tecniche degli impianti di raccolta,

tivi sono “made by SICK”. Questo semplifica notevolmente

compostaggio e incenerimento.

il lavoro degli OEM, perché possono affidarsi a un unico

Dalla produzione alla logistica fino al monitoraggio ambien-

interlocutore per risolvere qualsiasi necessità.

tale, gli Smart Sensor di SICK trovano posto in qualsiasi tipo

Numerose le proposte di SICK che verranno presentate nel

di applicazione. Essi forniscono importanti informazioni per

corso di Ecomondo, tra le quali:

utilizzare le risorse nel modo più efficiente possibile e contra-

■■ MERCEM300Z – per la misura e il monitoraggio del

stare i pericoli per le persone e l’ambiente. L’ampio catalogo disponibile permette di soddisfare qualsiasi esigenza dall’inizio alla fine del processo: dalla visione dei cumuli di rifiuti

mercurio: un prezioso partner per risolvere il problema dei gestori degli impianti relativo all’analisi delle emissioni di mercurio. Questo analizzatore, infatti, misura in continuo il tenore di mercurio nei fumi con un campo di misura certificato in accordo alla EN 15267, ed è in grado di offrire affidabilità di misura sia su piccoli range da 0 a 10 μg/m³ sia su quelli elevati fino a 1.000 μg/m³. Per riuscire in questo compito, il dispositivo utilizza la brevettata misura diretta all’interno di una cella ad elevata temperatura in cui avviene la conversione dei composti del mercurio in mercurio elementare, e sfrutta l’elevata sensibilità e selettività dell’effetto Zeeman. ■■ MCS100FT – il collaudato dispositivo che non richiede l’uso di gas tecnici: grazie al principio di misura FTIR di cui è dotato il sistema MCS100FT è possibile rilevare simultaneamente più di 12 componenti di misura diversi, tra i quali il floruro di idrogeno. Così come previsto dalla EN 14181/2015, questa soluzione è stata una delle prime sul mercato a implementare un sistema automatico di verifica e/o calibrazione interno senza l’ausilio di gas tecnici esterni (bombole). Questo sistema si serve di una ruota filtri per la verifica periodica e la calibrazione di tutti i componenti misurati, inclusi HF, HCI, SO2, NO, NO2, CO, NH3, N2O, e CH4 per i quali il controllo di deriva con gas tecnici richiede molto tempo. Attraverso la ruota filtri, inoltre, è possibile la verifica periodica anche di componenti ausiliari come H2O e CO2 con frequenza settimanale, in caso di QAL3 con carte di controllo CUSUM, o mensili, come richiesto dalle linee guida nazionali in materia di SME, garantendo un controllo periodico per sistemi con lunghi intervalli di manutenzione (3 o 6 mesi) contro possibili deviazioni non monitorabili.

Figura 1 – MERCEM300Z.

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ECOMONDO 2017 – PADIGLIONE D2 – STAND 030

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Tecnologie Applicate ROBOX energy, la risposta ideale alle variabili della depurazione acque Cristina Cavazzini, Marketing Specialist Robuschi – Email: cristina.cavazzini@gardnerdenver.com

Alto Trevigiano Servizi è l’azienda municipalizzata, nata nel 2007,

datati. Si è cercato quindi un compressore con una tecnologia

che gestisce il servizio idrico integrato per cinquantatre comuni

più moderna che superasse i limiti dei due già installati (la forni-

nelle province di Treviso, Vicenza e Belluno. Un territorio di cir-

tura di quantità di aria ben stabilita con una flessibilità quasi as-

ca 500 mila abitanti sul quale sono attivi quarantasei impianti di

sente), riuscendo, in questo modo, a coprire i picchi di fornitura

depurazione di taglia medio-piccola. Negli ultimi anni il Diparti-

tipici dell’impianto trevigiano».

mento Gestione impianti di depurazione, coordinato dal Dirigen-

L’intervento di ammodernamento è iniziato a fine 2016, al termi-

te Alberto Piasentin, oltre ad occuparsi della gestione e condu-

ne del periodo di sovraccarico annuale. Per consentire l’installa-

zione degli impianti, ha sviluppato il settore di ottimizzazione dei

zione della macchina sono stati necessari pochi interventi, opere

processi depurativi. Ne è responsabile l’Ingegnere ambientale

edili minime e ridotti lavori sulle tubature per potere collegare il

Daniele Renzi, che racconta il particolare intervento effettuato

nuovo compressore, che è stato affiancato agli altri due soffiatori

presso il depuratore del comune di Valdobbiadene (TV).

Robuschi esistenti, mantenuti come macchine di scorta. L’intera fase di installazione non ha comportato lunghi tempi di

Esigenze variabili, risposte elastiche

fermo impianto, ha spiegato Edi Casagrande, tecnico altamen-

L’impianto di Valdobbiadene è stato progettato per servire 10

te specializzato impegnato nella manutenzione impianti di Alto

mila abitanti equivalenti (AE), con un carico urbano e industriale

Trevigiano Servizi: «Per il collettamento alla tubazione di ero-

con pressione differenziale di 390 mbar con portata oscillante

gazione dell’aria principale abbiamo dovuto creare degli stac-

da 400 a 1600 m³/h. È strutturato con pretrattamenti iniziali, una

chi appositi e l’interruzione vera e propria dell’insufflazione di

fase di pre denitrificazione seguita da un comparto di nitrificazio-

aria nel processo dell’impianto di depurazione è durata solo un

ne e ossidazione, una sedimentazione finale e una linea fanghi

paio d’ore. I collegamenti elettrici, invece, erano stati predisposti

che si conclude con il loro smaltimento in compostaggio.

precedentemente poiché ROBOX energy, essendo già dotata di

Recentemente si è reso necessario ammodernare l’impianto bio-

elettronica di bordo, ha richiesto semplicemente di essere col-

logico, in particolare la sezione di diffusione dell’aria. Si è dovuto

legata a una linea elettrica di alimentazione e di collegare il cavo

tenere conto però di alcune particolarità: «L’impianto, che tratta

di segnale per permettere di governare il compressore in base ai

circa 5 mila abitanti equivalenti, un numero inferiore rispetto alla

parametri di processo dell’impianto».

potenzialità iniziale del progetto, è caratterizzato dalla stagionalità», spiega l’Ing. Renzi. «Si trova, infatti, nella zona di produzione

Un software su misura

del prosecco e in periodo di vendemmia e di maggiore attività

Successivamente, in stretta collaborazione con i tecnici di Ro-

delle cantine – da fine agosto a inizio novembre – si verifica un

buschi, Alto Trevigiano Servizi ha implementato il software del

elevato innalzamento del carico di organico in ingresso all’im-

compressore, affinché permettesse di gestire la macchina da un

pianto, facendogli raggiungere un livello di 10 mila abitanti equi-

comando remoto, tramite un sistema di controllo automatico ad

valenti con punte, in alcuni giorni, di 13 mila AE».

aerazione intermittente, che può funzionare in combinazione con lo

Per sopperire sia alle variazioni stagionali sia alle fluttuazioni

Smart Process Control installato su ROBOX energy, La macchina

giornaliere, risulta quindi indispensabile utilizzare apparecchia-

è stata però anche resa autonoma nel caso sorgessero problemi

ture che possano garantire una notevole elasticità in termini di

tecnici al comando remoto, evitando così onerosi fermo impianti.

fornitura di aria, di pompaggio e di capacità di miscelazione.

«Le modalità di funzionamento sono state divise in due sequenze:

La risposta a queste necessità è stata trovata in ROBOX energy,

master e slave», spiega Casagrande. «Nella prima la macchina è

il nuovo compressore a vite a magneti permanenti di Robuschi.

autonoma e a sé stante. È gestita solo da un segnale a 4-20 mA,

La soluzione ideale

portato direttamente in un ingresso analogico, e da una sonda di ossigeno posta all’interno della biomassa dell’impianto di depura-

«Nella sezione di diffusione aria», continua l’Ing. Renzi, «l’im-

zione, che rileva il quantitativo di ossigeno necessario al processo

pianto era già equipaggiato con due soffiatori a lobi a doppia

e regola di conseguenza l’erogazione di metri cubi aria. Nella mo-

velocità sempre di Robuschi, funzionanti e performanti ma ormai

dalità slave invece, il compressore è gestito tramite il sistema re-

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l’Ambiente di portata in cui lavorare e la velocità di variazione della macchina. In questi primi mesi di funzionamento non sono stati riscontrati problemi né di natura elettrica né meccanica. Per verificare il beneficio apportato in termini di risparmio energetico dall’installazione di ROBOX energy sono stati condotti due tipi di analisi. Valutando prima e dopo l’installazione il coefficiente di trasferimento globale dell’ossigeno disciolto del sistema di diffusione dell’aria, è risultato che i dati Figura 1 – Impianto di depurazione di Valdobbiadene.

medi di consumo energetico in termini di kWh giornalieri del nuovo compres-

moto, che gli fornisce sequenze di avviamento e fermata, creando

sore rispetto ai precedenti si collocano tra il 15 e il 20% in meno,

fasi di aerazione intermittente, in base alle necessità di processo

che è un ottimo risultato per un impianto di piccole dimensioni,

dell’impianto. Questa sequenza di lavoro garantisce un risparmio

funzionante con pressioni di 390 mbar.

energetico e un forte abbattimento dei componenti di azoto presenti nel processo biologico. Tuttavia in caso di guasto o avaria del

Una scelta soddisfacente

sistema di controllo automatico esterno, è possibile modificare la

«Siamo soddisfatti di questa macchina», dice ancora l’Ing. Renzi.

modalità di funzionamento permettendo così a un operatore in loco

«Oltre alla semplicità di installazione e di gestione, ROBOX energy

di intervenire direttamente sul pannello operatore del soffiatore».

garantisce stabilità, un aspetto in grado di incidere sul processo; flessibilità, che permette l’applicazione sia in impianti di media o

I plus di ROBOX energy In entrambe le modalità di funzionamento, l’aspetto che l’azienda ha rilevato immediatamente è l’elevata flessibilità di ROBOX energy. Grazie alla tecnologia a magneti permanenti, ora l’impianto può lavorare tra una potenzialità massima di circa 1.600 m³/h e una velocità minima di qualche centinaio di metri cubi, con una maggiore elasticità rispetto al range di funzionamento precedente posto tra i 1.600 e gli 880 m³/h. «Abbiamo impostato il limite minimo del compressore attorno ai 500 m³/h», interviene l’Ing. Renzi, «in quanto, in base a misurazioni effettuate in loco, è questa l’area che consente di mantenere una miscelazione mi-

piccola taglia, come il nostro, sia in impianti di potenzialità maggiori; una perfetta combinazione con i cicli ad aerazione intermittente e, infine, risponde alle esigenze di un impianto stagionale e con grandi fluttuazioni anche giornaliere come quello di Valdobbiadene». L’ingegnere termina non escludendo possibili future collaborazioni con Robuschi per impiegare ROBOX energy in ulteriori progetti di sviluppo di ATS, ribadendo che l’approccio all’Innovazione di Alto Trevigiano Servizi prevede la disponibilità a collaborare con aziende e enti di ricerca che vogliano mettere a punto tecnologie avanzate per il beneficio ambientale ed economico nella gestione e progettazione degli impianti di depurazione.

nima adeguata del comparto ossidativo. In realtà la tecnologia a magneti permanenti potrebbe spingere la macchina a lavorare con portate ancora più basse». In aggiunta alla flessibilità, un ulteriore aspetto del nuovo compressore di Robuschi che ha catturato l’attenzione degli operatori di Alto Trevigiano Servizi è la possibilità di installarlo facilmente, con una modalità plug & play. È una macchina completa, dotata di quadro elettrico già integrato, posto nella parte posteriore della macchina, e di un pannello di comando frontale di semplice utilizzo.

Risparmio garantito Il compressore ROBOX energy ormai è in funzione da circa sei mesi. Durante la fase di avviamento seguita all’installazione, sono stati monitorati i parametri principali per definire i range

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Figura 2 – Sala compressori con ROBOX energy.

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Tecnologie Applicate La depurazione “bioattivata” di reflui agro-industriali Gabriele Gagliardi, Eurovix S.p.A. – Email: gabriele.gagliardi@eurovix.it

Nel pensiero comune tutto ciò che è naturale non può essere

piena efficienza in tempo per l’inizio della nuova campagna,

fonte di problematiche, essendo inserito in cicli biochimici ora-

risulta assolutamente vitale; mantenerlo poi al massimo rendi-

mai collaudati da miliardi di anni. Se da una parte tale visione

mento per tutta la durata della produzione industriale riveste un

risulta pienamente condivisibile, dall’altra non può essere com-

ruolo ugualmente importante.

pletamente accettata dai gestori di impianti di depurazione di

In questo contesto si configurano ad esempio le aziende con-

aziende agro-industriali che si ritrovano a dover fari i conti con

serviere (lavorazione pomodoro, verdura e frutta di stagione,

elevati carichi organici stagionali e con sostanze (seppur naturali!)

ecc.), spesso alle prese con problematiche legate all’elevato

recalcitranti alla depurazione biologica tradizionale. È il caso, ad

contenuto di pigmenti colorati (carotenoidi, ecc.) nella materia

esempio, delle aziende conserviere, delle cantine e distillerie, dei

prima lavorata. Ecco che il licopene, contenuto nel pomodoro,

caseifici, di tutte quelle attività agro-industriali che necessitano di

può portare a situazioni critiche per il gestore (Figura 1), che se

una spinta e rapida degradazione dei loro reflui di processo.

ben affrontate attraverso l’impiego di biotecnologie specializzate possono essere minimizzate in tempi contenuti (Figura 2). Cantine e distillerie, nel periodo della vendemmia e nei mesi immediatamente successivi, sono gravate da carichi organici ingenti e da picchi di lavorazione spesso critici per l’impianto di depurazione a valle della produzione. Inoltre l’elevata concentrazione di sostanze recalcitranti (ad esempio polifenoli) rendono ardua la gestione dello stadio biologico in asservimento al ciclo di lavorazione ed imbottigliamento. Il pool enzimatico specifico e i microrganismi utili, quali componenti attivi di un efficace bioattivatore, possono consentire la gestione di sovraccarichi organici, permettendo al contempo di contenere l’effetto biostatico

Figura 1 – Sedimentatore presso un’azienda conserviera.

Figura 2 – Effetto ottenuto mediante l’utilizzo di uno specifico bioattivatore.

La natura ha selezionato nel corso della propria storia consorzi

dei polifenoli e di altri componenti difficilmente metabolizzabili. In presenza di sfide complesse da affrontare è possibile ricorrere, grazie ad una sapiente selezione biotecnologica, alla soluzione più immediata ed efficace: il bioattivatore, un concentrato di vita dalle potenzialità tutte da scoprire.

microbici dotati di uno straordinario corredo enzimatico, in grado di degradare nel tempo qualunque sostanza naturale (biologicamente attaccabile) e in casi particolari anche composti xe-

La Società

nobiotici. Tuttavia il fattore tempo è spesso determinante nella

Eurovix S.p.A. è azienda

valutazione di efficacia di un processo depurativo, discriminan-

leader nella ricerca, svi-

do tra successo e fallimento. Poter disporre di un pool enzima-

luppo, produzione e ap-

tico-microbico selezionato, concentrato ed altamente efficace

plicazione di bioattivatori in ambito ambientale. Da oltre 25

nella degradazione di inquinanti difficilmente metabolizzabili per-

anni produce ed applica con crescente successo, in Italia e

mette di affrontare più serenamente la sfida quotidiana di ogni

in numerosi Paesi esteri, tecnologie per il disinquinamento

responsabile del settore depurativo. In tale direzione si colloca la

di suoli ed acque contaminate, la riqualificazione degli eco-

presenza sul mercato di biotecnologie specializzate, in grado di

sistemi acquatici, il miglioramento dei processi di stabiliz-

velocizzare ed incrementare l’efficacia della comunità microbica

zazione e sfruttamento dei materiali organici, il compostag-

naturalmente presente nel sito d’intervento.

gio, la digestione anaerobica, la deodorizzazione. Produce

Attività stagionali: esigenze particolari Nelle realtà industriali di natura stagionale, ad esempio, poter

inoltre tecnologie esclusive per la riduzione dell’impatto ambientale e il miglioramento delle produzioni zootecniche e per l’agricoltura di qualità a basso impatto ambientale.

riavviare l’impianto di depurazione rapidamente, portandolo alla

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TRATTAMENTO ACQUE WATER TREATMENT Grigliatura / Screen filtering Disoleazione / Oil separation Sedimentazione primaria / Primary sedimentation Ossidazione biologica / Biological oxidation Sedimentazione secondaria / Final sedimentation Filtrazione terziaria / Tertiary filtration Flottazione / DAF flotation ACQUA, un bene prezioso da recuperare. WATER, a precious resource to recover Progettazione e dimensionamento per ogni esigenza specifica. Planning and design for any specific requirement

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Energia & Ambiente Il processo Biotec-BTA® nel nuovo impianto in Quebec, Canada L’utilizzo della frazione organica dei rifiuti quale fonte rinnovabile ha una grande valenza ambientale, perché consente, attraverso la produzione di biogas da digestione anaerobica, di ottenere energia elettrica, energia termica e biometano rinnovabili ed allo stesso tempo di valorizzare la materia trasformandola in compost di qualità. Biotec Sistemi si occupa esclusivamente di progettazione e realizzazione di impianti per la produzione di biogas ed ha sviluppato la sua esperienza in collaborazione con i partner della BTA International GmbH, azienda tedesca che ha mosso i suoi primi passi nel settore del biogas già all’inizio degli anni ottanta.

Un impianto in Canada Attualmente Biotec è impegnata nel montaggio delle macchine del pretrattamento a servizio del nuovo impianto in costruzione a Varennes, nella provincia del Quebec, in Canada. BTA ed il licenziatario della sua tecnologia per il Nord America, la società CCI BioEnergy Inc., sono stati infatti scelti per la progettazione e realizzazione dell’impianto di produzione di biometano del progetto SEMECS (Société d’Économie Mixte de l’Est de la Couronne

Figura 2 – Rendering BTA® Waste Pulper, impianto di Varennes, Canada.

Sud), nato da una partnership pubblico-privata che raggruppa 27 Municipalità e la società Biogaz EG Inc. Il progetto ha lo sco-

potature, fanghi e scarti commerciali. Come in tutti i progetti,

po di realizzare una struttura che sarà la prima del suo genere in

Biotec ha realizzato interamente in Italia le macchine chiave del

Quebec e che tratterà biologicamente una vasta gamma di rifiuti

pretrattamento del rifiuto ed in particolare il BTA® Waste Pulper,

organici urbani e commerciali, secondo gli ambiziosi piani di ge-

macchina con la quale il rifiuto viene liberato dalle impurità in

stione dei rifiuti previsti dalla regione canadese.

esso presenti (vetro, platica ed inerti). Prima di essere convertito

Utilizzando il processo Biotec-BTA , l’impianto sarà progetta-

in biogas dai batteri della digestione anaerobica, il rifiuto subisce

to per convertire in biogas 51.000 tonnellate all’anno di rifiuti

infatti un pretrattamento idromeccanico con cui il Pulper ed il

e scarti costituiti da: frazione organica da raccolta differenzia-

separatore idrodinamico BTA® Grit Removal System trasforma-

ta (SSO – Source Separated Organics), rifiuto verde da sfalci e

no la frazione biodegradabile in una polpa organica e separano i

®

materiali contaminanti in tre frazioni: pesante, leggera ed inerti di piccoli dimensioni. La sospensione pulita ed omogenea viene poi degradata a biogas nei digestori anerobici mesofili. Gli impianti Biotec-BTA® sono interamente automatizzati, per facilitarne la gestione ed aumentare la sicurezza per gli operatori. Il biogas prodotto a Varennes verrà purificato a biometano ed utilizzato per creare calore ed energia necessari a soddisfare le richieste del vicino impianto di produzione di bioetanolo, alcol impiegato per vari scopi industriali, ma soprattutto come biocombustibile, a sua volta rinnovabile, per l’autotrazione. Prima della digestione anaerobica verrà effettuata l’igienizFigura 1 – Fase di montaggio, impianto di Varennes, Canada, marzo 2017.

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zazione della sospensione per eliminare eventuali

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l’Ambiente organismi patogeni e fornire un’ulteriore garanzia di qualità del prodotto in uscita: il digestato diventerà infatti un ammendante per i terreni agricoli dove viene coltivato il mais che alimenta l’impianto di etanolo. Con la produzione del biogas e del compost si chiude così completamente il ciclo virtuoso di recupero di energia e materia dal rifiuto organico. Il valore aggiunto portato dalla tecnologia Biotec-BTA® si deve soprattutto all’esperienza acquisita nei quattro progetti realizzati negli ultimi 13 anni nella vicina città di Toronto, dove con questa tecnologia sono state trattate più di 420.000 tonnellate di SSO. Il progetto di biometanazione SEMECS sarà una nuova vetrina per il Quebec, per il Canada e per l’intero Nord America.

Un impianto in Toscana Da qualche mese Biotec ha iniziato la costruzione dell’impianto di Gello di Pontedera in Toscana, che tratterà l’organico raccolto a Pisa e provincia. Anche in questo caso la tecnologia applicata sarà quella Biotec-BTA® ed oltre a compost di qualità verrà prodotta energia elettrica e termica rinnovabile in un cogeneratore da 1.487 MWel. L’impianto sarà avviato ad inizio 2019 ed ope-

EurochemItalia srl www.eurochemitalia.com

Figura 3 – BTA® Waste Pulper, impianto di Varennes, Canada, ottobre 2017. rerà nel pieno rispetto dell’ambiente e nell’ottica di uno sviluppo sostenibile basato sulle energie rinnovabili. biotec@biotecsistemi.it – www.biotecsistemi.it Tel. 010.0987990 – Fax 010.0987933 ECOMONDO 2017 – PADIGLIONE D3 – STAND 195

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Energia & Ambiente Contratti di filiera, un volano per lo sviluppo del settore agroalimentare Giunto il momento della concretezza, al termine di un’attesa che durava dal mese di gennaio La capacità delle aziende agricole e zootecniche di aggregar-

E se questa è la scommessa, la General Contract di Battipaglia

si sarà il valore aggiunto dell’agroalimentare del Mezzogiorno

(Salerno) ha già raccolto la sfida ed ha realizzato un programma di

d’Italia. Questo se gli imprenditori sapranno approfittare del-

animazione territoriale per favorire la nascita di contratti di filiera

le agevolazioni oggi attive, tra queste i 250 milioni di euro resi

tra imprese agricole e zootecniche delle regioni Abruzzo, Molise,

disponibili – con il bando dell’8 agosto scorso sui contratti di

Lazio, Calabria, Campania, Sicilia, Sardegna, Basilicata e Puglia.

filiera – dal Ministero per le Politiche Agricole: perché il Sud è

Con lo scopo di realizzare nuovi centri zootecnici, nuove stalle,

potenzialmente destinatario dell’80% delle risorse pubbliche di

accorpando piccole e medie realtà allevatoriali bovine e bufali-

questo strumento. Molti contratti sono già in fase di definizione

ne. Il tutto in vista dello sviluppo delle attività di trasformazione e

e dal 27 novembre 2017 i progetti di massima potranno esserne

commercializzazione dei prodotti lattiero-caseari e della produ-

presentati al Ministero per le Politiche Agricole.

zione di energia da fonti rinnovabili, in particolare energia elettrica

Un forte coinvolgimento delle imprese zootecniche del Sud nei

derivata dalla combustione di biogas. Tutti elementi, questi, di

contratti di filiera era stato l’auspicio del ministro alle Politiche

maggiore competitività per le imprese zootecniche.

Agricole, Maurizio Martina, pubblicamente espresso a Caserta lo

«Con un contratto di filiera, più imprenditori agricoli e di altre

scorso 22 febbraio, in occasione dell’incontro voluto da Confagri-

categorie si associano in un’ottica di filiera, proponendo un pro-

coltura sul destino del comparto nel Mezzogiorno d’Italia.

getto complessivo di sviluppo del territorio all’interno del quale

Per ora, questa sembra essere stata la direzione presa, visto che

troverà posto anche l’investimento in una centrale a biogas di

a Sud c’è molto fervore organizzativo intorno a questo strumento.

ciascun imprenditore – afferma Francesco Cicalese, amministra-

La scommessa è quella di sviluppare, insieme al comparto zoo-

tore di General Contract, che sottolinea – abbiamo riscontrato

tecnico, la potenzialità della produzione di biogas di quest’area.

un interesse crescente verso questo strumento, che è destinato

Secondo le stime del CIB, Consorzio Italiano Biogas, entro il 2030

ad aumentare la competitività delle imprese zootecniche e cre-

i volumi di biogas prodotti solo nel Mezzogiorno d’Italia potrebbe-

diamo sia il momento per puntarci, per rendere più competitive

ro arrivare a 3.094 milioni di metri cubi. Di questi il 60% deriverà da

le aziende zootecniche meridionali. Ora occorre fare bene e pre-

biomasse e il 35% dalla filiera agroalimentare e zootecnica.

sto, è finita l’epoca delle ipotesi, è il momento operativo, quello

Le ricadute dirette e quelle indirette generate dal biometano,

delle perizie giurate e dei computi metrici, perché dal 27 novem-

sempre al Sud, oscilleranno tra i 18,6 e i 27,4 miliardi per un to-

bre 2017 sarà possibile presentare le proposte di contratto di

tale, sempre nel 2030 secondo le stime del CIB, di 7.940 addetti

filiera al Mipaaf, sotto forma di progetto di massima».

diretti e indiretti che lavoreranno nel settore. Un business che

Cicalese, amministratore della General Contract, società di inge-

eviterà ben 72 milioni di tonnellate di emissioni di CO2.

gneria con 13 dipendenti e 1,2 milioni di euro di fatturato, impe-

46

5/2017


l’Ambiente

gnata nella progettazione e messa in opera di centri zootecnici, im-

ganizzazione della quale è il responsabile del dipartimento Agro­

pianti a biogas e a biometano, ha intrapreso l’attività di animazione

energie. «Uno degli accordi è interamente dedicato alla zootec-

a seguito della pubblicazione – da parte del Mipaaf – della circolare

nia meridionale delle aree interne, che vede schierate nella filiera

applicativa dello scorso 8 agosto, che mette a bando 200 milioni

del Caciocavallo Silano DOP imprese dalla Calabria al Molise,

di euro di contributi a fondo perduto in conto capitale e 50 milioni

passando per Basilicata, Campania e Puglia, senza mai lasciare

in conto interessi, volti a cofinanziare proprio i contratti di filiera, a

l’Appennino meridionale; decisivo è il ruolo del Sud nel contratto

valere sui fondi messi a disposizione con la delibera del Comitato

per la filiera della Mozzarella di Bufala DOP, che vede coinvolte

interministeriale per la programmazione economica del 1º maggio

Campania, Puglia, Molise e Lazio».

2016 (Gazzetta Ufficiale n. 211 del 9 settembre 2016).

Cicalese ricorda: «Stiamo vivendo una fase di ristrutturazione

«E le piccole e medie imprese agricole del Mezzogiorno – sotto-

importante del settore zootecnico, soprattutto nelle regioni del

linea l’amministratore di General Contract – possono approfit-

Mezzogiorno d’Italia, che può essere accompagnata con lo stru-

tare della più alta intensità di contributo pubblico: 35% in con-

mento dei contratti di filiera, che contribuiscono a strutturare

to capitale a fondo perduto per investimenti in trasformazione

aziende più forti e competitive, non solo agendo sull’incremento

e commercializzazione delle materie prime agricole, 40% per

del reddito derivante dalla produzione di energia da una fonte

investimenti nelle produzioni agricole ed i progetti di ricerca,

rinnovabile». I contratti rilanciano – infatti – l’intera filiera agricola

ed un tasso d’interesse agevolato di appena lo 0,5% sul 50%

e zootecnica a partire dalla ricerca per l’innovazione di proces-

dell’importo della spesa ammissibile, che deve essere preso a

so e di prodotto fino ai sistemi di qualità dei prodotti agricoli

prestito dal sistema bancario».

da immettere al consumo, senza contare il benefit sociale della

E la concretezza invocata da Cicalese serve ad uno scopo pre-

riduzione delle emissioni climalteranti, che può essere utilizzato

ciso: «Voglio ricordare che lo strumento finanziario è su basi

per migliorare la comunicazione del comparto.

negoziali: chi per primo inizia l’iter per il riconoscimento della domanda e si muove bene sul progetto preliminare, in modo da collezionare un buon punteggio, ha ottime possibilità di evitare lungaggini e approdare all’approvazione della proposta di contratto di filiera: da quel momento ci sono 90 giorni di tempo per dare sostanza al progetto definitivo che, una volta approvato, potrà essere finanziato dopo altri 60 giorni». In sostanza bisogna battere sul tempo la concorrenza, perché lo strumento prima o poi vedrà esaurirsi la dotazione finanziaria. Oggi Cicalese coordina due tavoli tematici, uno sulla filiera latte vaccino e l’altra sulla filiera latte bovino, che daranno vita a breve a due distinti contratti di filiera sotto gli auspici di Agrocepi, or-

5/2017

47


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5/2017


Le Aziende Informano

Nuovo pacco lamellare Chiariflus® modello CI Forte di un’esperienza maturata

situazione, una corretta estrazione dei fanghi sarà sufficiente

da più di trent’anni nel settore

per garantire il funzionamento del comparto a tempo illimitato;

della depurazione delle acque

■■ l’esclusiva tecnologia di assemblaggio “easy block” messa

reflue, con installazioni realiz-

a punto da Allegri Ecologia, che consente di confezionare i

zate in ogni parte del mondo, e

pacchi lamellari senza l’ausilio di attrezzature specifiche. A

dopo un lungo iter di studio, ricerca e progettazione, Allegri Ecologia

ciò consegue un’estrema rapidità e semplicità di montaggio,

presenta l’evoluzione del già noto e collaudato sistema Chiariflus

con tempi di approntamento drasticamente ridotti e la pos-

per la sedimentazione e la disoleazione di tipo lamellare.

sibilità di fornire il materiale anche sfuso, da assemblare “in

®

Il nuovo pacco lamellare Chiariflus modello CI, oggetto di spe®

loco”, risparmiando sui costi di trasporto e di manodopera;

cifico brevetto, rappresenta la migliore soluzione per la chiari-

■■ il sistema autoportante – l’insieme dei condotti assemblati

ficazione a pacchi lamellari sotto il profilo strutturale, dei ren-

con tecnologia esclusiva forma un corpo di assoluta robu-

dimenti, nonché economico, grazie ad una significativa riduzione dei costi di produzione. Allegri Ecologia può quindi fornire i nuovi pacchi lamellari a prezzi estremamente competitivi, offrendo al contempo un prodotto di massima qualità. Il pacco lamellare Chiariflus® CI è formato da condotti tubolari componibili ed autoportanti, che presentano caratteristiche esclusive e numerosi vantaggi:

Figura 1 – Pacchi lamellari Chiariflus® mod. CI.

■■ la conformazione ottimale – i condotti sono uniformi e lisci,

stezza. Questo determina un’alta resistenza meccanica, l’in-

tutti di uguale lunghezza e con fondo tondeggiante. Questo

deformabilità nel tempo e la possibilità di installare i moduli

determina una maggior scorrevolezza dei fanghi nei condotti

lamellari anche senza telaio di contenimento. Quest’ultima

e quindi nessun intasamento del pacco lamellare. In questa

opzione porta ovviamente ad una riduzione del costo della fornitura, ed apre anche la possibilità di applicazioni del sistema a casi in cui la presenza dell’acciaio dei telai rappresenterebbe un problema, come ad esempio negli impianti di dissalazione delle acque; ■■ la modularità – i pacchi lamellari sono dimensionati e realizzati a seconda delle specifiche esigenze di trattamento presentate dal Cliente, dunque adattabili ad ogni singola situazione. Sono agevolmente movimentabili ed eventualmente estraibili dalla vasca di chiarificazione, anche quando privi di telaio di contenimento, grazie ad un particolare sistema di aggancio.

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Figura 2 – Pacco lamellare Chiariflus® mod. CI senza e con telaio di contenimento.

5/2017

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49


Le Aziende Informano

La soluzione industria 4.0 del Gruppo Pieralisi Il Gruppo Pieralisi fornisce so-

volume dei fanghi biologici e fisico/chimici, di origine sia civile

luzioni di separazione all’avan-

che industriale (disidratazione spinta).

guardia, con l’utilizzo della forza

La proverbiale affidabilità, l’universale flessibilità di impiego e le

centrifuga, sia nel settore olea-

prestazioni elevate conseguite con la tecnologia Pieralisi, deter-

rio che in quello industriale.

minano un costo di esercizio globale per il cliente tra i più bassi, in

Nel settore industriale i decanter e le centrifughe verticali Piera-

termini di smaltimento, energia, manutenzione e costo della ma-

lisi, con il loro ampio range di portate, si collocano in una gran-

nodopera. Le soluzioni Pieralisi riguardano sia il pre-ispessimento

de varietà di aree di applicazione quali: Ecologia, Chimica, Oli

dinamico dei fanghi, tipicamente prima di una digestione anaero-

Combustibili e Lubrificanti, Alimentare e Bevande, Recycling,

bica, sia la disidratazione spinta prima dello smaltimento.

Oleo-Chimica, Prodotti di Derivazione Animale e Prodotti Lattieri

Oggi la tecnologia Pieralisi trova ampia applicazione anche in

di Origine Vegetale e Animale.

impianti di produzione di energia da liquami (biogas) e in impianti

Il continuo aumento della popolazione mondiale, unito alla pro-

di produzione energie alternative a biomasse; qui l’esperienza

gressiva riduzione delle risorse idriche del pianeta, sta cambian-

acquisita in oltre 50 anni di centrifugazione, consente di proporre

do l’approccio all’ambiente, divenuto sempre più attento e spe-

ai propri clienti soluzioni personalizzate che si adattano alla sin-

cialistico al fine di contenere, ridurre e, dove possibile, convertire

gola e particolare esigenza.

i rifiuti che produciamo quotidianamente.

A questo proposito il Gruppo Pieralisi fornisce soluzioni mobili per

Con una vasta gamma di estrattori centrifughi e separatori verti-

diverse applicazioni progettate in modo specifico per soddisfare

cali rendiamo possibile, attraverso la rimozione dei contaminanti

qualsiasi richiesta da parte del cliente. Ogni soluzione può essere

fisicamente separabili, il recupero delle acque utilizzate nei vari

installata dentro ad un container o direttamente in un camion, così

processi municipali ed industriali con notevoli vantaggi sia dal

da facilitarne il trasporto da sito a sito. Tutte le unità sono basate

punto di vista economico che ambientale.

su un sistema plug&play in modo da minimizzare il tempo di con-

L’ampia gamma di decanter Pieralisi è infatti impiegata con suc-

nessione e disconnessione. Dietro richiesta del cliente, inoltre, le

cesso da oltre 15.000 clienti in tutto il mondo nella riduzione di

unità possono essere equipaggiate con tutti gli strumenti e dispositivi per renderle completamente indipendenti e autonome.

Il telecontrollo Pieralisi Il Gruppo Pieralisi investe ormai da decenni ingenti risorse nella progettazione e nello sviluppo di soluzioni rispondenti alle più avanzate richieste del mercato. Da ultimo la novità assoluta che introduce il Gruppo nell’industria 4.0 e che verrà presentata in questa edizione di Ecomondo 2017, il telecontrollo Pieralisi. Con questo servizio il cliente potrà verificare ovunque e in qualsiasi momento il corretto funzionamento del decanter e ricevere in tempo reale le notifiche di eventuali anomalie. Inoltre, grazie al telecontrollo, il Service Pieralisi può effettuare diagnosi preventive in remoto, fornire assistenza telefonica in maniera rapida ed efficace e proporre ottimizzazioni di processo.

Pieralisi S.p.A.

Via Don Battistoni, 1 – 60035 Jesi (AN) Tel. 0731.2311 – Fax 0731.231239 E-mail: info@pieralisi.com Web: www.pieralisi.com

50

ECOMON D Stand 32 O Padiglion e D1

5/2017


l’Ambiente

Soluzione perfetta per il riciclaggio multiprodotto Guidetti, nata negli anni ’80, è leader nel settore del riciclaggio di materiali grazie alla rilevante attività di ricerca, volta allo sviluppo di prodotti innovativi nei settori del recupero degli scarti industriali. L’ultima innovazione presentata è una linea riciclaggio multi prodotti, in grado di trattare un grande numero di scarti diversi consentendo il recupero di materiali preziosi come i metalli e contribuendo

■■ profitti provenienti da fonti diverse e quindi risparmio di tempo in termini di manodopera con conseguente redditività economica e finanziaria; il ROI (ritorno dell’investimento) degli impianti per cavi è di 2-4 mesi; ■■ dal punto di vista ambientale recupero dei materiali, alti livelli di separazione a secco, riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. L’ampia gamma di macchine è stata progettata da un personale tecnico interno all’aal preservamento dell’ambiente. Il nuovo sistema – che permet-

zienda, guidato dal fondatore Mauro Guidetti. Il processo pro-

te di trattare gli scarti da RAEE, car fluff, motori elettrici, cavi,

duttivo è realizzato presso lo stabilimento da tecnici altamente

radiatori – presentato all’open day Guidetti 2017, ha riscontrato

qualificati che seguono direttamente le fasi di produzione mec-

da subito un grande successo.

canica, montaggio, collaudo e controllo finale. La rete commer-

I numeri della società Oggi Guidetti conta 3.000 impianti venduti ovunque, 50 di-

ciale copre un ampio territorio sia nazionale che internazionale (esportazione 80%).

versi modelli, 600 campioni archiviati, e un fatturato annuo di

Negli stabilimenti Guidetti è disponibile una sala prove di 2.500

12.000.000 di euro. Gli oltre 2.500 clienti, sparsi in tutto il mon-

m2 dove i clienti possono eseguire test con i loro materiali e veri-

do, dimostrano un alto gradimento verso le sue macchine sia

ficare con mano l’efficacia dei sistemi proposti.

per l’elevata innovazione tecnologica che caratterizza tutti gli impianti, sia per il ritorno economico che garantiscono. Alcune caratteristiche peculiari dei sistemi: ■■ versatilità, compattezza e facile manodopera; ■■ attività di formazione tecnico-specifica all’avanguardia e servizi post vendita qualificati;

5/2017

Guidetti Recycling Systems

Via Salvi, 1 – 44045 Renazzo (FE) Tel. 051.6858511 – Fax 051.972099 Email: info@guidettisrl.com Web: www.guidettisrl.com

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Le Aziende Informano

Due nuovi modelli... sulla strada del pulito Sedo presenta due nuovi modelli per la corretta gestione delle deiezioni canine, per assicurare strade pulite e il massimo decoro degli ambienti urbani: il Dogtoilet Pickobello Combi Inox, adatto soprattutto per le zone marittime, e l’elegante modello Premium.

Dogtoilet Pickobello Combi Si presenta come una conveniente soluzione completa. Il modello Pickobello Combi è composto dallo stesso dispenser di sacchetti del modello Standard, ma con una capacità ridotta a 300 sacchetti. Il contenitore di rifiuti integrato è realizzato con un materiale plastico sviluppato appositamente e ha una capacità di 50 litri. La copertura avvitata sopra protegge al contempo dalla pioggia e impedisce l’inserimento di rifiuti voluminosi. Il comodo manico, la maniglia incavata sul fondo e la superficie liscia della plastica facilitano lo svuotamento e la pulitura igienica. È disponibile in acciaio Inox lucidato oppure nei colori antracite, arancione e verde, e può anche essere personalizzato con scritte a piacere. Questo modello permette il fissaggio a terra o a parete, e si monta velocemente.

Il modello Premium del Dogtoilet Molto elegante e resistente, offre invece comodità, funzionalità e longevità e, grazie alla sua eleganza discreta, si adatta armoniosamente a qualsiasi ambiente. Il modello s’impone grazie alla sua robusta eleganza e alla comoda funzionalità. Il design accattivante presenta una combinazione di acciaio Inox lucido e lamiera antiruggine e la lavorazione di alta qualità garantisce ele-

vata stabilità, resistenza e longevità. Il sistema, grazie al pratico distributore di sacchetti posto in alto dalla capacità fino a mille bustine e al comodo contenitore portarifiuti da 40 litri sistemato in basso, offre al proprietario del cane tutto l’occorrente per un agevole smaltimento. Sedo si conferma – con questi due prodotti – specialista in soluzioni per un ambiente pulito.

Sedo

Via Julius Durst, 66 – Bressanone (BZ) Tel. 0472.971141 – Fax 0472.201148 Email: info@sedo-bz.com Web: www.sedo-bz.com

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ECOMON Stand 19DO Padiglion 3 e A5

5/2017


l’Ambiente

Dispositivo portatile palmare per il monitoraggio della temperatura Applicazioni tipiche di questo dispositivo, il FT-Reader/TE, sono la mappatura delle celle climatiche e frigoriferi, laboratorio analisi, manutenzioni, ricerche agronomiche, gestione calore, ricerche ambientali, e molte altre. Questo termometro registratore palmare funziona con due batterie ricaricabili da 6 volt, che permettono all’operatore di utilizzare il dispositivo in modo indipendente per circa 61 ore continue. L’FT-Reader/TE può comunque registrare anche per un tempo maggiore se viene collegato all’alimentatore a 7,5 V. È disponibile un software per scaricare i dati registrati in formato per Excel e creare il relativo grafico. Dopo una missione è possibile fare un reset della memoria, liberando spazio per successive registrazioni. Avendo una memoria circolare tutti i dati memorizzati vengono accodati e sovrascritti ai più vecchi. Questa apparecchiatura portatile utilizza la tecnologia digitale per la visualizzazione e la memorizzazione dei dati di temperatura. È dotata di un display grafico LCD retroilluminato ed una porta di comunicazione RS232 per il riversamento dei dati. La programmazione avviene tramite il tastierino frontale ed è possibile registrare fino a un massimo di 13.700 letture.

■■ possono essere posizionate anche a notevole distanza dallo strumento senza che questo influenzi l’accuratezza della misura. La nuova serie di FT-Reader-TE prevede la possibilità di collegare una stampante termica, soluzione molto utile nel settore dei trasporti a temperatura controllata o nella ricerca scientifica. Si possono infatti registrare e stampare, sia in continuo che come report finale, i valori di temperatura durante il tragitto fino a un massimo di quattro sonde. Per il trasferimento dei dati registrati dal palmare al PC si utilizza il Il contenitore è in ABS, colore nero. Si possono collegare in pa-

relativo programma di scarico, mediante porta seriale RS232.

rallelo fino a 12 sonde di temperatura. Le sonde utilizzate per

Il programma è multipiattaforma, per cui gira sui sistemi operativi

le misure sono di tipo digitale e presentano i seguenti vantaggi

Windows, Mac OS, Linux.

rispetto alle tradizionali sonde analogiche: ■■ escludono la necessità di provvedere a tarature periodiche; ■■ il tipo di protocollo usato ed il fatto che ogni sonda è identificata in modo univoco semplifica il cablaggio del sistema; inoltre, rende la comunicazione insensibile ai disturbi e consente di verificare la presenza o meno delle sonde rilevando eventuali guasti;

5/2017

Econorma S.a.s.

Prodotti e Tecnologie per l’Ambiente Via Olivera, 52 – 31020 San Vendemiano (TV) Tel. 0438.409049 – Fax 0438.409036 E-Mail: info@econorma.com – Web: www.econorma.com

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Osservatorio Ambientale Assimilazione dei rifiuti urbani agli speciali Una regolazione complessa che la tariffa puntuale può contribuire a definire

L’assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani costituisce uno dei nodi principali su cui poggia la gestione dei rifiuti definendo, da un lato, il perimetro del servizio pubblico (privativa comunale) e dall’altro le quantità imponibili (superfici, kg, etc.) che determinano il gettito della TARI o della tariffa corrispettiva a copertura della totalità dei costi del servizio. L’ultima regolazione della assimilazione risale al 1984 e infatti è almeno dal “Decreto Ronchi” (D.Lgs. 22/97) che è attesa una nuova normazione della materia. Il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) ha all’inizio del mese di giugno di quest’anno fatto circolare uno schema di decreto ed ha avviato nelle settimane successive una intensa attività di consultazione delle associazioni di categoria rappresentative delle varie imprese, sia dei produttori che dei raccoglitori di rifiuto, oltre che dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI). La regolamentazione della assimilazione ha importanti riflessi sulla definizione della tariffa e ricadute su una molteplicità di aspetti fondamentali nella gestione dei rifiuti urbani.

Evoluzione normativa dell’assimilazione Come è noto il D.Lgs. n. 152, Parte IV e, in particolare, l’articolo 195, comma 2, lettera e) attribuisce allo Stato la “determinazione dei criteri qualitativi e quali-quantitativi per l’assimilazione, ai fini della raccolta e dello smaltimento, dei rifiuti speciali e dei rifiuti urbani” mentre l’articolo 198, comma 2, lettera g), del medesimo decreto stabilisce in capo ai Comuni le competenze in materia di assimilazione dei rifiuti speciali non pericolosi ai rifiuti urbani, secondo i criteri di cui all’articolo 195, comma 2, lettera e). Come anticipato, l’ultima regolazione della assimilazione risale al 1984, e precisamente è contenuta al punto 1.1.1 della Delibera del Comitato Interministeriale del 27 luglio 1984, recante disposizioni per la prima applicazione dell’art. 4 del DPR 915/82, concernente lo smaltimento dei rifiuti. La ratio della vigente disciplina è quella di individuare un elenco (merceologico) di rifiuti aventi “una composizione merceologica analoga a quella dei rifiuti urbani” dove per rifiuti urbani si intende propriamente i rifiuti domestici. Se la normativa attuale definisce, attraverso il succitato elenco, il limite qualitativo dei rifiuti assimilabili, la fissazione dei limiti quantitativi è stata di fatto demandata ai Comuni o alle autorità di governo. Sono quindi definiti “assimilabili” i rifiuti speciali non pericolosi (prodotto da un’impresa o da un ente) che possono essere recuperati o smaltiti in impianti originariamente progettati per trattare rifiuti urbani mentre sono definiti “assimilati” i rifiuti che il Comune ha deciso, sulla base di criteri qualitativi (attualmente Delibera Comitato interministeriale sui rifiuti del 27/7/1984) e quantitativi, di prendere in carico nel normale servizio di raccolta dei rifiuti urbani, trasformandoli quindi i rifiuti speciali in rifiuti urbani.

54

In seguito nelle varie norme che disciplinano il settore vi è sempre stata la previsione che lo Stato disciplinasse i criteri di assimilazione a cui i Comuni avrebbero dovuto attenersi. A memoria infatti è almeno dal decreto Ronchi (D.Lgs. 22/1997) che è attesa una nuova normazione della materia. Sul punto rileva la recente sentenza n. 426/2017 del 13 aprile 2017 con cui il TAR Lazio, sezione II-bis, ha favorevolmente accolto il ricorso effettuato da un’azienda che aveva lamentato di essere stata gravemente danneggiata dall’eccessiva assimilazione dei rifiuti effettuata dalle amministrazioni comunali a causa della mancanza di regolamentazione del Ministero. Il TAR ha infatti ritenuto di diffidare il Ministero dell’ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (MATTM) evidenziando l’inerzia dello stesso riguardo all’emanazione del decreto ed ha intimato al Ministero di concludere il procedimento, adottando i criteri per l’assimilabilità dei rifiuti speciali agli urbani, entro 120 giorni dalla comunicazione della citata sentenza. Il MATTM, crediamo anche in seguito alla sollecitazione del Tribunale, ha all’inizio del mese di giugno di quest’anno fatto circolare uno “schema di decreto recante i criteri qualitativi e quali-quantitativi per l’assimilazione dei rifiuti speciali ai rifiuti urbani ai sensi dell’articolo 195, comma 2, lettera e) del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152” ed ha avviato nelle settimane successive una intensa attività di consultazione delle associazioni di categoria rappresentative delle varie imprese sia di produttori che di raccoglitori di rifiuto oltre che dell’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI). L’ANCI rappresenta i Comuni che, in questi anni di vacatio normativa, hanno comunque regolato la disciplina della assimilazione attraverso i regolamenti comunali (e nei casi più evoluti attraverso le autorità di governo ovvero le autorità d’ambito) spesso trovando un equilibrio tra prelievo e servizio erogato, equilibrio, ad onor del vero, non sempre basato su criteri di equità nella commisurazione delle tariffe. Le associazioni di categoria che rappresentano le utenze non domestiche, in particolare l’industria e la grande distribuzione ma non solo, da anni lamentano un indebito ampliamento della “privativa” comunale che porterebbe ad una eccessiva imposizione da parte dei Comuni relativamente al pagamento del servizio rifiuti ed hanno richiesto una più restrittiva regolamentazione della assimilazione (mirante alla cosiddetta deassimilazione) per lo più avente come obiettivo di ridurre le superfici imponibili su cui la maggior parte dei comuni calcola l’importo dovuto per la TARI. A riguardo sono stati frequenti i tentativi negli ultimi anni, che hanno trovato la ferma opposizione dei Comuni e dei loro rappresentanti, di modificare per legge le superfici imponibili sulle quali è calcolata l’imposizione, nel senso di ridurre l’assoggettabilità delle superfici occupate dalle aziende non domestiche e produttive. Va innanzitutto rilevato che non esiste nessuna correlazione statisticamente significativa tra superficie dell’attività e produzione dei rifiuti, dipendendo quest’ultima da numerosi fattori (la superficie occupata dall’attività è

5/2017

Walter Giacetti, Amministratore Unico Sintesi S.r.l., Responsabile area R&S ETRA S.p.A. – Giorgio Ghiringhelli, Presidente ARS Ambiente S.r.l. – RERA Rete Rifiuti Energia Ambiente – Email:info@reterera.eu


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uno di questi ma forse nemmeno il più importante, si pensi ad esempio alle modalità di utilizzo della superficie medesima, alle effettive lavorazioni, al numero di dipendenti che vi lavorano, agli orari di apertura se trattasi di esercizio commerciale, etc.) indipendenti tra loro.

L’importanza del tema dell’assimilazione e i suoi effetti sulla gestione rifiuti La regolamentazione della assimilazione, oltre ad avere riflessi importanti sulla definizione della tariffa, ha ricadute su una molteplicità di aspetti assolutamente fondamentali nella gestione dei rifiuti urbani, quali la conformità normativa, la tracciabilità dei flussi e la semplificazione degli adempimenti e la garanzia di universalità del servizio. Per quanto attiene la conformità normativa, l’assimilazione offre la possibilità di usufruire del servizio di gestione pubblico per i rifiuti che per provenienza (utenze non domestiche) sono speciali, ma merceologicamente assimilabili a quelli domestici. Tale gestione consente un contenimento sia dei costi complessivi della gestione (maggiori economie di scala) sia, anche attraverso la semplificazione amministrativa prevista dalla norma, una riduzione di pratiche illecite a cui i produttori sono esposti laddove vi sia una possibilità, che siano offerte o disponibili, alternative che presuppongono comportamenti non conformi alla norma vigente ad un costo inferiore o addirittura nullo. Circa la tracciabilità dei flussi e semplificazione negli adempimenti si ricorda che il contesto economico imprenditoriale italiano è caratterizzato da micro e mini imprese e da un commercio al dettaglio molto diffuso nei nostri territori. L’assimilazione applicata secondo le regole attuali ha garantito e garantisce una piena e corretta tracciabilità di quella parte di rifiuti speciali “simili” ai domestici proprio perché gestiti unitamente e con omogeneità di trattamento. Inoltre l’assimilazione consente al produttore iniziale di rifiuti di essere dispensato da tutti quegli adempimenti burocratici (deposito temporaneo, registri di carico e scarico, formulari, MUD) e dalle responsabilità (e quindi dal rischio di sanzioni) connesse alla corretta gestione dei rifiuti speciali. Una semplificazione gestionale questa che significa sgravi dal punto di vista organizzativo e ovviamente economico. Infine, per quanto attiene alla garanzia e universalità del servizio, la riduzione per legge del perimetro della privativa (deassimilazione) di determinate tipologie di attività o rifiuti in aree disagiate e quindi scarsamente remunerative in un’ottica di mercato, esporrebbe al rischio di non poter garantire lo svolgimento dei servizi elementari connessi alla gestione dei rifiuti. In diverse parti del territorio nazionale solo attraverso la garanzia del servizio pubblico, con ristoro di tutti i costi connessi (e non solo legati alla mera produzione del rifiuto) si possono scongiurare criticità e rischi di illegalità. Oltre a ciò si tenga presente che una deassimilazione imposta ed estesa e non governata dal singolo comune/autorità di governo rischia di alimentare il fenomeno del cosiddetto free-riding da parte di quelle utenze che, pur essendo integrate nel tessuto urbano ma essendo uscite dal perimetro della privativa, troveranno più comodo e facile continuare a conferire impropriamente e illegalmente i propri rifiuti al servizio pubblico lasciando i costi a carico di quanti rimangono all’interno del perimetro della assimilazione.

Tariffa puntuale e assimilazione rifiuti Il tema centrale è quello della equità delle tariffe; rileva a riguardo l’applicazione ormai consolidata e in progressiva diffusione su diverse realtà nazionali della tariffa puntuale, del resto già prevista e incorag-

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giata dallo stesso DPR 158/99, che nacque come regolazione provvisoria soggetta a revisione (infatti lo stesso testo del Decreto prevedeva che, trascorsi due anni dalla emanazione, si sarebbe dovuto procedere ad una modifica del cosiddetto metodo normalizzato sulla base dei riscontri ottenuti da un campione eterogeneo di comuni che lo avessero nel frattempo applicato), queste esperienze, alcune anche con storia decennale, vengono ora ulteriormente legittimate dal recente DM 20 aprile 2017 [1] che definisce e codifica i criteri e metodi che devono essere utilizzati per la misurazione puntuale dei rifiuti urbani e assimilati. Non è questa la sede per entrare nel merito dei contenuti del Decreto di aprile, ma è sufficiente dire che lo stesso prevede, come condizione necessaria e sufficiente, la misurazione puntuale del solo rifiuto urbano secco residuo dalle raccolte differenziate (RUR) individuandolo così come driver principale per la gestione del rifiuto urbano in ottica evidente di minimizzazione dello stesso. L’applicazione della tariffa puntuale è riconosciuta e riconoscibile come il miglior strumento per garantire la tanto auspicata equità delle tariffe in quanto, rispetto al sistema presuntivo utilizzato per il calcolo della TARI, consente di stabilire una correlazione diretta tra la misurazione delle quantità/utilizzo del servizio di asporto dei rifiuti urbani e l’entità del prelievo, consentendo così una concreta applicazione del principio “chi inquina paga”, sancito dall’articolo 14 della direttiva 2008/98/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 19 novembre 2008, relativa ai rifiuti. Partendo da queste considerazioni e dalla costatazione che proprio laddove è stata applicata correttamente la tariffa puntuale (anche in termini di adeguata formulazione della parte fissa della tariffa), essendo la stessa tariffa proprio percepita come un metodo più equo per commisurare i costi del servizio, i contenziosi con le aziende sono inesistenti o ridotti al minimo. La corretta applicazione della tariffa puntuale, in ragione della maggiore equità rispetto alla tariffa presuntiva, di fatto potrebbe determinare una automatica “autoregolazione” di quei conflitti che stanno alla base delle istanze di deassimilazione da parte alcuni dei soggetti produttori. In effetti l’adozione della tariffa puntuale, vincolando l’ente di governo (Comune o ATO che sia) ad utilizzare in maniera rigorosa sistemi di misurazione delle quantità e soprattutto a commisurare la tariffa utilizzando queste rilevazioni, ben giustifica la possibilità di disporre di un grado di libertà maggiore nella fissazione di propri limiti di assimilazione nei regolamenti locali senza avere eccessivi vincoli ministeriali. Tali posizioni rafforzano la richiesta della doppia modalità di regolazione (in regime di tariffa puntuale e presuntiva) relativamente alla assimilazione che compare nelle bozze ministeriali e che è stata sostenuta, in questa fase di trattativa, anche da ANCI. In sostanza, in caso di adozione della TIA puntuale ai sensi del DM 20/04/2017, si auspica che i comuni possano fissare nel regolamento ex art. 198, comma 2, D.Lgs. 152/2006 i limiti quantitativi annui di assimilazione della frazione RUR (Rifiuto Urbano Residuo), non sulla base di vincoli precisi definiti a livello centrale, ma avendo come riferimento i quantitativi complessivamente rilevati sul territorio di competenza in modo coerente con gli esiti del locale sistema di misurazione dei rifiuti conferiti. Tali esiti, consentendo di misurare le quantità di RUR prodotto da ogni utenza conferitrice al servizio pubblico, possono consentire di determinare facilmente da un lato la soglia di assimilazione sulla base della quale dimensionare il servizio pubblico e dall’altro le tariffe di conferimento del secco residuo (in funzione delle modalità di raccolta adottate) con relazione proporzionale diretta rispetto alle quantità conferite.

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Osservatorio Ambientale

Effetti economici dell’assimilazione Per ultimo si affrontano brevemente, dal punto di vista qualitativo, le questioni attinenti gli impatti economici a carico delle utenze che possono derivare dall’introduzione di criteri (qualitativi e quantitativi) di assimilazione maggiormente restrittivi rispetto a quelli attualmente in essere. La conseguenza immediata della riduzione della base imponibile (la cosiddetta superficie “a ruolo”) delle utenze soggette a tassa/tariffa rifiuti comporta una riduzione di gettito che è proporzionale alla minore superficie imponibile. Nella totalità dei casi questa riduzione avverrà senza che ciò corrisponda ad una proporzionale riduzione dei costi di gestione del servizio. Questa asimmetria tra riduzione delle superfici e delle utenze non domestiche servite è un fenomeno del tutto fisiologico e connaturato alla struttura dei costi industriali del servizio di asporto dei rifiuti per almeno due motivi: ■■ perdita di economie di scala e di densità derivanti dal fatto di dover servire nello stesso territorio un minor numero di utenze; ■■ maggiore incidenza percentuale dei costi fissi ed incomprimibili (es. costi di investimento necessari per le attrezzature, costi di struttura e costi generali, etc.) che seppure possono rimanere costanti o ridursi leggermente in seguito alla deassimilazione, certamente incideranno in misura percentualmente maggiore sulle utenze che rimangono all’interno del servizio pubblico. Stante la necessità della copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio relativi al servizio, che deve essere in ogni caso garantita ai sensi del c. 654 della L. 147/2013, è evidente che questi effetti determineranno un aumento del costo unitario (€/utenza) del servizio pubblico e quindi una non razionale deassimilazione potrà quindi comportare aggravi per tutti quei soggetti (sia utenze domestiche che non domestiche) che rimarranno all’interno del perimetro della privativa.

Conclusioni L’inesistente correlazione tra quantità dei rifiuti prodotti e superficie detenuta suggerisce di spostare l’attenzione dalla necessità di disciplinare le quantità di rifiuti assimilabili – prevedendo o meno dei tetti sulle superfici assoggettabili, campo questo sul quale pare volersi cimentare anche il Ministero – a quella di garantire una tariffa equa ad ogni utenza, tenuto anche conto che i rifiuti destinati a riciclaggio, che sono spesso la quota maggioritaria del conferito dalle utenze non domestiche, sono già sottratti a privativa. Le politiche ambientali dovrebbero quindi concentrarsi sulla riformulazione del metodo di calcolo delle tariffe piuttosto che intervenire sulla assimilazione dei rifiuti speciali agli urbani. A parere di chi scrive quindi la riforma delle regole sulla assimilazione non dovrebbe essere guidata dalla istanza, seppur legittima, di alcune parti sociali di ottenere dei risparmi o addirittura esenzioni nella applicazione delle tariffe pubbliche; piuttosto questa esigenza dovrebbe trovare collocazione nella riforma del metodo di calcolo delle tariffe (DPR n. 158 del 27 aprile 1999)

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che ormai da più parti è stato riconosciuto come inadeguato a disciplinare la complessa regolazione delle tariffe calcolate a copertura del costo di gestione dei rifiuti urbani. Al di là del recepimento o meno da parte del MATTM delle considerazioni espresse in questo articolo, risulta chiaro che la regolazione della questione della assimilazione determinerà, nel contesto e scenario che si è cercato di delineare, problematiche applicative e difficoltà operative che graveranno principalmente sui Comuni. Comuni che, soprattutto se di medio piccola dimensione, potrebbero non avere le risorse tecniche e conoscitive per affrontare in modo soddisfacente la questione. Questa tematica potrebbe meglio essere affrontata dalle autorità di governo sovracomunali (ATO) che, se costituite, si ritiene potranno essere quantomeno più strutturate ed organizzate dei singoli comuni per affrontare le complesse questioni che la imposizione di limiti quali quantitativi definiti a livello centrale determinerà sui territori.

Note [1] Il DM 20 aprile 2017 dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare reca “Criteri per la realizzazione da parte dei comuni di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico o di sistemi di gestione caratterizzati dall’utilizzo di correttivi ai criteri di ripartizione del costo del servizio, finalizzati ad attuare un effettivo modello di tariffa commisurata al servizio reso a copertura integrale dei costi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani e dei rifiuti assimilati” è stato emanato dal Ministero dell’ai sensi dell’articolo 1, comma 667, della legge 27 dicembre 2013, n. 147, come modificato dall’articolo 42, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221

L’8 giugno 2017 è nata RERA – “Rete Energia Rifiuti Ambiente”, rete di imprese tra ARS ambiente S.r.l. di Gallarate (VA) e Sintesi S.r.l. di Vigonza (PD). La scelta di costituire la Rete di Imprese RERA nasce da una consolidata esperienza decennale di collaborazioni tra ARS ambiente e Sintesi e dalla consapevolezza di poter integrare e rafforzare le rispettive competenze e potenzialità attraverso una proposta organica. Fare una rete di imprese significa stipulare un accordo di collaborazione tra imprese con un contratto di rete. È un modello di business alternativo che lascia anche autonomia soggettiva a ciascuna impresa della rete. RERA si occupa di economia circolare e di efficienza energetica nel senso più ampio dei termini ed in particolare intende proporre la propria attività su: 1. progettazione di sistemi di raccolta differenziata dei rifiuti urbani e di igiene urbana; 2. progettazione e implementazione di sistemi di tariffa puntuale rifiuti; 3. pianificazione della gestione dei rifiuti a vari livelli territoriali (Piani rifiuti provinciali, regionali, di ATO; 4. predisposizione progetti e documentazione di gara per l’affidamento dei servizi di gestione dei rifiuti urbani; 5. gestione attività di Osservatorio Rifiuti; 6. progettazione e pratiche autorizzative di impianti per la gestione e il trattamento dei rifiuti; 7. servizi di consulenza tecnico-giuridica sulla gestione dei rifiuti urbani e speciali solidi non pericolosi; 8. progettazione interventi di efficienza energetica in edifici ed impianti di pubblica illuminazione; 9. redazione e monitoraggio PAES e Piani per l’illuminazione; 10. diagnosi energetica e richiesta incentivi come conto termico e certificati bianchi. “È nata una nuova RERA!” – www.reterera.eu

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Per quanto riguarda i rifiuti destinati a riciclaggio, in effetti il problema avrebbe caratteristiche del tutto diverse, in quanto ai sensi del comma 649 della L. 147/2013 i produttori già oggi possono conferire le quantità destinate a riciclaggio di materia autonomamente a soggetti autorizzati, anche diversi dal gestore pubblico, avendo diritto ad una riduzione della quota variabile (e nel caso di applicazione di tariffa puntuale) la non applicazione dei costi diretti che il gestore sostiene per il ritiro di questi rifiuti.


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